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ROMANZO - LA LEGGENDA DELLA FARFALLA DORATA - THE LEGEND OF THE GOLDEN BUTTERFLY

 LA LEGGENDA DELLA FARFALLA DORATA ANCORA NEL CASSETTO


MANOSCRITTO NEL CASSETTO

E' inutile tenere nel cassetto un manoscritto di cui non si sentirà mai parlare, pertanto ve lo propongo in via esclusiva, chissà che magari possa suscitare la curiosità di qualche lettore.

Buongiorno
Quello che vi propongo è un Mad – Fantasy ambientato in sorprendenti territori che ci appartengono, dei quali andiamo fieri e che almeno una volta nella vita tutti dovremmo percorrere. Perché non solo in territori forestieri si possono scoprire luoghi meravigliosi, bensì anche in Italia vi sono terre, dove regna la sovrana magia e la fantasia divaga libera, poiché alberga in luoghi colmi di arcano mistero

Sinossi

C’è un luogo ai limiti delle colline toscane, che riposa silente al di fuori della superficie terrena. Un luogo che ha lasciato in eredità una ricchezza di eventi misteriosi, mentre l’impronta lasciata dal passato riecheggia ancora oggi. Durante il tempo in cui ogni superficie vanta lo splendore di faggeti e castagneti che si mescolano ai vastissimi prati. Terreno in cui germogliano fiori sorprendenti e inverosimili, come il giglio spontaneo, la rosa e i garofani. Terra screziata che esalta sassi poderosi e templi imponenti. Mentre offre la sua smisurata beltà, il fungo porcino espandendosi carnoso, sviluppando il suo carattere deciso celato nella rigogliosa macchia. Un luogo in cui di volta in volta un giovane ardimentoso avrà a che fare con giardini di ovvio splendore, incrociando figure del tutto singolari. S’imbatterà in verità benevole e fantastiche oltrepassando intervalli piuttosto arcani e seducenti, intercalati da inspiegabili sortilegi. Intreccerà selciati colmi di macchie lussureggianti, riconoscerà splendidi manieri; incontrerà reami distinti, conoscerà ardimentosi imperatori, disseminerà energia, rivolgendo lo sguardo a incredibili prodigi. Inoltrandosi in un territorio d’incantevole natura, che per fortuna ci appartiene, di cui andiamo molto fieri e orgogliosi. È a quel tempo Aurinia non è solo il nome Etrusco di Saturnia alle cascate del Gorello; bensì una splendida farfalla, anziché un fenomeno di archeoastronomia, un'imbarcazione, o addirittura una pianta. Quello che è certo è che in qualunque modo Aurinia si presenti... un’imbarcazione, una pianta, un fenomeno di archeoastronomia, una farfalla, o uno splendido luogo, ebbene la stessa infonde desiderio di sapere, giacché sopra ogni cosa è un singolare prodigio.
Una saga del tutto Italiana avvolta da riverberi del prestigio orientale, che si srotola lungo le superfici dalla macchia mediterranea.
Ed è Shyo che si addentra in tale borgata, del tutto inconscio di convogliarsi in territori sconosciuti, mentre audace paladino, fronteggerà con capacità le traversie che susseguiranno in tal episodio fantastico.
Durante il tempo in cui con l'aiuto della buona sorte e munito di massima determinazione, riuscirà a sgominare il male tutelandone rigorosamente la pace.
  Shyo un ragazzo Italo - Giapponese di diciannove anni vive con la sua famiglia alle porte di piazza Castello Sforzesco Milano. Sua madre, in realtà, partecipando a un convegno gastronomico ha incontrato l’uomo della sua vita, un cuoco stellato di Milano e se né innamorata. Determinando lo stabilirsi definitivamente in Italia, dove dopo due anni ha dato alla luce un figlio “Shyo” amato molto da entrambi.
Ebbene Shyo è un ragazzo dolce e solare, capace di una forte sensibilità, disposto verso il prossimo, di cui si vede attivo e partecipe all’aiuto qualora ce ne fosse l’eventualità. Appassionato fin da piccolo delle discipline orientali è promotore della scuola di “Taijiquan” che lo vede maestro di un’antica disciplina che fa parte delle arti marziali. Pratica che segue da molti anni di cui trae beneficio, poiché trova, sia una nobile preparazione e allo stesso tempo in grado di temprare l’animo. Tale disciplina è concretizzata nell’eseguire esercizi di ginnastica dolce e in nessun caso assoggettata a esagerazioni corporee. Una disciplina che si rivela particolarmente utile a migliorare lo stato psicofisico generando allo stesso tempo una straordinaria forza interiore.
Il giovane Shyo non dimentica in nessun caso le lezioni rivolte ai bambini, che tiene gratuitamente fino al compimento di dieci anni degli stessi. In un secondo tempo se vogliono proseguire, saranno loro a dire ai genitori d’iscriverli alla scuola per divenirne allievi agonistici.
Shyo è longilineo, però possiede una fisicità scolpita, grazie al Taijiquan, a momenti rasenta la perfezione, non ha vizi, non beve non fuma, ha un selfcontrol da far invidia, fuori dal comune. I suoi modi garbati, e l’eleganza raffinata che lo caratterizzano, esaltano i suoi lineamenti, distinti da labbra adorabili, occhi corvini e una capigliatura liscia, nera e medio lunga. In lui è racchiusa la straordinaria bellezza che caratterizza le personalità tipiche del sol levante, affinate ai tratti italici. Il giovane è dotato di una personalità spiccata, amabile, buona e gioiosa, che lo induce a cercare sempre il lato bello delle cose e a regalare un sorriso a chi lo incrocia.
Ama la musica R&B, Soul, Classica, Jazz, Blues, Rock e Pop. Adora suonare il pianoforte, fotografare e dipingere spaccati cittadini ad acrilico. Si mostra curioso al cambiamento ed è risoluto a intraprendere un percorso di studio un po’ speciale. Ambisce a raggiungere la professione di critico d'arte e curatore del patrimonio artistico e storico, celato in ogni dove. Shyo fin dai primi anni di vita resta ammaliato dall’incanto che rilascia la sontuosa dimora del Castello Sforzesco. Il Castello Sforzesco è sempre stato oggetto dei suoi desideri e fonte d’ispirazione ludica, cui dava seguito a giochi infantili con i suoi compagni. Appena si liberava dagli impegni giornalieri, si recava senza indugio a visitarne ogni angolo remoto fantasticandoci sopra, sognando dame, cavalieri, paladini di corte, re e regine. Tutti al castello lo conoscevano. E per questo appena erano in grado, lo facevano sgattaiolare nella parte interna del maniero, nonostante fossero chiusi gli accessi al pubblico. Nonostante la sua indiscussa bellezza, non si può dire che sia molto fortunato con le donne, poiché le stesse lo vedono come un amicone cui affidare le proprie confidenze, giacché sono uno dei pochi che si dimostra galante, senza sfoderare arie da gradasso. Pertanto più cresceva, maggiormente si appassionava e documentava sul passato, ampliando così il suo interesse per la storia e per qualsiasi altra forma d’arte. Non sussiste l’eventualità che Shyo stia senza un libro da leggere. La sera, infatti, prima di addormentarsi legge almeno una ventina di pagine, poiché convinto che la lettura sia l’alimento prediletto per il cervello, che si compiace di acquisire una maggiore consapevolezza. Adora sapere molto di tutto e gli piace esplorare attraverso le parole luoghi sconosciuti. Dei libri ne carezza di volta in volta le copertine. Qualora scorga qualche titolo in libreria che lo colpisca, dopo un po’ di tempo è lo stesso libro che lo chiama all’acquisto. Mentre quando legge, si lascia trasportare direttamente nei luoghi remoti o attigui citati dall’autore, assaporandone le fragranze, immaginando i protagonisti e percependo la magia stillata dalle parole. Gli piace leggere episodi sui vari territori distribuiti nel mappamondo, traboccanti di pregiati patrimoni dal valore storico e artistico unico. Al momento lo appassiona una lettura singolare, ricerca, infatti, itinerari particolari disseminati in tutta Italia, da cui trarre spunti storici per le sue ricerche. Una sera Shyo mentre stava leggendo un libro sull’Italia si accorge di un profilo territoriale che va dalla Baia Spezzina, al Bacino del fiume Magra scoprendo così l’esistenza del Golfo dei poeti. Fortemente colpito da tale rivelazione, ebbe il desiderio di conoscere gli aneddoti più reconditi collegati a tale regione e alle vicende remote che lo raffigurano. Cerca in realtà qualsiasi curiosità legata al luogo, situato a cavallo tra la Liguria e la Toscana. Ne legge i tratti caratteristici inerenti alla fauna stupendosene piacevolmente. In quei territori, infatti, legge che si può incontrare lungo la macchia rigogliosa, cinghiali, volpi, donnole, ghiri; scoiattoli, mentre l’avifauna stupisce gioiosamente, concedendo straordinari imperatori del cielo; come gufi reali, allocchi, barbagianni, gabbiani, upupa, il tordo e il cardellino. Legge in seguito che tale superficie si mostra circondata da straordinari scenari. Il territorio, infatti, custodisce ricchi paesaggi, dalla costa frastagliata e rocciosa con spiagge di derivazioni franose e raggiungibili solo dal mare. Scopre che esistono percorsi d’inesplicabili e verdeggianti sentieri. Legge anche che vi sono state rinvenute orme di dinosauri. E sempre più interessato persiste nella lettura che lo dirige in altrettanti territori meravigliosi, lasciandosi trasportare lietamente lungo la stesura che svela il cuore della stimata Italia. Laddove percepiamo che i nostri pensieri fluiscono in rigagnoli piuttosto aggrovigliati e malinconici, invero, siamo soliti rifugiarci nell’oblio. Ed Esercitando un incantesimo sui nostri desideri, li indirizziamo in ruscelli prosperosi. Coscienti di trarne sicura gioia. Poiché tutti si ha bisogno di magia. Tutti noi desideriamo fare sogni di una bellezza trascinante. E tutti checché se ne dica si ha bisogno di dolcezza, di coccole e di tenerezza. Il giovane che si spinge in tali cieli pertanto è sospeso in un intervallo, dove tutto quello che è reale compare fantasioso e quello che è utopistico può sembrare verità. Una storia magica tuttavia reale. Semplice ma allo stesso tempo sinuosa. Straordinaria bensì vera. Scaturita dall’incanto degli albori Etruschi e dall’incomparabile bellezza che contraddistingue ancora oggi lo splendido territorio Toscano.

Secondo le esigenze della storia, sono stati utilizzati nomi reali di luoghi passati o presenti di Etruria la regione antica dell’Italia centrale, comprendente la Toscana, parte dell’Umbria, del Lazio e una particella del veneto. In alcuni casi sono stati trasformati residenze e altri complessi di elementi citati nel romanzo, che sono totalmente di fantasia.


Autore                   Marisa Polato

Titolo                           LA LEGGENDA DELLA FARFALLA DORATA

                                     THE LEGEND OF THE GOLDEN BUTTERFLY

Dedico questo mad-fantasy al diamante per la vita mio figlio Michael 
e al mio papà quale artista autodidatta come me 
scomparso nel marzo 2015.

                     LA LEGGENDA DELLA FARFALLA DORATA 
                    
In un’epoca lontana, nelle terre diverse d’Italia battute 
dagli antichi Etruschi, furono sagomati otto elementi prodigiosi, 
ciascuno dei quali accordavano un potere magico al favorito. 

Tali elementi furono accuratamente custoditi, 
all’interno delle mura sotterranee della tomba di Sileno.

Incombeva però la malvagia impronta di un imperatore 
del regno Urgon Zurhusrna, che ostentò la sua potenza di ghiaccio,
 poiché impaziente d’imporre le leggi del suo dominio. 

Dispotico e violento prevedeva di colonizzare le terre 
a suo favore glaciale, intralciando il prescelto e mettendo 
a repentaglio la realtà delle genti di Etruria e dell'intero pianeta.

Che cosa succederà nel regno di Etruria?

Quali strani conflitti dovrà affrontare il giovane Shyo 
scoprendo prestigi e stranezze delle popolazioni tipiche?

Può una speciale parabola generata dalle energie 
di Cassiopea sfatare la catastrofe?

Come riuscirà il giovane a contrastare le influenze 
delle forze negative senza rimanerne sopraffatto?

Adesso il futuro di Etruria dipende dalla sorte legata agli otto elementi:

Xydha, Xaxsyda, Xharax, Xhonil, Xlonhe, Xritrio, Xyarho, Xyuynya, 

che la fatalità ha deciso capitassero nelle mani del giovane Shyo 
che per ragioni di etica fu designato a essere erede 
conte Niccolò Orsini, che lo vede degno paladino.

La lotta per la sopravvivenza è cambiata.

Ssssssst… sentite anche voi un sussurro?

Si avverte come un mormorio che cala inatteso
 nell’atmosfera e produce un’armonia incantevole.

Si percepisce un rumore che genera una cantilena magica.

Sul promontorio Caprione dopo un’attesa di circa 
duecento anni il crepuscolo penetra sul quadrilithon.

Al calar del sole nel momento esatto in cui la luce 
s’introduce attraverso l'apertura della struttura megalitica, 
si formerà una figura.

Direttamente dalle energie incontrastate di Cassiopea
 si sprigionerà la forma di una farfalla dorata simbolo 
di rigenerazione dopo la morte.

La luce che torna dopo le tenebre.

Ssst… sentite? Ssst… si avverte uno strano
 fermento come un’inspiegabile … 


Capitolo primo

Toh guarda una meraviglia!- esclama il giovane sorpreso. 

L’albore del sole alle prime luci si fa lieve e Shyo va all’esterno della terrazza per bagnare le piante che padroneggiano boriose dominatrici del ballatoio. Il giovane scorge una splendida farfalla posarsi delicatamente su una pianta, incantato di fronte a tanta bellezza, considera che ultimamente sia raro poterne vedere di così belle. Mentre il merlo Rugantino posandosi sulle guglie degli alberi, ravviva la giornata, fornendo il suo ciangottio sorprendente. La farfalla totalmente immersa da un fulgore dorato si adagia sulle foglie, con un tocco delicato e discreto da sembrare la regina incontrastata della luce. E’ un esemplare mai visto da quelle parti, la colorazione delle sue ali pare dorata, con punte elevate al giallo intenso, gialla ocra, arancio vivo, con evidenziati i bordi e la punteggiatura di bruno. La farfallina non nota il giovane, non si spaventa quasi, vuole stare lì evidentemente, sicura di avere trovato la locazione che gradisce. È bellissima, più grande che qualsiasi farfalla abbia mai visto il giovane, che meravigliato, gli viene un irrefrenabile desiderio di toccarla. Si avvicina a rilento, ma Shyo non si accorge di una pozza provocata dal temporale della sera prima e perde l'equilibrio, battendo la testa nello stipite delle gelosie. In un baleno un incantevole sfarfallio d’ali rivolte a una danza a spirale si realizza attorno alla farfalla. Subito si genera un turbine inaspettato che prende il sopravvento, prorompendo capriccioso nel terrazzo. Il vortice libera un fascio di luce crepuscolare del tutto fulgente. Mentre il cielo risponde al contrasto con colorazioni dorate che vanno a sfumarsi di amaranto. E in seguito si origina un curioso mulinello che gira attorno a un cerchio riflettente dorato e abbagliante. Intanto che il giovane giace privo di sensi a terra, non poteva immaginare che attorno a lui si stava realizzando un trambusto inaspettato. Un sibilo sommesso s’introduce e protrae ora più forte, attiguo al balcone e il cerchio ora di fuoco s’insinua fra le mura. Il colore cremisi stemperato al riverbero dorato dell’anello di fuoco pare sconvolgere la superficie. Uno sprigionamento aeriforme diffuso nell’ambiente provoca un effetto soporifero. Si fa più arroventata la condizione termica e … per una ragione sconosciuta il gorgo riflette Shyo in un crescendo d’intensità spaventosa carpendolo a forza al suo interno, trascinandolo e avvolgendolo contro il suo volere, al baricentro del vortice a spirale sfolgorante. Un giramento di testa inaspettato s’impadronisce della sua ragione.  Mentre all'improvviso è catapultato chissà in quale spazio temporale. Un brano musicale ultraterreno accompagnato da un incessante dondolamento a strattoni, guida la sua orbita. Dove ha la percezione che la parete urtata apparentemente sia permeabile. Il tragitto è distinto da uno strepitio che procede ininterrotto lungo le vie di quella specie di budello incandescente, ma allo stesso tempo pare vanificato il calore. Sente freddo e caldo allo stesso tempo e la velocità di quel vortice non gli permette di reagire. Dopo tutta una serie d’improvvisi cambiamenti, giri su se stesso, volteggi e giravolte, il giovane si ritrova in seguito a ciondolare a ridosso di una linea di fuoco, estesa a circolo nel sito appena raggiunto. Il giro tumultuoso l'ha letteralmente risvegliato dal torpore della caduta, bensì sorpreso e incantato osserva la linea di fuoco dissolversi rapidamente nel nulla. Mentre al suo posto, giunge un’improvvisa folata di vento, avvoltolata da una nebbiolina dorata che lo fa capitombolare accidentalmente. Il guizzo fulmineo che l'ha in pratica scaraventato a terra, dà origine a una forte pressione che genera una ventata d’aria calda potentissima. Invece il suo viso lambisce al suolo, gravandosi su una pozza cocente, costringendolo a risollevarsi all'istante se non vuole scottarsi. Si ritrova immerso in uno scenario che sfodera tonalità marrone - grigiastre, dove strisce di roccia sono caratterizzate da una buona parte di crosta dorata, bensì nel suolo in cui è giunto a seguito del contraccolpo, il calore è signore indiscusso e davanti a lui si stende sinuosa una superficie del tutto riflettente. Il giovane tuttavia con una brusca movenza si risolleva, cercando di non scivolare, giacché il lastricato vischioso di quel posto, lo rende tentennante. Scuotendosi i capelli e scrollandosi di dosso la fuliggine schiude gli occhi e quello che vede lo stupisce. Ancora scosso per via della rocambolesca orbita cui è stato partecipe, è certo a prima vista di essere giunto in un territorio dal fascino alquanto misterioso.  “Gasp!” “che mi venga un accidenti!”… “questo si che era un vero giro in giostra!” sostiene eccitato. Si guarda in giro e contemplando l’ambiente ha la netta impressione di trovarsi parecchi metri sottoterra. Spinge i primi passi nell’estensione rovente e una coltre d’energia lo pervade. L’entusiasmo s’impadronisce del suo spirito d’avventura. Fintantoché entusiasmato, si lascia trasportare dallo stato di cose, seppur senta un torpore passargli attraverso la corporatura. Spira nell’aria un’atmosfera magica, surreale, dove scorge che le pareti pare si animino, illusione generata dal contraccolpo subito. Ode sciogliersi nella nicchia ecologica una delicata melodia che smuove una sonorità curiosa. Le carezzevoli note lo soggiogano fortemente, disponendolo forse ad accostarsi sensibilmente a quell’insolito ecosistema che ancora non definisce bene. Si sente confuso ma allo stesso tempo elettrizzato da tale sorpresa, mentre il desiderio di conoscere il nuovo sito lo spinge a dimenticare del tutto la vita reale. Passa ora attraverso un grazioso collegamento realizzato in pietra, che lo fa pervenire lungo sentieri straordinari. Su ambo i lati sfilano aiuole di mughetti, giunchiglie, calle e gigli variegati e il giovane spontaneamente estende le braccia, affinché con le mani ne carezzasse la forza generatrice. Procede poi su un viottolo di sassi disposto a elle, dove lo sguardo si posa sull’opportunità che regala quella compagine. Il panorama si mostra diverso colto da ogni punto di vista pensabile, sebbene si trovi in un luogo sotterraneo. Intanto che le rocce imprimono la loro sfarzosa presenza tangibile e assoluta. Un posto davvero singolare. Solamente l’acqua riflettente crea l’effetto cielo e terra, sfondo pienamente sostituito, da una titanica parete indorata e rocciosa che articolata si scandaglia lungo tutta l’area di tale superficie paradisiaca. Le rocce, infatti, poggiano delicate come a plasmare insenature con piccole oasi composte, generando delle incantevoli isole, contornate dal fulgore dorato che predomina vigoroso. Il giovane è del tutto consapevole di fluire silenzioso in tragitti del tutto sconosciuti, in cui la prima ambizione è di conoscerne tutte le sfumature. Quello che ha cognizione per il momento è che in tale luogo tutto è armonia, quiete e distensione. La soavità, che si rende evidente, è così intensa ed eterea che ne è rapito, condotto in un’estasi di fragranze celate, mischiate alla calda coltre del creato.

Ed ecco che all’improvviso uno straordinario nugolo di farfalle multicolori prilla alzandosi in volo, danzano gioiose, rallegrandosi a vorticare sinuose per dare al giovane il benvenuto.

Dinanzi a lui si svela un vero e proprio bacino sotterraneo, custodito nell’entroterra come uno scrigno. Un avvallamento non comune circondato da molteplici piante aggrovigliate l’una all’altra, si stende in un simposio naturale sorprendente. Uno scorcio ultraterreno che stilla e sprigiona una bellezza pregevole, scandito da una mirabile armonia e serena pace. “Sono nel regno dei cieli?” Pensa il giovane osservando meravigliato quello scorcio divino, scavato nella terra dall’incanto senza pari. Il sito si svela ordinato e limpido composto di ciottoli, rocce, cascatelle e una varietà infinita di piante, come alberi di ginepri, aceri e selci che ne arricchiscono il complesso. In questo momento il giovane attraversa un cortese ponticello che suddivide le due sponde del laghetto, mentre in un punto posto al centro ha l’impressione che si fondi spontaneamente con il massiccio di roccia sullo sfondo. In prossimità del laghetto tuttavia ha come la sensazione che ci sia qualche cosa di singolare che si muova recondito. Se pur sforzando notevolmente la vista, qua e là scorge ogni tanto dei piccoli fiordi, dotati di un’apertura cava creati direttamente dalla roccia in modo molto curioso. Tali insenature in un alternarsi di strati posti uno sull’altro, paiono fortilizi di piccole dimensioni, a sembrare dei bivacchi in miniatura che poggiano a ridosso del laghetto. Mentre nel complesso s’intravedono a stento, a causa delle piante di felci giganti che li ricoprono totalmente. I fiordi hanno l’aspetto smerlato e mettono in mostra un colore plumbeo deciso, di conseguenza possono essere benissimo scambiati per delle rocce. Un’altra nota particolare che li distingue è che dall’alto della piccola struttura, mostrano una sfolgorante aura di color dorato che sberluccica animosamente, sviluppando un fascio luminoso policromo attorno ad esse, offrendo un valore aggiunto a questo luogo di natura incantevole e arcana. Il giovane osserva questa peculiarità trovandola davvero curiosa, rendendosi conto che è attirato da una forza singolare che lo spinge a proseguire imperturbabile, generata forse dalla sua sete di conoscenza che piacevole e vivida sussiste ostinatamente dentro di lui. I’oasi racchiude in se una serie infinita di splendori naturali, dove le rocce primeggiano e oltre a proteggere le sponde dello specchio d’acqua, tali pietre sicuramente rappresentano un complemento armonioso che ne aumenta la caratteristica, snodandosi flessuose nei margini dell’ampio paradiso dorato. Shyo si protrae avvicinandosi allo specchio d’acqua riflettente sfiorandone il fluido. “Wow!” “Fresca.” Dice con enfasi.
L’entusiasmo che prova è del tutto reale e passandosi le mani fra i capelli, si tonifica il volto con la linfa limpida di quella splendida superficie, dalle sfumature di madreperla come fosse un arcobaleno, inebriandosi di tale meraviglia. Procede del tutto all'oscuro di quanto si rivelerà dinanzi a lui, ma felice di esserci. L’acqua gelata gli lambisce le guance risvegliando in lui remote e gradevoli sensazioni. A quel punto procede incuriosito, ignaro del fatto che la farfalla, avrebbe portato a termine altri mutamenti nel corso della permanenza a Etruria, paese che a lui per ora, è sconosciuto e nel quale si sta per addentrare all’insegna di un’interessante avventura. Ha mosso solo pochi passi e tale profilo esplode in un fastoso e mirabile carosello di colori, generato dalla farfalla che nel frattempo svolazza gioconda davanti a lui. Ora si è completamente trasformata, lasciandosi alle spalle Shyo, ma prestando attenzione affinché il giovane notasse i suoi gesti.

    La splendida farfalla, infatti, si è sovrapposta a una pietra megalitica, sfumando lentamente al suo interno incastonandosi completamente a lei.

Shyo rivolge lo sguardo sorpreso osservando la scena della farfalla nel momento esatto in cui questa s’incorpora del tutto alla pietra e attratto da quel magico momento, avanza passando attraverso quell’estensione sotterranea misteriosa e soave. La pietra megalitica dove si è incastonata la creatura sibillina, appare sospesa da una linea di demarcazione trasparente e misteriosa che la sostiene, avvolta da una sfumatura dorata che abbaglia il campo visivo. La compagine sorge avvolta nella semioscurità generata dal verde florido e dorato che la custodisce, fornita di un colonnato di selce a copertura sporgente. Nel momento in cui il giovane si avvicina nota una successione d’iride velata che traspare a mezza’aria conferendole una foggia del tutto fiabesca davvero speciale. Lo stile che la contraddistingue è eccelso, composta di un apparato scenico del tutto armonioso, con la cima ricoperta d'oro che corre tutta intorno alla pietra gigantesca dandole un aspetto davvero incantevole.
“Eccezionale!” esclama il giovane ammirando la superficie di quella coesione. Dagli splendidi colori affinati alla sottile nebbiolina dorata che accennano alle gradazioni dell’arcobaleno. “Davvero incredibile questo luogo, semplicemente perfetto, mostra fin d’ora la sua natura straordinaria, dove tutto è calma e il silenzio domina supremo l’etere.” “Pare un baluardo fatato.” Considera stupefatto il giovane. Poiché si accorge che sulla soglia vi sono due Salamandre giganti del Giappone di un metro e mezzo, dai piccoli occhi gialli sfavillanti, la pelle leggermente rugosa e bitorzoluta dal colore verdastro tendente al dorato. Che pare facciano da guardia all’ingresso della compagine di pietra, munite di un’autorità piuttosto singolare. “Ulb!”… “Perdinci!” “Guarda che straordinarie creature!” “Chissà se sono pericolose?” “Non riesco a capire se averne paura o semplicemente stupirmi per la singolarità che vantano.” “Non mi è mai capitato di imbattermi in tali animali se non in un semplice cagnolino, piuttosto che gatto o quando ci si reca allo zoo e si vede quel genere che normalmente non sussiste nel nostro ambiente naturale.” “Che cosa faccio ora?” “Non c’è nessuno qui che mi mostri cosa devo fare?” Mormora a bassa voce il giovane alquanto titubante, indeciso se proseguire per timore di spaventare le creature, o peggio dar modo di attaccare. Si protrae in avanti per vedere la reazione delle bestiole e una di queste come fosse guidata da una mano autorevole in via indiretta, lo avviluppa all’istante formulando un guizzo inatteso con la coda, trasportandolo senza indugio verso l’ingresso della pietra megalitica.
“Ops!” “Aiuto!” “Mah!”… “Che modi!” enfatizza fra se tenendosi attaccato fermamente alla bestiola per non stramazzare a terra. Traballante a causa del balzo generato, si rimette in posizione eretta e all’improvviso come un prodigio, scorge una specie di portale di pietra dorato che si spalanca da solo, accompagnato da un riverbero multicolore accecante che lo avvolge. La dimora di pietra sfoggia una struttura unica composta di sezioni differenti, ognuna ricca di singolarità, in perfetta armonia e integrazione in tutte le sue parti. Attorno alla superficie riflettente si alzano un alone di mistero e uno strato dorato poggia velato sui frontespizi, oscurando temporaneamente la visuale. La coltre molto lentamente si dirada e il giovane nota quanto quell’ambiente sia ricco di peculiarità, mentre si esibiscono i divisori interni a soglie fluenti e paludamenti pieghevoli con rappresentazioni decorative di gran pregio. Tutto appare attorniato da una silenziosità permeata di magia, quasi a sembrare irreale e fiabesca la realtà cui sta vivendo. Non manca di notare il punto centrale che si presenta con particolari decori con immagini di farfalle dorate. La fusione e il rapporto tra gli elementi che compongono questa pseudo dimora sono incisivi a tal punto, che ogni spazio tra le cose e le stesse che ne fanno parte è un susseguirsi di armonia in attinenza all’arco vitale. “Magnifico!” Il giovane è conquistato dall’emozione percepibile a seguito dell’osservazione degli spazi vuoti e le cose che si vedono in seguito. Mentre nota che creano il giusto silenzio tra un suono e l’altro, generando e arricchendo la giusta inclinazione d’intervallo che separa lo spazio temporale, carico di significato saggio e contemplativo per un giusto riposo mentale. L’assenza di rumori è rotta soltanto da una misteriosa melodia celestiale che si propaga nell’ambiente, conferendole un alone del tutto irreale. In seguito dopo aver osservato quel particolare di sicura bellezza, muove qualche passo spostandosi lungo un camminamento di acciottolati. Giunge dritto al cospetto di una superba roccia cesellata e lavorata in perfetto stile palazzo reale di un tempo perduto. Il giovane giunto al punto centrale della dimora di pietra è avvolto da un’altra soffice coltre velata del tutto dorata. Rimanendone indubbiamente abbagliato, man mano la vede dissolversi lasciando trasparire con sorpresa quello che vi è all’interno. “Wow!” sollevata da terra di almeno mezzo metro con un’aura dorata che lo avvolge, si mostra seduta a gambe incrociate una persona del tutto singolare. Il giovane scrutando di sottecchi l’individuo formula una serie di considerazioni.
“Che figura insolita!” “è completamente dorata!” “chissà che relazione può esserci con la mia venuta in questo luogo?” “In ogni caso è davvero avvenente, il suo aspetto stilla splendore.” “Mi chiedo però come possa essere in grado di ergersi immobile perfettamente rialzato da terra?” Mi rammenta quei film collegati alle leggende del Karate, dove i saggi maestri Giapponesi suscitano di primo acchito serenità e sicurezza, nei confronti dei loro discepoli. “Durante il percorso gli incommensurabili saggi riescono a rivelare il sapere ai loro fautori, stimolandoli a migliorarsi nella vita, per essere in grado di difendersi nel caso necessiti, di conseguenza insegnano i segreti per custodire un’anima pura e perfettamente in grado di auto controllarsi.” Riverbera il giovane. “Devo attendere il suo rivelarsi serenamente senza averne timore.” Rimugina perplesso, cercando di mantenere il controllo. La figura ha l’aria affascinante. Indossa un’armatura particolare ricoperta d'oro. Si nota che è interamente forgiata da una mano sapiente.  E la stessa gli ricopre una grande percentuale del corpo, lasciando in sostanza nessuna zona scoperta. L’armatura si mostra armoniosa, le braccia sono protette dallo spallaccio anch’esso ricoperto d’oro. Incredibilmente trapela il pettorale totalmente costellato di farfalle dorate compatte una sull’altra che riflettono l’intera figura. Il suo aspetto prorompe incalzante spargendo raggi luminosi mirabolanti, travolgendo tutta l’area adiacente. Rivelandosi di spalle il portamento volto all’armonia dell’uomo, è etereo circondato da un’aura inesplicabile. Mostra una lunga chioma bionda dal riflesso dorato.  Sembra un’entità divina priva di età. Il giovane si ferma annichilito analizzando mentalmente quale possa essere la natura del personaggio. All’improvviso la figura dell’uomo si volta molto lentamente, mostrando solo un occhio di cui iride rilascia una colorazione celeste lucente, mentre l’altro rimane occultato dal ciuffo.
“Wow!” “il suo occhio!”… “stupefacente!” “più lo guardo più mi sento a mio agio, quasi subissi un’ipnosi involontaria e irresistibile, come può essere?” Si domanda il giovane.
  <<Saluto te giovane Shyo buona giornata. >>
Pronuncia l'uomo dalla voce amabile e suadente, abbassando il capo e spargendo un’aura dorata, unita a un’impronta incline alla dolcezza.  Nel frattempo dalle pareti in forte pendenza, discende una cascata di fiori di loto che si congiungono alla vasca di linfa cristallina posta alla sua destra, generando una scenografia straordinaria e armoniosa. <<Emh! Buon giorno a lei signore. >> Dà risposta Shyo osservando con curiosità quell’uomo dall’aspetto singolare.
<<Ben trovato mio giovane amico. Sei finalmente sopraggiunto nel Tempio Xzarlopea. >>

<< È un piacere per me essere qui. Rimango estasiato e stupito dal fascino che traspare da questo luogo, pertanto questo è una specie di tempio imperiale?>>.
<<Precisamente! Questa è la dimora imperiale Xzarlopea considerata, una Perla del regno sotterraneo di Etruria. Sono orgoglioso di risiedere in tale luce. >>

<<È veramente incantevole. >>
<<Proprio così e dimoro come unico imperatore, discendente da una stirpe di regnanti da ben venti generazioni, il mio nome è Xhyho ne sono imperatore e custode. >>
<<Nuovamente onorato imperatore Xhyho. >> Replica il giovane.
<<Ebbene giovane devi sapere che il mio mondo ha origine da una regione molto, molto lontana. Situata ai confini della terra, dove siamo in grado usufruire di speciali prestigi solo a noi concessi. >>
<<Mirabile. >>
<<Mi pregio riferirti che questo territorio è innegabilmente accogliente. In cui sussistono a oggi gli svaghi nei palazzi reali, dove prendono vita spettacoli e trattenimenti al chiaro di luna. Per di più è considerato luogo d'origine del sapere Italico e per questo molto importante. >>

<< Essere giunto in questo luogo mi riempie di giubilo signore, valuto con piacere che deve essere un posto del tutto singolare. Si possono contemplare tutta una serie di bellezze d’incomparabile incanto abilmente cesellate sotto il suolo. >>
<<Si! E malgrado Xzarlopea abbia subìto forti ripercussioni in passato, riesce a mantenere eternamente il suo fascino, poiché offre un panorama così vasto ai suoi visitatori che difficilmente non vi si rimane affascinati. E lo stesso vale per il suggestivo scenario che offre Etruria. Vedrai tu stesso se solo seguirai i prossimi suggerimenti. >>

<<Emh! Certamente!>> replicò il giovane piuttosto stupito.
<<Tuttavia devi sapere che proprio a Etruria stanno accadendo episodi che mi preoccupano un poco. >>

<<Oh! Perbacco! Che tipo di episodi?>>
A quel punto l’imperatore continuamente elevato in posizione contemplativa, ruota su se stesso e spargendo un’aura dorata che sfavilla da ogni parte, sfodera la sua arma bianca. Una piccola spada finemente decorata con una farfalla dorata, che avvolge l’elsa di una manifattura assoluta. Con una mossa singolare indirizzando l’apice della spada sul punto centrale dell’ingresso, l’imperatore fa scaturire in pratica dal nulla un elemento che lentamente prende forma, mentre la sua figura appare scintillante e costantemente sospesa in aria. 
“Ulp!” “che cosa succede ora?” “Mah tu guarda che realtà inaspettata, le cose incredibilmente qui si muovono da sole.” “Sembra di vivere dentro un libro di fate, di cui bacchetta magica si alza armoniosa lungo l’ambiente per dare seguito a mille incantesimi.” “Avverto un profumo di fragranze particolari davvero sublimi che esaltano qualunque gesto si porti a compimento.” Accerta il giovane piuttosto incredulo notando le straordinarie verità del momento.
Quand’ecco che un bagliore cremisi rilucente invade la stanza, generando una nuvola flessuosa che s’innalza verticalmente, lasciando trasparire all'improvviso di fronte a loro un piedistallo (Khuazjn). Mentre sopra lo stesso è poggiato un leggio con un antico libro (Sataury). Il volume mostra decori a ideogrammi pregiati, provvisto di una piuma d’oca dorata. All’improvviso come per magia il libro si apre e la piuma d’oca sospesa in aria, si mette a scrivere da sola. Trascrivendo sul grande volume ideogrammi Etruschi che in un baleno si trasformano in vocalità comprensibili, di cui voce profonda si effonde nella stanza e persuasiva comincia a dialogare rivolta al giovane.

    <<Ascolta ora!>> Enuncia l’imperatore con voce decisa roteandosi verso di lui, lasciando privo di difesa l’altro occhio di cui iride risplende di un giallo dorato.

Il giovane appare sbigottito dagli eventi e dalla calma che erompe nel tempio. Benché affascinato da quelle prodigiosità sibilline. Ecco che giunge all’improvviso una voce del tutto eterea che inizia suadente e fatata a fornire spiegazioni.

   Giovane devi sapere che nel periodo estivo definito “Xaavalla” la “Linea di comparizione delle farfalle” il tempio Xzarlopea si anima di nuova vita e sussiste sottoterra a beneficio delle genti che abitano a Etruria. 

“Di nuova vita?” Si chiede. “Toh'!” … “che voce straordinariamente fatata!” “pare una lirica.” Il giovane pensa che susciterebbe una buona impressione fra i suoi amici, dove se non altro riuscirebbe a stuzzicare le emozioni magari esasperate, solo per il fatto di percepirne le note suadenti.  E quel libro... mah guarda che roba! Pazzesco! Gradirei tanto possederne uno così, dove nel suo complesso di elementi decorativi del tutto lodevoli, ci si potrebbe perdere in incantevoli letture. 
Ed ecco che in un fulgore sberluccicoso e lucente, il libro si leva in alto a perpendicolo, mosso da un singolare prodigio. Per dar modo al giovane di scorgervi attraverso le immagini, che nel susseguirsi della spiegazione, assumono man mano espressione, rappresentando uno specchio ben delineato riguardo agli splendidi albori dello scenario di Etruria. Colpito da quest’incantevole parentesi e attento a ogni minimo particolare, si dispone a domandare di che si tratta, osservando attentamente il sorprendente volume che prende vita.

    Breve parentesi musicale generata dal piedistallo stesso che emette delle note fiabesche, come se ambisse lasciare l’interlocutore in balia della riflessione per ascoltare meglio la voce sublime che decanta le virtù di Etruria.
La voce riprende……………….

    Giovane Shyo deve sapere, che la Linea di comparizione delle farfalle è l’intervallo in cui la farfalla Aurinia ci regala la sua mutazione, rischiarata dal riverbero del sole, stillando delicatezza e raffinata eleganza.

Il lento scorrere delle preziose pagine del volume fornisce al giovane un ampio sfondo, da dove può costatare la magia che sussiste a proposito di questo giorno solenne.
“È meraviglioso l’essenza del momento deve mostrarsi sicuramente affascinante.” Asserisce rivolgendosi all’imperatore.

    <<Indubbiamente! Sappi che è la più grande rappresentazione naturale che come un tripudio regala un susseguirsi d’incantevoli emozioni. Aprendo lo scenario del suo splendido teatro suggestiona completamente l’animo umano, interagendo con esso in una simbiosi di unicità tra elemento, natura e intelletto. >> Garantisce l’imperatore.

“Magnifico!” “per ora lo posso solamente immaginare, deve essere un vero e proprio trionfo naturale.”

    <<Esattamente! Presta ora attenzione. >> Gli dice l’imperatore facendo segno di spostarsi nella zona dove è esposta la pietra megalitica dorata “Xzarlopea”.

Lentamente Shyo varca l’area inferiore muovendosi aggraziato, da lì sale sul selciato dorato per giungere nel punto indicatogli dall’imperatore.

La voce riprende……………….

“Wow!” “Questa voce è prodigiosa!” Sostiene fra se il giovane disponendosi a gradire maggiormente appagato i nuovi chiarimenti.  

    Il giorno dell’equinozio è per noi sinonimo di festa rigenerazione e gioia. Poiché sul promontorio Caprione dopo un’attesa di circa duecento anni il crepuscolo penetra sul quadrilithon. Al calar del sole nel momento esatto in cui la luce s’introduce attraverso l’apertura della struttura megalitica, si formerà una figura che scaturisce direttamente dalle energie incontrastate di Cassiopea. Sprigionando la forma di una farfalla dorata, simbolo di rigenerazione dopo la morte, in pratica la luce che torna dopo le tenebre, celebrando appunto la Linea di comparizione delle farfalle. Ebbene devi sapere che a causa di questo succedersi di eventi di portata così grande si è riaperta la Tarsia di Saturxzarlopea generando una complicazione.

<<La Tarsia di Saturxzarlopea?>> Domanda.

    <<Si! È l’apertura a mosaico che accede alla luce di Xzarlopea, dove sussiste la realtà nascosta da millenni che regna indisturbata e serena con i suoi dimoranti, luogo in cui i reali determinano gli ordinamenti. Precisamente si tratta di una popolazione visibile solo a poche e distinte entità. >> Aggiunge l’imperatore.

Sempre dall’alto della sua posizione, l’uomo è ora completamente di fronte al giovane, circondato dall’aura dorata, e interviene nella spiegazione, notando che il giovane si sta effettivamente incuriosendo a ogni particolare.

    <<Può darsi che con l’occhio avveduto ti possa essere accorto di alcuni corpi singolari che sussistono nel mio giardino?>>.

<<Sì, in effetti, mi è parso di notare piccoli complessi di elementi che s’intravedono ai bordi del laghetto del tutto particolari. >>

    <<Davvero valente! Immaginavo tu potessi scorgerli, pochi sono in grado di farlo. >>

<<Oh! Grazie. >>

    << Proprio quell’articolato specifico dà rilievo al prorompente villaggio Koketzy, dove risiedono i Kokhet. È denominata unità Koketzy per eccellenza poiché è stato il primo a sussistere generando la stirpe e a seguire tutti gli altri discendenti dissimili secondo i territori di destinazione. Ed io imperatore del Tempio di Xzarlopea sono il solo originario a essere considerato strettamente congiunto al Principe Sovrano Sempiterno. Perché i germogli dei Koketzy hanno avuto inizio proprio da qui a Xzarlopea. E grazie ad Aurinia che circa duecento anni fa sussisteva a Etruria. Ecco il nocciolo del loro nome. Per questo motivo ne sono il più ragguardevole garante. Ed è anche il motivo per cui fruisco di speciali capacità. >>

<<Curioso! Il paesello di piccoli fiordi è definita unità Koketzy quindi?>>.

    <<Proprio così, qualche tempo fa a seguito di un’usanza tramandata ormai dalle più antiche origini, Ogni imperatore fu premiato dai reali di Saturxzarlopea. Ovvero i Principi Sempiterni Kyrakyky. In seguito disposizioni indette dal loro Principe Sovrano Sempiterno Krohtnal hanno decretato di assegnare una ricompensa singolare ai vari imperatori sparsi nel regno di Etruria per buon auspicio. Dando inizio alle dotazioni. >>

<<Sul serio? E in cosa consiste la dotazione?>>

    <<Per l’appunto i Principi Sempiterni Kyrakyky hanno assegnato a ogni imperatore un’unità Koketzy che comprende trenta essenze.
    Queste garantiscono un buon numero di provvidenze, auspicando in un mondo migliore durante il tragitto del loro arco vitale. >>

<<Pertanto ogni imperatore è provvisto di quest’unità di trenta essenze? E di solito in quale luogo la tiene celata?>>

La voce riprende……………….

*   <<Proprio così. Devi sapere che le unità Koketzy sussistono all’interno dei loro giardini come un vero e proprio insediamento, dove il popolo Koketh vive e prolifica ubicato nei fortilizi di piccole dimensioni totalmente autonomi.
*    Sono del tutto invisibili e impercettibili al cospetto degli occhi indiscreti e profani. Svelandosi in razze differenti secondo il territorio cui sono destinati, bensì tutti siano indubbiamente discendenti dall’etnia Koketzy. Mentre le farfalle sono paladine di tali unità ricoprendo il ruolo di messaggere di buone novelle. Assieme ai Koketh armonizzano vivaci a Xzarlopea a beneficio dei riverberi dei regni fondati a Etruria. >>

Koketh?” “Koketzy?” “No.” “ Non mi pare che in nessuna occasione abbia sentito parlare di tale stirpe!”

*    <<Vedi i discendenti delle unità Koketzy sono minuscoli esseri umani somiglianti apparentemente a piccoli gnomi. Poiché la loro altezza non supera i venti centimetri. Hanno peculiarità che li contraddistingue molto curiose. Si presentano tutti con la colorazione nera degli occhi e un’età che va da zero a quarant’anni. L’anziano arrivato a quell’età si ferma, rimanendo a quello stadio per sempre. La loro capigliatura si presenta di colorazione cremisi con sfumature indorate. Indossano solitamente un mantello di taglio circolare con il collo a scialle, fermato con lo spillone “Mon prodigioso” monile prezioso che permette la realizzazione dell’aiuto ai loro imperatori qualora necessiti. Lo spillone ha lo scopo di permettere il flusso che li collega ai reali di Xzarlopea che ne decretano il beneplacito. Vestono poi con delle tuniche corte a strati sottili e spacchi laterali, per facilitare il movimento delle braccia. Indossano brache aderenti di color porpora e curiosi calzari con la punta increspata. Presentano per di più una qualità che li distingue da tutte le altre stirpi. >> Proferì l’imperatore.

<<Oh! E in cosa consiste?>>

*    << I piccoli delle unità Koketzy sono provvisti della Xyotha “Mutevole Ciocca Dorata”. Ciocca che gli arriva fino ai piedi e con garbo la raccolgono annodata dietro la nuca, tenendola coperta da una berretta a forma sferoidale che tutti indossano. La cosa insolita è che la ciocca dorata possiede virtù prodigiose che sgorgano laddove ce ne fosse l’esigenza. >>

<<Sono stupendi! Anche se non ho ancora avuto modo di vederli, me li immagino a seguito la spiegazione, con la mutevole ciocca e il berrettino rotondo poi… cuccioli anch’io li gradirei. Minuscoli esserini che si prodigano per il genere umano affinché questi abbia da percorrere l’autostrada della vita seguendo le giuste vie. Indiscutibilmente incantevole.
E quando li usano questi prodigi?>> Domanda il giovane interessato e allo stesso tempo sorpreso da tale rivelazione. 

*    <<La mutevole ciocca prodigiosa possiede la capacità di condurli direttamente dal loro imperatore qualora ne avesse bisogno. È stata concessa dal Principe Sovrani Sempiterni proprio a questo scopo. Poiché alcune stirpi sono impossibilitate a stare unite al suo regnante, costrette a risiedere lontano della sua dimora, se ne servono per trasvolare in suo aiuto senza farsi notare. È sufficiente che il piccolo Kokhet si tolga la berretta e la ciocca prende a roteare su se stessa. Diffondendo dei fasci lucenti e dorati per poi librarsi in volo rapidamente, come un’elica e via trasvolando si dirige verso la meta. Oltre a questo, la loro tipicità è comprovata e riconosciuta perché tutti sanno che i Kokhet sono disposti a sostenersi fra loro basandosi sulla bontà d’animo e qualora ce ne fosse bisogno a favorire il proprio imperatore. >> Assicura l’imperatore.

<<Tutto ciò è incredibile, mi permetta di asserire che siete davvero fortunati a fruire della dotazione di tali piccoli e straordinari paladini. >>

*    <<Sì! In effetti, ci si mostra grati fin dai tempi antichi. Dal momento stesso che i regnanti di Saturxzarlopea ci hanno devoluto tali unità . >>.

<< Pertanto se ho capito bene la natura di questi piccoli prodigi, proviene da Saturxzarlopea?>> Domanda ancora curioso di saperne di più in merito a questa razza.

*    <<Si! Saturxzarlopea è il regno sotterraneo al centro della terra, dove sussiste il castello “Shuri-Jo” ricoperto d'oro. Luogo in cui sono custoditi i Kyrakyky. I Principi saggi sempiterni. >>

<<Appare tutto molto affascinante. >>

*    <<Già! La supremazia dei principi sempiterni da molto tempo ormai determina in modo corretto il proseguimento dei reali e del genere umano facente parte dell’intero globo. >>

<<Originale. E in che modo riescono a stabilire il giusto contegno di ogni individuo?>>.

*    <<Proprio tramite le creature in miniatura. Da lì la decisione di distribuire saggezza, donando queste minuscole vite a reggenti che ne siano degni. Per dar loro modo di prosperare in serenità e pace nella retta parabola ed equilibrio. >>

<<Veramente straordinario!>> afferma Shyo stupefatto da tale dichiarazione.

*    <<Infatti, per tutta una serie di motivi l’intera classe regnante di Etruria si mostra ormai educata a interagire con questo piccolo ma incredibile grande popolo. Che compiacenti ci supportano in ogni occasione. >>

<<Imperatore Xhyho mi permetta di chiedere qual è la complicazione che si è venuta a creare?>>

*    <<Certamente! Vedi tu sei qui proprio perché le cose questa volta non sono andate esattamente come avrebbero dovuto. >>

<<In che senso?>>

*    << Ricordi quando ti dissi del prodigio che si genera a seguito della luce del crepuscolo che penetra sul quadrilithon?>>

<<Si mi ricordo. Si!>>

*    <<Ebbene! Al calar del sole… nel momento esatto in cui la luce s’introduceva attraverso l’apertura della struttura megalitica, purtroppo è subentrata una grossa e improvvisa scossa tellurica. Nonostante le energie incontrastate di Cassiopea hanno fatto in modo che si sprigioni la forma di una farfalla dorata, in quel frangente si è verificata una vera catastrofe. >>

<<Una catastrofe? E di quale natura?>>

*    <<Ora ti spiego. Devi sapere che in seguito al sisma è successo che la “Tarsia di mosaico” in pratica l’apertura che accede a Xzarlopea si è del tutto danneggiata!>>

<<Perbacco! Si è danneggiata Xzarlopea?>> Lo interrompe il giovane per comprendere meglio.

*    <<Sì l’apertura che acconsente al transito tensoriale. Mentre la stessa tramite gli intarsi a mosaico produce energia impulsiva generando il flusso delle particelle presenti in ogni punto dello spazio. Secondo l’evenienza serve a rendere sicuro l’istante di transazione per varcare in ogni momento Saturxzarlopea. Dando la possibilità ai Principi Sempiterni di accedere ai siti dei vari principati in miniatura sparsi nel globo operando direttamente dal loro sito. >>

 <<Mi dica cosa è capitato di preciso?>>

*    <<Emh! Ecco! Sventuratamente Xzarlopea si è spaccata. Dando seguito a un’inevitabile alterazione degli equilibri di cui effetti si sono scagliati sull’intera popolazione dei Koketh e non solo. >>

<<È davvero spiacevole quanto è successo, spero non abbia recato danni notevoli. >>

*    <<Purtroppo a Saturxzarlopea sì. Sfortunatamente le conseguenze alquanto inconsuete si sono divulgate all'istante, in cui la maggior parte dei Koketh si è vista all’improvviso priva di riferimenti rimanendone intimorita e del tutto smarrita. Difatti anche la mia unità è sovvertita. >>

<<Oh! Mi rincresce. >>

*    <<Effettivamente! La Tarsia di Saturxzarlopea che normalmente è mossa dal potere esecutivo del saggio Principe Sovrano Sempiterno Krohtnal è notevolmente fuori uso. >>

<<Mi dispiace veramente, mi permetta di chiedere come opera tale principe?>>

*    <<Vedi Krohtnal è detentore della supremazia a Saturxzarlopea e grazie ai poteri conferitagli dall’insigne Kwaly che ha riposto in lui la massima considerazione. Può vantare di sicura serenità. >>

<<E Chi è costui?>>

*    <<Ebbene! Kwaly è il maggior esponente longevo e sapiente del popolo dei Koketh. >>

<<Capisco>>

*    <<Il Principe Sovrano Sempiterno Krohtnal supremo su tutti decide le equità e la sua maestria, come quella che lui ha dispensato agli altri principi di Saturxzarlopea. Precisamente sta nel fatto di avere abilità nel distribuire saggiamente la giusta parsimonia, nella moltitudine di unità in miniatura che a loro volta divulgano fra gli esseri umani. Mentre con un occhio vigile diligentemente ne custodiscono l’autorevole epilogo. >>

<<In che senso se non sono indiscreto?>>

*    <<Indica che dirige e dà seguito a una successione di deroghe favorevoli alle unità Koketzy. Elargendo il giusto compenso a chi lo merita e divulgando la sua sapiente aura. Fino al momento in cui a loro volta e a seguito di un dosato equilibrio, la spartiscono al genere umano con regolarità. Come avrai capito genera la sua forza esercitando direttamente dalla Tarsia di Saturxzarlopea nel Castello Shuri-Jo. >>

<<Tutto ciò e del tutto stravagante ma come ci riescono?>> Domanda  all’imperatore.

*    <<Riescono a compiere tale impresa perché possiedono il dono dell’identificazione tramite un idioma comune ai Principi Sempiterni. >>

<<Ah! E in che modo?>>

*    <<Beh! I principi accordano e riconoscono l’aura dell’uomo in qualsiasi momento. >>

<<Un poco insolito mi pare?>>

*    <<Certo non è comune. Eppure loro sono in grado di concederla equamente fra la popolazione, ai fini di una conduzione di vita sapiente, pacifica e serena. Vale a dire sono in grado di riconoscere la differenza fra i livelli di espansione dell’aura che si mostra con sette colori ben delineati secondo gli stati d’animo. E tramite il congegno collocato nella Tarsia di Saturxzarlopea, attivano dei dispositivi propulsori. Che innestano dei deviatori a forma di boccioli per dare origine a molteplici particolarità, una fra queste è la sagacia dell’aura. >>

<<Interessante e che cosa mi dice in merito ai Sette colori invece?>>

*    <<Ascolta!>>               
                     
La voce riprende……………….MC900237940[1]

*    Ebbene i colori dell’aura a parte il nero e il bianco che si distinguono come neutrali, sono si sette come i pianeti e i colori, bensì i livelli sono distribuiti in tre gruppi.
Nel primo caso si mostra l’aura della salute che comprende la fisica, l’eterica e la vitale che nell’ordine fuoriescono dal corpo del soggetto. 
Nella seconda circostanza si mostra quella del pensiero, che comprende l’astrale e la mentale inferiore che sono all’esterno delle prime tre.
Per ultime quelle composte dalla mentale superiore e spirituale che sono presenti sull’estremità del capo in definitiva l’aureola dei virtuosi.

<<Incredibile e in che modo riescono a distinguere le differenze?>>

*    <<Ebbene la prima distinzione la ottengono determinando l'aura mentale inferiore che ha la prerogativa di riflettere la coscienza dell'individuo ed è la più esterna; l'ultima di quelle che avvolgono il corpo e si mostra gialla dorata nelle persone serene e nobili di animo, mentre possiede macchie rosse negli irascibili e nere negli sconfortati. >> Asserisce l’imperatore.

<<Inverosimile e il Principe Sovrano Sempiterno Krohtnal le controlla?>>

*    <<Certamente! Come ad esempio l'aura fisica che è quella che corrisponde a una luce bianca e azzurrina di pochi millimetri. Che  scaturisce quando il soggetto è in buona salute presentandosi uniforme e luminosa, altrimenti mostra protuberanze in corrispondenza del punto in cui c'è, o sta per manifestarsi, una malattia. Poi c’è l'aura eterica che va dietro alla precedente fisica solo più larga, rassomiglia a una nebbiolina grigia, inoltre se la persona è sana è uniforme. Altrimenti presenta buchi in conformità del punto in cui c'è o sta per rivelarsi una malattia. >>

<<Pertanto i Principi Sempiterni hanno di continuo in osservazione la salute di tutti?>>

*    <<Sì a grandi linee. >> Dà risposta l’imperatore rilasciando un lieve soffio di particelle dorate provenienti dalla sua livrea.

<<Eccola di nuovo… tale voce è sicuramente la più bella che abbia mai sentito. È come se si percepisse addirittura un sapore goloso come di fragola con panna montata. Celeste, suprema, divina, il suono, si propaga nell’atmosfera, allo stesso modo in cui si snodano affusolate le corde nel profondo intimo di una sublime arpa. >>

La voce riprende……………….MC900237940[1]

*    L'aura vitale si estende oltre le prime due e ne riassume le caratteristiche con una particolarità: è una sorta di filtro che dovrebbe impedire a ciò che è negativo, come il rancore altrui, di penetrare all'interno e danneggiare la nostra mente, di conseguenza, il nostro equilibrio e la nostra salute.

<<Direi che è impressionante la capacità che hanno questi principi. >>

*    Già, rivelano e stabiliscono anche l'aura astrale che è predominante essendo la zona delle emozioni, una sorta di ampio guscio che racchiude tutto e nelle persone in buona salute psicofisica l’aura è ampia presentandosi azzurra e arancione. Mentre chi cova rancore, l'avrà a punti rossi, nei depressi cronici è scura, dal grigio al nero secondo la gravità della patologia. 

<<E i colori dell’ultima aura quali sarebbero?>>

*    Si tratta dell'aura mentale inferiore che riflette la coscienza dell'individuo ed è la più esterna, l'ultima di quelle che avvolgono il corpo. È gialla nelle persone serene, ha macchie rosse nei collerici, nere nei depressi. In sostanza è una conferma delle precedenti. L'aura mentale superiore è la prima della cosiddetta aureola, se è violetta e blu e ha forma di mezzaluna, determina che la persona coltiva la propria vita interiore. Altrimenti sarà striata di rosso o di nero. L'aura spirituale è una sorta di mezzo tondo che sta al centro della precedente, è molto luminosa e opalescente. Tale aura la possiede solo chi ha raggiunto l'intima perfezione.

<<Grandioso!>> esclama meravigliato da tanto fascino che stillano queste testimonianze.

*    <<I Principi Sempiterni stabiliscono in seguito secondo i vari stati d’animo la giusta aura da attribuire a ognuno. >> Conferma l’imperatore.

<<Sono stupito non vorrei immaginare si possa interrompere tale realtà che straordinaria dona al piccolo popolo e ai suoi imperatori stabilità nei comportamenti e serenità di pensiero. Ebbene in questo caso come agisce?>>

*    <<Osserva giovane amico!>>
                                                          
La voce riprende……………….MC900237940[1]

*    Nel criterio equanime legato a ogni individualità. Poiché ogni persona è fine a se stessa con una propria personalità che la contraddistingue. 

*    Il libro schiude le sue pagine mostrando i piccoli Koketh provvisti ciascuno di una distinta aura. Breve parentesi musicale… poi ancora la voce

*    <<Nel momento in cui ad esempio una persona si mostra appassionata e generosa, gliela faranno fluire di un rosso intenso.  Viceversa per una persona affettuosa ma controllata scaturirà cangiante tra il rosso e il verde chiaro. >>

<<Queste definizioni appaiono risolutamente approfondite a livello individuale, davvero sbalorditivo!>> Afferma il giovane Shyo.

*    <<Indubitabile. Sappi che per le persone molto riflessive l’aura sarà verde. Per quanto riguarda l’individuo idealista sarà di un verde azzurro come per le persone che sono disposte a sacrificarsi. Al negativo chi ha l’aura verde scuro è persona suscettibile e vendicativa. >> Gli dice l’imperatore.

<<Per questo motivo stabilisce in un certo qual modo il susseguirsi del temperamento e l’eventuale energia di una persona?>>

*    <<Certo! E in diversi modi. A volte si vede addirittura indebolita da vari segni caratteristici. Come la mancanza di calcio o ferro. O quando uno dimostra di avere paura, o rivolgesse i suoi pensieri a formulare desideri. Per esempio l’aura dei collerici sarà a onde rosse sul fondo bianco. Mentre quella dei paurosi compare a strisce celeste e rosse. Per gli ansiosi si manifesta a strisce rosse e blu. Per gli apatici sarà verde opaco. Per i distratti si mostrerà a macchie bianche e azzurre e per gli altri l’aura assumerà il color glicine o malva. >>

<< Inverosimile! Di questo metodo identificativo ne sono informati anche i Koketh?>>

*    <<No! Figuriamoci, non sarebbe possibile una realtà tangibile per loro. Avrebbero serie difficoltà a vivere la collettività in armonia, serenità e pace. Sorgerebbero delle rivalse per gelosia che genererebbero ostilità e non ne hanno certo bisogno. >>

<<Capisco! Oh!Bella!>> Esclama fra se il giovane appena sente la melodia che introduce la voce suadente.       
         
La voce riprende……………….MC900237940[1]

*    Ebbene i Koketh sussistono come popolo eletto dal Grande Principe Sovrano Sempiterno Krohtnal di Saturxzarlopea. E proprio Krohtnal ha riposto totale fiducia in questa razza. È improbabile che sappiano di questo piccolo e celato segreto, che ha lo scopo di vegliare sul benessere del mondo affinché possa sussistere in armonia e pace grazie a loro. >> 

*    Breve parentesi musicale …

*    Tale verifica rimane in ogni modo un privilegio dei Principi Sempiterni. Delegati a loro volta a sviluppare tale operosità dal Sovrano di Saturxzarlopea come unico criterio d’identificazione.
Allo scopo di controllare l’andamento delle creature, per generare continuativamente una buona dose di ottimismo e ilarità ai fini di un bene comune, vale a dire l’amore per la vita godendone a pieno i proporzionali contorni. 

*    <<Pertanto Kokhe il guardiano della Tarsia di Saturxzarlopea cui fanno riferimento le unità Koketh è scappato. >> Gli conferma l’imperatore.

<<Com’è potuto succedere?>>

*    <<Non si sa come, fuggendo trasportato dalla sua stessa furia, si è introdotto verso altri territori subendo una strana e orrenda conformazione. >>

<<E dove? Siete riusciti in qualche modo a saperlo?>>

*    <<Nel luogo in cui di sicuro sarai in grado di conoscerne le sfumature meglio di noi, ai fini di rintracciarlo. >>

<<Ah sì? Spero di essere veramente all’altezza di tale responsabilità?>>

*    <<Si! Di sicuro lo sarai. Per lo stesso motivo per cui siamo riusciti a determinare che Kokhe è giunto a Etruria abbiamo potuto interagire con te e ora ti trovi qui.  Poiché solo tu puoi determinare il susseguirsi degli eventi. >> Assicura l’imperatore.

<<A Etruria?>>. Domanda colpito il giovane.

*    Il libro a quel punto sfoglia le sue pagine fino a giungere nel luogo in questione.

Capitolo secondo 

La voce riprende……………….MC900237940[1]

*    <<Devi sapere che nella realtà in cui ti stai per addentrare, tutto è assoluto. A Etruria vi predomina la pace incontrastata è una specie di paradiso dove tutti gli abitanti sono in possesso d’eccelse facoltà e abile maestria. La bontà d’animo d’ogni persona regna sovrana e tutti si danno un gran da fare per essere felici. Un mondo d’arte, poesia, musica, danza, pittura, scultura e altre interessanti abilità hanno prestigio all’interno dei borghi e nelle contee del territorio. Come l’incanto di un’epoca passata, poiché sei l’ultimo discendente degli Orsini a palazzo sarai solo tu a farne parte in prima persona; non dovrai scontrarti con i nobili del tuo stesso casato, il borgo di Statonia sarà solo ed esclusivamente diretto da te. >>

<<Mah! Vuole scherzare vero?>> chiede lui.

*    <<Non scherzo affatto, credimi è tutto vero, avrai a disposizione il sapere delle epoche già passate e forse da te studiate per fronteggiare i vari avvenimenti, insomma al borgo e al castello dove abiterai hai il dominio assoluto su tutto. >>

<<Incredibile!>> esclama il giovane elettrizzato.

*    <<Affronterai una specie d’acquisizione del territorio tramite una trasmigrazione temporale. Qualunque passo può essere definito nuovamente, secondo una tua valutazione. Qualsiasi incontro può essere importante, ogni tua scelta sarà dettata dal buon senso e la forza sicura deve regnare in te. >> Gli dice lei facendogli vedere il reame in questione attraverso Xzarlopea.

<<È incredibilmente entusiasmante. >> risponde lui.

*    <<Per di più non c’è tempo. Non c’è periodo. >>

<<In che senso?>> chiede mentre saluta il fido cane Jacko che gli porge la zampa scodinzolando, dimostrando approvazione nel conoscere la sua nuova realtà. 

*    <<Il prescelto ha il potere di essere in nessun tempo preciso e in alcun luogo esatto, salvo quello che decide di far emergere nel medesimo istante in cui ci s’identifica. >>

<<Non mi sembra vero! Vale a dire che posso essere in qualsiasi tempo desideri?>>

*    <<Esattamente! Sei in ogni tempo e in qualunque luogo della tua nuova Etruria. >>

<<Mah! È splendido! Sei sicura che tocchi proprio a me far parte di questo meraviglioso avvenimento? E cosa intendi dire con nuova Etruria?>>

*    <<Si! sono certa che sia tu il destinato. Per nuova Etruria intendo, un’Etruria da rivisitare e far rinascere. Rivedila nuovamente con i tuoi occhi. Dimostra alle genti che sono capaci di trovarsi bene miriadi di persone se solo imparano a convivere nella serenità e pace. >>

<<Credi che ci riuscirò?>> domanda lui sentendosi perplesso.

*    <<Certo che ci riuscirai, fa tesoro del tuo buon senso, sii tollerante nel comprendere e soprattutto cerca di salvaguardare la bellezza della natura. >>

<<Ci proverò sicuramente>> replica sereno.

*    <<È possibile che antichi valori del meraviglioso mondo degli Etruschi, del Medioevo, del Rinascimento, nasceranno un'altra volta tramite te. >>

<<Mah! È magnifico. >> Asserisce il giovane.

*    <<Sappi che per ora il territorio ti si presenta sublime. Nei loro castelli vi si trova la miglior concentrazione a livello artistico ed esperto nelle diverse discipline e saperi. Agli interni dei loro manieri, infatti, abilissimi cesellatori, copiosi saggi della loro mirabile arte orafa, danno origine a un’ampia ricchezza d’ornamenti preziosi tra lussureggianti motivi d’ispirazione etrusca orientale e la sobrietà di modello greco. Esperti compositori fanno esibizione della suprema arte della musica; specialisti decoratori deliziano la visuale con maioliche raffinate e di superba lavorazione. Validi sarti si destreggiano a dare sfarzo con abiti sempre più ricercati. Capaci maestri affinano la loro scienza dei saperi siderali ed emergono discipline scientifiche di elevato prestigio di ogni sorta e natura. Mentre la pittura, la scultura, la caccia e la pesca prevalgono sulle giornate tipo delle borgate circostanti. >> Gli dice Aurinia con risolutezza.

<<Non sembra possibile che esista un posto così eccelso!>> Esclamò il giovane rivolgendosi ad Aurinia.

*    <<E invece esiste eccome, tu stesso te ne potrai rendere conto molto presto. Proferì lei prima di proseguire con il chiarimento. Inoltre avrai bisogno di tutta la consapevolezza dell’essere per far fronte a numerose vicende. Troverai degli ostacoli nel tuo cammino, ma riacquisterai serenità nell’ammirare straordinarie bellezze. La tua saggezza ti dovrà sorreggere per prendere le decisioni imparziali. Incontrerai gente di tutti i tipi, riconoscila e apprezzala per le sue capacità, fa tesoro d’ogni bene che ti è regalato, inoltre non essendo tu un uomo d’arme impronta la tua persona a mostrarsi leale e saggia. >>

<<Cercherò di affinare il mio acume, affinché si possa realizzare tale circostanza.>> Le dice lui deciso e seriamente disposto a mettere in pratica i consigli di Aurinia.

*    <<Una cosa molto importante che devi sapere è che su Etruria sussiste lo “Spirito delle Influenze Negative”. >>

<<Lo spirito delle influenze negative?>> Le chiede con accorato interesse.

*    <<Sì! Devi sapere che purtroppo a causa di quest’evento che ha visto rinascere me… lo spirito delle influenze negative scaturisce e spira nell’aria oscuramente. >>

<<Ho capito ma di quale entità si tratta?>> Le domanda confuso.

*    <<È un soggetto che sarà sempre all’erta approfittando del momento giusto per poter spegnere i chiarori d’Etruria e prendere il sopravvento su di lei minacciandola costantemente sperando cada nella sua trappola allo scopo di spodestarla. >>

<<Tuttavia come può realizzarsi tale situazione e come ci si difende da quest’entità oscura?>>

*    <<Benché tutti gli altri regni confinanti fossero concordi con il potere supremo di Etruria e le sue leggi, lo spirito delle influenze negative non accettò mai le condizioni poste dal re e per questo era ben celato nei sotterranei per non recare danni altrui. Poiché appare Aurinia (cioè me) la sua figura si risveglia ai fini di contrastarla, perché non tollera un regno diretto all’insegna del perbenismo; visto che ne conosce la sua indole benevola e di gran cuore se dovesse regnare a Etruria o per lei il prescelto. >>

<<Quindi è un essere malvagio?>> Chiede il giovane.

*    <<Già! Malgrado il suo aspetto è un essere del tutto maligno e spietato>> risponde lei.

*    <<Potrebbe anche accadere che non si svegli, ma ti spiego, mettiamo il caso che gli animi della gente si dovessero inasprire, generando malanimo e cattiveria; beh… con tale pretesto “lo Spirito delle Influenze Negative che porta il nome Zorhobos ” si risveglierebbe all’istante, dando origine a una collettiva e malvagia reazione. >>

<<Incredibile un pensiero inopportuno generato dagli abitanti di Etruria può indurlo a svegliarsi?>>

*    <<Esattamente pensa che dapprima s’introduce lentamente congelando alcune parti del corpo, come a dare quasi un avvertimento, lasciando momentaneamente la facoltà di scelta in merito ai propri pensieri, poi lascia trascorrere alcuni giorni e senza indugio, s’impadronisce dell’anima della persona, rendendola in pratica inerme a qualsiasi scelta e volontà ed effettivamente in balia del suo influsso, congelando completamente i loro cuori. >>

<<Assurdo e dopo cosa succede? Dove li lascia così trasformati?>> Chiede preoccupato.

*    << Ebbene attirati dal suo influsso li condurrà alla tomba Ildebranda sita nella necropoli del Poggio Felceto, lungo le pendici del fiume Fiora sulla strada per San Martino al Tempio di Suana realizzato ad anfiteatro. La gente, infatti, è restia ad avvicinarsi a tale luogo perché sa essere ricolmo di oscurità e mistero. >>

<<Ed è lontano da qui questo posto?>> chiede.

*    <<È piuttosto vicino a dove ti trovi ora, si presenta con uno spiazzo ampio, seguito da alcuni gradoni da cui la sommità ci sono dodici colonne che reggono l’imponenza del podio del tempio, dove ci sono altre tre scale che si snodano per arrivare all’ingresso dello stesso, che conduce al ventre della terra. >> Gli conferma lei.

<<Quindi basterebbe che io pensassi a qualcosa di negativo e la sua ira si scatenerebbe già da ora?>> Le domanda il giovane.

*    <<Sì! È per questo che ho riposto in te la massima fiducia, poiché sono convinta che la tua forza sia generata dal tuo intelletto che si dimostra essere lindo a tutti gli effetti e dalla notevole sensibilità del tuo cuore. >> Gli risponde lei serafica e dolce.

<<E una volta al tempio che cosa succede?>> Domanda ancora il giovane specchiandosi nei suoi occhi.

*    <<Una volta condotti lì diverranno suoi devoti seguaci e daranno per l’appunto come dicevo origine a una molteplice cospirazione malevola. Quel che è peggio, nonostante Zorhobos sia consapevole che disonora il re con il suo comportamento trasgressivo, persegue nella ribellione. Ogni volta che Aurinia compare a Etruria tramite Cassiopea, la sua sete di potere assoluto accresce e immancabilmente ci riprova osteggiandola; reclutando quante più anime le convenga, per portare avanti il suo progetto di dominare come sovrano assoluto. Purtroppo a oggi le volte che sono comparsa per tentare di porre stabilità,  non sono state sufficienti affinché questa perpetua sciagura si plachi, dal momento che i prescelti non si sono rivelati tali. Poiché sicuramente sono sprofondati senza scampo nelle sue morse. >>

<<Incredibile! Tuttavia non si può evitare in anticipo tutto questo?>> Chiede strofinandosi la parte destra della fronte.

*    <<Purtroppo no! Niccolò è inevitabile tale evento. Una volta che dalle energie incontrastate di Cassiopea si sprigiona la forma di una farfalla dorata; simbolo di rigenerazione dopo la morte e con me la luce che torna dopo le tenebre, il decorso degli eventi prende il sopravvento seguendo il suo percorso inesorabilmente. >> Gli conferma Aurinia.

<<Peccato però. >>

*    <<Già! Nella stessa maniera in cui non si può prevedere il destino è un peccato che non si possa precludere le sventure, nonostante il privilegio che abbiamo, dopo questo prodigio, che ci ha portati a incontrarci. >> Gli risponde Aurinia porgendogli la mano, per condurlo nuovamente in prossimità della pietra megalitica Xzarlopea dove attraverso la superficie riflettente, gli mostra un panorama completamente ghiacciato.

*    <<Vedi Niccolò devi inoltre sapere, che i percorsi vascolari con acqua calda e fredda proveniente dalla falda sotterranea a 200 metri di profondità, che sgorga perenne da circa 3000 anni; dal cratere naturale sottostante, sono in serio pericolo, qualora gli abitanti tentennino a malanimo. >>

<<Sembra spaventoso quanto mi dici, almeno sappiamo che presenza abbia questo individuo ostile?>> Le domanda Niccolò.

*    <<Sì. Zorhobos imperatore di Urgon Zurhusrna possiede mezza parte umana e l’altra metà di ghiaccio. >>

<<Assurdo!>>

*    <<Già! La sua altezza è di due metri. Ha gli occhi di colorazioni diverse, uno è azzurro cielo e l’altro grigio. È dotato di un arco interamente di ghiaccio che tiene sempre a portata di mano sulle spalle, di una manifattura superba. Indossa una corta tunica blu turchino e sopra di questa un sontuoso mantello; ricamato con motivi circolari decorati in argento e lunghe scaglie di ghiaccio che scendono toccando il suolo. Le gambe sono coperte da lunghe calze e dei calzari la cui forma a stivaletto è ottenuta mediante l’intreccio di legacci. Il braccio destro di ghiaccio, con cui mano serra una lancia è libero dalla costrizione dovuta alla manica aderente; mostrando la spalla nuda, mentre il braccio sinistro appare coperto dalla manica lunga. Per finire sul capo ha il tradizionale cordone incrociato che gli tiene perfettamente raccolta la lunga chioma bionda, raccolta a treccia, perfino i baffi sono lunghi, da farlo sembrare una sorta di vichingo. >>

<<Sembra stravagante. >> Asserisce il giovane.

*    <<Non ha l’aspetto mostruoso a vedersi, anzi è piacevole nell’insieme, ma tanto è bello, tanto risulta essere inquietante. E’ sempre vigile e come accusa sintomi di rivalsa tra gli uomini, s’impossessa dei loro cuori. Come dicevo una volta trascorsi tre giorni dal primo avvertimento, impugna l’arco di ghiaccio e lancia un piccolo dardo di cristallo gelato, colpendoli direttamente al cuore e mentre la loro anima si congelerà all’istante, lui già cattura la persona per condurla alla tomba Ildebranda. >>

<<Mah! Come ci riesce?>>

*    <<Facendo uso dei suoi straordinari poteri. Oltre a ciò l’uomo colpito dalla freccia di ghiaccio; pervaso da una nuova sensazione, non sarà più in grado di provare sentimenti, il suo cuore reso crudele, gelerà completamente e si comporterà di conseguenza, seguendo la sua avversa autorità. >>

<<Tuttavia non esiste una reale possibilità di avvertire le persone di quanto può accadere, se loro si abbandonano ad animosità?>> Le chiede il giovane scompigliandosi i capelli per il torpore causato da un brivido di freddo improvviso.

*    <<È impossibile Niccolò! Allo stesso modo in cui non si può frenare l’acqua che scorre nei fiumi, così è impossibile bloccare i pensieri dell’uomo. Nel caso in cui si dovesse diffondere e ampliare il processo di malanimo e il numero dei seguaci dello “Spirito delle Influenze Negative” accresca; porrebbe esserci il rischio che Etruria e i suoi abitanti spariscano definitivamente, soccombendo alla volontà di Zorhobos come unico sovrano e tiranno. >>

<<Incredibile!>>

*    <<Tutto questo ha inizio qualora vi sia anche uno solo degli abitanti degli imperi di Etruria, che vagheggi ad autorità assolutistiche, la sete di potere si risveglierebbe dominando indubbiamente in lui. Non solo qualora lo spirito debba raggiunge livelli di maggioranza come dicevo è capace di spingersi fino alle acque d’Aurinia nei luoghi circostanti, dando il via a un’apocalittica diffusione glaciale, congelando all’inverosimile i valloni, le gorre, le gole, i corsi d’acqua, i fiumi, le abitazioni, il torrente Stellata. >>

<<Sono allibito!>>

*    <<Perfino le cascate formate da una serie di piscine naturali, i percorsi vascolari, la sorgente, i vari fiumi, Fiora, Meleta e tutto il regno di Etruria sono in serio pericolo. Soprattutto le preziose acque sulfuree carboniche, che sgorgano fumose da anni, congelerebbero all’istante e sarebbe una catastrofe, e con loro tutto quello che vi è attorno, distruggendo del tutto la meravigliosa valle della Maremma. >>

<< Spaventoso!>>

*    <<In aggiunta sussiste la possibilità che faccia sparire definitivamente anche me, senza che abbia avuto modo di sviluppare il risorgimento di Etruria. >> Gli proferì lei decisamente fiduciosa in una sua comprensione.

<<Perdinciribaula! Non lo permetterò!>> Esclama il giovane preoccupato.
Ho il sentore che non saranno per nulla facili i miei giorni, in questi luoghi e difficilmente mi spiego in che misura la mia permanenza a Etruria può essere favorevole per evitare questo possibile cataclisma. Tuttavia ho intenzione a questo punto di scoprirlo presto, dedicandomi pienamente alla circostanza che di volta in volta mi si svelerà.

*    <<Nondimeno c’è un'altra calamità inaspettata che si sta facendo intravedere a Etruria?>>

<<Un'altra?>>

*    <<Certamente! Si tratta di Kokhe il piccolo custode  delle unità Koketzy. >>

<<Conosco! Me ne ha parlato l’imperatore del vostro tempio. >>

MC900331967[1]<<Ebbene grazie a te si potrà sperare a una nuova apertura, poiché sarai proprio tu l’unico in grado di stabilire l’ordine nelle unità riconsegnando Kokhe al suo sito. >>

<<Certo!>>  Rispose un po’ preoccupato scompigliandosi il ciuffo di capelli. <<Mi auguro di riuscire in questa impresa Aurinia. >>

*    <<Si ci riuscirai ne sono sicura. >>

All’improvviso un pensiero gli salta alla mente. Si chiede qualora fosse necessario, come farà a rintracciare Aurinia la farfalla dorata. Allo stesso tempo, vorrebbe chiederle il significato degli oggetti che aveva visto comparire e subito dopo dissolversi davanti ai suoi occhi, ma non chiese nulla, per non sembrare inopportuno, riconoscendo che Aurinia le ha già dedicato parecchio tempo per le spiegazioni e lascia correre senza disturbarla oltre.

*    E pensare che qualora si trovasse in pericolo, sarebbe sufficiente che si posi su una pietra e Aurinia fa comparire all'istante MP900412072[2]Auxyry la farfalla guida dorata.

*    <<Il tuo tacito assenso mi fa capire che sei pronto?>>

<<Beh sì! Diciamo che penso di essere  pronto, anche se un po’ titubante. >> Risponde sommessamente.

*    <<Sta sereno! Vedrai che sarà un’esperienza indimenticabile. >> Lo rassicurò lei. >>

*    <<Ecco questo è per te! Ti dono Xaxat la Chiave Cardine, rimasta custodita per lungo tempo nella tomba di Sileno, nell’attesa di darla al momento opportuno e che solo tu potrai usare essendo il prescelto. >>

<<Bene grazie. >>

*    <<Ebbene la chiave apre il portale del “Castello Orsini” di Statonia, rimasto chiuso per anni dove tu ora ne sarai il nuovo signore. >>

<<Grazie. >> Risponde ancora confuso.

*    <<Oltre a questo ti faccio dono anche di due Xhonil>>

<<Belle! Grazie non so cosa siano però le Xhonil?>>

*    <<Certo! Ora te lo spiego. In pratica si tratta di spille gemelle con impressa in rilievo una farfalla dorata, mi raccomando devi stare attento a questo particolare. >>

<<Si dimmi?>> Deciso più che mai a porre attenzione a qualsiasi particolare.

*    <<Sappi Niccolò che le due spille interagiscono solo ed esclusivamente se si osserva questa prudenza. Vale a dire perché possa agire la seconda, la prima dovrai donarla alla persona che stimi conveniente e che ti sta più a cuore così l’altra agirà per te. >>

<<D’accordo cercherò di porvi attenzione. >>

*    <<Mi raccomando agiranno entrambi solo se tu saprai scegliere la persona giusta a cui doni la prima. >>

<<D’accordo. >>

*    <<Vedi è importante perché la spilla che terrai con te ti servirà a non smarrire la strada una volta percorsa quella sbagliata. Per di più il suo prodigio è legato ad Aurinia ed è il simbolo dei “Cavalieri della Farfalla Dorata” l’ordine che protegge Etruria. >> Gli conferma lei.

<<L’ordine dei cavalieri della farfalla dorata?>>

*    <<Sì! L’intero ordine dei “tredici cavalieri”  rimasto celato per lungo tempo, in un luogo ben protetto al borgo di Samprugnano fino al momento del tuo arrivo. >>

<<Capisco. >> Risponde il giovane, mosso da una crescente curiosità che lo conquista.

*    <<Tuttavia devi anche sapere che la gente non ti riconoscerà al momento come sovrano. Vedrà in te un nobile e distinto signore che aleggia nel mistero, dopodiché ti conoscerà come conte e in seguito come Rasenna Lucumone re. La fortezza sarà la tua dimora e nessuno ti screditerà, ti rispetteranno e ti accoglieranno con tutti gli onori come persona fida. >>

<<Va bene. Grazie. >>

*    <<Ora va e ricordarti che da qui ti seguirò fedelmente nel tragitto della tua permanenza a Etruria. Non scordarlo mai hai capito? Mi raccomando. >>
 
<<D’accordo allora grazie infinite Aurinia. A proposito tu non vieni?>> Domandò.

*    <<No! Purtroppo no!  Io sono confinata qui, non mi è permesso seguirti, potrò solamente farti comparire “Auxyry” qualora fosse necessario. Inoltre ti sarà man mano svelato il susseguirsi degli incarichi a cui sarai chiamato a farne parte, dove saprai mostrare la bravura, nel superare in modo assoluto, qualsiasi prova, vedrai andrà tutto bene. >>

<<Mi infondi sicurezza e speranza che tutto questo sia possibile, d’accordo mi hai persuaso. >>

*    <<In ogni caso ti ripeto, se hai dei tentennamenti o ti senti in pericolo e se avrai bisogno di ritrovare il coraggio non esitare a manifestarlo! Sarà invece “Auxyry” la farfallina guida dell’ordine delle farfalle di Cassiopea che ti seguirà a nome mio, visto che da qui non posso muovermi. Auxyry tutelerà il tuo cammino indicandoti ogni volta l’azione giusta da fare o le alternative per superare determinati momenti ricordalo. >>

<<D’accordo lo ricorderò e grazie di infondermi il coraggio necessario per affrontare quest’avvenimento. >> Risponde Niccolò scuotendosi di dosso il torpore, dandosi una strofinata al viso, un paio di volte guardandola negli occhi.

*    <<Và Niccolò. Ora per uscire da Suana dalla porta della rocca, devi imboccare la strada bianca, sita sulla sinistra, di fronte a quella che porta verso la tomba Colonia. >>

<<La seguirò. >>

*    <<Dovrai in seguito percorrere circa duecento metri, giungerai alla necropoli del Monte Rosello e da lì camminando lungo il sentiero destro che sale sulla collina, incontrerai numerose tombe. Una volta giunto al bivio, devi imboccare il sentiero di sinistra, attraversare il ruscello e proseguire per Statonia alla volta del Palazzo Orsini. >>


<<Va bene ancora grazie Aurinia. >>

*    << Niccolò Spero di essere stata abbastanza esplicita?>>

<<Sì molto chiara, grazie infinite Aurinia. >>

*    <<Grazie a te Niccolò per essere qui, ora và. >>

    MC900252331[1]

Dopo aver seguito con attenzione le spiegazioni ringraziato e salutato  cordialmente Aurinia la farfalla dorata,  il giovane Niccolò s’inoltra sul selciato. Considerando tutto sommato che l’impresa comincia a solleticare la sua curiosità e prosegue allegro fiancheggiato dal fedele Jacko.
<<Non ci credo? Non può essere che capiti a me, mi inoltrerò nell’entroterra toscano per giungere a un castello! Un castello dove io regnerò? Non ci posso credere! Ti rendi conto mio bel cagnone?>>
<<Certo padroncino!>>
Motivato dallo spirito di avventura e calandosi immediatamente nel ruolo del prescelto, il giovane entra a pieno nella parte e comincia la sua ascesa in quel di Etruria.
Niccolò cammina percorrendo il tragitto che lo conduce alla luce intensa e alla via d’uscita, lontano da quel sotterraneo arcaico e misterioso che ha saputo si denomini terra di Xzarlopea dove c’è poi la tomba di Sileno che ospita Aurinia la farfalla dorata.
Proprio durante il transito …
si propaga un'altra volta la medesima straordinaria suggestione di cambiamento, in cui la trasformazione dell’estensione prende vita all’istante, esplodendo in una giostra di colori madreperlati che si espandono sull’intera area, conferendo alle rocce megalitiche un aspetto fiabesco. Mentre unite alle sculture a forma di farfalla vi sono dei fiori di mirabile fattezza, grandi quanto un albero. In un punto preciso a ridosso di un fiore giallo dorato alto quanto una persona, spunta a seguito di un fascio luminoso generato da un’aura dorata, un elemento alquanto curioso. Presi da un attimo di indecisione i due temerari si celano dietro un fusto di rosa-margherita gigante da dove traggono punti di vista in seguito a quell’arrivo.
<<Ssstt…bello! Scruta! Quale personaggio si sta mostrando alla nostra presenza, Jacko guarda un po’?>>
<<Si padroncino lo vedo!>>
<<Dal suo viso arrotondato sorge il naso pronunciato che gli conferisce un’aria del tutto ragionevole. E  poi ha quella lunga barba argentata che gli copre le ginocchia, da farlo apparire come un personaggio profetico. >>
<<È vero! Guarda! Ora che si è girato verso di noi pare abbia un’età degna di nota. >>
<<Non più giovane questo si, ma allo stesso tempo pare mostrare evidenti segni di arguzia e dagli occhi si denota una  lampante simpatia. >>
<<Decisamente si!>>
L’uomo sfoggia una capigliatura argentata ben nascosta dal suo cappello, dove un ciuffo ribelle gli copre momentaneamente un occhio.
<< Guarda Shyo attorno a lui caracollano farfalline dorate che lo seguono prillando a ridosso della sua aura facendo da cornice. >>
<<È vero! Che bel personaggio!>> risponde a Jacko Shyo guardandolo di sottecchi.
L’uomo dall’aria diligente, indossa un farsetto abbellito da sfumature luminose, che copre la camicia bianca dal collo rialzato. Ha calzoni lunghi morbidi oltre i ginocchi, mentre appeso alla cinta porta una borsa contenente degli strati di carta sovrapposti che custodisce con fierezza e infine un pregiato mantello dorato lo ricopre fino ai piedi.

*    <<Dabbene forestiero felice giornata! Benvenuto nel punto di confine tra la terra di Xzarlopea e il mondo tangibile. >>

<<Oh! Felice giornata a lei. Con chi ho il piacere di parlare se posso?>> Chiede il giovane che in cuor suo voleva essere certo fosse la persona indicatagli dall’imperatore di Xzarlopea.

*    <<Sono Xhohronte  vigente in questo splendido luogo ai fini di perseguire le ricerche per raccogliere materiale rigoroso utile ai miei studi. >>

<<Pertanto lei è un uomo di scienza?>> gli domanda Niccolò.

*    << Diciamo che sono un esigente studioso, dove la curiosità mi spinge oltre i confini della mia terra di appartenenza. >>

<<Mi permetta di asserire che è talmente affascinante tutto il circondario da sembrare irreale. >>

*    <<Proprio così! Tuttavia mio giovane amico deve sapere che da qualche tempo tale zona è sottoposta a una successione di eventi straordinari che mi preoccupano. Al solo pensiero di una possibile calamità che ne turbi gli animi, divento sterile e incapace di porre fine al tormento. >> Gli dichiara l’uomo, dando inizio a un atteggiamento al quanto agitato, muovendosi di effetto spostandosi repentinamente da un lato all’altro del quadrello dorato in cui si era fermato. >>

<<Nientemeno!>> Afferma Shyo cominciando a percepire l’agitazione dell’uomo.

*    <<Certo! come vede Xzarlopea  è racchiusa in uno scrigno d’incantevole natura e splendore. Dove traspare la sua magnificenza avvolta da avvallamenti, insenature in un intercalare di rocce che straordinarie ne imprimono l’incanto. >>

<< Impareggiabile davvero! Per di più mi ha sorpreso la straordinarietà che scaturisce dal complesso di Xzarlopea con la sua sontuosità che a vedersi ha del soprannaturale. >>

*    <<Effettivamente Xzarlopea suscita in qualunque persona abbia la facoltà di potervi accedere,  un fascino misterioso. Deve sapere che regge le sue fondamenta come tempio dell’armonia, si dice che molto tempo fa gli Xarlopiani veneravano gli idoli di origine divina come Xiodino Dio della guerra, e Xathor  Dio del tuono, protettore degli uomini. A  Xzarlopea offrivano i loro doni portando a termine manifestazioni straordinarie in onore degli spiriti delle farfalle, delle acque e della selva. >> Gli risponde in tutta fretta l’uomo lasciando trasparire un velo d’inquietudine.

<<Capisco. >>

*    <<Or bene giovane forestiero io sono Xhohronte custode della linea di confine e patrocinatore del territorio. Mi avvalgo della facoltà di congedarmi da voi, scusandomi se vi sembro fuggevole, ma le esigenze del momento purtroppo mi vedono costretto a salutarvi quasi subito. >>

<<Si certo! Mah! Come mai tanta fretta?>>

*    <<Ecco! Mi devo recare a ponente di Xzarlopea prima del crepuscolo, per degli incarichi molto urgenti e il percorso per arrivarci è lungo, per cui richiede tutta la mia energia.  Come garante del territorio sotterraneo ho il dovere di ricorrere a qualsiasi espediente per fronteggiare eventuali ripercussioni che possano ricadere sull’area di confine tra Xzarlopea e reale Etruria.  E a quanto pare in questo momento il mio intervento è necessario. Ma buon giovane sei giunto quasi all’uscita mi compiaccio con te. >>

<<D’accordo non si preoccupi, ciò nonostante è sicuro che sia tutto apposto?>> Gli domanda il giovane alquanto preoccupato dall’atteggiamento propenso all’ansietà che lascia trapelare l’uomo.

*    <<Dubito che siate a conoscenza
che a ponente di Xzarlopea …….>>

L’uomo s’interrompe all’improvviso più che altro per il timore di non potersi fidare del forestiero, o forse stremato dall’idea di porre un freno a determinate situazioni che si stanno verificando nel territorio e ha fretta di recarsi dall’imperatore per decidere le prossime soluzioni.  Si stava lasciando andare a riconoscere a quegli ospiti sconosciuti, che la sua premura è generata dal fatto che il territorio appare permeato da una zona oscura; trascinata improvvisamente da un tormento che perseguita gli abitanti di Xzarlopea e Etruria. Situazione manifestatosi all’improvviso, o chissà generata da quando uno spaventoso turbine si è scaraventato nella regione giorni addietro.

<<Che cosa stava dicendo Xhohronte?>>. Domanda incuriosito e un po’ preoccupato il giovane.

*    <<Mah! Nulla! Nulla credetemi, ora siate gentili fatemi andare. >>

<<Certo ci mancherebbe, però mi permetta ci dobbiamo preoccupare, gli serve, un aiuto?>> Gli domanda il giovane percependo nell’uomo una nota piuttosto sofferente.

*    <<Non si preoccupi al momento, sono davvero affaccendato e di corsa, perdonate la mia scortesia sarò onorato di conoscervi meglio la prossima volta se ci sarà l’occasione. >>

<<D’accordo .Buona giornata allora e spero vivamente lei possa giungere a destinazione al più presto. >>

*    <<Grazie buona giornata anche a te giovane amico sono certo che condurrà il cammino nel pieno delle sue facoltà dove la correttezza fra le genti sarà rispettata. >> Risponde l’uomo nascondendo benissimo il suo tormento per non scatenare nel giovane una reazione controversa.

Gli piaceva quel giovane e seppur non conoscendolo a fondo; sperava che lo stesso si trattenesse per favorire assieme alla sua gente in un’impresa che si mostra a dir poco ardua, giacché a Xzarlopea e a Etruria è scesa una sorta di maledizione. Non fa cenno però del sito segreto che solo pochi riescono a scorgere, ignaro che i due nuovi arrivati già ne hanno avvertito l’esistenza.

<< Xhohronte ci si vede presto allora e non si preoccupi lei è comunque cortese. Mancavo di svelare la mia identità. Ecco! In verità sono Shyo ma dopo aver attraversato il tempio di Xzarlopea, ora Niccolò conte Orsini di Statonia e lui è  il mio fidato amico Jacko. >>

*    <<Molto piacere, Niccolò e saluti a te Jacko. >>  Pronuncia Xhohronte cominciando a grondare di sudore all'improvviso data la premura legata all’evenienza che lo spinge velocemente lontano da lì.

All’improvviso però si ravvede e comincia a parlare a Niccolò poiché ha ricevuto l’impulso fornito dal suo imperatore che gli riferisce telepaticamente la vera ragione per cui il giovane si trova lì.

*    <<Tuttavia aspetta un momento!>> Lo ferma Xhohronte.  <<Giovane Niccolò devi sapere che nella verde collina dell’Albegna e della Fiora, in realtà, vi abitano le razze delle unità  Kokhet chiamati Korkhy. Tale nome gli è stato attribuito dai Principi Sempiterni poiché destinati in toscana quali ultimi discendenti del popolo Koketh appartenenti per stirpe al villaggio nascosto dal nome Saturxzarlopea straordinaria località ai confini del mondo come saprai?>>

<< Mi è dato a sapere di questo popolo dall’imperatore del tempio, anche se non di questa specifica stirpe, tuttavia come mai l’hanno realizzato in questo modo e proprio qui?>>

*    <<Vedi questo sito fu edificato nella zona collinare più che altro per permettere al piccolo popolo di stabilitasi definitivamente. Il loro contributo è basilare per motivare gli animi della miriade di persone che sussistono nei territori di Etruria e indirizzarli nel giusto cammino. Era destinato a questa terra per allietare le giornate, per ripararsi dal freddo e scampare all’attenzione dei malevoli. >>

<< Mah! Per quale ragione proprio qui, non doveva essere collocato a ridosso di ogni dimora reale?>> 

*    <<Certo! Però si dice che questo popolo abbia edificato qui i suoi fortilizi per il motivo che le dimore dei suoi regnanti a volte si presentano colme di pericoli. Di conseguenza se pur devoti alleati del loro imperatore hanno preferito proteggersi sia dal percorso impervio subordinato in prevalenza dalle condizioni climatiche, sia dagli eventuali attacchi di criminali. Per questo possiedono la mutevole ciocca prodigiosa. >>

<< Capisco! Chissà come sono graziosi, pertanto ogni villaggio è in ogni modo in relazione con il proprio imperatore?>>
<<Già!>>
<Ah! Padroncino io so dov’è situato. >>
<<Ah! Si conosci la zona?>>
Stava per continuare Jacko ma fu interrotto da Xhohronte che proseguì nella spiegazione.

*    <<Certo che sono in relazione con l’imperatore a loro destinato, solo che risiedono distante dal loro sito. In questo caso le unità che mi preoccupano maggiormente sono quelle destinate all’imperatore Xymodo di Krydoro a Crespadoro  perché proprio lì ci  sono le zone più impervie. >>

<<Perché ?>>

*    <<Vedi amabile Niccolò proprio a Crespadoro credo ci siano più problematiche, ma non farmi dire di più perché ho davvero fretta. In ogni modo ora vi saluto. Posso contare sulla sapienza di questo bel cagnone che mi dà l’impressione che in vece mia vi spiegherà quanto dovuto meglio di me. Ora andate su. >>

<<Si! Bene Xhohronte grazie e buon vivere. >>

*    <<Buona vita a te giovane Niccolò e arrivederci bel cagnone. >>

<<Ebbene Jacko continua tu. >> Gli dice Niccolò accarezzandolo sul dorso.
<<Vedi padroncino in pratica sul vertice adiacente di Krydoro a Crespadoro dove il sole primeggia sul territorio sprizzando di calore le sue creste; il percorso per arrivarci è davvero tortuoso e sollecitato da svariati pericoli, benché l’intera zona sia custodita in una riserva verdeggiante naturale ricca d’indubitabile splendore. >>
<<Capisco. Tuttavia sbaglio o eri lì, lì per dirmi dove si trova l’imperatore di Krydoro Jacko?>>
<< Si padroncino! Ebbene per arrivarci bisogna recarsi sul lato opposto di Vallombrosa alle pendici della foresta di Pratomagno il gruppo montuoso che si alza sulla Valdarno.
Sul punto più alto del massiccio denominato il tormento di Pratomagno. Ebbene lì si erge la rocca più pericolante al mondo dove dimora l’imperatore Xymodo di Krydoro. >>
<<E  tu come lo sai?>>
<<Vedi padroncino da quando sono agghindato in questo modo ricevo delle sollecitazioni da parte della gorgiera e non so nemmeno io come mai, mi danno chiare risposte quando nel mio profondo le richiedo. >>
<<Davvero? Splendido!>>
<<Mi dicevi della dimora pericolante, per quale ragione?>>
<<Il motivo è semplice poiché la rocca Zveyta sta su da sola. Poggia la sua conformazione sopra un rilievo appuntito. Si erge inspiegabilmente sulla sommità della prominenza; ma non si sa come sia vigente ancora adesso  senza caracollare a terra, essendo in bilico tra il dirupo che la inghiottirebbe e la pendice della vallata. >>
<<Caspita!>>
<<Mentre l’altra unità è correlata al torrione Korzyk. Situata in un punto focale dell’altura di Crespadoro poiché soggetta a crolli, frane del terreno, piuttosto che smottamenti, avvallamenti e quant’altro. Senza eliminare la possibilità di rivelarsi come nascondiglio ottimale per i furfanti che senza essere notati eludono i rivali. Governata dall’imperatore Xymodo la torre si dispone esattamente sopra le pendici della gradinata più lunga al mondo. Pensa che vanta ben quattromila, quattrocento, quarantaquattro scalini in pietra calcarea cinerea. >>
<< Quanti? Quanti gradini hai detto? Ne sei certo?>>
<<Certamente è davvero la gradinata più lunga al mondo che esalta quattromila, quattrocento, quarantaquattro scalini credimi. >>
<<Davvero sbalorditivo>> Dichiara Niccolò stupito di tale notizia e orgoglioso che sussista questa realtà proprio in Italia. 
<<Ci s’impiega pressappoco quattro ore per arrivare al vertice della stessa. Ponendo ben attenzione alla gradinata che affianca in tutta la sua lunghezza, una cunetta lastricata che serve per lo scivolamento dei tronchi. >> Continua Jacko.
<< In che senso scusa?>>
<< Sì proprio come ti ho detto. Vedi… il canale di scolo scende da quota mille metri fino in pianura per collegarsi alla via fluviale del fiume Brenta. >>
<< E il canale di scolo scivola giù per tutto il tragitto della gradinata?>>
<<Già. È stato realizzato proprio con lo scopo di fiancheggiarla per il trasporto del legname ai fini di convogliarlo a fondo valle. >>
<< Incredibile molto probabilmente la necessità ha stimolato l’ingegno delle genti di montagna. >>
<< Proprio così! La legna è tagliata sull’altopiano di Asiago e in seguito la stessa è destinata alla pianura veneta rifornendo perfino l’arsenale dei Veneziani. >>
<<Davvero straordinario! Gli alpigiani si assicurano un sostentamento in questo modo?>>
 <<Esattamente e l’imperatore Xymodo ne redige le attività assieme ai suoi fidi vassalli. >>
<< Jacko bel cagnone, mi spieghi come fai a sapere tutte queste cose?>> Gli domanda Shyo dandogli un buffetto sul muso e una lunga carezza. 
<< Padroncino è semplice, i Principi Sempiterni mi hanno dato l’opportunità di sapere del loro mondo alternativo e tutto quello che include i Kokhet, di conseguenza ne conosco ogni peculiarità. >> Risponde il cane restituendogli un’affettuosa lusinga alla mano destra.
<<Ebbene dicevi che l’imperatore si trova in Val Frenzela?>>
<< Sì! Sui declivi di Crespadoro dove proseguendo il tragitto per giungere a lui, in alcuni punti s’introduce nell’agghiacciante canyon esteso a stento qualche metro, di conseguenza si mostra piuttosto impervio per chiunque ha intenzione di recarvisi. >>
<< Per quale ragione Jacko mi dici che compare agghiacciante?>>
<<Bèh! Vedi giacché è talmente sinuoso e angusto il solo passarci attraverso, raggela il sangue. Si racconta che spiri il soffio del demone dei rilievi. Sollecita a mettere il piede in fallo all’uomo d’indubbie finalità. Proprio per questo motivo solamente esseri umani davvero limpidi riescono a percorrerlo senza incombere a cedimenti, anche perché bisogna attraversare la Tolda di Veja. >>
<<Ed è proprio lì che presiede l’imperatore Xymodo. Per questo le unità dei piccoli Korkhy non hanno potuto edificare  inerpicandosi con i loro fortilizi in miniatura, essendo a rischio di eventuali smottamenti?>> 
<< Esattamente!>>
<< Devi sapere che in seguito all’articolata serie di gole, versanti rocciosi e strapiombi vertiginosi, inaspettatamente fa capolino un idilliaco prato verdeggiante, circondato da una radura di abeti a ben 750 metri di dislivello e lì da ultimo sorge il torrione Korzyk all’apice della gradinata più lunga. Nel luogo in cui  risiede l’imperatore Xymodo stimato da tutti nel circondario per la sua decorosa dimora, poiché si dice sia traboccante di rarissimo splendore. >>
<<Deve essere indubbiamente singolare. >>
Mentre procedevano parlando delle zone di Crespadoro senza accorgersene giungono al termine del percorso sotterraneo. A poco a poco un’esplosione tumultuosa traboccante di nebbia dorata adorna il passaggio che sfocia all’esterno, diradandosi subito dopo per concedere il riverbero della soglia.
<<Ehilà Jacko siamo davvero fuori Xzarlopea?>>
<<Si padroncino siamo proprio all’aperto. >>

                                                            Capitolo terzo

Allo sbocco …
il riverbero del sole li acceca. Abituati alla semioscurità si ritrovano colti da un capogiro che fortunatamente svanisce sul momento. Fuoriusciti da Xzarlopea le prime luci riflettono impeccabili. Il terreno si presenta duttile elargendo da ogni parte una sobria profumazione d’erba fresca che solletica il naso e l’area in alcuni punti sfiora il margine del crinale. Il cielo come accoglienza, regala una sorta di sfolgoranti colorazioni traboccanti di sfumature, che si snodano e stringono insieme alle sagge nuvole che con maestria si limitano a fare una breve comparsa, per poi scomparire. L’aria che il giovane inspira nuovamente all’aperto gli sembra una panacea, la divora a pieni polmoni con una sequenza di respiri profondi, che lo vedono rigenerato. I due impavidi si ritrovano immediatamente trasferiti nel luogo dove a valle sussistono le molteplici unita Korkhy che scorgeranno solo se effettivamente puri di cuore. Mentre il panorama si mostra impervio e il giovane guardingo cerca di mantenersi sereno, mentre il cagnolone al suo seguito si rinfresca con la sorgente posta a ridosso di una pianta rigogliosa che lo disseta.
<<Jacko mi raccomando fai attenzione mentre ci inoltriamo nel territorio, bisogna stare molto attenti sai, per non incombere a vicende sfortunate accidentali, derivanti dal terreno che si può sfaldare. >>
<<Si starò attento non preoccuparti. >>
Romeo e Giulietta quella mattina, si sono dati appuntamento sulla cima di due aceri cremisi dirimpetto; scrutandosi uno di fronte all’altro come fossero di vedetta, mentre pare abbiano una conversazione molto romantica, dato che restano immobili, per parecchi minuti, diffondendo il loro canto di risveglio, marcato dalla solita consonante “R” ed emettono poi la risatina tipica. Si tratta di due bellissime tortore diamantine che per buon auspicio alla giornata, con il loro sodalizio, aprono le danze ai sublimabili alati, che al mattino dominano sovrani indiscussi la volta celeste, esperti di volteggi e ricolmi di giubilo e beatitudine.  Nel notare questa curiosa comparsa, il giovane entusiasta, spalanca le mani rivolte al cielo, dando vita a un sospiro di sollievo. “Grazie Signore per tutto questo splendore e per la possibilità che mi dai di poterlo ammirare” Per questo motivo preso da un impeto incontenibile, compie un giro su se stesso, volteggiando raggiante e lo stesso fa Jacko seguendolo a ruota. Respirano aria di nuova sfida, in cui i riverberi mossi dall’osservazione dell’oasi che gli si prospetta dinanzi, generano un turbinio di pensieri, mentre tutto appare nuovo, curioso e straordinario.

Volto di continuo a concludere riflessioni, in merito alla vita, il giovane si chiede come possa esistere l’avidità, la perfidia, la malvagità e altre forme infime nel contesto vitale, quando ci si potrebbe perdere in paradisi naturali come quello.
L’uomo sussiste adorno di questo fulgore, colmo di magnificenza, d’arte e cultura. Dove la natura indiscutibile esplode rigogliosa e predomina interamente su tutto.
Di cui sublimi scorci e scenografici paesaggi, contornati di acque cristalline, imperano i ruscelli, le gole, i fiumi, le cascate, i torrenti, i mari, mentre la flora e la fauna, regnano sovrane da sempre. Regalando una straordinaria suggestione e sorprese senza pari, di cui tutti potrebbero essere in grado di godere e trarne benefici. 
Si domanda come l’uomo non si possa stupire e indugiare basito, davanti a tutto questo splendore completamente dato in dono. Come non contemplare luoghi in cui la bellezza inviolata e indiscussa lascia senza respiro. In ogni caso dopo questa considerazione, mosso dal chiarore mattutino e dal fascino di essere insolitamente in un posto fiabesco, se pur reale si dice avveduto e prosegue accompagnato dal suo fedele amico.

                                                     

Avanzano incuriositi inoltrandosi sempre più a ridosso della valle. Prima però di avvicinarsi alla gente del piccolo popolo si fermano a riparo di un grande macigno cercando di raccogliere le energie e pensando a un modo plausibile per approcciarsi a loro. Le figure che tinteggiano le nuvole con le proprie movenze, mostrano delle ballerine sinuose avvolte in una voluttà permeate di spumeggiante candore, dalle sfumature multiformi che vanno dal rosa screziato al ceruleo luminescente. Gli inseparabili compagni rincorrono il sussurro della brezza, giungendo così in prossimità dello snodo di fondo valle. E si accorgono che quell’imprevedibile paesello sussiste come un vero e proprio agglomerato umano avvoltolato da un impensato bagliore velato e oscuro. È stata loro concessa la possibilità di vedere questi abitati grazie all’imperatore, giacché sono gli anteposti per ricollocare Kokhe nella sua giusta dimora, con favore dei principi sempiterni che gliene danno la possibilità. Tuttavia anche da distante il piccolo villaggio fa trasparire la sua essenza stravagante dato che si mostra interamente edificato in prevalenza aeriforme, dove la compagine appare stratificata e abbarbicata su roccia, dove sicuramente nasconde con grande cura il segreto della sua terra di origine con memorie popolari ormai sopite. Ai due prodi ci vorrà un po’ di tempo per giungere a valle poiché devono attraversare il crinale. Lo sfondo che concede il cielo in quel momento pare conferire al panorama quel simposio di elementi spettacolari e rigorosi da sorprendere. Le nuvole, infatti, tratteggiano ora con tonalità cineree e argentate una coltre di trine che incornicia il crinale, dove un maestoso blocco di pietra poggia supremo. Mentre nel suo punto centrale. la spaccatura dei raggi del sovrano regala fasci luminosi che vanno a espandersi, intercalando una sequenza di sprazzi nell’intero scenario per poi scomparire all’orizzonte.
A un certo punto compare dal nulla, una persona alquanto preoccupata e singolare. Indossa un  farsetto e una palandrana che lo ricopre completamente di color cobalto e un curioso cappello a falde larghe che gli ricopre il volto e si rivolge ai viaggiatori.
<<Buon giorno! Benvenuti a Crespadoro. Località ridente che vanta seppur velata da una screziatura verdeggiante e rigogliosa che le fa da cornice, la famosa “Cascata Calgera” che fiera e incantevole domina sfavillante la scenografia idilliaca, affiancata dal torrione Korzyk dimora dell’imperatore Xymodo. >> Asserisce l’uomo.
<<Buon giorno buon uomo  immagino sia un luogo incantevole, ma ditemi voi chi siete?>>
<<Dunque io sono Edgardo il contadino scudiero e custode e fautore del territorio di Crespadoro. >>
<<Or bene Edgardo io sono Niccolò conte Orsini di Statonia, allora dicevate che l’imperatore dimora affianco a una cascata?>>
<<Si! alla cascata Calgera di Crespadoro. >>
<< Cascata Calgera! Bene adoro le cascate attribuiscono al panorama un valore armonico, esclusivo e del tutto mirabile. >>
<< È vero padroncino sono di sicuro molto incantevoli. >>
<<Mah… vi vedo preoccupato, come mai c’è qualcosa che non và?>> Chiede il giovane notando che l’uomo sembrava avere ai piedi una tarantola che lo stesse pizzicando.
<<No! No! Non si preoccupi è che… sa il mio compito è quello di sorvegliare la valle.
Di conseguenza mi sposto continuamente per cercare di porre attenzione affinché nel paese sia tutto in ordine. In questo caso sono di fretta perché mi devo recare al più presto sull’altro versante. >> Non aggiunse altro Edgardo per paura di essere capitato in mani sbagliate, in seguito agli ultimi avvenimenti abbattutasi sulla valle Crespadoro.
<< Edgardo un impegno improrogabile spinge anche noi oltre questi confini tuttavia è stato un piacere averla conosciuta, ebbene auspico per  lei un’amabile vita. >>
<<Allora se ho capito bene siete diretti al torrione Korzyk?>>
<<Si! Adesso la salutiamo Edgardo. >> Rispose cortese Niccolò senza intrattenersi oltre con il forestiero dato che aveva fretta di andare a visionare la zona.
<<Il piacere è mio conte Orsini e faccia buon viaggio. >>
<<Anche lei buonuomo e stia molto attento. >>
<<D’accordo grazie. >>
<<Pare che tutti qui abbiano una grande fretta è Jacko?>>
<<Decisamente! Pare proprio di si padroncino. >>
<<Quindi se non c’è altro che ne dici partiamo? Ti senti pronto a incominciare tale percorso Jacko?>>
<<Si! Si! Andiamo Niccolò. >>
<<Che dici Jacko si va a conoscere questo grande piccolo popolo?>>
<<Andiamo e mi raccomando sappi che ti starò a fianco in ogni minuto. >>
<< D’accordo incamminiamoci allora. >> 
Una brezza improvvisa diffonde  una vampata di lezzo disgustoso nell’area che stanno attraversando.
<<Bleah! Che puzza!>> Esclama Jacko rivolgendosi a Niccolò strofinandosi più volte una zampa sul muso per cercare di nascondere al suo raffinato fiuto quel sentore nauseabondo, adottando delle movenze curiose da farlo sembrare un personaggio comico simpaticissimo. 
<<Hai ragione Jacko c’è nell’aria un odore decisamente puzzolente. >> Gli risponde vezzeggiandolo sul collo incitandolo a proseguire.

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In quel tempo in seguito a ore di cammino giungono finalmente ai piedi del piccolo villaggio abbarbicato nella roccia, dal cielo già faceva capolino il sovrano del cielo e quello che avvertirono in quell’attimo li inquietò un poco. I fortilizi appaiono sotto una campana offuscata da un alone verdognolo scuro.  A distanza di circa sette, ottocento metri a ridosso di un grosso albero di faggio, s’intravede un’insenatura concava da cui riconoscono che l’odore proviene proprio da lì.
<<Il tuo fiuto non sbaglia di certo! Hai ragione Jacko si sente un odore tenace e robusto; come di carne putrefatta lasciata marcire, in seguito bagnata dall’acqua piovana, unita all’odore di letamaio stagnante e putrido. È davvero stomachevole!>> 
<< Bleah! E’ nauseante! Diciamo che hai reso l’idea mio padroncino. Tuttavia che si fa ora proseguiamo ugualmente?>> Gli chiede Jacko storcendo il naso parecchio infastidito da quell’odore disgustoso.
<< Si! Jacko ci tocca. Non possiamo tirarci indietro proprio ora che una forza indiscussa ci porta a conoscere questa stirpe. >>
<< D’accordo Niccolò si procede allora. >>
Si fa vedere malizioso il tramonto e l’intera valle appare rischiarata da una patina di colori velati di arancio. Il riverbero sfumato regala delle screziature rossicce ai rilievi e la macchia lussureggiante prende vita a una colorazione bruno caffè. Salvo la parte che si stanno per incuneare i due pellegrini che appare velata di un torbido bruno verdognolo.
Subentrò il silenzio. 
Si ode solo lo smuoversi delle fronde che alla brezza del crepuscolo si lasciano andare abbandonandosi al soave dondolio. Sono immobili di fronte alla locazione e cercano a rilento di avvicinarsi all’avvallamento. A passi sicuri si protraggono in avanti decisi a fronteggiare qualsiasi entità si sveli al suo interno.
A un tratto però …
odono un effetto sonoro ampliato, pungente a momenti un lamento. Uno di quegli impenetrabili suoni al calare del sovrano del cielo, che s’innalzano qualche volta nel segreto silenzio e s’insinuano languendo nell’aria lasciandoti senza respiro. Pareva che qualcuno effondesse in quel luogo, proprio a ridosso dell’insenatura, un urlo straziante e prolungato e che qualcun altro gli rispondesse dalla selva con un sogghigno torreggiante e affilato. Mentre un sottile pungente sibilo correva ostinato sulla superficie del corso d'acqua. I due si rivolsero lo sguardo ed ebbero un momento di sospensione, dove si videro sussultare entrambi. Immediatamente una serie di piccoli Korkhy si precipita a ridosso di un cespuglio per impedire ai forestieri di commettere errori. Dalla fronda rigogliosa fa capolino il più temerario dei Korkhy che parla in nome di tutti, giacché preoccupati per le conseguenze che potrebbero avere qualora entrassero in tale cavità. Il popolo dei piccoli Korkhy si vede indotto se non altro a impedire a chiunque di proseguire nella direzione dell’insenatura concava che svela un oscuro alone di mistero. Allo stesso tempo si domandano, come mai questi nuovi venuti siano stati in grado di percepire la loro posizione, poiché nel circondario nessuno distingue la loro presenza celata nei pressi di quello scorcio di gola.
<<No!…fermatevi! Per l’amor del cielo. Non seguitate oltre gentili viaggiatori!>> esclama una vocina flebile e malinconica.
<<Bene! Chi sei dove ti nascondi?>> Domanda Niccolò rivolto a quell'esserino, mantenendo il tono di voce sereno.
<<È lì! Guarda! Dietro quel viluppo verdeggiante padroncino. Si tratta di un piccolo Korkhy si vede dal momento che attorno a lui si è formata un’aura nera che come tu sai, indica frustrazione e specifica in qualche modo la rovina. >>
<< To'! Jacko mi pare di capire che tu riesci a vederne l’aura?>> Gli chiede il giovane strofinando la mano destra sul dorso del cagnolone.
<< Si padroncino è facile per me scorgerla, probabilmente grazie al Principe Sempiterno Sovrano che me ne ha concessa la facoltà. >>
<<Capisco. >> Da risposta il giovane che a quel punto si dispone con un ginocchio a terra. Bensì l’altra gamba la tiene rialzata per mantenere l’equilibrio e con la mano sicura preleva dal suo nascondiglio il gracile Korkhy.
In quello stesso istante un luminoso bagliore fuoriesce dal bottone zircone di Niccolò per poi dileguarsi lievemente lasciando libero il bottone da tale luminosità tornando in un breve secondo alla normalità.
“Ulp!” “ Cos’era?" “… mi sarò sbagliato non è nulla.“ Rifletté rispondendosi da solo stupito da quell’accecante abbaglio momentaneo. 
<<Benarrivato piccolo amico! Mah... tu stai tremando? Non devi spaventarti di noi, veniamo in pace non temere, piuttosto vuoi dirmi cosa ti succede?>> Gli domanda rassicurandolo dandogli una sottile carezza.  
<<Sigh… sigh… buon giorno a voi benevoli visitatori. Sono disperato come tutta la mia gente. Tuttavia indugio stupito allo stesso tempo che voi siate riusciti a scorgerci. >>
<<Per fortuna direi… dato che avverto in voi la necessità di aiuto. Probabilmente vi abbiamo notato poiché giungiamo da un luogo molto lontano, allo stesso tempo il nostro arrivo è strettamente collegato al vostro mondo. Siamo  riusciti a vedervi rispetto a chi abita nel borgo proprio per questo motivo. >>
<<Oh! Capisco! Sapete una realtà terribile si è avventata nella valle. >>
<<Ci dispiace ma di che cosa si tratta?>>
degli esseri spaventosi si sono insinuati nella valle. >>
<<Davvero?>>
<<Tuttavia mi rammarico che non si trovino soluzioni a un enigma che assilla la valle.
Mi domando a questo punto cos’altro si possa fare per sconfiggere tale malaugurio. Anche se per il momento tali esseri abnormi sono lontani da qui a commettere chissà quale bassezza. >>
<<Ecco… piccolo amico, questi presunti esseri ora lontani chi sarebbero?>>. Gli domanda il giovane storcendo un po’ il naso, senza però far trasparire l’imbarazzo che prova a causa del lezzo che emana il piccoletto.
<<Già! Vorrete di sicuro conoscerne i particolari?>>

*    … Pausa intensa di silenzio da parte del piccolo Korkhy che triste assume un portamento abbattuto, le spalle gli discendono ricurve all’ingiù in segno di arrendevolezza e si nota che gli occhietti sono volti al pianto. 

<<Ciò nonostante piccolo amico non essere in apprensione, forse siamo in grado di aiutarti prova a fidarti di noi e raccontaci ogni cosa. >> Gli dice il giovane rincuorandolo essendosi accorto dell’imbarazzo del piccolino.
<<Chissà? Si forse è il caso io mi fidi di te, dal momento che percepisco la tua lealtà attraverso il tuo sguardo che stilla serenità e soprattutto viaggi accanto al Principe delle montagne. >> Replica il piccolo Korkhy piagnucolando sommessamente.
<<Come sarebbe a dire il Principe delle montagne a cosa ti riferisci?>>
<<Al tuo cagnone no! Sciocco! Devi sapere che la sua razza è considerata suprema e privilegiata. Ritenuta per questo sovrana delle valli, dove fiera domina indiscussa il territorio, perseverando a mantenere la pace e l’obbedienza nei pascoli di cui è protettore e reggente. >>
<< Wow! Non avevo dubbi che fosse celebre questa razza, lo merita devo dire. >>
Jacko a quel punto scodinzola incuriosito e giocoso, cercando di sovrastare Niccolò per farsi presentare il nuovo piccolo amico. 
<<Ah! Sì! Certo… lui è Jacko il mio fedele amico e compagno di viaggio. Te lo presento. Tuttavia dimmi ora cosa ti angustia in questo momento per ridurti in questo stato?>>
<< Ti racconto tutto se mi fai accomodare sulla groppa del principe. Sai ho sempre desiderato farlo ma non ne ho mai avuta la possibilità. >> Gli dice simpaticamente il piccolo Korkhy con un’emozionante euforia se pur combinata alla preoccupazione che lo attanaglia per le sorti del suo popolo e dell’intero territorio di Etruria.
<<Ma certo ci mancherebbe. >> Risponde il giovane ponendo il piccolo Korkhy nel dorso di Jacko che compiaciuto si accomoda in posizione seduta scostandosi oltre un paio di metri dalla cavità maleodorante. Contemporaneamente gli altri Korkhy dal punto strategico verdeggiante che li vede sottrarsi alla vista degli estranei, si sono posti ben celati a ridosso di un folto rigoglio di cespugli, scrutando di nascosto e con ansia la relazione, che sta trattenendo il loro governante per antonomasia. Il piccolo Korkhy soddisfatto di essere in groppa al principe delle valli si mostra in ogni caso giocondo, anche se il suo aspetto lascia a desiderare, giacché non ha più il cappello, ha la chioma completamente rasata e i vestiti sono laceri e sufficientemente puzzolenti. Comincia pertanto a riferire gli avvenimenti raccapriccianti del periodo trascorso ai due viaggiatori.
<<Anche se sono angustiato, non dimentico le buone maniere. Di conseguenza mi presento il mio nome è Kykhy sono il più anziano della stirpe dei Korkhy. I miei piccoli confratelli mi ritengono per questo loro governatore. Ci tengo a precisare che abitualmente non puzzo in questo modo e soprattutto non ho l'abitudine di indossare vestiti laceri e sdruciti, di solito i miei capelli con la mutevole ciocca sono notevolmente rigogliosi; bensì come vedi dal mio aspetto degenerato, si può intendere in quale momento particolare siamo incappati, dove oltretutto ci rende apprensivi e perplessi. >>
<< Molto onorato Kykhy io sono Niccolò e Jacko è il mio fedele amico come avrai capito. Non ti devi preoccupare per il lezzo che emani, credo di capire che non dipenda da te. Sono fin da ora seriamente preoccupato al pensiero di quanto mi stai per dire, sembra piuttosto inquietante, cosa vi è successo?>> Gli chiede Niccolò angosciato per quello che gli confesserà, notando la piccola figura tremolante e spennacchiata, tuttavia molto graziosa, che dimostra un’età che si aggira sui quarant’anni non di più.
<<Devi sapere che una ventina di giorni fa si è abbattuta sulla regione una raffica di maltempo infernale. Una scura perturbazione atmosferica imperversava sul territorio, generando una serie di diluvi che hanno fatto in modo ne risentissero gli abitanti e sopra ogni cosa il nostro amabile imperatore Xymodo e da lì nessuno è riuscito più a venire a capo di questioni davvero inspiegabili e terrificanti. >> 
<<Oh! Finalmente apprendo che veramente siete le unità assegnate all’imperatore di Crespadoro, ma continua pure scusami dell’interruzione. >>
<<Non fa nulla non preoccuparti. Stavo dicendo… la notte dell’accaduto si è presentata all’improvviso una persona a noi nota per nomea, non certo per il vanto di conoscerla personalmente e ci ha debellato della nostra forza rigenerante. >>
<< Ops! Mi dispiace. Piccolo Kykhy mettiti tranquillo e racconta. >> Gli dice il giovane ponendosi accanto a Jacko che sostiene orgoglioso sul dorso il piccolo Korkhy che si è posto a ridosso delle orecchie.
Così il piccolo Kykhy comincia turbato il suo racconto trasudando ansietà, districandosi come meglio poteva lasciando scorrere a fiotti le parole, come se temesse di non avere modo di raccontare tutto per paura che sopraggiunga un’entità che glielo impedisca. Allo stesso tempo sentendosi a proprio agio di fronte ai nuovi venuti, di cui si compiace esserne amico, si lascia andare svelando man mano le verità che lo angustiano.
<<Ebbene quei putridi ci hanno brutalmente privato di ciò che ci appartiene, caratteristico punto di forza per la mia stirpe, in altre parole della nostra capigliatura, rasandoci totalmente a zero. >>
 Ammutoliti e pronti ad ascoltare con curiosità Jacko e Niccolò posano lo sguardo sul piccolo Kykhy senza toglierli gli occhi di dosso.
<<Dovete sapere che all’esterno della nostra dimora quella notte la tempesta imperversava furente nella valle e la furia delle correnti frustava le pareti dei nostri fortilizi; tentando di irrompere all’interno, producendo un fracasso infernale, sbattendo portoni, percuotendo le fenditure e tediando il tetto. I Korkhy si erano raggruppati tutti nella mia dimora giacché è la più imponente e accoglie benissimo i miei conterranei, che in totale ci contiamo, siamo in trenta. Uniti si pensava di fronteggiare quel maltempo che si sperava fosse transitorio. La tormenta con furore costante graffiava le pareti fintanto che a un certo punto sembrava che la sua avvisaglia si placasse, invece subito dopo volgeva nuovamente la sua presenza imperterrita. In seguito si quietava per un momento, per poi ricominciare di nuovo irruenta, sbattendo i suoi soffi nei giunchi del focolare con un urlo ilare e falso, dando seguito a tutta una serie di sibili, boati e fischi infuriati, che irascibili s’insinuavano fra le pareti ponendoti seriamente in accorata apprensione. E…
<<Prosegui piccoletto che cosa avvenne dopo?>> Domanda Niccolò.
<<… Dunque avvertii una vocina flebile e tremante raccolta sul fondo della parete che cercava in qualche modo di parlarmi. “Che succede Kykhy?”. La voce era di Kyushybe la mia dolce benevola dagli occhi splendenti.  E io le parlai calmo dichiarando di stare tranquilla. Kyushybe non oso immaginare cosa stia accadendo. Cerchiamo solo di stare più sereni possibili, magari in un secondo momento tutto questo frastuono si placherà. Le risposi. Lei capì che non potevo nulla e si disse d’accordo tranquillizzandosi. >>
<<Che carina Kyushybe e per fortuna fu comprensiva ascoltandoti. Ma prosegui pure Kykhy. >> Gli disse Niccolò.
<<Ebbene! Si sentiva l’acqua scendere a getti e per poco non incombemmo in un avvallamento che ci avrebbe letteralmente sommerso. Il buio della notte si offriva funesto e tenebroso, lasciando trasparire solo alcuni spiragli di fulgore rischiarati dai tuoni e lampi che infierivano rabbiosi nella superficie... intanto una figura adirata e malvagia, nello stesso tempo nell'animo disgraziato e infelice, s’introduceva lenta nel nostro villaggio. >>
<<Oh!>> Esclamò istintivamente Niccolò.
<<Pertanto a seguito di un frastuono assordante tutti tacquero ammutoliti, spaventati da quel rumore generato dalla furia della tempesta. Come svaniti prestammo attenzione a quel rimbombo, senza riflettere a un rumore breve ora più vicino che si assottigliava a ridosso dell’ingresso della mia abitazione… finché la porta… si spalancò!>>
<<Oh! E che cosa vi entrò?>> Domando Jacko.
 <<Ulp! Ehi… sogno o sono desto? Questo cagnone parla! Oltre che a essere Principe delle valli?>> Disse il piccolo Korkhy sorpreso e felicissimo di costatarlo.
<< Ebbene si!  In ogni caso ero convinto di sentirlo parlare solo io, a quanto pare i Principi Sempiterni sanno come distribuire i loro prodigi e soprattutto di chi fidarsi. >>
<< Si padroncino, favorire delle opportunità dispensate dai reali, è in verità un privilegio destinato a pochi, si mostra prevalentemente un’esclusiva legata alla realtà Koketzy, semmai un comune mortale dovesse incontrarci non credere che possa ascoltare la voce del Principe delle valli. >> Gli rispose risoluto Jacko.
<<D’accordo bel cagnolone ne sono fiero. A proposito ti piace molto essere denominato Principe della valle è?>>.
<< Bèh! Devo dire che mi ci crogiolo un po’, non lo trovi grazioso?>>
<< Mah certo ti si addice proprio. >>
<<Ops! Scusaci! ora prosegui pure piccolo amico. >>
<<Beh! Allora stavo dicendo… a causa di quella risonanza che aveva schiuso la porta, la vampa di rosso fuoco che bruciava nel focolare prese a serpeggiare furiosamente cercando di protendersi verso quell’essere dalla presenza lercia che aveva appena varcato la soglia. Un’aura torbida e nera sovrastava l’uscio e uno per volta i piccoli Korkhy correndo copiosi si rifugiarono in tutta fretta di rimpetto alle finestre, accovacciandosi tremolanti e impauriti, scrutando di sottecchi la figura che non distinguevano bene e per ora rimaneva immutata e ferma sull’ingresso.
<<Ho mamma! E quindi?>> Domanda inquieto il cagnone.
<<Ebbene! Ci ritrovammo all’istante avvolti nel completo silenzio… ghermiti improvvisamente da un’esalazione sgradevole che fluttuò nell’ambiente. Eravamo in preda alla paura. Indugiai fisso, come fossi stordito cercando di mantenermi calmo. Poi solerte quella specie di scimmione si mosse, sobbalzò e s’incammino verso di me. Mentre un’aura verde scura tendente al nero sovrastava tenace un'altra volta la soglia, da dove emerse furiosamente in tutta la sua figura… >>
<<Cosa? Cosa emerse?>> Chiese nuovamente il cagnolone ansioso di sapere di quale entità si trattasse.
<<Ecco! Un titanico Kokhet! Un enorme gigantesco e corvino Kokhet dai grandi occhi strambamente fuori dalle orbite. Si muoveva a rilento per via della pancia abnorme che gli conteneva i movimenti, voltandosi indietro qualche istante per controllare che nessuno uscisse. Si fermò emettendo un rumore fastidioso con le mandibole, volse la testa piena di peluria impregnata di un intingolo viscido, giallognolo e puzzolente che ricopriva tutta la sua corporatura purulenta, allo scopo di grattarsi il ventre con la punta aguzza di un’unghia che gli usciva spropositata dalla mano destra. Sicuramente la sua altezza superava  il metro che per noi è sicuramente notevole, al punto che rimanemmo spiazzati, inermi e sfiduciati sul da farsi, se cercare di attaccarlo o rimanere fermi ad attendere gli eventi. >>
Niccolò chiamò vicino a sé Jacko e accostandosi a rilento in prossimità dell’orecchio in un sussurro gli disse: << Bel cagnone mi sa proprio che si tratta di Kokhe che ne dici?>>
<<Si padroncino credo proprio sia così. >> Gli rispose sottovoce.
<<Ebbene Kykhy non sapevate con esattezza chi fosse allora?>>
<<Lì per lì mi venne da pensare a un solo possibile Kokhet che raggiunga quell’altezza del genere, ma non era accettabile. No! Non sopportavo la sola idea che poteva essere chi pensavo. I suoi indumenti erano putridi, laceri, maleodoranti ed emanava fetore da ogni parte, rendendo l’aria irrespirabile, impregnando ogni granello di pietra con quell’odore ripugnante, che non saprei nemmeno descrivere da tanto puzzava, infatti, ne siamo impregnati ormai tutti noi come vedi, o meglio senti?>>
<< In effetti, ma non preoccuparti prosegui pure. >> Lo rassicura il giovane.
<<Dunque! A fatica respiravamo cercando di trovare un barlume di aria custodito magari in qualche punto remoto nell’atmosfera, per evitare di rigurgitare. Slam! sentimmo!>>
<<Ops! Cosa successe?>> Domandò Jacko.
<<Accadde che a un certo punto un colpo ben assestato decretò la fine della taciturna attesa che aleggiava inquieta e disperata nell’ambiente. >>
<<E dopo? Dopo che cosa successe?>> Chiese sempre più ansioso il cagnone.
<<Ebbene… il gigantesco Kokhet depose rapido ai miei piedi una bestiola in fin di vita. … Argh! Esclamai. Era… un coniglio selvatico di cui si vedevano orribili squarci che gli avevano ridotto a brandelli il muso, il torso e le orecchie. “Ohh!” “Noo!” Giunse un gridolino di rimprovero e costernazione da parte dei piccoli Korkhy. Mentre l’enorme Kokhet si sentì fissato da tanti piccoli occhi che lo scrutavano con monito, carichi di un dolore attonito, provando disgusto contro quell’essere che permetteva quel gesto di inumana nefandezza. >>
<<Che ignobile gesto. E il coniglio?>>
<<In quel momento la bestiola protesa a terra inerme e debole… ebbe un ultimo fremito e morì>>.
<<No?>>
<<Già! Lo sgomento totale era sugli occhi di tutti. Gli eventi si svolsero a una velocità eccezionale, senza nemmeno avere il tempo di reagire… poi sentii all’improvviso qualcosa come un arto superiore nero e maleodorante che mi lambiva il volto. La mia Kyushybe d’istinto si avvicinò di corsa cercando di trattenermi, ma non vi riuscì poiché il lurido la mandò distante con una manata. Povera pensai. Mi mancò il respiro per l’irruenta presa, fui sbigottito e attonito dalla rapidità di quell’essere, percependo del tutto la sua rabbia. >>
<<Oh! Mamma mia! E cosa fece dopo?>> Chiese il cagnone sgomento dal racconto.
<<Ebbene il putrido continuò imperterrito la sua minaccia silente e maleodorante, togliendomi bruscamente il berretto con una furia inaudita e a velocità sorprendente mi fece lo scalpo, accertandosi di raparmi a zero. >>
<<Nooooh! E cosa adoperò per rapare una testolina piccola come la tua?>> Gli chiese sbigottito Niccolò.
<<Utilizzò la lama di selce di un piccolo pugnale rendendo concreto il lavoro con tale precisione da stupire, per il solo fatto di non scalfire nessun altro punto della pelle, a lui interessava eliminare la capigliatura, dove ogni volta che si avvicinava alla faccia come effetto quasi svenivo dalla paura. >>
<<Oh! Poverino!>>
<<Pertanto rimasi allibito e spaventato sapendo di non poter essere di conforto ai miei piccoli compagni, poiché impossibilitato ad aiutarli. Ero dispiaciuto soprattutto di non poter rincuorare Kyushybe a causa del contraccolpo perseguito per mano di quel puzzolente Kokhet. Disperato mi armai di coraggio e gli urlai con quanto fiato avessi in gola di lasciarmi andare. >>
<< Caspita! Nessun altro oltre a te riuscì a fare nulla?>> Chiese Jacko affannato dal racconto.
<<Jacko mi chiedi se qualcuno in quell’occasione ha osato ribellarsi?>> Domanda Kykhy.
<<Si procedi pure. >> Dà risposta Jacko.
<<Oh sì! Si mossero spavaldi Kakrer e Kruya. Il piccolo e audace Kakrer dalla pelle lievemente scura e bronzea, che gli conferisce un’aria davvero notevole; curioso e burlone, dal nasino all’insù e un vigore riconosciuto da noi tutti come il più forte del villaggio. Poi Kruya dalla linea sottile a vedersi ma robusta negli arti; munita di una bellezza cerulea che la distingue. Decisa e veloce si avventò dall’altra parte del locale. Ciò nonostante entrambi si dovettero pentire subito dopo per essersi parati davanti a sfidare quell’individuo. >>
<< Accipicchia! Che cosa successe?>> Domandò Niccolò.
<< Ebbene! Kakrer si mise a correre come un ossesso giungendo feroce, ma capirete che la sua piccola statura nulla poteva contro un avversario del genere. Cercò meramente di aggrapparsi al ginocchio destro sudicio e fetido facendo leva con le braccia per distoglierlo da me. Mentre Kruya piccola e spavalda guerriera, prese d’assalto l’altro ginocchio cercando di fare lo stesso. Tutti gli altri non ebbero nemmeno la maniera e l’occasione di poter reagire in nessun caso. Ciò nonostante il lurido reagendo imbestialito alla sfrontatezza dei piccoli Korkhy li scaraventò con un colpo secco, dirimpetto al focolare, che per fortuna non ebbe a ferirgli la pelle con il fuoco. Gli altri piccoli rimasero attoniti e ammutolendo si videro persi in quello che per loro era davvero un momento nefasto e si costrinsero fermi e arrendevoli abbarbicati alla parete… >>.
<<Uhm! Che momento d’incredibile tensione. >>
<<Già! Pertanto l’essere immondo infastidito dal mio sbraitare, una volta portato a termine la rasatura mi scaraventò a terra, da dove mi raccolsi alla meglio imprecando di lasciare stare tutti gli altri. >>
<<E a quel punto lui cosa fece?>> Domandò Jacko.
<<Bè! Non emise parola. Puzzava da morire e si comportava come una bestia idrofoba. Non c’era modo d’interagire con lui, svolgeva le sue nefandezze e basta, senza poter lasciare alcuno replicare. Catapultandosi sui miei piccoli amici per eseguire gli scalpi senza sosta. Sembrava cieco, insensibile, sordo, furibondo, serpeggiando iracondo come una molla da tutte le parti. Pareva essere informato del nostro segreto, di conseguenza riuscì a metterci con le mani al muro impossibilitati non solo di aiutare l’imperatore ma anche la nostra gente. >>
<< Gulp! Sono senza parole… e poi?>>. Chiese angosciato il giovane. Mentre il Korkhy parlava, persuaso e di riflesso continuava a carezzare il cagnolone che si era posto sdraiato a terra avendo percepito che l’omino ne avesse ancora per molto.
<<Poi… il sordido puzzolente riuscì a portare a compimento il suo intento di rapare a zero tutti i membri della mia stirpe, seguitando imbestialito e veloce; afferrandoli uno per volta per sottoporli a quel rito personale, privandoli della mutevole ciocca, con tale furia nefanda e irosa da lasciare senza fiato i poveri Korkhy. Mentre in contemporanea andavamo sempre più soggetti a impregnarci di quell’olezzo che si appiccicava alle membra, penetrando in ogni piccola parte del corpo, del tutto insolente e lercio. >>
<<Come siete riusciti a divincolarvi da tale personaggio?>>
<<Ecco! Kyushybe venne gemendo addolorata vicino a me dicendomi che per noi era giunta l’ora dello sbaraglio e che non saremmo mai riusciti a liberarci di quel putrido. Potete immaginare con quale tristezza nel cuore e grande perplessità le dissi che non doveva preoccuparsi, qualcosa di sicuro sarebbe successo per porre un freno a tale nefandezza, non poteva finire tutto così. >>
<<E quindi?>> Rimbeccò Jacko.
<<Quell’essere a stento e biascicando parole incomprensibili, fece in tempo a spostarsi di due passi fuori dalla mia abitazione e… >>
<< E… cosa? Cosa? E poi ?>> Chiede nuovamente Jacko a quel punto piuttosto scosso.
<<Le condizioni climatiche volte al maltempo hanno pensato bene di porre fine a quell’intrusione, distogliendo quell’essere immondo dallo starci addosso, nonché con la loro venuta malauguratamente generarono un altro terribile cataclisma. >>
<<Ancora! Cosa successe?>>
<<A causa del temporale un furore generato dal firmamento esplose in un pandemonio. Un tale paradosso da sovrastare tutta la zona circostante generò un boato intenso e forte da ostacolare addirittura i tuoni e fulmini che imperversavano nella valle…>>
<<E ?>> Aggiunse Niccolò.
<<E malauguratamente attorno al putrido si realizzò tutta una serie di ripercussioni luminescenti e spaventose. Mentre una coltre tremenda di nebbia e miasma vorticava in continuazione al punto da sembrare un turbine, avvolgendolo inerme e spostandolo al suo centro. Bensì dopo una serie interminabile di scorrimenti vorticosi ne scaturì… sventuratamente … un’altra creatura del tutto identica a Kokhet. >>
<<Nooooooo! Impossibile!>>. Gridò Niccolò che prese ad accarezzare Jacko spasmodicamente.
<<Infatti. Non pareva possibile tale eventualità, ma ora erano due. >>
<<Pazzesco! Si era replicato sotto la pioggia. E dopo cosa accadde?>>
<<Si! Si era riprodotto sotto l’influsso del temporale e subito dopo nel modo in cui era arrivato, così se ne andò, correndo come un ossesso. >>
<<Correva? Chissà perché?>>
<<Pareva rinvenuto forzuto e malvagio, ma allo stesso tempo furioso e spaventato, forse scosso dal temporale stesso; infatti, con le mani sopra la testa, come a tenersela per un dolore incomprensibile pareva impazzito. >>
<<E l’altro?>>
<<Invece la sua esatta copia solo di figura, ma non di ragione poiché pareva un fantoccio senza l’ausilio di parola, lo seguì alla stessa stregua situato dietro.  Come comprenderai siamo sfiniti e sterili nel formulare qualsiasi piano. Riservandoci magari l’eventualità di provare qualche tentativo diurno. Poiché scoprimmo in seguito che il loro agire è prevalentemente notturno; di conseguenza ci consentirebbe se non altro di rifugiarci da qualche altra parte. A ogni buon conto e purtroppo per ora, ancora non abbiamo perorato quest’eventualità. >> Dichiarò il piccolo Kykhy quasi senza riprendere fiato fra una frase e l’altra.
<<Inaudito mi dispiace molto e dove sono ora i tuoi piccoli benevoli amici, cosa intendete fare, o meglio come pensate che siamo in grado di aiutarvi se non ci fate proseguire a esaminare nella cavità?>> Gli chiede Niccolò dopo aver ascoltato con accorato stupore il racconto. 
<<I dolci Korkhy restano in attesa di una mia parola di conforto nascosti dietro a dei grovigli, mentre v’impediamo di proseguire nella cavità per il semplice motivo che è preferibile per il momento non introdurvisi. >>
<<Per quale motivo?>>
<<Poiché pare che lui principalmente porti dentro la selvaggina, ma in un secondo tempo anche esseri umani del tutto ignari e sprovveduti. >>
<<Sul serio? E non hanno potuto difendersi?>>
<<Ebbene il putrido Kokhet li recluta in maniera ingiusta e spregevole, muovendosi furente per le vie di Crespadoro e Altar Knotto. Una volta introdotti all’interno del suo covo dà seguito a un incredibile mutamento. >>
<<Come sarebbe mutamento?>>
<<In quel luogo le nuove creature a sua immagine e quelli reclutati, ne riemergono riprovevoli e putride come lui se non peggio,  educate a uscire solo ed esclusivamente se lui lo permette. >>
<<Capisco!>>
<<Appunto per questo chiunque cerca di avvicinarsi alla scanalatura è subito preso di mira dagli stessi che danno seguito a ringhi, latrati, mugugni rabbiosi. E  come bestie afferrano con i denti qualsiasi cosa fino a che non convertono all’interno i malcapitati. >>
<<Pazzesco!>>
<<In conclusione con gran rammarico ora come ora, non siamo più in grado di recarci dal nostro imperatore. Non solo, siamo scoraggiati amaramente, giacché l’immondo che perseguita la mia gente non ci lascia agire in alcun modo. Siamo costretti per questo a stare barricati in casa da una certa ora in avanti, con la paura che possa spuntare fuori da un momento all’altro a compiere chissà quale scelleratezza. Talaltro nella circostanza di quella stessa notte si è rivelato un altro scherno del destino del tutto riprovevole. >>
<< Bleah! Disapprova Jacko sconcertato da tali notizie.>>.
<< In realtà, laddove si dovessero imbattere in persone consuete li imprigionano all'istante conducendoli all’interno di quella spelonca putrida. Una volta là li tormentano restandogli alle costole ogni secondo, paralizzandoli alla parete. Dando seguito a un’interminabile successione di ringhi selvaggi e aggressivi, sfoderati  a ripetizione lambendo il volto dei malcapitati. I disgraziati senza scampo rimangono impregnati dello stesso viscido intingolo giallognolo e maleodorante che si portano dietro quegli esseri come souvenir. Insomma! un susseguirsi di azioni ripugnanti che proseguono fino all’arrivo del loro capo che afferrati i poveretti li converte al suo volere decidendone le sorti. >>
<< Mah! È spaventoso! Dichiara Jacko stupito di quanta cattiveria possa generarsi e per quale motivo poi?>>
<<Jacko ha ragione molto probabilmente qualcosa ha scatenato la sua furia che da seguito a comportamenti del tutto inspiegabili e abominevoli, a questo punto mi sorge un dubbio, voi conoscete il nome di questo Kokhet?>> Chiede Niccolò rivolgendosi a Kykhy.
<<Bèh! Sì abbiamo avuto la certezza che si trattasse proprio di lui da un particolare, il suo nome è Kokhe, soprannominato dalla gente di Crespadoro il tormento di Altar Knotto. >>
<< Tsè! Non ci posso credere è colui per il quale il principe sempiterno ci ha fatto giungere in questo luogo, ai fini di ricondurlo alla sua locazione natia. >>
<< È vero padroncino è possibile quindi che sia più facile di quanto immaginavamo catturarlo. >>
<< Così sembrerebbe, dal momento che sappiamo dove si trova. … No! No! Troppo facile probabilmente. >> Accentua il giovane.
<<Per l'appunto anch’io non ne sarei molto sicuro, anche perché non vi ho detto tutto!>> Gli dice agitato il piccolo Kykhy.
<<Allora continua perché dubiti che sia facile?>> Gli domanda Niccolò.
<<Sì indubbiamente non sarà facile e vi spiego anche perché. >>
<< Ti ascoltiamo. >>
<<Dovete sapere che in questi giorni a seguito dell’irruenta tempesta che si è accanita sulla vallata; l’orrido si è potuto moltiplicare a dismisura, giacché è perdurata per giorni e a quanto pare proprio dal maltempo trae la sua forza rigeneratrice. Con la conclusione che per le arterie di Crespadoro e Altar Knotto sussistono più di un Kokhe. Per di più pare che i replicati non abbiano il suo stesso potere; perché sono guidati della sua stessa ira, però sono adibiti a plotone esecutivo, per sequestrare quanti più presenti inermi sono capaci. Generando in questo modo una sorta di tormento comune, poiché suscitano terrore nella valle di Crespadoro e soprattutto ad Altar Knotto. Il luogo in cui si raggruppa con i suoi simili ai fini di eseguire degli sgarbi orrendi e spaventosi alla popolazione, specialmente di notte. >>
<<Bisognerebbe riuscire a riconoscere il vero Kokhe. >> Asserì il giovane.
<<Certamente! Sarebbe fondamentale riuscire a distinguere qual è l’originale che detiene il potere. Inoltre per riuscire a sgominarlo chiedendo la sua resa, bisogna far corrispondere determinati punti cardine. Vale a dire che si potrà realizzare la sua cattura solo ed esclusivamente se si rispetta un determinato intervallo della giornata, a seguire deve esserci un clima specifico e soprattutto deve svolgersi a una determinata ora. >> Dichiara il piccolo Korkhy.
<<Perdinciribaula! Si sono raddoppiati? Pazzesco!  Ora si che sembra complicarsi la faccenda, come sarebbe a dire in un certo momento particolare?>>
<< Proprio così! La sua cattura si potrebbe realizzare nell’unico momento in cui è vulnerabile dato che si presenta con le sue vere sembianze solo ed esclusivamente in quell’istante. >>
<<E quando sarebbe il momento opportuno?>> Domanda Jacko.
<<Succede solo nell’intervallo in cui il sovrano del cielo scende all’orizzonte lasciando il posto alla fievole luna. Ecco può verificarsi la capitolazione proprio in quel preciso istante, al crepuscolo e alle condizioni atmosferiche favorevoli volte a un tempo ideali. O meglio deve esserci un cielo limpido e azzurro… ebbene in quel preciso istante lui è per un attimo se stesso ed è possibile a quel punto raggirarlo affabilmente per ricondurlo ai Principi Sempiterni. >> Riconferma Kykhy.
<<Con le condizioni ideali sarebbe quindi possibile riuscire a riconoscere Kokhe. Ciò nonostante come si può fare dal momento che a quanto dici si mostra straordinariamente moltiplicato?>>
<< Allora sappiate che esiste una possibilità!>>
<<Ah! Si? E quale?>>
<<Soltanto uno è riconducibile alla sua vera identità poiché presenta una peculiarità solo a lui riconosciuta come vi dicevo prima. >> Gli risponde con una nuova luce di speranza negli occhi il piccolo Korkhy.
<<Ah! Dimmi Kykhy allora qual è?>>
<< Ecco noi come unità siamo tenuti ad avere presente le caratteristiche che distinguono tutte le stirpi dei Kokhet, seguendo le peculiarità di ognuno, anche se facenti parte di altre giurisdizioni; seguendo l’espansione della nostra storia, attraverso informazioni che ci sono fornite direttamente dall’imperatore di Xzarlopea. Ebbene Kokhe appartiene proprio al sito originario di Saturxzarlopea che per noi è notevole e sommo, cui fanno a capo tutti i discendenti, in cui fin dall’inizio dei tempi sono stati dati alla luce tutti i Kokhet. Nel luogo in cui è fondato il castello d’oro Shuri-Jo, dove sono custoditi i Principi Saggi Sempiterni che determinano il proseguimento dei reali, del genere umano e delle loro giurisdizioni. Dove lo stesso Kokhe ne era dirigente operando nella Tarsia di Saturxzarlopea come braccio destro del Grande Principe Sovrano Sempiterno Krohtnal.  >>
<<Infatti, abbiamo avuto notizie in merito. >>
<<Dovete sapere che noi tutti, infatti, siamo stupefatti nel constatare tale manifestazione rabbiosa inspiegabile e deleteria, non riusciamo a concepire il fatto che possa essere successa una cosa del genere. >>
<<Immagino. >>
<<Tutto ciò sembra inverosimile dal momento che si aveva stima di lui. Ripeto per nomea tutti noi eravamo a conoscenza delle sue buone qualità. La straordinaria bravura che dimostrava nel discernere le virtù, il peculiare equilibrato senso del giudizio, la particolare sconfinata e stimata professionalità nel decretare amore e riversarla al suo popolo affianco al suo principe era leggendaria. Quindi puoi immaginare che sia stato un duro colpo per noi decretare la sua follia. >>
<<Lo immagino si! E perciò come riconoscete che sia lui allora?>>
<<Ebbene! L’elemento che lo contraddistingue è racchiuso nel suo profilo genetico. >>
<<Sul serio e di cosa si tratta?>> Domanda Jacko.
<<Ecco lo distingue dagli altri un particolare curioso solo a lui devoluto. Nondimeno siamo costernati da tutto ciò. Ci dimostriamo disperati e non solo preoccupati per noi, bensì tutti siamo dispiaciuti che gli sia successa una cosa del genere. >> Gli dice il piccolo con aria confusa e assorta nei suoi pensieri.
<<Beh! In questo momento forse posso chiarire io i presupposti che l’hanno condotto furibondo in questa valle e per quale ragione. >> Afferma Niccolò rivolto al piccolo Kykhy.
<<Oh! Si ti prego? Riportami almeno una giusta spiegazione che possa rasserenarci dal pensare che sia del tutto impazzito e abbia definitivamente perso il senno. >>
<<Certamente! Sarà mia premura illustrarti per quanto mi è possibile quello che sono venuto a sapere grazie all’imperatore di Xzarlopea. >>
<<D’accordo ti ascolto. >>
<<Devi sapere che molta gente a Xzarlopea è impensierita per quanto è successo. Lo stesso imperatore Principe Sovrano Sempiterno Krohtnal che dimora nell’incantevole castello d’oro Shuri-Jo ha informato l’imperatore di Xzarlopea che a sua volta ha messo al corrente me di questo fatto trascendentale, che ha generato tutto ciò. >>
<<D’accordo ma quale entità può avere scatenato tale cataclisma interiore, di una persona prima così influente e beniamino di tutti i Kokhet e dopo incredibilmente mostruoso?>> Domanda il piccolo Kykhy.
<< Ebbene il motivo che ha scatenato la collera di Kokhe è scaturito dalla sciagura legata alla spaccatura della Tarsia di Saturxzarlopea. >>
<<Come sarebbe? Da cosa è dovuto?>>
<<Ebbene la spaccatura è stata provocata da un grave terremoto. Durante il tempo in cui il piccolo Kokhe è stato il primo a subirne gli effetti, poiché le scosse gli hanno fatto dare una potente testata contro la facciata di supporto della stessa. >>
<<Accidenti!Ho capito! Ecco spiegato il motivo della sua follia allora?>>
<<Infatti! Per altro lui ha reagito subito in modo disdicevole, perdendo del tutto il senno; dimenticando chi in realtà fosse, senza dare al principe il tempo di farsene una ragione tangibile. Subendo un’orrenda trasfigurazione a causa della perturbazione atmosferica. Mentre in un modo del tutto imprevisto, oltrepassando la fascia ascensionale si è fatto spazio con idrofobia attraversando il tracciato di demarcazione del sito. Da lì in poi pare sia incredibilmente scomparso. Kokhe come pervaso da un’entità diabolica che si servisse a pieno delle sue facoltà, si è trasformato in un essere inferocito, sordido e nauseabondo. Con certezza si sa che pareva impazzito, proseguiva rapidamente come morso da un geco, urlando e strepitando. I principi sempiterni sono riusciti poi decretare dove si fosse diretto tramite l’aura scura che si è propagata nel portale per un breve tempo a seguito di un riverbero luminoso e fulmineo. Effettivamente sono stati in grado di costatare dove si fosse spinto per virtù delle correnti ascensionali, dopodiché più niente. >>
<< Per la miseria! Ecco che cosa era! Adesso riesco a comprendere molte più cose!>> Esclama il piccolo Korkhy, illuminato da quella rivelazione che gli ha ricordato un’antica leggenda che circolava fra le stirpi del circondario.
<<Che cosa intendi dire?>> Domanda il giovane curioso di sapere altri dettagli.
<<Allora! Devi sapere che si racconta fra le genti della nostra stirpe un’antica leggenda. >>
<<E di che cosa parla?>> Domanda Jacko.
<<La leggenda narra le sciagure che giungerebbero inaspettatamente qualora un Kokhet si dovesse allontanare dalla sua locazione natia, a seguito di un evento calamitoso e per questo involontariamente avesse sbattuto la testa. >>
<<Sul serio?>>
<<Già! Inoltre si dice che fin dai tempi antichi siamo stati prescelti per avere cura della nostra testa gioiello prezioso e basilare, da dove traiamo il nostro maggiore punto di forza. Siamo stati distribuiti in giro per il mondo con una missione molto importante, che come principio base ha la correttezza e la propagazione del bene. Si proferisce per di più che i saggi Principi Sempiterni conoscendo tutti i suoi Kokhet ne dispongano le equità. Per lo meno questo si racconta, anche se non abbiamo mai saputo, in che modo loro eseguissero tale compito.
<<Si comprendo! L’imperatore di Xzarlopea mi informò a grandi linee di questo eventuale processo. >> Disse il giovane accarezzando convulsamente Jacko.
<<Quello che sappiamo di sicuro è la premura che ci hanno raccomandato di avere nei confronti della nostra testa, ai fini di un migliore percorso vitale, considerandola come il bene più prezioso in assoluto. Non solo per l’acquisizione della mutevole ciocca, bensì perché la stessa possiede un’infinità di sfaccettature pregevoli e loro ne riconoscono il patrimonio che governa nel profondo di ognuno. >>
<<Come è giusto che sia. >> Disse il cagnone.
<<Già bello. >> Rispose Niccolò accarezzandolo un'altra volta.
<<Precisamente la leggenda dice che qualora fosse successo tal episodio, il Kokhet in questione avrebbe dato di matto. Si insomma, avrebbe perso del tutto la ragione. Trasformandosi senza volerlo in un essere abietto, poiché smarrendo il bene più prezioso che gli è stato donato non era più in grado di governare se stesso. >>
<<Quindi è successo proprio tutto quello che hanno narrato le genti?>>
<<Infatti! Da tempo inoltre molti asseriscono che semmai dovesse capitare questa sciagura di non avanzare mai pretese di resa quando  il tempo imperversa al temporale e soprattutto di notte. >>
<<E abbiamo capito il perché!>> Aggiunge Jacko.
<<In ogni caso si dice che da quel momento in poi il Kokhet in questione avrebbe perseguitato i sui simili e chissà che altro ancora. Poiché consapevole del fatto che tutte le unità Kokhet fossero a conoscenza del suo stato, gli si sarebbe scatenata una forte percezione interiore del tutto distorta e falsata. In altre parole la stessa persona si sente rifiutata e non più amata dai suoi simili. Il ripudio degli altri e l’inadeguatezza che prova, dà seguito al suo cambiamento. A seguito dell’impressione alterata per lui della realtà, subisce la metamorfosi che lo vede divenire un elemento orribile contro la sua stessa volontà. >>
<<Quindi è proprio quello che si è generato?>>
<<Difatti! Il titolare di tale disgrazia si muove pertanto in preda al delirio, guidato dalla furia interiore  modificando completamente la propria personalità. Presentandosi dapprima come persona fida e controllata, in seguito all’accaduto la stessa si vede abbandonata a se stessa e totalmente allo sbaraglio, tirando fuori la parte peggiore di se. >>
<<Perdinci e bacco! Quello che succede ora!>> Esclama il cagnolone.
<<Dopo questa considerazione, mi rammarico di non averci pensato prima, nonostante la leggenda abbia dell’arcaico. Quasi certamente la paura in questo periodo ha fatto da padrona. Non mi ha fatto riflettere come avrei dovuto, anche se pur sapendolo, credo che non avrei potuto fare più di tanto, ma almeno mi davo un perché di quest’atteggiamento ostile. >> Ribadì il piccolo Korkhy.
<<Capisco! Sicuramente il tutto è correlato, non fartene una colpa, non poteva questo racconto popolare essere certo del succedersi degli avvenimenti. Tuttavia si sa la paura a volte fa brutti scherzi, ti rende inerme facendo fatica così a reagire.  Ciò non toglie che sia un’impresa facile, qualora riuscissimo a circuirlo, siamo sicuri che possa ritornare come prima?>>
<< Per quanto ne sappiamo sì! La leggenda proferiva che semmai un giovane dagli occhi benevoli puro e fidato, seguisse la sua impresa provocando in lui una forte indulgenza… egli avrebbe capitolato. >>
<<Bene! Sono felice che possiamo avere uno spiraglio di possibilità per ricondurlo a Saturxzarlopea. Sebbene sia consapevole che non sarà per nulla facile, ciò nonostante mi stavi dicendo che presenta una peculiarità solo a lui riconosciuta?>>
<<Ebbene sì! Vanta un Sakura. >>
<<Un Sakura?>>
<<Si! In poche parole ha una piccola cicatrice a forma di fiore di Ciliegio nascosta dietro l’orecchio destro all’altezza del collo. >>
<< Ah! Bene. In ogni modo scoprire questo elemento distintivo fra tutti i Kokhe presenti nel territorio, non sarà di certo facile. Dato che per appurare l’esistenza della cicatrice, bisogna in qualche maniera riuscire a catturarlo per sottoporlo a tale controllo. >>
<< Padroncino per questo probabilmente sarebbe in grado il mio fiuto a esservi di aiuto?>>
<< Certamente Jacko! Il tuo fiuto ci sarà indubbiamente prezioso. >>
<< Proprio per questo motivo sostenevo poco fa che non sarà per nulla facile, anche se avete già appreso dove si trovi il suo nascondiglio. >> Afferma il piccolo Korky.
<<In effetti, hai ragione bisogna studiare come si deve tutte le varie possibilità, affinché tale realtà si realizzi, senza incappare in altre scelleratezze da parte sua, per questo motivo ci dobbiamo sbrigare. Un'altra cosa… ditemi perché il vostro imperatore è in serio pericolo?>>. Gli domanda preoccupato il giovane.
<<Sigh!>>
<<Beh! Questa è una nota davvero dolente. >> Dichiara quasi piangendo il piccolo Korky.
<<Non ti affliggere racconta pure. >>
<< Erano passati solo venti giorni da quando successe il fatto e Kokhe aveva già replicato gli orridi, raggiungendo un numero ragguardevole. >>
<<Oh! Mamma e che cosa successe ancora?>> Domandò il cagnolone agitando la coda.
<<Ebbene gli stessi hanno intrapreso con lui la barbarie più inaspettata nei confronti dell’imperatore, assediando brutalmente il torrione Korzyk a Crespadoro. >>
<<Sul serio in che senso?>>
<<Ebbene! Quegli esseri immondi hanno rapito l’imperatore Xymodo. Lo hanno confinato sulle alture di Altar Knotto. >>
<<Davvero?>>
<<Si! Lo hanno lasciato inerme ricoprendolo di gomene luride e maleodoranti, fortemente incatenato sul sasso talare di Altar Knotto, dandogli da bere un po’ d’acqua sporca, un tozzo di pane e a loro piacere. >>
<<Come è potuto succedere non era protetto il torrione?>>
<<Si! Però hanno agito repentinamente e all’insaputa, usurpando il torrione danneggiandolo notevolmente, rendendolo del tutto inespugnabile. >>
<<Ops! In che modo?>>
<<Con le loro spregevoli milizie maleodoranti l’hanno completamente ricoperto di tralci giganti, che come tentacoli aggrovigliati e avvoltolati sullo stesso gli hanno succhiato la linfa lasciando la residenza morente e debole. >>
<<Incredibile!>>
<<Già! E pensare che è ritenuta la dimora più straordinaria dell’altopiano. Mentre ora tutte le mura, ogni varco, qualsiasi androne; qualunque porticato, ogni ambiente è totalmente saturo di tralci e di quella sostanza oleaginosa e fetida da rendere impossibile il solo avvicinarsi. >>
<<No!>> esclama Jacko.
<<Non solo! Dal momento che la cornice che permea il torrione è avvinghiata di magma oleaginoso è praticamente impossibile avvicinarsi. Poiché questa si protrae in un lento tracimare scosceso giù per il pendio, occultando con la sua slavina melmosa qualunque articolato incontri lungo il cammino. >>
<<Quindi lungo il pendio vi è una calamità oscura che sovrasta su tutto?>>
<<Appunto! Purtroppo il magma comincia a scendere dalla gradinata naturale più lunga al mondo invadendo di melma fetida  il percorso, rendendolo impraticabile, eliminando definitivamente la possibilità di arrivarci. >>
<<Caspita!>>
<<Addirittura potremmo già trovarci in pericolo a seguito di questo fatto. Tali eventi si succedono ormai tutte le notti.
<<In che senso?>>
Ebbene! Il loro agire è più arguto e robusto di notte, mentre le stelle si posano nella volta, gli schifosi appiccano il fuoco per dare alla luce un imponente falò.
<<A quale scopo un falò?>> Domanda il cagnone scodinzolando preoccupato.
<<Il loro scopo è contaminare maggiormente la zona. Diffondendo quell’orrendo olezzo putrefatto che fa perdere conoscenza. E proprio tramite il fumo scaturito dal falò ne marcano i sintomi velocemente, contaminando quanti più alpigiani possibili. >>
<<Non è concepibile è disgustoso!>> Afferma Jacko eseguendo un giro su se stesso  per poi accucciarsi, dimostrando di essere nauseato da tale rivelazione.
<<Purtroppo si stanno impadronendo del volere di quanti più nativi possibili. Per farli partecipi a nuovi eventi da loro decretati. E sopraogni cosa per renderli prigionieri e in balia della loro furia. Mentre il putrido Kokhe, l’unico con la facoltà della parola, decreta a squarciagola di essere il nuovo “Regnante” di Altar Knotto e Crespadoro. Lui unico possessore del territorio e fino a che l’imperatore sarà loro prigioniero, tutti hanno da obbedirgli. >> 
<< Non ci posso credere! >> Esclama allibito Niccolò con l’assenso visivo del fedele Jacko che gli si avvicina per farsi nuovamente accarezzare.
<<Tuttavia dovete ancora sapere la cosa peggiore. >> Gli dichiarò Kykhy con una vocina volta nuovamente al pianto…
<< C’è dell’altro? Dimmi allora ti prego? Se non altro avremo uno specchietto completo del panorama che si è dipinto questo Kokhe. >>
<< Dunque! Emh! Si sono impossessati altresì dell’accesso alla gradinata più lunga a Crespadoro per reclutare quanti più bambini possibili.
<<Noooo! I bimbi no!>> Sbottò Jacko sensibile alla compagnia dei bambini.
<<Purtroppo è la sconcertante realtà che sgomenta più di tutto gli alpigiani. Tutti i bambini e giovinetti compresi da un’età di un anno fino a quattordici sono stati rapiti. >>
<<Mumble! …Accidenti! I bambini? Non toccatemi i bambini. >> Esclama il giovane rimanendone sconvolto e immediatamente gli vengono in mente pensieri rivolti ai bimbi.

A volte ci penso alla venuta al mondo di un bimbo. Poiché sono figlio unico. Ebbene credo fermamente che sia la vera essenza e vigoria del mondo. E vederne man mano il magnifico prodigio legato alla sua nascita in progressione credo che sia motivo di allegria. Ripeto questo perché avrei tanto desiderato un fratello o una sorella per condividere le vicissitudini e le gioie che implicano la vita. Tuttavia non posso immaginare le pesanti angherie sviluppate attorno ai bambini, a volte, per colpa del mondo adulto. A volte  per ignoranza, per indifferenza, egoismo, cattiveria, malattia, si rivelano attorno alla loro ragione, nefandezze d’ogni sorta. Non ci si ferma mai abbastanza a riflettere sul fatto che i bimbi si abbeverano della linfa vitale degli adulti per divenire grandi. Pendono dalle loro labbra, dai loro discorsi, dalle loro teorie, assorbono tutto come una spugna, fino a che non sviluppano a loro volta una personalità propria; che li convoglia allo scenario vitale, in base alle nozioni che gli sono state impartite e a quelle che hanno potuto acquisire. Nulla sanno delle contraddizioni vitali, non conoscono ancora la paura, la cattiveria, l’ingiustizia, l’odio, l’amore, la solitudine, le parolacce, la cattiva condotta … sono appena giunti al mondo come potrebbero? Tutto il sapere gli viene inciso stabilmente nel computer personale custodito nella testolina. Man mano che germogliano il gioiello per eccellenza racchiuso all’interno dello scrigno personale, nonché il cervello, ne acquisisce la maggiore cognizione. Che a sua volta fa propria,  imparandone le sfumature e immagazzinandone quanto possibile. E tutto questo lo acquisisce dal mondo adulto, tramite l’anima di chi li ama, da quello che hanno avuto in consegna, come dati forniti al computer, salvo l’opzione di eliminare i file in eccesso poiché impressi a vita. Riflette fra se il giovane mentre Kykhy è alle prese a vezzeggiare con le sue piccole manine il simpaticone Jacko.

<<Non ci si può credere hanno ghermito i bambini? Mi ravvedo che il popolo dell’altopiano sia esasperato?
<<Infatti, lo è. >> Gli risponde il piccoletto.
<<Tolta la cosa più bella vale a dire i loro figlioli. Credo che i genitori si vedano persi. Penso che li pervada la sensazione d’impotenza, un dolore sordo e robusto che screzia il cuore in ogni istante da togliere loro il respiro. Penso che un genitore colga con certezza quel senso di manchevolezza, tristezza, inquietudine, disperazione che all’ennesima potenza logora lasciandoti disarmato quando un figlio è in pericolo vitale. Posso quindi solo immaginare a come rispondano a questo sopruso. >>
<<Lo crediamo anche noi. >>
<<Mah! Dimmi come reagisce la gente? Le madri di famiglia saranno costernate? Che cosa si pensa di fare?>> Chiede il giovane profondamente scosso e costernato, da non riuscire a frenare i quesiti che gli vengono in mente ponendo una raffica di domande, come fosse morso da una tarantola.
<<In realtà la gente è in balia di una vera e propria depressione. La moltitudine di persone è in preda allo sconforto. Devi sapere che tutta la gente di Altar Knotto, Crespadoro e le valli limitrofe sono perennemente racchiuse in una spirale di tormenti, realizzati da questi luridi immondi. Soprattutto sembra impossibile a dirlo ma il loro agire è rallentato e trattenuto a forza, per via delle loro movenze che non rispondono agli stimoli per articolare qualsiasi gesto. >>
<<Per quale motivo?>>
<<A causa dell’odore nauseabondo che si muove nell’atmosfera, spostato dalla brezza, dove brusco e fetente si attacca a ogni lembo della pelle impregnandone ogni cellula. Pare quasi che renda le percezioni atrofizzate da tanto è forte e malsano, rende sterile a qualsiasi ripresa o possibile reazione. >>
<<Capisco!>>
<<Di conseguenza oltre che averne paura, la gente è sempre alle prese con il loro ventre che si presenta costantemente in balìa alle convulsioni. Passano in rassegna attimi scanditi da conati di vomito e il diniego delle loro stesse individualità. >>
<< È disgustoso! Pare che la loro arma migliore sia proprio quel nauseabondo pingue oleoso e maleodorante di cui sono impregnati e che sfrontatamente emanano in continuazione. Dove stomachevole riesce a polarizzare tutti quanti, anche contro la loro volontà. >> Manifestò Jacko.
<<È davvero indegno lo sviluppo che ha preso questa vicenda, sopra ogni cosa è vergognoso che ne vadano di mezzo i bambini. E sapete altresì dove li portano?>> Domanda il giovane costernato.
<<Sventuratamente no! Dopo che li nascondono e impedito loro di scappare, nessuno sa dove li conducono. >>
<< Kykhy sai che ti dico è meglio muoverci alla luce di queste rivelazioni, sembra che il tempo non sia favorevole altrimenti a concederci alacremente altre possibilità. >>
<<Si! Si dobbiamo muoverci prima che un improvviso perturbamento atmosferico ci colga di sorpresa sconvolgendo gli spostamenti e l’esito dell’impresa drasticamente. >> Risponde sommesso il piccolo Korkhy.
<<Oltretutto abbiamo solo la possibilità di agire di giorno e spostarci a piedi. Ma dimmi piccolo Kykhy non vi sono alloggi dove ci siano ospitati cavalli, carretti o quant'altro?>>
<<No! Purtroppo!>>
<<Come mai e come faremo allora?>>
<<Temo che dovremo andare a piedi, dal momento che sono stati completamente rasi a suolo tutti gli stallaggi, le staccionate, le palizzate, le recinzioni comprese e le scuderie che racchiudevano i puledri. Di conseguenza ogni animale da trazione e da corsa si è dileguato inoltrandosi nei territori di Crespadoro e le sessanta valli limitrofe. Gli animali dopo aver avuto l’accesso schiuso hanno ambito alla libertà, riuscendo a volatilizzarsi poiché nessuno li ha più visti. A causa di quegli esseri immondi che hanno utilizzato tutto il legname possibile per fare continuamente le pire dei loro putridi falò. >>
<< Capisco! In ogni caso siamo sicuri che si possa agire solo di giorno?>> Domandò Jacko.
<< Certo! Considerato che nessuno di loro si muove di giorno possiamo tentare. >>
<<Ma come avete rilevato tale verità?>>
<<Ebbene abbiamo notato in più di un’occasione che i raggi solari tolgono loro la vista. Sono provvisti di un diaframma oculare che gli permette di vedere solo di notte, invece la loro forza per tale motivo accresce. >>
<<Abbiamo un’idea di quanta gente è nelle loro grinfie?>> Chiede Niccolò.
<< Quello che sappiamo è che almeno una decina di persone per ogni Valle è caduta nella loro trappola. >>
<<Sapete per caso dove li hanno condotti?>>
<<Si! Li hanno reclusi nella Città di Roccia nel Monte Fior. >>
<<E cosa succede loro una volta convogliati lì?>> Domanda impaziente Jacko.
<<Una volta condotti in quel luogo si ritrovano abbarbicati agli imponenti se pur straordinari blocchi di pietra naturali. Totalmente asserragliati da quella melma maleodorante che riveste gli statuari massi con loro aggrappati. Per questo motivo è impensabile rivendicare un assalto. >>
<<Impossibile?>>
<<Purtroppo si invece! Chiunque tenti di avvicinarsi viene immancabilmente carpito dalla forza indiscussa che scatena quella melma. In poche parole il malcapitato non resiste all’odore impostore che lo stordisce e inevitabilmente è ghermito al suo volere. >>
<< D’accordo! Non preoccupiamoci ora.  Cerchiamo di fare chiarezza, allora, non ci si spaventa certo a fare quattro passi no? L’importante è rimanere uniti. Giusto?>>
<< Giusto ben detto padroncino. >>
<< Si giusto. >> Affermò il piccolo Kykhy.
<< Jacko bel cagnolone cerca a questo punto di localizzare un bivacco per la notte, che ci ripari se non altro dall’olezzo che emana il territorio. Dal momento che quegli esseri sono soliti realizzare questi falò maleodoranti, che tolgono le capacità di reazione è bene non rischiare. Mentre dobbiamo cercare di rimanerne in qualche modo immuni per aiutare questa gente. Nel frattempo io cerco di disporre i piccoli Korkhy in un posto sicuro. >>
<< D’accordo padroncino provvedo subito.  Mah! … Niccolò non è meglio a questo punto se li portiamo con noi?>>
Il piccolo Kykhy prontamente risponde. <<Non preoccupatevi per noi, siamo consapevoli che più ci state vicini maggiori sono le probabilità che rimaniate avvoltolati da quest’orrido olezzo, che a quanto pare ha la capacità di attaccarsi come un magnete alla pelle umana. Mentre si mostra recalcitrante alla rimozione. A proposito cosa dico? Sono stupito, solo ora mi accorgo che per una questione del tutto ignara ai miei saperi, voi ne siete completamente immuni per fortuna. Però mi chiedo comunque come possa essere possibile?>>
<< È vero Niccolò guarda! Noi ne siamo dispensati! Non ci eravamo accorti di questa tutela. >>
<< Avete ragione! Molto probabilmente ciò deriva dal fatto che volesse il cielo, lo hanno deciso i Principi  Sempiterni, ai fini di poterci aiutare a raggiungere lo scopo principale per cui siamo qui. >>
<< Si! Si! Con certezza sarà così! La vigilanza e ragguardevole perizia dei Principi Sempiterni è rinomata nel pianeta e si ha notizia che si realizzi il loro volere anche laddove noi non siamo in grado scorgerlo. >> Asserisce Kykhy.

MC900331967[1]In realtà … a loro insaputa il prodigio generato dal bottone zircone ha preso il sopravvento proteggendo sia Niccolò, sia Jacko da tale nefandezza; facendo scudo trasparente attorno al loro corpo, affinché non ne rimangano impregnati e dar modo di proseguire nel loro intento. Tuttavia non è da escludere che vegliando su di loro i Principi Sempiterni ne siano in gran parte i fautori.


  
<<Sicuramente fido Niccolò tutti noi Korkhy si andrà per il momento alle pendici del Torrente Chiampo. Siamo convinti che sia l’unico sito possibile per evitare quegli esseri putridi. >>
<<E come ci si arriva è lontano?>>
<<Ci si arriva discendendo fino alla località Ferrazza dove il ruscello srotola tutta la sua energia, spiegando le sue acque convogliandole gagliardamente nell’avvallamento. Una volta giunti lì cercheremo il passo più lento, dove si allarga maggiormente e scorre un po’ meno veloce, fino ad adagiarsi su una culla di sassi bianchicci e bruni e da lì cercheremo uno stazionamento. Magari nel circondario che spiega montagne e boschi verdeggianti di sicuro splendore, certi di ripararci da eventuali sporchi individui del tutto indesiderati. Ecco lì credo che saremo davvero dispensati dal loro apparire. >> Dichiara il piccolo Kykhy.
<<Bene! D’accordo però non nascondo di essere un po’ preoccupato. Siete sicuri che possiamo lasciarvi da soli? Non avete timore che mentre attraversate tale territorio vi possa scorgere un Kokhe e catturare?>>
<<Ci auguriamo di no. Anche perché abbiamo una forma di trasparenza che ci permette di essere quasi invisibili. Tale prodigio rivelandosi di notte mentre ci spostiamo, occulterà i nostri profili agli sguardi delle persone perfide, perciò difficilmente ci potranno individuare. Inoltre a ridosso delle acque i Kokhe non si spingono mai. Per giunta quando si ritrovano fuori al buio pieno, sono piuttosto riluttanti  a camminare essendo maggiormente aggressivi, ma mai si spostano lungo i bacini d’acqua. >>
<<Capisco!>> Dà risposta Niccolò.
<<Pst!Ehilà! Un momento padroncino!>>
<< Si dimmi Jacko. >>
<< Presta attenzione! Ho il sentore che molto probabilmente sono in grado di fare in modo che si possa accompagnarli a ridosso del torrente in un batter d’occhio. >> Pronuncia sicuro  Jacko che  ha l’intuizione di avvalersi della sua gorgiera portentosa, spinto da un impulso della stessa che lo avverte di procedere. Dato che possiede l’ubiquità strettamente legata al Sovrano Principe Sempiterno che dispone per lui le maggiori opportunità, in virtù dell’incarico assegnatagli assieme a Niccolò.
<<Sul serio e come intendi fare?>>
Mosso da un istinto primordiale Jacko, infatti, sente il richiamo dei Principi Sempiterni attraverso la gorgiera che dandogli un impulso gli fa ricordare che forse può generare un portentoso fenomeno.
<<Ebbene Niccolò prova a dare un leggero tocco alla mia gorgiera nel punto esatto dove la pietra di corallo sberluccica. >> Gli dice sommessamente Jacko.
<<Si! D’accordo provvedo subito mio bel cagnone. >> Gli risponde incuriosito e felice di avere affianco un cane straordinario.
Ebbene con un lieve tocco il giovane sfiora la pietra corallo della gorgiera e questa genera immediatamente uno straordinario prodigio. Oltre a quello della pietra corallo che rende invincibili, il Principe Sovrano Sempiterno concede  a Jacko una virtù in più al fenomeno.
Il cane si sente lievemente sollevare e roteare fulmineamente su se stesso e cosparso di lapislazzuli e polvere dorata si colma di mistero celandosi al momento alla visuale. Un attimo dopo…in realtà, … avvoltolato in una nuvola che rilascia un fulgore dorato e sberluccicoso … come d’incanto compare uno splendido carretto e Jacko immediatamente dopo, coperto da un manto dorato con l’emblema di una farfalla dorata che gli attribuisce una nota di grazia. La manifattura di cui è composto il carro è sublime, fregiato con decorazioni raffiguranti le gesta eroiche dei Principi Sempiterni paladini delle unità Koketzy. Si presenta con le ruote a dodici raggi realizzate con una lega particolare in ferro battuto stemperato all’oro, come le aste indorate su cui sponde poggia un pomello ricoperto d'oro. Il carro è alto un metro e cinquanta centimetri ed è largo un metro e mezzo, per uno e ottanta di larghezza. Inoltre c’è una porticina sul dietro che si apre a finestra, leggermente arrotondata per accedere all’entrata, con dei pomoli ricoperti d'oro. L’intera compagine appare imbottita, indorata e risplende di luce fulgida spargendo un bagliore in tutta la superficie.
<<Accipicchia! Che meraviglia di carrettino! Davvero mirabile! E tu quanto sei affascinante!>>
<<Grazie padroncino non trovi anche tu che sembro un vero principe delle valli?>>
<<Si! Mio bel cagnone sei proprio uno straordinario principe. >>
<<Urrà! Si sei bellissimo principe delle valli!>> Esplosero tutti i piccoletti felici di quella nuova visione.
<<Ora capisco vuoi farli salire e trasportarli fino al torrente?>> Enuncia a gran voce Niccolò contento di quello straordinario prodigio.
<<Sì! Sì! Padroncino è una buona idea. Non sembra anche a te che ne dici?>>
<<Certamente Jacko! Bravo cagnone, davvero bravissimo. >> Gli risponde carezzandogli come sempre il sottocollo.  Un attimo dopo Niccolò e il cagnone avvertono un brulicare moderato di fogliame alle loro spalle. Un lieve brusio che termina col far spuntare fuori all’improvviso i piccoli Korkhy che ancora nascosti attendevano di sentirsi al sicuro per uscire allo scoperto. Qualcuno di loro ancora impaurito mette fuori solo il nasino, chi invece impavido si avvicina immediatamente, se non altro ora motivati da quel bagliore che rigenera nuova vigoria e speranza.
<<Evviva! Evviva!>> Strillavano alcuni. <<Che bello! Che bello!>> Dicevano con enfasi altri piccoli Korkhy. <<Non ci posso credere! Grazie, grazie davvero, siete la nostra speranza. >> Esulta Kykhy incredulo e al settimo cielo dalla felicità per merito di quel portentoso prodigio, ponendosi immediatamente vicino alla sua Kyushybe.
<<Hai visto Kyushybe forse abbiamo una speranza di riuscire a riportare il sereno ad Altar Knotto e alle sessanta valli di Crespadoro. >>
<<Si! Si mio meraviglioso amato Kykhy. Può darsi davvero che abbiamo un barlume di speranza grazie a Niccolò e il suo principe delle valli. >> Gli risponde lei ponendosi accanto e posando lievemente la testolina pelata nella spalla di Kykhy.
<<…Suvvia! Uscite!  Avvicinatevi pure piccoli amici. >> Li incita nel frattempo Niccolò con una voce calda e amichevole.
<<Hai visto Jacko quanto sono carini?>>
<<Si! Sono creature straordinarie Niccolò. >>
A mano a mano allegri e ballonzolanti i piccoli Korkhy sbucano fuori dai verdi viluppi. Si mostrano curiosi con i loro pettegoli nasini, le guanciotte rosate e le sfere rilucenti senza la preziosa chioma. Saltellanti e vivaci si precipitano a ridosso dello splendido carretto, contenti di quella nuova realtà tanto inaspettata quanto davvero gradita. Niccolò cautamente e con diligente premura fa salire tutti e trenta Korkhy. Accertandosi che nessuno rimanga a terra. Cominciando a prelevare le piccole Korkhy che entusiaste si lasciano avvolgere dal tenero raccogliere nel palmo di mano del giovane paladino. Per poi proseguire con gli altri. Con sorpresa dello stesso Niccolò il carretto comincia a sviluppare un chiarore dorato sfavillante e imbellettato di lustrini cristallini che si spargono in giro. Invece all’interno si presenta incorniciato di soffici cuscini di seta a colori dell’arcobaleno e sia le sponde, sia il fondo si mostra ben rivestito e foderato di broccato dorato imbottito, morbido  e ospitale. 
<<Benvenute! Mi pregio essere al vostro servizio graziose creature. … Permettetemi di farvi da lacchè?>> Pronuncia estasiato e felice Niccolò rivolgendosi alle piccole donne, che si mostrano dall’aspetto curiosamente simpatico, sfoggiando la loro testolina lucente e rapata a zero, allo stesso tempo aggiungono alla loro figura una nota molto graziosa. 
<<D’accordo amabile Niccolò tutte noi ci si mostra onorate da tanta attenzione, nonostante si puzzi come non lo avremmo mai voluto. >> 
<< Oh! Animo! Non preoccupatevi di questo, allora chi faccio salire per prima?>>
<<Noi! Noi. >> Si propongono per prime Kometa, Karisa e Kandra.
<<Bene vi pongo vicino al bordo del carretto, dove pare ci sia uno splendido cuscino di seta. >>
<<Grazie! Grazie! Grazie! >> Dissero a voce alta.
Poi il giovane appoggia Kruya la temeraria accanto a Krahna, Kleola e Kiorgia. Subito dopo vicino a loro colloca Kamrya, Katrin, Ketrih, subito dopo adagia anche le ultime Korkhy.
<<Emh!Io! Io…emh! Vorrei sedermi vicino a Kruya se… è possibile?>> Chiede piuttosto discreta Kessha con una vocina simpaticissima, le guanciotte rubiconde e il nasino all’insù. <<Certo piccola ti accontento subito avvicinati da brava che ti faccio accomodare vicino a lei. >> Le dice dolcemente Niccolò. <<Grazie! Grazie!>> Esplose Kessha strizzandole un virtuoso occhiolino. La piccola è rinomata nel villaggio per essere personcina ilare e solare. Kessha, infatti, ringraziò Niccolò schioccandogli uno sbaciucchio sulla guancia a seguito la richiesta di avvicinarla al viso prima di essere posta accanto alla sua paladina. Niccolò rimase immediatamente deliziato da quel gesto inaspettato e affettuoso, non poté quindi non ricambiare dando seguito per di più a un allegro sorriso ricambiando il bacio. 
<<Ora mancate voi. Avete qualche preferenza?>> Domanda il giovane alle ultime rimaste. Kichae rispose che in qualsiasi posto le avrebbe messe per loro andava più che bene e anche le altre Kaolha, Ksimoe, pare fossero d’accordo. Mentre Kyushybe la posa accanto al suo benevolo Kykhy sull’altra sponda del carretto, che felici rimangono incantati dalla premura e sensibilità del giovane nel riporli vicini. Ora tocca ai giovinetti che più spavaldi si videro compiaciuti di essere posti all’interno del sorprendente carretto, senza vantare pretese alcune. Ebbene uno per volta, Keretr, Kertre, Kokhse; Kathay, Karhyo, Kepphe, Kuahku, Katahu, Kehbbe, Kuotho, Krunho, Kernic e Kanton, si compiacciono di essere avvoltolati nella presa del giovane per accomodarsi giocondi all’interno dello splendido barroccio.
<<…Ehi! Un momento si sta dimenticando di me!>> Esplose urlando Kakrer il temerario Korkhy.
<<È vero! Suvvia dove eri finito?>> Gli domanda Kykhy dall’alto del carretto.
<<Ero in groppa alla criniera del Principe delle valli. Mi stava affabilmente conducendo a fare un piccolo giretto, roba di pochi metri non creda, desideravo da tanto poterlo fare, ma non si era mai avvicinato un principe al nostro villaggio. >>
<< Ah! Furbacchione piace anche a te il mio fido Jacko è?>>
<<Sì molto! Sapete amabile Niccolò dopo aver scambiato con lui uno sguardo docile e sensibile ha compreso e accolto la mia richiesta. >>
<< D’accordo! D’accordo piccoletto non c’è problema. Ora avvicinati che ti faccio salire accanto ai tuoi amici dai. >> Gli dice Niccolò  sorridendo e dandogli un buffetto sulla guancia.
<< Oplà! … Eccomi!>> Sbottò felice il piccolo Kakrer. E si lanciò con un balzo fulmineo e scattante direttamente dalla groppa di Jacko sulla mano del giovane.
<<E ora miei amati piccoli guerrieri, ditemi se sono presenti tutti i Korkhy?>> Chiese affabilmente il giovane? <<Si! Siamo tutti qui. >> Risposero in coro.
<<Bene ora tocca a te Jacko avvicinati che ti metto le briglie dorate. >>
<< Si padroncino arrivo. >> Rispose gaio il cagnone alle prese con i piccoli Korkhy che dall’alto del carretto gli facevano un sacco di apprezzamenti. Il giovane dispose il cane amorevolmente in posizione di traino assicurandogli bene i finimenti accarezzandolo come sempre.
<<Bene ora Jacko sappi che cercherò di starvi dietro correndo magari velocemente, non mi spaventa un po’ di attività fisica supplementare. >>
<<No! No! Padroncino non devi preoccuparti di questo?>>
<< Cosa intendi? E perché mai non dovrei?>>
<< Per la semplice ragione che nel carretto puoi salirci anche tu. >>
<< Dici sul serio? Sono convinto che il peso sia troppo notevole per te, come potrai farcela?>>
Sicuro di se Jacko rispose. <<Non preoccuparti padroncino ho la netta sensazione che la mia gorgiera ci darà un ragguardevole aiuto. >>
<< Ne sei certo?>>
<< Più che sicuro fidati di me. >>
<< D’accordo bel cagnolone mi fiderò di te, i tuoi occhi m’infondono come il solito molta sicurezza quindi va bene, salgo anch’io. >> Gli dice accarezzandogli e schioccandogli un bacio sul muso.
<<Allora piccoli amici fate un pochino di posto anche a me?>>
<< Si! Si! Mah certo vienici accanto c’è spazio anche per te. >>

   Capitolo quarto

Sistemati all’interno del carretto …
si vedono entusiasmati all’idea di farsi condurre al torrente dal fido cagnone senza cambiamenti di direzione. Un intervallo intercorre arcano e misterioso … subentrò il silenzio … mentre tutti erano trepidanti e in attesa di iniziare quella corsa straordinaria, condotta dal Principe delle valli. Per raggiungere il Torrente Chiampo, erano sicuri d’introdursi in chissà quale superficie articolata. Dovendo deviare le strade eventualmente percorse dai Kokhet e chissà con quale sforzo del Principe stesso ... Tutti tacquero … A un tratto chi può dire per quale magico fenomeno Jacko poggia le zampe anteriori a terra generando un piccolo stimolo… e come d’incanto …
nel profondo silenzio a seguito di un balzo incredibile, lo stesso si leva in volo ...
<<Wow!>> Esclamarono tutti i Korkhy con un gridolino affascinato. …
Sollevato dalla superficie di almeno venti centimetri, il carretto guidato dal principe delle valli dà inizio alla sorprendente trasvolata. Jacko  contento di avere a bordo quei preziosi passeggeri esulta.
<<Yuppie!!>>
Il rialzo da terra ha provocato un’esplosione di bagliori che si spargono in tutta l’area, creando una vera e propria aura incorniciata di lustrini splendenti del tutto fulgente e dorata.  Quello splendore si è avvoltolato a tutti loro magicamente, dando modo al carretto di acquisire miglior energia. La  velocità con cui si sta muovendo, infatti,  è sbalorditiva. E i piccoli Korkhy estasiati e stupiti si vedono felici di quest’opportunità inattesa quanto graditissima.
 <<Wow! … avevo immaginato un’avventura particolare. Mai più mi ravvedo seduto in un carretto prodigioso; guidato da uno splendido esemplare di Bovaro del Bernese accanto a piccoli esseri umani alti non più di venti centimetri, a cavalcare sul ciglio dell’etere per accompagnare gli stessi in un luogo sicuro! >> Afferma stupito il giovane.
Eccezionalmente l’occhiolino della luna da una posizione nascosta dietro una coltre di nuvole plumbee, si mostra all’improvviso, decisa a favoreggiare la zona in cui si stanno inoltrando gli impavidi, rischiarandola inaspettatamente. Celando per il momento la sua completa sfericità, ma sufficientemente luminosa da aprire un varco nel territorio in cui il giovane Niccolò  e i suoi benevoli amici si stanno inoltrando.
<<Wow!…Si sta volando Jacko! Inverosimile ma è così>>. Enuncia Niccolò  euforico.
<<Yuuh! Yuuh! Yuuh! Yuuh! … sto davvero volando!>> Esclama a sua volta Jacko divertito ed emozionato. Emettendo un gridolino d’ilarità del tutto inebriato ed estasiato da tale sensazione.
<<Evviva! Evviva! Si sta davvero volando è sorprendente. >> Grida Kykhy.
<< Wow! È una sensazione bellissima. >> Strillano gioiosi i piccoli Korkhy.
Dopo aver sorvolato la valle. Costeggiando il corso d’acqua a seguito di tutta una serie di parabole mirabolanti. Affiancando la prateria. Accostando piante di alto fusto. Incrociando traiettorie sinuose trincerate nelle pietre. Attraversato rettilinei pianeggianti. Valicando evoluzioni fiorenti curvilinee e serpeggiando nella boscaglia di castagneti… con enfasi e movenze eleganti il Principe a bordo del prodigioso carretto, nel giro di poco tempo si ritrova finalmente a fondovalle. Jacko plana lentamente ponendosi nel punto più specifico ai piedi della Sorgente Papalini da dove prende vita il Torrente Chiampo, felice di essere arrivato sano e salvo in compagnia dei suoi amici. La Sorgente pare avvoltolata in voluttà fluide e vaporose di spuma bianca, che si spingono sinuose racchiuse in una cornice di rocce fatiscenti. Nell’insieme attiguo generano una sorta di antico maniero abbarbicato nel giovane dirupo, da cui prorompe scorrevole e vigorosa la linfa cristallina.
<<Sì! Sì! Mi piace qui!>> Esclama risoluta Kometa la piccola Korkhy che per nomea è riconosciuta al villaggio, per essere cortese, amabile e dedita allo studio dell’astrologia, con la faccina gradevole punteggiata di lentiggini, lo sguardo fugace e le guance rubiconde. <<D’accordo Kometa anche a noi piace qui. >>
Le risponde affabilmente Kykhy.
<<Che ne dici Niccolò ti sembra un buon posto questo scorcio stupendo, per il loro momentaneo (ci si augura) nascondiglio?>>
<< Jacko non potevi scegliere posto migliore è un incanto racchiuso nella rigogliosa macchia. >>
<< D’accordo! Allora piccoli Korkhy direi che il luogo è splendido e fa al caso nostro che dite?>>
<<Si! Si! Ci piace!>>
<<Senza fretta ora vi farò scendere uno per volta. >>
 << Grazie! Grazie Niccolò. >> Risposero tutti.
Con pazienza e serenità li sistema ai piedi della fonte, dove l’estuario sfocia in uno spaccato concavo che si adatta allo scopo, rivelandosi come bicocca di emergenza. Si dimostra essere una soluzione ideale come rifugio per la notte da accogliere tutti. I piccoli Korkhy con le graziose testoline rapate si convogliano all’interno nel luogo in cui certamente staranno al caldo, riparati dal freddo e certi di essere al sicuro dalle grinfie di quegli esseri putridi. Una volta collocati a terra i piccoli si avvicinano con cautela uno per volta, dopo che Jacko scrupoloso aveva preventivamente eseguito un sopraluogo, per accertarsi che non vi fosse alcun pericolo. In seguito Niccolò preleva dal carrettino gli splendidi cuscini imbottiti, per porli all’interno del bivacco affinché possa divenire un luogo di sicuro più confortevole per la benevola unità Koketzy.
<<Grazie delle tue premure Niccolò. >> Gli dice amabilmente Kykhy porgendogli la piccola mano da stringere benevola.
<<Qua la mano! Amico, figurati, grazie a voi di esistere, dato che sto vivendo momenti davvero unici. Sappiate che non appena avremo sistemato la questione, vi verremo immediatamente a riprendere. >> Gli dice il giovane porgendogli la mano cautamente e affettuoso gliela strinse.
<<Ebbene amici anche se ci rincresce vi dobbiamo lasciare per il momento, certi di avervi dato un ottimo riparo per la notte, ci vediamo presto. >>
<< D’accordo ancora grazie Niccolò ci rivedremo presto. >> Gli dice Kykhy.
<<… No! Esclama con veemenza il piccolo Kakrer. >> I due fidi paladini si rendono conto all’improvviso di una disapprovazione da parte di un piccoletto.
<<Che succede come mai questa opposizione improvvisa?>> Domanda Kykhy in contemporanea di Niccolò.
<<No! Emh! … Ebbene! Io non rimango qui!>>
<<Come sarebbe non rimani qui?>>
<<Emh! Voglio andare con il Principe delle valli, mi sento più sicuro al suo fianco. >> Esplode esasperato Kakrer.
<<Mah! Non puoi andare con loro!>> Afferma con voce moderata Kykhy.
<<Perché non posso? Io sono un Korkhy forte, determinato e per questo sono sicuro che vada tutto per il verso giusto se sto con il cagnone, certo che non mi succederà nulla. E poi non si sa mai, magari potrei in qualche modo rendermi utile alle finalità dell’obiettivo. >>
<< Mumble! Mumble!…ecco…>> Perplesso Kykhy non sa più cosa rispondergli. Dato che il suo piccolo Korkhy è disposto a rischiare e se n’è sicuro, in fondo non ha tutti i torti. 
<< Kykhy chissà può darsi che sia una buona idea in fondo! Tuttavia sarà posto al sicuro in groppa del Principe delle valli, certo che non si farà notare. È? …che cosa ne pensi Jacko si può fare?>> Gli dice Niccolò scorgendo in quella trovata, uno sbocco di possibile utilità agli intenti comuni. 
<<Devo dire padroncino che hai colto nel segno, può davvero presentarsi come un’ottima idea, dai ponilo pure sulla mia groppa. >>
<< …Eh! No! Un momento! Ci voglio andare anch’io!>> Biasima all’improvviso Kruya la piccola impavida. Che a quanto pare non muove passo senza il suo beniamino Kakrer cui è molto legata. Mentre tutti sanno che  vicendevolmente s’infondono coraggio in ogni occasione poco propizia. Dimostrandosi come il solito e per eccellenza i due Korkhy più coraggiosi delle unità del villaggio. Kykhy a quel punto si consulta con la sua amata Kyushybe la quale gli risponde.
<<Mio caro Kykhy lo sai che per quanto riguarda quei due spericolati Korkhy non si possono dettare regole che influiscano più di tanto sulle loro scelte. Difficilmente li freni. Loro due lo sai quando si mettono in testa qualcosa, non c’è verso di distoglierli dal loro intento. Il loro scopo è giungere dritti all’obiettivo. Prendila così è un po’ come se volessimo fermare l’acqua che scorre nei ruscelli, anziché lasciarla libera di incrociare i rivoli che più ambiscono a incrociarla è la loro natura. >>
<< D’accordo! D’accordo cara mi hai convinto.  Hai ragione in fondo viaggiano sempre di pari passo quei lieti insolenti. Niccolò che ne dici permetterai di portare anche lei?>>
<< Certamente! Non è vero Jacko? Si accomoderà anche lei nella tua groppa giusto?>>
<< Si padroncino con estremo piacere. >>
<< Hai visto cara ora sarai contenta, avvicinati piccola su accomodati. >> Le dice amorevolmente Niccolò dandogli una carezza sul visino, sollevandola nel palmo di mano per porla in groppa a Jacko.
<<Certo! Ora si che sono felice. Lo sei anche tu vero, dì la verità Kakrer?>> 
<< Si! Stupefacente creatura, anche se avrei preferito saperti al sicuro. >>
<< Mah! Come? Kakrer mio caro amico, tu stesso hai affermato di essere più al sicuro con loro due anziché starsene qui ad attendere gli eventi, non me la racconti giusta. >>
<< Beh! Sì! Mah… ecco vedi, … io lo dicevo proprio perché non riesco a stare senza fare nulla, in attesa degli avvenimenti. >>
<< Lo vedi? Anche per me è lo stesso. Tuttavia caro mio, sono del parere che ti ci dovrai abituare, sappi che mi comporterò allo stesso modo anche per i giorni a venire. >>
<<D’accordo!  D’accordo piccola temeraria! Con te non si può scherzare, lo sai che mi rende fiero essere al tuo fianco, non potrei desiderare una paladina migliore. Kruya avvicinati su. Bisogna riconoscerlo, insieme tu ed io siamo imbattibili. >> Gli dice Kakrer porgendogli uno sbaciucchio sulla testolina rapata e rilucente.
<<Arrivo!>> Gli risponde euforica schioccandogli una sequenza di baci in prossimità delle orecchie da farlo indietreggiare tanto gli zufolano.
<<Un grande prodigio si è generato oggi miei benevoli amici. In questa fortuita circostanza che ci vede felici e al sicuro, sono fiero di conferire ai due paladini nostri conterranei, la prima nomina d’impavidi “Cavalieri senz’arme” che si siano mai visti presso le unità Koketzy. >>
<<Evviva! Evviva!>>. Esclamano felici gli altri Korkhy con un gridolino.
<<Inoltre vi consegno questo simbolo portafortuna a tutela della pace, affinché vi possiate destreggiare in funzione degli eventi, prodigandovi amorevolmente per il bene altrui. >> Proclamò a gran voce Kykhy con un finale all’insegna di un bell’inchino rivolto ai due giovani impavidi. E a quel punto Kykhy consegna loro un Omomori con inciso il Mon ricamato in oro a simbolo del Castello Shuri-Jo.

*    All’origine il Sovrano Principe Sempiterno dispensò sei Omomori a ogni unità Koketzy da erogare solo in casi peculiari e a chi ne fosse realmente degno.

<<Grazie insigne Governatore Kykhy. >> I due arditi Cavalieri senz’arme con un sorriso sfavillante risposero in coro. <<Evviva! Evviva!>>
<<Gloria ai Cavalieri Senz’arme. Evviva!>> Esultarono gli altri. Felici di quel riconoscimento a favore dei loro amici.
<<Dovremmo sistemarci anche noi per la notte, dal momento che è meglio avviare le ricerche nella mattinata quando i Kokhet sono nei loro rifugi, poiché agiscono solo di notte. Pertanto mio caro Jacko è giunto il momento per noi di andare. >>
<< Si padroncino si va. Ma prima ti consiglio di sfiorare un'altra volta la mia gorgiera. >>
<< Dici sul serio?>>
<<Si! Ecco padroncino accarezza la pietra corallo proprio nel punto dell’altra volta. >>
 <<D’accordo come desideri bel cagnone. >>
In quel modo … la gorgiera immediatamente realizza il dissolvimento del carrettino e al suo posto … comincia a definirsi in un concitato fermento la parabola di una sorta di prodigio anch’esso inaspettato. Repentino e volitivo, spunta uno sfavillante velivolo sopraelevato da terra di almeno venti centimetri. Mentre la sua altezza è all’incirca di due metri per uno e mezzo di larghezza. Il mezzo di trasporto esibisce una forma curiosa e alquanto bislacca. Sembra congegnato con un materiale di pietra dorata. Rappresenta un enorme gatto bianco in posizione seduta, con una zampa sollevata in segno di saluto e una campanella dorata allacciata al collo. All’altezza del petto della compagine mostra una curiosa finestrella con balconcino. L’articolato rilucente è un mezzo trasportatore davvero straordinario. Per di più compaiono sopra le orecchie del gatto delle eliche dorate e nel punto centrale dove è rappresentato un bavaglino, lo stesso è adibito a porta d’entrata per i passeggeri.
<< Wow! Che incanto di mezzo di trasporto!>> Esclama il giovane. <<Però! Devo dire che mi ricorda un portafortuna che si usa in Giappone per buon auspicio. Mah! Tuttavia pare un apparato scenico per bambini, come quelli che si trovano normalmente nei parchi divertimento, in formato gigante. Dove si sale sulle giostrine a forma di tazze aprendo la porticina e vorticando poi a girotondo. >> Considera rivolto a Jacko il giovane nuovamente estasiato da tali portenti.
<<Hai ragione padroncino. >>
I piccoli Korkhy in sicuro fervore esultano di gioia per quella nuova rivelazione che vede partecipi i quattro paladini ad affrontare il percorso alla ricerca degli esseri putridi.
Ecco che a un certo punto… la campanella al collo del gatto si apre a finestra e sviluppa note con una voce di natura dolce.
All’improvviso si palesa nuovamente la voce che soave aveva già sentito a Xzarlopea.

*    Niccolò devi sapere che si tratta di un Maneki-neko la cui leggenda perenne tinteggia e dipinge gli animi di Xzarlopea e Etruria interpretata dalle antiche origini giapponesi. Dove il manifesto gatto è considerato propiziatore di fortuna. Un sostegno destinato a voi fortemente voluto dal principe sovrano di Saturxzarlopea.

<<Avevo immaginato giusto allora!>> Asserisce Niccolò.
Dopo avere appreso le parole propiziatorie, contento e sorpreso come il solito, Niccolò parla al cagnone. << Hai sentito Jacko di nuovo quella voce sublime ci incoraggia a procedere a bordo di questo nuovo elemento straordinario e prodigioso Maneki-neko che a quanto pare dicono porti fortuna. Beh! Sembra si debba salire. >> 
<< Si padroncino pare anche a me. >>
Tra lo sfolgorio dorato che sberluccica attorno alla zona, incredibilmente si spalanca da sola la porticina d’entrata, come a invitarli a salire e d’incanto il braccio alzato della struttura li avvolge in una presa di cortesia al suo interno. Con la solita galanteria Niccolò preleva la piccola Kruya e la pone sul canapè imbottito e rialzato di almeno settanta centimetri che scorre intorno allo stesso. Poi  pone subito dopo il suo fedele Kakrer che felice caracolla affianco alla sua benevola. Sono estasiati i piccoli Korkhy e raggianti al pensiero di intraprendere un’avventura di sicuro importante. Si sporgono senza indugio sull’orlo del balconcino per ammirare il panorama circostante.
<<Si parte amici andiamo?>> Avverte con enfasi Niccolò.
<<Si! Si andiamo. >> Risposero Jacko e i due piccoletti.

Capitolo quinto

In un avvoltolato brusio … attorniato da un’esaltante nuvola dorata si attiva il Maneki-neko che lentamente muove le eliche voluttuose e silenti alzandosi in volo. Trasportandoli poi a filo d’erba accarezzando le arterie di Crespadoro. Diretto alla volta del torrione Korzyk a Cala del Sasso per visionare cosa sia possibile fare per sgominare il male che incombe sulla valle. In mezzo alla muta semioscurità, la luna poggia sovrana e aggraziata nella cornice teatrale della messa in scena celestiale. Il Maneki-neko si spinge spostandosi raccolto e taciturno come i suoi passeggeri. Sorvolando il territorio che indossa abiti sbalorditivi. Poiché mentre sfiorano l’erba incrociano battigie povere che lambiscono basse. Oltrepassano terrazze vassalle della Luna. Valicano campi vedetta del territorio. S’imbattono in pascoli d’indiscussa serenità. Oltrepassano alpeggi sentinella e sormontano selve disciplinate, al fine di giungere finalmente alle falde di Cala del Sasso ai piedi della serpeggiante e imponente gradinata sterrata nel dirupo. La gradinata eccola snodarsi virtuosa a spirale. Reale cuore pulsante dominatore dell’altura. Padroneggia fiera custodita in quello scorcio di natura per la maggior parte selvaggia e imperturbabile. Il Maneki-neko a quel punto plana molto lentamente, fermandosi sul bordo del varco della scalinata e la porta si apre da sola per fare scendere i passeggeri.
<<Non prosegue oltre?>> Domanda rivolgendosi a tutti il piccolo Kakrer.
<<È facile intuire perché non possiamo proseguire con il gattone. Molto probabilmente in alcuni punti il percorso rasenta il ciglio. A volte s’incrociano selve che si mostrano selvagge. guardate fronde che serpeggiano al passaggio e boschi con tortuose chiome lambiscono il cammino. >> Asserisce Jacko.
<<Si è meglio andare a piedi Jacko poiché l’oscurità ha già tratteggiato gli argini e il giorno si rimuove. >>
<<È giunto il momento di sospendere la nostra indagine per ora e risposare.
Ci ripareremo a ridosso di quel viluppo verdeggiante che nasconde un fiordo rientrante ben celato agli occhi di estranei. >> Dichiara il saggio Jacko.
<< Si! Jacko. È meglio non inoltrarci con il mezzo che potrebbe rivelarsi più di ostacolo che un aiuto. Per ora è meglio nasconderci e ripararci da eventuali sorprese. Domattina presto ci daremo da fare per inerpicarci lassù. >> Proferisce Niccolò sicuro di quella soluzione.
<<Bene siamo tutti d’accordo allora?>>
<<Si!>> Risposero anche i piccolini. 
<<Tuttavia non scordiamoci il motivo che ci ha condotto qui. Vale a dire la rivoltante melma che scende come una slavina, dove sudici permettendo ne verificheremo l’avanzamento. >> Afferma Niccolò.
<<Chiaramente! Più che altro mi auguro di essere lasciati fuori dalle eventuali azioni notturne di quegli esseri putridi. Controlleremo di sicuro l’area al più presto. >> Ribatte Kakrer sollevato di essere affiancato da quei validi paladini.
<<Certo! Certo! Kakrer dolce e premuroso Korkhy. >> Ribadisce Niccolò.
<< Ciò nonostante è un ottimo nascondiglio. Non preoccupatevi e anche se dovessero mostrarsi gli orridi, non ci vedranno, siamo supportati dalla trasparenza che rilasciano i piccoli Korkhy nonostante non abbiano la mutevole ciocca. >> Garantisce Jacko.
<< Bene Jacko ormai si è decretato che ci si può fidare di te, del tuo fiuto e intuizione. >> Aggiungono i piccoli Korkhy.
<< Su forza venite qua voi due. >> Niccolò interpella il due Korkhy e li pone garbatamente in groppa a Jacko che felice sposta la testa da destra a sinistra affinché si accomodino nel modo migliore. I due piccoli felici di addormentarsi crogiolati nel dorso del Principe delle valli ringraziano soddisfatti. Invece Niccolò si raggomitola di fianco e in quella posizione riscaldata uno dall’altro, coccolati dalla luna che fa da vedetta; cercano di trovare conforto lasciandosi andare all’indomito sopore, che leggero e soave lentamente si avvicina.
Il silenzio della notte però porta con sé ombre oscure che si muovono recondite e zigzaganti lungo il pendio. Figure cupe pullulano rumoreggianti. Manipolando spaccati di legna. E da sopra la gradinata cominciano a pervenire frastuoni e trambusti sinistri, che mettono in apprensione il giovane e la sua esuberante combriccola. Un rumore frastornante si fa sentire a filo d’orecchio e a velocità indefinita un’entità sconosciuta comincia a correre giù attraverso lo scivolo scosceso che affianca la gradinata. Un grosso tronco d’albero causa un fragore assordante a fondo della stessa. E poi ancora repentinamente un susseguirsi di tronchi uno dopo l’altro scorre a fiotti lungo lo scorrimento. Mentre il rumore si riproduce rimbombante ogni volta che la legna approda a fondo valle. Lungo la gradinata si vedono ogni tanto sfrecciare a rapidità esorbitante dei Kokhe che a tutta velocità si apprestano a recuperare la legna e tanto velocemente farla arrivare sull’altura di Altar Knotto.  A un certo punto da dietro il cespuglio si leva una vocina…
<<Grunt!>> Sospira la piccola.
<<Che c’è piccola Kruya?>>
<<Guarda Kakrer lo vedi come si spostano veloci quegli esseri, sembrano saette, si lasciano dietro solo la scia generata dalla velocità stessa. >> Accentua Kruya. 
<<Li vedo Kruya è incredibile ma cosa li induce a correre così Niccolò?>> Chiede il piccolo Korkhy.
<<Mah! Non saprei! Sicuramente sarà legato al motivo della loro forza rigeneratrice che gli conferisce la notte, dove acquisiscono maggiore energia, addirittura con poteri sopranaturali. >>
<<È vero!>>.
<<Molto probabilmente riescono da sopra la gradinata ad abbattere quanta più legna possibile, per poi portarla ad Altar Knotto appunto. Il gruppo di Kokhe si dimostra del tutto indaffarato, da non avere il tempo per altro in questo momento e per fortuna. >> Afferma Niccolò con apprensione spostando le fronde di appena poco per scrutare l’andirivieni degli individui. In seguito guardando attentamente da dietro le chiome verdeggianti, i quattro paladini scorgono che ci sono alcuni Kokhe che ogni tanto si fermano sulla gradinata e in tutta fretta rilasciano in alcuni punti della legna. Tuttavia se pur domandandosi il perché, proseguono incuriositi a visionare le loro operazioni.
<<Ssst…credo che questo fatto ci induca a proseguire. Siamo così suscitati ad anticipare la salita. Non fosse che per controllare cosa fanno di preciso quei Kokhe che si fermano ogni tanto. Potrebbero chi lo sa … darci un indizio per sapere dove tengono rinchiusi i bambini. >> Sussurra Kakrer preoccupato.
<< Sì Kakrer forse è il caso di spostarci ugualmente, in ogni modo dobbiamo armarci di abilità estrema nei movimenti per non farci sentire. >> dichiara Niccolò.
<<Che ne dite voi due proseguiamo?>>
<<Siamo di sicuro d’accordo anche noi, tanto il frastuono non ci permette di dormire. Inoltre siamo convinti che se ci addormentiamo ci lasceremmo sfuggire tempo prezioso. >> Risposero i Korkhy.
<<Bene! Tutti d’accordo allora. >>
Sull’erba del pianoro … a ridosso dell’apice d’Altar Knotto nel frattempo, altri immondi accatastano la legna che gli è pervenuta per formare una pira altissima. Con l’auspicio del binocolo di giada Niccolò scorge alcuni di loro mentre radunano una trentina di persone, requisendole dai loro abitati e convertendoli nella nefanda situazione. Mentre gli stessi come ipnotizzati, sono del tutto ignari di quanto stanno subendo. Il giovane nota anche che gli sprovveduti sono prostrati ai piedi del masso infernale di Altar Knotto che scosceso, rigurgita le sue punte a sfinge; propagando un’aura nera spaventosa attorno all’imperatore, che incatenato e inerme non si può muovere. Occultati dietro quel groviglio florido, i quattro arditi s’intrattengono scambiandosi delucidazioni in merito alle attività che hanno intrapreso gli orridi Kokhe nel tempo che si sono inseriti nel Triangolo Magico.
<<Sai Niccolò ogni altopianese è del tutto in balia di Kokhe. >>
<<Come mai?>>
<<Ecco vedi… Kokhe li ha letteralmente educati al suo volere. Ordinando loro di formare un cerchio attorno all’imperatore per espettorargli in faccia e in aggiunta infierire contro di lui con parole poco piacevoli. >>
<<Oh! Mamma quali parole?>> Domanda Jacko.
<<Bè! Ha ordinato loro di dire all’imperatore che di lui non vogliono più saperne e che d’ora in poi il loro re appunto è Kokhe. >> Afferma Kruya.
<<Oh! Mi rattrista questa forma di disprezzo nei confronti di qualsiasi creatura. >> Dichiara Niccolò.  
<<Inoltre l’immondo Kokhe ha avuto la malsana idea di mettere attorno alle falde del macigno una pila di torce. Che una volta accese illuminano la struttura con il risultato di far valorizzare di più la sua imponenza. Implicando che disperde un’aura gigante e nera che spaventosa avviluppa l'altura. Per di più su ogni cavità strati ricolmi di quella melma maleodorante, stratifica repentinamente incorniciando la sfinge, da dove esala il miasma che si sparge imperterrito nel territorio. >> Attesta Kakrer.
<<Bleah!>> Sbotta Kruya.
<< Disgustoso!>> Pronuncia Jacko, schifato da quella descrizione, spostando la zampa sul muso per coprirsi il naso come suo solito.
<<Più tardi ha fatto realizzare a effetto scultorio due cavità per gli occhi, una per il naso e un altra per la bocca. E dall’interno sfociano delle luci violente in maniera che si veda anche da lontano la fisionomia dall’aspetto obbrobrioso, deforme e maleodorante. >> Afferma Kakrer aggiungendo altri particolari. <<Ha poi ordinato di erigere un gonfalone da sovrastare il masso di Altar Knotto di almeno tre metri. >>
<<Sul serio e come mai?>> Domanda Jacko.
<<Semplice! Ha voluto realizzarlo per rappresentare la sua immagine, con tanto di miasma sulla bordatura dello stesso. >>
<<Pensa un po’! Perfino presuntuoso!>> Attesta Niccolò.
<<E pensare che la guglia di Altar Knotto è sempre stata un vanto per gli abitanti del circondario. Poiché imperava come scultura naturale ammirata da tutti i viandanti. Ritenuta risorsa della terra a beneficio della regione. Adesso invece si mostra del tutto mutata, trasfigurata, dall’aspetto del tutto spettrale e peggio disgustosamente ripugnante. >> Sostiene l’impavido  Kakrer.
<<È proprio presuntuoso come dici tu Niccolò, infatti, è come se tutti debbano ammirare la sua bravura, la sua arte, il suo intrattenimento a presentazione del suo potere che lo vede appropriarsi di ogni cosa reale di Altar Knotto, Crespadoro e le sessanta valli limitrofe. Non è giusto!>> Ribadisce la piccolina.
<<Ebbene è proprio quello che vuole. È convinto che lui solo governerà il territorio. Lui soltanto. >> Rinforza Kakrer stillando esasperazione dal resoconto presentato a Niccolò.
<<È inaudito! Mah! I bambini? Perché requisirli a quel modo?>> Gli domanda Niccolò coccolando il piccolo Kakrer con un buffetto sulla testolina rapata.
<< È in questo modo che si garantisce la completa sottomissione degli esseri umani dell’altopiano. >>
<< Capisco. >> 
All’improvviso … il fracasso infernale dei tronchi che scendono a valle pare dissolto. La superficie approda nella silenziosità insostenibile. Mentre s’insinua padrona l’oscurità più tetra. Ora a ridosso del loro nascondiglio scorgono un’aura vaporosa e scura che si protrae veloce come un tornado fino ad Altar Knotto. 
<<Forse è giunto il momento che si può rischiare la salita! È meglio approfittare di questa momentanea occupazione sull’altro fronte da parte dei Kokhe. >> Afferma Jacko.
<<Si è il momento buono! tuttavia come ci muoviamo senza nemmeno una luce che ci indichi il percorso?>> Chiese Kruya preoccupata.
<<Cercheremo di muoverci all’interno della costa per evitare bruschi scoscendimenti del terreno, sta tranquilla ho una buonissima vista. >> Gli risponde Jacko.
<<D’accordo mi fido principe delle valli. >>
<<Bene andiamo allora!>>  conferma il giovane Niccolò.
I quattro si vedono persuasi di iniziare il tratto di strada che li conduce fino alla cresta della scalinata. Sebbene preoccupati per l’oscurità che sovrana padroneggia i recessi del territorio. Per fortuna appena Jacko sposta una zampa, la gorgiera all’improvviso emette un fascio luminoso a lungo raggio, estendendosi su ambo i lati alla maniera di uno spargi nebbia, illuminando energicamente l’intera sezione percorsa dagli stessi.
<<Wow! Che luce Jacko sei un portento!>> Dichiara la piccolina.
<<Oh! Grazie! Mia piccola amica. >> rispose Jacko scodinzolando elettrizzato.
Passando attraverso tale selva che fa da cornice fiancheggiando la scalinata, il silenzio straziante aleggia impudente. Rotto soltanto dallo sfrigolare delle foglie in balia della brezza. Jacko si mantiene deciso, portando in groppa i due piccoli e la sua andatura nonostante i gradini impervi che si fanno via, via più difficoltosi, pare mantenere un buon ritmo. Niccolò accusa le prime difficoltà nel salire perché i gradini si alternano severi e malagevoli, sebbene non mostri a nessuno la sua iniziale stanchezza. Lo scenario che regala la gradinata è assurdo e la notte sfoggia un repertorio variegato e articolato che si presenta a volte angusto, piuttosto che tenebroso, offuscato e faticoso. Per di più i crinali accigliati si mostrano ogni tanto rigorosi trasformandosi in figure della notte vaghe e cupe. Gli insiemi degli odori come del muschio, della corteccia, la terra e arbusti si unificano insoliti, mescolandosi fra loro generando una fragranza limosa. I quattro temerari paiono racchiusi all’interno di un segreto perenne, inalterato e sospeso nel tempo senza tempo.
E attraversando quella gradinata che pare non condurre mai a nessuno sbocco… la salita sembra senza fine. Basterebbe arrivassero almeno a metà per sincerarsi del percorso della lava putrida. L’umidità che scatena la notte attraverso l’arteria è da brivido.
Il cielo bofonchia sui precipizi e il vento echeggia sugli apici dei castagneti.
Il caldo … si è parzialmente affievolito. Ciò nonostante con le prime luci del mattino, il brusio di una miriade di mosche che ronzano sornione si avvicina sconvolgente.
Richiamate probabilmente dagli effluvi maleodoranti a loro celati prima.
Rzz…rzzz…rzzzzz….rzz .Rzz…rzzz…rzzzzz….rzz Rzz…rzzz…rzzz
…rzzz…rzzzzz….rzz…Rzz…rzzz…rzzzzz….rzz…rzzz…rzzzzz….rzz…rzzz.
<<Off! Perdinciribacco! Che seccatura queste mosche e mosconi!>> Brontola Kruya spostando repentinamente le mani in aria tentando di scacciarle. Rzz…rzzz…rzzzzz….Rzz…rzzz……rzzz…rzzzzz….Rzz…rzzz…
<<Brutto segno! Può essere che ci stiamo avvicinando dove ha inizio la discesa della slavina melmosa e putrida. >> Dichiara Niccolò cercando di scacciare i mosconi dal viso. Rzz…rzzz…rzzzzz….rzz… rzzz…rzzzzz…. Rzz…rzzz…
 <<Sì! Pare anche a me!>> Conferma Jacko mentre un nugolo di mosche gli si para nel naso. Rzz…rzzz…rz…<<Via! Via! Pussa via!>> Esclama inveito Jacko falciando con la coda spostandola repentinamente come fosse un acchiappamosche. Rzzz … rzzzzz …. Rzz rzzz…rz….bzzzz…….rzzzzzzzzz…….brusssss…….Brz….bzzzz…zzzzz…….brussssssss. Incredibile! Il susseguirsi di quell’attimo si sta facendo via, via più incisivo.
Diversi insetti di varie specie passano loro accanto. A un tratto svoltandosi, ne vedono degli altri che sopraggiungono dall’altro versante a velocità assurda. Non appena gli impavidi si accorgono che gli insetti sono alle loro spalle, attuano un brusco movimento per cercare di evitarli. A quel punto sia Jacko sia Niccolò vengono invasi dagli stessi che iniziano una vorticosa danza attorno alla loro figura, emettendo un impudente e profondo ronzio nelle orecchie. E i malcapitati in quel frangente ne percepiscono addirittura il muoversi e il contorcersi. Tormentati da quello sciame le loro convulse movenze a difesa del corpo e delle braccia non servono a nulla. I quattro sono letteralmente trascinati in una specie di turbine. Si sentono  smarriti e in balia dei parassiti che come tenaci usurai gli succhiano il sangue.
<<Aiutoooo…ma che succede?>> Strepita la piccola.
<<Non ti preoccupare sta tranquilla! Semplicemente questo sciame giunto all’improvviso è come impazzito. Vedi?  Si convoglia imperterrito lungo i gradini tempestati di miasma e ogni forma di natura scomposta. >> Gli dice Jacko rasserenandola.
<<Aiut…! Mi punzecchiano!>> Esclama Kakrer quasi ostentando una perdita di equilibrio che lo indirizza sull’orlo della groppa del principe.
<<Attento!>> Gli dice Jacko e con una codata manda via lo stormo che si era avvoltolato al piccolo. Assestando poi l’andatura rimettendolo apposto.
I valorosi sollevando la testa tengono d'occhio la sfera celeste che si mostra corrugata di nuvole nere. E notano che a una quindicina di metri sopra di loro si muove a gran velocità una decina di Picchi Rossi che si affrettano a colonizzare gli alberi di conifere e pioppi. Nello stesso tempo gli scarlatti Picchi si cibano avidamente degli insetti che trovano lungo il percorso. Un nugolo sempre crescente di mosche dall’aspetto smisurato infastidisce ancora tutti loro. E una miriade di altri insetti indefinibili si avvicina imperturbabile. Mostrandosi capaci alleati dei parassiti che imperterriti s’insinuano in ogni dove. Come tenaci bellicosi agguerriti s’infilano nelle orecchie, lambiscono i capelli, sfiorano le labbra e scremano sulla fronte. E ancora! Un’invasione di moscerini avviluppa i quattro avvoltolandoli nel loro mulinello. Poco dopo a seguito di questo primo gradevole incontro, mosconi e mosche tornano alla carica verso di loro; avanzando a regolari gruppi di venti o trenta alla volta, perfettamente incolonnati, scemando repentinamente, roteano su se stessi e virando con lentezza. Rzz…rzzz…rzzzzz….Rzzzzz….Rzz…rzzz…rzzzz….Rzz…rzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz……. rzzzzzzzzz…….brussssssss…….Brz….bzzzz…….
< <Via! Bleah! Parassiti maleducati! Impertinenti e scortesi!>> Afferma Kruya.
Dopo pochi secondi la scena si ripete. I corpi abnormi di tali insetti avanzano velocemente verso di loro. Quando gli sono vicini i quattro si spostano repentinamente, tuffandosi dal lato opposto, cercando di evitarli il più possibile. Li vedono sopraggiungere dal cielo, dalle falde, dalle rupi e purtroppo notano che l’intero sottobosco attorno a loro è scosso da un boato che sembra determinare un terremoto.
Gli abnormi entomi successivamente proseguono la loro corsa sfrenata, quasi a piombo verso le profondità della gradinata, a ridosso delle sterpaglie, attorno alle foglie melmose e ai rami spezzati.
<<Bleah! Cos’è questa?>> Scatta Kruya spostandosi improvvisamente rivolgendosi agli altri. Dopo che gli è sfrecciata velocemente addosso, una specie di mosca schifosa e maleodorante lambendole l’orecchio.
<<Sta ferma cara! È solo una mosca gialla tranquilla! Probabilmente sono attratte dalle radici vegetali o dal miasma. È la loro natura svolazzare libertine e impertinenti, gli piace stuzzicare l’uomo planando a filo d’orecchio. >> Le conferma il suo benevolo Kakrer.
<< Che schifezza! Via! Andate via !>> Bofonchia ancora la piccola levando le mani a destra e sinistra, infastidita da quel nugolo inaspettato.
<<Bah! Un’altra volta! Che fastidiosi insetti multiformi e repentini. Si recano laddove il sordido è attiguo e a loro opportuno. Nel frattempo non serbano eccezioni ad alcuno al loro passaggio, tormentando in ogni modo rapidi e impassibili. >> Afferma Niccolò scombussolato anche lui a causa di quell’invasione insolita.
Il cielo muta le nuvole affrescandole in un susseguirsi di enormi ciclopi dal naso pronunciato, la bocca semiaperta e la chioma cespugliosa. Tracciando la conformazione sull’impronta celeste che i quattro arditi hanno sopra la testa.
Procedendo scorgono le fronde degli alberi di alto fusto che si contorcono a ventaglio, unificate alla signora della notte che sta decidendo di lasciare il posto al sovrano del cielo, generano un dipinto del tutto irreale e tenebroso.
La scena … è l’inverso della precedente. A mano, a mano che si avvicinano alla scalata i brusii aumentano ruvidamente.
Eccoli! Ora gli insetti sono vicini nuovamente e gli impavidi li sentono più forti al punto che gli rompono i timpani.
Rzz…rzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz….rzzzzzzzzz….brussssssssrz….bzzzz….rzzzzzzzzz….brusszz…rzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz….rzzzz bzzzz….rzzzzzzzzz….bruss………………
Quando sembra che siano spacciati e inghiottiti da questo vorticare d’insetti…bè lentamente li vedono ruotare su se stessi e virare rotta.
Sbzzwoooooooooooo…………………….….
Ebbene gli insetti si girano di fianco, roteano e volteggiano rapidi per convogliarsi poi lontano da loro, planando determinati inspiegabilmente sulla cordigliera. ….sbzzzzzzzzzzooooouuuuuuuuuu…
<<Sssst! Silenzio! Ascoltate? … Sembra che lo sciame si sia convogliato sull’altura. Wow! un attimo di respiro finalmente. >> Assicura Niccolò.
<< Gasp! Si! Sembra anche a noi insomma!>> rispose Kruya infastidita. 
I quattro ardimentosi vanno avanti seppur svigoriti dallo spiacevole contrattempo che li ha frenati dal procedere. Mentre si accorgono che nel loro cammino intrecciano sempre più ostacoli e si sta rivelando alquanto impervia la successione di quella gradinata senza fine.
<<È proprio la gradinata più lunga in assoluto! Sembra non terminare mai!>> Impreca secca la piccola Kruya.
<<Ha perfettamente ragione Kruya vero Jacko?>>
<<Certo che ha ragione! Posso assicurare che è proprio la gradinata più lunga che abbia mai visto. >> Risponde il principe delle valli.
<<Per fortuna siamo favoriti dalla sorte tu ed io cara, abbiamo il passaggio più fenomenale al mondo. >> Afferma Kakrer sentendosi al sicuro in groppa a Jacko denominato ormai Principe delle valli.
Ecco che sono quasi a metà della lunga salita e più si avvicinano all’apice, maggiormente emerge un’aura nera che li avvolge e l’aria austera si fa più greve e funesta. Superano ora un labirinto di piante smembrate che si snoda attraverso i gradini. Il tratto di strada si fa accidentato. Introduce scenari improvvisi, come restringimenti larghi pochi metri, per incunearsi in estenuate sponde lambite da rami recisi, fronde scortecciate e alberi amputati che sormontano i gradini. A quanto pare malauguratamente il pericolo sciame d’insetti non è ancora placato. Tutta colpa di quel disastro ambientale causato dagli orridi puzzolenti e quel loro maleodorante oleaginoso che travalica tutto… Sul ciglio del crinale al riparo di grossi sassi di sorpresa vedono darsi alla fuga, in un procedere veloce e straziante, uno smisurato gruppo di lucertole curiose e sospettose. Le lucertole di dimensioni esagerate all’improvviso si avvicinano astute ai quattro viandanti, andando loro incontro furbamente in maniera molto lenta, per non destare sospetti. A un tratto con uno scatto fulmineo le stesse si avviluppano alle gambe del giovane e alle zampe del principe delle valli, attorcigliandosi tra i vestiti e incuneandosi nella criniera. A quel punto Niccolò con la mano cerca di prendere le bestiole che da prima si dibattevano infastidite fra le dita e schiudendo le fauci, e subito dopo guardandosi attorno spaurite e confuse si divincolano scappando via stupite loro stesse.
<<Fiuuu… Sono andate via! Per fortuna! So benissimo che le lucertole appaiono inoffensive ma a vederle di circa venti centimetri e a prima vista agguerrite, mi ha giocato un brutto scherzo facendomi agitare. >>Affermò il giovane Niccolò ancora indispettito da quell’intrusione inaspettata.
<<Non hai torto Niccolò anzi grazie per avermele tolte di dosso! Davano parecchio fastidio anche a me. >>  Gli rispose il fido Jacko strusciando il muso sulla gamba del suo padroncino per coccolarlo.
<<Ahhh ahhh!……. Guardate! Brrr br…mi vengono i brividi!>> Sussulta strepitando Kruya dall’alto del principe …
<<Guardate! Una miriade di scorpioni dal colore bruno nerastro con le zampe rossicce, sgorga caracollando dalle fenditure e crepe dei tronchi spezzati. Che schifooo! …>>
<<E ancora! Lì guardate! Un esercito di termiti color marrone scuro si protrae a ridosso degli alberi spaccati, per sgretolarli tempestivamente svuotando la linfa di sostegno. Pazzesco!>> strepita il giovane sgomento dinanzi a quel vedere.
<<E ancora blatte rossicce si orientano lungo le pareti scoscese a picco. >>
I quattro costernati da questa flotta d’insetti spaventevolmente abnormi, tentano comunque di trovare il modo di proseguire anche se a rilento per via di questi repentini intoppi.
<<Inconcepibile! Un brulicare d’insetti di straordinarie misure gremisce balenando in ogni dove la gradinata. Invero!>>. Afferma il giovane Niccolò.
<<Peggio ancora guardate! Si stanno avvicinando delle zecche smisurate, attirate dal disordine dalle crepe, del terreno smembrato e dall’umidità, con la seria intenzione d’impossessarsi della folta pelliccia del principe. >> Sostiene Kruya.
<<Aiutoooooo!>> fa in tempo a  strepitare Jacko sentendosi ghermito da tali invasori.
<<Non preoccuparti Jacko tu mantieniti calmo e vedrai che la gorgiera ti proteggerà. >> Lo consola Niccolò.
<<D’accordo padroncino hai ragione è inutile scalpitare. Acc…!>>
Proprio riuscendo a mantenersi calmo Jacko riesce spostando il muso all’insù un paio di volte ad attivare la gorgiera. Che realizza attorno al suo corpo un rimedio efficacissimo, avverso alla natura delle stesse che scappano avvelenate. Per questo infuriate per non essere riuscite a parassitizzare quel gradito ospite improvviso. Infatti, nel giro di poco tempo le zecche prendono un'altra direzione convogliandosi a ridosso della boscaglia dove tassi e lepri si stanno spostando impazziti, mentre nugoli di parassiti ronzano turbinosi. Brzzzz …….bzzzzz ……….Brzzzz …….bzzzzz……… Brzzzz …….bzzzzz …Brzzzz … Brzzzz
…Brzzzz … Brzzzz …….bzzzzz ……….Brzzzz …….bzzzzz……… Brzzzz …….bzzzzz…………………………
<<Guardate! Calabroni! Enormi Calabroni a fiotti! Mamma mia!>> Esplode ancora la piccola Kruya che non ne può più di quella sommossa di entomi.
<<Sono smisurati hanno la colorazione giallorossa ruggine e neri. Smussano l’aria emettendo ronzii spaventosi attaccando le cavità dei tronchi recisi. >> attesta Jacko.
Brzzzz … Brzzzz …….bzzzzz ……….Brzzzz …….bzzzzz……… Brzzzz
Brzzzz …….bzzzzz ……….Brzzzz …….bzzzzz……… Brzzzz.
<<Ops…! Guardate grossi Scarabeo blu metallizzati brulicano sulla legna immobile. >> Rafforza Kakrer. ….bzzzzz ……….Brzzzz …….bzzzzz……… Brzzzz ……. brwouuuuuuuuu……….
<<Quietatevi! Agitarsi così non serve a nulla e non si arriva da nessuna parte. So che è difficile e il momento pare fuori dal tempo, ma cercate di stare più calmi possibili. Gli stessi entomi potrebbero accorgersi della nostra vulnerabilità e rafforzare l’avanzata. Mentre se riusciamo a mantenerci quieti, forse eludiamo il loro attacco. >> Consiglia spassionatamente Niccolò.
<<D’accordo ma ammetti anche tu che non è per nulla facile. >> Biasima Kruya rivolta al suo benamato. Brzzzz …….bzzzzz ……….Brzzzz …….bzzzzz……… Brzzzz …….bzzzzz …Brzzzz … Brzzzz …….bzzzzz.
<<Si certo piccola. >>
<<Per questo la nostra unione è perfetta confortandoci l’un l’altro siamo più forti. >> Afferma Niccolò.
<<Su piccola fai vedere di che pasta sei fatta. >> La rincuora carezzandola Kakrer.  <<Mah! Ancora! Non se ne può più guarda là!>> Solleva un’altra protesta di nuovo corrucciata Kruya.
<<Si lo vedo piccola! Tu trattieniti bene alla gorgiera di Jacko e vedrai che non ci capiterà nulla. >> Assicura Kakrer.
<<D’accordo! Va bene!  E pensare che è difficile che mi spaventi qualcosa nonostante la nostra minuta statura, ma questo esercito inopportuno di entomi mi ha sconvolto rendendomi inerme. >>  Sostiene lei.
<<Lo so cara! Non sei l’unica infastidita credimi, ma dobbiamo incoraggiarci a non flettere al voltastomaco che trasmettono. Altrimenti ci facciamo sconfiggere da parassiti che a dirla tutta sono ingenui e presi anche loro da questa trappola di natura ribelle. >> La rincuora un'altra volta il piccolo Kakrer.
E mentre lo dice carezzandole il visino naturalmente… come d’incanto… le sue labbra si avvicinano a quelle della piccola Kruya… scambiando con lei il primo reale adorabile e forse da sempre atteso … dolce… bacio.
<<Beeeelli!>> Esclama Jacko rivolto a Niccolò.
<<Vero!>>
E i piccoli Korkhy si lasciano andare a quel prodigio sinceramente benvenuto, cullandosi nella sottile brezza che carezza il viso di entrambi. 
<<Guarda Niccolò lo vedi come sono deliziosi?>>
<<Certo Jacko sono incantevoli! Pensa…nonostante il momento alquanto insidioso l’amore germoglia anche laddove uno non se lo immagina. >> Dichiara il giovane.
<<Inviolabile verità Niccolò. È incantevole la magia dell’amore e a guardarli è curioso osservare che se ben piccoli sono proprio carini. La loro figura è alquanto amabile, mostrandosi con le testoline rapate; le mantelline che gli rivestono le spalle e il nasino all’insù, come fossero due omuncoli o meglio bambole in miniatura. A  differenza che loro si muovono per davvero e graziosi più che mai si stringono in un abbraccio appassionato del tutto tenero che a vedersi ha dell’inverosimile. Guardali!>>
<<Hai perfettamente ragione bel cagnone sono adorabili. >>
Ma un sordido brusio spezza quell’incantesimo che ha del sublime, sostituito con il sopraggiungere di ospiti non graditi. Alzando la testa i quattro arditi si accorgono che il sentiero brulica di vespe. Brzzzz …….bzzzzz ……….Brzzzz …….bzzzzz……… Brzzzz …….bzzzzz …Brzzzz … Brzzzz …….bzzzzz ……….Brzzzz …….bzzzzz……… Brzzzz
<<Uh! Vespe del legno! Ma guarda sono quelle speci che hanno la colorazione gialla, nera, rosso e arancio. >> Afferma Kakrer
<<È vero guardate le femmine zigzaganti perforano il legno fulmineamente pazzesco!>>.….bzzzzz……… Brzzzz …….bzzzzz…………… Brzzzz …….bzzzzz ……….Brzzzz………………
Nello stesso tempo le rupi che sovrastano a picco del costone si vedono drasticamente ricolme di lava puzzolente. E come spostati da una mano invisibile che li guida, arbusti invadenti ingarbugliano la gradinata avviluppandola di fogliame e frasche putride che ostacolano il cammino. Tutto questo marasma avanza a velocità sbalorditiva.
<<Sbucano da tutte le parti innumerevoli parassiti! Guardate! … Lombrichi, bisce, serpi, vipere e taglia forbici strisciano in ogni luogo possibile della gradinata! Aiutoooooo! Che schifoooooo!>>strilla la piccola Kruya rivolta a tutti loro.  Pssstt…pssssss….ssssssss…sccccccc….pssssss….ssssssssPssstt…pssssss….ssssssss…scccccccccc….  pssssss….ssssssss…sccccccc…
Una miriade di vermi mascalzoni e serpeggianti fuoriescono dalle loro tane, per dimenarsi liberi in quel aggrovigliarsi di natura scomposta. Mentre imperterriti i quattro valorosi si fanno largo come possono. A quel punto noncuranti degli incontri incredibili che stanno avendo, perché altrimenti si tormenterebbe il loro animo oltre il consentito, proseguono.
<<Sai cosa mi sto chiedendo Jacko?>> 
<<No padroncino dimmi?>>
<<Beh! Vedi è curioso come quella sostanza maleodorante faccia parte integrante di Kokhe. Mi domando… ecco… come mai ne sia uscita questa fragorosa catastrofe repellente?>>
<<Ne hai motivo a domandartelo. Però sai Niccolò qualcosa mi dice che nell’istante stesso di transazione causato dalla  rottura della Tarsia di Saturxzarlopea oltre ad aver subito un forte trauma, Kokhe abbia anche oltrepassato il limbo delle stagioni climatiche generando uno stato del tutto deformato e scombinato della flora e fauna. >>
<<Dici?>>.

*    In realtà Jacko tramite gli influssi emanati dalla gorgiera percepisce la voce del principe sempiterno Krohtnal che gli fornisce la spiegazione.

<<Sai padroncino Kokhe già malfermo e dubbioso purtroppo è stato indotto a sbattere fortemente e di continuo nella parete ascensionale. Che permeabile confina con gli apparati ambientali che governano le stagioni. >>
<<Quindi c’è stata un’incisiva conseguenza proprio per quel motivo?>>
<<Esatto! La grave conseguenza è stata  quella che il piccolo e buon Kokhe ne fu involontariamente segnato pesantemente. Sostanze melmose, consistenze oleaginose, miasmi fetidi e tutto quello che  trapelava dalla stessa, si spingeva e stagnava dentro il suo essere. >>
<<Caspita! Capisco! Che schifezza si è generata senza il suo volere!>>
<<Già! Qualsiasi particella facente parte dei corpuscoli vitali e naturali dell’ecosistema, si è smembrata, disciolta e slegata dal suo punto universo naturale cui apparteneva. >>
<<Tremendo!>>
<<Già! Srotolandosi vertiginosamente attorno all’apparato ascensionale della Tarsia di Saturxzarlopea a sua insaputa l’agglomerato vitale si è riversato sull’organismo di Kokhe che ne ha assorbito le essenze. >> Infatti, a causa di questo scompenso il risultato finale fu quello di rilasciare questi elementi liberi di appropriarsi dell’unico corpo in quel momento vagante sulla stessa. In altre parole il povero Kokhe. >>
<<Accidenti!>> Esplode stupefatta Kruya.
<<Pensate che i vari livelli del tempo in totale confusione, hanno fatto divenire il piccolo Kokhe una sorta di spugna assorbi umori. Che si sono propagati fin nelle sue viscere, dove ne è rimasto inevitabilmente impregnato. Divenendo parte integrante con le sostanze. Formando in pratica un corpo unico con l’immoralità del limo. Traendone totalmente le varie entità. Questo fattore unito alla completa perdita del senno l’ha trasformato in un essere abbietto, potente, con una forza indescrivibile. Capace involontariamente di modificare drasticamente gli ambienti, la natura e l’uomo. >>
<<Caspiterina!>> Esclama anche Kakrer sbalordito.
<<In poche parole Kokhe uscendo dal suo sito originale, ha alterato gli equilibri non che la sua anima che si è subito scombinata. E a seguito di questo evento ha trasferito la sua rabbia sull’intera popolazione dei Koketh e non solo. >>
<< Accipicchia! Un bel trambusto. È inevitabile quindi non attribuire tutta la colpa a lui poverino che né indubbiamente la prima vittima. >> Asserisce dispiaciuto Niccolò.
<< Esattamente! >>
<<Ssst…sentite questo brusio?>>
Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, gri…
<< Ascoltate! Ci sono anche dei grilli!>> Afferma Kakrer.
<<Ma questi sono carini in ogni caso! >> Considera Kruya.
<<Lo so! Ma questi però sono grillotalpa di colore rosso bruno, hanno probabilmente attraversato la landa per cacciare le loro prede preferite, ovvero i vermi e qui a quanto pare ne è pieno il percorso, pazzesco!>> Le risponde prontamente Kakrer.
 <<Guarda che roba! Come li attaccano. >>
Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri, gri… Gri, gri…
<<Gulp! È vero!>> Replica lei smarrita.
Un brulicare … tortuoso s’incunea nel tragitto a una velocità incalcolabile.
Una calamità, una vera e propria saga di creature ambigue seguitano ad arrivare.
Infatti, i predatori degli stessi come il toporagno che ama cibarsi di grillotalpa si catapulta all’assalto. In seguito un nugolo di merli ne approfitta per uno spuntino fuori orario per cibarsi di questi ultimi. E ancora lungo gli acciottolati sconnessi capricorni del legno neri come l’ebano, ricoperti di peluria giallastra, formicolano scivolosi infilandosi nella guerriglia. ….crack....... craaaaak… crack.
<<Tutto questo ha dell’inverosimile!>> esclama Kakrer.
<<Esattamente!>>. Replicano tutti assieme.
zzz……… Brzzzz …….bzzzzz…… Brzzzz …….bzzzzz ……….Brzzzz …….bzzzzz crack ….crack....... craaaaak… crack ….crack............craaaaak…... ………crack ….crack....... craaaaak… crack ….crack............craaaaak…...
Unito al brusio di vespe, mosconi e altri insetti, il sopraggiungere di gigantesche cornacchie scombina le fronde. In un intercalare di svolazzamenti con repentine planate, dove le bestiole arraffano quanto più possono.
Graaaaaaaaack ….grack….graaaaak……….bzzzzz ……….Brzzzz …….bzzzzz
grack….graaaaak……….bzzzzz………. grack….graaaaak……….bzzzzz. 
I quattro esausti di quella sommossa parassitaria procedono in ogni caso alla meglio
Più tardi. Impiegate circa tre ore e mezzo inerpicandosi gradino, dopo gradino,  braccati e travolti da una vera e propria odissea, avanzando stentatamente. Affrontando postumi di oscuri parassiti e  trascinandosi come possono lungo la via.
A un certo punto si accorgono finalmente che a ridosso della testata, la valle si apre fra due massi accedendo a uno slargo di radura. E manca tuttora almeno una buona mezzora di strada per giungere al famoso torrione.
La cala si presenta solitaria, selvaggia, muta e il torrione Korzyk pare affetto da un consistente risultato degradante che lo sconvolge.
Il bosco vivente nel frattempo l’ha costernato di un brulicare sempre più vivido di parassiti  di ogni genere. Al punto tale che l’invasione con la complicità dei miasmi ha deformato completamente la compagine del torrione.
Gli abeti sbandierano le loro fronde schiaffeggiando le fiancate della torre.
Le allodole trillano volando a ripercussione come un rodeo sull’altura.
Vipere spietate si rincorrono lungo il costone e ortiche pungenti valicano spudorate le inferriate.
Il vero cuore pulsante di quest’altura pare soffrire dell’effetto capitolazione a causa di un esercito di parassiti silofagi indomabile. Che ha alimentato il disastro ambientale alterandolo terribilmente.
<<Non se ne può più! Allora siamo arrivati?>> Chiede la piccola carezzando con le cucciole manine il principe delle valli. 
<< Quasi cara! Ora vediamo che dice Niccolò. >>
<< Guardatevi attentamente attorno, amici miei…sembra vi sia passato un uragano e la selva silente geme a questa disfatta. >> Considera il giovane piuttosto impensierito.
<<Purtroppo è vero Niccolò è avvilente. >> Risposero i piccoli Korkhy.
<<Manca ancora un po’ per risalire la cima cari amici miei. >>
Il giovane puntando ora il binocolo verso l’altura della gradinata, con sua grande costernazione nota che la slavina di lava melmosa e putrida sta procedendo discendendo i gradini fugacemente rischiando di travolgerli.
<<È in pratica impossibile proseguire se non vogliono essere investiti dalla lavina. >>
<<Come sarebbe?>> Esplode come al solito la piccola.
<<Bè! Diciamo che abbiamo visto abbastanza!>> Dichiara per non allarmarli.
<<Come! Ci fermiamo?>> Chiede Jacko.
<<Ebbene! Miei prodi… ci ritroviamo affaticati e stanchi quindi è impossibile proseguire oltre. Il binocolo mi ha permesso di vedere che la slavina scorre a rilento, ma imperterrita avvicinandosi sempre più al nostro cammino. Di conseguenza non possiamo rischiare di rimanere sopraffatti dalla stessa. >>
<<Hai ragione Niccolò. >>
<<Per di più finora non abbiamo riscontrato nessun indizio che ci possa condurre al luogo di reclusione dei bambini. Quindi tanto vale tornare a valle per cercare altrove. >>
<<D’accordo. >>
Il buio è devastato da luci e ombre viscide che si muovono repentine. 
Ormai l’intera macchia respira in questo inferno di parassiti.
Effluvi nauseabondi lambiscono il delicato fulgore del rigoglioso bosco.
Piante melmose e maleodoranti si torcono dall’affanno e la stanchezza dei quattro impavidi si sta facendo via, via più cagionevole originando uno svantaggio alla loro energia.
<<Jacko, piccoli amici, dobbiamo sbrigarci nello scendere a valle. Non possiamo fermarci qui per la notte. La slavina prosegue scaltra e indifferente se pur lentamente. Vi chiedo un ulteriore sforzo lo so, ma poi spero di concedervi un meritato riposo. >> Asserisce Niccolò.
<< Hai ragione padroncino è impossibile proseguire. >> Replica Jacko. 
<<Tuttavia mi spiace non poter andare avanti se non altro per verificare come stiano i dimoranti del torrione. >> Osserva poi Niccolò.
<<Niccolò hai ragione, ma per il momento non possiamo farci nulla, poiché i maleodoranti Kokhe hanno preso tutti i vassalli dell’imperatore. In teoria nel torrione non dovrebbe esserci rimasto più nessuno. >> Afferma Kakrer.
<<Ebbene allora mi sento maggiormente rincuorato in questo caso. Tuttavia bisogna stabilire dove recarci per concederci un po’ di riposo prima di proseguire. >> Termina il giovane.
<<Io! Io lo so! So dove possiamo andare sul serio. Allora mi ascoltate? >> Esplode con una vocina decisa Kruya.
<< Dove intendi condurci Kruya?>> Gli chiede Kakrer agitato ma contento che la sua paladina non si perda mai d’animo.
 <<Con l’ausilio del gattone ci dirigeremo a Tanzerloch. Pochi sanno della sua esistenza e lì saremo al sicuro. >>
<<A Tanzerloch? Hai ragione mia amata Kruya parli della voragine impervia situata ai margini del bosco cobalto?>>
<< Sì! Sì Proprio quella. >>
<<Sapete! Kruya ha ragione. Pochi sanno dell’esistenza di quel gorgo. Non è di facile sopralluogo. Dato che mostra un’apertura di quaranta metri e la sua profondità è di circa ottanta. Bisogna porre molta attenzione affinché non vi si cada all’interno. Ma è decisamente il posto più indicato per eludere gli scriteriati Kokhe. >> 
<<Dove si trova esattamente?>>
<< Ecco! È situato in un punto particolare posto alla cavità del bavero a cornicione della voragine. Ebbene lì c’è una nicchia più in basso che può servirci da rifugio. Di sicuro gli orridi non si spingeranno mai fin lì. Data la difficoltà di percorso, sapendo che correrebbero il rischio di scivolare così melmosi come si mostrano. Potremmo collocarci più in là, dove presenta un enorme sala larga centodieci metri. >> Sostiene Kakrer sicuro di se.
<<Mi sembra una buona idea che ne dici Jacko?>>
<<Anche a me sembra buona questa soluzione. >> Risponde Jacko felice di costatare che i piccoli Korkhy si stanno già rivelando ottimi fautori.

A onor del vero … la torre Korzyk apparentemente parrebbe estenuata, afflitta e disabitata. Disgraziatamente però vi è una persona trattenuta celata a ridosso di ora divenuto uno stambugio ubicato sulla cima più isolata del torrione. Un tempo pregevole spazio per la raccolta di scritti dell’imperatore poiché amava rifugiarsi lì. Sicuro di trovare una sintonia con la volta celeste. Dal momento che dal belvedere era solito contemplare lo scenario circostante fonte d’ispirazione per scrivere le sue liriche. Ora lo stesso sito purtroppo è divenuto insalubre e deturpato.

                                              Capitolo sesto

I quattro impavidi senza sosta si preparano a seguire la via della calata per convogliarsi a Tanzerloch. Ripercorrendo nuovamente in fase di discesa quell’assurda epopea che elargisce la terra alquanto alterata. Questa volta sono decisi ad affrontare gli effetti devastanti che hanno scombinato l’ambiente, contrastandoli con un’energia approntata senza rimanerne soggiogati.    

Nel frattempo… in contemporanea presso le nude colline di Crespadoro altri quattro Kokhe si dirigono nel luogo in cui hanno nascosto i bimbi per portarne degli altri. Li hanno reclusi in una grotta dalle faccettature anomale. La spelonca, infatti, ostenta altresì svariati androni che si mostrano come un’angusta gattabuia austera e fatale. I bambini presentano un’aura nera e raccapricciante che li avvolge completamente. Ormai esasperati per la detenzione si ritrovano raggomitolati su se stessi, cercando di rincuorarsi l’un l’altro. Impauriti e atterriti da quegli imprevedibili eventi, non riescono nemmeno a parlare. Perché hanno alle costole senza sosta quegli esseri immondi che li spaventano. Infatti, quei bruti usano come espediente verso i piccoli i loro latrati, ringhi e strepitii, muovendosi improvvisi e rilasciando quell’oleaginoso puzzolente intorno agli  stessi intontendoli e stomacandoli all’inverosimile. Kokhe ha deciso che per tenere a bada l’entrata dell’anfratto e l’interno di quegli androni di roccia naturale dove risiedono al momento i bambini reclusi, siano sufficienti quattro sorveglianti.
Di fatto a vedetta vi sono quattro esseri umani facenti parte dell’altopiano del triangolo magico, divenuti individui putridi. Costretti anche loro in quel luogo a eseguire ripugnanti segregamenti. A seguito della sottomissione subita dal fetente, nonostante prima conducessero una vita tranquilla nelle loro abitazioni a Crespadoro. Anche se al momento non possono rendersene conto, perché avvinti dal tormento di Altar Knotto Kokhe.
Quegli esseri irriconoscibili si spostano rapidamente, spandendo un fetido odore e tenendo in mano degli alpenstock orizzontali del tutto torvi e lunghi almeno quanto la loro statura. Circa una cinquantina di bambini ospitano quelle mura. Dal più piccino a giovinetti di quattordici anni. Trasudati, spaventati e purtroppo maleodoranti. Affastellati su un lastricato umido. Infreddoliti e ridotti a un pasto non proprio salubre, composto di bacche, ribes e acqua sorgiva rilasciata dalla parete stessa di quel luogo, che angusto ai loro occhi gli fa da prigione. Alcuni sudici Kokhe replicati giungono a ridosso della grotta e affetti da mutismo per via che il loro capo ha disposto che solo lui ha diritto alla parola, depongono a terra in malo modo altri quattro bambini. Consegnandoli agli uomini di vedetta che si suddividono per condurli all’interno insieme agli altri. Stanchi e confusi i nuovi arrivati si vedono costretti a starsene muti come tutti gli altri.
Quella coesione di cuoricini involontaria fa tenerezza. Dove alcuni non riescono a frenare le lacrime e altri si vedono spiantati.  Altri di loro cercano di rincuorare i più piccoli tenendoseli in grembo. Certi si dimostrano scossi al punto tale che si vedono disperati.
Altri ancora non si danno pace e cercano di fare qualcosa per trarsi da quell’ostacolo inventandosi una soluzione sul momento.
Nell’istante, infatti, in cui Michael di quattordici anni, uno dei più grandicelli, si accorge che a ridosso di una piccola insenatura c’è una spaccatura se pur minuta, spera in una possibile via d’uscita. Espone così a un coetaneo le sue intenzioni.
 <<Ehi! Simone! Guarda là. Può darsi che siamo in grado di realizzare un’apertura che ne dici?>>Afferma Michael rivolgendosi a bassa voce al suo amico.
<< Risposta affermativa Michael! Ma come possiamo riuscire a realizzarla?>> Replicò Simone con voce sommessa per non farsi sentire dai guardiani.
<<Troveremo i mezzi per provare ad agire non preoccuparti. Nel frattempo gli altri bambini trovandosi davanti a noi formeranno uno sbarramento di difesa. Noialtri da dietro inizieremo a scavare senza farci sentire per creare una via d’uscita. >>
<< Si! D’accordo! Si può provare! Ma cosa usiamo scusa per scavare? Non vedo alcun utensile o altro che possa servirci allo scopo?>> Gli domanda Simone.
<<Vedi quei massi appuntiti laggiù poco più grandi di una mano?>>
<< Si!  Li vedo. >>
<< Ecco! Li utilizzeremo come leva per far presa sul terreno tanto basta da realizzare un varco. >> Asserisce Michael.
<<Mah! Sei sicuro che una volta scavato quel passaggio ci porti fuori?>>
<< Dirti che sono sicuro è un’utopia. Ma la cosa certa è che uno spiraglio, una brezza, un venticello fresco che proviene proprio da lì effettivamente c’è, lo senti anche tu vero?>>
<< Beh! Si lo sento! Però non sarà facile! E se gli orridi dovessero accorgersene?>>
<<Confido sull’eventualità di avere un po’ di fortuna che ci porti comunque fuori di qui. Tuttavia cercheremo di muoverci il più silenziosamente possibile, se non altro vorrà dire che abbiamo almeno tentato qualcosa. >>
<<D’accordo ma quando pensi di cominciare?>>
<<Agiremo di giorno mentre loro dormono e pensano sicuri di averci in pugno poiché siamo controllati totalmente dalla loro autorità. >>
<<Anche se non bisogna sottovalutare del tutto la loro scarsa intelligenza, che a quanto pare è limitata, meglio stare sempre sull’attenti. >> Asserisce Simone.
<<È vero! Pare che tutta la brigata di schifosi esegue esclusivamente gli ordini impartiti da quel putrido senza dar seguito a nessuna loro iniziativa. >> Dà risposta Michael tenendo gli occhi ben aperti.
<<D’accordo Michael ma ci serve qualcun altro, tu ed io non ce la faremo mai da soli. >>
<< Simone sei il solito sveglio. A questo punto vai a chiamare molto lentamente e senza farti sentire Andrea, Davide, Matteo, Giorgia, Alice e Denise. Più persone ci danno una mano, maggiore è la possibilità di portare avanti la realizzazione di un oculato varco che ci porti alla via d’uscita. >>
<< D’accordo provvedo immediatamente. >>
<<Psssst…. eylà… Andrea, Davide, Matteo, Giorgia, Alice e Denise avvicinatevi. >> Li chiama sommessamente Simone.
<<Oy! Simone dicci?>>
<<Ragazzi… dobbiamo unirci per fare in modo di realizzare un possibile varco che ci conduca alla via d’uscita, io e Michael non ce la possiamo fare da soli. >>
<<Mah! Certo che vi aiutiamo! Non è vero? Ragazzi?>>
<<Si! Certo si!>>
<<Come abbiamo sempre fatto del resto… uniti uguale boom. >> Conferma Davide.
<<Bene allora seguitemi lentamente mi raccomando. >>
<<Ok!>>
Nel trambusto unito alla paura e un notevole fetore che impregna l’ambiente, Chiara e Irene, si accorgono di quanto gli altri stanno attuando alle loro spalle e senza pensarci due volte chiedono di unirsi all’impresa.
<< Siamo in grado aiutarvi anche noi possiamo?>>
<<Certo! Va bene ma mi raccomando fate attenzione. >> Rispose Michael felice di quel inaspettato aggregarsi.
I dieci ragazzi sono i soli coraggiosi per ora, che se la sentono di provare un’eventualità al silenzio imposto che li rende inermi. Sono parte di un gruppo di adolescenti che frequenta lo stesso istituto scolastico. I giovani si vedono spesso a portare a compimento dei progetti insieme e anche se questo non rientra nelle loro prerogative, uniti si sentono più capaci per portare a termine un ottimo risultato. Lo spirito di sfida nei confronti della vita li congiunge ora più che mai, anche per affrontare le avversità, dimostrandosi quindi valorosi e solidali più di quanto si poteva immaginare.
Michael e Simone danno inizio impavidi a una successione di spostamenti, muovendosi flessuosamente capaci e silenti. Suddividono le aree d’intervento secondo i ragazzi e distribuiscono i sassi appuntiti che raccolgono con parsimonia, dagli angoli di parete di quel luogo a loro sconosciuto. Simone con Alice Andrea e Chiara danno inizio alla concretizzazione di una cavità sulla destra della spelonca. Mentre Denise, Giorgia, Matteo, Davide e Irene iniziano a scavare sul versante sinistro che all’apparenza concede la corporeità del costone più malleabile. Invece Michael esamina meglio la situazione per vedere a che altezza sono fermi quegli esseri per assicurarsi che tutto proceda per il meglio. Uno spirito comune avvicina quei ragazzi più di quanto immaginano, mentre anche gli altri bambini si attivano a contribuire, dato che hanno compreso l’intento dei loro valorosi coetanei. Di conseguenza si armano di coraggio per realizzare maggiore sbarramento.
Si compattano il più possibile cercando di non dare nell’occhio ed eludere così la possibilità che gli sporchi Kokhe possano comprendere le loro intenzioni. Visto che i loschi individui si muovono solamente nel versante anteriore della spelonca, convinti che così facendo tengano tutti i bambini sotto controllo.
Il calmo grave procedere del tempo che inesorabile non passa mai, rende partecipe tutti loro a un’ansia comune che li attanaglia. Nulla sembra dar loro conforto, se non il fatto di quei ragazzi che stanno tentando un varco per una possibile via d’uscita. Erano infinite le possibilità di non farcela, ma l’affidamento più grande era racchiuso nella speranza che in una piccola parte di fortuna esistesse l’eventualità di riuscirci. Durante lo stesso intervallo di tempo … sull’altro versante della valle di Crespadoro la combriccola incrollabile, ripercorre a ritroso la gradinata discendendo il crinale.
E inevitabilmente si ritrovano a faccia a faccia con l’incubo di quell’assurda avversità naturale. Che ha mutato l’assetto e l’equilibrio dell’intera selva alterandola drasticamente. Sebbene lo spirito che li convoglia a fondo valle questa volta sia maggiore, la combriccola prova in ogni modo repulsione dinanzi a questa manifestazione ampollosa di nefandi parassiti, mescolata alla melma putrida e onnipresente che li sta nuovamente per investire.
Il chiarore della prima luce dell’alba pare manifestarsi presto. Poiché il cielo presenta i primi cenni di risveglio. Sarà guardando il pregiato orologio che Niccolò si accorge che è vicina l'ora del sorgere del sovrano del cielo, quasi le cinque del mattino.  I minuti passano.
Il tempo scorre spietato e la stanchezza si fa sentire. Sbattuti per non aver dormito e nemmeno cenato, le forze vengono meno, lambiscono le articolazioni e la vivacità motoria si spegne.
Con cautela discendono la cordigliera della gradinata, seguitando un passo dopo l’altro evitando di prestar fede a quello che accade alle falde, agli orli, alle insenature e agli anfratti. Dove per la maggior parte si convogliano miriadi di parassiti inattaccabili, oscuri e inflessibili. A quanto sembra procedono senza problemi. 
All’improvviso nella parte interna di un cantuccio recondito a ridosso del crinale sentono un ansimare convulso provenire da quell’anfratto.
<<Ahi! uohoo!>>
A quel punto la compagnia si ferma un attimo, per controllare di quale entità si tratti. <<Ahi! Uohoo! Ahi!>>
<<Ehi! Mah… c’è qualcuno lì!>> strilla la piccola.
Proprio così! Con loro grande sorpresa vedono spuntare da sotto un cespuglio delle calzature.
<<Oh! Mamma mia! Chi sarà mai?>> Pronuncia ad alta voce Kruya.
<<Ehilàaa…!>> formula Niccolò.
<<B…buon giorno caro Niccolò felice di incontrarvi di nuovo. >> Afferma l’uomo che, di fatto, ha riconosciuto la voce di Niccolò, con una voce fievole seppur velata dalle fronde dall’arbusto.
<<Chi siete?>> Domanda Niccolò. Poiché la persona in questione è ancora celata sotto il groviglio di cespugli.
<<Sono io!>>
<<Io chi?>>.
<<Edgardo! Il contadino scudiero custode del territorio di Crespadoro... si ricorda?>>
<<Oh! Perbacco! Si certo mi ricordo. Ecco dove eravate diretto! Cosa fate nascosto lì? A quanto pare avevamo ambedue lo stesso itinerario?>>
<<Già! Non immaginavo foste il forestiero venuto da lontano per dare una mano a questa sventura affinché si risolvesse il dilemma abbattutasi a Crespadoro. Si diceva fra le genti che tramite i potenti della terra, i vari principati e imperatori avrebbero mandato un ambasciatore speciale per sgominare questa calamità difficile da gestire. Poiché facente parte di un’entità anomala e misteriosa a noi preclusa. Sono felice di ritrovarvi giovanotto. >>
<< Anche a me fa piacere rivedervi sebbene dispiaciuto per questa strana circostanza. >> Gli risponde il giovane sorpreso.
<<Beh! Mi ero inoltrato per cercare di scoprire dove tengono nascosti i bambini giacché me ne hanno rapiti due.  >>
<<Gliene hanno rapiti due? Come sarebbe? E come ha fatto a finire impetuosamente lì sotto?>>
<<Già! Purtroppo sono incappato in una calamità naturale, poiché un fulmine improvviso si è abbattuto sulla cordigliera. Immediatamente il terreno ha ceduto subendo uno smottamento. Non ho fatto in tempo ad attivare una reazione che sono immediatamente sprofondato nella parte interna di questa fenditura. Rimanendo invischiato a questi grovigli di cui faccio fatica a districarmi. Talaltro senza essere riuscito a ricavare nessuna informazione in merito al rapimento dei miei figlioli.  >>
<<Ops! Mi dispiace!>>
<<Ho cercato di chiedere aiuto! Ma sulla gradinata più lunga al mondo rinomata per la sua incantevole passeggiata immersa nel rigoglioso verde che la distingue, seppur inoltrandosi in un paradiso, negli ultimi tempi difficilmente qualcuno osa salire a seguito dei cambiamenti riversatasi sulla stessa. >>
<<Non si preoccupi! Ora cercheremo noi di tirarla fuori da lì! E per quanto riguarda i suoi figlioli ci aggiorniamo dopo. Abbiamo noi notizie in merito, ora preoccupiamoci di lei. >>
<<D’accordo!>>
Il groviglio si presenta piuttosto invalicabile e la sequenza continua di cambiamenti climatici rende piuttosto faticoso il recupero del malcapitato.
Brzzzz …….bzzzzz ……….Brzzzz …….bzzzzz……… Brzzzz …….bzzzzz …Brzzzz … Brzzzz …….bzzzzz ……….Brzzzz …….bzzzzz……… Brzzzz …….bzzzzz …Brzzzz …
Un nugolo di mosche li infastidisce un'altra volta. Per giunta  una frotta di formiche scorre repentina lungo i loro vestiti e la lava sta spingendosi a rilento avvicinandosi sempre più alla loro posizione.
Brzzzz …….bzzzzz ……….Brzzzz …….bzzzzz……… Brzzzz …….bzzzzz
…….bzzzzz……… Brzzzz …….bzzzzz …Brzzzz … Brzzzz………………….
<<Dobbiamo sbrigarci la lava sta avanzando imperterrita. Uffa!>> Attesta Kruya.
<<Lo sappiamo Kruya ora cerca di stare tranquilla. Niccolò tenterà di trovare il modo di trarre d’impaccio Edgardo così ci spostiamo alla svelta da qui. >> La rassicura Kakrer.
<<Va bene d’accordo cercherò di calmarmi. >> risponde dando un bacio al suo amato chinando la testolina rapata sulla sua spalla.
Il custode di Crespadoro si trova completamente impegolato dagli intrecci selvosi.
Un grosso tronco d’albero purtroppo blocca le sue gambe. Inoltre è completamente ricoperto dalla terra che l’ha ghermito a mezzo metro sotto la sua coltre.  
<<Ecco Edgardo afferri la mia mano… così sì! >> Gli dice Niccolò cercando di  strascicarlo all'esterno con una manovra semplice.
Ma non c’è possibilità di tirarlo fuori in quel modo, la terra lo abbranca in un crescendo di risucchio, facendolo capitombolare ancora più in basso. Creando un cunicolo verticale molto pericoloso e di difficile accessibilità.
<<Oh! Perbacco! Proviamo a scavare intorno al buco Jacko. Vieni principe delle valli che c’è lavoro per te. >>
<<Si d’accordo padroncino arrivo. >> rispose il cane … cominciando a scavare come un forsennato.
Però nonostante gli sforzi, quel cunicolo, pare imperversato da una sorta di calamità, che trasporta inevitabilmente sempre più in basso il povero malcapitato, facendolo convogliare sottoterra di almeno tre metri.
<<Oh! Mamma mia! Guardate! … Finisce sempre più giù!>> Esclama la piccola.
<<Aiut…. Precipitoooo!………>>
<<Stia calmo! Siamo qui! Non andremo via prima di tirarla fuori di lì. >>
<<Ah! Le mie gambe!>>
<<Che succede?>>
<<Le mie gambe si sono lussate a seguito dell’avvinghiarsi di rami che serpeggiano nel sottosuolo. >>
<<Stia calmo ora. Ci spingiamo fino al massimo per trarla in salvo, poi la medicheremo immediatamente. Nella mia borsa devo avere qualcosa che possa esserci d’aiuto. >>
<<Ci provo ma è difficile qua sotto non si respira!>>
<<Stia fermo il più possibile!>>
<<S……si. >> Rispose a fatica Edgardo.
Provano e riprovano in qualsiasi maniera con tutta una serie di tentativi risultati sterili.
Mentre Edgardo nel frattempo capitombolava sempre più in basso. Una brezza improvvisa e fulminea li sposta lievemente. Rendendo sempre più faticoso il salvataggio. Quegli attimi dettati dalla sventura pareva non finissero mai. Proprio in quel momento Niccolò estrae dalla tracolla il suo alpenstock e sfiorando la pietra di luna con un movimento veloce lo estende, cercando in quel modo di realizzare un appiglio per recuperare le braccia del malcapitato. Come sperava il prodigioso alpenstock emettendo scintillii dorati e argentati, si prolunga più di tre metri convogliandosi all’interno del budello in conformità allo spazio. Divenendo addirittura duttile fino ad arrivare alle braccia dello sventurato.
Che con sollecitudine ci si avvinghia afferrandolo con entrambe le mani prima che queste siano interrate.
Come d’incanto trasportato dal magico alpenstock che lo tira su come fosse un congegno elevatore di sollevamento, lentamente riescono a far risalire il poveretto.
<<Fiuu…! Grazie! Grazie mi avete salvato la vita! >> Esclama l’uomo in preda allo sforzo. Emettendo sospiri a furor di aria, abbandonandosi a terra spalancando le braccia.
Invece il suo stato notevolmente aggravato si mostra avvoltolato da un insieme di fanghiglia e sangue. A  quel punto il bottone corallo emette un fascio luminoso che va a colpire le gambe dell’uomo e come un prodigio argina le slogature riportate a seguito quella rovinosa caduta.
<<Wow! Le mie gambe! Le ferite! Magia! Sono tutte intere e non mi fanno più male!>>
<<Evviva!>> esclama la piccola.
Felici per quel salvataggio portato a termine nel migliore dei modi, si ravvedono a concedere a Edgardo un momento di riposo prima di riprendere alla discesa.
<<Come sta ora? Venga qui che cerco di  medicarla in qualche modo. >>
<<Mi sento meglio grazie, non ce n’è bisogno. Guardate non par vero le gambe paiono sane, forse più di prima, che Dio vi benedica per avere incrociato il mio cammino. >> Disse a voce gemente dalla contentezza.
<<Bene! Bene! Ora si tranquillizzi per quanto riguarda i suoi figli le dirò quello che sono venuto a sapere. >>
<<Ecco Niccolò!  Prima devo informarvi che uno dei miei figli ha l’età di quattordici anni, il suo nome è Michael e so che è un tipo in gamba. A ogni evenienza se la cava bene, non si abbatte e diviene coraggioso secondo le urgenze. Ciò nondimeno quella che mi preoccupa maggiormente è Meryan che ne ha diciannove. Ebbene proprio di lei mi ravvedo a essere più preoccupato, poiché è sensibile, fragile, buona e per questo scelta dall’orribile sudicio che l’ha voluta per condurla chissà dove. >>
<<Oh! Caspiterina! Sono amareggiato da quanto mi dice! Dunque non sono nemmeno insieme i tuoi figli?>>
<<Infatti, per di più so che l’orrido desiderava una giovane donna per farla divenire sua regina. E il Magico Veneto sarebbe diventato il suo regno, includendo Altar Knotto e Crespadoro. Località destinata a essere legiferata e governata dallo stesso.
E mia figlia la vuole come moglie così metterà al mondo la sua stirpe di nuova genesi. >>
<<Oh! Perdinciribacco! Ecco perché andavi così di fretta. Cercavi di scoprire dove l’avrebbe condotta?>>
<<Sì! esattamente! Vedi il putrido era alla ricerca di una candidata giovane e bella da catturare. E gli è bastato varcare la soglia di casa mia con veemenza tirannica  per accorgersi di Meryan. A quel punto quell’essere obbrobrioso non capì più nulla. La catturò all'istante caricandola in spalla contro il suo volere. >>
<<Caspita! Perché non dicesti nulla quando c’incontrammo la prima volta?>>.
<<Ero talmente spaventato che non sapevo nemmeno io come fosse stato giusto agire perdonami. Per di più non sapevo la tua vera identità. Non vi ho voluto allarmare prima poiché non vi conoscevo ancora e in questi frangenti è bene essere accorti. >>
<<Capisco! Ora sarebbe bene che ci affrettiamo a discendere il crinale. In questo luogo tutto si manifesta repentinamente e alla rinfusa da non darci respiro. Edgardo seguiteremo assieme, poi si procederà immediatamente a tentare di trovare anche Meryan e Michael. >>
<<D’accordo giovane Niccolò mi fido di voi e dei vostri amabili amici che curiosi si prodigano come titani nonostante la piccola mole. Un momento com’è possibile che possa notare creature così…così… fuori dalla norma? Vuole per caso dire che provengono dal sito segreto a Crespadoro?>>
<<Come lei lo conosce?>> Domanda il piccolo.
<<Non esattamente a Crespadoro tutti sanno che sussiste un’entità straordinaria a ridosso della valle. >>
<<In ogni caso Edgardo è proprio così. Provengono dal villaggio Korkhy situato a fondo valle della vostra Crespadoro. Dove vivevano indisturbati vegliando sull’imperatore e sulla gente della valle, prima che giungesse il tormento di Altar Knotto e Crespadoro.
Oltre tutto è un buon segno che lei li veda, poiché solo pochi vantano questa possibilità, significa che lei ha un cuore onesto. >>
<<Ho capito! Ecco finalmente spiegato il segreto racchiuso in quel sito, da dove ogni tanto scaturivano colorazioni inspiegabili e improvvise. >>
<<È certamente fortunato e ritenuto degno di nota, giacché pochi possono vederli, al contrario, preclusi e trasparenti alla gente di poco valore. >>
<<Bene! Allora che ne dite ci seguirete Edgardo?>>
<<Certo arrivo!>>
La discesa infinita pare giungere al termine. Solamente a un certo punto si accorgono di una rientranza, un piccolo fiordo dove c’è accatastata della legna immacolata, quella probabilmente lasciata ogni tanto dai Kokhe. Spinto da una forza irrefrenabile Niccolò è indotto a servirsi dello spillone dalla capocchia di corniola. Ha una percezione fortissima, gli pare di sentire una voce che stilla nella sua mente. Probabilmente gli influssi dei Principi Sempiterni di Saturxzarlopea che agiscono ai fini del bene, sono così potenti che prodigiosamente si possono introdurre nei suoi meandri cerebrali.
La voce, infatti, è quella dell’imperatore Krohtnal. Che attraverso un processo di meditazione tramandato dalle più antiche origini conferitagli dai principi sempiterni; seguendo abilità particolari porta la mente verso un universo interiore.
Riuscendo telepaticamente a comunicare tra una mente e l’altra generando un filato immaginario, collegando i pensieri del giovane ai suoi.

*    Giovane Niccolò ben trovato! Devi ora assumere la posizione Padmasana.

<<Felice di sentirla imperatore Krohtnal. Io però non lo so quale sia questa posizione!>> Esclama sottovoce.

*    <<Bisogna sedersi a gambe incrociate tenendo la schiena ben dritta.
In questo modo permetterai alle energie spirituali di fluire verso l’alto e serbare la mente in uno stato attento e quieto.
Così  consentirai di stabilizzare i cinque organi d’azione.
Vale a dire gambe, piedi, mani, braccia e bocca.
Ora in questa maniera rallenterai le onde cerebrali.
Creerai uno stato di concentrazione subliminale e potrai avere il corpo completamente controllato.
La mente così comincia a rivolgersi verso l’interno e potrà leggere me attraverso l’anello di fuoco che proviene da Saturxzarlopea. >>

<<D’accordo ci provo! >>
Niccolò rapito da quell’istante contemplativo, blocca gentilmente i suoi paladini dicendo loro che deve necessariamente mettersi in relazione con l’imperatore Krohtnal che aspetta il suo contatto.

<<D’accordo procedi pure. >> Sostennero tutti.

La voce… dell’imperatore Krohtnal s’incunea nella sua mente.

*    Niccolò devi sviluppare con lo spillone una movenza rotatoria continua per circa due o tre volte. Rivolta verso quella piccola insenatura.

Niccolò esegue tale movimento e in un attimo si genera un piccolo anello di fuoco verticale.

*    Bene ora concentrati! Riuscirai nell’intento solo se avrai la mente sgombra. Solamente così potrai vedere all’interno della parete rocciosa dove ti sarà rivelato il sapere che cerchi. Buona fortuna a presto giovane Niccolò.

<<Saluti a lei imperatore e grazie. >>

Il giovane si dispone in posizione meditativa. Seduto in posizione ascetica, comincia a scorgere qualcosa all’interno dell’anello di fuoco.
Il cerchio di fuoco ora si presenta come un’estensione sferica riflettente dal colore cremisi, con sfumature fino al giallo luminescente posto perpendicolare.
Al suo interno il giovane nota figure velate che si muovono funeste.
Lì per lì non comprende bene le loro forme, ma dopo un attimo nota che si fanno via, via più tangibili. Vede quattro Kokhe di cui uno è quello che emette parola che discutono fra loro sul luogo dove portare i bambini rapiti.
E sentì anche quello che gli risposero mentalmente giacché loro non fruiscono della parola. <<Voi replicanti eseguite i miei ordini. Dovete portare questi bambini alla sorgente di Oliero e nasconderli in una delle quattro grotte vicine. Cercate mi raccomando di metterli in quella più segreta. Siamo d’accordo?>>.<<D’accordo nostro signore e padrone. >>- <<Per quanto riguarda la ragazza invece l’avete nascosta bene, in modo che non possa uscire mai più da lì? >>. <<Si la ragazza è nascosta più che bene. Sarà difficile per lei poter uscire dal torrione e per chiunque tenti anche solo di avvicinarsi dato il marasma sviluppato a quell’altezza. >>

Dopo aver ascoltato le loro conversazioni e essersi separato da quello stato d’estasi. Il giovane eccitato dimostra immediatamente una sfolgorante euforia trasferendola ai suoi amici.
<<Bene! Amici non ci crederete ho appreso dove tengono i bambini. >>
<<Wow! Sul serio?>> Esplode Kruya.
<<Non ci speravo più! Una volta terminata la discesa di quest’abissale gradinata, ci convoglieremo alle sorgenti di Oliero, salvo fare una breve sosta a Tanzerloch per riposarci un momento. >> Conferma compiaciuto il giovane sapendo che doveva dare la precedenza a rintracciare più bambini e dopo la figlia di Edgardo 
Con l’intesa altresì dell’umile Edgardo tutti si approssimarono a confermare quanto ha assicurato il giovane.
<<D’accordo Niccolò!>>
Proseguono discendendo il crinale ma ecco che si ripresenta la stessa identica condizione di avversità che speravano tanto essersi lasciata alle spalle.
Rzz…rzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz…….rzzzzzzzzz…….brussssssss……. rzzzzzzzzz…….brusss……sssss…….Brz….bzzzz…Rzz…rzzz…rzzzzz…Brz …sssss……. …….rzzzzzzzzz…….brussssssss…….rz….bzzzz…….
<<Come non detto! Ricomincia il flagello. Ancora mosconi. Help! Guarda un”Orologio della morte”>>. Strilla Kruya.
Rzz…rzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz…….rzzzzzzzzz…….brussssssss…….rz….b
rzzzzz…….brussssssss…….rz….bzzzz…….rzzzzzzz…….brusss……sssss…….Brz
<<Come piccola? In che senso orologio della morte?>> Le chiede Niccolò.
<< È vero è una specie di coleottero nero ricoperto di peluria giallognola. Osservate sono miriadi e molto più grandi di quanto dovrebbero essere. Guarda! Scavano gallerie in ogni tronco traforandoli da parte a parte a una velocità spasmodica! Incredibile!>> Reagisce il suo benevolo Kakrer.
Rzz…rzzz…Rzz…rzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz…….rzzzzzzzzz…….brussssssss…….rz….bzzzz…….rzzzzzzzzz…….brussssssss…….rz….bzzzz…….rzzzzzzz…….brusss……
Procedono imperterriti e incuranti il più possibile di quanto gli si para dinanzi.
<<Uhhhh! Guarda!Persino un’intera colonia di tarli giganti. Guardate ha generato un numero incalcolabile di larve>> Asserisce Edgardo.
Rzz…rzzz…zzzz…….rzzzzzzzzz…….brusss……sssss…….Brz….bzzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz……rzzzzzzz…….brusss……sssss…….Brz….bzzzz…
<<Uhhh…….uhhh…cosa sono quelle cose giganti?>> Strilla un'altra volta Kruya sobbalzando dalla criniera di Jacko.
<<Lumache. Kruya sono semplici lumacone, molto grandi ma innocue. >> Le risponde Kakrer.
<<Innocue? Sss…si ma guarda… quanto sono voraci… stanno divorando in pratica il fogliame di tutte piante, sono bavose…bleah… bleah! Causeranno la morte di tutte le colture presenti nella zona. >> Ribatte Kruya.
<<Pazzesco si sta alterando completamente l’equilibrio ecologico è totalmente impazzito. Trascinato in una confusione totale. >> Conferma il giovane.
<<È vero! D'altronde al momento non possiamo proprio nulla. Lo hai sentito anche tu per quale motivo succede tutto questo no? Quindi cerca di rimanere tranquilla. >> Rincalza Kakrer
<<D’accordo! D’accordo ccc…ci proverò bleah!>>
Rzz…rzzz…Rzz…rzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz…….rzzzzzzzzz…….brussssssss…….rz….brzzzzzzzzz…….brusss……sssss…….Brz….bzzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz……rzzzzzzz…….brusss……sssss…….Brz….bzzzz…
<<Arfhhhh… arf... arf… arf... arf … qualcosa mi si è avvinghiato alle zampe!>> Dichiara abbaiando Jacko scosso dall’improvviso attacco.
Rzz…rzzz…Rzz…rzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz…….rzzzzzzzzz…….brussssssss…….rz….bzzzz…….rzzzzzzzzz…….brusss……sssss…….Brz….bzzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz…….rzzzzzzzzz…….brussssssss…….rz….bzzzz…….
<<Sta tranquillo Jacko sono solamente lombrichi. Tormentati dalla brama di foglie cadute, mah… semplici lombrichi. >> Lo rassicura Kakrer. 
<<Mi chiedo come facciate voi due piccolini a conoscere così tante varietà di parassiti?>> Gli chiede il giovane.
<<Sai Niccolò noi unità Korkhy siamo a conoscenza di ogni minimo esemplare facente parte della flora e della fauna. Essendo un popolo eletto per sussistere a stretto contatto con il regno animale, vegetale e antropico. Siamo a conoscenza di tutte le peculiarità che li caratterizzano. Conoscendone i generi, la loro natura, le qualità e via dicendo, secondo le miriadi di varietà che pullulano nel globo terrestre. Ed io per eccellenza mi sono perfezionato studiandone le conformazioni, i colori e le loro abitudini. >> Garantisce sicuro di se Kakrer.
<<Guarda per esempio vedi, grandi tarli hanno preso d’assalto i castagneti, i faggi, gli olmi. Oh no! Anche le querce signore indiscusse delle lande. >> Afferma Kakrer con tono sostenuto e un po’ preoccupato.
Rzz…cccrac.sciac…cccrac.sciac………scccrassscc…….scccrassscc……….cccrac.sciac…….Rzz…rzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz…….rzzzzzzzzz…….brussssssss…….rz….bzzzz…….Rzz…cccrac.sciac…cccrac.sciac………scccrassscc…….scccrassscc……….cccrac.sciac…….Rzz…rzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz…….rzzzzzzzzz…….brussssssss…….rz….bzzzz
<< Effettivamente è così.  Sei molto più afferrato in materia rispetto a tutti noi Korkhy e guarda ora rivolgi lo sguardo lì… dall’altra parte del versante! … olà com’è possibile che ci siano delle conchiglie in questa zona?>> Gli chiede Kruya.
<<Cara Kruya non sono conchiglie. Anche se non discuto a prima vista potrebbero sembrarlo, bensì è la forma elicoidale delle chiocciole. Vedi si muovono dopo una serie di contrazioni muscolari. >> Dice lui.
<<Hai ragione sembrano belle, ciononostante la situazione è a dir poco paradossale non ti sembra?>>
<<Su questo non discuto hai ragione. Tuttavia lascia che ti sveli un aneddoto rispetto alle lumache.
<<Dimmi dai magari mi passa questa sensazione di scompiglio. >>
<<Si anche io la voglio sentire. >> asserisce il principe delle valli incuriosito.
<<Pensa Kruya che è molto interessante la loro natura, infatti, la peculiarità che le caratterizza è proprio dettata dal fatto che viaggiano, si può dire con quella conchiglia calcarea dalla tipica forma a spirale. Che loro usano come difesa e rifugio dalle svariate conformazioni e sfumature di colore. Inoltre sai qual è la cosa curiosa?>>
<<No! Dimmi. >>
<<Beh! Le chiocciole sono ermafrodite. >>
<<Oh bella! e cosa significa nello specifico?>> Domanda la piccola.
<<Bè! In altre parole possiedono sia l’apparato maschile sia femminile. Ma per la riproduzione richiede un suo simile. >>
<<Ho! Caspiterina!>> Accentua  Kruya.
<<Perciò le due chioccioline durante l’unione concepiscono e ne rimangono fecondate in contemporanea. Sono così tante probabilmente perché incoraggiate a uscire. Richiamate dall’umidità e dalla quantità di fogliame di cui sono ghiotte, che trovano sparse nel territorio a causa di questo disordine. >>
<<Incredibile!>> Sostiene il cagnone.
<<Buffo!>> Esclama Kruya.
Cccrac.sciac…cccrac.sciac…cccrac.sciac…cccrac.sciac………scccrassscc…….scccrac.sciac…cccrac.sciac………scccrassscc…….scccrassscc……….cccrac.sciac …….cccrac.sciac
<<Sapete piccoletti che cosa vi dico?
<<No dicci Niccolò. >>
<<Ebbene nonostante le avverse presenze e l’incerto percorso, questa discesa si fa singolare.
<<Perché dici così?>> Gli domanda Kruya.
<<Lo sapete che bisogna sempre trovare il lato buono in tutte le cose no?>>
<<Si e con questo?>>
<<Bè a seguito delle vostre spiegazioni in merito alla flora e fauna, questo percorso diventa addirittura un momento disimpegnato, d’interesse, quasi piacevole. Dove addirittura  non si ha tempo di pensare al devastante cataclisma che incombe sulle valli di Crespadoro. Per questo vi ringrazio. Perché è indubbio che questa gradinata ha dell’incredibile, sia in salita, sia in discesa pare non arrivare mai, bensì il succedersi ha dello straordinario. >> Dichiara loro Niccolò pregustando ogni momento nonostante i disagi.
<<Sono pienamente d’accordo. >> Replica Edgardo.
<<Si hai decisamente ragione Niccolò. >> Aggiunge Jacko.
<<Beh! Ecco! … noi siamo grati a voi invece. Ci state facendo sussultare di emozioni. È un onore essere assieme a voi per la possibile riuscita dell’operazione. Un po’ d’avventura ci mancava ultimamente. >> Assicura Kakrer.
<< Ehi! Guardate là!>>
<<Dove?>>
<<Lo vedete in quel punto della parete sassosa vi è una quantità enorme di termiti dal collo giallo. Un’intera colonia. 
<<Caspiterina!è vero. >>
<<E in quell’altro spazio a ridosso delle rupi invece c’è una quantità sterminata di formiche-carpentiere che sta colonizzando le piante vive. >> Esclama il piccolo conoscitore di parassiti.
<<Si! Si Pazzesco!>> esclama Edgardo.
Cccrac.sciac…cccrac.sciac………scccrassscc…….scccrassscc……….cccr….sciac…cccrac.sciac…cccrac.sciac………scccrassscc…….scccrassscc……….cccr.
I rumori insidiosi si mescolano tra di loro divenendo insostenibili all’ascolto nel passarvi attraverso. Mentre i quattro impavidi non demordonono poiché hanno trovato un modo intelligente per eludere quella rappresentazione confusionaria.
Vale a dire farne un fenomeno di vero sapere, rendendo comprensibili gli aspetti accertati di ogni specie che s’introduce nella gradinata.
<<Formiche! Formiche di tutti i generi guarda là! Quelle dalla testa rossa. Bleah!>> Osserva Kruya.
<<È il caos. Continuando di questo passo confluiranno distruggendo le piante verdeggianti dell’entroterra. >>. Attesta Jacko.
<<E le blatte guarda che roba? Quante sono che schifo!>> esclama la piccola.
<<Già! Dobbiamo sbrigarci. >> Interviene Niccolò seriamente preoccupato.
Rzz…rzzz…rzzzzz….Rzzzzz….Rzz…rzzz…rzzzz….Rzz…rzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz…….rzzzzzzzzz…….brussssssssrz….bzzzz…….Rrrrrrrrcccrac.sciac…cccrac.sciac………scccrassscc…….scccrassscc……….cccrac.sciac…
<<Via! Bleah! Eccessivi insolenti! Scortesi e rozzi calabroni!>> Con costernazione lampante afferma nuovamente la piccola Kruya.
Rzz…rzzz…rzzzzz….Rzzzzz….R….Rzz…rzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz……. rzzzzzzzzz…….brussssssssrz….bzzzz…….Rrrrrrrrcccrac.sciac…cccrac.sciac………scccrassscc…….scccrassscc……….cccrac.sciac…………….
<<Bleah! Che schifezza cos’è adesso questo coso?>> Grida la piccolina spiccando un salto. Rrrcccrac.sciac………scccrassscc…….scccrassscc……….cccrac.sciac…
…….scccrassscc……….cccrac.sciac……cccrac.sciac………scccrassscc…….sc
<<È uno Scarabeo blu metallizzato stai fermissima e se ne andrà. >> La rassicura Kakrer.
<<Via! Andate via!>> Brontola Edgardo che come gli altri è infastidito da quei repentini invasori. Cerca furioso di cacciarlo spostando la mano destra per dissuadere lo scarabeo. Rzz…rzzz…rzzzzz…Brz….bzzzz…….rzzzzzzzzz…….brussssssssrz….bzzzz…….
<<Ssss! Silenzio! Udite?  Sembra che il nugolo si stia allontanando. >> Assicura Niccolò.
<<Mah…>>
Krakkle Crash........krakkle! Krakkle …….Crash!krakkle!… krakkle! Crash...
Crash! krakkle………
<<Ahhh! Poffarbacco! Cos’è sta cosaaaa?…….>> Chiede sempre più spaventata Kruya sobbalzando dalla groppa di Jacko, mentre all’improvviso la piccola sta per cadere rovinosamente…
<<Aiutooooo!>> Strilla Kruya spaventatissima.
<<Attenta!>> Gli dice Kakrer.
Tuttavia … senza che nessuno se lo aspettasse il prodigio del bottone Turchese incastonato al gilet di Niccolò prende il sopravvento. E comincia ad attivare un luminoso sberluccichio. Emettendo un fascio a piombo creando una barriera tra l’aria e il suolo, dando modo a Jacko di intervenire con lo sventolio di un orecchio per rimettere Kruya in posizione sicura.
<<Fiuuu…! Ce la siamo vista brutta è Kruya?>> Gli dice Kakrer.
<<Ohoo sì! Per fortuna siamo seguiti dalla buona sorte che veglia su di noi e grazie al principe delle valli non sono caduta. Wow! Grazie bel cagnone. >>
<<Piccola e dolce Kruya è stato un piacere esserti d’aiuto!>> Risponde Jacko felice di saperla in salvo.
Mah! Ecco che all’improvviso un promontorio di rocce pare sgretolarsi.
Un fendente di saetta capitolata all’improvviso ha generato un trambusto assordante. Lampi, tuoni e fulmini si rovesciano sulla gradinata.
Brontolando impetuosi sfolgorando l’area della compagine verdeggiante, creando ombre e luci iridescenti e un frastuono rimbombante furibondo attiguo.
Arfhh… arf... arf… Arfhh… arf... arf… Arfhh… Arfhh… arf... arf… Arfhh…
Arf... arf... arf… arf... arf… Arfhh… warf…… warf…… warf…… warf……… warf…… warf…… warf…… warf………………………….
Una risonanza di guaiti improvvisi fa trasalire Niccolò quando si accorge che Jacko spaventatissimo dai boati emessi dai tuoni perde quasi la ragione.
Il principe delle valli come impazzito corre come una furia, a casaccio, repentinamente e si ritrova suo malgrado, scagliato giù per la scarpata. Una caduta rovinosa, inesorabile quanto inaspettata. E il povero cagnolone ha accidentalmente trascinato con sé senza volerlo anche i piccoli paladini. Che spaventati si sono visti caracollare a ridosso di un ceppo spaccato. Facendo concludere Kruya in un punto celato nel groviglio di un cespuglio.
Nemmeno la gorgiera questa volta è riuscita a porre rimedio allo spavento improvviso e alla reazione di Jacko. Che mosso da un impeto del tutto naturale, come delirante si è dato alla fuga. Desiderando un rifugio appropriato affinché non sentisse più quei frastuoni mirabolanti che lo facevano impazzire. Fortunatamente i copiosi rumori causati dal brusco temporale cessano all’improvviso.
<<Caspita! Non c’è cosa peggiore per l’udito di un cane che sentire i rimbombi versati da tuoni e fulmini. Mio bel cagnone. Jacko è tutto apposto?>> Grida Niccolò.
<<Sss…si padroncino adesso si! Anche se ho combinato un bel guaio vero?>>
<<Non preoccuparti Jacko è tutto apposto, l’importante è che stiate bene. >>
Kruya frastornata e a causa del colpo aveva temporaneamente perso i sensi.
<<Piccola! sveglia! >> La incita il suo amato dandole delle piccole sberle per rianimarla.
<<Aah! Aiut! Dove sono? Che cosa è successo?>>
<<Calma! Tranquilla cara. Una saetta si è riversata sul lato destro del versante e Jacko in preda al panico si è messo a correre come un forsennato. >> La rincuora il giovane.
<<Cercheremo adesso di trarti in salvo e con te Jacko e Kakrer d’accordo?>> Aggiunge Niccolò.
<<Vvvaaa … bene!>>
<<Coraggio! Il peggio è passato. Almeno siete piombati in un luogo stabile e non siete capitolati nel burrone, calmatevi Ora!>>
<<Sssi! … >>
Attorno a loro nel frattempo non cessavano di pullulare gli intrusi impertinenti. Rrrrrrrrcccrac.sciac…cccrac.sciac………scccrassscc…….scccrassscc……….ccc
…….scccrassscc……….cccrac.sciac……cccrac.sciac………scccrassscc…….scccrassscc…
<<Si d’accordo! Ma fate presto vi prego, qui è pieno di larve e  di puzza. Perdi più  torbidi animaletti si muovono repentini lungo le nostre vesti…Ahh…!>> Biasima la piccola caduta sfortunatamente in un letto di fronde frastagliate.
La testolina rapata, infatti, si presenta leggermente contusa e sanguinante, ha sbattuto inevitabilmente la testa a seguito del trambusto. Ma nulla  di grave.
Rrrrrrrrcccrac.sciac…cccrac.sciac………scccrassscc…….scccrassscc……….ccc
…….scccrassscc……….cccrac.sciac……cccrac.sciac………scccrassscc…….scccrassscc…
<<Si! Si Tranquilli. >> Rispondono rassicurandoli Edgardo e Niccolò.
Jacko giace a ridosso di un intreccio di rami che gli bloccano le zampe.
E  per lui è impossibile ogni movenza. Mentre poco più in basso fatalmente si sgroviglia il burrone. Sarebbe sufficiente che il cagnone si sposti anche solo di un metro e cadrebbe catastroficamente. Kakrer sembra finito come arpionato su tralci seghettati molto appuntiti, rimanendone aggrappato con un lembo della sua piccola veste, ma fortunatamente pare che sia illeso. La scanalatura infossata che ha vincolato i suoi fedeli amici, ha dell’inverosimile, pare avvolta da una sorta di maleficio che un’aura scura tende ad accentuare.
Precisamente dalla loro postazione un vapore sinistro di un plumbeo vigoroso, si sposta repentino correndo da un lato all’altro del crinale ininterrottamente.
I pensieri del giovane sono ormai completamente rivolti a proteggere gli abitanti della valle, di conseguenza trarre d’impiccio i suoi amici ai fini di portare a termine questa missione.
<<Edgardo cerchi di prendere il mio alpenstock e convogliarlo sul lato destro del crinale sistemandolo come una transenna, per evitare che Jacko possa cadere più in basso. >>
<<Si lo faccio subito. >>
<<Nel frattempo io cercherò di discendere cautamente lungo il lato sinistro del declivio per recuperare i piccoletti. Una volta in salvo loro mi calerò a recuperare Jacko. >>
Ed ecco che il bottone … turchese grazie al cielo, lampeggia a intermittenza, espandendo una gamma di raggi in successione. Dirottando i fasci luminosi nell’avvallamento. Dando alla luce un sottile bensì resistente tappeto terso e sicuro. In cui può spingersi il giovane per recuperare i piccoli Korkhy.
Nel frattempo Jacko emette dei gemiti a causa della ferita riportata alle gambe.
<<Cai…cai…caspii…!>>
<<Arrivo bello sta tranquillo!>> Gli dice Niccolò recuperando Kruya dal fastello di fogliame attirandola a se con dolcezza. Posandola subito dopo contro la piana della gradinata. Al fine di districare subito dopo anche il povero Kakrer che sospeso e agganciato come un pesce fuor d’acqua si divincolava per il fastidio.
<<Aspetta Kakrer dammi il modo di sgrovigliare la veste costretta dal ramo, non muoverti in continuazione altrimenti non riesco. >>
<<Va bene! Va bene! Starò fermo. >>
<<…Si così! Ecco fatto! … salta sulla mia mano ora! Così bravo. Eccovi in salvo. >> Assicura il giovane sincerandosi di averli posti al sicuro. Sistemati i due Korkhy, s’indirizza verso il cagnone. A quel punto però si deve calare più in basso. Deve posizionare i piedi nel punto giusto per non capitombolare sullo strapiombo anch’esso.
Nello stesso tempo … sebbene fossero terminati i rimbombi dovuti alle saette e tuoni, il cielo imperversava di nuvole oscure. Dando inizio a un copioso piovasco che prorompe a fiotti sopra la gradinata rendendo difficoltoso il recupero di Jacko.
Non possono trascurare l’eventualità che nel frattempo ad Altar Knotto i putridi, non appena il tempo imperversa in condizioni temporalesche, si moltiplica incessantemente. Quindi ora sono certi che i Kokhe sono molti più di quanti lo fossero prima di intraprendere quella vertiginosa e spasmodica scalata.
<<Cai! Cai! Cai!>>.
<<Arriviamo bello! Jacko tutto bene?>>.
<<Sss…si padroncino un po’ contuso ma va tutto bene! Anche se devo dirla tutta andrà meglio quando mi sentirò fuori pericolo. >>
<<Ah! Ah! Ah! Riesci a ironizzare anche in un momento come questo bel cagnone.
Ora stammi bene a sentire. Le tue zampe sono certamente avvoltolate e costrette da rami molto gravi e il punto per agire è ristretto. Senza incombere a ripercussioni quindi cercheremo di muoverci con minor manovre possibili. >>
<<D’accordo padroncino!>> Rispose Jacko allo stremo delle forze.
Ecco il giovane abbarbicato alla parete rocciosa comincia a scendere nello spazio angusto. Tenendosi accorpato alle sporgenze a rampino dei massi rocciosi. S’inclina ora abbassando lievemente il braccio destro portandolo alla cavità che trattiene le gambe della bestiola.
In quel preciso istante si manifesta un mulinello circolare dalle colorazioni cobalto verdognolo. Originato come sempre dal bottone zircone che provvede ogni volta sia necessario a difendere il giovane dai pericoli. Il turbine circolare a velocità e accelerazione rapidissima, avvoltola la parte superiore interposta tra il gomito e il polso di Niccolò. Realizzando una specie di tornado roteante che ghermisce il cane trascinandolo fuori un attimo, prima che questi capitombolasse fatalmente giù dal poggio in cui era posto.
<<Wooooooh!>> Strepitano euforici.
A quel punto … i due si ritrovano scagliati lievemente sula piana della gradinata affianco agli altri. E immediatamente la capocchia di corniola dello spillone si libra in volo. Convogliandosi sulle zampe di Jacko generando una movenza rotatoria luminescente che lo solleva da qualsiasi dolorante incrinatura abbia subito.
E per finire sorvola sopra le testoline dei piccoli Korkhy levandogli ogni malessere.
<<Yeee…. Siamo tutti interi? Ehi amico! Vediamo le zampe? Mah! Come stai? Ti fanno male?>> Bofonchia frettoloso Niccolò.
<<No! No! Padroncino tutto questo luminescente prodigio ha fatto si che non mi si sia indebolito nemmeno un cavillo della mia mole. Fantastico no?>>
<<Wow! Per fortuna stai bene e con te anche gli altri, ci siamo davvero presi un bello spavento vero Kruya?>>
<<Ebbene sì! Ora però pare che sia tutto apposto. >>
<<Per fortuna è finito tutto nel migliore dei modi. >> Assicura felice Edgardo.
Gli amici proseguono in tutta lena, rincuorati dal cessato pericolo.
Mentre al posto della pioggia ora si è smossa una calura improvvisa, che sfacciata incombe su di loro. Scendendo la gradinata le sorprese continuano a essere fulminee e imprevedibili. Celata ai lati della selva vi è un’incavatura che ai loro occhi si mostra come qualche cosa di miracoloso. Uno sfolgorante luccichio pervade la zona irradiando il passaggio e un carosello di fiori multicolori sboccia rapido in una successione vertiginosa.
<<Wow! Guardate che meraviglia!>> Strilla Kruya.
<<Si! Si lo vedo. >> Gli risponde Kakrer.
Un alone argentato si muove segreto dando alla luce uno specchio riflettente attorno alla cavità. Quell’istante incantato genera una corona inglobata in uno scrigno. Come fosse una grotta affastellata di boccioli in fiore di tutte le forme e colorazioni possibili.
Dove la rugiada posa il suo delicato diamante rallegrando i petali divenuti cristallini dall’effetto magico che ne scaturisce.
<<Wow! Che meraviglia!>>. Esclamano nello stesso tempo.
Il sentiero che conduce a fondo valle sta volubilmente scombinandosi, pare invero. Un’inaspettata e oscura metamorfosi scaturisce impertinente dagli argini della gradinata. Come un turbine comincia a fuoriuscire dalle fenditure, dai terrapieni, dai dirupi e in una sequenza furiosa. Producendo tutta una serie di granelli di grandine grandi poco come un chicco d’uva che si catapulta inferocita in ogni dove. Brandendo l’area circostante, come quando assistiamo al nascere del pop corn scoppiettante semplicemente da un chicco di granturco. Così! Dal nulla.
<<Uffa! Ma non c’è un attimo di pace qui?>> Sbotta la piccola.
<<Kruya non ti sapevo così brontolona. >> Gli dice scherzando Kakrer.
<<Noooo! Non dire così. Non è che sono brontolona è che tutta questa colonia di stramberie mi ha turbato. >>
<<Lo so piccola vieni qui stringiti forte vicino a me. >> E così fece tranquillizzandosi. Proseguendo la combriccola è costretta a zigzagare per cercare di mantenersi in equilibrio. Senza rovesciarsi sugli strapiombi che si presentano a ogni curva della gradinata. Schivando il cataclisma che rimuove la terra. Che costernata si arrende a questi anomali voleri distribuiti in un ossesso di ripercussioni. A seguire una sequenza d’inspiegabili evoluzioni climatiche si abbatte sui viandanti costretti a nascondersi come possono a ridosso della natura che fa da sentinella agli argini della gradinata.
Uno sviluppo improvviso e soprannaturale genera una terrificante nevicata che esplode incalzante da sembrare quasi artificiale lungo la via. Mentre la perturbazione avanza lentamente scorrendo come lava. A effetto ampolla di panna montata da spruzzare sui dolci. E si abbarbica su qualsiasi agglomerato fiorito ricoprendolo con una coltre di candido fulgore. Subitamente i boccioli cadono… impetuosi e le fronde svincolano le foglie di una colorazione rossa viva e arancio giallo. Lasciandole libere di concedersi alla terra, di cui avranno pura coesione con la stessa. Durante il tempo in cui i brulli alberi si concedono alla brezza. Più si faceva chiaro, più l’inizio di una fitta nebbia sovrastava la zona. La nebbia impetuosa scende sul percorso mostrandosi nuvolosa, cinerina, sudicia e inespugnabile. Dove per un breve istante rende lo spostamento dei viandanti inaccessibile.
Lo sconvolgente scenario che via, via si sta tracciando ai margini della gradinata ha dell’inverosimile. Come se confluisse al suo interno, tutto l’errare delle stagioni che libertine si riconoscono finalmente propizie a vagare in ogni dove e a loro piacere.
Costringendo i quattro paladini a fermarsi a ridosso di una parete affastellata sul lato sinistro per ripararsi da tali calamità…
<<Uhuuuh! Guardate. >> Osserva Jacko.
Figure torve della flora e della fauna si stanno realizzando sul crinale in un intreccio di forme, sagome e conformazioni anomale. Dove sorprese dal ghiaccio che le ha ghermite si sono viste modellare e divenire sculture ghiacciate, sospese in un intervallo trascendentale. Arbusti, piante e vegetali subiscono uno strano mutamento.
L’intera planimetria a lato della gradinata custodisce un tremendo incantesimo precario. Dando alla luce una scenografia agghiacciante al quanto raccapricciante e fredda, il solo passarvi attraverso intirizzisce il sangue.
A vedersi è come l’entrata di una galleria d’arte, dove appese alle pareti ci sono opere d’illustri sublimabili. Con la differenza che la barriera che si è costituita su ambo i lati della gradinata è lastricata di ghiaccio innalzandosi al cielo di almeno venti metri.
Ghermendo al suo interno le opere naturali create da madre natura. Custodendo la vegetazione inerme in questa schermografia glaciale e spaventosa. Dove addirittura si vede la figura di uno splendido falco rimasta sospesa ad ali aperte con il becco spalancato. Piuttosto che una lepre di color fulvo grigio immortalata glacialmente mentre sta ingurgitando castagne.
Ed ecco che… un’aria greve, soffocate s’insinua all’improvviso a ridosso del crinale. Una calura inspiegabile si arroventa su di loro. Come se il sole fosse penetrato nella scalinata senza avere la sua solita  conformazione. Il sole trasparente e furtivo lascia trapelare solo il suo calore, elevando improvvisamente la temperatura a circa quaranta gradi.
Quel calore è tale da alterare l’umore della vegetazione che risentendone gli effetti si rinsecchisce, svigorendo e peggio si arrende accartocciandosi su se stessa disarmata e tormentata.
<<Caspita! Date uno sguardo in aria sta piroettando in questo momento tutta una serie di prelibate leccornie, si possono mangiare i frutti mandati dal cielo finalmente. >> Asserì istintivamente Kruya. 
È vero a movimenti frenetici una giostra di frutta si leva improvvisa, alzandosi in volo librando vorticosa. Scaturiscono direttamente dalle ramificazioni di ogni albero zampilli di frutti maturi diversi. Albicocche, prugne, ciliegie e pesche vengono poi scaraventate a terra. Ma subito dopo a causa della siccità che si genera frettolosa a causa dello squilibrio, i frutti si decompongono immediatamente. Pertanto i coraggiosi non hanno il tempo di goderne le delizie assaggiandone il frutto.
<<Uff! Che peccato!>> Afferma Kruya dispiaciuta.
<<Che c’è piccola?>> Domanda Kakrer.
<<Accidenti! Avrei voluto tanto assaggiare quei frutti!>>
<<Non importa mia cara. Avremo modo di mangiare quando usciremo da questa epica gradinata vedrai. >>
<<D’accordo! D’accordo! Mio saggio Kakrer. >>
I piccoli Korkhy e Jacko in mezzo a questa parata di atmosfere aggressive pare ne risentano terribilmente. Dal momento che il calore rende il cane limitato nei movimenti. Mentre inerme si accascia a terra di botto, tramortito dalla calura senza riuscire a muovere più una zampa. Il giovane rincuora immediatamente il suo fedele amico impreparato a quell’arsura improvvisa che l’ha spiazzato.
<<Ehi! Jacko ti senti bene amico? Come stai?>>
<< Pa …padroncino ve… ve…ramente… sono esausto e la canicola mi attanaglia le zampe. >>
<<Oh! Lo so Jacko! Su forza? Non ti abbattere vedrai che passerà presto, perché ogni istante cambia repentinamente nel giro di breve tempo. >>
<<D’accordo grazie della premura Niccolò ma per ora non riesco proprio a reagire. >>
La ripercussione … che si sta abbattendo sulla natura è straordinaria. Una serie incontrollata di sequenze repentine concede l’effetto alterazione radicale delle conformazioni naturali. Ogni istante è seguito da cambiamenti di condizioni climatiche.
Dove ogni intervallo trasforma il tempo che muta, si evolve, si converte.
Dando seguito al proseguimento di tutta una serie di evoluzioni assurde e inverosimili.
Pare uno svolgersi di nervosismi naturali.
Come se madre natura fosse mossa da un elettrizzante dominio fuori controllo.
La forza generatrice non rimane ferma un solo attimo. Si rimuove è viva. Si converte e cambia in continuazione in una successione dietro l’altra veloce e senza sosta.
Pare impazzita. Lo sviluppo in continuo fermento trasforma le stagioni in un baleno.
Dove la primavera si aggrega all’autunno e a seguire l’inverno entra ferocemente per incunearsi nell’estate rovente. Inspiegabilmente controverse le condizioni atmosferiche stipulano contratti con l’assurdità. Allo scopo di creare un grande subbuglio certamente inverosimile. I cinque infreddoliti, allo stesso tempo accaldati, si vedono impotenti e incapaci di farsene una ragione. Sbigottiti dal continuo manifestarsi di sequenze aggrovigliate che generano fenomeni calamitosi anomali, paiono esausti e impossibilitati di concentrarsi sulla discesa. Rimossi incessantemente dal seguitante cammino impervio sorprendentemente nefasto, divenendo piuttosto ansiosi e agitati.
Ed ecco che quando finalmente sembra si sia affievolita la situazione e Jacko pare rialzarsi, in un lampo una serie di vipere dalla livrea grigia marrone compare all’improvviso.
Le perfide creature  dalla lunghezza di un metro, il corpo ricco di finimenti ornamentali zigzaganti, si parano davanti ai viaggiatori che atterriti dalla paura rimangono immobili. Acciambellate su se stesse alcune, serpeggiando lentamente le altre, realizzano uno sbarramento incredibile e difficile da valicare. Ssssccchhhhh ssssccchhhhh… ssssccchhhhh… ssssccchhhhh… ssssccchhhhh…sccch…sccch Ssssccchhhhh ssssccchhhhh… ssssccchhhhh…sccch…sccch
<<Sssst….restate immobili e non fiatate! >> Dichiara sommessamente Kakrer.
<<D’accordo!>> Risposero.
<<Sappiate che se la vipera non è disturbata, molestata, percossa, o minacciata, difficilmente attacca o aggredisce. È il solo modo che ha di difendersi quando si sente toccata, quindi va capita. Bisogna solo accorgersi di lei senza calpestarla.
<<S… sss ….si mah! Lo vedi anche tu queste sono giganti e terribili!>> Gli dice Kruya spaventatissima.
<<Amorino mio lo vedo! Probabilmente si sono convogliate fin qui a causa dell’alterazione della forza generatrice. Hanno intuito che in questo luogo possono trovare le loro prede preferite.
<<Oh! Mamma mia! E cosa mangiano queste bestiacce?>>
<<Bè… si nutrono di topi, lucertole o uccelli dei quali si cibano volentieri. >>
<<Vvva….bbbene…>> Sussurrarono esausti.
Stanchi e frastornati dalle continue risonanze succedute attraversando la gradinata, si convinsero a rimanere atterriti e impalati per ben cinque minuti. I cinque arditi sembrano statue marmoree abbarbicate sulla gradinata.
Per il tempo necessario affinché le vipere lentamente si allontanano. Convogliando il loro appetito direttamente nel versante ovest dove si dispongono a cacciare le loro prede favorite.
Senza indugio in un accelerarsi improvviso si alza un vortice che racchiude al suo interno tumultuoso il soffio del vento. La bruma, la grandine e l’acquerugiola si uniscono in un subisso di sequenze spaventose che piroettano repentine scagliandosi in ogni dove. Scatenando un’enorme spirale fragorosa che si convoglia sulle pendici della gradinata. Generando un tornado che fluttua sull’altura. Mentre sospeso domina il crinale per fluire sempre più lieve tracciandosi meno corposo. Increduli alla vista di quel putiferio sospesi fra un gradino e l’altro i cinque gloriosi si definiscono fortunati di essere riusciti a uscire illesi da quella bolgia. Non par vero. Finalmente.
<<Wooooo…….ce l’abbiamo fatta! Guardate qui a fondo valle non c’è traccia di quegli assurdi mutamenti climatici. >> Asserisce Kruya.
<<Wow! Si! Si! Si! A quanto pare ce l’abbiamo fatta. In questo luogo sembra tutto normale. Cara avvicinati. >> Le disse Kakrer schioccandole un sonoro bacio.
<<Wow! Ragazzi è davvero incredibile siamo scesi sani e salvi da quell’epica gradinata. Ancora non ci credo. >>Afferma Edgardo.
<<Già! Incredibile! … evviva mancano ancora pochi passi e saremo a bordo del Maneki-neko.  >> Conclude Niccolò  distribuendo lo sguardo sull’intera estensione che si mostra ora silente, rigogliosa e splendida.
Dopo la prolungata serie di peripezie dove la scalinata si è paventata come una vera e propria Babilonia. Finalmente giungono ai piedi della gradinata convinti di abbandonarsi seduti sul gattone trasportatore per recarsi a Tanzerloch.
E invece la combriccola si accorge con grande sorpresa che non c’è traccia del mezzo prodigioso.
<<Ops! Che peccato non c’è più il Maneki-neko cosa facciamo adesso? È un po’ lunga da fare a piedi, tanto vale fermarsi qui e riposarci un po’. >> Asserisce Kakrer.
<<Cos’era il Maneki-neko?>> Chiede affabilmente Edgardo  stupito di trovarsi persuaso  nel continuare le ricerche dei suoi figlioli, in compagnia di quel quartetto straordinario.
<<Wow! Bè il Maneki-neko era il mezzo trasportatore più incredibile mai esistito a forma di gattone. >>. Gli risponde Kruya.
<<Capisco!>>
<<D’accordo state calmi amici! Vediamo come si può fare senza ricorrere al gattone. Dunque se ci fermiamo qui… la lava sta precipitando a velocità vertiginosa a ridosso del crinale e ci travolgerebbe. Invece spostandoci a nord piuttosto che a est sussiste la stessa eventualità. Quindi tanto vale provare a inoltrarci a piedi per raggiungere la voragine Tanzerloch. >> Chiarisce Niccolò.
<<Giusto si! si!>>
<<Ciò nonostante  in qualche modo dobbiamo concederci un po’ di riposo, se vogliamo riuscire nell’intento. Per di più fra poco sarà giorno e ogni minuto si rivelerà prezioso per inoltrarci alla sorgente di Oliero. Voi conoscete la strada migliore per arrivarci?>>. Domanda il giovane rivolgendosi ai piccolini.
<<Si!si! Proviamo. >>.

                                                        Capitolo settimo

A quel punto i cinque gloriosi … volgono simultaneamente lo sguardo all’indietro per osservare l’ultima volta quel sisma tellurico mutato…
Mah! Inaspettatamente si sprigiona a ridosso di un anfratto un’onda luminosa.
Un fulgore color fucsia con gradualità fino al bianco invade la zona.
La loro vista vacilla, sembra offuscata e avvoltolata in una nebbia velata di tali colori. 
Fino al momento in cui a un certo punto al posto del Maneki-neko come d’incanto … erompe un sorprendente esemplare di “Prunus Mume” alto almeno sei metri.
 <<Wow! Che meraviglia ragazzi è uno splendido Albicocco Giapponese. Straordinariamente favoloso. >> Afferma Jacko.
<<Hai ragione bel cagnolone!>>
<<Mah! È meraviglioso! Si muove… cioè vola… o meglio è rialzato da terra di almeno venti centimetri. Beh… insomma si sposta librando in volo! Non ci credo!>> Esclama eccitatissima la piccola Kruya stringendo il suo benevolo.
<<Avete visto che roba?>> Ribatte Edgardo. 
<<Oh! Si!>> Esclama a quel punto rallegrato il giovane Niccolò.
<<Dovete sapere che l’albero di Albicocco Giapponese è considerato un grandissimo portafortuna. Inoltre ha una buona resistenza agli attacchi dei parassiti sia animali, sia vegetali. Molto probabilmente i Principi Sempiterni hanno disposto questo per noi. >> Sostiene Jacko.
<<Già sarà proprio in questo modo che hanno sviluppato l’aiuto. Davvero  grandioso! >> Conferma Niccolò.
Il magnifico albero di Albicocco Giapponese si mostra con i rami ben robusti ricoperti d'oro striati di brillanti. Sfoggia una fioritura da vero prodigio, esagerando di prosperità. Esibisce le colorazioni dei fiori policrome dal bianco al rosa e fucsia, dove i petali addirittura paiono rivestiti di diamanti. Mostra le foglie armoniose come un tripudio di magnificenza imperlate a gocce di giada. In prossimità della chioma una crepatura dorata si schiude, svelando armoniose labbra tappezzate di rubino. Mentre poco più su due insenature mostrano gli occhi cosparsi di lacrime di lapislazzuli.
<<Assolutamente sbalorditivo non ho mai visto nulla di simile!>> Afferma Edgardo colpito dal succedersi prodigiosi in compagnia di quella curiosa e straordinaria combriccola.
<<Sembra un albero centenario con poteri straordinari. >> Aggiunge Niccolò.
A un certo punto a seguito di una serie di movenze delicate come un giunco, l’albero stilla un fulgore dorato e aprendo molto lentamente gli occhi… dà inizio ad un’articolazione di parole con una voce calda e suadente. Schiudendo pian piano le labbra di rubino per rivolgersi ai cinque coraggiosi.

MC900331967[1]Ben trovati valorosi propiziatori della sfera terrestre. Mi presento il mio nome è Albicchea. Sono giunta a voi per volere dei Principi Sempiterni di Saturxzarlopea. Dove hanno incaricato l’imperatore Principe Sovrano Sempiterno Krohtnal di fruire di un suo esemplare di Albicocco Giapponese per elevare un prodigio rivolto in vostro sostegno.

<<Emh... >> Sussurrarono sbalorditi.

*    Ebbene eccomi qua! Vi condurrò senza indugio nel luogo che eravate intenzionati a esplorare.  Basterà che vi accomodiate sulle fronde delle mie propaggini e vi attacchiate stretti. Io farò il resto.

<<Benvenuto a te splendido albero di albicocco!>> Risponde Niccolò in nome di tutti che nel frattempo sono rimasti stupiti a bocca aperta.
<<Wow! Sbalorditivo!>> Esclama il giovane emozionato per questo prodigio che ha dell’inverosimile ma certamente spettacolare.
I cinque commossi da quell’inatteso portento si convogliano in prossimità delle ramificazioni. E Albicchea come una mamma affettuosa li solleva in un abbraccio amorevole nel suo ventre.
<<Wow! Fantastico!>> Esplode raggiante la piccola Kruya.
<<Si! Cosa ti dicevo cara!>> Rinforza l’entusiasmo Kakrer.
Il sovrano del cielo sbircia con l’occhiolino il rigoglio delle valli di Crespadoro, toccando lievemente le tonalità gialle aranciate. A quel punto è risoluto nel sorreggere caldamente la giornata che sia apre di lì a poco. Albicchea in un ampolloso rialzo sparge una nuvola vaporosa rosata e si libra in volo sfiorando il terreno. Un lieve venticello sfiora i capelli di Niccolò. Carezza la criniera a Jacko. Rasenta il volto di Edgardo e lambisce le testoline rapate dei due piccoli temerari. Generando una sottile crespatura solleticante che conquista le loro membra. 
Tutti si abbandonano alla generale sensazione di torpore mista allo splendore che concede quel portento. Ammirando durante la trasvolata le bellezze custodite in quelle terre.  Più si faceva chiaro, più la stanchezza prendeva il soppravvento rendendoli alquanto instabili nelle forze. Presto la giornata comincia ad animarsi, lenta e discreta. Solo una fitta aura nera compare dal versante di Altar Knotto. Mescolata alla fuliggine residua dei falò della notte che risultano ora calmi e assopiti. La luce sospesa color rosato di Albicchea s’ingrandiva, si propagava e lentamente filtrava il sudiciume sbiadito lasciatosi alle spalle di quella gradinata in pietra naturale che vanta quattromila, quattrocento, quaranta, quattro gradini la più lunga al mondo.
In un succedersi di acrobazie eccezionali giungono finalmente ai bordi della voragine Tanzerloch. E il magico albero plana delicatamente accostandosi a un tavoliere incorniciato da alberi di alto fusto e lentamente si pone affianco. In un alternarsi di movenze sibilline Albicchea sposta i suoi rami stringendoli attorno ai mitici temerari. Formando un incantevole riparo. Come fossero custoditi in una cupola dorata. Mentre dall’esterno nessuno può immaginare che all’interno vi siano cinque creature.

*    Miei paladini ora vi lascio alla degustazione delle mie albicocche affinché vi possiate rinvigorire. Dopo le estenuanti camminate impervie ne avete proprio bisogno. Raccolti nella mia coltre potrete riposare un po’. Vi avviserò non appena il sole sorgerà del tutto così potremo proseguire e vi condurrò dove mi direte. >>

<<Grazie! Grazie tante! Dolce Albicchea. >> Risponde felice la combriccola. Grata di avere la possibilità di godere di quel lussuoso prodigio che li coccola un po’.
I cinque felici di concedersi il meritato riposo, approfittano a gustare le squisite albicocche che deliziose li rimetteranno in forze. Per poi concedersi un intervallo e chiudere da ultimo gli occhi. Anche se per un breve tempo, si concedono il lusso del tenero rigoglio di Albicchea.
<<Ehi! Mah! Come sono buone queste albicocche. Non ne ho mai assaggiate di così squisite. Hanno un gusto speciale. >> Afferma Kruya.
<<Già! Vi assicuro di non aver mai osato mangiare un’albicocca prima, ma questa… ha dell’incredibile, padroncino ha il sapore di bistecca!>> Esclama Jacko felice di ristorarsi.
<<È vero Jacko sono così buone che mentre le mangio mi rinnovano i valori energetici. Non ci posso credere è come fare un vero pasto. >>
<<Incredibile! Anch’io mentre le mangio provo una vitalità straordinaria, intensa che percorre benevola lungo il mio corpo. >> Aggiunge Kakrer saziandosi avidamente di quel frutto che pare fatato. Poiché non solo regala ristoro, bensì concede multi sapori riuniti in un unico frutto. Niccolò si compiace con loro per il lauto pasto a base di albicocche.
In realtà chi si nutre con il frutto di Albicchea ne trae vigore. Poiché la sua magia sta nel fatto di concedere la possibilità di ampliare il gusto ai fini della voglia del commensale.
Nel momento dell’assaggio l’albicocca si apre al desiderio che comprende un gustoso primo, un secondo succulento e un gradevole dolce a seconda dei gusti di ognuno.
<< Avete ragione piccoli amici hanno un sapore squisito, delicato, gustoso, a momenti salato e allo steso tempo dolce. Mentre la polpa è la più buona che si sia mai mangiata. L’incredibilità poi sta nel fatto che ti senti proprio sazio. >> conferma Niccolò.
<<È vero! Strepitoso!>> Esulta Kruya.
Dopo il generoso pasto gli irremovibili avvertono inevitabilmente che gli occhi gli si stanno per chiudere. Cullati dalle note carezzevoli stillate dai sublimabili che si librano in volo attorno ad Albicchea e dal caldo abbraccio della stessa. Si lasciano trasportare dalla pace dei sensi. E cedevoli sono ora liberi di lasciarsi andare concedendosi finalmente un meritato riposo, nell’oblio più intimo che quel portentoso prodigio offre loro. In quello stesso istante … alle pendici di Crespadoro nella grotta funesta, i dieci ragazzi assieme a tutti gli altri reclusi, si stanno dando da fare per creare un possibile varco.
I ragazzi hanno il desiderio che sussista la possibilità seppur remota di riuscirci.
Gli altri bambini nel frattempo collaborano a creare uno sbarramento per coprire l’azione dei più grandicelli. Nonostante questo i piccoli hanno fame, non mangiano ormai da più di un giorno. E fanno fatica a prendere sonno un po’ per l’odore nauseabondo, un po’ per la paura. La maggior parte di loro singhiozzando si accascia a terra sbaragliato. Altri invece non riescono a trovare una posizione che gli dia un po’ di sollievo. E la maggior parte si muove come fossero animali in gabbia. Mentre incrollabile Simone come Alice Andrea, e Chiara, proseguono a sterrare la cavità che è sorta scavando sulla destra della spelonca. Rendendosi conto che non è semplice come si pensava, dato che il terreno in alcuni punti è troppo resistente. Intanto che Denise, Giorgia, Matteo, Davide e Irene scavano dove la corporeità del costone è più malleabile. Infatti, qualche spiraglio di luce pare giungere dall’esterno della stessa. Michael esamina meglio la situazione per vedere a che altezza sono fermi quegli esseri e assicurarsi che tutto proceda per il meglio. Uno spirito comune li avvicina più di quanto immaginassero. Tutti partecipi dopo aver compreso l’intento dei loro valorosi coetanei. Michael riflette sull’idea che ha avuto dell’aprire un varco per scappare. Rendendosi conto che gli sembrava buona quando ci aveva ragionato la prima volta. Bensì si ravveda scorgendo la difficoltà che comporta la stessa. Comunque operando con mezzi di fortuna nella cavità ombrosa, desolata e all’apparenza inespugnabile, l’idea continuò a reputarla buona. “Non c’e nulla da temere” Si disse fra se Michael. Tuttavia quando giunse alla fenditura originata dal loro costante lavoro, di sorpresa si presenta un artificioso lastrone di roccia che ne blocca nuovamente l’uscita. E a quel punto di quell’idea non ne fu più tanto sicuro. Scoraggiati alla visione di un’altra facciata robusta della grotta che appariva invalicabile. Si videro persi in un’impresa ardita, consci del fatto che da un momento all’altro rischiavano di essere scoperti.
<<Su! Non perdetevi d’animo! avanti! Proseguite!>> li incita benevolo Michael riempiendo d'aria il torace incamminandosi verso Simone. Gli ci vollero cinque minuti buoni per persuaderli a seguitare a scavare. Quando finalmente ce la fecero a reagire, seguitarono imperterriti e senza remora gli scavi. Animati dallo spirito guida di Michael che incuteva loro maggiore forza. Alice strinse i denti e Andrea spinse un sasso appuntito a una maggiore profondità. Chiara seguitando a scavare attorno alla breccia sulla destra della spelonca, nonostante si veda sporca e sudata, impassibile prosegue a trivellare manualmente, nel modo in cui poteva. Sebbene il terreno in alcuni punti si mostri esageratamente inalterabile. Denise, Giorgia, Matteo, Davide e Irene sterrano nella parte del costone più malleabile, rinvenendo improvvisamente uno scorcio stretto e angusto, dove uno spiraglio di luce pare giungere dall’esterno della stessa.
<<Sssst… Ehi! Michael…vieni presto! Incredibile! Non ci posso credere! S’intravede una luce intensa. >> Dichiara concitata Giorgia.
<<Arrivo!>>
Mentre esaminava il sito. Ascoltando i battiti del suo cuore che si facevano a volte più tumultuosi, il bagliore diminuì e il punto da cui proveniva la luce si fece sempre più buio. Come se qualcosa di gigante fosse giunto a collocarsi fra lui e la scanalatura. A  quel punto si voltò di scatto, ma non vide nulla. Fece allora un respiro di sollievo, sicuro di avere avuto un’allucinazione. ……. Bensì proprio in quel momento la presenza si palesò.
E prima che Michael potesse reagire, l’individuo lo abbrancò scaraventandolo senza indugio contro il versante della grotta. Fu allora … che tentando di trovare disperatamente la maniera di rialzarsi subito … che Michael vide la bestia.
Una figura alta quasi quanto l’entrata della grotta, con la bava alla bocca, putrida e puzzolente, s’inveisce con frenesia contro i ragazzi. Sbraitando a più non posso. Rischiando di fare morire di paura i più piccolini che al solo vedere quell’orrido ne rimangono scossi. Avviluppato da una funesta aura nera che sparge onde rosse sullo sfondo bianco all’interno della spelonca. È lui! Kokhe aumentato di statura e rivolto ai giovani in modo dirompente. Poiché dall’altura di Altar Knotto scoprì il loro intento. Dal momento che la sua vista gode ora di uno spettro visivo davvero sbalorditivo. Infatti, i suoi occhi ora hanno una visuale che va ben oltre a ogni normale immaginazione. Visto il vantaggio a seguito delle condizioni climatiche in continuo stato evolutivo, da dove più spesso si generano temporali. Kokhe ha modo di aumentare la statura acquisendo maggiore forza a suo beneficio. Avendo ormai generato più di trecento Kokhe era ora persuaso a rendere immenso il suo profilo.
In realtà, il putrido ha la facoltà di decretare se continuare a replicare se stesso o acquisire più poteri individuali. Prese pertanto la decisione di divenire ulteriormente potente. Acquisendo maggiore capacità uditiva, altra ampiezza visiva e maggiore forza in tutte le altre parti corporali.
<< Non permetterò a nessuno di ostacolare i miei piani, neppure a voi mocciosi! Credevate di farla franca è?>> Sbraita come un ossesso Kokhe.
Intimoriti i ragazzi, si raccolgono avvicinandosi uno all’altro e con voce sicura Michael risponde a tono senza farsi troppi problemi scacciando completamente la paura.
<<Veramente noi ci stavamo prodigando a creare un varco per avere un po’ d’aria. Per fare in modo che i più piccoli possano respirare con meno fatica!>> Sostenne sicuro di se Michael.
<<Adesso penso io a come tenervi a bada! Non m’interessa se non respirate. Tanto d’ora in poi sarà questo l’ambiente in cui respirerete. Credetemi!>> Urlò. <<E fino a che non avrò in mano mia tutti gli abitanti di Altar Knotto e Crespadoro voi resterete reclusi qui! E senza fiatare! Grraaau! Avete capito?>> Sbraitò rabbioso e in preda alla furia l’orrido Kokhe.
Detta così sembrerebbe che li abbia dispensati da ogni punizione per essersi esposti a rischiare. Invece li forzò contro il muro legandoli con quella limacciosa corda lurida e puzzolente, che si avvinghia immediatamente ai loro corpi. Costringendo i ragazzi a stare con la faccia rivolta alla parete rocciosa di cui a fatica riescono a respirare.
La corda limacciosa, infatti, prese vita e come una liana contorta e brusca  li ghermì del tutto.
<<Ssssst….Ragazzi! Ssssssssst… State sereni! Mi raccomando! Non preoccupatevi! Tanto si sta facendo giorno e il putrido è costretto a ritirarsi. Se non altro non può nuocerci ulteriormente e magari troveremo un’altra soluzione. >> Evidenzia Michael con la speranza di rincuorarli in modo che non si scoraggino, avendo cognizione che non può finire a quel modo.
<<Vvaaa… bene! Va bene… ci fidiamo del tuo istinto Michael. Anche se devo dirtelo sto accusando un po’ di sgomento. >> Gli risponde Chiara.
<<Lo so! Lo so.  E me ne dispiace molto! Ma fidati della mia sensazione. Credo a possibili accadimenti a nostro favore, magari non subito, ma ci toglieremo di dosso quest’angosciante situazione vedrai! Lo sento. >>
<<D’accordo! Michael ci proveremo. >>.

                                                        Capitolo   ottavo

Nello stesso intervallo di tempo…
le unità dei piccoli Korkhy rifugiate ai piedi della Sorgente Papalini alle foci del Torrente Chiampo, si vedono modificare le condizioni di pace cui stavano vivendo in attesa del ritorno dei loro paladini. Il torrente scorre lento ma funestamente misterioso.
Poiché l’acqua sorgiva pare  avvoltolata di propagazioni vaporose di spuma biancastra che all’improvviso si alzano a un’altezza di circa cinque metri. Le marmoree propaggini come mosse da un’entità sconosciuta che le fa capitolare dalla sua normale emissione, si spingono sinuose. Racchiuse in una cornice di bollicine confuse e fatiscenti. Nell’insieme contiguo danno alla luce una sorta di diramazioni torreggianti, come se le nuvole acquitrinose che scaturiscono dalla sorgente, prendessero vita al pari di una scenografia teatrale che si schiude a sipario. Creando zampilli di corporeità vigorosa simile al gelo. Rivelandosi fortificate e smerlate schiudendosi a tendaggio da circo. Vorticando smaniose attorno al sito in cui si trovano i piccoli Korkhy. Inaspettatamente il paesaggio circostante subisce una capricciosa trasformazione, del tutto furibonda, repentina e oscura. La sorgente diffonde uno scenario mai visto. Scagliando le sue acque come fossero saette artefatte, che improvvisamente solidificate si comportano come dardi di ghiaccio malleabili ed estensibili. E si snodano come serpenti lungo il pendio. Foglie sfarfaleggianti folleggiano a una velocità superlativa. Boccioli in fiore volteggiano rapidi come saette. Frutta di ogni sorta si agita al vento convulsa.
<<Ehi! Mah! … Cosa mai sta succedendo?>>  Esclama risoluta Kleola la piccola Korkhy riconosciuta al villaggio, per essere amabile e premurosa se pur smemorata, dalla faccina gradevole e lo sguardo fuggevole. Mostrandosi con un’aura grigia scura.
<<Tranquilla Kleola! Anche a noi sembra che sia mutevole il torrente. E  per paradosso le stesse condizioni atmosferiche. Tuttavia per ora dobbiamo mantenerci calmi e aspettare Niccolò senza spaventarci oltre il consentito. >>
<<Ho paura!>>
<<Non ci succederà nulla vedrai. >>
<<Dici sul serio?>>
<<Si! Fino a che avremo fede nella buona sorte concessa dai Principi sempiterni. >> Le risponde affabilmente Kykhy con evidente aura benefica di colore arancione che scaturisce dal suo piccolo capo pelato.
<<Vv…va bene se lo dici tu governatore. Allora ci proverò. >>
<<Che ne dici Kandra? Sembra giusto anche a te che noi dobbiamo essere riconoscenti verso il nostro popolo. Cercando di tranquillizzare i benevoli Korkhy nonostante questa bislacca manifestazione?>> Domanda Kykhy sapendo di trovare in Kandra un’alleata serena e capace di regalare momenti di allegria anche laddove è impossibile poterli scorgere date le difficoltà.
<< Hai perfettamente ragione illustre governatore. Infatti, suggerisco uno svago insolito. Concediamoci un momento di distrazione in attesa che i gloriosi paladini ci vengano a trarre in salvo. Che ne dite?>>
<<D’accordo! D’accordo! Tu ci convinci sempre Kandra cosa proponi?>> Esultò Kleola.
<<Ebbene giusto per stemperare gli animi inganneremo il tempo nel miglior modo. >>
<<Di cosa si tratta vogliamo sapere? >> Domanda incuriosito Kokhse.
<<Ebbene! Ci concederemo un carosello ricreativo del tutto piacevole. >> Proseguì Kandra. Dando seguito a un’aura dorata che fluttua leggera attorno alla sua personcina.
<<Mah! Guarda Kandra quanto sono alte quelle propaggini ghiacciate creatosi con lo sgorgare tumultuoso delle acque sorgive?>> Pronuncia con impeto Ketrih un’altra piccola Korkhy. Amabile e stimata perché riesce a rasserenare tutti in ogni momento di avversità, mentre pare che non riesca al pari con se stessa. Finché sulla sua testolina pelata stilla un’aura notevolmente plumbea.
<<Si lo vedo anch’io quanto sono sovrastanti. Ma guardate bene è anche vero che i colori che si racchiudono al suo interno rasentano l’arcobaleno. >>
<<Già è vero non lo avevo notato. >>
<<Vedi allora! C’è un aspetto sorprendente e recondito in tutte le cose. >>
<<Già!>>
<<Ora piccoli amici vi spiegherò il passatempo che avrà vita in attesa di Niccolò e per non rimuginare oltre alla situazione che ci angustia. >>
<<Dicci! Dicci!>>
<<Ecco! Consiste proprio nel cercare di trovare i colori che madre terra diffonde nascostamente nelle mutazioni dell'ambiente. >>
<<I colori?>>
<<Si! Quanti più colori scoprirete tanto più sarete bravi. A fine raccolta erigeremo un covone di spighe di colorazioni multicolori. Per creare una scultura che rappresenti il momento risolutivo. Dove la natura si espande nel panorama lussureggiante. >> Espose Kandra felice di rendere quel tempo più gaio, certa di essere compresa dai suoi benevoli Korkhy.
<<Non ci penso nemmeno! Sono giochi per bambini. E io non ho nessuna intenzione di assecondare queste stupidaggini!>> Afferma Kokhse che bello come il sole, d’indole solitamente brillante e sensibile, si mostra all’improvviso altresì inaridito e scortese. >> Infatti, dalla sua testolina rapata scaturisce un’aura scura a strisce celeste e rossa. <<Hai solo paura. >> Gli dice sfidandolo allegramente con fievole tono la piccola Kandra. Senza sapere che in quel momento il suo piccolo amico stava subendo una metamorfosi.
<<Tu sei una stupida! E sappi che non seguirò mai un tuo consiglio! Io non ho paura è solo che…Stupida!>> Gli rispose seccato e quanto mai sgarbato.
Sembrava proprio che il piccolo Korkhy non ragionasse e avesse completamente perso la lucidità. Nessuno di loro si era mai espresso in quel modo rivolgendosi agli altri membri del villaggio.
<<Che ti succede Kokhse?>> Domandò amabilmente Kiorgia di cui in celato segreto nutriva un particolare interesse per quel piccolo Korkhy. Sfavillando un’aura brillante e scarlatta.
<<Non mi succede proprio un bel niente! Invece tu fatti gli affaracci tuoi! Cosa vuoi? Non mi seccare! E soprattutto non t’immischiare. >> Le rispose scorbutico più che mai.
Kiorgia dall’animo sensibile e brillante si ravvede dall’interromperlo ancora. E zittendosi con diniego si volse quasi a un pianto inatteso. Dal momento che nutriva un vivo sentimento per lui. Vedendolo ora all’opposto di come si è sempre fatto vedere.
<<Ha ragione! Kiorgia non fare l’impicciona!>>  Incalzò Kuahku mostrando un’aura simile a quella del suo amico Kokhse.
<<Ops… mah! veramente io…>> Cercò di replicare debolmente Kiorgia.
<<Non facciamoci abbindolare dalle chiacchiere di queste femmine!>> Rafforza Keretr.
E in quello stesso istante Keretr si distribuisce a fuggire fuori dalla cortina di ghiaccio. Come impazzito e sdegnato è deciso a non stare un minuto di più in quel luogo.
Purtroppo compaiono all’improvviso anche Kathay, Karhyo e Kepphe presentandosi con un’aura nera mai vista. Si spingono rabbiosi di là dalla coltre gelida. Scomparendo subitamente procedendo all’impazzata a ridosso della radura. Correndo il rischio di cadere rovinosamente in qualche burrone o direttamente nella sorgente.
<< Non par vero! Sembrano impazziti tutti… ma che succede loro?>> Si chiede sbigottita Kyushybe. >>
<<Mah! Non saprei proprio. Sono allibita!>> Riflette Kandra. Persuadendosi nell’intento di tirare su il morale ai suoi compagni con un momento ludico.
<<Non possono scappare in questo modo. >> Aggiunge Kleola.
Kuotho con la sua indole da compositore in quel momento correndo come un ossesso, libera un’aura plumbea a strisce rosse e blu.
<<Guardate! Non par vero che Kuotho si dia alla fuga disorientato, travolgendo Kessha Kaolha e Krahna che riunitasi in gruppo, stavano discutendo sullo scompiglio momentaneo. >>  Affermò Kandra.
<<Non so proprio che dire!>> Considera Kyushybe.
Krunho di temperamento gradevole e abile ballerino è del tutto irriconoscibile poiché presenta un’aura funesta che aleggia sopra la sua testolina. Pure lui sfreccia veloce ponendosi le mani in testa. E per assurdo sculaccia senza rendersene conto  la piccola Kichae. Che amante delle escursioni perde l’equilibrio vista la sua tondeggiante figura poiché era in bilico su un’altura. La poverina è scivolata a ridosso di una pietra che fortunatamente non sporgeva più di tanto, quindi non le ha causato lacerazioni per fortuna. Karisa allibita nel notare quanto sia cambiato il suo Kuotho si rammarica di non essere stata tempestiva nell’annunciargli che si è follemente innamorata di lui. Ora quasi felice di non averglielo confessato si rannicchia vicino a Kykhy. Kernic sfoggia un’aura spaventevolmente scura punteggiata di macchie rosse. Di solito è un inguaribile giocherellone, tramutato nell’indole percuote all’impazzata con calci e pugni gli alberi circostanti. Sfogandosi furioso come se avesse una rabbia repressa da far balzare all’esterno. Kleola non può credere che Kernic si comporti in quel modo, mentre solitamente compare l’allegrone del villaggio sempre pronto a cantare in ogni occasione. E invece ora non si sa come anche lui si scaglia su un coniglio inveendo bruscamente contro lo stesso.
Il dolcissimo Kanton normalmente premuroso e certamente simpatico. Comincia a prendersela con qualsiasi fiore gli capiti a tiro, strappandolo alla linfa vitale, sminuzzandolo in mille frammenti. Anche Katrin rimane stupita dinanzi al comportamento di Karhyo.
Di solito è festoso, si forse a volte un po’ sbadato ma proprio per questo amorevole.
Katrin a quel punto si ricrede di essersi presa d'amore per lui vedendolo sparire all’impazzata come morso da una tarantola. Ketrih è sconvolta anche dall’atteggiamento di Kathay e non capisce cosa sia successo per indurli a scappare in quel modo. Spuntano fuori all’impazzata anche Kuahku, Katahu e Kehbbe che si scagliano incolleriti sulla persona più onesta che conoscono. Cercando di indurlo a recedere dalla sua buona filosofia per convogliarlo nello scompiglio più completo.  Nonché governatore. Kamrya non si ravvede a pensare che anche Katahu si sia scagliato contro il loro favorito governatore.
<<Mah! Cosa vi succede? Benevoli Korkhy state bene?>> Domanda stupito e preoccupato Kykhy. Che a quanto pare sembra l’unico ad avere ancora le rotelle apposto.
Fino allora erano sempre stati uniti e mai nessuno aveva opposto resistenza al volere del governatore. Perché sanno essere persona saggia, imparziale e che agisce per il bene comune. Pareva che la schiera maschile delle unità Korkhy fosse irrimediabilmente impazzita e agisse di conseguenza senza controllo. Paiono sconvolti come lo è la terra e a seguire le condizioni climatiche.
<<Non posso lasciarli scappare in quel modo!>> Esclama il piccolo governatore.
<<Hai ragione. Magari non se ne rendono nemmeno conto. >> Rinforza Kandra ormai rassegnata di porre rimedio al tempo che scorre con il suo intervento ludico.
<<Difficilmente saremo capaci di riportarli in salvo semplicemente persuadendoli. Chissà dove si sono andati a rifugiare. >> Dichiarò Kykhy.
Il piccolo governatore Kykhy preso come ognuno di loro dallo sgomento ebbe un attimo di perplessità a indugiare sul da farsi.
<<Per noi è impossibile pensare di spingerci nella brughiera sapendo che il bruto può incombere da un momento all’altro. Correrebbe il rischio l’intera unità. Sono sicura che una volta catturati ci darebbe in pasto a qualche belva pur di liberarsi di noi. >> Mormora realmente angosciata Kyushybe.
<<Certo cara! Fino a che riusciamo a essere non visibili ai suoi occhi avremo una possibilità di salvezza e con noi il villaggio, Altar Knotto e Crespadoro altrimenti è davvero finita. >> Convalidò Kykhy.
<<Tuttavia come ci comportiamo con i nostri vigorosi che sono scappati?>>
<<Beh! Mia cara e dolce Kyushybe a questa stregua mi auguro tanto che sappiano cavarsela da soli. >>
<<Ne sei persuaso?>>
<<Sono convinto che abbiamo la protezione sostanziale dei Principi Sempiterni che comunque vegliano sulle unità. Inoltre sono sicuro che d’indole siano coraggiosi. Confidiamo in questo. Altro al momento non si può fare. >>
<<Attraverso quale logica affermi che siano in grado di cavarsela da soli?>>
<<Per la semplice ragione che non vi è altra scelta per il momento. Quindi lasciamo che sia il fato a occuparsi del succedersi degli avvenimenti.  Non saranno sconvolti al punto di andarsi a cacciare nei guai qualora siano impauriti perdendo completamente la ragione. >>
<<D’accordo proviamo a pensare positivamente. Se non altro avranno modo di stare insieme mi auguro. >> Avvalorò Kyushybe.
<<Si vedrai che sarà così!>>Il succedersi degli eventi ha totalmente turbato la ragionevolezza delle unità maschili dei Korkhy. Molto probabilmente lo stesso Kokhe ne è l’artefice. Avendo contribuito alla disfatta totale degli equilibri e gli stessi sono caduti vittime in quel vortice scomposto. Mentre l’imperatore di Saturxzarlopea ha appurato sventuratamente, che persino in altre parti del globo le unità Koketzy ne stanno subendo le conseguenze e lo sconvolgimento totale regna sovrano. L’importante è che il giovane Niccolò si sbrighi a porre rimedio alla situazione, altrimenti potrebbe aggravarsi per sempre. Dall’evento che ha segnato la rottura della Tarsia di Saturxzarlopea si è originata una sequenza di condizioni certamente sfavorevoli. Dove le povere unità per prime si sono viste senza coordinamenti. E il loro modo di comportarsi è più che mai allo sbaraglio, sconvolgendoli del tutto, modificandoli altresì nell’indole, come lo stesso Kokhe prima vittima.
Intanto … sull’altro versante i cinque valorosi dopo avere beneficiato del lauto pasto. Seguito da un riposo ristoratore avvoltolato nel gradevole abbraccio di Albicchea, sentono i raggi del sole filtrare attraverso gli spazi vuoti della chioma. Certi che si sia alzato per porsi nel trono a dar seguito al suo magistrale dovere quotidiano. Lentamente schiudono gli occhi. Lusingati dalle note gradevoli diffuse dai sublimabili che volteggiano attorno ad Albicchea e dal caldo tepore che emette la luce del mattino. Lasciandosi risvegliare carichi di nuova vivacità. Infatti, discendono dall’albero miracoloso sereni e rinvigoriti. Per dirottarsi nello spazio circostante affinché dispongano in quale direzione andare. Dalla pace dei sensi si ritrovano scagliati nella realtà. Dove si accorgono che il panorama attiguo durante il sonno è cambiato e compare nel giro di breve tempo completamente modificato.
Volsero lo sguardo decisi a servirsi della loro benevola soccorritrice. Ma si accorgono nondimeno che Albicchea si è lentamente bonificata. Concedendosi alla madre terra totalmente. Scomparendo magicamente in essa. Mentre loro allibiti fanno appena in tempo a osservare la metamorfosi degli ultimi granellini di terra che brulicanti e vitali si uniscono al sito adiacente.
<<Bene amico mio appare chiaro che dobbiamo tentare di fare diversamente!>> Pronuncia Edgardo.
<<Si! credo proprio di si Edgardo. A questo punto ci conviene avviarci per le grotte di Oliero con le sole forze. >> replica Niccolò.
<<Mah! Si padroncino sono sicuro che riusciremo nell’intento anche senza prodigiosi mezzi di trasporto. >> Sostiene il fido cagnolone.
<<Esattamente Jacko a noi non ci ferma nessuno! Allora si parte?>>
<<Si! Mettiamoci in cammino prima ci convogliamo, maggiormente il tempo sarà a nostro favore. >> Asserisce Edgardo.

   Capitolo nono

In quel frangente nella città di Roccia sul Monte Fior dove sono imprigionati e abbarbicati alle rocce molti abitanti per ogni valle di Crespadoro. Pare che le cose non vadano meglio.
Il risveglio di quel mattino si mostra in balia di un’abissale inquietudine. Bensì nella vallata imperversa un sobbalzo improvviso e smisurato. Nel momento in cui il sovrano si è collocato nel suo sito celeste. Un boato rumoreggiante e spaventoso si è manifestato.
Come se in quell’attimo la terra subisse un sisma improvviso. In realtà a seguito delle condizioni climatiche in continua espansione e mutamento, le radici provenienti dalla linfa sotterranea hanno ampliato la loro originale natura. Affiorando le loro radiche sopra lo strato terreno a una velocità spropositata. Generando una coltre di diramazioni e prolificando a dismisura nell’ampio  territorio. Sovrastando per di più le rocce di cui stravolgono del tutto la posizione in cui ergono. Gli straordinari blocchi di pietra naturali sono altresì imponenti, ma inevitabilmente quello scossone sotterraneo che ha smosso le radici degli arbusti, li ha scalzati dalla loro locazione. Arroccandoli in modo scombinato e trasferendoli alla rinfusa dove inevitabilmente sono capitombolati arrendevoli sul terreno a piombo. Per poi porsi in maniera casuale al centro della vallata. La sorprendente realtà che ne è scaturita, sussiste nel fatto che i poveri malcapitati abbarbicati e prigionieri alle rocce, si sono ritrovati scalzati dalla stessa e fortuitamente rilasciati spiegati a terra. Del tutto prosciolti da ogni costrizione.  Mentre la melma maleodorante che rivestiva gli statuari massi dall’odore ciarlatano e stomachevole si è convertita alla naturale crosta terrestre incorporandosi a essa. Espandendo il suo fetore lungo le arterie sotterranee. L’esercito di prigionieri si ravvede ora libero di appropriarsi del suo territorio facendo ritorno alle loro dimore. Tuttavia la gente è riluttante ad avvicinarvisi per via dei putridi, che di notte prolificano le strade di Altar Knotto e Crespadoro. Pertanto se pur perplessi sul da farsi ogni altopianese si raduna ponendosi a ridosso della compagine creatosi dal sisma tellurico delle radici per decidere il da farsi. All’epicentro del Monte Fior, infatti, a seguito del rocambolesco scombinamento si è creato una sommessa e ampia voragine. Come fosse una specie di anfiteatro incorniciato da splendidi massi forgiati dall’abile natura del tutto imponente e posti ora a regola d’arte. Gli uomini appunto si pongono al centro con lo scopo di verificare le varie possibilità che hanno di condurre in modo conveniente il ritorno alle loro case d'origine. Senza incombere nuovamente nei putridi. Un grido impetuoso e straziante si eleva all’improvviso dal torrione. Una voce femminile s’innalza riecheggiando in tutta la valle. Jacko si dispone a scodinzolare a causa di quell’urlo che l’ha fatto sobbalzare.
<<Che c’è bello! qualche cosa non va?>>
<<Si padroncino non hai sentito anche tu provenire dall’altura della gradinata un urlo straziante?>>
<<Ero impensierito non ci ho fatto caso. Ma dimmi?>>
<<Era una voce femminile, soffocata, tristissima. Probabilmente appartiene alla figlia di Edgardo. >>
<<Hai ragione Jacko. Meryan sarà racchiusa certamente da qualche parte a ridosso di quell’altura o meglio custodita magari nello stesso torrione. >>
<<Potrebbe essere! Anche se ne dubito! Perché abbiamo verificato che era desolato e avvoltolato in un aggrovigliarsi di sterpeto maleodorante. >>
<< Niccolò ora mi viene un dubbio. Sarà sicuramente custodita nel torrione giacché avete detto che Kokhe menzionava un’altura difficile da valicare. >> Valuta Edgardo sicuro di quella soluzione.
<<Ha ragione Edgardo ora dobbiamo stabilire a chi dare la precedenza. Ai  bambini o a Meryan che è da sola. >>
<<Non c’è dubbio prima i bambini. Credo che a Meryen non capiti nulla. Poiché Khoke la vuole come moglie sicuramente non le farà del male. >> Considera Edgardo seppur con il cuore spezzato sapendo la figlia in pericolo.
<<Grazie Edgardo. Con la razionalità lo sai che si andrebbe subito da tua figlia. Però valutando che abbiamo poco tempo a questo punto vale la pena inoltrarci nella grotta per cercare i bambini. Dal momento che siamo più vicini al sito della stessa. Subito dopo non preoccuparti andremo da tua figlia. >>
<<Si! Hai ragione Niccolò è meglio ormai avventurarci nella grotta. >>
Si dispongono per mettersi in cammino. Invece non appena formulano i primi passi si risolleva un forte fragore che li mette in forte apprensione. Difatti la crosta terrestre si sbriciola sotto i loro piedi cedendo all’improvviso. Come fosse soggetta a sabbie mobili e con vorticosi giri a mulinello veloci e inesorabili li inghiotte nel sottosuolo senza dar loro la possibilità di reagire.
<<Aiut………….>> Urla la piccola Kruya.
<<Cai…cai…Ahiut! ahh…>> Guaisce stupito Jacko.
Sentendosi risucchiare contro voglia cercando di non fare capitombolare i due piccoli paladini a ridosso di quel vortice inatteso.
<<Che succedeee….cadooooooo!>> Esplode sbraitando Edgardo.
<<Wah... poffarbacco!>> esclama Niccolò con espressione atterrita.
<<Aiutoooo…….>> Strillano incontrollati i piccoli Korkhy tenendosi ben stretti alle orecchie di Jacko per evitare di cadere. Sssssstttssbaaam ………
Ed ecco che ……. la combriccola è capitombolata in terra. Giunti a ridosso di un’area sotterranea almeno a dieci metri di profondità. La superficie si mostra larga poco più di sei metri, avversa e buia. Pertanto è impossibile inerpicarsi per risalire con la sola abilità dell’uomo. E i cinque questa volta si vedono davvero perduti. E non è tutto purtroppo. Dalle crepe del costone prigione s’incomincia a intravedere fuoruscire vampe di miasma puzzolente. Smosso dagli strati del terreno che brulicano come fossero viventi. Avanzando improvvisi lungo le pareti rocciose. Sgretolando il corpo sassoso unificandolo all’esalazione fetida. Lo spettacolo è paradossale. Le pareti pietrose che avvolgono il budello hanno l’effetto animato. Si snodano attraverso l’altezza della parete muovendosi brulicando serpeggianti. Scorrendo in tutte le direzioni in un susseguirsi di più riprese.
Come raggiungono l’altura del cunicolo, subito dopo ridiscendono fulminee. Animandosi copiose rilasciando la putrida esalazione per poi pullulare continuativamente.
<<Mah! Che succede? La parete pare animata? Guardate!>> Esclama atterrita Kruya.
<<Si Kruya pare che al suo interno qualcosa scorra veloce a destra e sinistra e poi ritorni giù per salire fino a sopra. Si ha l’impressione che l’elemento di cui è composta sia come impazzito. >> Afferma Edgardo.
<<Lo abbiamo notato Edgardo è spaventoso. >> Aggiunge Jacko.
<<Amici miei! A quanto pare gli interi equilibri si sono del tutto scombinati!>>
<<Mah! Di che parli?>> Chiede curiosa la piccola.
<<Ecco sicuramente gli organismi viventi, gli atomi, le masse, le molecole, le sostanze terrene si sono inderogabilmente alterate. Non c’è materia che non ne abbia risentito a causa della rottura della Tarsia Saturxzarlopea. >> Sostiene Niccolò.
<<Accidenti! Sì ma ora come faremo ad uscire da qui. E poi senti che puzza! Bleah! ...>> Esplode la piccola.
<<Suvvia Kruya! Non è certo la prima volta che percepisci questa puzza, ora troveremo una soluzione per uscire da qui. >> La rassicura il suo amato Kakrer.

*    L’alpenstock non ha l’idoneità in questo caso di trarli d’impiccio. Perché sono cinque elementi da condurre all’esterno del crepaccio. E le sue prodigiosità si limitano a estrarre una sola persona alla volta qualora sia possibile eseguire il salvataggio.

I cinque arditi provano a creare una possibile scala per risalire. Fornendosi degli unici manufatti naturali circostanti. Ma tutto si rivela inutile per via della vulnerabilità e mutevolezza dell’ambiente che li racchiude. L’essenza delle rocce, dei ciottoli, cambia conformazione ogni secondo. Le pareti si sgretolano, brulicano, si animano in continuazione e non hanno modo di attuare una presa sicura e solida.
<<Io mi sento soffocare. >> Dice Jacko agitandosi.
<<Sta tranquillo bello, ora esamineremo la parete, volesse il cielo che in qualche punto ci sia più solidità per far presa e riusciremo vedrai risalire.>>.
Nulla di fatto, ogni tentativo si rivela illusorio e artificioso. E purtroppo il tempo scorre inesorabile. È già trascorsa un’ora dacché sono rinchiusi lì sotto e affannosamente cominciano a risentirne. Ma ecco che sullo sfondo … della fiancata destra del budello che li racchiude, un’improvvisa luminescenza dorata si manifesta ai loro occhi. Incredibile.
<<Eylà…ssssst…guardate mah! che succede?>> Strilla Kruya.
<<È vero! Guarda Niccolò. La parete rocciosa si anima prodigiosamente in un modo alquanto diverso rispetto a prima. >> Osserva pure  Kakrer.
<<Perdinciribacco! Avete ragione! Increspandosi e arricciandosi avanza via, via una configurazione che ora indissolubile si rende concreta. >>
<<Wow!>> Dice con enfasi anche Edgardo. <<Sta sfolgorando una forma massiccia e robusta. >>
<<Guardate! Si mostra in tutto il suo splendore un perfetto e sferico bambolotto privo di gambe e braccia. >>  Dichiara Kruya.
<<Mirabolante!>> Accentua Niccolò.

MC900331967[1]La straordinaria compagine rappresenta un uomo con baffi neri e gli occhi completamente bianchi senza pupilla, che dall’aspetto ricorda il Maneki-neko. Un altro straordinario mezzo di trasporto questa volta tondeggiante.
Il complesso massiccio di cui è composto pare di un materiale indefinibile. Forse in alabastro stemperato a una resina plasticata. La struttura è alta all’incirca due metri. E  presenta colorazioni carminio con decorazioni dorate lungo i fianchi del basamento poderoso.

<<Ehi! Ma questo è un Daruma. >> Esplode Jacko.
<<Come un Daruma? Di cosa si tratta Jacko?>> Chiede Edgardo.
<<Ebbene! Dovete sapere che il “Daruma” è un amuleto Giapponese molto prezioso. Considerato da moltitudini di persone fonte di gioia. Poiché è sinonimo di entusiasmo e stabilità.  Per cui lo esaltano cercando di trarne le possibili e migliori peculiarità.
<<In che senso?>> Chiede curiosa la piccola.
<<Bè! Si racconta che qualora si esprima un desiderio, quando dipingi la pupilla nera questo si realizza. Si potrà allora dipingere anche quell’altra. E alla fine si mostrerà il bambolotto a tutti. >>
<<Che strano! Ho facoltà di conoscere molti portafortuna Giapponesi ma questo mi è sfuggito!>> rispose Niccolò alquanto incuriosito.
<<Lo vedi il basamento massiccio?>>
<<Si lo vedo. >> Risponde il giovane.
<<Ebbene! È stato creato in quel modo affinché non possa mai cadere.
E anche se lo facesse è realizzato in maniera tale che si rialzi sempre. Proprio come cita la leggenda legata a questo portafortuna che indica “se cadi sette volte, rialzati otto volte” e di solito lo regalano attraverso miriadi di forme come buon auspicio. >>
<<Mah! è meraviglioso!>> Afferma Kruya.
<<Si! Piccola è meraviglioso! Mi ricorda alcune bambole tonde piuttosto che ovali, viste in un negozio di giocattoli. Realizzate con materiale leggero ma con il fondo pesante. Come se avesse del ferro all’interno. Le bambole si potevano collocare sulle superfici come una trottola e il giocattolo seppur roteando e spostandosi repentinamente, rimaneva sempre in posizione eretta. >> attesta Niccolò.
<<È vero! Somiglia anche alle bambole Russe quelle senza braccia e gambe.
La stessa… Come si chiama? Ah! Si! Si ora ricordo… Matrioska. >> Sostiene Edgardo.
<<Oh! Si un pochino le somiglia. >> Aggiunge Jacko.
<<Tuttavia questo che si è manifestato a noi è enorme e straordinario. >>
<<Beh! Decisamente si!>> risponde il cagnolone.
L’estensione di quel budello effettivamente austero sfodera all’improvviso luminosi fasci di luce. Rischiarando l’intera superficie che è imperlata di nebbiolina ora dorata.
Dove al momento lo scorrere del miasma puzzolente attraverso i costoni pare si sia arrestato. Lo straordinario Daruma occupa quasi tutto lo spazio in cui sono piombati gli audaci. Che cominciano a sentirsi veramente a disagio per il senso di soffocamento. Nonostante siano lieti di quell’ennesimo prodigio. Ed ecco! Che a un certo punto senza che alcuno se lo aspettasse il Daruma comincia a formulare frasi.

*    Bentrovati diletti della pace! Io sono Daruma-san. Giungo a voi per favore dei principi sempiterni per esortare le vostre esplorazioni. Quindi voi beniamini potete concedervi il beneplacito di salire a bordo. Vi trasporterò direttamente nel luogo che mi direte.

<<D’accordo! Grazie. >> Risposero.
Nonostante lo spazio esiguo la compagine spalanca adagio le fauci per dar modo a tutti loro di entrare all’interno. Dove incredibilmente rispetto a fuori presenta spazi di notevole grandezza. Così a quel punto i cinque coraggiosi evidentemente felici si accingono a entrare nel Daruma-san.
<<Wow! Che meraviglia! Guardate che salottino! E le poltroncine dorate … e poi guardate il delizioso tavolino pregiato. >>
<<Meraviglioso Kruya! Mah! Guarda sopra il tavolino. Mia amata! Ci sono prelibatezze di tutti i generi che esaltano un profumo delizioso.  >> Attesta Kakrer.
<<Magnifico!>> Esclama Jacko.
<<Ohi! Venite! c’è anche una finestrella dorata qui! Così potremo osservare meglio il panorama dall’interno. >> Accentua Kruya che non sta più nella pelle all’idea di trasvolare con quel nuovo mezzo di trasporto davvero originale.
<<Si! E invece osservate quel particolare curioso. >> Aggiunge Kakrer.
<<Quale dici?>> Domanda eccitatissima la piccola Kruya.
<<Parlo di quella fontanella dorata a forma di piccolo Daruma. Presenta sul basamento dei piccoli forellini dorati realizzati per abbeverarsi. Lo vedi?>>
<<Bella. Si! Mah! guarda Kakrer la particolarità curiosa sta nel fatto  che da quei fori zampillano tutte le bevande possibili e immaginabili. >> Strilla felice Kruya.
<<Wow! Che meraviglia!>>. Sostengono i due piccoli Korkhy.
<<Sono stupito dinanzi a tale prodigio. >> Afferma Edgardo
<<Splendido!>> Devo dedurre che i Principi Sempiterni hanno il potere di stupirci ogni volta. >> Asserisce Niccolò.
<<Sai che ti dico Niccolò?>>
<<No! Dimmi bel cagnone. >>
<<Secondo me i principi sempiterni elargiscono questi aiuti molto probabilmente perché preferiscono non lasciarci a piedi. >>
<<Pensi?>>
<<Si! Poiché sanno che altrimenti saremmo in balia degli eventi singolari che si ripercuotono sul paesaggio continuamente. In questo modo si assicurano la nostra incolumità. Poiché attendono gli esiti della soluzione. >>
<<A onor del vero pare proprio così! Oltretutto nonostante accusiamo attimi di vero sconforto per non essere ancora riusciti a trovare i bambini, la cosa si fa davvero importante. >> Approva Niccolò.
<<Hai ragione Jacko non vi è un attimo che non ci sia un’evoluzione nel corso del tragitto. Bene ora direi che possiamo partire che ne pensate?>>
<<Si! Si!>>
Il Daruma-san serra finalmente le sue fauci. I passeggeri a bordo si sono accomodati confortati dal fatto che mentre eseguono la traversata, potranno gradire un delizioso rinfresco. E in questo momento percepiscono che il Daruma-san inizia a muoversi.
Di fatto, in una sequenza dapprima tacitamente lenta, poi sempre più rapida comincia la roteazione. il Daruma-san inizia a piroettare come una trottola e lentamente si solleva da terra per uscire da quel ventre terreno. Che li ha visti prigionieri anche se per un tempo limitato.
<<Wow! Ruota come fosse una girandola!>> esclama la piccola.
<<Si! Mia cara è fortissimo!>> Risponde Kakrer.
<<È meraviglioso padroncino mi ci sto abituando a farmi trasportare da questi mezzi del tutto fuori dal comune. >> Gli dice Jacko accucciandosi vicino.
<< Tutto questo ha dello sbalorditivo Jacko e noi siamo fortunati a beneficiare di tali prodigi. >>
<<Wow! Che bello!>>. Rinforza Kruya.
<<È ancora più emozionante del Maneki-neko!>> assicura Kakrer.
<<E guardate le pareti pare che ci seguano copiose. Come volessero accompagnarci!>> Aggiunse Edgardo.
<<Si! Si!Wow!>> Strillarono felici i due piccoletti.
Ci misero poco più di dieci minuti a risalire e giungere a destinazione. In pieno stato di euforia, felici di averla scampata lungo la gradinata e in seguito a quella prigione frastagliata che pareva animata.

    Capitolo decimo

Trascorsi dieci minuti il Daruma-san prodigioso plana sberluccicoso a ridosso del pianoro che costeggia la sorgente di Oliero. Nel luogo in cui prorompono quattro grotte.
I cinque impavidi una volta scesi dal mezzo di trasporto eccezionale, si spingono subito nel ritratto che pare configurare una sontuosa reggia di roccia custodita fra i nugoli creatosi naturalmente. Ed entrano così nella prima grotta che custodisce tesori della natura inaspettati.
<<Mah! tu guarda che meraviglia! Non ci si può credere! Quel palazzo reale di roccia mostra pertinenti arcate, volte, anditi, parabole, come fosse un vero e proprio maniero da fiaba realizzato su pietra e incredibilmente incantevole. Mentre è stata la natura stessa a cesellarne le fattezze. Pazzesco!>> asserisce Niccolò.
<<Straordinario! veramente padroncino. >>
 <<Ohoooohh…. Che splendore!>> Dice con enfasi Kruya.
<<È vero! Amici! Guardate l’imponente cascata marmorea che pare custodita in un  eden!>> Attesta Edgardo.
<<È decisamente magnifica! Si mostra adagiata comodamente a un’altezza di circa quattordici metri. Mentre il salto d’acqua pare avvoltolato in una bruma di spuma sprizzante lacrime fatate. >> Esplode Niccolò che adora le cascate.
<<Ed è meravigliosamente  incorniciata da abissi e anfratti di origine dolomitica di color rosa violaceo e rocce di un rosso vermiglio. Strepitosa!>> Aggiunge il principe delle valli.
Nella suddetta sfolgorante estensione la luce è ormai latitante. Concessa solo per l’effetto cui è esposta la cascata che immobile elargisce il riverbero dell’acqua. Giacché il sovrano del cielo raramente fa sfolgorare il suo esuberante bagliore all’interno dei suoi margini. Per via delle rocce a picco di quaranta, sessanta metri che attorniano la stessa. Bensì di sicuro si può fruire di un commovente silenzio che ha del surreale di certo senza pari.
Il pullulare gocciolante sella sorgente si ripercuote silente. Avvolgendo quel luogo gradevole in un trionfo di note fatate generando una singolare armonia. Il componimento melodico che scaturisce dal torrente, si alterna al canterellare dei sublimabili che eseguono volteggi leggiadri, in un verde di rara bellezza. In questo posto pare che la natura non sia ancora sconvolta dalle evoluzioni repentine creatosi di là dalla valle. Tutto appare permeato di un decoro splendido e surreale. Farfalle briose prillano esilaranti. L’avifauna si libra leggiadra sicura di trovare ristoro in quell’eden. Le grotte di Oliero e il suo paradiso terrestre sono una riserva di vera pace. Nel luogo in cui si può trovare di sicuro la quiete smarrita. Traendo beneficio dagli splendori che regala lo scorcio naturale e inviolato che custodisce tesori inestimabili. Proseguendo la scenografia naturale si apre in una’oasi ampia e ricca di sentieri. In lungo e in largo sfolgorano particolari di rilievo. Mentre ora la combriccola si addentra nella superficie da dove sgorga un piccolo accesso che conduce a un altro mondo.
Si presta allo sguardo quella forza generatrice clandestina che si cela alla vista del sole.
Dove solo attraverso qualche recesso si svela alla superficie.  Lo scenario attiguo della seconda grotta lascia senza fiato. In cui bacini d’acqua, rivoli e rigagnoli si mostrano custoditi in forzieri di un verde rigoglioso e cobalto. Fintanto che si gettano in antri profondi e gocciolanti rilasciando libera la clamorosa linfa cristallina. Le imponenti fiancate rocciose sollevate a strapiombo che si snodano sopra le esuberanti calle e viottoli della selva, mostrano uno splendore maestoso inimmaginabile. Muovendo un passo dopo l’altro giungono all’ingresso della grotta dove sperano di trovare i bambini.
<<Wow! Senza dubbio magnifica! Mirabile! Amici guardate! Questa grotta pare racchiusa in uno scrigno verdeggiante stupendo. >> Elogia Niccolò.
<<Senza dubbio Niccolò. È combinata ai colossi arborei che guardiani pomposi elevano le fronde verso il sovrano del cielo, come fossero alberi provenienti da terre lontane. >> Garantisce il principe delle valli sensibile alla magnificenza che madre natura sa esibire nei territori.
<< È uno splendore!>> esclama Kruya.
<<Appartengo a questo territorio. Eppure non mi ero mai spinto fino a questo punto. Essendo guardiano dell’altro versante il mio interesse è prevalentemente improntato su quei siti. Tuttavia la meraviglia che scaturisce da questi luoghi è a dir poco grandiosa. >> Afferma Edgardo entusiasta di notare che quello che si dice del magico veneto corrisponda a realtà.
Inoltrandosi la grotta si mostra in tutta la sua magnificenza. Esplode sontuosa, infatti, la sala della colata dove lo sguardo dei paladini ha una totale folgorazione.
<<Guardate! Pare un allestimento scenico mirabile. Sfoggia un enorme giostra di pietra che sprigiona tutte le gamme marmoree naturali possibili. >> Osserva Kakrer.
<<Meraviglioso!>> conferma Kruya.
<<La maestra e signora della terra nonché madre natura pare stupire. Rilasciando incredibilmente lungo le pareti effetti a dir poco straordinari. Mentre le sfumature marmoree toccano colorazioni indescrivibili. >> Sostiene Niccolò. 
<<È vero! in qualsiasi prospettiva si posi lo sguardo il contesto rilascia lampi di sogno. Di cui immaginazione prende il sopravvento, conferendo a ogni scorcio una particolare suggestione. >> Prosegue Edgardo rimirando tale oasi.
Proseguono lentamente ammirando allibiti l’estensione, rivolgendo lo sguardo in alcuni punti, notando che la compagine vanta una vera e propria messa in scena teatrale. Dove addirittura esibisce le screziature sassose come a sembrare tende plissettate modellate naturalmente da rocce. In altri rilasciano il riverbero i padiglioni di selce che si stendono lungo i costoni. Piuttosto che adagiate  riposano lungo le arterie splendide pergole di tramezzi. Cascate di stalattiti alabastrine alte all'incirca quattordici metri si protendono in un alternarsi di declivi. Vigorose colate si sviluppano a smerli allegorici. Imponenti diramazioni serpeggiano arabescate. Per poi spostare lo sguardo e incrociare una sfilata di trine che s’increspa lungo le facciate. Successivamente  si congiungono rupi come festoni, mentre spianate di veli sporgenti e voluttuosi si diffondono sui costoni della reggia marmorea. S’incrociano guglie elaborate che si dividono in uno stravagante sovrapporsi di conformazioni e colorazioni in una fusione decisamente eccelsa.
<<Eilà… gente! La grandiosità di questa grotta è impressionante come fossero tangibili pilastri ciclopici. Guardate!>> attesta la piccola Kruya.
<<È strepitoso! E guarda addirittura in quel punto recondito una piccola nicchia mostra a effetto naturale creatosi con le morfologie rocciose, il profilo di una donna simile a una farfalla. >> Le dice Kakrer.
<<Veroooo! Strabiliante. >>
Inoltrandosi gli impavidi incrociano altre sale più interne che si diramano da questa. Partendo da qualche decina di metri più in alto. In un susseguirsi di propaggini alte quanto un palazzo che fanno da cornice. E supremo si srotola il corso d'acqua in parte inghiottito dal sottosuolo calcareo dell’altopiano di Asiago. Sembra custode di quel paradiso sbrogliando la sua acqua trasparente e limpida.
<<A parte la magnificenza che rilascia questo luogo passandoci attraverso non mi sembra di notare che vi possano essere nascosti dei bambini. >> Afferma Edgardo.
<<Anche a noi pare non percepire nessun particolare interessante che ci possa condurre  da loro. >> Rispondono i piccolini.
Oltrepassano ora una rigogliosa spianata che permette loro di gettare lo sguardo al cielo. 

MC900331908[2]Nei rilievi imperanti da secoli nella regione dei sette comuni di Asiago. Che fungono da scenografia al territorio. Si aprono nel frattempo improvvise torsioni di nuvole cupe, corvine e circospette.

<<Niccolò guarda laggiù!>> Gli dice Jacko.
<<Dove?>>
<<Osserva il punto di confine fra cielo e terra, dove le alture si ricongiungono al manto celeste. >>
<<Si lo vedo! Ostentano una serie di nuvole malvagie a forma di ciclopico Kokhe incredibile!>>
<<Tuttavia la compagine nuvolosa si sta convogliando verso di noi!>> esclama la piccina.
<<Non preoccuparti piccola. Sono solo nuvole! e poi noi siamo piuttosto al sicuro tra un androne e l’altro delle grotte. >> La rassicura Kakrer.
<<Si ma sono nuvole corpose e… hanno colorazioni molto… molto scure!>> Afferma la piccola.
<<Non tormentarti non può succederci nulla… ricordi? noi siamo in groppa del principe delle valli.>>
<<D’accordo! Hai ragione! D’accordo! Ho capito non mi lamento più. >>
In quel momento… a conferma che sono solo nuvole, queste si stemperano a ridosso della rupe più alta, concentrandosi titaniche su di essa eseguendo una figurazione gigantesca e spaventosa.
<<Hai visto? Si sono allontanate!>> le conferma Kakrer.
<<Va bene! Va bene ho capito! grazie di rincuorarmi. >>
<<Adesso siamo giunti all’ingresso per accedere alla seconda grotta, però il passaggio è praticamente inondato d’acqua. >> Asserisce Edgardo.
<<Mi chiedo come facciamo ad approdarci? Dal momento che l’attraversamento del bacino è possibile solamente passando attraverso le correnti che risvegliano il suo fulgore?>> Si domanda Niccolò.
<<Rischierebbero di travolgerci. >> Pronuncia Edgardo. 
<<Hai ragione Edgardo per riuscire a passarvi attraverso bisognerebbe avere una piccola barca senza remi. >>
<<Come sarebbe a dire senza remi?>> chiede la piccola Kruya.
<<Perché l’ingresso è molto basso e angusto a mala pena ci passa la barca. Inoltre dovremo chinare il capo o nientemeno sdraiarci totalmente sul fondo dell’imbarcazione, per evitare di rimanerne pressati dal costone. >>
<<Capisco!>>
<<Mah! Dove la recuperiamo una barca?>> Domanda Kakrer.
<<Beh! Proviamo a guardare un po’ in giro… magari qualche traghettatore è solito lasciarla da qualche parte, ormeggiata. Visto che se ne servirà pure qualcuno per andare dall’altra parte, anche solo per esplorarne la bellezza che ne scaturisce. >> Dichiara Niccolò.
Non era prevedibile ci fosse una barca ormeggiata. E i cinque arditi girovagarono a vuoto per circa cinque minuti senza riuscire a trovare nulla.
Ma ecco che come ad esaudire i loro desideri. Il Daruma-san prende immediatamente la conformazione di una piccola barchetta. E compare all’improvviso  sfolgorando colorazioni lattescenti posandosi ai piedi dell’accesso della grotta per farli salire.
<<Grandioso! Volevi una piccola barca? Eccoti accontentato padroncino. È fin troppo semplice. >> Gli dice Jacko.
<<Sono d’accordo con te è straordinario il supporto fornito dal distante principato. Diciamo che possiamo stare tranquilli nonostante si palesino le complicazioni. >>
<<Non esserne troppo sicuro però! Non si sa mai. >>
<<Hai ragione è meglio essere guardinghi. >>
<<Già! Sembra quasi che siamo protetti costantemente e non dobbiamo temere nulla e nessuno è davvero confortante. >> Esclama la piccola.
Edgardo a quel punto lega bene la fune che trascinerà la barca dentro e fuori la grotta. Assicurandosi di ancorarla all’inizio del tragitto. Perché altrimenti rischiano di non farvi ritorno. Accerchiati dallo specchio d’acqua che sfoggia avvincenti colorazioni turchine. Giochi di ombre e luci echeggiano sulla boscaglia che riflessa si ripete increspandosi sul tepore acquifero. Riescono a far muovere lentamente la barca che si trascina all’interno. Quell’acqua celeste sfumata di cristalli splendenti, lambisce la barca, ondulando silente le ininfluenti onde che s’infrangono su di essa. Le pietre regine del fondale umido e scorrevole si aggrappano ai bagliori del giorno per primeggiare il loro splendore. Caroselli di riverberi, riflessi, bagliori giochi di flussi sinuosi, generano figurazioni allegoriche del tutto surreali. Sembra di essere avvoltolati all’interno di un quadro di Claude Monet. Dove la luce, il bagliore, il fulgore domina la raffigurazione. La paratia marmorea dell’androne principale di questa grotta si mostra riposata e lievemente inclinata. Come vi fosse un sipario che scorta l’entrata. Lasciando erompere l’imboccatura delle sue fauci, per metà preservate dal verde rigoglioso e conciliante avvoltolatosi attorno. Le fronde degli alberi contigui rilasciano le loro ramificazioni concedersi alla lieve brezza. Che designa fluenti spostamenti vellutati della fonte. Che si posano delicatamente quasi a sfiorare lo scorrere dell’acqua.
Con lo sguardo rivolto all’insù e completamente adagiati sul fondo della barca, i cinque impavidi sono attoniti di fronte a tale spettacolo. La grotta scorre totalmente sopra il capo di tutti loro. Il silenzio è sconvolgente e anche se passano pochi minuti dal passaggio della riva alla piana della grotta, pensano che sia un po’ inquietante considerare di avere un’intera altura sopra la testa. In ogni modo si ravvedono estasiati di fare quell’esperienza che mai nessuno di loro avrebbe pensato di sostenere.
<< Jacko sai che ti dico?>>
<<No! Dimmi Niccolò. >>
<<È un po’ come quando si vanno a vedere nei parchi divertimento le giostre paurose. E si è bordo della vettura lungo il tragitto misterioso. >>
<<Dici?>>
<<Si! Sai proprio quando attorno a te si snodano gli scenari creati per darti l’illusione di qualsiasi stramberia. E si è obbligati ad abbassare la testa pensando di riempirti di putride vischiosità. Piuttosto che sporcarti con le ragnatele. Mentre realizzano effetti speciali davvero notevoli. >>
<<Immagino! Ma fammi capire bene come sono tali effetti speciali?>>
<<Effetti come il morto vivente che sbuca fuori all’improvviso. Piuttosto  il malvagio che si avvicina impassibile e inatteso. O streghe che sogghignano prendendo il volo; ragni giganti che brulicano serpeggiando attorno alla strettoia, il tutto in un susseguirsi di attraversamenti specifici, passaggi sotterranei, cunicoli, gallerie, aperture e accessi mai pensati. >> Mormora il giovane.
<<Caspita! Forte però!>> Gli dice Kakrer.
Proseguono ora nella parte interna. Dove scarse e flebili luci rischiarano solamente certi punti peculiari. Il buio in compenso è avvolgente e sconcertante. Mentre s’incunea risoluto il fragore del fiume da ogni versante e si mostrano con evidente sfarzo, splendide sculture create con l’arrendevole laboriosità della padrona dei fluidi. L’erosione di millenni, il lavorio incessante di una sola goccia, fa si che la grotta di Oliero sia una vera e propria galleria d’arte colma di opere eccellenti puramente naturali. Meticolosamente il prodigio naturale genera perle di elevata bellezza. Come le stalattiti e stalagmiti che si vedono. Dove talune sfoggiano smisuratezza e pregio. Alcune si srotolano piccole e sottili come drappeggi. Mentre altre si presentano vellutate, sinuose e lustre. Non si può non ammirare tale affascinante spettacolo senza pensare al lavoro interno del pianeta che realizza un vero proprio prodigio. Guardando attentamente tale splendore sembra di percepirne attraverso lo svelarsi un’aria di misteri reconditi. Mentre tramite le parti corporee sembra affiorino segreti custoditi in ogni anfratto sberluccicoso. Senza escludere che qualsiasi frammento diviene un gioiello prezioso racchiuso nel forziere di madre natura che costantemente veglia le sue ricchezze.
<<Per quanto quest’antro sia il più sconcertante e celato a quanto pare nemmeno qui vi è traccia dei bambini. >> Asserisce Edgardo.
<<Dobbiamo trovarli. Il tempo passa inesorabile e quelle nuvole scure non portano nulla di buono. >> Dichiara Niccolò.
<<Se in questa grotta non ci sono, saranno sicuramente nell’altra vedrete. >> Dice la piccola.
La combriccola si mette in cammino sicura di trovare finalmente i bambini. L’orologio scandiva le nove del mattino e non avevano dormito più di due ore tant’era l’emozione. Bisognava inoltrarsi con previdente attenzione. Boschi spruzzati di rugiada rilucente, sulla quale si è sollevato il sovrano del cielo fanno da vedetta. Mentre si udiva ogni scia derivante dall’avifauna. Avvertono il pullulare nella macchia di ogni voce appartenente al mondo animale. E la direzione del vento contro il crinale rilascia fragranze deliziose e profumate. Dai pascoli giungevano i richiami delle vacche da latte. E sul crinale si avvertiva un’aria che sapeva di mistero.   
La rottura di una fronda stroncata fece sussultare Niccolò. Concorde a pensare che siano vicini ai percorsi tracciati dai Kokhe. Fusti caduti si ammonticchiavano gli uni sugli altri. C’erano grovigli di rosmarino a grandi quantità e l’aria proseguendo diveniva pesante e insolita.  L’atmosfera pareva quella di una giungla custodita in un'altra parte del globo.
In silenzio avvertono lo strepito di un falco e rimangono immobili in ascolto.
Un grido diverso, lamentoso quasi piangente che li rattrista e intenerisce si leva all’improvviso. La selva si mostra come un anfiteatro cupo che accoglie e riecheggia quel grido. Tutto è strano … come fosse un percorso proibito. Quasi a violare la quiete che vi regna. In quell’istante le nuvole corvine si dirigono fulminee verso il basso. Con un delirio mai visto si scandagliano inferocite nella brughiera. Divenendo un corpo materico suddiviso in numerosissimi frammenti. E propagandandosi repentine lungo il tragitto che stanno percorrendo gli impavidi. La sostanza di cui sono modellate le nuvole sparpagliate lungo il percorso e divenute parte dell’ambiente circostante, pare sia limacciosa, mutevole e incredibilmente animata. Tali sagome tenebrose e flaccide plasmate da chissà quale entità, hanno l’aspetto di nubi temporalesche in formato ridotto bensì centuplicato all’ennesima potenza.
<<Wow! Che nuvole pazzesche e spaventose!>> Accerta Kruya.
<<È vero! Variano da una larghezza di cinquanta centimetri fino ad arrivare a un metro e poco più. E la cosa strana è quella  che si muovono come guidate da una presenza oscura che le richiama a girovagare repentinamente per la brughiera. >> Aggiunge Kakrer.
Le nuvole si dimenano veloci spostandosi cieche. E come un ossesso si poggiano ora sulle rocce, ora sulle rive della sorgente, anziché dirigersi sulle chiome degli alberi, o nell’anticamera della caverna.
<<Ehi! Mah! È pazzesco le nuvole si presentano come fossero una pattuglia inviata in via del tutto eccezionale. Per controllare le vie del bosco, per cercare qualcuno o qualcosa che vi si trovi nascosto. >> Asserisce Edgardo.
Gli occhi degli arditi rimasti celati dietro un tiglio piroettano veloci. Portando lo sguardo in  lungo e largo nel bosco che risplende di luce immobile. Cercando di captare qualche movimento inopportuno.
<<Guardate! Sembra incredibile! Scostandosi quelle nubi paiono macchie animate.
E guardate pare che la loro materialità interagisce rapidamente sulla crosta terrestre, realizzando una giostra del tutto tetra e spaventevolmente preoccupante. >> Ribadisce Edgardo.
<<Dobbiamo attendere il momento favorevole per avvicinarci alla grotta senza che le nuvole ci possano investire. >> Afferma Niccolò.
<<Si! Niccolò. Anche perché la spregiudicatezza e imprevedibilità delle nubi animate è tale da interferire con il naturale equilibrio ecologico. >>
<<Infatti, Jacko. Guarda là. Si spostano veloci. Ora a destra, ora a sinistra. E a volte lambiscono rigagnoli prosciugandoli della linfa. >> Strilla la piccola.
<<È vero! Osservate! A volte si poggiano sulle fronde degli alberi e li spogliano del fogliame. Pazzesco! Sono decisamente le nuvole più pericolose io abbia mai visto! >> Interviene la piccola Kruya alquanto atterrita.
<<È davvero incredibile! Si mostrano stolte, sconclusionate, irritabili! Come fossero figure vitali. Guardate quando si avvicina un’animale cosa combinano!>> Accerta il piccolo Kakrer.
<<Oh cielo! cosa fanno Kakrer?>>
<<È vero! Assurdo! Quando l’animale si avvicina lo scremano incorporandolo a esse. Generando una babele senza precedenti. >>
<<Il succedersi di quegli spostamenti è tale da sembrare uno strumento in fase di copiatura. Quando esegue quel movimento avanti e indietro veloce scannerizzando con l’inchiostro, rivelandone poi il prezioso contenuto. >> Sostiene Niccolò stupito e preoccupato.
<<È come se il bosco fosse posseduto da un brulicare di corpi trascendenti che si appropriano della superficie terrena. Padroni di farvi quanto di più gradito, avvolgendo tutto in una cupa, oscura luce crepuscolare. Facendo addirittura impallidire il sovrano del cielo che sconcertato diviene una screziatura opalescente. >> Afferma Edgardo.
<<Lo spettacolo che vediamo ha dello spaventoso. >>Aggiunge Kruya che sente il cuore battere forte. << Che cosa sono quelle… quelle cose?>> Strilla.
<< Santi numi! Mah! Che diavoleria è questa?>> Esplode Edgardo.
<<Sono solo nuvole! Così diceva Kakrer. >>
<< Si lo so! Mia cara e dolce Kruya, non avrei mai pensato a una mutazione nefasta di tal genere. >>
Tuttavia se pur a tratti qualche barlume di normalità sì intravedeva. Non si era mai visto un cielo così cupo. E su quel nero un così smorto verde degli alberi sentinella lungo i dorsi delle alture. Le tortore trillavano rincorrendo la più alta fronda per poggiarsi sopra a dialogare con le altre alleate. Dalle acque stagnanti discerneva un olezzo anomalo che giungeva fino alla sorgente Oliero. Dove la stessa mugliava indispettita mossa chissà da quale entità.
<<Questo disastro ambientale si è messo in moto a seguito la rottura della Tarsia di Saturxzarlopea. Pertanto fino a che non riusciamo a catturare Kokhe e a condurlo al suo sito, dobbiamo aspettarci qualsiasi metamorfosi ecologica. >> Afferma Niccolò.
<<Credo tu abbia ragione Niccolò. >> Risponde Jacko.
<< Guardate! Ora sembrano uno squadrone di nubi scure e animate. >> Ripete Kakrer.
<<Si mah! Ce ne sono un numero incalcolabile e sono dappertutto. Si muovono veloci e impazzite nella selva, lungo i declivi e sugli argini dei corsi d’acqua. È spaventoso!>> Dice Kruya.
<<Non ho mai visto nulla del genere!>> Accentua Jacko.
<<È come se il territorio fosse stato assediato da tali essenze, che a vedersi sono al di fuori di ogni comprensione. >> Pronuncia Niccolò.
<<È come se fossimo stati invasi da oscure entità che ci privano della facoltà di farcene una ragione, dando origine all’illusione che il decorso dell’esistenza non possa tornare a livelli normali. >> Enunciò Edgardo incredulo.
<<È decisamente una situazione irreale. Fuori dal tempo! Da ogni immaginazione umana. Come noi tutti si fosse l’interno di un elaboratore elettronico e si attivi la pulitura dello stesso. >>
<<Cosa intendi dire Niccolò?>>
<<Bè! Per essere breve, poiché la spiegazione richiederebbe una serie infinita di particolari. Nel mio tempo si adopera l’elaboratore elettronico che serve a un’infinità di realtà oggettive. In poche parole mi riferisco a quando il sistema recupera gli spazi inutilizzati, attivando la separazione di piccolissime parti. >>
<<Emh! Credo di capire!>> Associa Edgardo.
<<Ebbene! Allo stesso modo queste… Emh cose! Si spostano veloci e repentine, schizzando e saettando qua e là assorbendo acqua, lambendo il fogliame, risucchiando animali. >> Afferma il giovane preoccupato sul da farsi.
<<Come si è potuto creare un evento del genere? A cosa servirà tutto questo e per quale ragione?>> Si chiede Kakrer.
<<Chi può dirlo!>> Afferma Jacko.
<<Quelle cose … materiche e gelatinose si spingono repentinamente nello spazio terreno talmente alla rinfusa, senza cognizione di causa. Approfitteremo di tale condizione sconveniente per trarla a nostro vantaggio. Con lo scopo di inoltrarci nella grotta dove a quanto pare non s’inoltrano. >> Dichiara Niccolò.
<<Come faremo a muoverci senza incombere nella loro presa?>> Domanda la piccola.
<< Bè…! Di una cosa siamo fortunati. >>
<<Quale sarebbe di grazia?>> Chiede curiosa Kruya.
<<Ebbene! Abbiamo se non altro la cognizione  che si spostino alla cieca poiché non hanno occhi. >>  Garantisce Kakrer.
<<Ma ci sarà chi le guida e che magari vede per loro?>> Rimbrotta la piccola snervata da quegli strani fenomeni.
<No! È da escludere. Poiché si capirebbe vedendole muoversi con un senso ben preciso, mentre invece lo si nota che vanno alla rinfusa. Perciò cercheremo di spingerci a ridosso dell’antro quanto più velocemente siamo capaci. >> Rinforzò sicuro il giovane.
<<D’accordo! Mi avete convinto come sempre. >>.
           
                                                    Capitolo undicesimo

E a un tratto … eccola lì… silenziosa, prima solo un’ombra non visibile, raccolta nei grovigli e poi si mostra pettegola la grotta. Imponente e lontano dalle nubi animate.

Si schiude celata sotto una cupola che si apre sul più bel paradiso naturale della terra.

Pare improbabile che abbiano nascosto i bambini in un posto del genere. Da ogni sponda sorprendentemente vi è un custode fidato e naturale. Come i giovani colli silvestri che silenti e operosi rinvigoriscono la chioma imperatrice. Mentre il sovrano del cielo ormai si è spostato a oriente e al silenzio della grotta è subentrato a un tratto il vigoroso cinguettio degli uccelli che si reclamano sugli apici dei pioppi bianchi. Nella parte anteriore della grotta si nota un vero e proprio sfolgorio esilarante. Dove la stessa concede uno scenario di corolle policrome inerpicate ai loro esili steli. Uno spettacolo che solo madre natura sa regalare. Magnificando lo sguardo e rilasciando un aroma stupefacente. Nonostante quell’andirivieni di natura scomposta la messa in scena del teatro della terra, regala nuovamente uno stupore inatteso. E la combriccola ammira adesso la sua rocca selvaggia che si solleva titanica e sublime. Più avanti si mostra invero con la mole imponente un macigno a piombo. Reso affine dal tempo e dai violenti temporali, dalle tormente e trombe d'aria, elevando un’opera architettonica naturale indubbiamente prodigiosa. Il dirupo naturale niente meno è attorniato da torrioni e bastioni. Fortificandosi alla genitrice terrena conglobandosi a essa in un simposio di elementi straordinari. Pare un castello incantato che si abbandona tra le moltitudini di nubi che gli fanno da ghirlanda. Conseguendo un’opera vigorosa ed elegante.

<<Woooooooo… Che meraviglia!>> Esclama sempre attenta la piccola Kruya.

<<Bello! Vero? Questo castello è adagiato al margine dell’acqua sorgiva con le sue falde posate e affidate al manto di viole, che intinte nel verde rigoglioso abbracciano la compagine. >> Esplode Niccolò meravigliato dalle sorprese mentre procedono.

La gradevole frescura sotterranea che proviene dall’antro e l’aria tiepida che spira dalla vallata, regala una percezione di spensierata letizia. Mentre la vaporosa brezza alzatasi all’esterno, genera una sequenza di raffiche improvvise; che lambiscono le fronde degli alberi che sinuosi e repentini si inarcano, sviluppando una sorta di danza hawaiana che caracolla al suolo. Emettendo allo stesso tempo un volubile sibilo mormorante.

I cinque impavidi proseguono nel bel mezzo di quel rumorio che sibila in sordina, sempre più convinti di ritrovare i bambini.

<<Sssssssst! ... Non vi sembra di sentire piagnucolare?>> Domanda la piccola.

<<Si! Sono singhiozzi! Pare anche a me.>>. Da risposta Jacko.

<<Da dove proviene? Sembra impossibile definirlo. >>

Un gioco di risonanze acustiche si è generato all’improvviso e ogni tanto si percepiscono le note di una voce umana che piagnucola. Mentre subito dopo la si sente dissolversi.

Non c’è modo di percepire da dove arriva. Il rimbombo mette in confusione la percezione uditiva e li conduce da una parte, per poi fare in modo di inoltrarli in un altro fianco. Girano come trottole per cinque minuti prima di riuscire a comprendere da dove effettivamente provenissero quei lamenti.

<<Sembra proprio che il lamento provenga da quell’anfratto!>> Asserisce Kakrer.

<<Si andiamo a vedere. >> Suggerì Kruya.

<<Sigh! Sigh! Sigh! Sigh! ……>>

<<In effetti, si sente un piagnucolamento provenire dall’anfratto situato a ridosso di quella pietra dorata appuntita!>> Afferma il principe delle valli.

<<È vero! Però non si vede nulla. >>

<<Pare che occultato al suo interno vi siano tutti i bambini. >>Conferma Edgardo.

<<Sembra anche a me. I piagnucolii pare provengano da un posto vicino e allo stesso tempo molto lontano. >> Afferma Niccolò.

Jacko a quel punto si avvicina alla parete e comincia ad annusare al margine della stessa più volte, e percepisce delle presenze che si muovono di là da quella parete rocciosa.

<<Si padroncino qualcuno dall’altra parte pare piangere ne sono sicuro. >>

<<Come si può fare a oltrepassare la parete pietrosa? Non esiste un’altra entrata, purtroppo si ferma qui la grotta. >> Dichiara Edgardo.

<<Forse non abbiamo guardato attentamente. Magari esiste un varco che conduce dall’altra parte. >> Asserisce il giovane.

 

*   Non sanno che in definitiva si sono inoltrati dalla parte sbagliata dove si presenta il fondale della grotta, ma l’accesso è sull’altro fianco. La parete nasconde in realtà anche un'altra entità che non ci mise molto a manifestarsi.

 

Proseguendo … entrano nell’acqua fino al ginocchio. Toccando punti dove la corrente al riparo di enormi frammenti di roccia, si riposa in brevi tratti di specchietti cristallini.

E spostandosi zigzagando fra i sassi per riuscire a passarci attraverso, si vedono sgattaiolare avanzando in diagonale, piccoli animaletti che paiono dei crostacei di una natura sconnessa mai visti. Poiché presentano una conformazione del tutto stravagante.

<<Mah! guardate che strane creature!>> Afferma Jacko.

<<È vero! Incredibile! hanno la testolina come fossero tartarughe, le chele come granchi e mostrano il corpo di una poiana dal becco bianco. >> Osserva Kakrer meravigliandosi di non conoscerne l’esistenza.

<<Che strambe creature guardate!>> Disse loro Edgardo.

<<È incredibile sono piccole poco più di un gattino, ma nell’insieme si mostrano eccezionalmente fameliche. >> Aggiunge Kruya già preoccupata.

<<State attenti a dove mettete i piedi potrebbero essere pericolose!>> Afferma Niccolò.

<<Acc… accipicchia!>> Esclama Jacko evitandone due che si stavano rovesciando tra le sue zampe.

<<Non ti preoccupare Jacko se ne stanno andando. >> Assicura Kakrer.

<<Mamma mia! Che roba! Erano veramente irritanti. >> Disse la piccola

Una stalattite sembrava più grande delle altre come una cortina gigante. Quando Niccolò si accosta per sincerarsi di quale mistero sia avvolta, si rende conto che un qualcosa di strano gli si schiudeva in mano e gli colpiva il viso con un’ala fredda e molliccia.

<<Un pipistrello! Non siamo ancora in piena notte?>> Esclama Kruya.

Quello strano pipistrello dalla livrea violacea tendente al lillà. Prosegue il suo volo e incredibilmente altri pseudo pipistrelli appesi a testa in basso si scrollarono stupiti svegliandosi del tutto. Istintivamente presero a seguire le orme del primo svolazzando intorno al fiordo. Presto tutta la caverna fu invasa da un volteggiare silenzioso di quei pipistrelli dalla curiosa parvenza somiglianti a scimmiette in miniatura. I cinque impavidi furono investiti da una brezza generata dalle ali che turbinosa si avvoltolava intorno a loro. Il pullulare e lo sbatacchiamento rapido delle ali. Generava  un trambusto assordante, profondo. La combriccola inerme e immobile avverte le carezze originate dalla pelle di quegli strani pipistrelli. Li sentono lambirgli la fronte, la bocca, attorno alle orecchie rimanendone sconcertati. Bensì subito dopo vedono lo stesso nugolo che con fare straordinario realizza una danza sconclusionata all’altezza del fronte della caverna.

Per dirigersi repentinamente come una pattuglia richiamata all’ordine all’esterno della grotta. Quelle creature di natura bonaria forse una volta accertato che i visitatori erano apposto hanno pensato bene di svolazzare altrove.

 

*   Dalle fenditure, qualche cosa di arcano e imperverso si solleva velocemente fuoriuscendo all'improvviso. Un liquido giallognolo, melmoso, denso e come si poteva concepire con la fantasia del tutto puzzolente. Il liquido prende profilo ed erige una figura gigantesca, dalle grandi corna bernoccolute e attorcigliate.

 

<<Bleah! Aiut………oh!>> Che cosa succede? Guardate che immondo! Cos’è quell’essere che si muove piano, piano voltandosi indietro ogni tanto a mugghiare. >> Esplode Kruya.

<<Oh! Kruya mia cara! Non ne ho mai visti così! È un incrocio tra un polpo, un umano e un bisonte. Incredibile. >>

<< Bleah! Rivoltante!>> Dà risposta lei.

<< Mostruoso! Ha gli arti inferiori a ventosa con un’estensione di due metri. Un qualcosa di simile a una piovra. Mah! è spaventoso. >> Dice Edgardo.

<<Guardate… fluttuano da tutte le parti muovendosi brulicanti, alla maniera della testa di Medusa. >> Attesta Niccolò.

<<Invece guardategli il torace. Si presenta come quello di un omone nerboruto. E la testa ha la fisionomia di un bisonte dagli occhi concavi e bianchi. Mentre  il resto del corpo è quasi indefinibile. Forse proprio come dite voi assomiglia a una piovra… mah!>> Afferma Niccolò.

<<Iddio solo sa… quanto questo coso... puzza! E dai suoi dieci tentacoli cinque da ogni lato, esce una melma collosa e giallognola che coagula tutto quello che incontra. >> Ammonisce La piccola stanca di quel continuo sconcertarsi.

<<La bestia o come si voglia chiamarla, appare cieca, si muove a casaccio, però percepisce le presenze. >> Dichiara Jacko.

<<È vero!>>

La bestia a un certo punto si ferma bofonchiando. Volge la testa lanosa per grattarsi un fianco con la punta aguzza di un corno. Che estensibile come animato si sposta a suo piacere, poi mugghia a lungo. Allora come uno scenario immaginario, per qualche ragione strana, il terreno circostante pare vivere un’anima propria agitandosi e trasformandosi.

A uno a uno tutti quei blocchi scarsamente illuminati, le pareti rocciose, le stalattiti, s’innalzano. Si rimuovono incredibilmente sbatacchiando la polvere e oscillando mosse lente. Avanzando sull’anfratto e andando incontro ai cinque coraggiosi. All’inizio pareva che la montagna medesima stesse per incamminarsi andando addosso ai temerari come a dare alla luce qualche strana essenza. In seguito una due, dieci, trenta bestie enormi spuntano dalla caverna. Una dietro l’altra come concepite direttamente dall’incrostazione terrestre.

<<Aaah… acciderbolina! Guardate lì che esseri spaventosi!>> Dà in escandescenze la piccola.

<<Wooo… si! Niccolò… guarda che roba! Sono munite di corna bernoccolute, avanzano del tutto scombinate e ciondolanti, con tentacoli odiosi e puzzoni. >>

<<È davvero inverosimile! Tutte si uniscono man, mano alla prima e schematizzano un percorso del tutto bizzarro, avanzando striscianti, lambendo il suolo. Eludendo se non altro almeno per il momento la nostra presenza. >> Conferma Niccolò.

<<Si dirigono verso Altar Knotto. >>Aggiunge Edgardo.

Le bestie una volta uscite dalla dimora rocciosa, realizzano uno sbarramento di pietra serrando completamente l’ingresso. E i paladini si vedono sfumare le possibilità d’introdursi all’interno della stessa. Mentre la prima bestia della schiera mugugnava sempre. Fermandosi a ridosso di un albero in attesa dell’arrivo di tutte le altre bestie. Che come scombussolate si distoglievano sonnecchiando fra le sterpaglie gialle bruciate dal vento proveniente da sud-ovest. In seguito si rialzano, si scuotono, mugghiando e s’indirizzano sospettose e infastidite sulle orme della loro guida. Tutto il territorio si è inverosimilmente animato, come se il terreno rampollasse energia vitale generando un tragico intervallo formicolante.

Quelle strane bestie decisamente ripugnanti e puzzolose, si muovono in quello spazio recondito da originare un momento di paralisi dei cinque. Il vento rafforza arido la sua furia ribelle. Sbatacchiando in faccia ai giovani impavidi ogni sorta di effetto naturale.

Un susseguirsi di ramoscelli, foglie, fuscelli, pagliuzze a velocità stratosferica si scaglia in ogni dove. Mentre tutta la schiera di bestiole mugugnava in coro a pause ritmiche, quasi a un segnale e la sorgente rispondeva invisibile con un fragore di rabbia.

<<Bleah! Accipicchia! Spaventoso! Quanti sono quei cosi?>> Domanda seccata la piccola Kruya.

<<Sembrerebbero una trentina. >> Risponde Jacko.

<<Chissà dove sono diretti?>>

<< Guarda!  La direzione che hanno preso. Parrebbe proprio come diceva Edgardo che si dirigano ad Altar Knotto. >>Asserisce Kakrer.

<<Forse! Mah! Non ci hanno visto?>>

<<Sono completamente in balia del potere di Kokhe che li richiama a se molto probabilmente!>>

<<A ogni buon conto? Che cosa sono?>> Chiede nuovamente Kruya.

<<Non ho mai visto… niente del genere!>> Esclama Kakrer.

<<Sembra che l’equilibrio ambientale abbia trasformato non solo l’ambiente bensì anche il regno animale, scombussolando la loro natura, generando creature del tutto bizzarre. >> Sostiene Niccolò.

<<Poffarbacco!>> Infatti, credo proprio sia così. >> Sostiene Jacko.

 

  Capitolo dodicesimo

 

A un certo punto … il giovane sente pulsare l’omomori riposto nella tasca.

D’impulso accosta dentro la mano e subito accusa un calore insolito provenire dallo stesso e lo estrae. Come d’incanto il piccolo sacchettino poco più grande di una mela ornato con la farfalla dorata prende ad animarsi. Il giovane schiude le mani a libro e il sacchettino discioglie i suoi legacci per far fluire all’esterno le piccole pergamene ricoperte d'oro a ideogrammi giapponesi. Che racchiuse al suo interno tutelano il fortuito con la preghiera dedicata alle essenze divine a protezione e simbolo di fortuna. Invero, i caratteri doro sprigionano il prodigio generato dalla necessità del momento e cominciano ad animarsi.

Un nugolo di caratteri doro prende profilo  materializzandosi. Formando un compatto drappello serrato, che si scandaglia a ridosso della parete lambendola man mano fino a ricoprirla tutta. Intanto che una piccola pergamena caracolla libertina andando a fermarsi sul cuore del giovane che ne prende visione sollevandola.  La stessa anima i caratteri doro che si affastellano dinanzi a lui come fossero sollevati da un’entità straordinaria che li rasenta in aria e… la voce straordinaria prende a parlargli.

 

*   Vi sarete accorti di quante anomalie abbia generato la rottura della tarsia?

 

<<Si, infatti!>> risponde il giovane Niccolò.

 

*   Avrete anche visto una sorta di strane creature aggirarsi lungo le vie durante il vostro cammino?

 

<<Appunto! È incredibile appare tutto così strambo!>>

 

*   Ebbene per l’esattezza quelli che avete appena visto sono una specie richiamata alla luce in quella conformazione particolare chiaramente riveduta da Kokhe che li ha denominati Khomebispolpy.

 

<<Khomebispolpy?>> Si chiedono tutti.

 

*   Si! Inoltre Kokhe li ha voluti senza il bulbo oculare, per avere il pieno potere su di loro e gestirli come meglio gli aggrada. Possiedono articolazioni a tentacoli generati appositamente per appropriarsi di quante più masse terrene possibili. Mentre il muso a bisonte serve a incutere timore quanto basta.

In realtà quegli esseri passivi si stanno dirigendo proprio ad Altar Knotto richiamati esattamente da Kokhe per proteggere l’area circostante il talamo dove sta rinchiusa Meryan.

 

<<Capisco!>> Afferma il giovane.

 

*   Ebbene ora si tratta solo di riuscire a trovare i bambini. Poiché tali creature non sono in grado di attaccarvi se non esplicitamente su richiesta dalla loro guida che al momento non sospetta che siete qui.

 

<<Si d’accordo! Tuttavia non è possibile trovarli, poiché la coincidenza che si è creata non ci dà modo di addentarci nella grotta. >>

 

*   Quale coincidenza?

 

<<Ebbene! Pare impossibile ma quando stiamo per avvicinarci a loro,  un attimo dopo, tutto si scompone per ricondurci increduli al punto di partenza, come una sorta di labirinto da cui non si esce mai. >> Testimonia il giovane.

 

*   Oh! Bè! Lo so! Lo so! Carissimi paladini rincuoratevi! Ora potrete assistere a come le forze indiscusse di Cassiopea legate a quelle dei principi sempiterni siano incredibili. Per farvi perseguire nel migliore dei modi.

Inoltre dovete sapere che se riuscite a trovare i bambini, questa volta sarà facile scovare anche Kokhe. Dal momento che la forza indiscussa di cui è provvisto la trae soprattutto dalla vigoria imprigionata nei cuori infantili.

 

<<Capisco!>>

 

*   Ora spostatevi…

 

<<D’accordo!>>

 

Senza avere la possibilità di replicare il giovane si sente lambire le mani da una forza incredibile che si getta dritta sulla piccola pergamena fuoriuscita dall’omomori.

A quel punto la pergamena impregnata di energia  prende vita dando origine a una nuvola corposa e indorata che veloce e repentina come un turbine si attiva immediatamente. Convogliandosi velocemente lungo il punto in questione scagliando in un botto le lettere a ridosso della parete. Ed ecco che i caratteri d’oro abbarbicati alla parete cominciano a brulicare inestricabili, intercalando una sequenza singolare, che da vita agli stessi.

Invero, un susseguirsi di segmenti cominciano ad attorcigliarsi e ricomporsi, intanto che gli stessi si sminuzzano e si rincollano fino ad arrivare a disintegrare completamente  la materia di cui è formata la roccia, cancellandone ogni minimo granulo, originando un ampio varco che li condurrà aldilà della grotta.

<<Wow! Incredibile!>> Esclama la piccola.

<<È vero! Mirabolante. Pazzesco! Non c’è un attimo che non sia degno di stupore in quest’avventura. >> Risponde Kakrer.

<<Mah! Avete visto che roba? Come hanno fatto i caratteri ad assorbire completamente la pietra? … come l’avessero ingoiata! Bah!>> domanda la piccola Kruya agitata.

<<Incredibile si!>> conferma Niccolò.

<<Guardate! Nel frattempo le bestiole stanno convogliandosi altrove… vedete… se ne vanno!>> Afferma Jacko.

<<Si! Si finalmente. >> Risponde Kruya spossata dagli avvenimenti.

<<Tuttavia ascoltate? Si sentono dei gemiti provenire da laggiù. >> Attesta il principe delle valli.

<<Dove?>>

<<Lì! Ascoltate! A ridosso di quel costone sulla sinistra della grotta madreperlacea. >>

<<È vero! Sembrano proprio singhiozzi di bimbi in agitazione. >> Assicura Edgardo.

<<Ciò nonostante visto che quegli esseri immondi se ne sono andati, possiamo approfittare per addentrarci nella grotta seguendo i piagnucolii. >>

<<Si d’accordo!>>

I cinque coraggiosi discendono lentamente una cunetta impregnata ancora di materia viscosa e puzzona e cominciano a seguire le oscillazioni delle vocine che percepivano angoscianti. Passano rasenti la parete e man mano che si avvicinano le voci si fanno più nitide. Fino al momento in cui comprendono che si tratta proprio dei bambini reclusi e che si trovano esattamente aldilà di un'altra parete che li divide.

<<E adesso come facciamo?>> Domanda la piccola Kruya.

<<Ora vediamo! Se noi restiamo uniti, nulla ci spaventerà e questo apparente muro che ci separa dagli stessi bambini ci sembrerà di carta. Quindi armiamoci di coraggio e sfioriamo ogni angolo remoto di questo anfratto, può darsi che ci sia un punto nascosto che genera l’apertura, magari una scanalatura, una fessura, un incavo!>>

<<D’accordo cerchiamo. >>

Dopo aver girovagato inutilmente per ben dieci minuti, non trovano nemmeno un particolare che li possa aiutare.

<<Oh! Guardate là?>> Esplose Kruya.

<<Dove kruya?>> Domanda Kakrer.

<<Si! Niccolò. Ha ragione la piccola. >> Conferma Jacko.

<<Là! Guardate a ridosso della parete bluastra si mostra inatteso uno spuntone di roccia abbarbicato sulle pendici di un’altra pietra megalitica. >> Accentua lei.

<<È vero! E vi è smussata un incantevole figura di farfalla dorata che si erge pericolante sulla cima. >> Aggiunge Kakrer.

Come un evento inspiegabile le cose si stravolgono da sole e per i fortuiti cinque accade ancora l’imprevedibile. Jacko con la coda inavvertitamente lambisce l’angolatura di tale pietra che sposta la farfalla e questa immediatamente genera l’apertura del varco della spelonca.

<<Wow! Si apre!>> Esclamano i piccolini.

<<Meraviglioso! Open sesame!>> Aggiunge allegro il giovane Niccolò.

La combriccola si sposta a rilento per evitare d’imbattersi in eventuali individui sgraditi e procedono lungo un cunicolo che li convoglia direttamente su un’ampia estensione.

Jacko ha il sentore che si stiano avvicinando sempre più al nascondiglio e scodinzola felice.

<<Yeee…….>> Urla la piccola.

<<Che c’è Kruya?>> Domanda Kakrer non accortasi ancora di nulla.

Infatti,  pochi metri dopo scorgono finalmente tutti i bambini. Che impauriti e sconvolti erano raccolti vicini uno all’altro. Pressati contro il muro, legati con quella limacciosa corda lurida e puzzolente avvinghiata contorta ai loro corpi ghermendoli completamente.

Mentre la faccia rivolta alla parete rocciosa rendeva loro faticoso il respiro.

<<Mah! si! I bambini… i bambini eccoli finalmente. >> Strepitò Niccolò.

<<Wow!>> Esclama strafelice Michael vedendosi arrivare quel simpatico cagnone che subito gli leccò la corporatura slegando completamente quella limosa corda che lo stringeva.

<<Wow! Evviva!>> Replicano tutti i bambini sebbene fossero spossati dallo sforzo,  meravigliandosi di quel miracoloso soccorso.

<<Vi manda il cielo! Chi siete bel signore?>> Domanda Chiara rivolgendosi a Niccolò.

<< Ben trovati ragazzi! Non c’è tempo ora di fare le presentazioni l’importante è trarvi tutti in salvo nel minor tempo possibile. >> Disse loro Niccolò felice di costatare che nonostante l’episodio malevolo i bambini stavano bene.

<<Va bene! va bene!>> Ribatté Michael accorgendosi stupito che assieme alla combriccola c’era suo padre.

<<Papààààà…! Mio caro padre sapessi come sono felice di vederti. >> Esplose correndogli incontro abbracciandolo.

<<Michael figlio mio! Quanto vi abbiamo cercato! Stai bene figliolo?>> Gli domanda Edgardo srotolando una vivace euforia preso dalla contentezza di averlo ritrovato sano e salvo.

<<Si! Si papà sto bene. Ma dimmi chi è questa gradita compagnia?>>

<<Loro sono anche i miei salvatori nonché Niccolò conte Orsini di Statonia, il suo fedele Jacko  mirabile cagnolone che custodisce fra la sua coltre due piccoli paladini del tutto speciali. >> Disse a voce alta Edgardo gettandogli le braccia al collo calorosamente.

<<Mah! È meraviglioso! Babbo! Babbo! Sapessi come sono contento di poterti riabbracciare … mah! Come hai … come avete fatto a trovarci?>>

<<Eee … quante domande figliolo, dopo vi racconteremo tutto. Ora non c’è tempo perché potrebbero giungere a nostra insaputa i puzzolenti. >> Gli disse carezzandolo.

<<D’accordo! D’accordo babbo sono troppo felice, anche i miei amici vi ringraziano non è vero?>>

<<Si! Si! Urrà… Urrà. >>Urlarono di gioia tutti quanti.

<<Bel cagnone!>> Esclamano alcuni di loro che una volta liberati dai legamenti limacciosi, si avvicinano a Jacko per fargli le carezze sperando di scorgere anche i piccoli paladini menzionati da Edgardo. Che nascosti aspettano di uscire al momento opportuno.

<<Ben liberati bimbi io sono Jacko. >>

<<Mah! Questo cane parla? Non può essere!>>  Esclama Davide.

<<Già pare proprio sia così! Non pensi che sia un sogno?>> S’intromette Denise.

<<È vero tutto appare cossì fantasstico che quassi, quassi mi do un pizzico. >> Afferma Matteo accentuando la sua esse cascante.

<<Lo so! Lo so! Che tutto vi sembra strambo. Tuttavia grazie a un gioco di squadra siamo giunti a voi. >> Risponde felice Niccolò.

<<Evviva! Evviva! Evviva!>> Strepitano i più piccoli che felicissimi si precipitano su Jacko che a sua volta contento di rincuorarli li lecca freneticamente in segno di affetto.

<<Mah! Guardate! Ragazzi questo bel cagnone ospita due graziose creature. >> afferma Giorgia entusiasta di quel che vede.

<<È vero! Che meraviglia! Chi siete? chi siete?>> Esulta Alice.

<<Ben trovati bambini. Siamo felici di sapervi ora al sicuro. Io sono Kruya. >>

<<E io sono Kakrer molto lieto di vedervi e felice di sapere che state bene. >>

<<Mah! siete bellissimi, carinissimi ma da dove venite?>> Domanda curiosa Denise.

<<Oh! Piccola scusa la fretta ma non c’è tempo ora per ulteriori spiegazioni dobbiamo affrettarci e uscire di qui al più presto. >> Gli dice l’amorevole Jacko.

<<D’accordo! D’accordo bel cagnone. >> Gli risponde dandogli una serie infinita di carezze vezzeggiando anche i piccoli Kokhet.

In quello stesso istante la gorgiera di Jacko espande una raffica di raggi, che luminosi si vanno a diradare lungo l’estesa superficie. Irradiando i bambini che subiscono un brusco accecamento per poi rivedersi subito dopo ripuliti e disciolti da tali limosi legacci che li tenevano prigionieri.

<<Evviva! Urrà! Urrà! Guardate! Siamo finalmente liberi da quella puzzola di corda!>> Esclama Irene.

Raggianti e felici si stringono tutti in un grande abbraccio e all’unisono saltellano dalla gioia. Canterellando siamo liberi, siamo liberi. E alla loro vivacità si uniscono gli impavidi caracollando briosi a terra estasiati dalla felicità.

Niccolò si organizza e aiutato da Jacko, Edgardo e dai più grandicelli, riunisce tutti i bambini per farli convogliare lungo l’imbocco dell’uscita. Dove  a sentinella ci sono i quattro altopianesi  del triangolo magico. Preposti a tenere a bada l’entrata dell’anfratto di roccia naturale. Che magicamente tornati  a essere persone esemplari, si stupiscono costernati di essere lì, ma felici di costatare che tutti i bambini stiano bene.

 

*   A Crespadoro, anche se al momento non possono rendersene conto, giacché avvinti dal tormento di Altar Knotto Kokhe. Pare cambiare rotta la fortuna che si aggira ora fra la popolazione custodendone la pace. Una nuova realtà si prospetta nella valle schiarendone immediatamente l’aspetto. La cinquantina di bambini a partire dal più piccino ai giovinetti di quattordici anni, strafelici seguono Jacko che da guida, li convoglia lungo la strettoia a ritroso.

Evitando così di far rivivere ai bimbi il frangente triste che li ha visti segregati.

 

<<Su! Piccoli! Seguitemi e non fate rumore mi raccomando!>> Disse loro Niccolò con una voce amabile.

<<D’accordo!>> Risposero sereni, contenti di sapersi al sicuro.

Mah! Nel bel mezzo dello spostamento improvvisamente alcune copie di luridi Kokhe giungono a ridosso della grotta e affetti da mutismo serrano loro la strada.

Con una forza inaudita si muovono repentinamente e inferociti impregnano qualsiasi anfratto dando origine a una massa collosa di quella maleodorante materia viscosa e puzzolente. Che diviene grande quanto un portale che realizza uno sbarramento, impedendo così ai fuggitivi di proseguire. Gli uomini di vedetta accortasi dell’agguato si dirigono prontamente in aiuto. Ma poco possono contro quegli esseri immondi.

I Khoke, infatti, accortasi che gli uomini di Crespadoro gli stavano andavano incontro, li serrano velocemente alla parete avvinghiandoli di quella sostanza che li incorpora alla stessa disarmandoli. Tuttavia Jacko per fortuna si accorge che in un punto preciso della parete una piccola luce si riverbera.

<<Pssssst…….padroncino Niccolò guarda!>> Esclama Jacko euforico di avere avuto una visione.

<<Che c’è? Dimmi bel cagnolone che cosa hai visto?>>

<<Lo vedi? Lì contro quella parete vi è riflesso un piccolo fiore di ciliegio. >>

<< No! Non lo vedo! Ma ne sei certo? Fosse così … sai che cosa significa?>>

<<Si padroncino significa che abbiamo individuato il vero Kokhe. >>

<<E a dirla tutta all'esterno della grotta pare non imperversare nessun temporale! Quindi potrebbe essere il momento giusto. >>

<<Vero! >>

<<Perciò assicuriamoci che sia così e cerchiamo di trovare un’immediata soluzione per sbaragliare il vero Kokhe. >>

 

*   La gorgiera … ridà  la possibilità a Jacko di formare una quintessenza.

Che riflessa mostra il contenuto celato oltre le pareti che si stagliano dinanzi a loro per approfondire la ricerca del particolare segno identificativo del vero Khoke.

 

<<Ebbene sì!  Quel Kokhe a ridosso della roccia che dà all’esterno del bacino d’acqua che fa da specchio vanta il Sakura!>>

<<Cos’è il Sakura?>> Domanda curiosa Kruya.

<<Bè! è la piccola cicatrice a forma di fiore di Ciliegio nascosta dietro l’orecchio destro all’altezza del collo del vero Khoke. >>

<< Woooo… Oh! Strepitoso! Quindi avete individuato chi è?>>

<<Si! Ed è un’opportunità straordinaria per cercare di raggirarlo poiché non si riversa il maltempo. Non ci resta altro da fare che intervenire sbattendo giù la parete vischiosa. >>

<<Proviamo a lanciagli contro queste rocce appuntite. >> Disse Simone

<< Padroncino forse è’ in grado il mio fiuto a esservi di appoggio in questo momento?>>

<<Certo Jacko cos’hai in mente e in che modo?>>

<<Bè! Vedi percepisco un profumo particolare che aleggia nell’aria. >>

<<Che tipo di fragranza, cosa avverti?>>

<<Ecco! Mi pare di sentire un formicolio al naso, che si genera quando l’approssimarsi di un altro prodigio è nelle vicinanze, generato dalla mia gorgiera. E chissà a questo punto quale altra realtà voluta dai principi sempiterni dobbiamo attenderci. >>

In realtà, il Mon lo spillone prodigioso ricoperto d’oro delle due piccole unità, prende il sopravvento e comincia ad animarsi. Ed è proprio grazie alla gorgiera di Jacko che si è potuta rivelare la loro prodigiosità. All’istante il Mon origina un fascio di energia luminosa che si scaglia sulla parete. Fino al momento in cui ne viene fuori un arcobaleno dalla gravità compatta che comincia a disperdersi. Divenendo materico e articolato, finendo fatalmente incuneato alle fenditure. Il corposo arcobaleno sfida intrepidamente la sostanza melmosa e puzzolente. Contrastandola senza esclusione di colpi. Riuscendo  dopo una sequenza repentina ad accartocciare lo sbarramento su se stesso riducendolo a un mucchietto di polvere che presto si dissolse nell’aria.

<<Wow! Che roba! Avevi ragione Jacko! Il tuo fiuto fa sempre centro. >> Conferma Niccolò.

<<Stupendo si! Mah! Ora come facciamo con quei brutti ceffi?>> Chiede Kruya.

I Kokhe replicati cominciano ad avanzare serrando le labbra digrignando i denti, per poi aprire le fauci cosparse di bava inferocita e come forsennati si scaraventano sui bambini.

<<Aiuto! Nooo……Quei mostri ci riprendono!>> Esclama il più piccolo.

<<È…è.………. no! Non toccatemi i bambini!>> Strepita Niccolò scaraventandosi addosso ai bavosi.

Tutto succede in un attimo! La grotta prende la conformazione di un’enorme sfera di cristallo riflettente. Che cosparsa di raggi luminosi genera saette, lampi, tuoni, fulmini dorati e argentati. Impedendo quasi la visuale a chiunque dalla potenza dello sfavillio.

<<Accidenti! Guardate un’enorme sfera cristallina ha racchiuso al suo interno i putridi e il giovane Niccolò!>> Esclama colpito Kakrer.

<<Pazzesco! Avete visto Niccolò intrepido si è lanciato subito contro di loro!>> Aggiunge la piccola Kruya.

<<Ohi! Niccolò ora si sta  avvicinando al vero Kokhe sicuramente vuole trovare un modo per placare la sua ira. >> asserisce Edgardo stupito dal coraggio del giovane.

Invero… Niccolò a quel punto è subito investito da poteri soprannaturali che lo fanno piroettare ardimentoso attorno al sito di stallo dei putridi. Mentre esegue una danza a spirale sorprendente cominciando a flettersi su ognuno di loro.

 

*   Dal momento che la pietra corallo incastonata alla gorgiera di Jacko si è messa in azione. Ha reso invincibile il giovane Niccolò che con audacia straordinaria si spinge deciso a sfidare gli ossessi. In realtà, il bel cagnone si è posizionato seduto dinanzi alla sfera risoluto e concentrato volge lo sguardo prevalentemente su ogni mossa del giovane partecipe  ad aiutarlo con il suo prezioso collare.

 

Instancabilmente il giovane svetta in aria continuando la sua dipartita a suon di Taijiquan, quale maestro di tale disciplina. Eseguendo training armonico sviluppa una straordinaria forza interiore che sbaraglia gli stessi, poiché riesce a eluderli di continuo.

Per di più la pietra zircone si infervora e dà alla luce una schermatura protettiva dorata che preserva il giovane da ogni calamità. Mentre i luridi Kokhe cercano di contrastarlo scaraventandogli addosso quella schifosa materia puzzolente che lui magistralmente riesce a schivare. In seguito la pietra turchese fa in modo di impedire gli incidenti. Mentre un’altra pietra quella d’ametista comincia a raggiare attorno alla superficie della sfera forti baleni di stabilità e giustizia. In seguito la pietra d’ambra distribuisce amore e virtù ai malevoli poiché succubi dell’influsso del malefico. Ed infine il giovane temerario si cosparge di letizia complice la pietra occhi di tigre. Jacko si diverte moltissimo a riflettere la sua forza verso il giovane, che ogni tanto furtivamente scambia uno sguardo d’intesa ringraziandolo.

Per finire il binocolo di giada attraverso i cristalli oculari cosparge tutti i Kokhe  con una polverina dorata che si veste attorno ai loro corpi. Preservandoli dalle disgrazie che gli sono piombate addosso e dalle eventuali sventure causate dalla rottura della Tarsia.

Il giovane dopo essere riuscito a convogliare gli stessi Kokhe all’estremità della grotta, si vede avvicinare nuovamente da quello vero. Che si mostra tuttora confuso e piuttosto incollerito. Purtroppo gli influssi dei bottoni prodigiosi per lui non sono bastati a farlo tornare alla normalità. E Kokhe delirante e cosparso di bava inveisce rabbiosamente contro il giovane urlandogli dietro.

<< Tuh... mi dai il voltastomaco! Puah! Brutto intrigante! Chi ti ha dato l’ordine di sfidare i miei affini?>>

Niccolò cerca di controbattere ma Kokhe non gliene dà l’occasione quindi decide di lasciarlo parlare.

<<Grrrrau……Come ti sei premesso di creare subbuglio e liberare i miei prigionieri?

Non posso perdonare un affronto del genere. Nessuno mi impedirà di sposare Meryan per creare il mio impero?>> Sostiene Kokhe certo di riuscire a spuntarla sul giovane scagliandosi furioso su di lui.

Nel momento esatto però che l’energumeno alterato si avvicina per spodestarlo.

In un balzo Niccolò riesce a svettargli alle spalle senza farsi sfiorare e con un leggero tocco, preme la mano sul collo dove celata dietro l’orecchio destro si trova il Sakura la piccola cicatrice a forma di fiore di Ciliegio.

 

*   È il punto fatidico affinché si riesca a dominare lo stesso da quello stato non voluto. Che lo vincola a quell’automatismo sorprendente quanto fatale per tutti.

 

Ebbene come per magia succede che lo spillone dalla capocchia preziosa di Niccolò prende a roteare. E in un giro vorticoso si posiziona sul Sakura premendo velatamente la punta preziosa sui petali di ciliegio. E questi sberluccicando si mettono a far uscire impetuosamente un pulviscolo torbido che si disperde nell’aria.

<<Woooo…... guardate che miasma tenebroso fuoriesce dalla sfera?>> Dichiara la piccola Kruya sgranando gli occhi a quella scena.

<<Ooooh!>> Esclamarono a bocca aperta i bambini.

Subito dopo Kokhe viene investito da un anello dorato riflettente che lo racchiude all’interno, facendolo roteare su se stesso come un gorgo che crea l’effetto miracoloso immediato, giacché libera immediatamente lo stesso da quell’insopportabile sortilegio cadutagli addosso a causa della rottura della tarsia.

Crollato a terra spossato e ormai senza forze Kokhe si ridesta. Sbatacchiandosi sui vestiti per togliersi di dosso la polverina dorata in eccesso. E sbalordito di quel trambusto si guarda in giro.

<<Non par vero. Il suo aspetto ora è raggiante, limpido e solare distinto dalla sua indole impeccabile e bonaria. >> Attesta Kakrer.

<<Finalmente! Guarda ha perfino ripreso la sua dimensione originale!>> Aggiunge Kruya.

Tuttavia Khoke stupito di trovarsi lì e ignaro di quanti disastri siano potuti succedere in quell’intervallo di tempo che lui ignora di aver vissuto, decide di parlare agli estranei che lo attorniano. Nello stesso momento i replicanti Kokhe si disciolgono come neve al sole, smaterializzandosi completamente e così tutta la materia viscosa limacciosa e puzzolente sparisce da ogni anfratto, ciascuna roccia, qualsiasi punto remoto dove si era malauguratamente posata.

<<Uuuh…guardate!….quei… quei cosi… stanno definitivamente sparendo!>> Esplode felice Simone.

<<Evviva! Siamo liberi finalmente da quegli ossessi! Evviva!>> Rafforza Michael.

I bambini, infatti, non credono ai loro occhi e attorniati a Jacko esultano per l’avvenuto prodigio. Che alla fine ha liberato la valle Crespadoro dal tormento di quei putridi individui che l’assediavano, riportando ordine e serenità in ogni dove.

<<Buon giorno a voi carissimi. Di grazia sapete dirmi come sono giunto in questo luogo?  E dove mi trovo esattamente?>>

<<Oh! Benvenuto tra noi Kokhe. >>  Gli dice Niccolò felice di costatare il suo nuovo aspetto che grazioso si manifestava anche cordiale.

<<Grazie anche per me è un piacere conoscervi. >>

<<Ebbene sei ora a Crespadoro nella valle del triangolo magico, casualmente piombato a ridosso di queste rigogliose tenute a causa della rottura della tarsia di Saturxzarlopea. >>

<<Comeeeeeeee?Noooooooo…. non ci posso credere? Si è rotta la tarsia?>>

<<Si purtroppo a causa di un terremoto. >>

<<Oh! Numi del cielo! Si mah! Io come posso essermi inoltrato fino a qui?>>

<<Bè vedi è una lunga storia che ti racconteremo strada facendo. Dal momento che adesso dobbiamo andare a verificare che tutto sia finalmente apposto e  soprattutto a liberare Meryan che è ancora rinchiusa nel torrione Korzyk.

<<Potenze divine! E come mai questa povera fanciulla si trova rinchiusa nel torrione?>>
<<Bè tu l’avevi reclusa poiché volevi sposarla. >>

<<Io intendevo cosa? Sposare un’altopianese? Non può essere! Devo avere davvero affrontato un intervallo a me sconosciuto. Poiché la mia amata vive a Saturxzarlopea e non sognerei altro che sposare lei. >>

<<Ah si? Hai un’amata anche tu allora?>> Gli domanda Niccolò.

<<Si! Certo! Il suo nome è Xella ed è proprio bellissima come una stella. Ah! Dovreste vederla ha le gote come una rosa, la bocca di fragola e gli occhi di cielo. E dimora come ballerina al Castello Shuri-Jo. >> Pronunciò felice Khoke sebbene fosse ancora confuso dagli eventi. 

<<Oh! D’accordo va bene! Va bene! Sappi che ci rallegriamo e tanto più saremo felici quando ti condurremo finalmente da lei. >>

<<Grazie miei nuovi e amorevoli amici. >>

Così l’intera brigata … felice e radiosa si avvia all’esterno della grotta che ora luminosa pare un paradiso terrestre.

Stanchi confusi ma felici  i piccoli si vedono finalmente liberi di andare incontro alle loro famiglie. Il fulgore che si è dipinto magistralmente lungo il tratto di cielo di quei confini è sorprendente. Dove il sovrano del cielo si è concesso al firmamento tracciando il suo chiarore, sviluppando linee e profili di sicuro pregio. Intanto che l’avifauna cortigiana caracolla risoluta e serena delimitando il territorio a ridosso del suo chiarore. 

Niccolò e il suo seguito allo sbocco della caverna s’imbattono in una gradita nonché inaspettata sorpresa. Un imponente Hachiko-Shibuya dalla strana conformazione era lì per loro.

<<Wow! Ragazzi guardate che roba!>> Esclama Davide.

<<È una compagine pazzesca!>> Aggiunge Andrea.

<<Sembra un gigante congegno che nasconde la forma di un vascello!>> afferma Irene.

<<Decisamente si! E che serba al suo interno qualcosa di portentoso!>> Associa Matteo.

Lo straordinario mezzo di trasporto dorato in realtà custodisce davvero nella sua coltre un prodigio. Sfoggia una conformazione particolare poiché nell’insieme somiglia a un enorme bozzolo dorato che cela per similitudine un favoloso vascello anch’esso ricoperto d'oro. Rialzato da terra di almeno ottanta centimetri. Il prodigioso mezzo si anima all’improvviso svelando un titanico cane al suo centro che srotola al suolo una splendida scalinata dai colori dell’arcobaleno. Magicamente come la scala fosse munita di nastro trasportatore, li trascina sulla fiancata di quell’imbarcazione straordinaria.

<<Wow!Ragazzi! Mah! quello sono io!>> Afferma Jacko.

<<Mah! Come? Non ti somiglia per niente. >> Assicura Kruya.

<<Devi sapere piccola Kruya che Hachiko-Shibuya è sinonimo della leggenda Giapponese legata al cane  Hachiko. Che vede il cane fedele recarsi per dieci anni consecutivi alla stazione Shibuya. Nel luogo in cui sperava invano di trovare il suo padrone Ueno che facesse ritorno dal lavoro. Ebbene è proprio lui! Jacko. Nonostante in questo frangente abbia acquisito le sembianze di un Bovaro del Bernese esclusivamente a mio favore. Capisci ora?>>

<<Si! Si! Sapevo che il principe delle valli era meraviglioso ma anche Hachiko non scherza. Grande Jacko. >>

 

*   Bentrovati beniamini del bene. Io sono Hachiko-Shibuya giunto a voi per compiacervi. Accomodatevi salite a bordo è giunta l’ora per tutti di tornare alle proprie destinazioni.

 

Pronuncia la soave voce del titanico cane.

 

<<Wow! Che meraviglia!>> Esclamano all’unisono. >>

<<Come sarebbe tutti anche io?>> Salta fuori preoccupato Jacko.

 

*   Certo Jacko anche per te è giunta l’ora di tornare a casa.

 

<<D’accordo sono consapevole del fatto che non dipenda da me la volontà di rimanere. Tuttavia sappi che mi sono affezionato molto a questo paladino e a tutti i suoi amici. >>

 

*   Lo so! Lo so caro e saggio Jacko. Ma credimi ti serberanno un posticino particolare nei loro cuori e sarete sempre uniti fino alla fine dei tempi.

 

<<Or bene! D’accordo! Mi hai convinto! Ciò nonostante sono felice di avere dato il mio contributo ai fini di una buona e spettacolare causa. >>  Osserva il saggio principe delle valli arrendevole al suo destino che lo vedrà ritornare al suo sito.

 

*   Ecco così sì che ti riconosco bravissimo cagnolone. >>

 

<<Evviva! Allora andiamo anche a recuperare gli altri Korkhy?>> Domanda raggiante Kruya allo stesso tempo preoccupata che se ne dimenticassero.

 

*   Certo! Ora andrete laddove c’è bisogno di verificare che sia tornato tutto alla normalità e con il mio appoggio la prima sosta sarà proprio Tanzerloch.

 

<<Bene! Favoloso! Urrà!>> Esplode la piccola Kruya abbracciando e baciando il suo Kakrer che ricambia felice le lusinghe.

<<Hai ragione Kruya quella voragine impervia situata ai margini del bosco cobalto, mi preoccupa un po’ al pensiero che possano essere in pericolo i vostri benamati. >> Asserisce Niccolò.

<< Sì! Sì grazie. >>

 

Il vascello … dai poteri straordinari espande la sua capienza allargando la scalinata. Dando ospitalità rapidamente a tutti gli ospiti graditi e sberluccicando particelle dorate in ogni dove si predispone a partire. Hachiko-Shibuya dalla voce soave riparla.

 

*   Ebbene miei valorosi preparatevi alla partenza che sarà un po’ impetuosa.

 

<<Si! Si siamo pronti!>>

 

*   D’ora in poi sappiate che sorvoleremo la fiorente macchia all’insegna dell’armonia e pace, mentre al più presto vi accorgerete che tutto tornerà alla totale normalità.

 

<<Si! Si! Si!  Evviva! Evviva! Evviva!>> Esultarono tutti i bambini.

Ed ecco che un arcobaleno di proporzioni gigantesche si alza in cielo, nel punto in cui magicamente si convoglia molto lentamente il vascello. Un mirabile turbinio di polvere dorata madreperlacea si svolge intorno al  mezzo fortuito.  Che comincia a dare origine a uno spettacolo stupefacente. Come l’evoluzione di una crisalide delibera una metamorfosi straordinaria.

<<Woooooooo…. ragazzi che meraviglia di mezzo di trasporto!>> Afferma Giulia.

<<È vero! Guardate! L’intera compagine schiude un paio d’ali dorate, divenendo una sorta di vascello-farfalla. >> Rafforza Thomas.

<<Strepitoso!>> Aggiunge Alice.

In realtà si verifica il portento nell’attimo in cui l’Hachiko-Shibuya spiega le gigantesche ali prendendo incredibilmente il volo. Le ali di una bellezza straordinaria al pari di una farfalla flettono leggiadre caracollando serpeggianti, rilasciando una polverina madreperlacea sul territorio. La scia che rilascia durante lo spostamento, infatti, è sorprendente.

Pare uno spettacolo teatrale dove prendono vita colorazioni straordinarie mai viste.

Tutto ciò desta sorpresa e stupore nei bambini che euforici si guardano gli sfarzi distribuiti lungo il tragitto. Tenendosi abbracciati uno all’altro del tutto su di giri.

<<Guardate! Guardate!>> Esplode Kruya.

<<Cosa c’è? Scoppiettante Kruya?>> Chiede Edgardo.

<<Guardate là. L’Hachiko-Shibuya realizza piccoli mulinelli repentini che racchiudono al suo interno ogni sorta di anomalia naturale generata dall’intervallo trascorso. >>

<<È vero! Guardate! Qualsiasi realtà che sia questa inerente alla fauna o alla flora la risucchia in una specie di vortice. Ridimensionandone le essenze. >>

<<Incredibile li convoglia direttamente lungo il viale di madre natura che se ne occuperà nuovamente rimettendo apposto ogni cosa. >> Afferma Jacko. 

Mentre l’imponente statua Hachiko-Shibuya si anima di un’entità fisica delicata e accogliente, realizzando un simposio di elementi al suo interno del tutto mirabile. Spazio in cui gli ospiti possono godere di ogni prelibatezza possibile. Concedendosi un lauto pasto rinvigorendosi con un banchetto succulento.

<<Strepitoso!Bambini forza diamoci da fare. È la manna che ci rimetterà in forze!>>Riscontra Michael.

<<Che meraviglia ragazzi! Pazzesco ai limiti dell’immaginazione. Tu pensi che possiamo favorire?>> Domanda Alice.

 

*   Certo che dovete favorire vi rimetterà in sesto come dice Michael. Assicura con voce soave Hachiko-Shibuya.

 

All’improvviso a ridosso della parete dorata frontale, la stessa regala a tutti una cascata rigenerante dove i bambini traggono il beneficio di un cambiamento di vesti completo. Riacquisendo un aspetto decente.

 

 Capitolo tredicesimo

 

Trasportati da Hachiko Shibuya giungono placidamente alla Sorgente Papalini che regala il respiro del Torrente Chiampo. La sorgente pare avvoltolata da ebbrezze fluenti e soffici di spuma bianca. Che si spingono morbide racchiuse in una cornice di rocce straordinarie.

Il vascello farfalla si convoglia lentamente planando nel punto dove sono custoditi i piccoli Korkhy.

<<Guardate! Guardate! Sopraggiunge uno strano velivolo a forma di farfalla volante!>>  Esclama risoluta Kometa la piccola Korkhy con la faccina punteggiata di lentiggini e le guance rubiconde.

<<È vero Kometa è meraviglioso saranno sicuramente i nostri paladini. >> Le risponde affabilmente Kykhy.

 

*   Finalmente l’Hachiko Shibuya approda sulla piana verdeggiante.

 

<<Ecco vedete è Niccolò e con lui tutti i bambini, Jacko e anche i nostri amati Kakrer e Kruya. >> Enuncia Kometa euforica e felice.

<<Si! Si! Che meraviglia sono loro… mah! È fantastico!>> Esplode anche Kykhy.

<<Wow! Che meraviglioso mezzo di trasporto!>> Esordisce colmo d’ilarità Kuahku. Inconsapevole di avere attraversato un intervallo di tempo dove la sua personalità era completamente trasformata.

 

*   In realtà dal mometo esatto che l’Hachiko-Shibuya ha intrapreso il viaggio per la sorgente Tanzerloch. Rimettendo le cose apposto ha tolto anche l’effetto che di riflesso si era impadronito dei piccoli Korkhy.

 

<<Decisamente fantasticissimo!>>. Aggiunge la romantica Kaolha.

<<Davvero chissà se possiamo salire anche noi?>> Domanda l’atletico Kanton.

<<Si dai! Ci farete salire?>> Domanda il burlone Kertre.

<<Porterete anche noi vero?>> Si assicura la gioviale Kichae.

<< Mah! Certo! Si! Si! Ben trovati piccoli Korkhy. Siamo tornati sani e salvi ed è un piacere vedere che anche voi state bene. Ora con piacere vi condurremo al vostro sito. >> Assicura Niccolò.

<<Grazie! Grazie!>> rincara i ringraziamenti la dolce Ketrih.

<<E ora senza fretta vi farò salire uno per volta. >>

<< Grazie! Grazie Niccolò. >>. Risposero tutti.

<<Ciao carissimi paladini dei Korkhy come siamo felici di vedervi. Kruya, Kakrer state bene?>> Domandano loro Kyushybe e il suo amato Kykhy felicitandosi della loro ricomparsa.

<<Si! Si! stiamo benissimo e voi come ve la siete passata senza di noi?>>

<<Bè! Sapessi … poi ti racconteremo tutto, l’importante ora è che tutto sia tornato alla normalità. >> Afferma Kakrer

<<D’accordo anche noi abbiamo tante cose da raccontarvi sapeste!>>

<<Non mi sembra vero che sia tutto apposto. >> Espone Kyushybe

<<Hai ragione, infatti, siamo strafelici di costatare che i nostri benevoli Korkhy non sono più perseguitati dall’influsso malevolo che si era abbattuto su di loro. >>

Con pazienza e serenità il giovane Niccolò li sistema all’interno del vascello-farfalla.

Nello spazio in cui uno spaccato concavo permette loro di unirsi agli altri per rigenerarsi, scambiandosi vicendevolmente amichevoli effusioni d’affetto. Una volta collocati nell’imbarcazione i piccoli Korkhy si avvicinano uno per volta a Jacko che attento saluta tutti calorosamente.

<<Che meraviglia di principe delle valli. >> Dice entusiasta Kichae.

<<È vero! È una meraviglia!>> Aggiunge colmandolo di coccole Kertre unito a tutti gli altri Korkhy che vivaci e allegri lo riempiono di carezze.

<<Piano! Piano! Piccolini … così mi fate il solletico. >>

I piccoli Korkhy felici e aggraziati dalle testoline sberluccicanti che riacquisiscono ora le loro vere sembianze. Sfoggiando di nuovo Xyotha la Mutevole Ciocca Dorata che gli arriva fino ai piedi e che con garbo la raccolgono annodata dietro la nuca con la berretta.

Felici e sollevati si convogliano dagli amici  avendo la certezza di essere finalmente fuori pericolo.

<<Sono stupendi!>> Incita Jacko rivolgendosi a Niccolò dopo averli visti tramutati e tornati alle loro vere sembianze.

<<Evviva! Evviva!>> Esulta Kykhy incredulo e al settimo cielo dalla contentezza per merito di quel fenomenale prodigio, collocandosi senza indugio vicino alla sua amata Kyushybe.

<<Hai visto cara abbiamo fatto bene a lasciar partire assieme al giovane Niccolò i nostri due paladini, sembrano rifioriti e muniti di nuova energia, senza contare il fatto che hanno riportato finalmente l’armonia  a Krydoro, Altar Knotto e Crespadoro. >>

<<Hai ragione Kykhy sembrano raggianti e… non noti anche tu uno strano sberluccichio d’amore nei loro occhi?>>

<<Si! Si hai ragione ora che guardo bene …osserva!>>

In quel preciso istante, infatti, Kruya e Kakrer si scambiano reciprocamente un bacio struggente avvicinandosi uno all’altro amorevolmente, felici per l’accadimento favorevole.

<<Guarda si! si! si baciano! Carini!>> Afferma Kyushybe.

<<Si molto!>> Conferma Kykhy.

<<Wow ! si parte mah! … Guardate su che mezzo straordinario siamo!>> Esordisce Kichae.

<<Hai ragione è una meraviglia e stiamo davvero volando… straordinario. >> Afferma Kertre.L’Hachiko-Shibuya … dall’aspetto di vascello-farfalla parte di nuovo per condurre velocemente i piccoli di Crespadoro alle loro famiglie. L’imbarcazione sfarfallando armoniosa si dirige sul vertice adiacente a Krydoro. Dove il sovrano del cielo domina sulla regione erompendo di calore le creste esposte al sole. L’intera zona pare ora custodita in una riserva verdeggiante naturale ricca di splendore. Oltrepassano in questo momento il lato di fronte Vallombrosa alle pendici della foresta di Pratomagno. Il gruppo montuoso che si alza sulla Valdarno. Che concede l’esibizione del punto più alto del massiccio, denominato il tormento di Pratomagno, dove sfoggia la rocca più pericolante al mondo, dimora dell’imperatore di Krydoro. Si fermano a raccogliere le persone che per ogni Valle erano cadute nella trappola e tenuta prigioniera nella Città di Roccia nel Monte Fior che felici di quell’arrivo manifestano giubilo di contentezza. Fanno ridiscendere ognuno al suo loco e proseguono. Giungono subito dopo alla rocca Zveyta che sta su da sola poggiando la sua struttura sopra un rilievo appuntito. La rocca pare  illuminata da raggiere arcobaleno dorate. E la solita illusione ottica che regala il suo stare in bilico tra il dirupo che sembra inghiottirla e la pendice della vallata. Fa si che la situazione del momento sia irreale e straordinaria. Infatti, sui declivi svettano e  si animano gli imperatori dell’avifauna che uniti a farfalline prillanti sollecitano l’arrivo dei paladini. L’Hachiko-Shibuya srotola il suo scalinato arcobaleno e fa discendere i bambini. Che prima di congedarsi baciano e abbracciano i loro salvatori. Un sonoro battito di mani si eleva nella valle riecheggiando di festosi gridolini di gioia. Ad accoglierli tutti gli altopiani di Altar Knotto e Crespadoro li esortano con dei rumorosi inni alla vita e colmi di contentezza riabbracciano i loro figlioli che felici si lanciano a baciarli vivamente.

<<Grazie! Grazie! Grazie! Nostri benevoli eroi per averci riportato i nostri cuori e restituito la pace nel magico veneto. Ve ne saremo eternamente grati. >> Esultano tutti assieme.

<<Buona vita a voi benevoli a presto. >> Disse a voce alta Niccolò dall’alto dell’imbarcazione che prosegue per andare a riportare in salvo Meryan e riconsegnare l’imperatore Xymodo alla sua dimora.

Il vascello-farfalla volteggia in seguito a ridosso di Altar Knotto dove pare sia finalmente scomparsa la grande e mostruosa pira  del falò che impuzzolentiva la vallata.

E incredibilmente con lei sono spariti tutti i Kokhe replicanti.

Il benevolo equipaggio trova l’imperatore accasciato a terra a ridosso della roccia che lo teneva serrato. Ancora scosso dagli eventi. Come realizza che per lui le cose si stanno mettendo meglio grazie a quell’arrivo benevolo, si rianima di pienezza vitale e ringrazia tutti per il salvataggio.

<<È un piacere incontrarvi e sapere che state bene. Accomodatevi imperatore la condurremo in men che non si dica nel torrione. >> Gli dice Niccolò caldamente.

<<Benvenuti a voi carissimi chiunque voi siate. >>

L’Hachiko-Shibuya plana ora a ridosso delle pendici del  torrione Korzyk  nel punto focale dell’altura di Crespadoro. E giunge esattamente sopra i pendii della gradinata più lunga al mondo che vanta ben quattromila, quattrocento, quarantaquattro scalini in pietra calcarea cinerea che pare mutata. La scalinata è custodita ora in un luogo mirabile colmo di un numero incalcolabile di rigogliose beltà.

<<Wow Non par vero!>> Esclama la piccola e coraggiosa Kruya.

<<Che cosa non par vero?>> Chiede Kyushybe rivolgendosi a Kruya.

<<Che non vi sia nessun segno di quella dannata infestazione d’insetti abnormi che vagavano fra le arterie della scalinata. Sapessi è stato…stato…bè vi racconterò. Quello che è certo è che ora la scalinata è racchiusa in uno scrigno di ricchezza verdeggiate. Magnifico!>> Conclude felice Kruya.

<<Hai ragione mia piccola. Non par vero. È sbalorditiva la sua magnificenza. Dobbiamo esserne felici non ti sembra?>> Assicura Kakrer che dolcissimo accarezza amorevolmente la sua amata stringendosela a se.

<<Certo amor mio. >> Risponde serafica la piccola schioccandole un sonoro bacio.

Mentre l’Hachiko-Shibuya si dispone esattamente sopra i declivi della gradinata e con le movenze di una farfalla flette la scalinata che pare fatata come fosse un paio d’ali e preleva la giovane Meryan. Che felice si dispone ad abbracciare il padre e suo fratello che ancora sull’imbarcazione non vedevano l’ora di vederla.

L’imperatore Xymodo colpito e folgorato dallo splendore incantevole che effonde quella ragazza si compiace vivamente di averla incontrata. E di effetto, garbato e distinto lo manifesta immediatamente alla giovane.

<<Mi presento sono l’imperatore Xymodo governatore della torre. Invece è così gentile da dirmi qual è il suo di nome graziosa gentildonna?>> Le disse cordialmente. Incrociando volutamente lo sguardo con lei mentre porge un baciamano amabile e soave.

<<Buon giorno imperatore Xymodo il mio nome è Meryan. >> Reagì timida la giovane. Che non poté non accorgersi sostenendo lo sguardo del giovane imperatore, di provare un brivido inspiegabile attraversarle la schiena. Mentre Xymodo si rialza lentamente dal baciamano un ciuffo di capelli srotola verso il volto da lambirlo come una carezza e lei come stregata se ne innamora a prima vista. Poiché traspare la bontà d’animo racchiusa nello specchio di quegli occhi che incisivi e bruni le premono il cuore.

<<Guardate come sono carini? Si sono innamorati!>> Sostiene Kleola che adora le storie d’amore allo sbocciare.

<<Si! Kleola pare proprio che siano due cuori in nuovo fervore. Tutto questo è meraviglioso!>> Esclama Kathay che abile conquistatore ne approfitta per adulare la piccola Korkhy dandole una carezza sulla guancia che lei contraccambia a sua volta.

I piccoli Korkhy felici di sapere che il loro protetto è ora in salvo e per giunta innamorato. Stabiliscono tutti assieme di onorare il loro imperatore, realizzando con l’ausilio di Xyotha la Mutevole Ciocca Dorata una danza  straordinaria. Gli  incantevoli piccoli Korkhy liberano in contemporanea la chioma dal berrettino. E le stesse in un trionfo spettacolare cominciano a roteare fino a che si  librano in aria simultaneamente. Realizzando un intrattenimento di giostre sfarfallanti che modellano un carosello di saluti esilarante.

Un vero e proprio spettacolo virtuoso colorato e goliardico. Da dove fuoriescono a seguito delle loro delicate movenze, lucine madreperlate che si spargono in ogni dove rendendoli eterei. Per poi convogliarsi nuovamente dagli amici che li attendono nel vascello, finalmente sollevati di sapere che tutti sono fuori pericolo.

<<Sono stupendi!>> Incita Jacko rivolgendosi a Niccolò.

<<È vero Jacko sono degli esserini eccezionalmente speciali. >>

<<Grazie! Cari piccoli paladini di giustizia. Sappiate che non vi dimenticheremo tanto facilmente. >> Dichiara Niccolò.

<<Anche noi. Vi custodiremo nei nostri cuori per sempre. >> Risposero tutti i Korkhy.

A quel punto l’imperatore invita tutti a palazzo per un regale banchetto di benvenuto.

<<Voi accomodatevi Edgardo, Michael e tutti gli altri venite a saggiare le leccornie preparate dal mio cuoco. >> Proferì euforico l’imperatore.

<<È un piacere accettare il vostro invito maestà. >> Asserisce Edgardo.

<<Bene! E voi conte Niccolò non venite?>>

<<Vi ringraziamo imperatore Xymodo per il gradito invito. Però dobbiamo davvero affrettarci, non possiamo trattenerci oltre. Sarebbe rischioso per l’intero ecosistema, qualora dovessimo trattenere le piccole unità al di fuori del loro sito più del dovuto. Come avessimo accettato davvero. Pertanto  vi auguriamo un buon vivere. >>

<<D’accordo! D’accordo! Allora buon vivere anche a tutti voi e ancora grazie, grazie per il vostro ardire. >> Conferma salutandoli con una stretta di mano l’imperatore.

<<Grazie! Grazie a lei per la comprensione. Arrivederci. >>

<<A voi paladini. Buona vita. >>

 

   Capitolo quattordicesimo

 

L’Hachiko-Shibuya si allontana adagio  dal torrione sfarfallando in direzione del sito che custodisce i fortilizi delle unità Korkhy destinate a Krydoro e Crespadoro. Di cui fanno parte i nuovi amici di Niccolò e Jacko Kakrer e Kruya. Quando giungono finalmente ai piedi del piccolo villaggio abbarbicato nella roccia, dal cielo già faceva capolino il sovrano che riflette la sua raggiera sulla vallata illuminandola di sublime dorato. I fortilizi appaiono ora sotto una coltre dorata, di cui alone giallo riflette riverberi in tutta l’area.

Aleggiano nell’aria fragranze di gelsomino e rosa muschiata che si espandono in ogni dove. E i graziosi paladini felici di costatare che le loro abitazioni hanno acquisito beltà si esaltano a salutare gli amici di avventura.

<< Uhm! Buon odore!>> Dice con enfasi Jacko.

<<Il tuo fiuto non sbaglia, di certo hai ragione Jacko. Si avverte un profumo delizioso.

E a dirla tutta dal momento che siamo stati partecipi a sconclusionate evoluzioni della natura che hanno esaltato e riflesso nella valle una serie infinita di cattivi odori. Bè! Questo pare il paradiso. >>

<<Già padroncino proprio così.>>

L’Hachiko-Shibuya sciorina la sua scalinata realizzandola su misura per i  piccoli paladini  e come un tappeto trasportatore li convoglia nei loro fortilizi.

<<Ebbene! Eccoci giunti nel vostro regno paladini del cuore. Grazie del vostro solare aiuto. >> Dichiara il giovane Niccolò.

<<Grazie a voi amici! Grazie di cuore per avere reso possibile questo meraviglioso salvataggio. >> Ringraziano e salutano con voce soave Kyushybe e Kykhy.

<<È stato un piacere. Baci a tutti voi. >> Risponde Niccolò.

<<Ciao! Ciao a tutti voi carissimi guerrieri. >> Custodite sempre nel vostro cuore la pace mi raccomando. >> Disse loro Jacko.

<<Si! bel cagnolone lo faremo  e grazie ancora. >> Pronunciarono Kakrer e Kruya  correndo incontro al cane caracollandogli in prossimità delle orecchie per poi baciarlo e abbracciarlo  tenendolo stretto. Ringraziandolo per averli protetti.

<< Su! Su cari amici ora dobbiamo proprio separarci e mi raccomando felice vita. >> Concluse Jacko.

<<Anche per te felice vita principe delle valli. >>

<<Arrivederci!  Buona vita a tutti!>> Esclama ad alta voce il giovane Niccolò.

<<Emh! Un momento! ...>> Esplode all’improvviso la piccola Kruya

<<Che c’è amata Kruya?>> Domanda il governatore Kykhy.

<<Non ho baciato il conte Niccolò!>> Risponde.

<<Hai ragione piccola e coraggiosa Kruya vieni qui!>> Dà risposta Niccolò.

Prelevandola al momento per avvicinarla a se in modo che potesse salutarlo come desiderava. Mentre la piccola gli schiocca un sonoro bacio sulla guancia porgendo i saluti, marcati da una piccola lacrima che scendeva sul visino.

<< Bene! Niccolò si procede allora. >>

<<Si dai andiamo. Abbiamo ancora molte cose da fare prima che sopraggiunga il crepuscolo. >>  MC900252331[1]

 

Niccolò e Jacko in compagnia di Kokhe si dirigono ora dal facoltoso Xhohronte custode della linea di confine. Che vedendoli arrivare si prepara a riceverli.

Ecco che … giunti all’imbocco di Xzarlopea il vascello-farfalla plana molto lentamente ormeggiando a ridosso dell’ingresso.

 

*   Benvenuti! Amorevoli temerari. Felice di vedervi.

Saluta felice e rallegrato Xhohronte che li attendeva accomodato su un masso a ridosso di un glicine.

 

<<Un saluto a te Xhohronte. >> Risponde Niccolò.

<<Ebbene abbiamo riportato Kokhe il fedele custode della tarsia! Che sicuramente ora andrà felice incontro alla sua amata. >>

<<Ben trovato illustre Xhohronte. >> Dice con enfasi Khoke.

 

*   Straordinario! Ben trovato Khoke. Davvero bravi. Bene! Ho constatato che siete stati capaci di indirizzare la vostra abilità oltre il consentito e vi ringraziamo moltissimo per questi servigi.

 

<<È stato un onore Xhohronte. >>

 

*   Dunque! Miei prodi paladini dell’armonia. Voi sapete che il giorno dell’equinozio è per noi sinonimo di festa, poiché sul promontorio Caprione dopo un’attesa di circa duecento anni il crepuscolo penetra sul quadrilithon.

 

<<Si! Si! Lo abbiamo appreso. >> Risponde Jacko.

 

*   Ebbene sapete anche che al calar del sole la figura che sgorga dalle energie di Cassiopea ha sprigionato la forma della farfalla dorata, simbolo di rigenerazione dopo la morte, in pratica la luce che torna dopo le tenebre.

 

<<Emh! Si!>>

 

*   Tuttavia a causa  di questo succedersi di eventi a Saturxzarlopea si celebra e concretizza appunto la Linea di comparizione delle farfalle.

In pratica quell’intervallo di tempo in cui è possibile l’inalterabilità dell’apertura “mosaico” che accede alla luce di Xzarlopea.

Dove sussiste la realtà che regna indisturbata e serena con i suoi dimoranti. Dove i reali ne determinano gli ordinamenti e le farfalle con il loro delicato prillare ne accordano l’armonia. Conferma Xhohronte fermandosi un attimo per vedere come stava Jacko poiché lo vedeva agitato.

 

<<Che c’è? Bello!>> Gli domanda l’amorevole Niccolò.

<<Emh! C’era un po’ di pulviscolo nel mio occhio Niccolò. Ma non si preoccupi è tutto apposto continui pure Xhohronte. >> Gli rispose Jacko nascondendo le sue lacrime, poiché consapevole che a breve le cose per lui muteranno.

 

*   Stavo dicendo che grazie ad Aurinia quando ancora sussisteva a Etruria a seguito di un’usanza tramandata ormai dalle più antiche origini. Ogni imperatore è stato premiato dai reali di Saturxzarlopea con trenta unità Koketzy. Ai fini di avere le giuste provvidenze per aspirare a dimorare vantaggiosamente.

 

<<Si! Sappiamo altresì che le farfalle sono paladine di tali unità, rivestono il ruolo di ambasciatrici di buone novelle e che assieme ai Koketh bilanciano vivaci gli equilibri  a Xzarlopea a beneficio dei riverberi dei regni  fondati a Etruria. >> Aggiunge Niccolò.

 

*   Esattamente! E voi benevoli con il vostro gesto siete riusciti a giungere in tempo affinché Kokhe possa tornare al suo intervallo di tempo al centro della terra.

 

<<Non abbiamo fatto altro che il nostro dovere è stato un piacere. >>

 

*   Sappiate che l’Imperatore Xhyho di Xzarlopea ve ne sarà eternamente grato e con lui il Principe Sovrano Sempiterno Krohtnal che vive al castello Shuri-Jo. Poiché ora l’intervallo temporale sospeso nella parabola della linea di comparizione delle farfalle è contiguo.

Elargirà nuovamente la custodia dei segreti del passato per riabilitare la linea che trascende l’utopia del mondo reale.

Lasciate discendere ora Kokhe sarà un piacere per me condurlo a destinazione. Disse con gioia Xhohronte.

 

<<Si certo! un grande saluto Kokhe ti ringrazio per quanto hai sempre fatto e cerca di dimenticare quanto è accaduto di funesto. >> Gli dice l’affettuoso Niccolò.

<<Perché? È per caso successo qualcosa d’inadeguato?>> Replica dal tono beffardo Kokhe che fino a poco tempo prima era immoralmente sfigurato.

<<Ah! Ah! Ah! ... è dotato anche di uno spiccato senso dell’humour. >> Sostenne Jacko divertito.

<<Si! Lo vedi  Jacko è l’effetto benevolo che concede la gioia di sapere che tutti stiano bene e che presto rivedrà la sua amata. >>

<<Evviva! È vero! Saluti a te grande Kokhe. >>

<<Saluti a voi prodi paladini di armonia. Vi ringrazio infinitamente per il vostro straordinario contributo affinché tutto tornasse alla normalità. >> rispose Khoke.

 

*   Tuttavia per quanto riguarda voi Niccolò. La ringraziamo ulteriormente auspicandovi un lieto seguito in quello che sappiamo sia un altro animoso compito da portare a termine. >> Disse Xhohronte.

 

<<Si Xhohronte grazie anche a voi per gli auguri di buon favore. >>

 

*   E ora andate su non fatevi attendere.

 

<<D’accordo. Emh! Arrivederci. >>

 

*   Bene caro e coraggioso Jacko sai che è giunta anche per  te l’ora di spiegare le vele? Gli disse con affetto Xhohronte.

 

<<Emh! Si mah! Un momento! Non ho ancora salutato come si deve il mio padroncino Niccolò. >>

<<Fai pure figurati non c’è problema. >> Acconsente Xhohronte.

<<Oh! Jacko! Mio amatissimo e fedelissimo cagnolone! Sapessi quanto ti voglio bene. >> Gli dice Niccolò baciandolo sulla fronte più volte. Lasciando trapelare le lacrime che gli segnano il volto.

<<Mio giovane e coraggioso amico siamo sopraggiunti ormai nel Tempio Xzarlopea che mi vede congiungermi al mio sito. >> Espone Jacko scodinzolando raggiante seppur pensoso.

<<Si! Emh! Jacko lo so!  Mi rammarica comunque doverti salutare. Tuttavia sappi che sono davvero onorato di avere diviso quest’intervallo straordinario con te. Ti voglio bene. >> Gli dice fissandolo negli occhi leggendovi una chiara tristezza generata dal distacco.

<<Si Niccolò ti voglio bene anch’io. Ed è stato un piacere seguirti in questo evento. Con tutto il cuore ti auguro una buona vita. E … mi congedo donandoti la mia gorgiera. >>

<<Oh! Buona vita a te. Grazie! Grazie infinite Jacko e mi raccomando porta i miei saluti all’imperatore Xhyho custode di Xzarlopea. >>

<<Certamente!>>

Ed ecco che rigorosamente  … a seguito di uno sfarfallamento assoluto la gorgiera di Jacko si stacca dal collo. Posizionandosi incredibilmente su Niccolò  modificando la sua forma. Divenendo ora un pregiato bracciale con incastonate le stesse pietre prodigiose e si colloca sul braccio destro del giovane Niccolò.

<<Wow! Grazie bel cagnone arrivederci!>> Gli dice carezzandolo e baciandolo sulla fronte.

<<Grazie a te Niccolò addio. >> 

 

*   Arrivederci giovane e benevolo Niccolò. Va! E che il fato sia con te.

 

<<Si! Grazie Xhohronte arrivederci. >>

 

Niccolò rimane l’unico membro di quell’equipaggio fortuito nel vascello-farfalla e con uno sguardo malinconico guarda dissolversi le figure di Jacko e Xhohronte che si avviano all’interno di Xzarlopea. Provando un’emozione nostalgica davvero forte. Si capacita di proseguire seppur da solo ricordando teneramente le peripezie stravaganti appena vissute.

Cala velocemente la notte e magicamente l’intervallo che passa alle prime luci dell’alba è già vicino. Poiché trascorre in un baleno come se il tempo favorisse i suoi movimenti rischiarandoli con il fare del giorno. Eccolo l’Hachiko-Shibuya che plana ora nella verde collina dell’Albegna e della Fiora, dove le unità  Kokhet chiamati Korkhy sono destinati a sussistere per proteggere i regnanti di Etruria. Come ultimi discendenti del popolo Koketh. Fintanto che a Etruria gli altri Koketzy che comprendono trenta essenze per ogni imperatore, sussistono all’interno dei loro giardini come un vero e proprio abitato. 

Diligenti nel tutelare e vigilare la pace nei regni, invisibili e impercettibili al cospetto di occhi indelicati. Lo straordinario vascello approda ora dove comincia la terra screziata di Etruria salutando il temerario Niccolò.

*Và ora Niccolò ricorda di mantenerti sempre guardingo, ma allo stesso tempo lasciati scorrere nelle vene il respiro di Etruria. Gli disse con affettuoso slancio l’Hachiko-Shibuya.  

<<D’accordo!  Lo farò grazie. Grazie davvero per tutto. >>

 *   Buona vita a te.

        Capitolo quindicesimo                                  

Lo straordinario vascello-farfalla sfarfallando pigramente scompare all’orizzonte. Lasciando dietro di se una coltre di polvere madreperlacea che rischiara la zona. Quand’ecco … che il giovane Niccolò si ritrova depositato nel suolo adiacente Aurinia. E sprigiona a gran forza un ampio respiro instillandosi nuova vigoria, schiudendo lo sguardo vigile sul territorio rallegrandosene entusiasmato. La bellezza che denota la regione è straordinaria e si posa in ogni dove...  dalle prime luci del giorno per finire al crepuscolo della sera dove il sovrano espande i suoi raggi sul territorio. Terra soave e screziata in cui si può ascoltare la piacevole voce della natura che prorompe vivida. Nel luogo in cui si può ottenere il favore della gradevole brezza, culla dei pensieri. Mentre le fragranze scaturite dalle corolle in fiore ingentiliscono il panorama. Tuttavia l’ammirare questa meraviglia infonde in lui la sicurezza di proseguire in un’avventura singolare in quel d’Aurinia nella pregevole Tuscania a Etruria di anni or sono. Insorge in lui il senso di appagamento che elargisce tale luogo, e si accorge che a volte il silenzio della natura con le sole voci del creato è un toccasana del tutto sublime per la mente, da cui trarne beneficio immediato. Felice si addentra in quella riserva di benessere impagabile. Ai lati del bosco una fitta vegetazione di diversi alberi riveste la piana. Gli alberi hanno tronchi fini, fini, ritti, inclinati a fronde piatte ed estese, dai più diversi profili e strani colori. Prosegue fino al momento in cui arrendevole e senza rendersene conto, passa attraverso il ruscello dove prova un piacere enorme nel bagnarsi fino alle ginocchia. Rinvigorito da quella linfa di acqua cristallina. La volta celeste regala il carosello della natura in ogni momento. Dando sfoggio alle sue tele che permangano splendenti come opere uniche, effigiate nel firmamento con figurazioni sublimabili. E il sovrano del cielo dona la sua completa sfericità. Poiché rilascia colorazioni purpuree. Trasformandosi abilmente elargendo nuove gradazioni, che vanno dal giallo paglierino, ai cremisi. Mentre i sublimabili vigenti e boriosi si pavoneggiano sopra le fronde degli alberi volteggiando aggraziati. Il giovane armato della solita curiosità prosegue e si scopre in un’estensione magnifica. Fuoriesce dal ruscello e percorrendo il sentiero di strada sterrata, si ritrova a MonteMerano. Che si mostra imperioso innalzato su un colle rivestito d’olivi, estesi tutto intorno al suo maniero recinto da mura. Mentre appare invero il suo incantevole borgo.  La sensazione che avverte è quella di essere completamente in un’altra realtà. Pochi passi più avanti si mostra quella che valuta di primo acchito, una ridente cittadina, Immersa da splendore unico, provvista di una scenografia naturale e poetica incredibile. Mentre addirittura percepisce la dolcezza che aleggia nell’aria, sicuramente contraddistinta dal senno acquisito e raggiunto dalle acque miracolose della sua sorgente e cascata della giovinezza, che regala a questi borghi, tesori di natura inestimabili. Di cui il torrente Stellata che si congiunge ad Albiniam primeggia con le sue acque azzurre. Effettivamente tutta la zona si mostra di superba bellezza, presentandosi racchiusa da mura preestrusche, dominando il colle e caratterizzata da un falsopiano d’origine vulcanica. Zona straordinaria. Scortata da valloni, gorre e gole create dai corsi d’acqua. Mentre abitazioni, necropoli e strade scavate nel tufo, sfolgorano in incantevoli borghi antichi che ne esaltano la bellezza, custodendo un valore unico di ricchezze etrusche nei latifondi Maremmani. In seguito si mostra magnifico tutto il comprensorio regalo di madre natura. E in quel luogo di sogno sorge Aurinia poggiata su un cuscino da sovrano. Come un gioiello pregiato adagiato sulle colline della Maremma. È un luogo sorprendente. Le cascate formate da una serie di piscine naturali, disposte su vari livelli, sono avvolte in volute di vapore caldo. Estese per circa parecchi metri quadri. Emergendo avvolte come in uno scrigno. Dove risalta immediatamente la bellezza della sorgente che si riversa con impeto ai piedi della collina, deponendo le sue acque sulfuree che toccano il livello di 37° gradi. <<Wow! Nell’osservare questo bagliore cristallino sorge il ghiribizzo di entrarci per trarne beneficio immediato. >>. Considera a voce alta Niccolò. In realtà poco più avanti si rialzano i percorsi vascolari con acqua calda e fredda, provenienti dalla falda sotterranea a 200 metri di profondità. Che sgorga perenne e placida da circa 3000 anni. Le vasche pietrificate e carboniche sgorgano fumose e bollenti, sprigionando l’odore di zolfo, che prevale su tutto pizzicandoti il naso, mentre l’atmosfera si mescola a profumi di fiori circostanti. <<Incredibile come la natura stessa possa aver generato luogo tanto bello!>>. Esclama il giovane Niccolò. La sorgente rivela le sue cascate naturali generate dal cratere vulcanico che si trova all’interno, dando profilo alla fonte che si snoda attraverso il ruscello detto Gorello che scorre pacifico e regolato dalle acque perenni. <<Svelato l’arcano mistero di quell’effluvio così forte, che avevo percepito all’inizio quando ero nei sotterranei. Tuttavia questo luogo sembra scaturire da un prodigio. Compare completamente immerso nella creazione soprannaturale, dando origine a un effetto divino da rimanerne costernati. >>. Considera in realtà Niccolò. La bellezza che circonda tutta la zona adiacente è sconfinata. Nel luogo in cui procedendo si ritrova a scoprire caverne, catacombe, gallerie e splendori d’arcaici mondi trascorsi. Di fatto il giovane non si capacita di essere in una località a dir poco splendida, poco lontano da Milano. Non può nemmeno concepire con la fantasia che questa sia la lussureggiante Toscana, dove racchiude inestimabili e incomparabili bellezze al suo interno. Considera inoltre a quanti tesori solitari e celati ci sono in Italia senza che la gente se ne renda davvero conto. Pur amando il suo paese d’origine, si sente Italiano più di quanto immagina, ed è per questo sempre pronto a contemplarne ogni profilo. Dal luogo in cui è uscito, addirittura c’è un intero mondo arcaico e occultato nel mistero, che sussulta e vive sotto i piedi. Procede a buoni passi e una leggera brezza lo investe. Il suo viso è completamente travolto da un bagliore accecante. Il riverbero del sole a contatto con le acque limpide della sorgente è nuovamente fulgido e lui si sente inebriato da tanto splendore rimanendone stregato. L’acqua sulfurea pare sgorgare direttamente da un punto fatato e la bellezza che ne scaturisce esaltano i sensi lasciandolo stupito. Verificando una volta di più quanto l’insieme prodigio di naturalezza, unito al mistero che distingue questo luogo, appaia veramente incantevole. Il giovane si vede costretto a passarvi attraverso per giungere al punto prestabilito, nonostante fosse vestito di tutto punto. Ebbene in un crescendo di sensazioni che non riesce nemmeno a descrivere, s’inebria al suo interno. L’acqua è caldissima, lieve, soffice. Beatitudine forse la racchiude in se o il completo piacere dei sensi. Lo scroscio dell’acqua gli si proietta addosso, solcando i suoi stati d'animo. Mentre il sovrano del cielo con i suoi insiemi luminosi è vicino lodandolo. Al giovane pare addirittura avere visioni celestiali. Si lascia andare a una sensazione corporea amabile. Mentre è invogliato a stare sempre a bagno, rallegrandosi di quel beneficio paradisiaco. Sperando quasi possa durare in eterno. Lasciandosi cullare dai caldi vapori e dalle dolci fluenti delle correnti termali, che a quanto pare hanno oltretutto forti virtù terapeutiche. Il verde indiscusso e rigoglioso aggiunge valore al paesaggio, regalando un rinnovamento di percezioni. Uno straordinario e sinuoso connubio dove tutto si unisce armonicamente. Una vera coesione fra il retroterra e la forza generatrice. Tutto quanto ama il giovane è custodito in quei luoghi incantevoli. Dove Storia. Antichità. Cultura. Superbe aree del bosco. Borghi medievali. Torrenti. Salti d’acqua vertiginosi. Ponti e vie cave scavate direttamente nel tufo dagli Etruschi si unificano al paesaggio in un alternarsi di splendore. L’intera estensione genera un susseguirsi di fascino arcaico che sovrasta questa meravigliosa vallata. Gli occhi primi spettatori ne pregustano la vista e un turbinio di realtà visive, sfila rapidamente nella sua testa da sbalordirlo. Nuovamente trapela l’attenta valutazione di non credere per nulla di essere in Italia se ben arcaica. <<Mah! Sono in paradiso.>>. Dice felice di ammirare quelle meraviglie che conoscevano solo attraverso i libri. Si sente davvero emozionato. Una serie di magnifici volatili spensierati e graziosi s’innalza in volo, dirigendosi verso il mare cristallino della Maremma, dando esibizione della loro magnifica e naturale arte del volare. Dopo aver beneficiato della celeste sensazione di immergersi in quelle acque. Il giovane decide di alzarsi da quel bagno ristoratore per avvicendarsi al borgo di Aurinia. Proseguendo a piedi raggiante e felice nonostante si fosse completamente bagnato. In ogni caso ci mise poco ad asciugarsi giacché la giornata è al culmine di una calura primaverile dalle calde temperature.  Attraverso le vie della borgata incrocia un carosello di bambini. Alcuni giocano spensierati vicino a una fontana annaffiandosi a vicenda, altri invece si spalleggiano curiosi cercando di raggiungere per primi i muretti lontano circa cento metri. Il giovane Niccolò compiaciuto nota che i loro volti irradiano felicità e il sorriso li rende luminosi. Alcuni di loro sembrano sacrificati dalle trine, dai merletti e ricami. Altri dal colletto e dal rigido busto che li riveste. Altri ancora costretti dai cappellini elaborati che riprendono l’abito. Nonostante questo pare si divertano molto senza farci troppo caso. I padri li guardano di soppiatto, dicendo loro di prestare attenzione a non scivolare. A un certo punto Niccolò nota un giovane simpatico, che sta passeggiando assieme a coetanei, tenendo sottobraccio dei libri. Volto a raccontare aneddoti curiosi. È il più minuto di tutti loro. Ha l’aspetto giocoso e si espone per primo accortasi che il giovane che passa dall’altro lato del selciato è uno straniero. Pertanto gli si avvicina subito salutandolo con una raffica di domande esposte in maniera cortese. <<Buona giornata. Qual buon vento la conduce da queste parti? E’ appena arrivato? Non vi ho mai visto?>>. Gli domanda con trasporto e simpatia rivolgendosi a Niccolò. <<Buon giorno a voi. Sì! Sono giunto ora e considero con piacere che questo posto è a dir poco incantevole. >>. Gli risponde con un sorriso a seguito dell’impeto di quel ragazzo. Terenzio così il nome del ragazzo, risponde entusiasta. <<Sì! È sicuramente il luogo ideale per chi desidera quiete, serenità e solerzia artistica. >>. <<Davvero?>>. <<Certamente! Qui ci si diletta nella pittura, nella scultura, nella musica, nella danza e a tutto quello d’espressione poetica possa esserci nel creato.>>. Risponde allegro il giovane che indossa un farsetto molto corto tipo blusa di color viola. Dalle maniche e brache rosse con bande arancioni. Con aperture in corrispondenza delle spalle dei gomiti e della vita. Da cui esce la camicia bianca e in testa porta un baschetto in tinta. L’altro giovane indossa un farsetto simile aderente al busto fino alla vita, che si allarga a imbuto, di color rosso spento. Ha la camicia bianca che si vede al gomito e al collo. Le brache di colori differenti verdi, rosso, bianco. E una specie di berrettino morbido in testa. Il giovane Niccolò dopo averli osservati con piacere, rivolgono loro una domanda. <<Toglietemi una curiosità! Come mai non vedo nessuna donna in giro per il borgo?>>. <<Beh! Vede oggi è l’avvento di primavera e tutte loro si radunano sulla Montagna Incantata. >>. <<Che meraviglia! Esiste una montagna denominata in questo modo?>>. <<Sì! Certo è il Monte Amiata. La montagna della Maremma distinguibile da tutta Etruria, dove lussureggianti foreste d’inestimabile splendore, sussistono piene di riferimenti antichi. Mentre si può incontrare la fontana del diavoletto, che sgorga a fianco della Madonna della Mula, che offre ininterrottamente acqua purissima al viandante, anche nei periodi più secchi. >>. <<Capisco! Splendido e curioso. E per quale motivo si addentrano lì?>>. Chiede. <<Le dame armate di lodevole serenità, si recano spensierate e felici nella magica montagna, alle pendici Fiume Fiora e nella grotta della sua sorgente, per dare origine attorno alla stessa a una vera e propria cerimonia di ringraziamento. >>. <<È indubbiamente degno di nota il loro entusiasmo e una volta giunte alla sorgente cosa accade?>>. Chiede incuriosito Niccolò.<<Una volta lì. La adornano con meravigliosi mazzi e diademi di fiori agresti, con ghirlande perfettamente collocate attorno alle rocce che fuoriescono dall’acqua, ricoprendola con petali di fiori d’Aurinia Petraea. A segno di devozione. Rivestendo tutto lo specchio d’acqua, esaltandone lo splendore. >>.<<Magnifico!>>. Esclama raggiante il giovane. <<Le donne poi realizzano il rito di ringraziamento, porgendo parole auspicanti di felicità e abbondanza. Chiedendo nuovamente futuri albori nel regno di Etruria affinché nessuno ostacoli il quieto vivere. >>. <<Ohi! Meraviglioso!>>. <<Sì! Soprattutto si raccomandano affinché lo “spirito delle influenze negative” di cui ogni tanto si senta parlare in giro, non abbia mai prendere il sopravvento su Aurinia e i suoi abitanti. >>. <<Pertanto intuisco che siete a conoscenza della possibilità che questo spirito possa alterare gli animi di Etruria?>>. <<Beh sì! Tutti noi qui si ha la facoltà di intendere che un’entità a noi sconosciuta, potrebbe introdursi nella nostra serenità per alterarla. E stiamo ben accorti nel formulare qualsiasi discorso negativo e deleterio. >><<Infatti, le donne attribuiscono al momento un gran significato, compiacendosi e inebriandosi nelle sue acque in un bagno bonificatore. Per poi finire la cerimonia, con danze e canti solenni che le suonatrici di flauto con abilità e maestria eseguono per elevare momenti di vero fascino>>. Aggiunge un altro giovane. <<E per quanto tempo restano via?>>. <<Bè! Stanno via dal borgo per l’intera giornata. E di ritorno sul far della sera, i loro mariti le fanno trovare delle pietanze fumanti e gustose per ristorarle dopo il cammino. >>. <<Incantevole! Bello! Ho capito, quindi voi nell’attesa dell’arrivo delle vostre donne. Vi deliziate a passeggiare in giro per i borghi spensierati e sicuri di regalarvi momenti beati. >>. <<Beh certo! E a loro fa piacere. Oltre a questo per noi uomini è una giornata dedita all’aperto, se ne approfitta per sperimentare la nostra arte a contatto con la natura. >>. <<Davvero entusiasmante e dove andate?>>. Chiede il giovane sedendosi momentaneamente su un muretto. <<Ci rechiamo solitamente al Golfo di Baratti sul promontorio di Popluna. Dove il paesaggio sovrasta incantevole animandoti di vitalità e sapienza. >>. <<Magnifico! Interessante. Di sicuro una cerimonia del genere è di buon auspicio, rammenta antichi valori e tradizioni, dove il ringraziare madre natura primeggiava nei cuori e animi della gente. >>. Asserisce il giovane Niccolò.<<Già e di sicuro per noi è motivo di ringraziamento e di buon augurio. >>. Risponde Terenzio grattandosi la testa con un soave sorriso e occhi vivaci. <<Scusate ne approfitto per chiedervi se sapete indicarmi la via per la fortezza Orsini>>. <<Beh! Il Castello Orsini è… mah! Un momento come mai v’interessa? >>. Gli chiede curioso Terenzio. <<Ecco! Emh! Avete ragione mi presento sono Niccolò Orsini conte di Statonia. >>. <<Oh! Perbacco! Ah! Molto piacere. Onorato del suo arrivo. Si narrava fra le genti che sarebbe arrivato un forestiero con lo sguardo vivo, audace e dal cuore buono. >>. <<Davvero?>>. <<Sicuro! Ebbene la fortezza, infatti, si trova a Statonia, deve proseguire per il cavone. Un sentiero scavato interamente nel tufo che congiunge Suana e Statonia. >>. <<D’accordo Grazie. >>. <<Alla fortezza si accede attraverso le antiche porte medievali. Inoltre si accorgerà subito del luogo poiché il paese è situato in una posizione strategica e sovrastante. Che pare aggrappato sull’orlo di uno strapiombo. Vedrà è incantevole una vera perla. >>. Gli risponde Terenzio.<<Grazie infinite. Emh! Chiedo scusa un’ultima cosa. Sapreste indicarmi cortesemente quanto tempo circa ci impiegherò ad arrivare?>>. <<Posso offrire più che una semplice informazione! Posso darle del tu vero? Giacché siamo coetanei?>>. <<Sì certo. >>. Risponde compiaciuto Niccolò.<<Vieni! Ti accompagniamo a prendere un cavallo. Così sopraggiungerai a Statonia verso sera. >>. Dà risposta Terenzio. <<Grazie, sono incantato dalla vostra cortesia. Non so proprio come ringraziarvi. Vi sono debitore. >>. Disse il giovane. <<Non fa nulla. Siamo soliti ospitare gli stranieri e persone come te che incutono a prima vista benevolenza. Affidando tranquillamente la nostra fiducia aiutandoli volentieri. >>. Assicurò Terenzio.<<D’accordo per ora vi ringrazia enormemente. Vi assicuro che al più presto riporterò il vostro cavallo. >>. Garantì Niccolò. <<Non darti pensiero per questo e mi raccomando fanno buon viaggio>>. Ripeté Terenzio. <<Grazie davvero. >>. Ribatté grato Niccolò armato d’emozione unito a un alone di magico sogno dopo aver salutato Terenzio. Si mette sulla via per Statonia piuttosto felice di avere trovato degli amici e un mezzo più veloce per recarvisi. La cosa che gradisce di più è l’affidarsi a un cavallo. Questo dal canto suo è un bell’esemplare. Un purosangue autoctono di un deciso color nero. Che si presta per il momento da vero ambasciatore per condurlo nei posti da lui designati. Giungendo al comprensorio il giovane nota che è circondato da abbondante grazia verdeggiante. In seguito attraversa una serie di numerose vie cave, dove la sorpresa che ne scaturisce è grandissima. Le strade Etrusche sono costituite da percorsi interamente ricavate dal taglio della roccia tufacea. Esserci di persona è meraviglioso. Sembrano prolungate di parecchi chilometri. Addirittura sorprende la loro altezza che a occhio e croce sembra sia almeno di venti metri. <<Wow!Pazzesco!>>. Esclama con il naso rivolto all’insù, meravigliato nel passarvi attraverso, provando un’emozione impossibile. Forse mirabile. È come avere la sensazione di uno spiraglio trascinato nell’arco temporale transitorio. Racchiuso e custodito in questi involti del tutto straordinari. Tale percorso protetto e indefinibile suscita riecheggiamenti di un passato davvero speciale. Si ha come l’impressione che chi abbia voluto disporre simili vie, l’abbia fatto affinché siano varcate da giganti ciclopici vissuti chissà in quale epoca. <<Meraviglioso! >>. Pronuncia con enfasi il giovane, sbalordito da tale imponenza. All’uscita delle titaniche vie, si ritrova al contrario proiettato nel presente. Tuttavia s’inoltra pacifico attraverso il sentiero che porta alla cascata. Dove mostra a ridosso la foce del “Fiume Lente” che rilascia la sua corrente limpida. Al passaggio del giovane si alzano in volo caracollando allegramente, una serie meravigliosa di farfalle multicolori, regalando un carosello di sensazioni di libertà e fascino. Procede poi attraverso il ponte romano, nei pressi della Cascatella del Torrente Procchio. Invece pochi metri più avanti incontrano un riccio con la sua famigliola, che si aggira nel sottobosco e non manca di fare un sorriso curioso. Il giovane percorre le rive dello specchio d’acqua trasparente. Imbattendosi poi in una serie di necropoli stupende e singolari. È particolarmente euforico e si sente protagonista a sorpresa di una meravigliosa favola. Lungo la strada per Sorano sul costone tufaceo e oltre il torrente che da vita a una bella cascata del luogo un albero abbattuto dal vento fa sfoggio di se sbarrando il passaggio, anzi creando allo stesso tempo, un ponte fra una e l’altra sponda. Un’insenatura a sembrare una piccola grotta a ridosso della riva si erge imponente e magnifica. Mentre si accorge di un meraviglioso territorio protetto, gioiello della natura tangibile. Dove prevalgono padiglioni con statue di manifattura eccellente, sedili intagliati nel tufo completamente immersi in una vegetazione florida e splendida. Tra muschio, felci e il fitto fogliame degli alberi, che intersecano le necropoli adiacenti. Un leggero venticello si alza agitandogli la giacca. Il colpo di vento passa veloce gelido e terso, come una velatura da fendere l’aria, al punto da farlo rabbrividire. Tuttavia svanisce all’improvviso com’è arrivato. “Chissà perché ogni tanto avvengono tali folate di vento gelido?” Si domanda. “Che siano sinonimo di sventura come a ricordarmi che il gelo farà parte di questa circostanza?” “Mah!” Non se lo spiega e procede elettrizzato. Passa oltre il Torrente Meleta e non osa descrivere la zona talmente è fiabesca. Un incanto senza uguali. Pare racchiusa in una nicchia. Con fiordi e dirupi scoscesi, aggrappati al rigoglioso verde che vi è, affianco. L’epico muschio con il suo manto lucente riveste ogni ciottolo, incorniciandolo di un color prato acceso, rendendo lo scenario surreale. In un crescendo di sfumature certamente sublimi. Nell’avvicinarsi man mano alla cascata. Mentre le acque cristalline sberluccicano immutate a ridosso di quell’eden. Il giovane ha la sensazione di pace sicura. Il luogo in cui si fermerebbe a contemplare gli effetti sonori che accordano il creato. Cogliendone le note. I rumori. Le melodie. Ammirando le colorazioni della natura. Godendone le fragranze e l’equilibrio che vi regnano per un tempo illimitato. Era già l’ora del tramonto quando dopo aver percorso qualche miglio, si ravvicina alla borgata e nota immediatamente la magnificenza che lo attornia. Con lo sguardo stupito ammira la fortezza che s’impadronisce del suo campo visivo. Mentre il borgo è circondato interamente da splendide valli e da una natura fresca e florida che lo carezza senza volere. Gli alberi impongono la loro figura elevando il paesaggio. Il cielo si presta a creare l’effetto sfumatura monocromatica dai colori tenui. E le creature alate sorvolano indisturbate queste contee dando al paesaggio un gradevole fascino, nel luogo in cui finalmente appare in tutto il suo fulgore dotato di un’incomparabile imponenza il castello di Statonia. Eccolo maestoso! Imponente. Avvolto in una totale culla di magnificenza. Immerso nel verde lussureggiante e illuminato di luce propria. Mirabile l’aspetto architettonico, che denota un particolare gusto da fondere natura e opera dell'uomo in un sincrono perfetto. I colori mutevoli generati dal sovrano avvolgono le case, concedendo un intervallo di luci e ombre da far brillare ogni cosa di un vigore proprio. Che si proietta dirimpetto come un tessuto pregiato e finissimo. La sensazione che prevale è quella di addentrarsi in un sogno lontano perso nell’oblio. A dire il vero sembra proprio d’essere all’interno di una favola stupenda. Dal sapore antico e misterioso. Il giovane si sente un principe e il borgo con la natura abbinata realizza una splendida cornice. Lo stupore è superiore a qualsiasi attesa e si chiede se possa davvero rappresentare una sorta di fantasia o esista veramente tale luogo. Il castello imperioso è costituito da due torri e un torrione. Arcate e arcatelle fanno breccia nella parte residenziale, ingentilita da una loggia rinascimentale. Mentre tre arcate si affacciano sulla valle di Sorano. Sembra un paese fatato come i più belli nei libri di fiabe. Con la differenza che questo è vero come lo è il giovane ardimentoso. La fortezza emerge da grandi rocce tufacee che ne rappresentano la base e le radici stesse. Sopra di loro sorgono le innumerevoli case che strette l’una all’altra rendono il tutto pittoresco. Piccole torri. Rocche brulle di color beige s’intiepidiscono al sole. Mentre corti principesche si mostrano a picco sugli strapiombi spuntando frastagliate direttamente sulla roccia. Un incanto impareggiabile. Il giovane si chiede come avranno potuto realizzare un paese del genere. Grandioso e misterioso. Davvero non se lo spiega. Tuttavia lo ammira curioso. La vegetazione rigogliosa si allarga su tutta la vallata, circondandola come per abbracciare questo luogo senza tempo. L’insieme confinante è incredibile. La fortezza si estende su tre vie principali, collegate da una moltitudine di vicoli intricati. Alcuni si schiudono a strapiombo sulla rupe di tufo. E altri si sviluppano sull’intero complesso stretti ad abitazioni medievali. L’area della fortezza è circondata da muraglioni perimetrali, con due grandi bastioni d’angolo a levante e a ponente. Sormontati dagli stemmi marmorei degli Orsini. <<Wow! Sensazionale! Un paese interamente costruito sulla roccia. >>. Esclama ad alta voce il giovane mosso dal totale desiderio di conoscere ogni angolo remoto di quel luogo. Domandandosi una volta di più come può essere presente a quel vedere. Dove la compagine disposta magistralmente da madre natura è unita alla mano abile dell’uomo in un simposio armonioso. È una specie di Castello Sforzesco gigante. Con abitazioni concentrate tutt’attorno. Innalzato a uno strapiombo di roccia naturale. Mentre cinge il borgo con verdi pendii, valli, torrenti, cascate, rupi, su cui il sovrano del cielo al calare della sera sfoggia fiero i suoi colori. Terenzio inoltre gliene ha parlato, la fortezza è spalleggiata da tre castelli minori. Situati su altrettanti poggi dirimpetto a Sorano. Si tratta della dimora Rocchette. Il maniero Castellaccio. E il fortilizio Castelvecchio. Postazione che difende il passo verso Sena Iulia. Clusium e l’interno della penisola. Un luogo circondato da tanta bellezza raggiunge l’apice dello sguardo elevandolo al sublime. Le imponenti arcate dell’antico acquedotto mediceo che aprono il sipario al castello Orsini. Sfoggiano ben 15 archi e chiavi di volta ,pregevoli al punto da far sembrare il complesso una sorta di castello magico. Come fosse una compagine scolpita in un periodo senza tempo. Situato nell’alta Maremma nel cuore della bella Italia. Fino al momento in cui sbuca all’interno della contrada che si presenta come un mondo antico. Il giovane s’introduce lungo le vie ed è investito da un alone di pensieri lontani. Mentre l’intero comprensorio è dominato da un respiro arcaico. E sopraggiunto al borgo Niccolò, s’immerge nell’immediato in un periodo senza tempo. Dove percepisce una nota di singolari sapori. Profumi e colori si mescolano elevati dalla brezza. Infatti, il buon odore di ginestra, che gli anziani legano appesa alle finestre, si unisce a quello amabile del pane caldo appena sfornato del forno. Proseguendo ammira le mattonelle di travertino bianco che compongono il mosaico della piazza centrale. Dove appare invero l’imponente palazzo storico della famiglia Orsini.  Ecco che all’improvviso s’imbatte in un personaggio al quanto stravagante. Un curioso menestrello con la pelle bronzea. Forse generata dal fatto che passa molto del suo tempo all’aperto. Poiché è cantastorie, poeta e giullare. Incaricato dai signori di Etruria affinché decanti la bellezza delle città. Il curioso menestrello indossa un farsetto abbottonato sul davanti. Con bordo inferiore dentellato e maniche a palloncino fino al gomito. Che terminano a imbuto ai polsi di due colori, azzurro e oro, di cui la metà è finemente ricamata. Lo stesso disegno è poi ripetuto sulle maniche. Indossa calze e brache variopinte verdi, bianche e gialle. Sfoggia inoltre scarpette allacciate con la punta leggermente pronunciata. E un copricapo di feltro con svariate punte che ricadono a cono e impreziosite da pendagli con ricami e campanellini come a voler segnalare il suo arrivo. Il suo sguardo dimostra un’intelligenza agile e pronta. Canta con occhi vispi ed è di sicuro molto simpatico. Rivolgendosi a Niccolò gli dice intonando una canzonetta. L’ha scortata a Statonia il vento di maestrale, dove è risaputo, non esiste un reale.

 

Il borgo incantato scopre i suoi albori, le dame conquistano i loro amori.

 

Danno sfoggio d’opere gli artisti, i signori si prestano a fare acquisti.

 

A Statonia, Suana e Sorano, tutti ci si tende la mano.

 

Poniamo attenzione ai nostri pensieri, affinché non siano funesti e neri.

 

L’influenza negativa subentrerebbe e senza controllo aumenterebbe.

 

Nelle contrade confinanti, vi abitano gli animi astanti.

 

Che inconsapevoli cominciano discussioni inamovibili.

 

Sia guardiano alla dimora di Statonia, dove predomina la begonia.

 

Con tanti auguri di giorni sicuri, siamo sinceramente puri.

Capitolo sedicesimo 

<<Messere benarrivato e buona giornata. >>. Gli dice infine con energia il menestrello. Niccolò non fece caso più di tanto a quelle parole, che celano un sottile velo di sventura prevedibile. Anche se gli rammentava quanto detto da Aurinia la farfalla dorata, si limitò a non proferire parola in merito e a ossequiare il menestrello. <<Buon giorno a lei. Grazie per le sue parole di benvenuto, posso avere l’onore di conoscere il suo nome?>>. Domanda Niccolò. <<Oh! Messere si! Sono Pompeo menestrello e giullare di una reggia che di corte ancora non sa, se e come ci sarà. >>. <<Piacere Pompeo io sono Niccolò Orsini conte di Statonia. Ed è proprio alla fortezza che mi sto dirigendo. Gli posso offrire alloggio al castello? Che ne dice? Quando vorrà, sarò lieto di ospitarla. >>. <<Grazie conte me ne ricorderà e buona giornata. >>. <<A lei Pompeo buona giornata. >>. Dopo aver salutato Pompeo, il giovane Niccolò è assalito da un pensiero improvviso. Come di una calamità che si stia per abbattere su Etruria. Sopraggiunto al borgo, lo stupisce l’elegante portale da fiaba d’ingresso a palazzo. È proprio come addentrarsi in un mondo fatato. Sopra l’arco spicca un’arme monumentale dai particolari ornamentali di spicco. Sotto il cimiero dell’orsacchiotto araldico vi sono inquadrati leoni Aldobrandeschi le barre e le rose degli Orsini. Pertanto ora è sicuro, che il Ciondolo visto scomparire alla necropoli di Sileno sia proprio il Proteo Dorato degli Orsini. Da lontano nota che per arrivare all’ingresso bisogna salire una rampa. Che sfocia in un portale a forma di arco rotondo. Mentre sulla piazza retrostante che si estende fino ai due margini della rupe, si ammirano vedute spettacolari. Padroneggia la fontana medicea preceduta dall’acquedotto che scavalca l’antico fossato con un maestoso arco in tufo che si eleva al cielo. La bellezza di questa compagine architettonica ha dello spettacolare. Dalla piazza tre vie affiancate s’inoltrano nell’abitato. Intersecate da una serie di vicoli pittoreschi. Caratterizzati da gradinate e piccole stradine soggette e decorazioni cinquecentesche che ne esaltano la bellezza. Portali e finestre delle case antiche del centro sono spesso ornati in bugnato rustico. E la piazzetta con il colonnato è a dir poco incantevole. Mentre prosegue la gente della cittadina pare non notarlo. Continua il suo tranquillo andirivieni per il borgo come un giorno qualsiasi. Niccolò è elettrizzato nel notare la poesia che si manifesta visibile in ogni angolo arcaico di questo luogo. Lo stupore aumenta quando si accorge che non par vero ci sono dei pittori lungo le stradine. Gli artisti sono posti agli angoli delle vie del borgo. Mentre danno sfoggio della loro magnifica bravura, creando vere e proprie opere d’arte contemporanea. Stemperando i colori con eccellenza. Dando rilievo alla perfezione con toni sfumati e decisi. E ritraendo quasi a effetto fotografico il paesaggio limitrofo. Dove il verde rigoglioso domina la vallata disegnando la bellezza incalcolabile che prorompe vivida.  Un pittore in particolare si presta a dipingere la casa degli archi a Statonia. Che si estende per quasi duecento metri sulla parte terminale dello sperone tufaceo. Dove appunto il tufo rosa la rende particolarmente incantevole. E la posizione, la mostra esclusiva, infatti, le sue finestre si affacciano su entrambi i lati del paese offrendo scorci di panorama a dir poco spettacolari. Niccolò prosegue e nota un ampio piazzale sostenuto per due lati da muraglioni a picco. Che separa il baluardo con un torrione al centro da costituire la prima fortezza. In seguito vede un secondo cortile munito di portici. In cui si snodano prolungati camminamenti all’interno delle mura, con lunghi passaggi di tufo. Che pare conducano fino ai livelli sotterranei della fortezza. Dove ci sono gli scantinati che si estendono per tutto il sottosuolo rappresentando una seconda città. Il giovane nota per di più che il borgo è attraversato da cunicoli intercomunicanti da pozzi. Posti su diversi livelli e che ogni abitazione si avvale di una cantina. Ne nota una che scende particolarmente in profondità, che lo invoglia ad addentrarsi lungo la discesa. Dove incontra l’abitazione del bottaio. <<Buongiorno buon uomo. Mi presento. Sono Niccolò Orsini conte di Statonia. La disturbo se faccio una domanda che mi sorge spontanea?>>. <<Buon giorno a lei conte, non mi disturba per niente dica pure. >>. <<Come mai è così profonda la sua abitazione?>>. <<Vede conte è tutta questione di fragranze!<<Fragranze?>>. <<Certo! Affinché il vino sia amabile e possa acquisire le note di cuore. Ha bisogno di essere mantenuto a una temperatura piacevolmente fredda. E questo luogo è ideale a questo scopo. >>. Gli risponde con un sorriso impettito Pilade il bottaio. Che indossa un camicione bianco con una sopravveste che gli serve a non sporcarsi. L’uomo dal viso tondeggiante su cui gote si accende un color paonazzo, steso su un naso  a patata, gli mostra un sorriso simpatico. <<Ho capito. La ringrazio per l’esauriente risposta. La sua dedizione al mestiere di bottaio gli fa onore complimenti e buon lavoro allora. >>. <<Posso conoscere il suo nome?>>. Gli domanda Niccolò stringendogli la mano prima di congedarsi. <<Sono Pilade il bottaio. Conosciuto a Statonia per la produzione del miglior vino della zona. >>. <<Ecco bene molto piacere Pilade. Una volta giunto al castello sarò lieto di assaggiare i suoi prelibati vini e magari ne comprerò alcune damigiane. Venga presto a trovarmi d’accordo?>>. <<Va bene conte grazie. >>. << A lei buona giornata. >>. <<Buona giornata anche a lei conte>>. Rispose cortese Pilade. Il giovane osserva che la gente apparentemente è serena e in tranquillità svolge le attività quotidiane con una solerzia da far venir voglia di unirsi a loro. Scorge delle fabbrerie, un frantoio, ci sono più in là depositi per alimenti. Più avanti cisterne e pozzi per l’acqua. Una macelleria interamente scavata nel tufo e il forno delle azzime che arcaico offre un tocco particolare alla borgata. Che sfoggia i suoi abitanti in un tripudio di solerzia e dinamicità. Posto a est vi è un laboratorio, dove i lavoranti della seta si prodigano ad affinare il processo di lavorazione. Mentre il tintore reagisce a un errore commesso da un lavorante il quale si scusa dicendogli che d’ora in poi si propone di stare più attento. Il giovane Niccolò sopraggiunge dinanzi a un’incantevole bottega. Dove all’entrata l’insegna riporta il nome “Mastro Aldo il cartaio”. E lo stesso è preso a dare disposizioni in merito al processo per ottenere la migliore carta possibile. Un vero e proprio paese fecondo sussiste all’interno delle mura di Statonia, del tutto attivo e vigoroso. Il giovane si accorge di una donna scrivana. Che sedeva curiosa intenta a copiare fedelmente uno scritto commissionatale. E riflette di quanto strano per quei periodi sia questa eventualità. Allo stesso tempo lo ritiene fatto straordinario che sia valorizzata la donna al punto tale da affidarle un compito così stimato. Donzelle e paladini si aggirano per il borgo conversando briosamente. Il notaio figura altolocata e importante si aggira impettito è vestito di tutto punto. Indossa la zimarra lunga fino ai piedi di color verde con i bordi rosso scuro ricamati in oro. Tiene appesa alla cintura una borsa e una corta pellegrina con bordo orlato le ricopre le spalle. Ha inoltre un copricapo rosso scuro a falde larghe rialzate e ai piedi indossa stivaletti con la punta leggermente allungata di color bruno. Lo stesso è intento a conversare con lo Speziale per delle forniture di aromi. Il quale veste con una casacca blu corta aperta sui fianchi con un’ampia scollatura posteriore. Con pieghe irrigidite da cordonetti che ne mostrano i profili e le bordature in tinte vivaci in velluto. Ha le brache di due colori e in testa un simpatico copricapo di feltro. La moda curiosa di quel periodo entusiasma Niccolò ogni qualvolta incontra qualcuno. E si chiede allo stesso tempo come facciano alcuni a indossare quelle vesti che sembrano pesanti. Poiché fa un caldo assurdo. Tuttavia pare che la gente non ci faccia molto caso. Incrocia un carosello di oche, anatre e maiali che girano indisturbate. Mentre la borgata sembra contraddistinta da serenità e quiete. E la gente che vi abita pare allietata da un’energia senza pari. Il giovane osserva attentamente la compagine della fortezza e deduce che dagli spalti dei torrioni sicuramente si riesca addirittura ad ammirare il panorama che versa sul lago di Bracciano e a vedere tutta la vallata adiacente. Nota già da quella distanza un particolare di spicco. Come a sembrare far la guardia a tutta la fortezza. Posto su un basamento all’ingresso del palazzo vi è un meraviglioso leone in pietra marmorea simbolo di forza, coraggio e giustizia. Incredibile lo sguardo del giovane è volto a procedere lentamente propenso a guardare l’ingresso come a esigere di ammirarlo da vicino. Nel torrione centrale si apre la porta massiccia attraverso il fossato lungo il ponte levatoio. Mentre si entra nel cuore della fortezza. Le dame che passeggiano nel cortile adiacente al Palazzo Orsini probabilmente appena tornate dalla cerimonia augurale presso il Monte Amiata rivestono d’ampia bellezza. Una gentildonna dagli occhi verdi e capelli castani cammina a pochi passi da lui. La donna veste un abito di broccato color giallo. La cui ampiezza è accentuata in modo uniforme dall’alto in basso. Con aperture ai fianchi che lasciano intravedere la veste di sotto. Le cui maniche sono minuziosamente composte di sboffi e nastrini, lasciando intravedere il tipo di lavorazione decorativa molto fine. Un’altra nobildonna dai capelli neri indossa una sopraveste composta di un corpetto attillato al qual è unita una gonna. La cui ricchezza composta in vita ricade liberamente in fondo. Dalla scollatura a triangolo s’intravede la veste sottostante. Sul petto e sulle maniche piccoli tagli fanno intravedere la fodera di diverso colore. La sopraveste di un’altra dama dai curiosi capelli rossi invece è intera in velluto foderato e aperto sul davanti fino in fondo. La veste sottostante è in damasco con bordatura e sboffi ai gomiti. Le dame chiaramente sfoggiano le acconciature del periodo. Che prevede la fronte spaziosa e capelli raccolti sul dietro, divisi in molteplici trecce e ornati con decori monili, perle o altri preziosi. Niccolò considera che l’eleganza che le distingue somigli ai dipinti di stimati pittori del periodo. Dove non occorre menzionarli vista la loro bravura e notorietà. A un certo punto le donne scorgono Niccolò il quale non si accorge che è guardato con sospetto perché si sta addentrando vicinissimo all’entrata del castello. <<Psssssst……. Hai visto che fascino particolare ha quel giovane?>>. Domanda curiosa la gentildonna dagli occhi verdi. <<Sì! Indubbiamente! Chissà chi è?>>. Risponde e si domanda la dama dai curiosi capelli rossi. <<Potrebbe essere quel giovane di cuore buono che tutti attendevano!>>. Aggiunge la dama dai capelli neri. <<Sì potrebbe essere così!>>.Concludono.     Di fatto le nobildonne incuriosite confabulano fra loro. Chiedendosi chi sarà mai quel bel giovane dal fascino di paesi lontani che sta per entrare nel castello rimasto incustodito per anni. E si limitano a osservarlo da lontano. Niccolò è confuso e un po’ disorientato. Bensì allo stesso tempo è notevolmente stupito dall’incanto che sprigiona quel luogo incantevole senza tempo. Vi respira aria di culture e civiltà diverse. E pervade la sensazione di mutevolezza dello scorrere del tempo con i suoi periodi che fluiscono in un meraviglioso equilibrio. Il giovane passeggia e di volta in volta lo spettacolo si svela dissimile. E cerca di immaginarsi le persone che vi hanno abitato nel tempo e la loro distinta cultura. Cominciando proprio dall’epoca più lontana. Quella preistorica poiché custodisce segni neolitici incontrati prima di giungere lì. Fintanto che si scorgono le impronte decise dell’epoca Etrusca molto marcata, dalle vie cave, dai fortilizi con le case caratteristiche scolpite su roccia, dai laboratori sterrati nella pietra, alle necropoli, il tutto ingentilito con il prezioso tufo. Si mostra poi lo splendore di popolarità Greca. Il fulgore dell’epoca arcaica romana. Si ha il sentore dell’epoca medievale, dove gli Aldobrandeschi signori supremi della Maremma hanno regnato per circa mezzo millennio. Spira e si diffonde nell’atmosfera il succedersi dei percorsi del regno dei Medici. Della Lorena e dei loro eredi. Niccolò con occhi carichi di giubilo gira su se stesso per ammirare meglio tutti i particolari. Ed esclama entusiasta come pochi. <<Che splendore! Che meraviglia questo luogo. Incredibile e misterioso allo stesso tempo. Difficilmente un paese racchiude quest’incanto. >>. Il giovane stava quasi per raggiungere l’ingresso principale del castello, quando all’improvviso gli si avvicina un bimbo e spontaneamente lo tira per un lembo del farsetto. <<Ciao bel signore. E tu chi sei?>>. Pronuncia il bimbo con una vocina simpatica. <<Ciao bel bambino. Sono Niccolò e tu come ti chiami? >>. <<Oh! Io sono Cirillo. >>. Risponde il bimbo che indossa un farsetto blu abbottonato sul davanti. Con il bordo inferiore dentellato a maniche lunghe. Veste calze e brache color cobalto. Sfoggia scarpette allacciate con la punta lievemente pronunciata e un copricapo blu di feltro. <<Molto lieto Cirillo. E che cosa ci fai qui se posso chiedertelo?>>. Domanda incuriosito Niccolò.<<Beh! Vedi è il figlio di Gianfranco il conte palatino. E di Valeria nobile dama di Statonia e dovevo proprio trovarmi qui ora. Lo sai?>>. Replica il piccolo elettrizzato. <<Davvero? Mi fa piacere conoscerti. Mah! Dimmi come posso esserti utile?>>. <<Sai… i miei genitori mi hanno sempre detto. Che quando il sole è rosso e dalla punta del Monte Amiata espande i suoi raggi fino a toccare il torrione di Statonia. Bè… sarei potuto venire alla fortezza perché sapevano, vi sarebbe giunto un nobile di cuor gentile ad abitare. Che mi avrebbe preso in stima per farmi da maestro. >>. <<Ops! Perdinciribaula!>>. Esclama Niccolò Guardando con tenerezza quel bimbo molto grazioso dai capelli biondi e occhi verdi vivaci. <<Pensi che dovrei farti da maestro? >>. <<Emh! Si!>>. <<E che cosa dovrei insegnarti se è lecito saperlo?>>. Gli chiede con un buffetto al sorriso Niccolò. <<A diventare Cavaliere no! Sciocco. >>. <<Come sarebbe a diventare Cavaliere?>>. << Sì proprio Cavaliere. >>. <<Ah è così!>>. Stette al gioco Niccolò. <<Sì! E i miei genitori hanno anche detto emh! Che farò parte dell’ordine dei Cavalieri della Farfalla Dorata. >>. <<Come sarebbe a dire? Non ne so nulla!  I tuoi genitori ti hanno parlato dei Cavalieri della Farfalla Dorata?>> Gli domanda Niccolò facendo credere che non ne conoscesse l’esistenza. <<Sì!  Non sai proprio nulla? >>. <<Vedi la leggenda dice che tredici cavalieri siano rimasti nascosti chissà dove per lungo tempo.  All’arrivo di un nobile signore dal cuor gentile che abiterà il Castello Orsini. L’intero ordine dei cavalieri un giorno alla fine dirigerà lo sguardo agli abitanti del regno di Etruria. Per portare il loro servigio a difesa del territorio. E la farfalla scolpita in rilievo su ogni spada, darà forza, vigore e coraggio all’ordine dei Cavalieri d’Etruria e più di tutto di Statonia.>>.<<Ah! Ho capito molto interessante!>>. L’ambizione del bimbo è notevole, come pochi adulti riescono a manifestare e Niccolò comprende che deve trattarlo con riguardo come fosse un valido paladino in erba.  <<Capisco! Ascolta Cirillo ma dove sono i tuoi genitori?>>. <<Ah! Loro? Sono andati nella Chiesa di Santa Maria. Per la funzione. Mentre io dopo aver notato il sole che ripeteva i suoi raggi fino al torrione. Come dicevano i miei genitori e l’ho vista avvicinarsi al castello… bè… non ho resistito a raggiungerla. >>. <<Ah! Ho capito.  Dimmi un po’ quanti anni hai?>>. <<Io? Beh… ne ho cinque. >>. Risponde Cirillo deciso, eccitato e scoppiettante di vitalità. <<Caspita! Non ti sembra un po’ presto per la richiesta di divenire paggio e formarti per essere prossimo Cavaliere?>>. Replicò Niccolò dandogli un buffetto sulla guancia, scompigliando i capelli e sorridendogli teneramente. <<No! Come presto?>>. Rispose accigliato Cirillo. <<Sì! Troppo presto! Vedi il processo per diventare Cavaliere è notevolmente lungo. >>. <<Si! Lo immagino. Ciò non toglie che io voglia farne parte già da ora. >>. Afferma sicuro di se il bimbo. Il giovane Niccolò non aveva mai visto nulla del genere. Dagli occhi di quel bimbo zampilla chiaramente una forza propria che prescinde dall’età. Generando in lui una determinazione che ha del talento prodigioso. Dove al solo sentirlo parlare manifesta quanto di vero ci sia nella verità che lo vuole cavaliere. <<Sai Cirillo. Innanzi tutto devi sapere che per diventare cavaliere ci sono molti aspetti da considerare. >>. <<Si! Bene! E quali sono?>>. <<Vedi! Gli impegni da seguire sono pesanti. E il cammino è faticoso. Inizia sì da bambino e come paggio, ma da quando si compiono almeno i sette anni. >>. Afferma Niccolò con dolcezza. <<Come sarebbe a dire all’età di sette anni? Dovrei aspettare ancora due anni?>>. Replica Cirillo dimostrandosi accorto e sveglio. <<Sai Cirillo. Per cominciare i paggi devono andare a servizio dei signori. Dove inizialmente devono badare ai cavalli. In seguito a quattordici anni il paggio diventa armigero e poi scudiero per imparare a maneggiare le armi. >>. <<E non vado bene io che ne ho cinque, ma sono disposto a diventarlo subito?>>. <<Troppo simpatico! Vedi Cirillo il prossimo sollecitato cavaliere s’istruisce sulle regole del combattimento. E quando il sovrano va in guerra, gli tiene le armi e lo scudo. >>. <<E lo scudo e le armi sono pesanti! Vero?>>. <<Esattamente! Più tardi a ventuno anni compiuti finalmente ottiene l’investitura da Cavaliere a seguito di un’insigne cerimonia. >>. <<Capisco! È tantissimo tempo. Io voglio diventarlo adesso!>>.  Afferma sicuro di se il piccolo. <<Devi sapere che l’impegno cui si va incontro è veramente difficoltoso. >>. <<Emh!  Io sono capace. E correrei il rischio di affrontare questo destino già da ora. >>. Gli dice il bimbo sempre più sicuro di se. <<È lodevole la tua volontà sai? Tuttavia un altro aspetto che devi considerare è quello dell’investitura dove la notte prima della stessa. Quelli che saranno prossimi cavalieri devono dedicarla alla meditazione. E in ginocchio davanti all’altare devono rivolgere il pensiero sui compiti che lo attendono dove chiedono a Dio di dargli la forza di superarli. >>. <<Si lo immagino! Sarei bravo in questo ne sono sicuro. Mi dedicherei davvero di cuore a pregare. >>. <<Lo vedo che sei proprio bravo. >>. <<E allora posso?>>. <<Un’altra cosa che devi sapere è quella cui fa seguito un cavaliere per tutta la vita. >>. <<E quale sarebbe?>>. <<Ebbene! Quella di seguire una corretta e rigorosa disciplina. >>. <<Capisco!  Io lo voglio! Sono certo di riuscire a seguire la disciplina imposta ai cavalieri. >>. <<Certo ci credo. Lo leggo chiaramente nei tuoi occhi. >>. <<E allora?>>. <<Emh! … Ciò nonostante vedi… per esempio qualora un cavaliere dovesse mancare alle leggi della Cavalleria o tradisce il suo giuramento … >>. <<È… dimmi? Che succede a quel punto?>>. Domanda il bimbo sempre più entusiasta. <<Ebbene in quel frangente è immediatamente privato dell’armatura. Del suo onore e inevitabilmente sarà trascinato sulla pubblica piazza, dove sarà degradato e deriso. >> .<<Caspiterina!>>. esclama Cirillo.<<Non ti sembra di essere un pochino piccolo allora per quest’impresa?>>. Gli dice con tenerezza Niccolò.<<Beh! Sì un pochino piccolo lo sono.  Io voglio diventare Cavaliere. >>.  Controbatté il bimbo quasi con un sussulto volto al pianto. Niccolò vede in quel bimbo un impeto ed entusiasmo tale, che solo chi ha un dono innato può determinare, generando stupore al solo pensiero di diventare cavaliere, appassionandolo senza eguali, per cui lo prese teneramente con sé dandogli una carezza e gli parlò teneramente. <<D’accordo Cirillo. Mi hai convinto. Allora facciamo cosi… ora ti accompagno alla chiesa e diremo ai tuoi genitori di condurti a palazzo quando sarà il momento. Ti prometto che sarai il primo della lista per diventare Cavaliere della farfalla dorata. Anche se ne dobbiamo riparlare al compimento dei tuoi sette anni. >>. <<E va bene! Uff … D’accordo!>>.  Rispose il bimbo un po’ abbattuto. <<Non è tutto!>>. << non è tutto?>>. <<Ecco! Nel frattempo devo assegnarti una missione molto importante. >>. <<Oh! Davvero? Si! Si! Quale missione, dite?>>. Rispose appassionato Cirillo. Che a quel punto dimostrava una vivacità briosa e una spigliatezza colma di saggezza che gli ridà risolutezza. <<Beh! Vedi. Ogni qualvolta ti capiterà l’occasione di incontrare i cavalieri>>. <<È? Dimmi che cosa devo fare?>>. <<Devi porre molta attenzione alle loro movenze. >>. <<Attenzione? Si! Si lo farò ma cosa devo osservare precisamente?>>. << Osservi tutto loro. Per conoscere inizialmente le loro abitudini. Devi guardare attentamente la postura che impiega, il loro atteggiamento e le consuetudini. Verificherai poi altre qualità che li caratterizzano dal modo singolare che adottano per salire a cavallo. Al modo in cui tengono le armi. Osserverai il modo in cui sono vestiti, la loro eleganza. Esaminerai il loro contegno e le buone maniere che magistralmente sfoggiano sotto gli occhi di tutti. >>. <<Oh! … si! Si! D’accordo! Va bene!>>. <<Compito molto importante da svolgere già da ora invece è comportarti come degno Cavaliere. Poiché in via del tutto eccezionale ti nomino il più giovane e ambizioso paggio per la vicina investitura da Cavaliere nell’ordine della farfalla dorata. >>. <<Oh! Dici sul serio? Caspita! Conte ho capito bene sono già paggio allora?>>. Gli chiede scoppiettante di gioia. <<Esattamente! E lo confermo assegnandoti questa Xhonil.>>.<<Una Xhonil? Cos’è una Xhonil?>>. Domanda elettrizzato. <<Ebbene, è una spilla molto importante. Xhonil è la spilla con inciso in rilievo il simbolo della farfalla dorata dal valore unico. >>. <<Sul serio? Non ci posso credere!>>. Risponde il bimbo quasi senza fiato. A quel punto il giovane Niccolò gliela fissa al petto con orgoglio e immediatamente questa sberluccica in segno di approvazione. Poiché l’ha consegnata alla persona che Niccolò reputa fiduciario.  << Mi raccomando Cirillo ora sarà tua premura fare in modo che questa spilla sia conservata nei migliori dei modi>>. <<Emh!Mh! Certo! Certo!>>. <<Invece cosa più importante… >>. Il bambino non lo lascia nemmeno finire di parlare che interviene frettoloso. <<Cosa? Qual è la cosa più importante. >>. <<Ecco! È molto importante che tu faccia molta attenzione a non perderla. Poiché la sua virtù si rivelerà a te proprio in funzione della maniera in cui la custodirai. >>. <<Accipicchia! D’accordo! D’accordo! Lo farò. Si! Prometto che farò molta attenzione. Non posso crederci è davvero per me?>>. <<Certo che è per te. Ti ho appena nominato giovane e ambizioso paggio. >>. <<Grazie! Grazie. Posso dire che sono molto contento e felice. La custodirò nel mio cuore sempre. E nessuno potrà dirmi che io non diventerò Cavaliere grazie davvero. >>. Rispose Cirillo con un’esplosione d’allegria. <<Siamo d’accordo allora? In via esclusiva fai già parte dell’ordine dei Cavalieri della farfalla dorata. >>. Affermò con tenerezza e serietà Niccolò.<< D’accordo grazie. Grazie!>>. <<E ti dirò di più ti eleggo mascotte per eccellenza dell’ordine. >>. <<Davvero? E la Xhonil è proprio mia?>> Domanda con esultanza Cirillo. <<Si! Davvero è proprio tua. >>. <<D’accordo! Allora farò come dite conte, m’impegnerò già da ora a osservare e a comportarmi con i modi che si convengono a un Cavaliere. Grazie. Grazie molte. >>. Cirillo fu raggiante al punto che si butta di sorpresa in braccio a Niccolò schioccandogli un bacio compiaciuto, mentre il giovane non poté fare altro che contraccambiare quella repentina gioia, dandogli un bacio sulla fronte. Subito dopo Cirillo corse radioso incontro alla madre crepitando di felicità. <<Mamma! Mamma! Guarda cosa mi ha regalato il conte Niccolò.>>.<<Tesoro e chi è di grazia il conte Niccolò?>>. <<Mamma, ma è il conte giunto ora del Palazzo Orsini di Statonia?>>. <<Oh! Davvero? Che meraviglia Cirillo. Sai che ti dico? Che è proprio una bella spilla. Bella e originale. >>. Rispose Valeria con trasporto. Che risalta un’eleganza ragguardevole poiché sfoggia una veste di broccato color rosa la cui larghezza è mostrata in modo uniforme dall’alto in basso. Con aperture ai fianchi che lasciano intravedere la veste di sotto. Le cui maniche a sboffi e nastrini rosa antico, lasciano intravedere un tipo di lavorazione ricercata. E felice per l’entusiasmo del figlio lo bacia più volte sulla guancia.<<È una Xhonil guarda! Sai mamma il conte mi ha anche assicurato che diventerò Cavaliere!>>. <<Sul serio?>>. <<Si!  Dovrò aspettare di compiere sette anni, ma lui mi attende sai?>>. <<Bene! Sono felice per te. >>. <<Sai mammina mi ha anche detto che sono il paggio in via esclusiva più giovane dell’ordine dei cavalieri della farfalla dorata e quindi insignito della carica di mascotte. >>. <<Bene Cirillo è meraviglioso! Sono certa che diverrai il miglior cavaliere dell’ordine. Ora va pure a giocare con i tuoi amici e sta attento a non perdere la spilla. >>. Gli dice la mamma con tenerezza e orgogliosa per il suo piccolo. <<Non la perderò mamma! Starò attentissimo. >>. << Grazie ancora conte e arrivederci. >>. <<Arrivederci Cirillo. >>. Cirillo saltellando allegramente corre verso i suoi compagni di gioco, col petto in fuori come a mostrare meglio la sua nuova e bellissima Xhonil. Sentendosi fiero e orgoglioso come nessuno dei suoi amici l’era stato negli ultimi tempi. Mentre loro compiaciuti per lui gli fanno i dovuti complimenti. Entrambi i genitori di Cirillo si presentarono a Niccolò.<<Ben trovato! È un piacere fare la sua conoscenza. >>. Dice Gustavo il padre di Cirillo che veste un farsetto marrone, con aperture legate sul dietro e sulle maniche, brache di un color bruno con calze marrone e un berrettino floscio color caffè sulla lunga capigliatura. Stringendogli la mano. <<Emh! Benarrivato! Conte siamo commossi nel notare con quanta tenerezza si è preso cura del nostro figliolo. >>. <<Non preoccupatevi è un piacere potersi intrattenere con bambini così svegli e desiderosi di un sogno già a un’età così piccola. Non è bene spegnere l’entusiasmo, anche se si è ignari a quell’età dell’entità dell’argomento, non potevo fare altrimenti credetemi>>.<<Bene grazie ancora conte e buona permanenza a Statonia. >>. <<Si! La ringraziano infinitamente. Assicuriamo di venire a palazzo al più presto. >>. Risposero entrambi. <<Devo ringraziare voi per l’accoglienza e per aver tirato su un meraviglioso bimbo. Buona giornata. >>. <<Buona giornata a lei conte. Auspichiamo per lei una buona permanenza a Etruria. >>.<<Grazie >>. Niccolò contento di avere regalato la Xhonil a Cirillo sapendo che è in buone mani. Si presta da ultimo a raggiungere il Palazzo Orsini, inoltrandosi verso i cunicoli del borgo attraverso interminabili quartierini. Dove ampi cortei di case compatte e zigrinate sfoggiano numerosi infissi pullulanti di ricolmi cortili. Mentre i bambini corrono su e giù allegri e felici.
Il giovane finalmente sopraggiunge all’ingresso del Palazzo Orsini. Dove stupito, ammira da vicino l’antico raffinato portale ricco di merlature. Sulla sinistra del frontespizio un baluardo semiottagonale posato addosso alle mura domina la vista. Segue una scalinata pendente che si apre e lo porta dal cortile direttamente al piano elegante. Dove il sole con il suo riverbero ingentilito dal calare della sera, illumina gli interni del palazzo. Ed ecco l’ingresso al Palazzo dove lo stupendo pilastro esibisce decorato con eccellenza lo stemma della famiglia Orsini. Raffigura un orso con la testa di leone, che regala un sicuro impatto, mostrando ampiamente la fierezza dell’esemplare se pur scultorio. Due lucenti pilastri decorati con emblemi araldici s’impadroniscono dello sguardo. E sullo sfondo del cortile un delizioso portico decorato da colonne in stile ionico ne esalta la bellezza. Incontra due scalinate. Una conduce al Cassero e l’altra al cortile interno. Dove un meraviglioso pozzo esagonale finemente lavorato con lo stemma degli Orsini padroneggia fiero al suo centro e offre la sensazione di un incanto perduto. Sulla facciata del portale finemente lavorato in travertino decorazioni a rilievo pongono al centro due mani che tengono una collana spinosa. In quel momento al giovane Niccolò vengono in mente per un attimo, il piccolo Kakrer, Kruya e Jacko considerando a quanto sarebbero stati felici d’imbattersi in un castello così. Preso da un’emozione fortissima, inserisce Xaxat la chiave cardine. E come un prodigio riapre i battenti di un portale chiuso da molto tempo. L’apertura ha generato in prossimità dell’ingresso una maestosa nuvola aeriforme dai colori cinerei. E incredibilmente davanti a lui si presenta uno scenario singolare. Appare invero la parte interna del palazzo traboccare di un risoluto alone grigio e cupo. Insolita la sala dello studio che si mostra scuro e tetro. Forse in alcuni punti era affrescata qualcosa?  Tutto è così enigmatico e oscuro. Al suo centro c’è in apparenza quello che dovrebbe essere un bel camino. Mentre sul fronte sono scolpite, ma si leggono a mala pena delle iniziali. Si avvicina alla terrazza vista da fuori e nota se non altro che il panorama che si propone dinanzi è davvero emozionante. Infatti, la vastità delle terre che predominano la vallata si estende a vista d’occhio. Dando brio e allegria al territorio. Sfoggiando uno splendore di ricchezza naturale davvero lodevole. Lo stupore che rilascia il sole facendo capolino illuminando tale località, lussureggiante, da una sensazione di pace infinita. Nel palazzo però tutto appare in uno stato d’abbandono piuttosto in rovina, dove il declino ne marca fortemente il disuso. Il degrado degli arredi lascia un senso di malinconia. La loggia appare disadorna e abbandonata. La miriade di sale che a suo tempo avrà vantato di un sicuro lustro e splendore, ora purtroppo è permeata di un’aureola tetra e offuscata. Uno strato di ragnatele oscura tutto. Permeandolo di grigiore e silenziosità. Trasmettendo un senso di evanescenza. Se non fosse per la brezza che vi soffia all’interno per via delle correnti d’aria in quel punto, dove a Niccolò viene la pelle d’oca, si direbbe manchi il respiro. Tuttavia il giovane si addentra in quel castello che tetro e ingrigito per il trascorrere inesorabile del tempo è pur sempre il maniero a lui destinato. “Mah!” “ Un momento che cosa succede!” Esclama stupito Niccolò. Eccola di nuovo magicamente compare una splendida farfalla dorata. Mentre il giovane direbbe la stessa che passava attraverso le cavità nel sotterraneo della tomba di Sileno. In realtà è Auxyry bellissima e aggraziata. La farfallina piroetta imperturbabile volteggiando e sfarfallando qua e là come a battezzare tutta l’area del castello con il suo benvenuto. Evento reso possibile poiché chiaramente collegato al fatto che Aurinia la farfalla dorata sia ricomparsa a Etruria grazie a Cassiopea. Auxyry subito dopo il suo passaggio realizza con le ali un delicato e repentino tocco. Che libera uno scintillio evanescente e sberluccicoso. Mentre si diffonde una polverina rivestita d’oro con poteri prodigiosi straordinari. Subito dopo dà alla luce un esilarante sfarfallio. Che genera un carosello di piccoli effetti rilucenti in tutta la superficie del Palazzo. Tutto si apre a un nuovo risveglio. L’intera estensione della residenza signorile comincia a mutare. Non par vero. Gli arredi si rinfrescano di colori, forme e profumi. Tutto s’illumina. Qualsiasi cosa risplende. Si espandono chiarori in tutto il maniero che s’irradia al suo passaggio di grande splendore. Le storie affrescate alle pareti ora sfolgorano la loro bellezza sprigionando le sfumature. Fintanto che si nota che raccontano davvero gli avvenimenti di quella casata. Il giovane emozionato guarda stupito lo splendido luccichio e gli arredi che non mancano di riprendere vigore. Mostrandosi ora con una severa bellezza da lasciarlo stupito. Tutto sta rinascendo un'altra volta, il castello sfolgorando incredibilmente pare risvegliarsi da un lungo e sopito torpore.  La sala dello studio rinvigorisce. Mostrando il camino che vanta la sua eleganza rinnovata. Facendo risaltare le iniziali a intarsio degli Orsini dove si vede cesellato un orso. L’interno dell’ala quattrocentesca rivive magicamente in tutto il suo fulgore. <<Magnifico! Incredibile. >>. Afferma meravigliato il giovane. La terrazza sfoggia un rigenerato sfarzo rivelando decorazioni maestose. Tuttavia il prodigio più bello consiste nel fatto che si sta diffondendo in tutta l’area del castello una florida e rigogliosa esplosione di vegetazione di tutti i tipi. Le piante ravvivano e rallegrano la superficie del maniero con una giostra di colori colmandolo di profumi. Ghirlande di fiori sparse qua e là spiccano di candore. Colma l’aria della sua fragranza, l’inebriante gelsomino. Le rose ingentiliscono la terrazza e piante di vario tipo adornano qualsiasi superficie. In ogni dove nelle pareti vi sono piante o fiori. Sui corridoi, nelle scale, sulle colonne, nelle nicchie e sugli androni. Generando un trionfo d’armonia eccezionale. I passaggi interni ed esterni si riempiono di eleganza. E primeggia di fulgore il gran giardino naturale incuneato a decoro nell’ambientazione del castello. I lillà posti sopra gli archi e arcate interne ed esterne esplodono fiorenti svelando gusto e raffinatezza. Le piante ad alto fusto messe in vaso e poste agli angoli d’ogni accesso alle sale, denotano freschezza e delicata prova d’accoglienza. Le splendide orchidee che si manifestano seraficamente in tutta l’area lasciano incantati. E il tutto esalta piacevolmente lo sguardo dell’osservatore. E’ una meraviglia. Un trionfo. Un prodigio incantevole che lascia senza fiato. Un tripudio di magnificenza. Poi la farfalla dorata Auxyry in un giro vorticoso caracollando addosso a Niccolò si allontana, avvoltolata da un alone di sfolgorio evanescente e sberluccicoso, dileguandosi risolutivamente trasportata dalla brezza, non prima però di avere realizzato pregevolmente a palazzo altre sorprese per Niccolò.  Ed ecco che come d’incanto spuntano all’improvviso circa una cinquantina di persone fra ancelle, garzoni, aiutanti e domestici. Che come leste formichine si mettono all’opera per dare lustro attorno al maniero. Che si riempie all'istante di un gaio trambusto. Nelle sale. Nelle cucine. Nei magazzini. Fervono tenaci preparativi. E tutti si comportano come fosse la cosa più naturale al mondo. I cucinieri assieme al dispensiere e il cantiniere si occupano di fare scorta di cibi e bevande. Le cameriere riordinano le stanze. Gli addetti alle latrine puliscono. Splendide fanciulle sistemano le sale. I maniscalchi portano a termine le riparazioni. In breve un andirivieni di bella gente si muove vivace all’interno di quello che ora pare un lussureggiante palazzo. Tutto si è magicamente risvegliato. Così in un attimo, come se il tempo non si fosse mai fermato, in un seguito di rigenerazione sorprendente, i lavoranti e i garzoni vestono con sciolte tuniche strette in vita che arrivano fino a sotto il ginocchio, indumenti improntati a una certa semplicità probabilmente per la praticità nei movimenti. Tutti i domestici e i dipendenti del castello, in un tripudio di buon umore, sono volontariamente attivi e presi dall’arrivo delle merci per il banchetto che si terrà a breve. Rallegrandosi della sopraggiunta del conte Orsini. Come fossero ad attenderlo da molto tempo, pur sfoggiando una certa consuetudine. Eberardo il Castellano si presta subito a presentarsi come vicario e a rendersi disponibile, qualora il conte dovesse recarsi lontano. Garantendogli la piena fiducia sapendo il suo incarico molto ragguardevole. Il castellano è un personaggio singolare indossa una curiosa pastrana (zimarra) rossa scura con alti bordi verdi, lunga fino ai piedi da renderlo piuttosto buffo.<< Buon giorno conte io sono Eberardo castellano e vicario di palazzo. >>. <<Eberardo molto piacere. Mi affiderò a lei d’ora in poi grazie. >>. Rispose il giovane con garbo. Niccolò a questo punto vedendo che tutti agiscono al suo arrivo come fosse la cosa più naturale al mondo. Risponde serafico in merito alle loro testimonianze. <<Buon giorno conte è il tesoriere Elfisio che vi parla. >>. Si presenta illustrando la sicura situazione economica del castello. Indossa una lunga zimarra color castano. Porta i capelli che gli ricadono lateralmente sciolti e sul capo ha un baschetto marrone. <<Buon giorno Elfisio. Sono contento di quanto mi sta dicendo è un buon momento per il demanio allora?>>.<<Già! Il territorio si avvale d’illustri artigiani che sanno valorizzare le loro maestrie, di conseguenza tutti ne traggono benefici. >>.<<Bene!>>.Il giovane si sposta di poco e incrocia un altro dimorante. <<Buon giorno conte io sono Cassio il maggiordomo.  Sarà un onore per me servirla. >>. Dichiara Cassio il fidato e austero maggiordomo, ma allo stesso tempo amabile e sagace, garantendo al conte Niccolò la sua piena collaborazione, essendo addetto al controllo della servitù, alla distribuzione d’incarichi e al rifornimento di cibi e bevande. Non solo, il maggiordomo soprintende al risultato dai lavori domestici, dalla preparazione del banchetto, all’arrivo e l’accoglienza degli ospiti illustri. Ha capelli e barba brizzolata ben curati. Veste un farsetto verde scuro assai aderente e rigido, con una moltitudine di bottoni davanti, accollato al punto da dare l’impressione di sostenere il capo. Le attaccature delle maniche appaiono adornate con alette imbottite. Mentre la camicia si vede spuntare dall’alto del collo. E ha le brache nere particolarmente rigide. <<Grazie Cassio per la sua lodevole competenza. >>. Gli dice Niccolò stringendogli la mano. I dimoranti del castello si dispongono schierati in fila e man mano si presentano. Lo stesso Maggiordomo è lieto di presentargli il Diacono Agnolo che svolge i riti religiosi e il compito dello scrivere. Possiede una mole robusta e allo stesso tempo volitiva. Veste una lunga giornea bianca a larghe maniche con ampio bordo. Di cui sopra è posto un pastrano con cappuccio che avvolge tutta la persona color rosso con fini decorazioni bordate. << Questi è lo stimato Diacono Agnolo. >>. Dichiara Cassio.<<Ben trovato conte Niccolò. Auguro per lei giorni lieti a Statonia. >>. Si presenta il diacono. <<Molto piacere diacono Agnolo. La ringrazio per le sue premure. >>. <<Questo è il nostro illustre tebaldo, il maresciallo di scuderia.  Che veste un farsetto bruno rossiccio a lunghe falde pieghettate, dalle maniche con fenditure a palloncino fino al gomito e aderenti all’avambraccio, ha calzoni rigonfi con tagli e porta un mantello spavaldamente sulle spalle e indossa un copricapo floscio e inclinato con piuma.>>. Gli dice Cassio rivolgendosi con estrema cortesia.<<Benarrivato conte. >>. Pronuncia Tebaldo il maresciallo. <<Molto piacere Tebaldo. >>. Risponde Niccolò. A sua volta il maresciallo presenta al conte i gendarmi in servizio permanente che formano il corpo di guardia. <<Ben trovato conte Niccolò. >>. Pronunciano all’unisono auspicando una buona permanenza al conte, i gendarmi, rigorosamente vestiti con il costume variopinto con fenditure su tutta la superficie dell’abito, dalla quale si vedono le fodere di diversi colori, il farsetto ha la scollatura rotonda, mentre Il volume delle maniche è composto in vari piani e indossano un copricapo piatto inclinato con piume applicate. <<Sono lieto di salutarvi tutti. >>. Nuovamente Cassio fa gli onori di casa e segue alle presentazioni. <<Questo è Tarcisio illustre pittore di corte al quale devono a lui l’onore di avere realizzato meravigliose opere che ci appartengono di cui andiamo molto fieri. >>. <<Ben arrivato conte. Avrò il piacere alla fine di fargli il ritratto. La sua figura si presta a un’opera sicura. >>. Risponde Tarcisio simpatico e allo stesso tempo attraente. Mostra i baffi all’insù, un naso piuttosto pronunciato quasi alla Cyrano De Bergerac. Indossa un buffo cappello che scende morbido a baschetto. Un’insolita pastrana blu cobalto con bordi smorti. Mentre ogni tanto qualche macchia di colore diverso traspare sul tessuto lungo fino alle ginocchia. Veste una calzamaglia di due colori e a tracolla ha una sacca, dove probabilmente tiene i suoi più raffinati pennelli. <<Buon giorno Tarcisio sarà un onore per me poter posare per lei. Lo faremo al più presto con grande piacere. >>. Il Maggiordomo a questo punto spostandosi nel salone adiacente all’ingresso è lieto di presentare tutto il personale a Niccolò.<<Conte le presenta ora Egidio il cuoco. Rinomato per le sue arti nobili in cucina.>>.<<Buon giorno messere, sono a sua completa disposizione per deliziare il suo palato. >>. Si pronuncia il cuoco da gran simpaticone vigoroso con le guanciotte rosee. Due occhi verdi luminosi e una figura attraente allo stesso tempo. Indossa una lunga palandrana bianca con disegni a rilievo dorati. Ha capelli accuratamente raccolti sotto una calotta bianca ricadente con un lembo più lungo di lato, con gli stessi motivi della veste.<<Grazie! Molto piacere Egidio. Esprimo la mia riconoscenza fin da ora per le sue prelibatezze che non mancherò di assaggiare e celebrare. >>. A quanto pare aveva ragione Aurinia la gente del castello vedendo Niccolò lo avrebbe riconosciuto come conte. Rispettandolo e stimandolo come fosse la cosa più naturale al mondo. Sono tutti portati a essere ligi al dovere. Mentre lui si sente davvero lusingato e non vede l’ora di poterlo esprimere. Il maggiordomo gli presenta ora Teodorico l’assaggiatore il qual è tenuto ad assaggiare per primo tutte le portate per assicurarsi che non vi siano cibi avvelenati destinati ai nobili. <<Buon giorno conte è Teodorico l’assaggiatore. >>. << Molto piacere Teodorico buon giorno. >>. Ora gli presenta Basilio lo stalliere persona precisa nell’occuparsi delle scuderie e dei purosangue che li ritiene sue creature. Assieme ai paggi Dionisio, Germano e Protasio che gli danno una mano. <<Molto lieto. >>.  Sorride il giovane rispondendo a tutti loro con cortesia. Cassio ora gli presenta i sarti di corte. Nicodemo e Luigina che per eccesso pare abbiano molta considerazione in tutta Statonia grazie alla loro bravura. <<Molto piacere Nicodemo e complimenti Luigina per la straordinaria maestria. >>. Le dice il giovane notando la veste di pregio che stava realizzando. <<Grazie conte e ben arrivato. >>. Risposero felici entrambi.<<Conte ecco a voi Ermenegildo che si occupa del granaio >>. <<Ben arrivato conte piacere di conoscerla. >>. Dichiara Ermenegildo.<<Il piacere è mio Ermenegildo. >>. Cassio gli presenta Ferdinando il lavandaio che con solerzia rende attiva e impeccabile la lavanderia.<< lieto di essere al suo servizio conte. >>. <<Sono io a essere molto lieto di conoscerla Ferdinando. >>. <<Ho il piacere di presentare ora Galeno il medico di palazzo il quale si dimostra ogni volta risolutivo secondo la circostanza terapeutica elargendo il suo sapere in modo eccellente. >> Disse Cassio.<<Lieto di servirla conte piacere di conoscerla. >>. <<Molto piacere Galeno sono sicuro che il suo sia un lodevole impegno, un dono talentuoso quello che possiede direi. Solo per pochi. >>. <<Lei è troppo buono Conte buona permanenza a palazzo. >>. Gli disse il medico con stima. Cassio gli presenta Ugo il falegname affermato per la sua bravura nella lavorazione del legno. <<Buon giorno conte il suo arrivo ci riempie di gioia. >>. <<Molto piacere Ugo anche per me è una gioia essere qui. >>. Il maggiordomo scrupoloso continua la presentazione di altri rappresentanti del castello, dove per ognuno spende una parola di presentazione particolare.<<Questo è Gustavo il fabbroferraio il qual è contento di costruire e riparare attrezzi nel castello degli Orsini. >>. <<Buon giorno conte ben arrivato. >>. <<La ringrazio Gustavo il piacere è mio nel conoscerla. >>. <<Questo è Placido il tecnico-muratore che si occupa di tutte le riparazioni del castello. >>. <<Buon giorno conte. >>.<< Buon giorno a te molto piacere Placido. >>. <<Ebbene questo è Nestore il mastro d’armi. Competente artista nel fabbricare armi e riparare armature. >>. <<Buon giorno conte. >>.<< Nestore buon giorno a lei piacere di conoscerla. >>. <<Ecco Leopoldo mastro di caccia, vive la sua passione esclusivamente per curare e addestrare i cani a stanare la selvaggina. >>. <<Buona giornata a lei conte. >>.<< Lieto di conoscerla Leopoldo felice giornata. >>. <<Questi sono i nostri stimabili lavapiatti Pericle, Tarquinio e Demetrio che si compiacciono felici di lavorare alle sue dipendenze. >>. <<Molto lieto e vi sono grato per la vostra disponibilità. >>. Nobile e risoluto il maggiordomo gli presenta con orgoglio le ancelle: Brunilde, Ortensia, Cassandra, Dafne, Lucilla, Drusilla, Cecilia, Demetra, Aurora e Fabiana, Sabrina ed Elena. Le quali si avvicinano a Niccolò affaccendandosi con un rispettoso inchino.<<Sono onorato di fare la vostra conoscenza. Complimenti in fatto di bellezza devo dire che vantate di merito siete incantevoli. >>. <<Ben arrivato conte. >>. Replicano in coro. Cassio gli presenta ora Tiziana, Arianna, Adalgisa, Berenice e Flora. Sostenitrici in cucina che s’inchinano a sua volta. <<Buon giorno conte ben arrivato. >>. <<Molto piacere grazie per il vostro servigio e per il fascino che mostrate. >>. <<Questo è Sigfrido il domestico. Incaricato al corredo e alla preparazione della tavola per i ricevimenti. >>. <<Ben arrivato conte. >>. <<Molto piacere Sigfrido. >>. <<Questa è Isabella la domestica incaricata di smacchiare l’argenteria e garantire che ai banchetti l’argenteria sia perfetta. >>. <<Buon giorno conte. >>. <<Molto piacere Isabella. >>. <<Questo è Enrico il compositore di corte. Il quale ci delizia sempre con la celestiale arte sonora, regalandoci sinfonie meravigliose. >>. <<Ben arrivato conte piacere di conoscerla. >>. <<Il piacere è mio Enrico. >>. <<Carissimo Niccolò tutti loro si prestano con solerzia e fervore al vostro servigio augurandovi buona permanenza a Statonia. >> Disse infine il maggiordomo Cassio soddisfatto delle lodi che il giovane ha espresso per tutti loro. <<Grazie di cuore a tutti voi!>>. Rispose il giovane incantato da tanta cordialità. Come a essersi messi d’accordo, si smuove un grosso applauso, compiaciuti per il suo arrivo. <<Ben arrivato conte. >>.  Esplosero tutti in coro. Meravigliato e ancora frastornato. Niccolò si sente imbarazzato. Non sa cosa dire se non un grosso grazie a tutti per il momento. È incredibile sembra che lo conoscano da sempre. Tutti gli porgono i saluti con fervore e pare anche sappiano fare fronte ai loro impegni con ordine e consapevolezza. Fino al momento in cui un’ancella molto carina gli si avvicina porgendogli da bere.<<Buon giorno messere. Spero abbia fatto un viaggio sereno?>>. Pronuncia la giovane come fosse normale consuetudine.  <<Buongiorno a lei! Sì certo grazie. >>.<<Abbiamo preparato per lei un bagno ristoratore se vuole. >>. Aggiunge l’ancella. <<D’accordo accetto volentieri. >>. Si sta persuadendo che la sua presenza sia del tutto normale. La gente a palazzo non da cenno di stupore o meraviglia. Allora il giovane si lascia andare a quel sublime senso di agiatezza sfarzosa. Che al momento riempie lo spazio dei suoi pensieri. Tutto è perfetto e incantevole. S’inoltra quindi nella sala da bagno, dove una musica armoniosa e celestiale lo investe. Proveniente dalla sala delle sculture dove vi sono situati un clavicembalo e una straordinaria arpa. Una volta terminato di beneficio di quel bagno tonificante.  Si presta ad andare nel salone del ricevimento. Dove la tavola addobbata a festa in occasione del banchetto in suo onore è pronta a esaltare il momento. <<Messere ha ricevuto una missiva dai nobili del circondario. Per questo mi sono permessa per il suo arrivo d’invitare i Signori d’Etruria. E parte di loro è già ad attenderla nel salone dei dipinti. >>. Gli dice l’ancella con modi veramente gentili e lodevoli. <<D’accordo grazie. Sia gentile mi dica cortesemente il suo nome. >>. <<Il mio nome è Aurora mio signore. >>.<<Aurora grazie per la cordiale attenzione.>>.<<Dovere conte. Ah! Per di più vi avviso che al banchetto si mostreranno i delegati illustri di tutta Etruria. >>. <<Davvero? E sarebbe così gentile da dirmi a grandi linee di chi si tratta?>>. << Ebbene Ci sono figure rappresentative di Statonia. Alcuni provengono da Telamon. Altri da Cusium, da Vetluna, da Viterbo, altri ancora da Rusellae, Sorano, Suana, Caletra, Aurinia, Tarxuna, Pupluna e Velx. >>. <<Perdinciribacco! Sono in molti?>>. << Sì! E conferiranno con lei per informarla dello stato del paese. >> Pronunciò Aurora decisa e preparata. La voce soave della fanciulla delizia Niccolò. <<Grazie Aurora. >>. Ripeté lui con entusiasmo. Un girotondo di emozioni subentra fulmineo mentre tutto si svolge nell’arco di breve tempo. La sciarada comincia di sorpresa davanti al suo sguardo. Mentre lo sfarzo è davvero al culmine e nota con stupore, come tutto è spettacolare. <<Mah! Quest’ambiente è da fiaba. Una meraviglia!>>. Esclama. Nel frattempo il Maggiordomo Cassio comincia gli annunci degli ospiti in arrivo. I quali si presentano vestiti di tutto punto, accedendo al salone del banchetto discendendo la scala a tre gradoni ornata con decori a festa, deliziando il ricevimento in un tumulto di fulgore, scandito da un intercalare di armonia, colori, energia e profumi. Mentre il maggiordomo austero, diplomatico e sicuro. Si prodiga di volta in volta a dare al conte Orsini (poiché non li conosce ancora) un profilo dei nobili di Etruria. Il giovane Niccolò a ogni annuncio si sofferma ad ammirare la bellezza che li distingue. E gli abiti che indossano con interesse. Limitandosi a ossequiarli da lontano con un riverente inchino di benvenuto. Con voce ufficiale e rigorosa il maggiordomo comincia gli annunci.  

                            Capitolo diciassettesimo

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<<Vi presento la contessa Flavia e il conte Torquato della casa degli archi a Statonia. >>.

La contessa indossa un vestito verde a vita alta, con la scollatura quadra e le maniche a sbuffo e un ampio cappello piumato molto elegante. Mentre il conte Torquato invece veste una sorta di camiciotto in raso visibile al petto e ai polsi, dall’ampia scollatura da dove appare la camicia fine pieghettata e chiusa alla base del collo. Indossa calzoni attillati oltre i ginocchi con tagli longitudinali. Un’ampia cappa impellicciata le cui maniche a palloncino abbondanti rendono la sua figura già imponente ancora più notevole.

<<È una coppia armoniosa. Sebbene lei un pochino di aria da gran signora se la dia.>>. Asserì’ Cassio.<<Simpatici! Si!>>. Risponde il giovane.

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<< Appartenenti alla dinastia del Castello Ottieri di Sorano vi presento il barone Gianni e la baronessa Brigida. >>.

Lui veste una casacca rossa foderata con tessuto di colore contrastante marrone. Con ampia cimosa al collo e all’estremità delle maniche. Brache aderenti e di differente colore giallo-rosso. Porta un basco in testa e un collare prezioso.

<<Etruria benarrivata!>>. Esclama il barone rivolgendosi giocondo a tutti gli invitati.

<<È talmente simpatico da sprizzare di gioia. La sua allegria non manca di essere notata. A  dispetto degli invitati che placidi appaiono ammutoliti ma abituati alle sue uscite impetuose e così vivaci, portano senza indugio una ventata di allegria. Con cruccio a volte della stessa baronessa Brigida che pur volendo stare in disparte, l’ilarità dimostrata dal barone glielo impedisce. >>. Afferma Cassio.<<Davvero sembra simpatico. >>. Risponde il conte rivolto al maggiordomo. I due uomini rimangono stupiti ad ammirare la bellezza della baronessa Brigida, che si mostra soave, sfoggiando fili di perle e diadema sulla capigliatura, composta in una lunga coda ricadente sul dietro e trattenuta da una lista di velluto blu incrociato. Veste un abito a corpetto a spina di pesce a strisce colorate blu e nere alternate sul fondo giallo oro sull’ampia gonna. Osservandola ti fa distogliere comunque lo sguardo dal barone. Ampiamente fa capire, che l’amore fra due persone che scelgono di stare insieme. Ha confini ben più estesi rispetto a quanto uno si possa immaginare.

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<<Il duca Alfio e la duchessa Giada della Rocca di Sorano. >>.

Il duca Alfio indossa una cappa semicircolare blu. Dagli ampi bordi bianchi ricamati con fili d’oro che contrastano il colore. Veste brache aderenti e ha capelli lunghi, dove poggia un curioso baschetto. Invece lei indossa un abito rosso con ampie maniche. Si nota un eccesso di decorazioni sul petto che lasciano intravedere le incastonature di perle e pietre preziose, mentre le maniche divise a più piani terminano a imbuto, in più la sua figura appare rigorosamente impreziosita da un’acconciatura in pizzo e broccato d’oro. <<Pensi conte che è conosciuto nel circondario per essere un ottimo intenditore d’arte. Collezionista incallito di vere e proprie rarità. Mentre la duchessa è una dama cordiale, gentile e a modo, con una venerazione per la floricoltura, al punto tale da sfoggiare nella sua acconciatura fiori di rara bellezza. Vede conte?>>. Afferma Cassio. << Davvero Interessante e lei è deliziosa>>. Risponde Niccolò salutandola cordialmente dal vertice del salone.

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<<Vi presento la splendida marchesa Dorotea e il marchese Fiorenzo della Rocca di Telamon. >>.

Lui indossa una casacca in broccato rosso ricamato con bordi ampi. E un cappello a falde larghe con piuma. Mentre la marchesa veste in abito in broccato color blu. La cui ampiezza si accentua in un modo uniforme dall’alto in basso. Le aperture ai fianchi lasciano intravedere la veste di sotto e la sua figura graziosa e tondeggiante. <<Il marchese è conosciuto nel rione per essere un eccellente viticultore. È sempre alla ricerca di nuovi terreni per ampliare il suo già vasto territorio ricco di vigneti. >> . affermò Cassio. <<Invece la marchesa è stupenda. Incredibilmente vivace. Non manca mai di un sorriso e la sua gioiosità la estende a tutti. Pensi conte che ha una prole da invidia, ben quattro figli, un maschio e tre femmine. >>. <<Bene! Interessante e lei è davvero simpatica>>. Risponde il giovane.

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<< Ecco vi presento il barone Lapo e la Baronessa Giuditta del Castello della Badia a Velx. >>

Lui veste una casacca color bordò, foderata con tessuto di colore contrastante rosso, con ampio bordo al collo e all’estremità delle maniche. Veste brache aderenti e di differente colore bianco, rosso. Porta un copricapo floscio con piuma in testa e un collare prezioso. Mentre la baronessa dal naso adunco ben pronunciato, veste un abito di color verde con bordo giallo oro. Ha un diadema sulla capigliatura composta in una lunga treccia ricadente sul dietro e trattenuta da un nastro di seta verde. Mostra un evidente figura imponente vista la sua statura di un metro e ottanta circa. <<Il barone Lapo è noto per essere persona buona. Rispetto a tanta altra gente che vive alla borgata. Un po’ inerme forse all’altezzosità della moglie. Di cui si sa che l’abbia dovuta sposare per rappresentanza. >>. <<Che peccato sembra proprio una persona buona. >>.<<già >>.

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<<Vi presento il duca Annibale e la duchessa Priscilla del castello di Caletra>>.

Lui ha capelli biondi. E affascinante sguardo luminoso. Indossa una casacca senza maniche e con falde ricadenti posteriormente con pieghe regolari in vita serrata da una cintura. Brache di due colori.  Guanti e un ampio cappello. Lei ha capelli castani chiari, visino d’angelo, occhi verdi. Piccola ma ben proporzionata. Veste un abito di broccato rosa, la cui ampiezza si accentua uniformemente dall’alto in basso. All’estremità dei capelli le ciocche ricadono sciolte sopra un velo. Trattenuto sulla nuca da uno spillone gemmato. Mostra pregiati gioielli con perle incastonate alla sommità del capo e al collo. <<Sono una coppia splendida e felice. La bellezza di entrambi non passa inosservata. Si sono visti pensi per caso alle cascate del Gorello ad Aurinia e da lì un fulmine a ciel sereno si è impadronito dei loro cuori che li hanno visti convolare a nozze >>. Asserì Cassio.<<Sono davvero incantevoli. >>.

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<<Vi presento la contessa Elena e il conte Guglielmo del Castello di Capalbio. >>

Lui veste un farsetto castano, con fenditure allacciate sul dietro e sulle maniche, poi veste brache a motivi e colori diversi con calze variopinte e un berrettino floscio sulla lunga capigliatura. La contessa veste un abito color salmone con due aperture laterali allacciate di un tono arancione. Si nota la stoffa pregiata e profilata in oro.  Ha i cappelli raccolti con una reticella impreziosita con perle da renderla incantevole. <<Sono stimati nelle contrade perché hanno una bottega di tessuti. Di cui vanno molto orgogliosi per le pregiate stoffe che riescono ogni volta a realizzare. Sbalordendo i mercanti di ogni borgata. Inoltre si fanno voler bene da tutti quanti, dato che aiutano anche la gente meno abbiente. >>. Afferma Cassio.<<Bravi davvero. >>.

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<< Appartenenti alla dinastia del castello di Caletra vi presento la Baronessa Diletta e il barone Gregorio. >>. Lui veste una zimarra azzurra con il bordo inferiore ricamato in oro, poi una corta pellegrina blu con il bordo sfrangiato, un copricapo a falde larghe blu e stivaletti con la punta leggermente allungata. Lei indossa un’ampia veste arancio con i bordi di velluto. La scollatura squadrata dalla quale emerge la camicia bianca ricamata con fili d’oro. E i capelli sono raccolti in una reticella dorata che scende sul dietro. <<Sono appassionati di cavalli. Precisamente la loro scuderia vanta ben novanta esemplari unici, provenienti da tutto il globo. >>. Gli dice Cassio.<<Interessante devono essere esemplari magnifici. >>. <<Già splendide creature. >>.

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<< Mentre di Vetluna vi presento il marchese Nestore e la marchesa Teresa >>.

Lei indossa una veste gialla ampia con un alto bordo verde sfrangiato e ricamato d’oro. Porta i capelli finemente legati a una delicata reticella d’argento. Lui indossa un farsetto rosso scuro a scollatura rotonda. Con mantello marrone alle spalle. Il volume delle maniche è composto in vari piani e ha un cappello morbido a falde larghe con piuma. <<Sono rinomati e conosciuti come i migliori intagliatori. Realizzano una tipologia di lavorazione indiscutibile per la manifattura di pietre e materiali preziosi. Persone divertenti e portate al sorriso. Non abusano della ricchezza e si distinguono per elargire grosse somme di denaro ai bambini orfani, maltrattati o abbandonati. >>. Avvisa Cassio.<<lodevole >>.

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<<La duchessa Daria e il duca Egidio del castello di Triana. >>.

Lui veste con un farsetto a due colori arancio verdi con i bordi dorati. Brache variopinte. E come copricapo ha dei capelli posticci applicati per aumentare il volume di quelli naturali. Lei ha una veste in tessuto damasco celeste con ampia scollatura. Una deliziosa e delicata collana di perle le scende fino alla vita e l’acconciatura si mostra ricercata, è impreziosita con le stesse perle. <<pensi conte che la coppia è conosciuta per i mirabili giardini all’interno del loro castello e per le varietà di piante importate da ogni parte del globo. >>. Asserisce Cassio.<<Davvero mi piacerebbe vederli. >>. <<Si può fare conte basta che voi lo chiediate. >>.

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<<Il visconte Tiberio e la contessa Adelaide di Velx. >> .

Lei veste un abito di broccato verde e oro con piccoli sboffi decorativi alle maniche a palloncino. Pelle di zibellino alle spalle e mostra un incantevole monile prezioso al collo. Lui veste un abito di damasco argento. Con un’apertura dalla quale si vede il farsetto con maniche lunghe fino ai polsi. E decorato con sboffi e incastonature di pietre preziose. <<Sono persone abituate a stare alla ribalta per via dei progetti delle lavorazioni in alabastro. >>. Lo informa Cassio.<<Interessante notare come illustri signori bene, dispongano anche di buone attività da cui ne traggano soddisfazione e appagamento. >>.<<Già!>>.

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<<Vi presento la contessa Irene e il conte Falco del Castello Colonna di Vetluna. >>.

Il conte veste un farsetto nero. Brache a motivi di due colori. Calze multicolori e un baschetto morbido con piuma. Lei porta un abito color dorato. Con due aperture laterali allacciate. E i cappelli raccolti con una reticella ingioiellata con preziosi. <<La contessa è stimata per la peculiare dedizione a impartire lezioni sull’uso dell’ago e del telaio alle giovani dame del borgo. Le insegna a cantare, danzare a leggere e scrivere. Tutti gli insegnamenti hanno lo scopo di prepararle al matrimonio e a comparire esemplari nobildonne agli occhi della società bene. >>. Afferma Cassio.<<Davvero valente. >>.

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<< Mentre di Tarxuna vi presento il Marchese Denis e la marchesa Liliana >>.

Il Marchese indossa un farsetto verde decorato con fenditure trasversali. Mostra poi un copricapo piatto e inclinato con applicate le piume di struzzo. La Marchesa indossa una veste a vita alta, con ampia scollatura delimitata da una pettorina ricamata con fili d’oro. Le maniche a imbuto aderenti in alto e notevolmente ampie ai polsi dove si ripiegano gli ampi bordi. Mostra una preziosa collana e un’elegante acconciatura impreziosita da una cuffia a rete dorata. <<Sono famosi perché hanno prestigiosi laboratori per la concia delle pelli. E anche per la nomea di essere persone squisite. Pensi conte che ogni qualvolta li s’incontra, si trae beneficio al solo stare in loro compagnia. Hanno la battuta pronta in ogni occasione e il sorriso che predomina su tutti i fronti non manca di essere esibito. >>. dichiara Cassio.<<Si vede guardandoli negli occhi. >>. Asserisce il giovane.<<già >>.

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<<Vi presento il conte Tolomeo e la contessa Elisabetta di Popluna.>>.

<<Appartenenti alla dinastia del Castello di Popluna vi presento la contessa Elisabetta e il conte Tolomeo. >>. <<Sono stimati nei dintorni perché possiedono vari laboratori dove realizzano i migliori elmi di tutta Etruria. Allo stesso tempo perché sono veramente burloni. Anche se non lo fanno di proposito la loro goffaggine ogni volta, diverte moltissimo. >>. <<Davvero?>>. Difatti, appena fatto l’annuncio. Non par vero la contessa inciampa sul vestito giallo dalle aperture laterali legate. Accade che dai cappelli raccolti dalla reticella dorata ornata, si sfilano le perle, e una di queste caracolla a terra facendo incespicare il conte Tolomeo. Che rovinosamente si accascia ai piedi di Cassio il maggiordomo. Che prontissimo li aiuta a rialzarsi senza suscitare scalpore per l’accaduto. Rialzandosi lei esclama: <<Mi avevano parlato del fascino che avvalorava il maggiordomo Cassio. Bensì non credevo avesse il potere di far prostrare ai suoi piedi le persone in questo modo!>>. Cassio dal canto suo si limita a un sobrio sorriso sotto i baffi. Anche se sarebbe scoppiato in una risata non indifferente, ma la sua indole diplomatica glielo impedisce. Il conte Tolomeo è tipo veramente curioso dal naso pronunciato e lo sguardo buffo. Veste un farsetto nero con fenditure allacciate sul dietro e sulle maniche. Porta brache a motivi di due colori, calze panna e un berretto floscio con piuma sulla lunga capigliatura rossiccia. Il conte Tolomeo elargisce nell’immediato una simpatia squisita e di rimando dice rivolto alla contessa. <<Mia cara! Guarda che non è colpa del maggiordomo. È per via delle splendide dame che mi hanno fatto gli occhi dolci. Forse non te ne sei accorta?>>. E strizza l’occhio a una delle dame che compare davanti a lui. Elisabetta la contessa intuisce il giocoso scherno. Per coprire la caduta in maniera divertente e sta al gioco. <<D’accordo caro! Che ne dici se ora andiamo a occupare il nostro posto?>>. Domanda lei con un sorriso invitante e un’andatura resa curiosa apposta per ridare al momento il gusto divertente agli occhi degli astanti.<<Si cara. È meglio altrimenti non si sa mai, qualcuno potrebbe anche impadronirsene. >>. Afferma sorridendo prendendola a braccetto. <<Sciocco ti va sempre di scherzare. >>. <<Lo so cara. È la mia indole che vuoi farci!>>.<<Già!>>. Rispose lei con una nota d’ilarità. A quel punto tutti, compreso Niccolò sorrisero compiaciuti per la simpatia dimostrata dal conte Tolomeo e la contessa Elisabetta.

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<<Vi presento l’arciduca Menelao e la duchessa Benedetta di Villa Lante a Bagnaia a Castrum Viterbii. >>.

Lei veste un abito verde costituito da un corpetto aderente, con ampia scollatura, da cui è messa in mostra la camicia bianca a minutissime pieghe con sboffi ai gomiti rosa. E una notevole acconciatura con preziosi. Mentre lui veste un farsetto a lunghe falde pieghettate, dalle maniche con fenditure a palloncino fino al gomito e aderenti all’avambraccio, calzoni rigonfi con tagli e un Mantello portato sulle spalle e in testa un basco nero cadente con piuma.<<Sono eccellenti nel campo artistico. Possiedono prestigiose botteghe di decorazione. Dove illustri pittori occupano una posizione di rilievo. La duchessa inoltre persona avvenente e particolarmente incline alla sensibilità, assieme alle nobildonne della borgata si occupano di volontariato. >>.<<Molto piacevoli. >>.

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<<Vi presento il Visconte Alderico e la contessa Amanda di Velx. >>.

Lei veste un abito di broccato arancione e oro. Con piccoli sboffi decorativi alle maniche lunghe. Un’accurata acconciatura pregiata. E mostra un ornamento prezioso al collo. Lui veste un abito di damasco dorato con un’apertura. Dalla quale si vede il farsetto con maniche lunghe fino ai polsi e decorato con sboffi e incastonature di pietre preziose. <<Ebbene deve sapere che sono rinomati nella contea per essere i migliori scultori di bronzo del circondario. Realizzano opere di sicuro rilievo e ritenuti fedeli poiché persone disponibili e rispettose. >>. <<Bene sono felice di conoscerli. >>.


                                                        Capitolo diciottesimo

Niccolò non manca di stupirsi dinanzi a tanto fasto di abiti e gioielli riunitasi a palazzo Orsini in un carosello di eccellenze proprio per l’occasione. Notando che il défilé si mostra di confezione impeccabile. <<Grazie Cassio per il suo supporto. Mi ha fornito un luminoso profilo sui signori di Etruria. Mi è stato davvero di grande aiuto. >>. Gli dice Niccolò sicuro di avere avuto chiare delucidazioni in merito agli ospiti, che altrimenti non avrebbero avuto modo di sapere. <<È mio dovere conte. >>. Risponde Cassio dopo aver mostrato gli ospiti illustri. E a quel punto non meno importanti presenta il Giullare Pompeo di Statonia. I giocolieri. Gli acrobati. I buffoni e i menestrelli i quali si prodigano con maestria a intrattenere i nobili. I musici con Clavicembalo, Liuto, Flauto e Viola li cominciano a deliziare con soavi minuetti. Quand’ecco che Niccolò al centro della sala prende la parola. <<Benvenuti graditi ospiti! Ringrazio tutti per la cortese partecipazione. Sarò lieto di mettermi a disposizione per qualsiasi eventuale necessità. Confido in voi per la riuscita della serata. Divertitevi. Segneremo questo goliardico intervallo come svolta a un nuovo risorgimento>>. <<Si! Evviva! Grazie a voi Niccolò per essere qui. >>. Risposero tutti. In seguito Niccolò si presta volentieri a dar inizio alle danze. Mentre l’atmosfera favolosa domina la sala sulle note cadenzate di un rondò. Il ballo trasporta sia dame, sia cavalieri in una giostra di danze soavi e spensierate. Danzano felici e leggiadri nell’attesa che il banchetto ufficiale del conte Orsini abbia inizio. Nel salone dove si consumeranno i cibi che a detta di tutti. Saranno sublimi perché creati dal magistrale Egidio il cuoco. Precettore indiscusso dell’arte culinaria. Lo spettacolo scenografico della sala dei ricevimenti rapisce l’occhio dell’osservatore, il quale non può che rallegrarsi nel costatare che persino le pavimentazioni sono ricoperte di petali di fiori ed erbe aromatiche che ingentiliscono il tutto e che il pregiato tavolo gigante decorato in alabastro a forma ovale; presenta un’imponenza sconvolgente. L’illuminazione è garantita da lucerne che incredibilmente inclinano verso i commensali a un’altezza adeguata. Magistralmente elaborate di fine bellezza e ingegno. Realizzate in maniera tale che le giunture sembrino trasparenti. Poiché le vedono appese al muro. Bensì magicamente. Come avessero un supporto trasparente, si propendono eleganti e sinuose al centro del tavolo. E da candelabri che presentano una manifattura impeccabile con decori che decantano il blasone degli Orsini. Una sorta d’incanto si svincola dagli affreschi alle pareti. Poiché all’improvviso a seguito preciso comando di Cassio. Gli addetti al salone schiacciando delle levette dorate. Fanno sì che si srotolino panoramiche spettacolari a tre dimensioni. Come fossero apparati scenografici teatrali. Che raffigurano quanto di più bello può offrire il territorio. Con vedute di sorgenti, cascate, specchi d’acqua cristallini e le vallate della Maremma che vivida prorompe la sua sfarzosa rigogliosità, per finire al centro del salone con un tripudio a favore delle donne. Si mostra una sublime scenografia nella nicchia centrale. Custodisce un salto d’acqua eccezionale che termina sulla pavimentazione dove ad accoglierlo, vi è il pregiato bacino di cristallo-dorato a forma di farfalla. Che serba lo speciale dono per le dame all’interno, formato da u’incantevole bouquet di fiori avvolti pregevolmente da un nastro ricoperto d'oro. Alle finestre invece si sbrogliano straordinari rampicanti opalescenti. Mentre su di essi vi sono appollaiati i volatili più incantevoli si possano vedere. Che liberi e aggraziati diffondono il loro delicato ciangottio di benvenuto.  Con accorato stupore Niccolò osserva la travolgente tavola imbandita. Che si snoda virtuosa esibendo un decoro di suggestione inimmaginabile. La tavola adorna di splendore mostra la bianca tovaglia di lino. Ornata a strisce dorate con balze dai colori perlacei. Che raffinata concede un simposio d’armonia eccellente. In bella mostra si esibiscono delicati bicchieri in vetro di Murano. Vassoi d’argento dalla manifattura impeccabile. Piatti in maiolica d’argento cesellato con pietre preziose. Caraffe e bottiglie dal collo slanciato di vetro soffiato artigianalmente. Nel mezzo dell’imponente tavolo non mancano le preziose saliere. Invece servite in diverse ciotole, sfoggiano spezie e salse di tutti i colori e sapori. Poi cosparsi in tutta l’estensione delle tavole deliziosi petali di rosa, si riposano delicati e ornati a regola d’arte fiori e marzapane al centrotavola in un trionfo a effetto ornamentale davvero raffinato esaltato dalla briosità delle colorazioni e dagli amabili profumi. Invero il giovane percepisce una sollecitazione al naso di fragranze e buoni odori che esplodono improvvisi di mai sentiti così specifici, al punto da influenzargli positivamente lo stato d’animo incline al rilassamento. Il cuoco Egidio che appunto per reputazione è stimato e famoso come il più grande artista delle arti culinarie. Quel giorno ha superato se stesso. L’esperienza unita alla sapienza ha affinato le sue arti. Da farlo divenire sublime ed esclusivo nelle sue creazioni. Inoltre si dimostra abile nel far giungere i piatti in tavola nella giusta successione. In Egidio l’ardore dell’artista innato sopraggiunge quando inizia a disporre, comporre, creare e decorare. Dando vivacità e forza alle sue composizioni e portate. Ideando con ingegno nuove forme ogni volta che c’è un ricevimento. Sistema a regola d’arte pezzi tondi, quadrati, circolari e rettangolari. Sminuzza parti a schegge, sferiche, chiare o scure secondo la pietanza e del vassoio. Evidenziando con ingegno e ricercatezza qualsiasi particolare di ogni creazione. Guarnisce magistralmente i piatti con petali di rosa e violette per poi profumare e insaporire i cibi. Abbinando i colori alla perfezione. Proprio come la tavolozza di un pittore è predisposta per definire il quadro. Egidio dispone finemente i cibi sui piatti adoperando colori naturali, ottenuti con bietole, spinaci, basilico, prezzemolo, cannella, zafferano, uva passa, prugne e more. Con eleganza pone i dolci, i vini e gli intingoli con effetti e tinte da magnificare l’occhio dell’osservatore. Niccolò nota che il cuoco Egidio per dare l’effetto del bianco. Ha messo insieme riso, mandorle, carne di pollo e latte di capra. Ha usato il succo del legno di sandalo che rilascia una colorazione rosa antico, per rendere sublime la rappresentazione della portata del pesce. In seguito per accentuare la delicatezza delle portate dei volatili. Ha usato la radice d’alcanna, che rilascia una colorazione rossa luminosa che arriva al violaceo e al blu. Dando origine a vere e proprie opere d’arte. Che raffinate con novizia di particolari concedono uno straordinario effetto scenografico a tavola, sublimando i commensali, esaltandone tutti e cinque i sensi, vista, udito, olfatto, gusto e tatto. Egidio sa cogliere alla perfezione la sensibilità dell’uomo, conscio quindi di procurare piacere rendendo i sensi dell’olfatto e del gusto inscindibili. Ha poi composto vere opere scultorie, con arrosti, porchetta, anatra, lepre, pavoni, pernici, generando effetti a dir poco stupefacenti. I commensali a bocca aperta. Sono veramente stupiti nel notare con quanta grazia e maestria il cuoco usa gli elementi scenici. Guardando i menù di frutti di mare con scampi, asparagi, pasticcio d’ostrica e il pavone che domina il centro per i piatti d’uccellagione, sono per lo più estasiati al punto da formulare una richiesta. <<Conte Orsini dovrebbe dare in prestito anche a noi il vostro rinomato cuoco Egidio per le occasioni importanti. >>. Domanda il marchese Denis. <<Bisognerebbe chiederlo direttamente a lui. È libero di scegliere di fare una dimostrazione in altri palazzi. Anche se a dirla tutta non so se lui sia disposto a lasciare la sua amata Ortensia suo prezioso aiuto in cucina. >>. Rispose compiaciuto Niccolò. <<Grazie. Proveremo a chiedere a lui allora. >>. Replicò il marchese Denis. Mentre le dame non mancano di spendere una parola fra loro, in merito al fascino particolare che stilla il giovane conte Niccolò. Ed ecco che a ravvivare ulteriormente il simposio. Giungono inaspettate in una giostra di beltà le giovani ancelle. Che vantano uno splendore incantevole. Preparate a festa in onore dei commensali. Di fatto per l’occasione sfoggiano abiti dal colore bianco-rosato. Dotati di un delicato décolleté con rialzi sulle maniche a sbuffo.  In vita vestono una fascia di raso scarlatto. Portano i capelli raccolti a treccia con fili dorati che incorniciano il volto aggraziato. Che dona all’intera figura uno splendore indiscusso. Le ancelle adorabili e dotate di sicura grazia s’immettono nel salone dei ricevimenti trasportando ogni prelibatezza, in un turbinio di simpatia e luminosi sorrisi. Avanza per prima Brunilde. Poi subentra Cassandra. In seguito si accodano Dafne, Cecilia, Elena, Demetra, Fabiana, Sabrina, Tiziana, Arianna e Adalgisa. Fintanto che si prestano cortesi a servire garbatamente le pietanze ai commensali. Niccolò soddisfatto di questo connubio si alza e parla nuovamente. <<Propongo un brindisi a quest’incontro e al banchetto allestito e preparato dall’encomiabile Egidio. Mentre mi complimento oltre che con lui, anche con tutti gli altri aiutanti che hanno reso questo momento indimenticabile. >>. Brindano tutti assieme esclamando in coro “Viva”. <<Viva!>>. Replicarono tutti. Tra sorrisi galanti. Fugaci pettegolezzi. Conversazioni singolari. Dialoghi curiosi e intrattenimenti goliardici si consumano via, via le magistrali portate. Durante il tempo in cui gli astanti ne gradirono avidamente il sapore. Gustandone ogni minima porzione.  Intanto che velate note di melodia cortese, rallegrano l’udito. Il banchetto sta giungendo al termine e gli invitati ampliano la conversazione sulle condizioni di Etruria. <<Abbiamo giusto il tempo di gustare il dolce e ultimare il nostro discorso conte Niccolò. Affinché si possa tornare presto alle nostre dimore prima che imperversa il brutto tempo. È meglio prevenirlo. >>. Espose il marchese Denis.<<Sì! Giustamente prosegua pure!>>. Replicò Niccolò<<Ebbene! Ho gradito moltissimo questo delizioso banchetto. Senza escludere la bravura dei musici, degli intrattenitori e anch’io mi unisco alla lista di chi fa i complimenti a Egidio. Aggiungo solo che per ora l’inquietudine che ci tormenta è legata alle insidie che adombrano Etruria. >>. << Dite marchese a cosa vi riferite?>>. chiese Niccolò.<<Ebbene purtroppo alcune presenze del tutto singolari mettono in discussione la serenità dei borghi. >>.<<Capisco!>>.<<Sta a lei ora conte porre attenzione affinché questa serenità si conservi. >>. <<Si certo farò del mio meglio. >>. <<Abbiamo saputo che gli animi della gente stanno iniziando a vacillare e a preoccuparsi per il futuro dei loro figli!>> afferma Alderico il visconte. <<Non potete nemmeno accennarmi di che tipo di presenze si tratti?>>. chiede Niccolò. Sapendo in realtà che forse gli ospiti si riferivano a Zorhobos. <<Ecco! Sappiamo a grandi linee che una forza oscura minaccia la tranquillità d’Etruria.  Non ne conosciamo per nulla la fonte né l’aspetto. >>. Dà risposta il Visconte Alderico di Velx.<<Abbiamo appreso solo che tale presenza è legata alle acque benefiche d’Aurinia. Che si può risvegliare da un momento all’altro. E che è chiamato “lo Spirito delle Influenze Negative”>>. dichiarò il visconte Alderico. <<Ho capito! Deve trattarsi sicuramente di Zorhobos!>>. Afferma il giovane. <<Zorhobos?>>. Chiedono insieme.

<<Si! È un individuo singolare. Il suo corpo si mostra per metà umano e l’altra di ghiaccio.  Mostrando un’altezza di circa due metri!>> asserì Niccolò. <<Sì! Sì può essere che sia questo l’elemento. >>. Risposero tutti. <<D’accordo carissimi farò attenzione. In modo particolare a quanto accade a Etruria per salvaguardare la serenità. Nel frattempo vi auguro di cuore una felice vita. >>. <<Anche a lei conte. >>. Il ricevimento si è concluso all’insegna del buon umore. Circondato dalla sana compagnia degli ospiti, che amanti della buona cucina hanno approfittato per far conoscenza del conte Niccolò, della quale pare attendessero vivamente l’apparizione, dopo aver sorseggiato acqua di rose e liquore aromatizzato con garofani. Al momento del commiato Niccolò gratifica i suoi ospiti con piccoli doni. Mentre l’ancella Aurora con solerte gentilezza, si presta a porli agli invitati salutandoli con grazia. Distribuendo balsami. Oli ed essenze profumate e preziosi bouquet in ricordo del banchetto. <<Bene signori miei. Siamo giunti al termine di questo delizioso ricevimento in onore della mia venuta a Palazzo. Vi ringrazio di aver preso parte a quest’accoglienza, che si è dimostrata calorosa. Spero di portare avanti quanto di più conveniente per riconoscere e fronteggiare questa presenza oscura che incombe su Etruria. >>. <<La ringraziamo anche noi moltissimo. Per ora conte la salutiamo augurandogli una buona permanenza a Statonia. >>. Risposero gli invitati. Per ultima Aurora saluta caramente Lapo il barone. Mentre lo stesso si congratula con lei apertamente per le doti acquisite e la serenità ritrovata. E la saluta brevemente. Poiché sa dell’occhio vigile e geloso della Baronessa Giuditta. <<Arrivederci grazie a voi>>. risponde compiaciuto di averli avuti al ricevimento.  Più tardi sul far della sera dopo essersi congedato dagli ospiti il giovane Niccolò, si reca alle scuderie. Nel luogo in cui sa esserci Basilio lo stalliere. Decide di osservare meglio i cavalli per scegliere quello che sarebbe andato bene per lui, per riportare a Terenzio il purosangue gentilmente prestatagli per recarsi a palazzo. <<Buona sera Basilio. >>. <<Buona sera conte giacché è qui mi permetta di dirgli una cosa?>>. gli chiede piuttosto ansioso. <<Sì certo dite!>>. Si ferma appoggiandosi di fronte all’ingresso della scuderia. <<Ecco! Volevo informarla sul fatto che ho incontrato una persona alquanto sinistra aggirarsi per il borgo che non m’ispira per niente. >>. <<A sì? Esattamente verso quale luogo o dove si aggirava?>>. Gli chiede piuttosto preoccupato. <<L’ho visto inoltrarsi nei sotterranei del castello. >>. <<Ops! Caspiterina! Grazie Basilio. Vada pure a dormire darò io un’occhiata non si tormenti. >>. <<D’accordo grazie conte. >>. Alquanto impensierito che possa già trattarsi dello spirito delle influenze negative. Si spinge subito a cercare di capire quale entità possa essere. In realtà c’è davvero una presenza sinistra che si aggira per il borgo. Che si nasconde nei sotterranei non appena pensa d’essere vista.  Non si sa ancora a chi appartenga. Pare sia la figura di un uomo di media statura con una veste semplice. Un mantello che lo avvolge completamente e una maschera che gli copre l’intero volto. L’uomo che di nome fa Agenore in verità si sente una minaccia perché non sa cosa stia accadendo. Un giorno espresse il desiderio di possedere un terreno appartenuto a un suo conterraneo. E da lì successe una cosa stranissima. Gli si è completamente congelata la mano destra. E il brutto è che come si avvicina a toccare qualcosa con la stessa. Questa immediatamente si congela. La moglie e i tre figli non si danno pace. Non capiscono come mai il loro padre se ne sia andato così all’improvviso. L’uomo non riesce a parlare con nessuno di questo fatto. Perché si vergogna. Di conseguenza si nasconde, indugiando esterrefatto dal susseguirsi degli eventi, o meglio attribuendo tale opera agli spiriti malevoli. Niccolò segue l’itinerario indicato da Basilio e vanno avanti lungo i sotterranei del castello. S’introduce circospetto, mentre prosegue nei vicoli dove all’improvviso. Sente un vertiginoso colpo d’aria, talmente forte da farlo spostare di qualche centimetro. Prosegue e vede lo spostarsi in tutta velocità di una presenza. Che si dirige verso un cunicolo ben nascosto. E fa in tempo a vedere un lembo di tessuto che sembra un mantello. Il giovane finalmente inoltrandosi a ridosso di una parete riesce a vederlo. Non ne ha timore perché guardandolo negli occhi, vede che si tratta di una brava persona. Sa che deve fare qualcosa per quest’uomo. Che pare si sottragga alla vista degli altri più che altro per paura.  <<Buona sera. Buon uomo che cosa vi succede?>>. chiede amabile Niccolò. <<Andate via ve ne prego!>>. risponde accigliato l’uomo. <<No! Non me ne vado se prima non mi avete detto cosa succede!>>. Esclama. <<Andatevene vi scongiuro! Non ho bisogno di nessuno!Lasciatemi in pace!>>. Reagisce scontroso ma più che altro spaventato. <<Non sono abituato a lasciare in difficoltà persone che necessitano d’aiuto, voi di sicuro in questo momento ne avete bisogno. >>. <<Lei chi è? E posso sapere come mai v’interessate a me?>> domanda perplesso. << Sono Niccolò conte Orsini di Statonia. E per mia fortuna ho la sensibilità di percepire gli animi in difficoltà. Di cui mi posso fidare al punto da volerli aiutare. Non è mia intenzione farvi alcun male. Cercate di fidarvi. Può darsi che sia la persona più adatta per aiutarvi in questo momento. >>. A quel punto vista l’insistenza del conte, Agenore prudentemente esce dall’insenatura che lo proteggeva da sguardi altrui, tenendo la mano ben nascosta dentro il mantello all’altezza della vita. <<Buona sera conte Orsini. Ehm! Bè! Io ecco… io sono Agenore il maniscalco. >>. <<Agenore buona sera a lei. Ora mi dica! Per quale ragione fugge a quel modo?>>. <<Vede conte. Mi è successa una cosa incredibile. Guardi? Guardi la mia mano!>>. Afferma angustiato Agenore. <<Ops! Sì! La vedo e allora? Non mi pare che ci sia qualcosa che non vada?>>. risponde senza aver guardato accuratamente. <<Non vede? È completamente congelata!>>. <<Ops!Perdinci e ribacco! È vero! Come mai? Mi dica ma, lei sta bene? Sente dolore? Freddo?>>. <<No! No! Non sento freddo. Io sto bene. Almeno per ora non sento alcun dolore. Solo che appena tocco qualcosa con questa mano.  La stessa la trasforma in ghiaccio. >>. <<Ops! Capisco. Incredibile!>>. <<Vede conte! Non capisco come sia potuto succedere? Soprattutto non posso farci nulla per evitarlo!>>.  Sostiene l’uomo corrucciando la fronte. <<È davvero raccapricciante!>>. Esclama Niccolò.

<<Non potevo rimanere a casa e farmi vedere in questo stato dai miei figli. Lo capisce. Conferma Agenore.<<Accidenti! Bensì Agenore non sa dirmi almeno quando si è verificata tale trasformazione?>>. <<L’unica cosa che mi viene in mente è che l’altro giorno stavo considerando un terreno così bello al punto da desiderarlo a tutti i costi. E da lì è cambiato tutto. >>. <<Ora capisco. È sicuramente opera di Zorhobos. >>. <<Zorhobos? Di che cosa sta parlando conte?>>. chiede confuso e avvilito sincerandosi sull’individuo menzionato dal conte. <<Vede Agenore Zorhobos e lo spirito delle influenze negative, approfitta anche di un solo vacillare di qualsiasi persona che abbia pensieri avversi, per impadronirsi della sua anima e farlo suo seguace. E in seguito reclutare quante più anime possibili affinché divenga unico detentore del regno di Etruria. >>. <<Capisco!  Ho smosso la sua sete di potere?>>. <<Esattamente! Purtroppo senza volerlo si! Agenore lei mi deve promettere una cosa?>> gli chiede Niccolò.<<Si mi dica!>>. << Mi prometta che non avrà nessun altro tipo di pensiero malevolo. Piuttosto che d’invidia. Gelosia. O simili.  Altrimenti Zorhobos sarà così abile nell’impossessarsi completamente del suo cuore. Che lei nemmeno avrà il tempo di accorgersene. La prego lo prometta!>>. supplicò il giovane. <<Emh! E va bene!  Sì lo prometto.  Come faccio? Questo vuol dire che dovrò stare recluso qui per giorni?>>. Domandò rammaricato. <<Già purtroppo è così. Provvederò io stesso a portargli il necessario per sopravvivere. Nel frattempo sarà mia premura andare a casa sua per avvisare la moglie. Dirò che lei ha bisogno di almeno tre giorni per riprendersi e poi tornerà a casa. >>. <<D’accordo! Grazie!>>. << Nell’attesa non deve farsi vedere da altri perché potrebbe suggestionare e persuadere anche loro. Ecco perché è importante che lei stia qui. Io lo aiuterò. >>. Conferma Niccolò. <<La ringrazio conte. A questo punto sono nelle sue mani. Non ci tengo proprio a farmi circuire dallo spirito delle influenze negative. >>. <<Bene! Non succederà. Vedrà che se mi ascolta non subentrerà nessuno spirito delle influenze negative>> gli ripete cercando di rincuorarlo. <<D’accordo allora ci vedremo domani. >>.Nel frattempo alle cascate di Gorello una lacrima impercettibile di ghiaccio. Si è introdotta in un piccolo punto a ridosso di una pietra, poco distante dall’ultima scalinata della piscina naturale Aurinia. Niccolò tornando al castello si vede riconoscente a passare nella casa del maniscalco. Per avvisare la moglie delle vicende che implicano al momento suo marito. Ed è trattenuto fuori di casa. Albina con una gentilezza estrema e con molta comprensione ringrazia il conte, porgendogli i vestiti e un fagotto con dentro qualcosa da mangiare da portare a suo marito. <<Grazie allora mi raccomando stia tranquilla. >>. <<Grazie a lei per tutto quello che sta facendo>>. rispose serena Albina. <<Dove avete messo mio papà?>>. Esplode Severino il più piccolo dei figli del maniscalco. <<Ops! Piccolo ciao! Ecco. Il tuo papà arriverà presto non preoccuparti. <<Io si che mi preoccupo!>>.  Afferma deciso Severino.<<Lo so! Lo so! Allora … ehm! Vediamo Considera che sia fuori al momento per un incarico importante d’accordo.>>.<<Emh! D’accordo se lo dite voi, ci credo conte>>. Gli dice salutando il bambino. Scompigliandogli i capelli rassicurandolo. Rientrando a Palazzo Niccolò rivolge lo sguardo ai colori del crepuscolo. Che sparge pennellate di lustrini aranciati, gialli ramati e bianchi luminosi, dipingendo uno scenario incantevole. Fino al momento in cui il sorvolare al suo cospetto degli imperatori del cielo a seguito volteggi mirabolanti e vigorose planate, evidenzia ed esalta il suo splendore. I gendarmi di guardia al castello si vedono arrivare il conte e premurosi lo salutano. <<Buona notte a voi conte. >>. <<Anche a voi buona notte. >>. Tuttavia prima di coricarsi Niccolò si reca alla terrazza. Dove può vedere tutta la vallata e ammirare il paesaggio. Ed è proprio in quell’istante che si accorge di un brillantino, un piccolissimo diamantino di cristallo che sberluccica in un punto preciso della valle a ridosso di una pietra, poco distante dall’ultima scalinata della piscina naturale Aurinia alle cascate Gorello. E quel diamantino sprigiona fasci di luce luminosi a intermittenza.  “Che cosa può essere?” Si chiede.  “Domani all’alba andrò a controllare di cosa si tratta.” Nel frattempo Aurora come ogni sera gli porta l’acqua fresca per la notte. <<Ecco a voi la brocca dell’acqua, vi auguro una buona e serena notte signore. >>. << Buona notte a lei Aurora grazie. Ah! Mi permetta di dirle ancora una cosa?>>. << Certo! Mi dica?>>. <<Ho un impegno domani che è meglio svolgere di primo mattino.  Gentilmente la pregherei di svegliarmi presto. >>. <<Si! Va bene la sveglierò all’alba non si preoccupi. Mi devo destare presto anch’io. >>. <<Per quale motivo così presto?>>. <<Bè! Ci sono da preparare le varie stanze all’occorrenza degli ospiti in arrivo per il ricevimento. >>. <<Abbiamo un altro ricevimento?>>. <<Sì conte. Sarà la giornata dei giochi. in occasione del “Festival dei covoni” poiché cade l’equinozio di primavera. >>. <<E dove si svolge?>>. <<Vede la torciata coincide con la festa di San Giuseppe e la gente si snoda proprio lungo la via cava che vanta lo stesso nome del santo. E con torce e fiaccole si dirigono attraverso la strada lastricata giungendo infine al castello. <<Sul serio? Che meraviglia! E quali invitati ci sono questa volta?>>. Domanda incuriosito. <<In quest’occasione normalmente s’invitano molte presone, di diverse fasce sociali e differenti ranghi, come i gendarmi non di guardia, le sarte, il cuoco, le contesse, i fabbri ferrai, i cartai, i dignitari, le dame, i nobili, i contadini. Insomma il borgo di Statonia si riveste a festa. Per celebrare questo ringraziamento dove tutti sono invitati alla fortezza. >>. <<Ah! Magnifico! D’accordo! E come si svolge quest’evento?>>. <<Beh! Vede conte oltre alla fiaccolata ci saranno più che altro giochi. <<Che tipo di giochi si faranno sono curioso?>>. << Ci sarà il salto con l’asta. La tragitto con le maschere. La corsa con i bastoni e altre fantasie goliardiche simili. >>. <<Che bello! E mi dica. In cosa consiste la corsa con i bastoni?>>. <<Ah! È una specie di staffetta. Ognuno dopo avere iniziato, cede il bastone al compagno successivo e così via fino al traguardo. >>. <<Ho capito! Bello. >>. <<Durante lo svolgimento del festival interverranno anche i giullari ad allietare di sorrisi. Attesi dai bambini che spesso gli corre incontro, una vera e propria giornata all’insegna della spensieratezza improntata sui divertimenti insomma?>>. <<Si! Certamente!>>. <<Complimenti! Un modo per rallegrare il cuore?>>. <<Appunto! Durante il tempo in cui ci sarà il gioco della Truia. Quello della lippa e altri divertenti svaghi. >>. <<Della lippa?>>. chiede il giovane. <<Si! Quel gioco che si fa’ con un bastone appoggiato a terra. E in seguito si percuote sull’estremità con un legno più lungo. Per poi colpirlo in aria gettandolo il più lontano possibile. >>. <<Ah! Capito! Divertente. >>. <<Poi eseguiranno il salto in lungo. Il lancio del giavellotto. Il combattimento a mani nude e per ultimo disputerà l’incontro di giostra con la spada. >>. <<Bello m’incuriosisce il gioco della truia non l’ho mai sentito. Di che cosa si tratta?>>. <<È un incontro fra due cavalieri. La gara si svolge con una corsa a cavallo spostandosi all’interno di un labirinto. Dove i concorrenti devono sapersi districare al suo groviglio e uscirne indenni. Vince, infatti, chi per primo esce con ancora ringuainata la sua spada. >>. <<Divertente si! E in occasione della festa vi partecipa tutto il borgo ogni volta?>>. <<Sì certamente vi partecipa conte e con grand’entusiasmo addirittura. Poiché la proverbiale torciata ha albori smarriti nel crepuscolo dell’epoca. E ogni anno all’equinozio di primavera. Si evoca di nuovo la leggenda propiziatrice. >>. <<interessante >>. <<Inoltre la torciata in se ha radici molto antiche. Infatti, il popolo Etrusco festeggiava il rito del “seme interrato”. Emblema vitale. E Proprio in occasione di questa festività. Erano appiccati enormi fuochi. Ecco perché a conclusione di serata si va dove è allestito il falò e stretti tutt’attorno alla pira si ringrazia con canti e balli. >>. <<Davvero Fantastico! Bene! Direi che è giunta l’ora di congedarci cara. Allora conto su di lei per la sveglia domattina. Buona notte Aurora. Grazie per la sua cordiale premura. >>. <<Si! Si! Non si preoccupi. Buona notte conte riposi bene >> risponde lei con una vocina gradevole. <<Anche lei riposi bene. Grazie ancora Aurora. >>. Quella sera Niccolò andò a letto con un sogno nel cuore. Vale a dire quello di riuscire a difendere Etruria al meglio e per quanto l’era possibile. Quella meravigliosa realtà arcaica e affascinante l’ha trattenuto senza respiro sino a quel momento entusiasmandolo al punto da immedesimarsi a pieno. Prendendone parte vividamente come fosse la cosa più normale al mondo. Quand’ecco che alle prime luci del giorno, dove l’azzurro imperversa tenace nel cielo. La luce energica entra spavalda attraverso gli infissi del palazzo Orsini. Mentre i tendaggi prontamente spalancati da Aurora mostrano in tutta la sua radiosa bellezza. La tenuta che si apre a una giornata all’insegna del bel tempo. Invece l’albore del mattino ha colorazioni che toccano le sfumature turchine. Mentre fiere le nuvole marmoree si dileguano man mano che s’introduce il sovrano con i suoi sfolgorii. La fragrante colazione portata dall’ancella. Si mescola al profumo dei fiori posti nel vassoio. Con un impeto tale che inebria il giovane invogliandolo ad alzarsi solerte.  <<Buon giorno Aurora. Grazie. Sia per la sveglia, sia per la colazione mirabile. Che sia amabile per te questa giornata. Poiché così presto già al lavoro. >>. <<Ben svegliato conte. Auguro anche a lei una felice giornata. >>. Dopo i convenevoli mattutini con i domestici, Niccolò si reca alle scuderie, dove incontra Basilio e gli stringe la mano felice di vederlo a quell’ora. Si fa sellare il cavallo affinché possa andare nei paraggi della contea e lo saluta augurandogli buon lavoro. Basilio non manca di chiedergli com’è andata nei sotterranei. <<Ah! Conte mi dica?  Com’è andata poi ieri sera nei sotterranei?>>. <<Oh! Bene Basilio non si preoccupi. Quel fuggitivo è persona fidata. Ah! Senta, mi deve fare una cortesia. >>. <<Si mi dica conte. >>. <<Porti gentilmente lo stallone bruno a Terenzio al paese.  E lo ringrazi da parte mia per avermelo prestato. Ah! E non dimentichi d includere una bottiglia di quell’ottimo vino del bottaio Pilade. >>. <<D’accordo lo consideri già fatto mi farò accompagnare da Germano per tornare poi indietro. Buona giornata conte. >>. <<Grazie infinite Basilio. Buona giornata anche a te. >> Gli dice facendo inchino col capo. In groppa al suo destriero risale le strette d’Albegna per raggiungere il canyon. Prova delle sensazioni bellissime. Al punto che gli sembrano zone Americane viste attraverso i libri che mostrano fotografie del canyon che imponente domina il paesaggio. Passa in seguito attraverso il cavone. Un sentiero completamente scavato nel tufo che unisce Suana e Statonia. Dove nota l’olivone. Che la gente del posto dice essere vecchio più di 2000 anni e alto più di 20 metri. Stupendo. Torna poi nel luogo, dove la sera prima si era accorta di una lacrima di brillantino che si mostrava alla cascata del Gorello ad Aurinia. Si avvicina lega il cavallo a un ramo di un albero. E si mette a cercare nel punto in cui è sicuro di avere visto quel riverbero strano. In realtà si accorge di un particolare piuttosto bizzarro. Una perla trasparente incastonata alla roccia. Sembra un cristallo. Un prezioso. Lo tocca e capisce che è proprio di ghiaccio. La cosa è strana! Si domanda come possa sopravvivere un frammento di ghiaccio a una temperatura di 37° rilasciata dalla sorgente. Incredibile se lo spiega forse solo attraverso la versione datagli da Aurinia in merito a Zorhobos. Che lentamente tende a tramutare tutto di ghiaccio. Realtà oggettiva che certamente spera non succeda così presto. Dopo aver appurato l’esistenza di quell’entità così stramba. Torna indietro e si reca direttamente nel sotterraneo, dove si trova Agenore il maniscalco. Che appena lo vede gli va incontro preoccupato. <<Guardi? Guardi il mio braccio conte vede? È completamente di ghiaccio. >>. <<No! Oh! Agenore. Non è possibile! Com’è potuto accadere? Mah! Mi dica con sincerità, ha pensato a qualche cosa di cui poteva fare a meno. Tipo che so all’invidia, all’odio, alla gelosia, al potere?>>. <<No! Almeno non mi sembra! Ho solo pensato che uscito da quest’incubo, farò erigere un muro imponente nella mia terra. In maniera che nessuno possa vedere oltre la mia proprietà. >>. <<Ecco! Lo vede? Anche questo particolare può avere scatenato un atteggiamento volto al malanimo. E Zorhobos prontamente ne approfitta per renderla sempre più pieghevole al suo volere. >>. <<Mah! No! Non è possibile!>>. Esclama Agenore. <<A quanto pare sì!  Forse l’orgoglio. Mah! In ogni caso gli fa male il braccio?>>. <<No! No! Per ora no>>. <<Ecco! Ho portato da mangiare. Dei vestiti. Una coperta per la notte con gli auguri di sua moglie. Ora la saluto. Mi raccomando non pensi a nulla. Cerchi di rilassarsi, dorma, altrimenti per lei è finita. Tornerò al più presto lo prometto. >> Confermò con gentilezza Niccolò.<<D’accordo! Grazie conte si farà del mio meglio per non pensare. E questa notte di dormire. >>. <<Bene! Mi raccomando confido in voi. >>. <<Va bene. >>. Sulla via del ritorno nota lo sfolgorio trepidante che si è generato al borgo. È in atto un allegro carosello di rappresentazioni, dove colori a festa sfoggiano in ogni dove, un’esplosione di bandiere colorate da sfarzo di se lungo il viale, mentre i festoni adornano le osterie.  Le botteghe si pavoneggiano concedono ai loro invitati una fresca immagine per gozzovigliare a gradimento durante il transito. Il profumo di spezie rilascia un aroma fragrante. Mentre gli osti sono indaffarati a rifocillare i viandanti con piatti tipici dal sapore deciso. Sulla via principale del borgo il giovane Niccolò incontra una damigella. Che indossa una sopraveste color ocra, con corpetto attillato in vita e la gonna ampia di pieghe, mentre la veste sottostante è in damasco con lievi bordi in fondo. Con una lunga e fluente capigliatura legata a treccia sul dietro. La dama è in procinto di piangere e passeggia con aria funesta lungo la strada che porta alla fortezza. A quel punto con estrema gentilezza Niccolò si avvicina e le parla. <<Buon giorno a voi gentildonna, mi permette di chiederle come mai sospese lacrime bagnano il suo grazioso viso?>>. <<Buon giorno! Mah! Mi scusi io di solito non parlo con gli sconosciuti. >>. <<Ah! Già! Dimenticavo che maleducato. Mi presento. Sono Niccolò conte Orsini di Statonia per servirla. >>. <<Ah! È lei il conte Orsini?>>. gli risponde lei avendo sentito voci che annunciavano la sua venuta a Statonia. E dal resoconto che le aveva fatto sua madre in merito al conte. <<Si! Sono io. >>. <<Io per servirla conte. Ehm!  Agata la figlia di Agenore il maniscalco. >>. <<Ah! Buon giorno. Allora sta piangendo per suo padre?>> gli chiede con un tono amorevole. <<Si! Sono già trascorsi due giorni da quando se n’è andato da casa. E nonostante lei abbia rincuorato mia madre. Siamo ugualmente preoccupati. >>. <<Ascolti Agata. Io sono sempre in contatto con suo padre e le garantisco che sta bene. Ancora un po’ di tempo e tornerà a casa vedrà. >>. <<Davvero? Lei dice?>>. domanda quasi persuasa. <<Sì! Ne sono certo vedrà. >>. <<D’accordo Ma mi dica conte è sicuro che stia bene e come mai è lontano di casa senza darci alcuna spiegazione?>>. <<Sì! Sì Sta bene. Al momento però non si può dire nulla.  Tuttavia l’ho detto sta bene. Credo non debba preoccuparsi oltre il dovuto. Non ha lasciato spiegazioni perché è una questione delicata. Di cui non si deve preoccupare perché ben presto sarà risolta, vedrà>>. <<Mi ha convinto d’accordo! Allora la saluto e ringrazio di avermi confortato, buona giornata. >>. <<Anche a lei buona giornata Agata e porga i miei saluti a sua madre. >>. <<Va bene lo farò di sicuro. >>. Stava per recarsi alla fortezza per osservare i festeggiamenti che avvenivano nel borgo. Quando si accorse che ai bordi di una delle scalinate. Che scendono fino al margine della rupe della fortezza Orsini.  Vi era un’altra fanciulla in procinto di buttarsi giù dalla sporgenza. <<Oh! No! … Perdinci! Un’altra dama allo sbaraglio non è possibile!>>. Esclama preoccupato. Fulmineo si reca immediatamente a ridosso della rupe per cercare di strappare al pericolo la donna. Che indossa una lunga veste color verde bordato di giallo e ha i capelli lunghi raccolti. In quel momento presa da quell’azione impulsiva, non si accorge nemmeno di lui. <<Ops! No!>>. Esclamò lui. <<Non lo faccia! La prego!>>. ripete cercando di fermarla. Lei non lo sente nemmeno. E prosegue con il suo intento sporgendosi sempre più avanti. <<La prego non lo faccia. Mi dia la mano, la prego!>>. aggiunge delicato. <<Ehm? C…come?>>. Esclama debolmente la donna che dirottata dall’intento si vede smarrita. <<Come mai vuole porre fine alla sua vita?>>. le chiede con tono vellutato e garbato. <<Chi è lei scusi? Che cosa vuole? Mi lasci stare!>> sosteneva imperterrita. <<Mi dia la mano! La prego?>>. <<No! Mi lasci in pace! Non m’interessa più vivere!>> esclama determinata<<La vita è una continua sorpresa laddove non lo immaginiamo. Per quale motivo lei vuole perdere tale opportunità?>>. ammise Niccolò con tono suadente e persuasivo. <<Mmh… Mi lasci andare per la mia strada. >>. Rispose secca lei. <<Mi dia la mano e mi dica graziosa fanciulla. Qual è il suo nome?>>. <<No!> risoluta. <<Su da brava! Mi dia la mano. >>. <<No! Non do la mano. Comunque il mio nome è Tessa. >>.rispose.<<Bene! Tessa. Sia gentile mi dia la sua mano!>>. Riprova lui vedendo uno spiraglio di arrendevolezza.<<Mmh…!Noooo!>>.Un attimo lunghissimo ed estenuante incombe su di loro. Dove sembra che la giovane stia definitivamente per caracollare a ridosso della rupe. Lui preoccupato. Con estrema cautela lasciando prevalere la sua voce flebile e guardandola negli occhi le parla nuovamente. <<Si fidi di me! Mi dica come mai vuole farla finita?>>. Osservando la tenacia e l’insistenza di quel giovane così speciale dal fascino insolito, la giovane si lascia andare e cedevole gli porge la mano, che lui prontamente prende delicatamente.   allo stesso tempo con il vigore necessario a sollevarla…e…Oplah! In uno scatto fulmineo la trae in salvo, caracollando subito dopo a terra insieme con lei. Dopo che Niccolò si aggiusta i capelli, il farsetto e si riordina un pochino, decide di parlare dolcemente alla giovane donna. <<Gentile fanciulla! Ora mi vuole concedere l’onore di spiegare i motivi che l’hanno spinta a tanto?>>. << Ecco! Volevo farla finita!>>. Risponde lei presa dallo sconforto, ma sicura di avere trovato un amico, si lascia andare a confidenze. <<Si!  Perché?>>. aggiunse paziente. <<Perché il mio promesso sposo non vuole più saperne di me!>>. <<Oh! Mah! Ne è certa?>>. <<Si! Almeno credo! Da un giorno all’altro si è dileguato senza dare alcuna spiegazione. Ed io non accetto in nessun modo di provare affetto per qualcun altro. Lo amo e mi ha spezzato il cuore>>. Risponde lei con le lacrime agli occhi. <<Suvvia! Probabilmente si tratta di un impegno improvviso che lo vede lontano al momento. O qualsiasi altro imprevisto. Succede sa?>>. <<Un imprevisto? Ci dobbiamo unire in matrimonio domani!>>. afferma lei inflessibile. <<Ops! Perdinci! Ho capito. Tutto questo è di sicuro molto triste.  Mi creda, non al punto di voler farla finita. Come si chiama il suo promesso sposo?>>. << Alfiero! Il suo nome è Alfiero>>. Rispose ora con una vivida brillantezza negli occhi, trattandosi del suo Alfiero.<<Sigh! sigh… Lei! Ecco. Lei per caso non l’ha visto?>>. Chiede dimessa. << Non saprei! Mi dia almeno qualche altro indizio. Come si presenta. Qual è il suo aspetto?>>. <<Ecco!  Indossa un farsetto blu con ampi bordi bianchi ricamati con fili d’oro. Veste con scure brache aderenti e ha capelli lunghi, dove poggia un curioso baschetto color cobalto. La sua statura è robusta e ha una faccia simpatica. Con un naso aquilino che gli sta benissimo e gli occhi di un bel color bruno scuro. <<No! Mi dispiace non credo di averlo visto! Tuttavia non sa immaginare dove si possa essere diretto?>>. chiede Niccolò. <<No! Purtroppo no! L’unica cosa che ho saputo dai suoi amici è che l’altro ieri si è disposto per raggiungere Sorano e non è più tornato. >>. <<Non abbia fretta a trarre conclusioni. Può essere successa qualsiasi cosa. Magari si trova in brutte situazioni. Chi può dirlo. >>. <<Ha ragione! Non confidandomi con nessuno. Devo ammettere che è stata una brutta idea quella di venire quaggiù da sola. Il solo pensiero che lui possa aver pensato di lasciarmi ha scatenato in me un’insicurezza tale da indurmi ad agire d’impulso, senza avere il tempo di riflettere a sufficienza. >>. <<Capisco la sua preoccupazione. Non è normale che due giorni prima di celebrare le nozze sia sparito in questo modo. Tuttavia dobbiamo mantenere il controllo e riflettere sul da farsi. >>. <<Allora! Mi spieghi bene. Non sa immaginare il motivo che lo avrebbe portato a Sorano?>> le domanda Niccolò preoccupato di rincuorarla.<<Non ne ho la minima idea. Lui non mi ha voluto dire niente. Era ambiguo e misterioso.  Forse i suoi amici lo sanno. >>. << si tranquillizzi. Facciamo così! In questo momento la pregherei di seguirmi. E sedersi sul bordo della fontana in piazza. In attesa del mio ritorno. Poi con calma faremo luce sulla questione vedrà. >>. <<Si!Va bene!  Dove va?>>. <<Mi permetta. Starò via un attimo solo. Vado a formulare qualche domanda in giro e poi arrivo. Mi creda, si risolverà tutto. Nel frattempo si riprenda e stia seduta qui. Torno subito. Mi attenda, è?>>. Avvalora Niccolò intuendo che in quei casi bisogna rincuorare copiosamente la persona che si è resa vulnerabile alla vita. <<D’accordo lo aspetto! Giusto perché i suoi occhi esprimono dolcezza e sincerità. >>. <<D’accordo allora!>>. Niccolò fece una breve ricerca sulle vie del borgo. Ponendo alcune domande in giro e agli amici di Alfiero. Che diedero risposte piuttosto esaustive. <<Eccomi!>>. esclamò chiaramente affaticato poiché aveva corso come un ossesso. <<Oh! Ha fatto presto. Ben tornato gentile signore. >>. <<Allora Tessa a quanto pare gli amici d’Alfiero sostiene che voleva farle una sorpresa. E per questo motivo ci teneva rimanesse tale. Fino il giorno del vostro matrimonio. >>. <<Noooooooo…! Ah si?>> reagì costernata. <<Doveva incontrarsi a Sorano con mercanti di tessuti raffinati e preziosi. Per farle un dono di nozze molto speciale e di pregio. >>. <<Ops!Stupida! Stupida!Veramente?>>. rispose incredula Tessa stupita e attonita per la sua stoltezza.<<Ebbene sì Tessa. Lo vede che in ogni caso. Prima di agire bisogna aspettare senza trarre conclusioni affrettate?>>. <<Già! Ha perfettamente ragione. Ho imparato la lezione e di sicuro mi pento d’averla anche sola pensata. >>. <<Non si dia pena ora. Per fortuna ha incrociato il mio cammino. Destino vuole che mi prodighi per le persone che hanno bisogno di sostegno. >>. <<È proprio vero. Grazie! Anzi non la ringrazierò mai abbastanza. >>. <<Si figuri! Vedrà che sarà come dico. Alfiero a Sorano sarà indubbiamente incappato in qualche sventura. E in merito a questo le dico che sono disposto ad accompagnarla per vedere di cosa si tratta. Va bene?>>. <<Mah! Lei è un angelo! La sua gentilezza è mirabile. Farebbe una cosa del genere per una sconosciuta?>> chiede incredula dinanzi a tanta generosità. <<Certo! Senza indugio. Allora vediamo. Ora mi dia la mano. >>. <<Ss…si d’accordo. Va bene>>. << Salga che così possiamo partire >>. Le disse con garbo ed estrema gentilezza conducendola al suo destriero. <<A proposito mi presento, sono il conte Niccolò Orsini di Statonia. >>. <<Oh! Che onore! Non immaginavo! Si diceva fra le genti della sua venuta. Molto piacere di conoscerla conte Orsini. >>. <<Il piacere è mio di averla incontrata Tessa. >>. Dopo aver riacquisito la giusta calma, si misero sulla via per Sorano. Dopo aver attraversato un tratto di strada coronato di verde esuberante oltre l’altura, giungono nell’area collinare della Maremma Grossetana, dove incontrano tre gole vulcaniche che discendono serpeggianti fino al lago Bolsena. Il borgo anche qui si affaccia su rupi di tufo. Ricoperte da una fitta e rigogliosa vegetazione, di cui si vedono alberi magnifici. Querce, frassini, castagni, felci si espandono con grazia lungo i tratti di strada. Orchidee e svariati tipi di funghi costeggiano l’area. Inoltrandosi nelle stradine verdi a un certo punto il sentiero si fa più fitto. Al punto da far fatica a scorgere la via d’uscita. E senza volerlo perdono l'orientamento smarrendosi inevitabilmente al suo baricentro. <<Ora che si fa?>>. chiede lei ansiosa. <<Non si preoccupi una maniera, la troviamo per uscire da qui vedrà. >>. Il giovane un po’ sconcertato si chiede come facciano ora a trovare la via d’uscita. Giacché gli arbusti e i cespugli s’inerpicano lungo i sentieri confondendo il percorso. Che a quanto pare si fa sempre più intricato. Decisero di scendere da cavallo per cercare di fare mente locale. E involontariamente Niccolò si appoggia a ridosso di una pietra vicino a un albero secolare. In quel preciso istante a seguito di uno sberluccicoso chiarore da invadere tutta l’area circostante, prorompe per un breve istante Auxyry la farfallina dorata che da sfoggio a tutta la sua bellezza. Con uno sfarfallio cortese e un movimento rotatorio si appoggia delicatamente sulla Xhonil. La spilla dorata che Niccolò ha fissato alla giornea. Per poi scomparire immediatamente subito dopo. Il giovane capì all’istante che doveva afferrare la spilla per far emergere il vero sostegno che avrebbe potuto trarne. Infatti, succede, che non appena afferra la spilla, di sorpresa questa genera un forte movimento a propulsione creando una vera e propria estensione luminosa. Che si va a porre sull’aggrovigliamento di cespugli, sugli arbusti e vari grovigli, dando origine a un’apertura delle fronde rischiarando un percorso luminoso. Facendo vedere al giovane il giusto cammino che conduce a Sorano. <<Wow! Che meraviglia!>>. esplose Tessa. Pur sorpresa dal prodigio ne fu indubbiamente grata. E seguì fedelmente Niccolò certa di trovarsi in buone mani. Più tardi giungono al paese.  Disposto su una scoscesa e ampia rupe di tufo che si presenta mirabile. Si addentrano all’ingresso di una via cava che sembra quella che conduce al Poggio Castellaccio. Dove ritengono sia il luogo d’incontro di Alfiero. Al borgo sembra regnare la tranquillità. I due giovani incrociano i passanti e ne approfittano per chiedere in quale luogo è possibile trovare i mercanti di stoffe e preziosi. <<Dovete andare in piazza, lì sicuramente li troverete. >>. Afferma un bottegaio. <<Grazie buon uomo. >>. Rispose Niccolò. In piazza, infatti, una concentrazione di mercanti li induce a credere che siano nella strada giusta. E iniziano a chiedere a commercianti e bottegai se conoscono Alfiero di Statonia. Venuto a Sorano per l’acquisto di stoffe e altro. Nessuno di loro però sa dare indicazioni in merito all’uomo in questione. Tuttavia a un certo punto uno di loro dopo aver ascoltato la conversazione, li chiama. <<Scusate forestieri! Ho sentito per caso il vostro colloquio dove dite, che state cercando un uomo venuto a Sorano per far compere. O sbaglio?>>. <<Si! Sì! Lo stiamo cercando! Ha notizia? Sa dirci qualcosa in merito?>>. gli chiede Niccolò ansioso di sapere. <<Qui da noi non si è visto.  Una persona corrispondente alle vostre note mi pare d’averla vista aggirarsi per il borgo esattamente verso la via cava di San Rocco. >>. <<Oh! Bene! Molto cortese. Grazie. >>. Risponde garbato Niccolò. Entrando nella via cava. Entrambi accusano un brivido di freddo, perché pervasi da una ventata d’aria gelida. Senza comprenderne il motivo proseguono in ogni modo. E dopo qualche metro scorgono un giovane seduto a terra appoggiato a un grosso albero e affianco a un cavallo. <<Uuuuh! Guardi? Conte è proprio Alfiero!>>. Sbraita angosciata Tessa. Scendono da cavallo e Tessa si precipita immediatamente dal suo amato. <<Alfiero! Alfiero! Buon giorno Alfiero mah! Che cosa ti è successa? Perché resti lì inerme e impalato. Dimmi come mai? Sembri paralizzato e stai con gli occhi rivolti al cielo?>>. Chiese a raffica lei. <<Emh! …>>. <<Cosa ti è successo mio caro?>>. Cercò di spronarlo. Con voce più composta. <<Ehm! Ciao Tessa tesoro mio! Come vedi non sono in grado di rialzarmi. >>. <<Per quale motivo? Che cosa succede?>>. <<Se provo ad alzarmi ho paura di commettere un errore. >>. <<Errore? Quale errore? In che senso?>>. <<Ecco vede. In questo momento temo per qualsiasi cosa. >>. <<Mah! Perché? Che cosa ti senti?>>. Chiese lei sempre più affranta. <<Vedi Tessa qualora dovessi tentare di muovermi ho paura di generare una paralisi glaciale. >>. <<Per quale motivo dovrebbe generarsi tale paralisi?>>. <<Ho una parte di me completamente ghiacciata. <<Come?>>. <<Si! Ghiacciata sì nel vero senso della parola, che m’impedisce di reagire e mi fa sentire frastornato. >>. <<Amore! Mi dispiace!>>. esclama Tessa realmente dispiaciuta. <<Tessa! Sono commosso e stupito allo stesso tempo di vederti.  Mi chiedo come hai fatto a trovarmi?>>. Le domanda stupefatto. <<È stato il conte Niccolò Orsini a darmi una mano nelle ricerche. Poiché sapevamo se non altro il luogo in cui ti saresti diretto. >>. <<E come siete venuti a saperlo non ti avevo detto nulla?>>. <<Il conte l’ha chiesto ai tuoi amici che gli hanno poi indicato il posto. >>. <<Oh! Grazie conte!>> affermò sorridendogli. <<Mah! Ora dimmi Alfiero perché sei in questo stato?>>. <<Vedi Tessa. Sono quasi convinto che il motivo scatenante sia stato quello dell’aver cercato di negoziare la stoffa più bella a tutti i costi. >>. <<E solo per questo motivo ti sei ridotto così?>>. <<Ecco! Un viandante prepotente. Purtroppo le ha acquistate tutte quante. >>. <<E tu sciocchino! Potevi lasciare stare allora. >>. <<Lo so! Mah! Sai cara. Al momento mi sono arrabbiato talmente tanto per l’arroganza di quel tipo. Che ho perso la ragione. >>. <<Di conseguenza cosa può essere accaduto di così tremendo. Per ridurti in questo stato? Hai per caso provato malanimo?>>. <<Cara! Mi ero arrabbiato al punto tale da farmi guidare dall'intenzione di rubare quelle stoffe ad ogni costo. >>. <<Ops! No! Caro! Non dovevi! Non pensavo che la sorpresa che volevi farmi ti potesse addirittura indurre a considerare di rubare!>>. aggiunse lei teneramente comprensiva. <<Lo so mi dispiace!>>. Aggiunse dimesso e costernato. <<Non ti biasimo! Poiché se devo essere sincera… io stessa stavo commettendo un’imprudenza. >>. <<Come sarebbe un’imprudenza?>>.<<Ehm…>>.<< Oh! Tessa mia amata. Sai mi dicevano, qualora fossi riuscito nell’intento, anche se disonesto per una volta tanto non lo avrebbe saputo nessuno. >>. << E invece sappiamo benissimo che non funziona così vero?>>.<<Già!>>.<<Alfiero amore mio! Mi dispiace!>>. <<Pare a questo punto che non sia stato solo un modo di dire.  Guarda qui. Mi si è completamente paralizzata una gamba. Ti dirò di più è di ghiaccio. E per me è faticoso salire a cavallo. Sono pietrificato. >>. <<Mi dispiace.  Come può essere? Si chiede Tessa guardandolo con un sentimento mai provato. Forse dettato dalla preoccupazione per il suo stato. >>. <<Mi sono meritato tale castigo! Probabilmente se non avessi desiderato di rubare non sarebbe successo. Pensiero talaltro che non mi aveva sfiorato minimamente nel corso della mia vita. >>. <<Già! Sono informato di cosa vi sta succedendo e purtroppo per evitare il peggio. Alfiero vi si conduce immediatamente nei sotterranei del castello. Dove c’è già il maniscalco ridotto come lei. >>. Asserì Niccolò.<< Perché cosa gli è successo?>>. <<Diciamo bè vede anche a lui è successa la stessa cosa. Dovrete contenervi almeno per tre giorni di seguito. Non dovrete pensare minimamente a possibili congiure, ripicche, provare livore o altro. Ebbene solo in quel caso, sarà evitato il pericolo. >>. <<Altrimenti cosa succederà?>> domanda sempre più preoccupato Alfiero.<<Diversamente gelerà del tutto. E in seguito sarete avvinti dalle forze di Zorhobos e condotti nel suo regno. >>. <<Oh! No!>> . esclama Tessa desolata al solo pensiero. <<Ah! Ne avevo sentito parlare in paese.  Non credevo fosse possibile una cosa del genere. >>. Ripeté Alfiero scoraggiato. <<Purtroppo è così invece. Le forze delle influenze negative al suo volere sono talmente potenti. Che senza indugio s’impadroniscono dell’animo di una persona al minimo vacillare, piegandola al suo volere. >>. <<Non è possibile!>>. Esclama Tessa. <<Lo so cara Tessa cerca di stare tranquilla, troveremo il modo di eludere tale sciagura vedrai. >>. <<Ora vi faccio salire a cavallo Alfiero, Io e Tessa andremo a piedi fino a Statonia. Tanto non dista molto da qui. >>. <<D’accordo! La ringrazio conte. >>. << Mah! Cara non credere che non abbia ascoltato le tue parole prima!  Che cosa dicevi poco fa in merito al fatto che stavi per commettere un’imprudenza?>>. <<Oh! Sì! Pensa Alfiero. Che se non fosse stato per il conte Niccolò. Ora non sarei qui a parlare con te. >>. <<Come?>>. <<Bè… vedi se non era per lui che prontamente mi ha salvato. Si! Insomma. Senza il suo intervento non sarei qui. >>. <<Come mai? Che cosa ti è successo tesoro?>>. chiede preoccupato ignaro di cosa avesse potuto commettere di così sconveniente. <<Sai! Quando si dice, la ragione ti abbandona. Per lasciare il posto al primitivo sconforto che si lascia andare all’impulso di sbaraglio? Ebbene come una sciocca mi era venuta l’idea di lanciarmi dalla rupe di Statonia. >>. << Tu cosa? Che cosa dici? ... Mah! Sei pazza e come mai?>>. Chiede lui confuso. <<Ehm! Vedi! Ero fermamente convinta che tu non volessi più saperne di me. Invece guarda un po’ in che guaio ti sei cacciato proprio a causa mia!>>. esclamò lei amareggiata del pensiero che ha avuto. <<Non è colpa tua è successo e basta! Piuttosto come stai ora? E vuoi sostenere che hai messo in dubbio il mio amore è?>>. le domanda lui con un sottile velo d’ironia scherzando. <<Mi dispiace perdonami Alfiero. >>. <<Mia dolcissima sciocchina!  Sì figurati! Sei proprio un’inguaribile imprudente. Avvicinati a me, vieni qua ora! >>. Le dice Alfiero dolcemente dandole un bacio amorevole. Che tolse ogni dubbio sui suoi ipotetici e mancati sentimenti. Nel frattempo nei sotterranei del castello. Il maniscalco scalpitava senza darsi pace. Gli sembrava di essere lì da un’eternità. E pensando di essere ormai fuori pericolo si mise riflettere. In ogni caso una parte del suo corpo è già di ghiaccio ed è difficile non lasciarsi trasportare dalle forze negative. Che in qualche modo s’introducono nei suoi pensieri. Agenore si lascia andare a un pensiero ben preciso. “Spero vivamente di passare oltre a questo momento.”  “Così potrò avvalermi di far vedere a quei bifolchi quanto valgo.” “E la terra la prenderò anche con la forza s’è necessario.” Morale. Si era messo in testa di possedere a tutti i costi, il pezzo di terra appartenente al suo vicino che voleva venderla ad altri. Da quel pensiero non lo distoglieva più nessuno. L’imperatore Zorhobos felice di osservare che l’uomo non riusciva a mantenere fede alla parola “data” al conte. Ne approfitta all’istante per insediarsi maggiormente nell’anima di Agenore. E fulmineamente gli congela il braccio e parte dell’altra mano.  Grazie al ritrovamento di Alfiero e giunti finalmente a Statonia. La piccola Tessa rimane ferma sui suoi buoni propositi ed è costretta a salutare il suo amato almeno per un po’ di giorni. <<Arrivederci mio amato. Mi raccomando Alfiero non avere pensieri funesti. Ora sono costretta a salutarti.  Ci rivediamo presto te lo prometto. >>. Gli dice lei amorevole. <<D’accordo Tessa sta tranquilla ci rivediamo fra un paio di giorni. >>. La rincuora salutandola con un bacio dolcissimo. Inoltrandosi nel sotterraneo assieme ad Alfiero per raggiungere il maniscalco. Niccolò rimane di stucco nel vedere che il processo di congelamento aveva preso il sopravvento sull’uomo. Congelandogli completamente il braccio e parte dell’altra mano. <<Agenore! Che cosa è successo? Come mai è ridotto così? Com’è potuto accadere che il congelamento progredisse così velocemente?>>. gli domanda deciso ma allo stesso tempo preoccupato. << Non lo so! No! Non me ne importa niente! Né di lei. Né della mia famiglia ha capito!>>. Sbottò Agenore completamente mutato nell’indole. E totalmente assorbito dalle influenze negative. <<Sembra proprio che siamo arrivati tardi! Agenore è del tutto cambiato! >>. Afferma ad alta voce Niccolò.<<No! E adesso? È così grave? E ora cosa succede?>>. esplode Alfiero con una sfilza di domande. <<E adesso Piuttosto! Se almeno riuscissi a far capire ad Agenore che bastano solo tre giorni di pensieri sereni per uscire da questo stato. Saremmo apposto. Evidentemente non ne vuol sentir parlare. >>. Disse Niccolò rivolto ad Alfiero. <<Mi spaventa questa eventualità. Spero di riuscirci almeno io. >>. Rispose Alfiero stupito del fatto che anche il maniscalco è paralizzato. E non dandosi pace. Comincia a imporsi sui pensieri corretti, di buon auspicio per il futuro, d’armonia e unione. Con le sole forze consentite. Il conte a quel punto li saluta raccomandando loro di cercare di pensare equanime per il loro bene. <<Ora devo lasciarvi.  Mi raccomando confido in voi! Buona giornata. >>. <<D’accordo conte le auguro una buona giornata anche a lei. >> Salutano gli uomini cercando di farsi coraggio a vicenda. Prima di rientrare Niccolò volle andare alla cascata Molino ad Aurinia. Per controllare eventualmente se il brillantino di ghiaccio fosse ancora incastonato alla roccia. Giungendo lì scopre, di fatto, con sua gran sorpresa, che da un piccolissimo diamantino di cristallo che si dimostrava all’inizio. Ora si è trasformato in un frammento di ghiaccio grande quanto una noce. E la cosa straordinaria è che rilascia fasci luminosi a intermittenza. Resistendo all’alta temperatura della sorgente. A quel punto. Ha lo strano presentimento che presto il diamantino possa assumere dimensioni ben più grandi e allargarsi in tutta l’area della cascata fino a ricoprirla interamente di ghiaccio. Spera in ogni modo che non succeda. Il giovane raggiunge il borgo nel tardo pomeriggio. E osserva con attenzione come tutti siano concentrati nei festeggiamenti. Mentre regna un subbuglio d’allegria e allo stesso tempo di tranquillità. Niccolò nonostante sia suo pervaso nonostante una strana sensazione. Si vede spinto a seguitare.  All’interno della piazzetta delimitata da un porticato di colonne ioniche. Poco prima dell’ingresso del palazzo Orsini c’è un prezioso pozzo. Il giovane si avvicina senza indugio. Poiché il pozzo in quel momento sprigiona un forte riverbero che pare solo lui veda. Si sente provenire dal profondo un sobrio rigoglio. Mentre l’acqua all’improvviso fuoriesce roteando a mulinello. Elevandosi a spirale repentina fino al margine del pozzo. Da cui il giovane scorge delle immagini. Si vedono chiaramente le figure che hanno scorto nel sotterraneo da dov’è sopraggiunto. E quegli oggetti strani scomparivano al suo passaggio. Un fascio di luce dorata si sprigiona all’improvviso e a seguito di un piccolo boato, fuoriesce Xharax un anello prezioso che si catapulta inverosimilmente a fianco di Niccolò, un anello tempestato di grani dorati e cristalli d’ambra, con un grosso cameo raffigurante un leone intarsiato d’oro. Molto probabilmente è un anello che apparteneva alla casata degli Orsini e il giovane a quel punto decide spontaneamente di indossarlo. Non appena lo infila. Lo stesso si adatta immediatamente alle sue dita. Cambiando magicamente colorazione. Niccolò non ha cognizione che quello è un anello prodigioso con poteri incredibili che gli saranno rivelati al momento opportuno. Sul far della sera prima di cenare. Niccolò vuole recarsi a osservare la sala dei dipinti. Dove trova una parete affrescata che rivela una figurazione straordinaria. Si tratta della rappresentazione di una battaglia che mostra tre cavalli divinamente dipinti. Fintanto che i cavalieri sfoderano le spade per scacciare gli oppositori. Mentre le magistrali sfumature donano al dipinto una velatura di realtà certamente eccellente. Talmente lo appassiona l’aspetto artistico. Che in quella stanza sostenta un’emozione particolare. Avverte un gran calore che si estende e propaga in tutta l’area da farlo desistere dall’andare a mangiare. E prosegue come stregato nell’ammirare la bellezza che erompe dai dipinti affrescati. La sensazione è così forte che si avvicina per ammirarli meglio. E nota che le figure impresse sembrano addirittura reali. Al punto da dare l’impressione che tutto si sposti. È una percezione forte e momentanea. Probabilmente la suggestione dell’arte unita al mistero che lo circonda da un effetto d’illusioni fuori del normale. O forse si tratta della sindrome di Stendhal. Che prende il sopravvento su di lui. È risaputo. Qualora si generasse una particolare attenzione rivolta all’ammirare opere d’arte di straordinaria bellezza. La sindrome di Stendhal provoca batticuore, capogiro, vertigini, confusione e a volte anche allucinazioni. In soggetti messi al cospetto della stessa meraviglia, decide quindi di distogliere lo sguardo rivolgendolo altrove. Per non dare origine a una situazione di malessere che potrebbe accrescere senza intenzione. Quand’ecco che compare all’improvviso Aurora. Per avvisarlo che il pasto serale è servito e i commensali lo attendono trepidanti nel salone dei ricevimenti. <<Grazie d’accordo Aurora ora arrivo. Bensì mi dica per curiosità. Cosa si mangia questa sera?>>. risponde lui ancora sconcertato.  Grato della sua venuta. Che lo fa distogliere da quello stato. Per dirigersi al salone. <<Mio Signore. Questa sera si mangia: pane tostato e minestra d’erbette, poi ci saranno oche, anatre e formaggi. E sarà servita sul piatto d’argento con effetto scenico un’aquila che sputa fuoco. Non mancherà del buon vino, frutta e dolce di miele, il tutto guarnito dalla sapiente arte del cuoco Egidio. >>. <<Meraviglioso! Queste portate saranno sicuramente deliziose. Grazie Aurora arrivo subito. Ah… sia così gentile da dirmi quali commensali hanno l’esigenza di conferire con me?>>. <<Sì conte subito. Ci sono ancora le figure rappresentative di Caletra. MonteMerano. Capalbio. Scansano. Sorano. Suana. Statonia e Aurinia. >>. <<Oh! Bene. E sa per caso le loro rimostranze?>>. le chiede gentile. <<Credo che il conte Tolomeo di Popluna voglia far vedere dei tessuti. >>. <<Bene così potremo sceglierne di nuovi per voi dame. >>. <<Poi c’è il visconte Alderico di Velx che vi mostrerà le straordinarie statue di bronzo di nuovi modelli. >>.<<Interessante!>>.<<Dopo il conte Falco di Vetluna vuole parlarvi in merito alla lavorazione di minerali. >>. <<D’accordo sarà un momento speciale. >>. <<Poi il marchese Denis di Tarxuna. Sottoporrà alla sua attenzione dei prodotti tipici come vino, olio e lino, poiché ha ideato nuove creazioni con raffinate tecniche di produzione. >>. <<Certamente meraviglioso>>. <<Per ultimo il macellaio Brando di Statonia intende allargare la sua bottega e vi chiederà il benestare. >>. <<Perfetto! Ebbene Aurora grazie. Come farei senza di lei? La ringrazio infinitamente. >>. <<Si figuri conte. E mio preciso dovere ottemperare alle sue richieste. >>. <<Gentile Aurora. Sa che le dico?>>. <<No mi dica?>>. << Sostengo in verità che lei si riveli più di una semplice ancella. >>. <<Che cosa intende dire?>>. <<Vede la sua persona è proprio valente sotto tutti i punti di vista. >>. <<Oh! Non mi aduli in questo modo!>>. Invece Niccolò memore delle parole pronunciate da Aurinia che diceva di far rinascere Etruria rivedendola nuovamente con i suoi occhi, si vede riconoscente già da ora ad apporre cambiamenti, cominciando proprio con lo scegliersi le persone di fiducia. <<Si è vero lei è preziosa, garbata e merita qualcosa di meglio. >>. <<Così mi lusinga mio signore grazie!>>. Gli risponde Aurora incredula porgendo i saluti. Fece per andarsene per fronteggiare i suoi compiti. Quand’ecco. <<Un momento! Non se ne vada!>>. Esclama Niccolò trattenendola gentilmente per un braccio. <<Sì! Mi dica!>>. Gli risponde lei fissando quegli occhi vitali. <<Aurora mi è venuta in mente un’idea. Anche se susciterà non poche polemiche. >>. <<Un’idea? Mi dica conte non mi faccia stare sulle spine?>>. <<Ebbene Aurora proprio da oggi che segna l’equinozio di primavera.>>.<<È? Prosegua. La prego?>>. <<Allora!  Da oggi ho il piacere di annunciarle che le conferisco la nomina di consigliera personale. E mia dama di corte. Così mi assisterà in prima persona a qualsiasi evento si sostenga a palazzo e in altro luogo. >>. <<Ops…! Woooo… Mah! Conte cosa dite?>> esplose raggiante e sbigottita. <<Sì! Confermo la sua promozione. Inoltre. Le dico che ora può dormire da subito nella stanza gentilizia affianco alla mia. >>. <<È come? Ops…! È troppo per me! Grazie mio signore! Mi lusinga tantissimo la promozione a consigliera, ma francamente ritengo sia veramente troppo per me. E poi cosa direbbero gli altri! Non so se posso accettare questa graditissima proposta. >>. Rispose frastornata ma felice allo stesso tempo. <<Certo che deve! Non si preoccupi per questo. Confido nelle sue capacità e qualità. Ed è giusto che meriti tutto questo. >>. <<Grazie però non so davvero se posso accettare. >> Affermò Aurora tentando di frenare una lacrima che scorreva inaspettata bagnandole il viso. <<Garantito che può accettare!>>. la rincuora lui e con un leggero tocco delle dita le asciuga la lacrima. Ammirando stupito la bellezza che ne traspare.

Lei con gli occhi in lacrime e raggiante si vede grata ad accettare quel nuovo incarico insperato.  <<Ora vada. E si cambi d’abito. Ne indossi uno molto bello. Che valorizzi la sua già straordinaria figura. La attenderò con ansia affinché si unisca alla nostra tavola. >>. <<Vv… a bene… mah! Così? Da subito?>> domanda lei confusa e felice. <<Sì! Si! Adesso. È giusto perseverare da subito. Onorando questo sodalizio a tavola questa sera. >>. <<Mah… i miei lavori?>> replica ancora titubante. <<Li demandi a chi ritiene più opportuno! Faccia in modo che siano altri a eseguirli. >>. <<Ehm! D’accordo conte! Come desidera! La ringrazio di cuore. >>. Risponde incredula e sconcertata da tanta riconoscenza. Stupita oltremodo che tutto ciò capiti proprio a lei. Aurora s’incammina solerte verso la cucina per avvisare il resto dei domestici, che in qualche modo non avrebbe potuto proseguire la collaborazione al loro fianco; visto il nuovo incarico, giunto talaltro all’improvviso da parte del conte a suo favore. Dove la vedrà protagonista in prima persona come consigliera. Purtroppo ignara poverina di suscitare avversità e invidia negli altri. 

                                        Capitolo diciannovesimo

Fatto l’annuncio subito, si scatena un vero putiferio tra i colleghi di lavoro. Al punto tale che tutti iniziano a smuovere contro di lei accuse infondate. Bensì lei stupita si rammarica di tale insolenza inimmaginabile. <<Ah è così? Noto che ti sei proprio comportata male, è Aurora?>>. Afferma dispotico Alfonso l’aiuto cuoco. <<Oh! Perché dici così Alfonso?>>. Gli domanda lei sconcertata. <<Avrai sicuramente lusingato il conte con delle moine. Le solite tattiche che adoperano le donne in questi casi no?>>. Aggiunge seccato. <<Alfonso ma cosa dici? Perché parli in questo modo? Non ho mosso alcuna moina nei confronti del conte. >> Affermò lei decisa e amareggiata allo stesso tempo. <<Sì! Invece! Sarai stata tu a provocarlo. Le avrai fatto gli occhi dolci? Un bel sorrisetto? Dì la verità?>>. La aggredì velenosa più che mai Lucilla.<<No! Lucilla mah che dici? Non ho bisogno di fare gli occhi dolci a nessuno per il momento, tantomeno al conte appena arrivato. >>. Risponde lei costernata dal fatto di tenere una conversazione così assurda e mai pensata. <<No! No! Sarai sicuramente stata tu a fare nascere in lui la passione per te. Avrai avanzato uno sguardo malizioso? O piuttosto che sollecitare il suo sguardo con movenze sibilline? Dicci qual è la verità!>>.<<No!>>.<<Non è vero? Gli hai acceso la passione? >>. Afferma ancora Lucilla guardandola malignamente. Senza risparmiare di sputare veleno dagli occhi. <<Mah! Di quale passione parli?>>. Domanda Aurora sempre accorta di mantenere il controllo gradevole che si addice. <<Certo! Dichiarami la verità che non vedevi l’ora di metterti in mostra. Volevi far notare che tu sei la migliore di modi e stile è? Non è vero?>>. Aggiunse animata di pura cattiveria. < Vuoi scherzare?>>. <<No! Non scherzo! Di sicuro il conte ha perso la testa per te.  Non lo vedi che sei tutti ossa e per di più insignificante! >>. Replica sprigionando ancora rancore. <<Non ha perso la testa per me!>>. Cerca di replicare calma lei. <<Allora sputa il rospo. Sei stata tu vero a rabbonirtelo?>>. la incita e provoca Lucilla animosa più che mai. Avvicinandosi addirittura ad Aurora a un palmo di naso quasi fosse una minaccia. <<No! Davvero io… >>. Aurora fu interrotta da un'altra ancella. <<Ti credi la più bella è?>>. Afferma Berenice. <<Oh! Si ti credi la più brava? Forse la più vera è?>>. Segue spietata Lucilla.<<No! io…>>. Sconcertata cerca di ribattere. <<Mah! Zitta! Le avrai dato ad intendere che ti piacesse! E lui ti ha fatto dono di questa promozione!>>. Le dice decisa Berenice che è addetta a pelare patate e verdure, ancella credulona e dispettosa, invidiosa, gelosa e risentita di non essere stata scelta lei come consigliera. E senza dar modo ad Aurora di proseguire si unisce alle accuse degli altri. <<No! Io… io non vi riconosco! Certo che no! Mah! Cosa vi succede? Voi mi conoscete da qualche tempo e sapete bene che non sarei capace di simili nefandezze. >>. Cercò di respingere le accuse. <<Guardatela! Con questi capelli da civetta. >>. Le intima Lucilla facendo roteare una ciocca di capelli di Aurora in segno di disprezzo. <<È vero guardatela!>>. Confermò Flora. <<Smettetela per favore. >>. <<Sei una delirante indegna! Se tu credi davvero che il conte abbia disposto questo per te? Ti sbagli di grosso! Inoltre guardati! Ti dimostri ingiusta nei nostri confronti. >>. Afferma in aggiunta Berenice.<<Mah! Nei vostri confronti? In che senso?>>. <<Sì! Nei nostri confronti!>>. <<Perché?>>. <<Per prima cosa il tuo lavoro ora ricadrà su di noi, seconda non perdoniamo che tu abbia civettato con lui così svergognatamente. >>. Insisté Berenice attaccando Flora dimostrando di essere realmente invidiosa. <<Ancora seguitate? Niente affatto! Non è mia abitudine civettare. Non solo con il conte ma con nessuno!>>. Esclama risentita. Aurora gentile e corretta come sempre. Risponde di rimando. Se pur indignata e triste per le accuse gratuite mosse da tutti. Principalmente da chi non se lo sarebbe aspettata come da Flora e Berenice.<<Ribadisco! Io non ho civettato proprio con nessuno! E non pensavo minimamente di tramare contro di voi! Piuttosto sono stupita quanto voialtri di quest’inaspettata decisione che mai più mi sarei sognata di ottenere. Permettetemi di nuovo di dire che il conte ha fatto tutto da solo. Domandateglielo pure se volete! Non ci sono problemi chiedeteglielo! È stato lui che ha visto in me una potenziale consigliera! Senza che io avessi mai dato a intendere di provare sentimenti d’ambizione, o di migliorare la mia già stabile e gradita situazione a corte. >>.<<Bugiarda!>>. pronunciò Flora. <<Non sono una bugiarda e non lo sarò mai. >>. Ribatte sempre più delusa dalla mancanza di comprensione, decisa comunque a non prestar fede alle offese, rendendosi conto dell’inflessibilità dei compagni di lavoro. Reagisce decretando l’ultimo appello. Affinché si ravvedano dalle accuse mosse nei suoi confronti e si decide in qualche modo a zittire tutti loro. <<Voi come vi sareste comportati qualora avessero mosso una riconoscenza di questo tipo nei vostri confronti?>>. Attende risposta. <<Non posso certo oppormi a tanta gratitudine dimostratami da parte del conte cosa ne dite? Non rispondete? Pensate di essere indulgenti e capirmi?>>. Domanda decisa e risoluta seppur mantenga i suoi modi cortesi. La comprensione tardava a manifestarsi. Ammutoliti e incapaci di formulare un pensiero. Storsero il naso. Tranne Cecilia. Che si ravvede a sollevare la situazione a favore di Aurora. Cecilia è la governante di qualche anno in più rispetto ad Aurora di animo sensibile e l’unica a leggere negli occhi della giovane leale sincerità. <<Ooooh!Lasciatela stare! Suvvia! Siete degli spianati! State solo dicendo un sacco di stupidaggini. Guardatevi attorno piuttosto! Non sentite un’aria artefatta di falsità?  T’invito a seguirmi Aurora. >>. Tuona impetuosa Cecilia rivolgendosi poi ad Aurora con letizia. <<Ehm! Grazie Cecilia! Mah! Dove andiamo?>>. Domanda Aurora incredula che qualcuno abbia avuto animo per lei, decisa a fidarsi del buon cuore della donna, dopo averla guardata negli occhi leggendovi chiara sincerità.<<Tu non preoccuparti e vieni con me. Lascia stare per il momento l’impeto dei tuoi compagni di lavoro. Che dimostrano aspramente una nota d’invidia inaspettata. Ti aiuto io a trovare l’abito adatto. Vedrai andrà tutto bene. Eee… non dar retta alle loro chiacchiere è solo gelosia. E sostanzialmente pura… schietta… indispettita invidia. >>. Le dice dolcissima Cecilia. <<Oh! Sapessi? Mi confortano tantissimo le tue parole grazie. Grazie Cecilia ti si è riconoscente! Cecilia cara. Se devo essere sincera chi si aspettava questa reazione da parte loro. >>. Asserì Aurora. <<Lo so cara hai ragione! Mah! Vedi Aurora loro hanno il timore che tu possa cambiare!>>. <<Mah! Io… Non io non cambierò mai!>>. <<Si! Si!  Io lo so!  Vedi per loro tu sei come una figliola o una sorella e si sono affezionati a te. >>. <<Sì lo immagino! Anche se hanno un bel modo di dimostrarlo!>>. Aurora comprende che Cecilia in quel momento vuole elargire a lei la saggezza. Quella che t’induce ad andare oltre le apparenze. Insomma vuole infonderle la capacità di dare la giusta ampiezza di lettura, secondo delle occasioni, o a seguito le varie testimonianze degli individui. Vuole che legga fra le righe, superando la normale istintività che convince ognuno di loro a provare astio, scorgendo il lato buono in ogni caso. <<Oltre che essere affezionati a te, sono orgogliosi e s’immaginano che una volta intrapresa la carriera di consigliera tu possa cambiare nei confronti della tua ascesa. >>. Affermò gentilmente Cecilia che si dimostra subito una sincera amica per lei. <<Certo! Li capisco da una parte. A ogni buon conto non me lo aspettavo che reagissero in questo modo. >>. <<Lo so cara! Non pensarci più. Suvvia! Non devi farci proprio caso.  E ora vieni qua che ti aspettano di là in sala pranzo.  Sbrighiamoci o ti farai attendere. E al tuo debutto sarebbero peggiore delle dicerie. >>. Le dice amabile Cecilia cercando di rassicurarla. <<Sei un tesoro! Va bene! Mi hai persuaso.  Ti seguo con piacere. Anche perché a essere, sincera non saprei proprio come vestire con garbo. Giacché non ho molti abiti. >>. Sostenne Aurora. <<Tu l’eleganza la porti nel cuore Aurora. E poi nel guardaroba reale ci sono molti abiti da scegliere. Questo non è più un problema per te mia cara. >>. Le risponde calorosamente l’ancella. Cecilia ha scelto per Aurora un abito di broccato di colore giallo scuro.  La cui ampiezza si accentua in modo uniforme dall’alto in basso. Con delle aperture ai fianchi che s’intravede la veste sottostante. Le cui maniche minuziose composte di sboffi e nastri danno a vedere lo splendore delle decorazioni. Con fili d’oro del tessuto. In seguito Cecilia le raccoglie i capelli sul dietro, dividendoli in molteplici trecce e ornandoli con perle trattenute da un nastro dorato e avvolte attorno alle orecchie. Valorizzando la capigliatura che genera un diadema sfavillante. Contrariamente al parere d’Aurora e malgrado fosse titubante considerando la sua indole umile e semplice. Cecilia con gusto l’ha persuasa a indossare anche dei gioielli. Le pone, infatti, una collana molto fine ed elegante di perle e orecchini identici. Per finire con la toeletta. Dove Cecilia con maestria ha raffinato ulteriormente lo splendore della giovane, posando velate pennellate rosa alle gote e stendendo sulle labbra un cortese e rosato rossetto. Poi con il fatidico profumo degli dei “Kipros” a base di bergamotto e menta si cosparge senza eccezioni. <<Oh! Splendida! Ora sì che è assolutamente in risalto la tua già sicura bellezza. Sono felice che tu prenda parte al banchetto del conte. Guardati! Che ne dici? Non sei una bellezza?>>. Enuncia Cecilia spostandola a ridosso dello specchio affinché si osservi. Aurora si contempla e non crede a quello che vede. <<Mi sembra incredibile! Mah! Sono veramente io?>>. Dice confusa e felice. <<Si cara! Sei proprio tu! E devo sostenere che sei un vero splendore figliola. Ora va forza!  Vedrai che sbalordirai tutti facendoti onore. >>. Le dice la donna con gaia allegria. <<Grazie Cecilia. Sei un vero tesoro e grazie anche per la tua generosa premura, non so proprio come ringraziarti!>>. Rispose Aurora dandole un sonoro bacio sulla guancia salutandola caramente. <<Figurati, cara non serve. Non mi devi ringraziare è stato un piacere. Non pensarci nemmeno! Per me è sufficiente che tu sia splendida stasera. E lo sei. Ora va. >>. Ribatte Cecilia. Nella sala del simposio i commensali intanto si stavano scambiando i saluti affabilmente. Quando all’improvviso compare Aurora … <<Bella!>>.  Esclama compiaciuto Niccolò. Lo splendore che traspare dalla sua figura si rivela impeccabile. E mentre scende pare che i tre gradini si rischiarino al suo passaggio. Creando un punto luce evanescente. E gli ospiti non possono fare altro che cedere allo splendore che diffonde tale creatura. Il giovane si alza in piedi sbalordito. E con un gentile baciamano guardandola negli occhi. Non manca di ammirare il fascino incantevole di Aurora. Approvando il suo abbigliamento. Facendole l’occhiolino. <<Divina! La sua bellezza è pari a una visione Aurora. Lo accompagno al suo posto augurandole buon appetito. >>. Le sussurra amorevolmente. <<Grazie conte molto gentile. Buon appetito anche a lei. >>. Dà risposta leggermente intimidita ma raggiante. <<Ehm! Miei graditi ospiti. Un attimo di attenzione prego. Illustri signori e gentili signore di Etruria!>>. esclama picchiettando leggermente sul bicchiere per avere la loro attenzione. <<Permettetemi di presentarvi Aurora. Mia consigliera personale. Favorita dama di corte e contessa. >>. <<Contessa? Non mi avevate accennato a un simile titolo nobiliare?>>gli sussurra lei meravigliata. Fissando il suo sguardo con dolcezza. >>. <<Lo so! L’ho deciso in questo preciso istante!>> mormora il conte soddisfatto e felice. Guardandola con occhi amorevoli. <<Ebbene graditi ospiti sappiano che è un onore per me farvela conoscere, poiché la sua perizia di pensiero equivale a quella di un nobile cavaliere se non di più. Lo spiccato senso del dovere la fa comparire certamente autorevole e allo stesso tempo amabile. >>. Proferisce lui rivolto a tutti i commensali. <<Siamo felici di fare la sua conoscenza. È un onore averla a questo tavolo. Pronti a servirla e ai suoi ordini Aurora. >>. Risposero in pieno accordo gli uomini. E con una lieve inclinazione del capo anche le donne.  <<Vi ringrazio signori. Il piacere è mio nel conoscervi in questa nuova veste. Ora vi prego, però non fate caso a me e cominciate pure a mangiare. >>. Replicò lei garbatamente. <<D’accordo allora buon appetito a tutti cari ospiti!>>. Termina felice Niccolò. Lucilla l’ancella inacidita e intrigante che si era già espressa in malo modo nei confronti di Aurora. Nutre ancora un’ostilità fuori della norma, al punto tale da commettere azioni inaspettate. Purtroppo quando sopraggiunge nella sala servendo a tavola la minestra d’erbette. L’ancella arricciando il naso commette una disattenzione. Nel momento esatto che si spinge fino a servire Aurora, confezionò di proposito un brutto tiro per lei, rovesciandole addosso irrimediabilmente l’intero contenuto del mestolo. <<Acc… >>. Stava per apostrofare Aurora, facendo un balzo improvviso spostandosi dalla sedia evitando di scottarsi. Stupita quando si rese conto che le aveva macchiato l’abito di una foggia così bella. Il marchese Denis di Tarxuna sorpreso interviene. <<È inaudito! Non è mai successo che un’ancella fosse così distratta e addirittura creasse un bizzarro scompiglio a un banchetto. Dovete fare assolutamente qualcosa conte!>>. Niccolò non ebbe nemmeno il tempo di rispondere. Che la prontezza di spirito di Aurora fu tale.  Da zittire e stupire tutti. Con una compostezza e tranquillità straordinaria. <<Signori! Animo! Non preoccupatevi! Sono cose che succedono!  Specialmente per chi lavora! Con una semplice operazione di smacchiatura il vestito tornerà come prima. D'altronde per chi svolge un lavoro così delicato, è lecito compiere a volte delle sbadataggini. Vuoi per l’emozione di servire ospiti illustri. Piuttosto la trepidazione di non sbagliare. Inoltre la stanchezza della giornata lavorativa sul far della sera si fa sentire maggiormente. Ed è legittimo comprendere. L’atteggiamento di chi si prodiga per gli altri e l’eventualità di commettere uno sbaglio se pur casuale. Senza trarre conclusioni affrettate. Ritengo quindi sia da stimare in ogni caso. Non credete?>>. <<Mmh! ... >>. Mugugna riflessivo il marchese Denis. <<Inoltre oggi il borgo era in festa e loro non si sono concesso neppure un momento di pausa. >>. <<È vero!>>. Considera ad alta voce Niccolò. <<Dopo l’aver terminato con noi, direi di darle la serata libera. Sbrigheranno magari i lavori domani. Mi dica cosa ne pensa conte?>>. Domanda lei sicura di avere il suo consenso. Il giovane Niccolò stupito dal suo intervento così calmo e deciso risponde. <<Beh! Direi di si! Sono pienamente D’accordo! Non potrei aggiungere altro, Aurora sono contento della sua decisione grazie. >>. I commensali ammutoliti determinano che le parole di Aurora esprimono una saggezza sostanziale ed equilibrata. Riflettendo che il conte sia proprio fortunato ad avere una così brava consigliera. Purtroppo per Lucilla che di riflesso fu quasi imbestialita per non avere arrecato nessun danno ad Aurora, al contrario ha contribuito a far accrescere la stima degli ospiti nei suoi riguardi. Si mette davvero male. E inviperita Lucilla corre via offesa e piuttosto arrabbiata. Con un diavolo per capello raggiunge la sua stanza. E si butta rovinosamente sul letto. Dove all'istante sente il lobo dell’orecchio gelare e irrigidirsi all’improvviso. Non spiegandosene il motivo si mise a piangere dalla rabbia. Senza sapere più che fare. Subito pronta a infierire su Aurora. Incolpandola per quanto le sta succedendo. <<La pagherà quella smorfiosa! Anche contessa adesso! Grrrrr… !>>affermò con rabbia Lucilla. Soltanto ora che Aurinia è comparsa a Etruria lo spirito delle influenze negative può agire sulle persone avide, gelose, invidiose, superbe e malvagie. Zorhobos già pregusta nell’atmosfera un’altra vittima.  Al banchetto regna un clima sereno e nel proseguire tra una diceria e l’altra. Gli ospiti si riservano il momento del dolce nella sala dello zodiaco. Dove alle pareti sono affrescati pregevolmente tutti i segni astrologici contornati da cornici in maiolica. In un trionfo spettacolare cadenzato dalle note di un allegro, sopraggiunge Teodorico l’assaggiatore, Drusilla, Adalgisa e Flora con la portata della torta. L’apparizione scenica è incredibile e sublime allo stesso tempo. Si tratta di una torta multipiano, dalla forma piramidale, decorata con corone di nastri, fiori e foglie, ingentilita dall’avvolgimento a spirale di tralci di fiori di albicocco e pesco. Una vera e propria scultura di zucchero glassato, a toni bianco avorio, con una base piuttosto stretta che si propende verso l’alto. Da cui apice spicca un bellissimo bouquet di fiori freschi dove ai lati colano ghirlande di perle madreperlacee. La marchesa Liliana non può che stupirsi dinanzi a una simile torta essendo prima che golosa buona intenditrice di dolci. <<È una meraviglia conte! Il vostro cuoco Egidio stupisce ogni volta, se non fosse a lei devoto, farei di tutto per portarglielo via!>>. Esclama con una certa invidia se pur bonaria la marchesa Liliana.<< è un onore per me signora marchesa sapere che gradiate fino a questo punto la nostra ospitalità.  Vede cara marchesa Egidio è prezioso quanto tutti i castellani a Palazzo, non vi è l’uno senza l’aiuto dell’altro che finisca un ottimo risultato senza la collaborazione. Sa proprio come un mosaico non si può disgiungere. >>. Conferma con garbo Niccolò. <<D’accordo! Mah! … e va bene conte. Lei ha sempre in riserbo per noi il buonsenso. Non si può fare altro che rimanerne ammutoliti senza aggiungere parola. >>. Rispose comprensiva e ilare la marchesa. <<Grazie >>. Niccolò prosegue a intrattenere gli ospiti rivolgendosi ora al conte Falco di Vetluna in merito ai minerali. <<Conte Falco la voglio tranquillizzare, per quanto riguarda i minerali. >>. <<Oh! Si! Mi dica conte. >>. << Elaboreremo al più presto un sistema migliorativo per il metodo di lavorazione, studiando varie scelte più approfondite per esaltarne la magnificenza. >>. <<D’accordo conte Orsini. Intendevo portarla a conoscenza proprio di questo progetto. Non potrei chiedere di meglio. Gliene sono grato. Mi stupisce ne conosciate così bene i particolari?>>. <<Poiché proviene da una fonte attendibile. Allora siamo d’accordo?>> gli richiede il conte Niccolò.<<Si! Si!  Certo! Grazie ancora. >>. Subito dopo si rivolse al marchese Denis di Tarxuna. <<Marchese Denis ha gradito e osservato attentamente le pelli!>>. <<Sì! E… >>. <<Queste le sue nuove creazioni! Emh… sono… >>. Sostentava il tono scherzoso, il giovane Niccolò che ogni tanto gradiva un po’ d’ilarità.<<Non mi tenga sulle spine. La prego mi dica che cosa ne pensa?>>. Chiede curioso. << Annuncio che le approvo appieno. E auspico che ne faremo esibizione ai nostri prossimi incontri. >>. <<Certamente! Grazie conte è un onore per me poter esibire la mia merce a favore della sua amicizia. >>. Rispose soddisfatto il marchese Denis. Si rivolge poi al macellaio che sapeva attendere una sua approvazione per l’ampliamento del suo locale. <<Ebbene Brando mi diceva che vorrebbe allargare la bottega?>>. <<Ecco! Sì se è possibile. Mi piacerebbe potermi ampliare, perché gli affari vanno bene, aggiungendo magari il reparto pregiato di selvaggina. >>. <<Bene! E sia! Non ci sono problemi. La sua richiesta ha il mio benestare e quello dei vicini. Approvato la sua mozione. >>. <<Wow! La ringrazio molto conte. >>. <<Si figuri, è un piacere. Tutto quello che serve a migliorare ben gradito. >>. Poi si dedica al conte Tolomeo di Popluna.<<Conte Tolomeo. I suoi tessuti! Bè …>>. Gli disse tenendolo un attimo in sospeso.<<S. Sì! Mi dica!>>. Replica piuttosto ansioso. << Si! Approvo i nuovi tessuti conte Tolomeo, ne faremo richiesta al più presto per impreziosire il guardaroba delle dame a Palazzo e non solo. >>. <<Ops! Yuuu… mi ha spaventato. La ringrazio conte non mancherò di donargli un pregiato tessuto per la sua gorgiera. >>. Risponde compiaciuto il conte Tolomeo. Si rivolge ora al visconte Alderico di Velx.<<Visconte mi dica invece lei cosa chiedeva?>>. Niccolò ci stava prendendo gusto a giocherellare con le attese. E in questo caso finge di essersi scordato la richiesta del visconte. <<Bé! Conte io mi chiedevo se sarà possibile esibire le Statue di bronzo. Ho mostrato prima gli schizzi. Non ricorda?>>. <<Oh! Si! Mah! Certo. Stavo semplicemente gingillando un po’. Si! Ho gradito molto i prospetti delle nuove sculture e ben presto daremo mostra delle stesse, oltre che a Palazzo Orsini anche in altre residenze signorili del territorio. >>. <<Woh! Grazie! Grazie saranno un vero piacere per le genti deliziandovi con una nota d’arte sicura. >>. <<Inoltre visconte fra poco ci sarà una rassegna proprio qui alla fortezza di Statonia, dove interverranno vari scultori e si potrà ammirarne lo stile e le varie opere. >>.<<Meraviglioso!>>.<<inoltre inviterò tutte le genti delle contee e i borghi d’Etruria a parteciparvi, proprio per esporre i modelli legati alla nuova lavorazione. >>. <<Gli sono si è debitore conte. La ringrazio per la considerazione che rivolge al progetto. Ben presto non mancherò di fargli dono di una statua da apporre al torrione se vorrà. >>. Gli rispose il visconte Alderico compiaciuto. <<Non è necessario visconte, a me fa piacere vedere le vostre opere. Indipendentemente dal ricevere doni o compensi.  Sa che non m’interessano questi aspetti di gratificazione. Sono già grato per la sua bravura nel dimostrarmi un’arte eccelsa e lontana da me nel saper esprimere. >>. <<D’accordo a ogni buon conto. Insisto! Una piccola statua gliela dono ugualmente perché siete persona amabile e meritate il più nobile riguardo. >>. <<Va bene! Come volete visconte non mi ostino oltre allora. La ringrazio per la sua notevole generosità. >>. << Si figuri, è un piacere per me. Poiché lei si dimostra generoso. >>. A banchetto ultimato dopo aver risolto le questioni legate agli sviluppi dell'economia e salutato tutti i commensali, Niccolò chiede ad Aurora di accompagnarlo in terrazza. <<Aurora le sarei grato e apprezzerei molto il fatto che lei mi possa accompagnare in terrazza per concederci un attimo di tranquillità. >>. Le dice con trasporto Niccolò.<<D’accordo conte è un piacere per me. >>. Aurora lo segue con garbo e un po’ di timidezza allo stesso tempo. Dinanzi a loro il cielo si allarga in una rassegna di stelle. Con la signora della notte che poggia sulla valle della Maremma. Traboccante di bagliori luminescenti. Ammirare da lì la vallata è davvero toccante e Niccolò si sente leggero d’emozioni nuove. Il conte fece portare dall’ancella Arianna dell’ottimo e delicato vino di Statonia. Accompagnato dal dolce che ancora, né lui, né lei aveva potuto pregustare. Poiché si sono dedicati principalmente a intrattenere gli invitati. <<Aurora mi è dispiaciuta la spiacevole circostanza che si è venuta a creare con Lucilla. >>. Le dice lui con accorato dispiacere. <<Oh! E invece mi ha sorpreso lei conte a nominarmi ehm! Contessa!>>. <<Suvvia non se la prenda, spero di averle fatto cosa gradita?>>. <<Si! Bè! Su questo non si può dire nulla. Bensì la sorpresa mi abbia davvero toccato il cuore più di quanto immaginassi. >>. <<Ve lo meritate siatene certa. E ora ditemi, come avete avuto la prontezza d’intervento a seguito del mestolo rovesciatole addosso da Lucilla?>>. <<Certe cose per me non hanno importanza conte. La gelosia e l’invidia a volte sono sinonimo d’insicurezza e inconsapevolezza. E non può che dimostrarsi in momenti meno opportuni. >>. <<Effettivamente! Nondimeno si è anche visto che l’ha fatto di proposito. >>. <<Forse Lucilla desidera inconsciamente essere al posto mio. >>. Risponde dolcemente lei. <<Ciò nonostante devo complimentarmi con lei Aurora. Per essersi mostrata corretta e indulgente. Chiunque al posto suo avrebbe perso la pazienza e magari scatenato una lite immediata. >>. <<Per così poco? No! Non è nel mio carattere. Lascio che passi il temporale. Per poi raccogliere i fiori sollevati dal vento. >>. <<Lei mi stupisce! Bensì la sua saggezza così limpida da dove proviene?>>. <<Non credo di saperlo. O meglio! Forse è innato in me il senso di tolleranza nelle situazioni. >>. << Tolleranza che ha dimostrato di saper ripartire nel migliore dei modi, oppure deriva dal fatto di avere avuto un percorso difficile fin da piccola. E per questo preferisco non far soffrire gli altri. >>. Asserisce lei con voce soave. <<Oh! Mia cara. Se ne ha voglia mi racconti. Come mai?>>. Chiede lui in attesa che lei si rilassasse. Si sedettero su una panchetta realizzata direttamente con il tufo. Inebriandosi della fragranza che diffonde il gelsomino e assaggiando a rilento il dolce. <<Beh! Non so se ha volontà di sentire la mia storia, dopo una serata così briosa. Magari è stanco e vuole andare a dormire!>>. gli dice amorevolmente. <<No! No! Non ci penso minimamente. La prego mi dica, la ascolterò volentieri. Non le avrei chiesto altrimenti di venire in terrazza non crede?>>. <<Ebbene! Deve sapere che provengo da una famiglia di Velx paese natale. Mio padre Plinio ha una bottega di ceramiche molto apprezzata nel paese. E mia madre Melissa è una nobildonna interessata alla conduzione di un emporio. Ebbene furono compiaciuti dall’arrivo di due figlie. Mia sorella cui nome è Matilde di cinque anni più di me. Ed io. >>. <<Oh! Non sapevo avesse una sorella!>>. <<Bè sì! Tuttavia da quando sono nata io. Matilde ha iniziato a odiarmi fin da subito. Dimostrandosi tirannica nei miei confronti. Comportamento dettato dal fatto che sognava in cuor suo di rimanere sempre la pupilla di famiglia. >>. <<Oh! Come succede nelle migliori famiglie con più figli. >>. Asserì lui. <<Certamente!  In questo caso Matilde superò i limiti. >>. <<Mi dica allora. >>. Disse con voglia di ascoltarla il giovane. <<Ecco! La sua gelosia nei miei riguardi era senza confini. Matilde era dominata da una cattiveria inaudita, che prese il sopravvento nella sua vita, portandola a essere crudele in ogni momento e all’insaputa dei miei genitori. >>. <<Personalmente penso che l’invidia e la gelosia sia un morbo che si estende e propaga dentro le vie intricate del nostro cervello. Un verme solitario che ha sempre più appetito e si alimenta avidamente di cupidigia. >> Replica Niccolò rivolgendosi amorevolmente ad Aurora. Osservando il candore dei suoi occhi. Sfiorandole la mano per incoraggiarla a proseguire.<<Già!>>.<<Inoltre considera che da quando questo germe s’introduce nell’essere, si allarga sempre più, insinuandosi fulmineo in ogni millesimo dell’anima. Impadronendosi anche della parte più nobile e forse per questo è così difficile da debellare. Credo che passi al di sopra persino della volontà. Per lasciare posto al desiderio incontenibile di rivalsa. Contro la persona di cui si prova invidia. Lasciando che prevalga l’istinto nonostante sia sbagliato il proprio agire. >>. <<Conte è proprio così l’avete descritto in maniera perfetta. Il genere umano su questa disciplina n’è maestro. >>. <<Già! Peccato. Prosegua pure Aurora e non si faccia scrupoli nel raccontare. L’ascolto volentieri. >>. << Matilde odiava tutto di me. Perfino il mio nome. Poiché Aurora è sinonimo di risveglio, di luce, brillantezza. Disprezzando a loro insaputa anche i miei genitori. Per il solo fatto di avermelo concesso così perfetto. >>.<<Ops!>>.<<Così mi costringeva a stare sottomessa a lei. Incolpandomi di qualsiasi scelleratezza. Avrebbe escogitato qualsiasi cosa pur di far credere ai miei genitori che io fossi una ribelle, scapestrata e senza cuore. >>. <<Bensì com’era possibile fra sorelle?>>. Perplesso gli chiede Niccolò.<<È quello che mi sono chiesta per anni anch’io. Nel mio piccolo volevo bene a questa sorella che mi sembrava un’autorità. Una persona sulla quale contare e trarre insegnamento.  Non mi dava modo di volerle bene. Perché i suoi tormenti erano più profondi che qualsiasi altra cosa. >>. <<Che peccato però!>>. <<Come quella volta che fece cadere apposta tutte le ceramiche della bottega di mio padre per poi incolpare me. >>. <<Mah! No! Non è giusto! Come nasce un odio così tenace?>>. <<Chi può dirlo? Me ne feci un cruccio anch’io per molto tempo. Accettando sottomessa ogni tipo di delusione. Senza capire il motivo di tanto odio. Un’altra volta allagò la casa portando mia madre a compiere un relativo sforzo per risistemare l’ordine.  E anche incolpò a me. >>. <<Mah! Non si accorgevano di nulla i tuoi genitori?>>. <<Purtroppo no! Matilde era molto scaltra a mascherare le sue marachelle. Riuscendo ogni volta a non farsi vedere da loro. In un’altra circostanza fece credere ai miei genitori che fossi arrabbiata con lei. Inscenando la farsa che fui io a strapparle tutti i vestiti per mostrarli ai vicini di casa con insolenza. In realtà li aveva lacerati lei apposta per incolparmi nuovamente. >>. <<Queste incredibili trovate hanno del perfido!>>. asserì il giovane sbocconcellando ogni tanto una parte di dolce. <<Già! Un’altra volta in occasione di una festa i miei genitori mi regalarono una bambola. Ebbene Matilde a quel punto perse la testa. E a loro insaputa mi condusse in camera nostra e strappandomela di mano con rabbia. Mi morse la spalla destra. Dicendo a chiare lettere che lei non mi dava nessun diritto di possederne una. >>. <<Non è possibile!>>. Esclamò il giovane stupito. <<Quel giorno mi fece un male incredibile. Un grido di dolore stava prendendo il sopravvento e la possibilità che potessero sentirlo tutti.  Lei con prontezza di spirito. Mi tappò la bocca con quanta cattiveria ebbe in corpo. Mi disse di non urlare. Tanto la ferita non si vedeva.  Se scopriva che lo raccontavo a qualcuno erano guai per me. Mi avrebbe fatto passare momenti che di sicuro non avrei dimenticato. >>.<<Incredibile!>>.<<Già! Tuttavia il male più grande che mi fece in quell’occasione. Fu quello di avermi strappato in malo modo la bambola. Che per me poteva essere molto importante in quei momenti. >>. <<E dopo?>>. <<In seguito aggiunse con cattiveria. Ecco cosa ne faccio della tua bambola! E la ridusse in mille brandelli.  Il peggio venne dopo. Fece credere ai miei genitori che fossi stata io a romperla. E per questo irriconoscente e ingrata. >>. <<Malevola e insopportabile. Davvero. >>. <<Ero costernata e stordita da lei. Mi costringeva a essere inerme a tutte le reazioni possibili. Inoltre era anche fortunata. Poiché le andava sempre bene. Al momento dei fatti non c’era mai nessuno che potesse testimoniare il contrario. >>.<<Angosciante!>>. espresse. Fissandola garbatamente negli occhi. Che diffondevano una luce di chiara tristezza rivangando quei momenti. <<Io stavo crescendo e il desiderio di sapere era vivido in me. Ero curiosa. Volevo conoscere gli aspetti di realtà nuove. Avevo l'intenzione d’imparare sempre più cose. E un giorno per non rispondere alle mie domande. Lei perfida come sempre. Fu capace perfino di chiudermi dentro lo scantinato tetro. >>. <<Come sarebbe dentro lo scantinato?>>. <<Sì! Mi chiuse al buio fino all’arrivo dei miei genitori lasciandomi inerme. Ora parla pure con i topi se vuoi. Fa a loro mille domande. E guai a te se dici qualcosa quando arrivano mamma e papà. Mi diceva lasciandomi costernata. Minacciando come sempre di farmela pagare qualora avessi parlato. >>. <<Mah! Non può essere che non se ne accorgessero mai. >>. <<I miei genitori all'oscuro. Vivevano sereni. Anzi soddisfatti nel vedere che Matilde si occupava di me durante le ore della loro assenza, attribuendo un merito di aver allevato e educato due figlie responsabili e attendibili. Io ero totalmente succube e incapace di reagire. E la tristezza aleggiava nel mio cuore rendendomi disarmata. In balia delle sue decisioni che il più delle volte si dimostravano, essere catastrofiche per me. >>. <<Inammissibile!>> esclama nuovamente Niccolò. <<Conte mi creda ora basta parlare di me. Non voglio tediarla con queste stoltezze. >>. <<Non lo dica nemmeno per scherzo Aurora. Mi fa piacere sapere che lei finalmente riesca a sfogarsi. Qualcosa mi dice che non li ha mai svelati a nessuno tali episodi?>>. <<No! Infatti, con lei il mio cuore si è sentito libero e al sicuro e ha deciso di lasciarsi andare. >>. <<Ne sono felice. Mi scusi per prima Aurora. Non intendevo definirle stupidate. Anzi angherie belle e buone. Da persona perfida e tiranna quale si è dimostrata sua sorella per anni. Prosegua pure tranquilla non si preoccupi. >>. <<Pensi conte che anche a me fa impressione ora raccontare complessivamente queste vicende. Mi sembra quasi impossibile. Trasforma persino il mio stato d'animo. Da serena che ero. Mi sento ora irrequieta. Pazzesco!>>. <<Stia serena vada pure avanti con il racconto. >>. Le dice lui con dolcezza lambendole nuovamente la mano. << I miei genitori spesso si recavano fuori per questioni di lavoro, stavano via a volte anche un paio di giorni. In quel tempo Matilde approfittava a marcare la sua cattiveria nei miei confronti, rinchiudendomi spesso in cantina. E un giorno mi lasciò per quelle che per me furono ore interminabili. Non stavo bene di conseguenza piangevo perché non potevo chiedere aiuto a nessuno. Fortunatamente con una gentilezza estrema e un tatto squisito, l’ancella Adele mi diede sostegno immediato. Dopo avermi sentito piangere. >>. <<Quella pazza di sua sorella ha davvero superato se stessa! Come mai l’ha rinchiusa in cantina al freddo non si è accorta che ha la febbre?>> Mi disse Adele. Io le risposi che Matilde mi diceva che ero una pazza. Che ero una ragazza impura e quindi meritavo tale castigo. Inoltre aggiunse che questo castigo è dettato direttamente dalle forze divine che si rivelano a lei per governarmi meglio. Adele per fortuna non prestava fede a quella dissennata di mia sorella. E mi rincuorò. Dicendomi che ero una bambina del tutto normale. E che nessuna forza divina poteva formulare questi ignobili pensieri. Rivolti a un’ipotetica non purezza generando addirittura un castigo. E caso mai era mia sorella a essere un inguaribile pazza squilibrata. >>. <<Per fortuna è intervenuta Adele!>>. Esclamò lui. <<Sì! Infatti, è stata la mia salvezza, anche e soprattutto a livello mentale, poiché mi fece capire che la distorta non ero io, bensì quella squinternata di mia sorella. La ringraziai infinitamente dandole un abbraccio amichevole. Inoltre quando all’improvviso rincasarono i miei genitori, per prima cosa chiesero di me, consapevoli forse che un po’ mi trascuravano, mentre Matilde ne fu sconvolta. Per lei certamente vedere che i miei genitori prestavano attenzione a me e cercavano di colmarmi di carezze. Era un affronto troppo grande alla sua persona. Al punto da alimentare sempre di più la sua insana cattiveria. Volendomi completamente annullare ai loro occhi. >>. Insomma proprio come Caino e Abele?>>. <<È inammissibile mi chiedo come abbia fatto a resistere così a lungo senza ribellarsi mai?>>. Chiede sconcertato. <<Con il senno di poi me lo chiedo anch’io. D'altronde mia sorella come si accorgeva che qualcuno scambiava con me qualche momento di tenerezza m’intralciava il cammino. Facendo poi credere che io fossi un’inconcludente maldestra. Di nascosto dei miei genitori mi tirava i capelli e mi costringeva a non urlare. Perché altrimenti me l’avrebbe fatta pagare una volta in camera nostra. Tuttavia sono molti gli aneddoti che hanno lasciato il segno. Non la vorrei assillare conte davvero!>>. <<No! No!Non si preoccupi prosegua, pure e tiri fuori in modo definitivo questi fatti. >>. <<Ebbene capitava che a volte i miei genitori scegliessero alcuni vestiti per me.  Lei però non mi permetteva di indossarli. Mi costringeva a mettere i suoi abiti dismessi. Di un gusto stilistico che a me proprio non piaceva per niente.  Questo era il minimo. Mi obbligava a mettere le sue scarpe sformate e grossolane. Facendo credere ai miei genitori che a me piacessero e di non comprarmene altre perché ero soddisfatta di quelle. O a tavola per esempio era sempre lei la prima a essere servita e quando toccava a me. Diceva di mettermi poco cibo perché altrimenti mi faceva male. >>. <<Pazzesco! La manovrava su tutto? Mi perdoni Aurora … ma … come potevano i suoi genitori non accorgersi di quello che le succedeva attorno?>>. chiese Niccolò cingendole istintivamente la mano delicatamente. Lei ebbe un leggero fremito ma proseguì con il racconto lasciandosi incantare dall’attenzione che dimostrava il conte nei suoi confronti. <<Loro erano poco presenti, perché sempre occupati con le questioni di lavoro, gli aggiornamenti, le consegne e tutto il resto. Non avevano tempo per accorgersi di una figlia che era tiranna sull’altra. Ed io sinceramente mi rassegnavo a quella situazione. Anche perché sapevo che ogni loro sforzo era per noi. Non c’era giorno in cui lei non m’infliggeva qualche assurda prepotenza. Sembrava che il solo gusto di tormentarmi la rendesse viva. Le desse la giusta motivazione per andare avanti. Più mi straziava. Maggiormente era entusiasta e raggiante. Al punto che per lei esagerare ormai era all’ordine del giorno. >>.<<Assurdo!>>.<<Pensi che un giorno Matilde di proposito soffocò il gattino di mia madre che n’era profondamente legata. Incolpandomi anche stavolta. Fece credere che avessi voluto soffocarlo affinché non miagolasse più. Mentre io sopportavo in silenzio. Giacché Matilde minacciava di tagliarmi come il solito, la lingua. Se solo avessi avuto il coraggio di dire a chiunque la verità. E sinceramente da bambina. Non ero in grado d’immaginare fino a che punto si potesse spingere il suo livore per recarmi danno. Dato che mi trovavo spesso da sola alle prese con il suo volere. >>.

<<È pazzesco!>>. affermò Niccolò sempre più amareggiato da quelle rivelazioni. <<Già! Credo in tutta sincerità che lo avrebbe fatto se ne avesse avuta l’occasione.  Durante la notte, mentre tutti dormivano, piangevo, nei soli momenti concessi senza farmi vedere o sentire da nessuno. >>. <<Incredibile! Non può avere sopportato per anni tutto questo? E quello che è peggio non avere mai potuto fare una buona volta chiarezza nei confronti di sua sorella. >>. Disse Niccolò rattristato dal racconto. Scrutandola con maggior attenzione. Notando quanto la sua bellezza al riverbero della luna fosse pari a una dea. <<Già! Infatti, lo sforzo per difendermi si dimostrava essere sempre vano. Poiché la sua influenza era tale, che induceva i miei genitori a pensare di volta in volta che io fossi una sciagurata. Creando in loro un malanimo senza eguali.  Ci fu una volta che prese i gioielli di mia madre e sfilò tutte le perle per buttarle sul camino e nel terreno circostante casa nostra, incolpando me. Peggiore ancora fu stata quella volta che preso il flauto di papà, pensò bene di bruciarlo, lasciando  intendere a tutti che per dispetto lo avessi fatto io. >>. <<È interminabile la sequenza di episodi spiacevoli. Tremenda!>>. <<Incredibile a pensarci ora! Ero talmente soggiogata da lei che mi riusciva difficile persino piangere davanti ai loro occhi. Dato che lei m’intimoriva anche in questo. Inoltre mi ripeteva costantemente che io non valevo niente. Che senza di lei non esistevo nemmeno. Tutto quello che la mia persona poteva rappresentare lo dovevo a lei. Che mi manteneva in vita giusto per fare di me quello che voleva. E così doveva essere come in tutte le case, dove c’erano due sorelle. >>. <<Non posso crederci!>>. esclama nuovamente il giovane. <<Arrendevole alle sue parole che per me erano come oro colato. Mi rassegnavo a quella situazione che a suo dire era equanime come normalmente doveva essere. Quasi a non proferire parola sul riguardo che si dovrebbe avere di una persona, sull’amore e sul rispetto reciproco. >>. <<Che tristezza sapere che ci sono persone così. >>. <<Non era facile per me farmi comprendere dai miei genitori, poiché lei mi stava addosso come la gramigna, senza lasciarmi un minuto da sola con loro. Mentre io volevo bene ai miei genitori, avevo l’animo logorato, morivo dentro pian, pianino per tutto questo. Mentre loro a seguito dei racconti di Matilde che immancabilmente mi metteva in cattiva luce, mi castigavano regolarmente. Pertanto mi era precluso il loro affetto da sempre, poiché cresciuta, ero in grado di camminare e parlare da sola. >>. <<Che tristezza! Mi spiace davvero. Dolcissima Aurora. >>. Le disse e di proposito le mosse una carezza in pieno viso. << Mi chiusi in me stessa, senza poter confessare a nessuno le angherie subite da Matilde. Trovavo rifugio solo a intervalli isolati. In cui parlavo con un piccolo passerotto che veniva a trovarmi sul davanzale della finestra, poiché mi rallegrava e intratteneva con il suo ciangottio. Approfittavo dei soli attimi che Matilde mi lasciava da sola. Poiché lei andava ad assaporare gli elogi e complimenti che le facevano i miei genitori per il fatto di occuparsi così bene di me. >>. <<Non ci posso credere! Nonostante questo. Aurora. Lei ha un animo cortese e gentile che pare essere immuni alla cattiveria? Un elogio a lei per questo. >>. <<Non saprei nemmeno come infliggerla agli altri, tanto ne provo disgusto. >>. <<Vada avanti amabile Aurora. >>. <<Ebbene ero sempre più triste e avvilita, perché dovevo tenere soffocata la parte di me che rifulgeva allegra. Invece costretta a vivere di sotterfugi e soggezioni, fino ad arrivare a un mesto episodio, che ancora adesso ricordo con rammarico. Dove segnò l’epilogo di questa incessante sottomissione al suo dominio. >>. <<Non oso nemmeno immaginare cosa abbia architettato!>>. Asserì Niccolò.<<allora Matilde si provocò di proposito una ferita al braccio, per sostenere che l’avessi spinta apposta contro un fascio di rami spaccati, per causarle delle ferite e farla così soffrire. La ferita che si era inflitta le provocò un taglio profondo di circa tre centimetri. Pertanto i miei genitori a quel punto non ci videro più dalla rabbia. >>. <<Ops! E se la presero nuovamente con lei?>>. <<Bè! Si! I miei genitori loro malgrado cedessero fossi stata veramente io a farle male. Dopo una serie illimitata di vicissitudini. Stanchi di avere a che fare con una figlia che loro credevano indomabile e con qualche problema non definito sul carattere. Furono costretti a prendere provvedimenti. Affinché garantissero la serenità del nucleo familiare.

<<Noo…! E quindi dopo che cosa fecero?>>. <<Decisero che era giunto il momento di mandarmi a servizio. Dato che ormai avevo dodici anni. >>. <<No! ?>>. <<Si! Dissero che era giusto allontanarmi da Matilde. Poiché di riflesso soffriva della mia cattiva influenza. Oltretutto quello dell’allontanamento lo ritenne un buon metodo. Affinché mi potessi ravvedere di tutte le malefatte perseguite negli anni a discapito di mia sorella. >>. <<Pazzesco! Oltre l’inganno anche la beffa di essere allontanata non ho parole!>>. <<Solamente Adele l’ancella al servizio dei miei genitori sapeva tutto.  Matilde la minacciava in continuazione. Assicurandole che l’avrebbe fatta allontanare con l’onta più brutta ci potesse essere per una donna. Diffamandola in tutto il paese. >>. <<Oh! Questa è pura perfidia. Pazzesco!>>. Esclamò lui avvilito. <<Di conseguenza alla povera Adele non rimaneva altro da fare che tacere. Conoscendo la probabile cattiveria di Matilde. >>. <<Che peccato! Immagino la tristezza nel suo cuore per non aver potuto contare su nessuno?>>. <<Bè! A ogni buon conto. Oggi con il senno del poi mi ritengo fortunata. >>. <<E come mai di grazia, dopo di quello che ha passato?>>. <<Mi sento fortunata per il semplice fatto di avermi mandato a servizio. >>. <<A sì?>>. <<Sì! Perché… staccandomi così da mia sorella. Hanno garantito se non altro la mia stabilità. Non so altrimenti che fine avrebbe fatto la mia ragione se avessi continuato sotto la sua spietatezza. >>. <<Questa storia ha dell’incredibile! Non trovo parole. A volte le avversità familiari rendono il cammino di certe persone più faticoso di quanto lo possa già essere.  Mi dica, almeno si è trovata bene a servizio e da chi era andata?>>. <<Oh! Beh! Non proprio! Andai a servizio dal barone Lapo al Castello della badia di Velx. Che è posta in alto a una gola meravigliosa fiancheggiata dal fiume Fiora. Ebbene il barone Lapo è persona stimata e di buon cuore. Le malelingue sono sempre in agguato e pronte a ferire gli animi gentili. >>. <<Oh! Perché cosa successe ancora?>>. <<Ecco! Erano sorte delle voci artificiose, le quali asserivano che il barone fosse persona subdola. >>. <<Così senza motivo?>>. <<Già! Dal nulla chissà? Forse per spietatezza, o per il solito flagello della gelosia che imperversa sugli animi e colpisce irremovibile, chi può dirlo!>>. <<E su quali maldicenze si basò, che cosa insinuarono i malfidenti?>>. Le domanda, prendendole la mano, questa volta carezzandola più volte, quasi a volergliela baciare. << Fecero nascere il sospetto che il barone si approfittasse di me. Per di più che poneva maggiore attenzione nei miei riguardi, anziché alla moglie, dandogli per questo la nomea di cattivo marito. Ripeto tutte frottole inventate di sana pianta per pura invidia e animosità. >>. <<Non vi è dubbio vi credo! Mentre il povero barone come si scagionava?>>. <<Bè lui persona dabbene cercò di difendermi. Poiché le vere intenzioni del barone rivolte a me erano per pura cordialità. Dove benevolo vedeva in me una perizia affine alla sua. E il suo scopo risoluto era quello d’istruirmi, regalandomi i segreti della conoscenza riportata nei suoi bellissimi libri. Secondo poi era anima gentile, garbata e non disseminava odio o cattiveria gratuitamente, disposto per questo alla tolleranza. >>. <<Bella persona questo barone Lapo>>. <<Sì! Pertanto il motivo principe che lo legò a me come a una figlia. Era  proprio legato al fatto che desiderava tanto averne una. Mentre e purtroppo gli fu sempre negata dalla consorte baronessa Giuditta. Persona subdola, egoista e meschina. Poiché voleva essere l’unica ad avere il potere e l’autorità del casato senza altri successori. >>.<<No!>>.<<Ecco spiegato il motivo per cui il barone mi prese a favore. Insegnandomi parte del suo sapere. Insegnandomi a scrivere, a leggere e a fare di conto. Vedeva che nutrivo un grande interesse per l’applicazione, di qualsiasi genere questa fosse.  Si prodigava affinché la mia sete di sapere fosse finalmente appagata. >>. <<Capisco! Straordinario questo barone. >>. <<Nel frattempo intorno a me si stava rendendo concreto la trama dominata dall’odio, dal malanimo e dall’invidia. >>. <<Immagino il susseguirsi delle ostilità nei suoi confronti. A prescindere dal rendersene conto?>>. <<Precisamente! La baronessa ormai era in malafede e non vedeva di buon occhio la mia presenza a castello. >>. <<Ops! Mah! È incredibile quanto il fato a volte possa prendere direzioni sbagliate. >>. <<Attorno alla nostra disinteressata amicizia. Che fra l’altro si dovette rompere. Si erano venuti a creare rancori di gelosia e invidia tali, da generare una vera e propria diatriba. Cosicché decisero di allontanarmi da palazzo indirizzandomi altrove. Nonostante il biasimo del barone che non avrebbe voluto. Alla fine dovette cedere e con malincuore lasciarmi andare. >>. <<Inconcepibile! Sventurata Aurora e dove la mandarono?>>. <<In seguito mi fece andare al castello di Triana. Che si trova in direzione del Monte Amiata posto sopra un poggio roccioso. A occidente del Monte Labbro che s’inoltra fra le valli della “Fiora” e dell’Albiniam. Un luogo davvero bello. <<E lì com’è andata?>>. <<Bè! Diciamo che in quel luogo mi sono indubbiamente trovata bene. >>. <<E dopo?>>. Domanda lui senza toglierle gli occhi di dosso, mentre tra una parola e l’altra sbocconcellava il dolce.

<<Rimasi lì fino all’età di diciotto anni. Fino al momento in cui fecero richiesta di me. Qui alla fortezza Orsini di Statonia. Dove devo dire che fino a questo momento mi sono trovata benissimo. Anzi l’epilogo addirittura è da sogno. >>. <<Ed io ne sono certamente felice Aurora. >>. <<Devo ancora ringraziare il barone per avermi regalato il saper leggere e scrivere. Realtà oggettiva che fu un ottimo espediente per placare la tristezza che regnava in me in quel periodo. >>. <<Ringrazio anch’io il barone Lapo per avere sviluppato in lei la conoscenza e la saggezza. Se questo è il risultato. >>. <<Mi ha insegnato molto sì. >>. <<Mia cara Aurora. Non deve preoccuparsi. D’ora in poi non le succederà più nulla vedrà! Qui è al sicuro e se per caso dovesse avere dei problemi. Non si faccia  scrupoli a chiedere il mio sostegno. La prego me lo prometta?>>. <<Si! Si! D’accordo! Grazie conte veramente lusingata dalle sue attenzioni. Anche se a essere sincera, conosco mia sorella. E non so se posso permettermi di stare tranquilla del tutto. >>. <<Non si preoccupi davvero. Sua sorella non può più nuocerle ormai. Vedrà che tutto andrà bene e già da stasera dorma tranquilla. >>. <<D’accordo ci proverò e grazie. >>. <<Grazie a lei di esistere. >>. Terminarono di pregustare il dolce, seguito dall’eccellente vino, finendo quella serata all’insegna della gradevole compagnia. Scandita dall’attenzione posta al racconto di Aurora. Che ha acceso in Niccolò una profonda stima per lei. Poiché il suo cuore costernato di tristezza ha avviato il desiderio di conoscerla sempre meglio. A quel punto il giovane si vede costretto a contenersi. Avrebbe il desiderio di prodigarsi a rincuorarla.  Decide di non affrettare i tempi. Concedendosi il meritato riposo. <<Ho gradito moltissimo la sua compagnia Aurora sono sincero. Mi spiace che sia già mezzanotte dove mi vedo costretto a congedarmi da lei. >>. Le dice Niccolò con gentilezza baciandole la mano. <<Mi sono trovata molto bene anch’io conte. La ringrazio per tutto quanto, oggi è riuscito davvero a regalarmi perle inaspettate e a togliermi un piccolo peso nel cuore. >>. Lei lo guarda negli occhi turbata amorevolmente. Scorgendo la bontà d’animo che regna nel giovane. Che arguto è riuscito a far brezza nel suo cuore come mai nessuno era riuscito prima. <<È stato un piacere Aurora. >>. <<Grazie per avere saputo ascoltare con tanta attenzione le vicissitudini del mio passato, dove per la prima volta ho potuto parlarne liberamente. >>. <<Non lo dica nemmeno, per scherzo è il minimo riconoscibile a una persona valevole come lei. >> rispose lui fissandola negli occhi, notando quanto quello sguardo lo turbasse. Oltre ad accorgersi che lo specchio dell’iride d’Aurora è di un verde cristallino stupendo. <<Non le garantisco nulla.  Proverò a dormirci sopra.  Gli auguro una buona notte conte. >>. Enunciò lei con una flebile vocina. <<Buona notte a lei Aurora e stia tranquilla d’accordo. >>. <<Va bene grazie ancora conte. >>. 

                                                    Capitolo venti


La notte per il momento complice il torpore sarà in grado di occupare il posto dei loro pensieri. Aurora tuttavia ancora non se la sentiva di occupare la nuova stanza. Aurora completamente sopraffatta dal pensiero di essere così vicina al conte, poiché favorito di un fascino che a lei non è del tutto indifferente, per di più sapeva che la stanza era tuttora da risistemare. Il camino non era stato acceso e per questo l’ambiente di sicuro era freddo. Decide così di andare nella sua vecchia camera. Che combinazione e purtroppo divideva con Lucilla. Giunta nella stanza con sua sorpresa trova il suo giaciglio completamente bagnato, disfatto di tutto il piumaggio interno. Ridotto a un aggrovigliato posticcio di piume acqua e tessuto. Un altro dispetto gratuito. Che costò ad Aurora il compromesso di dormire sul sofà nella sala adiacente per non discutere con Lucilla a quell’ora della notte. Niccolò non riusciva a dormire. Scosso da mille emozioni. Decise così di alzarsi e girovagare curioso nel palazzo. Passando per le sale si accorge che in una stanza la porta era aperta. Si avvicina e capisce che all’interno c’è qualcuno. Nota una giovane che dormiva accoccolata su se stessa avvolta in una leggera coperta. <<Mah! Toh guarda!>>. Esclama fra se, mentre con sua gran sorpresa vede che la dama in questione è proprio Aurora. La guarda incantato e si chiede come mai dorma sul sofà anziché nella sua nuova stanza. Per Aurora era stata una giornata molto estenuante ed è caduta in un profondo sonno. Niccolò non si capacita del fatto di doverla lasciare lì. La sala è molto grande e non riscaldata abbastanza. Se ne dispiaceva. No! Non poteva lasciarla li. Sapeva di disturbarla e magari correva il rischio di svegliarla.  In qualsiasi modo non poteva andarsene da lì senza occuparsi di lei. Preferiva non correre il rischio che prendesse freddo. Con la delicatezza di un cigno, la prese in braccio premurosamente accompagnandola con lentezza nella sua stanza. Dove ad attenderli c’è il camino che solerte e operoso zampilla le regolari fiamme generando un soave tepore. Con calma adagia la bella Aurora nel letto a baldacchino. Sistemandola sotto le coperte. Mentre lui si dispone nell’ottomana sulla parte laterale della stanza. Mentre guardando Aurora non può fare a meno di notare la bellezza che sprigiona. I capelli sciolti di un castano ramato chiaro, mostrano una fulgida lunghezza che si protrae fino alla vita. Donando al suo volto un alone d’arcano splendore. Le labbra morbide e scarlatte, avvicinate alla sua mano che poggia vicino al viso, a momenti come fosse un petalo di rosa sullo stelo. L’intera figura si mostra del tutto divina. E il suo gradevole profumo e la fragranza che sprigiona, provocano in Niccolò piacevoli sensazioni, come di fresca rugiada mattutina. Il giovane si chiede per quale motivo provi in quel momento una sensazione così forte. Un impulso che lo induce a commettere una sregolatezza, quella di avere la necessità di posare le sue labbra su quelle d’Aurora. Prova a darsi una risposta, bensì cambia pensiero per non commettere sbagli. In fondo si tratta di una damigella addormentata. Non può approfittarsi di lei nemmeno per un bacio innocente. Le buone maniere prima di tutto. Le fa tenerezza sapere che ha sofferto nella sua infanzia a causa della sorella. Ora inerme e addormentata la vede fragile e delicata come un giunco. Da incuterle un tenero e intimo affetto. Svincolato dal mondo reale Niccolò, si abbandona finalmente al sornione torpore che prende finalmente i sopravvento inducendolo al sonno. Il giorno dopo Niccolò si alza di buon mattino cercando di non svegliare Aurora. L’esplodere della giornata è al culmine. Dove si mostra in tutta la sua interezza, il sovrano del cielo che con cupidigia. Preme la sua volontà sulle realtà oggettive che marcano la vallata. Mentre le piante rigogliose si lasciano carezzare dai suoi robusti raggi. Dopo una breve colazione si reca nei sotterranei per vedere come stanno Alfiero e Agenore. Purtroppo nei cunicoli dove credeva di trovarli non vede nessuno. Esplora con attenzione tutta l’area del sottosuolo ma degli uomini nessuna traccia. Non è possibile si dice. Non può essere successo che lo spirito di Zorhobos si sia impadronito di loro così presto. In realtà Zorhobos ha già cominciato ad agire senza mezze misure, colpendo il cuore d’Alfiero e d’Agenore con la freccia acuminata di ghiaccio. E inevitabilmente i due uomini spinti da una forza oscura. Si sono convogliati senza indugio al Tempio di Suana nell’anfiteatro. Sono scesi dalle tre scale che si snodano per arrivare alla porta del tempio. E come marionette si sono introdotte nel ventre della terra. Una volta giunti nel sottosuolo, stupiti e inebetiti, videro un’oscura figura dalle sembianze inusuali, mezza parte uomo, l’altra metà di ghiaccio, munita di un arco e frecce alle spalle, dall’aspetto austero e sconcertante. I due malcapitati guardando negli occhi la creatura, avvertendo una glaciale sensazione che li strinse. A quel punto colpiti dalla sua mole non indifferente, del tutto paralizzati e ipnotizzati la seguono. Zorhobos li conduce direttamente a ridosso di una roccia megalitica, dove li fa poggiare di schiena. E … Tutto succede in un attimo. A un certo punto la forza che emana la pietra a contatto con la mano di Zorhobos sprigiona una specie d’energia. E come un magnete attrae i malcapitati completamente al suo interno incastonandoli a lei. Zorhobos li trattiene incorporati alle pietre nell’attesa di avere una schiera più numerosa di seguaci, per poi agire su tutto il territorio muovendoli a suo piacere come pedine di una dama. Lucilla quella mattina si sveglia con l’orecchio completamente congelato e parte del collo.  Ovviamente perplessa si stupisce di quanto le stia accadendo. Non va al lavoro oggi e si nasconde agli occhi di tutti sperando di fare altri dispetti ad Aurora. Poiché la ritiene colpevole di quello che le sta succedendo. Aurora nel frattempo al momento del risveglio nota di essere nella sala blu del conte. E si chiede costernata come può essere finita lì. Tuttavia non sì da pace con una risposta. Decide a questo punto di attendere l’unica persona che può darle una spiegazione e nel frattempo raggiunge la vecchia stanza, per prendere le ultime cose rimaste ancora li. Nota con sua gran sorpresa che Lucilla è ancora sotto le coperte del tutto infagottata. Perciò le parla. <<Buon giorno a te Lucilla. Non ti senti bene? Non vai al lavoro? Dimmi? Per caso stai male?>>. Chiede dolcemente. <<Strega! Carogna! Non spetta a te preoccuparti del mio stato. Vattene incantatrice.  Non incanti me di certo sai!>>. Esclama Lucilla di rimando rispondendole in malo modo e una cattiveria gratuita da stupire sempre più Aurora. <<Lucilla mah! ... >>. Cerca di controbattere Aurora ma è subito interrotta dall’ira della donna. <<Sta zitta! Sei nauseante da quanto spargi bontà. È tutta colpa tua se io sto così! vatteneeee!>>. Gli grida inviperita, mentre la rabbia che nutre nei suoi confronti è tale da farle compiere un’azione del tutto improvvisa. Di sorpresa senza badare alle conseguenze le scaraventa addosso al lume che poggia sul comò. Con una forza repentina Aurora prova a spostarsi, mentre il lume la prende in pieno, andando a colpire rovinosamente un piede. Aurora avendo sperimentato in prima persona l’agire di esseri umani malati d’invidia, sa che presi dall’ira possono compiere qualsiasi nefandezza, di conseguenza è meglio starci lontano e a quel punto non tenta più di persuadere Lucilla. Esce lentamente dalla stanza zoppicando rattristata per quel comportamento. E si reca pensierosa subito dal medico Galeno.  <<Aurora cosa le è successo?>>. domanda preoccupato il medico. <<Dottor Galeno sono inciampata scendendo le scale e mi sono fatta male al piede pensa che sia grave?>>. gli domanda lei con una flebile vocina. <<Si sieda comoda qui sul lettino e vediamo un po’ di cosa si tratta. Mi auguro non sia nulla di grave. >>. Le risponde serafico cercando di confortare Aurora.<<D’accordo!>>.<<È una brutta contusione.  Vedrà se seguirà le mie cure, guarirà nel giro di due o tre giorni. >> Risponde dopo averla visitata. E con garbo le dispone un unguento sul piede per la botta subita. Fasciandolo subito dopo per evitare che peggiori. <<Oh! Grazie dottore gliene sono davvero grata. >>. Negli androni sotterranei di Etruria nel frattempo l’imperatore Zorhobos si comincia a divertire. Ha a disposizione il “Blocco Zirbhas”. Una prodigiosa pietra megalitica. Interrata a piombo formata da uno specchio di ghiaccio. Che ha il potere di vedere tutte le anime del circondario, perciò guardandovi all’interno nota il peggioramento di Lucilla. E si prodiga quindi a infliggere alla donna la stessa sorte toccata ad Alfiero e Agenore, dando inizio così alla crescita delle sue prede. Ne approfitta a far pervenire al suo cospetto anche Alfonso, Flora e Berenice, che dimostratasi ostili nei confronti di Aurora meritano lo stesso trattamento. L’imperatore Zorhobos imperterrito e deciso prende l’arco di ghiaccio. E con la piccola freccia di cristallo li colpisce direttamente al cuore. Congelando all’istante la loro anima. E li conduce al cospetto della pietra megalitica fino a incastonarli al suo interno inevitabilmente. Nello stesso tempo sempre attraverso il Blocco Zirbhas, interviene per peggiorare la condizione dell’ecosistema. Preme così le sue dita di ghiaccio sul punto preciso da cui dare inizio al suo gelido controllo. Vale a dire nell’ultima scalinata della piscina naturale Aurinia. E allarga l’espandersi di ghiaccio. Stabilendo che lo stesso debba avere una misura di almeno dieci centimetri. Niccolò non sì da pace. Cerca in cuor suo di focalizzare mentalmente un’eventuale strategia per sconfiggere Zorhobos. Decide nel frattempo di andare ad avvisare la famiglia d’Agenore e Tessa la fidanzata d’Alfiero. Per rincuorarli. E far sapere che al più presto troverà un modo per liberarli dalle grinfie di Zorhobos. E inoltre che si sarebbe prodigato per evitare l’eventuale catastrofe di ghiaccio che incombe su Etruria. Si predispone a bere un sorso d’acqua e pensieroso gli viene spontaneo toccare l’anello. Lo stesso emette all'istante un bagliore luminoso. E il leone intarsiato d’oro si mette a roteare. Ne segue un’apertura a finestra. Mentre all’interno Niccolò vede delle figure. Che rappresentano gli oggetti visti nei sotterranei della tomba di Sileno. E in seguito una dicitura che scorre velocemente con i loro nomi. Xritrio, Xaxsyda, Xlonhe, Xyarho, Xydha e Xyuynya. Vi legge anche una scritta che indica: solo possedendoli diverrà Rasenna Lucumone d’Etruria il prescelto Niccolò Orsini. In seguito a quelle visioni l’anello smette di riflettere immagini e si richiude regolare. A quel punto Niccolò si chiede cosa vogliano dire. Deve forse andare a recuperare quegli oggetti?  Come si può fare se sono incastonati alla pietra. Non capiva come mai l’anello avesse mostrato quell’entità. In ogni modo si disse vedremo più avanti il significato di queste figurazioni. Per ora non posso fare altro che stare in attesa degli eventi. Mentre percorre le vie del borgo, una sensazione di beatitudine lo invade, inebriandolo a tal punto che una volta giunto al castello decise che avrebbe invitato Aurora a un bagno tonificante ad Aurinia. Dove sa che gli verranno sicuramente buone idee in merito alla questione Zorhobos. Motivo in più per controllare da vicino la perla di ghiaccio che si sta ingrandendo a vista d’occhio nelle cascate del Gorello. Giunto al castello. Si precipita dalla contessa Aurora. <<Aurora buongiorno mio splendore. >>. Tuona con enfasi Niccolò con occhi lucenti e sorriso gaio. <<Buongiorno a lei conte. Non si burli di me di prima mattina. >>. Risponde lei sorpresa dalla gioia contagiosa del giovane. <<Si sbaglia Aurora. Non oserei mai burlarmi di lei. È che la sua apparizione è talmente gradevole che mi venga istintivo trasmettere tutta la mia gioia quando la vedo, inoltre oggi è splendida come lo è la giornata. A tal proposito volevo chiederle. Cosa ne pensa di andare ad Aurinia per concederci un bagno tonificante?>>. le domanda sprizzando di energia. <<Oh! Mah! Sì! Di fatto, la giornata si è aperta all’insegna del bel tempo. Mah!… Non saprei?>>. gli risponde lei curiosamente divertita dall’impeto di Niccolò. Lasciandolo in attesa. <<Non mi tenga così sulle spine! Resto in balia di una sua decisione mi dica? La prego!>>. sostiene lui corrucciato ma divertito allo stesso tempo dal momentaneo diniego di Aurora. <<Di sicuro un bagno ravvivante nelle splendide piscine naturali di Aurinia deve essere sicuramente una letizia, però vede conte… non so se è il caso. >>. <<La prego accetti l’invito. Poi le prometto che ci occuperemo seriamente di questioni di massima importanza per quanto riguarda il regno di Etruria. >>. Le dice lui cambiando posizione e cercando d’influenzarla guardandola fissa negli occhi. << È una sorpresa graditissima sapere che vuole andarci con me conte. >>. tirava per le lunghe scherzosamente lei. <<Non vedo con chi altri possa desiderare di andare se non con lei. Mi trovo sicuramente a mio agio e in ogni minuto della giornata. La prego? >>. Risponde lui sicuro, facendole una faccina curiosa in segno di assenso con una smorfia delle labbra a mo di bacio insistente. <<Prima di accettare la sua proposta però conte mi deve svelare una cosa. >>. << Si! Mi dica?>>. <<Ecco! Come ho fatto questa mattina a risvegliarmi nella sua stanza?>>. <<Beh! Mia cara Aurora deve sapere che ieri sera non riuscivo a prendere sonno. E camminando per gli androni del castello ho visto la porta di una sala aperta e mi sono precipitato a vederne il motivo. >>. <<E … ?>>. <<E vi ho trovato lei rannicchiata e infreddolita sul sofà e mi sono preoccupato di portarla nella mia stanza affinché potesse riscaldarsi. Non potevo lasciarla al freddo non crede?>>. <<Ah! È così? Ho capito. >>. Ribatté con un tono quasi scherzoso. Purtroppo ho il sonno pesante e quando mi addormento, non c’è nulla che mi possa svegliare. A parte il sorgere del sole mattutino del quale sento come un richiamo direttamente sulla pelle. >>. << Non si preoccupi, ho dormito nell’ottomana di fianco. >> precisa lui sentendo il tono preoccupato di Aurora. <<Ho capito conte! Non intendevo pensare male di lei anzi. Grazie infinite per la sua premura. >>. Rispose entusiasta. E se pur intimidita decide di accettare quel gradevole invito. <<D’accordo! Ehm! Siamo pronti ad andare ad Aurinia che dice conte? >>. Le enuncia lei con un sorriso lieto. <<Wow! Finalmente si grazie Aurora, si va alle scuderie a sellare i cavalli. >>. Replica euforico il giovane. Niccolò e Aurora convogliandosi lungo la macchia in fiore si rallegrano compiaciuti beneficiando della brezza che in quel momento è come manna. Che piacevole e delicata si origina quando si cavalca spensierati. L’andatura al galoppo ha il potere di placare il caldo che s’incunea nelle vesti. Mentre attraversando di buon umore la macchia verdeggiante, si può gioire di tale trasporto che sprigiona frescura e distensione concedendosi quella libertà di sguardi ammiccanti e comprensivi. E giunti al borgo di Aurinia lo trovano incantevole. Aurinia, infatti, ha una posizione che pare fatata. Arroccata su di un colle che domina sia la vallata delle terme, sia quella dell’Albiniam. L’abitato che si sviluppa intorno alla gran Piazza Vittorio Veneto con la chiesa di Santa Maria Maddalena, signoreggia la visuale, da cui la porta romana e il rione Bagnosecco alle spalle sono colmi di splendore. Mentre il rione che è dal lato opposto la via Aurinia e l’accesso del paese si presta a essere fedele compagno di una scenografia surreale. La giornata è davvero incantevole. Il sorgere del sole quel mattino traccia una palla già infuocata che si diffonde apertamente in tutta la vallata, rischiarando ogni cosa con un’estensione riflettente da capogiro. Incredibile la luna sovrasta ancora con il suo dominio dalla parte opposta della valle, come a ostacolare il sole, titubante se lasciarle il posto propizio nella volta celeste o meno. Giunti alle cascate naturali di Aurinia specchio d’acqua misterioso e sublime che poggia come un gioiello sul colle. Sistemano i cavalli a ridosso di un albero per tenerli all’ombra. Niccolò si toglie le raffinate scarpe a punta, il farsetto abbottonato davanti, la camicia con maniche a palloncino e le brache Lasciando trasparire la sua virile e accattivante figura. E prosegue felice immergendosi fino alla vita in quella linfa trasparente. Attendendo l’arrivo in contemporanea di Aurora. La giovane anche se un po’ intimorita. Scioglie i capelli che rilasciano sfumature meravigliose. Toglie la sopraveste. E rimane con una tunica di un tessuto molto leggero che arriva fino ai piedi con maniche aderenti ricamate. E si avvicina gaia a Niccolò. Con grazia decide di lasciarsi andare. Forse se lo merita pensa fra se. Niccolò non vuole farsi vedere che di sottecchi la contempla in tutta la sua bellezza. E per ora distoglie lo sguardo curioso. Ammirando la natura circostante che gli regala altrettanta bellezza. Catturati da un impeto di euforia straordinario. S’inoltrano nelle acque sulfuree che sberluccicano cristalline. Esaltati come pochi sono capaci esserlo in questa circostanza. Le genti del posto sono solite andare ad Aurinia per rinnovare le forze. E non mancano di rallegrarsi per questa risorsa naturale dotata di uno splendore indiscusso, offerta da madre natura a beneficio dell’uomo. Lo stesso fanno loro due, inebriati dai profumi che permeano l’area circostante. La fragranza velata del gelsomino e delle rose che rivestono l’area fiorente si mescola all’odore forte di zolfo che stuzzica il loro naso. E le cascate naturali sono colme d’incanto e bellezza. Un luogo in cui i sogni possono celarsi inviolati custoditi nel verde esuberante che vi è attorno. Non appena s’immergono nelle sue acque i due giovani. Belli come il sole. Sono colti da un entusiasmo senza pari. E ritenendosi entrambi fortunati in tale circostanza dove la definizione del luogo diviene spontanea “ il paradiso”, si compiacciono di farne parte. L’acqua lambisce … loro la pelle scorrendo nutrita e traboccante. Il calore che diffonde è ultraterreno. I vapori sulfurei si avviluppano sulla cute dando loro una sensazione gradevole e seducente. La semplice veste che indossa Aurora lascia svelare in una trasparente concezione velata la sua graziosa ed esile figura. Dotata di una bellezza senza pari. E Niccolò si abbandona alla sublime emozione di benessere, grazie al massaggio naturale che propina lo sgorgare libertino dell’acqua, adagiandosi su un lastrone di pietra della piscina naturale rilassandosi al suo cospetto. Trasportato in un’osservazione irreale dove gli sembra quasi di librarsi in aria deliziandosi inebriato. Per un attimo e senza farsi notare. Niccolò approfitta del fatto che Aurora sta osservando dei fiori. Per controllare l’ultima scalinata della piscina naturale. E vedere a che punto è la perla di ghiaccio. Con suo stupore nota che il diamantino, ora è grande come un melone. Per fortuna consiste in un punto, dove la gente non lo vede. E non incide al bagno solforoso del quale stanno beneficiando. Poi osserva il cielo e scorge che le nuvole fanno capolino nei suoi pensieri. Come un mutarsi temporale. Nuvole in conflitto fra loro. Alcune vogliono spodestare il sole mentre altre lasciano via libera alla sua sfericità. <<Conte lo sa che da quando abito al castello, non mi era mai stato possibile avvicinarmi ad Aurinia, per un bagno tonificante alla sua cascata naturale?>>. <<Davvero?>>. <<Sì! Mai! Infatti, devo ringraziarla enormemente. Mi sento euforica e appagata come non lo ero mai stata. Sapevo che queste acque davano beneficio, ma non credevo offrissero la beatitudine sublimando i sensi. È il paradiso >> Replica Aurora. <<Già! Davvero paradisiache. >>. Conferma lui. Aurora all’improvviso esplode con un impeto di euforia. E girando su se stessa guarda amorevolmente Niccolò negli occhi. <<Sento una forza vitale mai provata. La pelle addirittura mi si rigenera. Tutto si risveglia in me. >> Gli dice Aurora in uno stato di enfasi al sublime. Dopo si lascia carezzare il viso con il giocoso scorrere dell’acqua. E la stessa la inebria in ogni parte del corpo. Deliziandola con trasporto. Niccolò non può non ammirare l’abbaglio naturale che ha generato il creato, combinato allo splendore degli occhi, del viso, del corpo e dell’aura di quella giovane straordinaria. È bella da togliere il fiato. Nasce in lui un tripudio di emozioni davvero piacevoli. <<Grazie Signore per avere creato tutto questo!>>. esclamano in contemporanea. E sorridendo compiaciuti di avere avuto lo stesso pensiero, si spostano da un’altra parte. Dove lo scorrere dell’acqua, è ancora più repentino. Mentre entrambi si ritrovano sommersi dallo spumoso e travolgente turbinio che genera la linfa della cascata. L’acqua comincia a titillare la pelle. Sublimandoli di delizia cedevole e laboriosa. Che lievemente cadenza energia sul loro profilo. Iniziano a ridere estasiati dalle emozioni e raggianti di essere amabilmente insieme in un posto così spettacolare. Celati e persi in quel tumulto di letizia. Si afferrano dolcemente come calamitati uno con l’altro le mani. E si lasciano andare all’entusiasmo che si è creato tra il loro essere e la natura di quel luogo fuori del mondo. <<Ora chiuda gli occhi Aurora. Direi che è giunta l’ora di darci del tu vero?>>.<<Emh… si! Si!>> esclama lei felice di lasciarsi andare a quel meraviglioso trasporto.<<Allora mi raccomando. Adesso devi pensare a te nelle vesti di una regina. >>. <<Oh! No! Come sarebbe a dire di una regina? No! No! Che dici Niccolò non mi posso nemmeno permettere di formulare pensieri del genere. >>. <<E invece si! Non rovinare tutto e lasciati andare. >>. Le dice lui con energia. <<E va bene! D’accordo ci provo. >>. Tenendola … stretta per le mani. Niccolò a quel punto e a occhi chiusi esegue una vertiginosa piroetta a girotondo al punto da stupirla. Persi nell’immenso della cascata passionale. Si sentono investiti da un turbine di schiuma e allegria.<<Che meraviglia! Gira. Gira ancora più forte. La sensazione di leggerezza mi rapisce al punto da lasciarmi cadere a capofitto in un trasporto febbrile. >>. Dichiara lei raggiante e serena. La giostra naturale li delizia di un silente piacere, facendoli guizzare in un carosello di sensazioni. I due cuori si lasciano poi cadere sulla piscina naturale come in uno scivolo. Trasportati dalle cunette briose che portano a fondo bacino. E una volta giunti sulla piana dell’avvallamento ridono come bambini deliziati dalla gioia. <<Ripetiamolo ti prego! La scivolata è stata divertentissima. Torniamo su e poi ridiscendiamo dai?>>. Richiede lei gioiosa.<<Dai! Hai ragione riproviamoci. >> Rafforza lui, ridendo felice e guardandola negli occhi con slancio mosso da una nuova energia. Si riversano nuovamente nelle acque solforose lasciandosi spingere dalla corrente. Lungo i rivoli scivolosi degli anfratti di roccia spianata. Spinti dall’oblio di quell’attimo che ha dell’inverosimile e deliziati dalle fragranze che sprigiona quel paradiso. Ridono! E ridono. Ridono giocosi. Rispecchiandosi nello sguardo, avvolti in un carosello di emozioni. Si spostano radiosi sfiorandosi nuovamente le mani provando un sussulto ogni volta. Che li colma di delizia e contentezza. Proprio in quell’istante esilarante Niccolò ha un lampo di genio improvviso. E pensa di avere trovato la panacea per contrastare Zorhobos. <<Mah certo!>>. Esclama all’improvviso. <<Cosa Niccolò?>>. gli chiede lei dolcemente. <<È l’amore!>>. <<Come sarebbe  dire l’amore? Di che amore parli?>>. <<con l’amore  si sconfiggono tutte le ostilità no?>>. <<Beh sì!>>. sostenne lei.  <<Indi! Noi riusciremo a sconfiggere Zorhobos con questo potentissimo espediente!>>. <<Oh! Mah! Certo! Anche se dubito fortemente sia così semplice. Mah! Sì potrebbe essere una magnifica idea. Mah come realizzare tale grandezza? Di sicuro non deve essere facile!>>. Risponde confusa dall’ilarità espressa con vigore da Niccolò. <<Già! Tanto per cominciare saremo i primi artefici di questa soluzione. >>. <<Come? Noi?>>. domanda piena di curiosità.<<Sì! Si! Noi! Dobbiamo solo cercare d’infondere più amore possibile e spargere il senso di rispetto verso tutti. >>. <<Ne sei certo?>>. <<Si! Ne sono sicuro!>>. <<D’accordo lo farò volentieri Niccolò. Sono persona sensibile e non mi costa fatica comportarmi in questo modo. È la mia natura condurre le persone a sorvolare su sciocchezze da evitare. >>. <<Ne sono più che convinto ed è proprio per questo motivo che ti ho scelto come mia favorita contessina! >>. <<Oh! Burlone! Bensì grazie!>> risponde lei raggiante. <<Prego!>> replica lui burlandosi d’Aurora con un buffetto sulla guancia. La simbiosi che si è venuta a creare fra i due si sta rivelando sempre più forte. Al punto da intendersi al primo rapido sguardo. E si lasciano andare a risatine simpatiche scambiandosi battute cortesi. Sulle proprietà di quel posto. In seguito si vestono nuovamente per tornare rinvigoriti più che mai alla fortezza. Dal Blocco Zirbhas … nel frattempo Zorhobos nota l’armonia che si è venuta a creare fra i due giovani. E ne rimane alquanto disturbato.  per ora si deve limitare ad aspettare gli eventi.  Che spera arrivi presto tramite altri seguaci. Purtroppo nonostante i buoni propositi di Niccolò. Al momento l’impresa di una possibile sconfitta di Zorhobos, pur cercando di divulgare pensieri positivi nella gente dirottandoli verso il bene si rivela ardua, improbabile. E certamente remota. Riuscire a prevenire gli eventi non è cosa da poco. Perché a volte prendono il sopravvento contro il proprio volere. Le menti umane sono numerose e diverse fra loro. Non tutti hanno la grandezza di un’indole buona. O sono disposti verso la pace. Piuttosto che prediligere l’uguaglianza a pari diritti. Tutto procede a meraviglia. Tuttavia il personale di servizio a Palazzo Orsini si pone una domanda. Che fine ha fatto Lucilla? Alfonso l’aiuto cuoco? Flora e Berenice? Nonostante sia risaputo che alcuni di loro sono persone avverse e scontenti di tutto. Il personale si preoccupa ugualmente per la loro salute e non appena possibile avrebbero chiesto al conte se sapeva qualcosa in merito. Niccolò e Aurora nel rincasare si recano alle scuderie per lasciare i cavalli. Mentre Basilio come sempre se ne sarebbe presa cura amorevolmente. Lo stalliere informa subito Niccolò che in cucina si sta scatenando un parapiglia. E che sarebbe necessario il suo intervento per acchetare le acque. <<Grazie Basilio, mi reco subito a dare un’occhiata. >>. Una volta giunto in cucina percepisce che tutti sono animati da grande agitazione. Nascondono sicuramente una serie di preoccupazioni. Non appena lo vedono entrare se pur stupiti della sua visita in cucina come doveroso lo salutano.<<Ah! Buon giorno conte non l’avevamo sentita entrare. >>. <<Buon pomeriggio a voi tutti.  Ditemi? C’è forse qualcosa che vi preoccupa di cui vorreste parlarmi?>>. <<Bèh! Si conte vede… non riusciamo a capacitarci della scomparsa di Lucilla. >> Gli dice Tiziana. <<Come? Come sarebbe a dire dove può essere finita Lucilla cosa significa?>>. Chiede lui sorpreso.<<Bèh! Si insomma! Vede conte… non solo Lucilla è sparita... bensì anche Alfonso l’aiuto cuoco, Flora e Berenice!>>. Sostiene con sentita preoccupazione Adalgisa.<<Accipicchia! Ma ha provato a cercarli nelle stanze? Nei sotterranei o forse si sono dovuti allontanare per qualche motivo, magari per andare al borgo per compere. O altro?>>. <<Si conte. Abbiamo tentato di tutto. Sigfrido, Isabella e Teodorico hanno controllato negli angoli più remoti, ma di loro non c’è nemmeno l’ombra. >>. <<Allora deve essere successo quello che penso. >>. <<Che cosa intende conte?>>. Chiedono tutti.<<È certamente opera delle influenze negative che stanno agendo inaspettate. E per giunta senza preavviso a Etruria. >>. <<Come sarebbe a dire conte? E cosa dobbiamo fare adesso?>> chiesero angosciati. <<Per ora vi chiedo solo di stare tranquilli e per non incombere anche voi nella stessa trappola. Vi prego ve lo chiedo con il cuore. Non abbiate pensieri funesti. Piuttosto che provare malanimo l’uno con l’altro. Cercate di non provare sentimenti d’invidia, gelosia, perfidia o quant’altro possa dare motivo di questa influenza negativa di sovrastare su tutto e tutti. >>. <<Va bene conte! Cercheremo di trovare il modo di non litigare per non peggiorare ulteriormente la situazione già inquietante di se. >>. <<Bene! Vi ringrazio! Sappiate che è fondamentale la vostra continua costanza e fermezza in quest’incombenza. >>. <<Abbia fiducia in noi conte. Vedrà che non la deluderemo. >> Risposero decisi tutti. Nello stesso tempo il visconte Alderico e il barone Lapo del castello di Velx hanno avuto fresche notizie in merito a Vetluna.  Cittadina ridente situata nella valle del fiume Bruna che gira attorno all’area del lago Prile. Hanno saputo che alcuni signori bene. Si stanno orientando a riprodurre i loro modelli in merito alle statue di bronzo. Per introdurle sul mercato per primi. Avranno spiato. Copiato le idee? Mah! In realtà quella mattina il visconte Tiberio di Velx si trovava al mercato rionale e per caso gli capita di imbattersi in questi sfruttatori d’idee. Ascoltando per caso una discussione volta a tramare alle loro spalle. Precisamente Erasmo lo stalliere del castello di Vetluna era stato incaricato dal Marchese Nestore di andare a Velx senza farsi notare. Doveva cercare di copiare i progetti. In merito alle statue di bronzo che stavano realizzando per il conte Orsini di Statonia. Al momento Erasmo era un po’ restio nell’accettare l’incarico. Poiché persona leale e per questo non disposta facilmente a cedere.  E soprattutto a diventare complice d’azioni empie.  Quando il marchese, gli offrì, una gran somma di denaro. Non poté far altro che accettare. Per il bene della sua famiglia che non se la passava bene. Tiberio a quel punto avvisò subito il barone Lapo e il visconte Alderico. Il quale cercò la maniera più veloce per mettersi in contatto con il conte Niccolò. Per avvisarlo di quanto stava succedendo. Mandando un portavoce al castello Orsini il più in fretta possibile Il visconte Alderico decide di mandare Paride il suo assistente di bottega come messaggero. Perché sapeva che quel giovane era velocissimo a cavallo. Paride, infatti, galoppando rapidamente si diresse subito verso Statonia. Prese la strada più breve passando per Capalbio e Caletra. Erasmo di Vetluna invece per recarsi a Velx per quello sporco incarico deve passare per la Via Aurelia. Giungere a Cosa (Ansedonia) e Tarxuna per poi arrivare al castello. Il visconte ordinando a Paride di seguire quella strada sperava impiegasse meno tempo. Durante il viaggio Erasmo ebbe non pochi problemi. Dapprima cominciò a indolenzirsi un piede. Poi subentrò il blocco improvviso di una gamba. Sgomento si chiede come mai! Si ferma e cerca di capire cosa stia accadendo. E vede con sua gran sorpresa che la gamba destra si è completamente ghiacciata, costretto per questo a fermarsi, cercando di trovare la maniera più propizia di portare a termine ugualmente la missione pur non capacitandosi dell’accaduto.  Nello stesso tempo al marchese Nestore che stava tramando alle spalle del conte Falco invece, gli si ghiacciarono del tutto le spalle. Zorhobos sapeva bene a chi infliggere direttamente il colpo supremo. Per bloccarlo quasi definitivamente. Agli altri invece quasi per burla dava la possibilità di ricredersi cercando di ghiacciare un punto non motorio affinché si ravvedessero.  Paride si avvicina alla fortezza Orsini a tarda sera dopo il lungo viaggio. Essendo ben custodita dai gendarmi non poté fare altro che fermarsi al cospetto delle stesse e conferire con loro, assicurando che veniva per conto del Visconte Alderico di Velx con una missiva molto urgente per il conte Orsini di Statonia. <<Ho un messaggio urgente per il conte Niccolò. >>. <<D’accordo la facciamo entrare.  Mi raccomando cerchi almeno d’essere prudente. >>. <<Va bene! Sarò prudente. Vi ringrazio per la disponibilità. >> Rispose garbato Paride. A riceverlo non è il maggiordomo Cassio. Poiché ha avuto un malore ed è al momento nella sua stanza a riposare. Bensì Fabiana un’ancella molto carina e cortese che non appena vide Paride ne rimase folgorata. Il giovane Paride indossa un ampio mantello blu drappeggiato. Una giornea particolarmente arricchita da bordi profilati in bianco. Con ampie maniche pendenti e una scollatura a punta sul dietro. Un cappello di feltro rigido piuttosto insolito che si allarga alle sommità. E calze e brache a due colori. Fabiana fu presa da un improvviso turbamento. Mentre senza rendersene conto, le s’illuminarono gli occhi. L’affascinante giovanotto si presenta a lei con una riverenza e una cortesia estrema. Che la bella Fabiana non poté non notare. <<Buona sera incantevole ancella. Io sono Paride e vengo a conferire con il conte Orsini per conto del Visconte Alderico di Velx. >>. Le disse lui guardandola fissa negli occhi. <<Buona sera Paride benarrivato. P… piacere di conoscerla. >>. Ricambiò Fabiana con uno sguardo irresistibile e un lieve sorriso a fior di labbra. <<Anche per me è un piacere conoscerla. Anche se non so ancora il suo nome.  La prego me lo dica? >> domandò lui con un cortese inchino. <<Ehm! Il mio nome è Fabiana. >>. <<Oh! Sublime! Buona sera Fabiana. >> Ribadì Paride con un garbato baciamano. In seguito l’ancella informa Niccolò del messaggero giunto da Velx. <<Conte è giunto per lei da Velx l’inviato Paride. >>. <<D’accordo Fabiana grazie. Adesso vado a sentire cos’ha da dirmi. >>.<<Paride si accomodi pure il conte lo attende nel salone dei ricevimenti. >>. <<Vado! Grazie Fabiana. >>. Nell’accoglierlo Niccolò nota che il messaggero è piuttosto stanco e decide di invitarlo a consumare un pasto caldo. Preparato dall’eccellente cuoco. In compagnia di Aurora per poter così parlare serenamente. Fece poi preparare da Fabiana anche un bagno caldo e una stanza. Affinché si potesse riposare per fare ritorno la mattina seguente a Velx dopo aver rinnovato le forze. <<Conte la ringrazio per l’ospitalità che assicuro, è ben gradita. Perché per arrivare, fin qui ho corso a più non posso. >>. <<Lo vedo! Deve essere davvero stanco?>>. <<Oh! Sì. Mi presento sono Paride il giovane di bottega del visconte Alderico. Il quale si preoccupava di farle al più presto sapere dell’intrigo che è in atto, da parte di Erasmo lo stalliere e del marchese Nestore di Vetluna. >>. <<Bene Paride! Piacere di fare la sua conoscenza. Sono io a doverla ringraziare per la premura di avvisarmi subito. E per avere corso così veloce a rischio d’incidenti. >>. <<Mio dovere conte non si preoccupi!>>. Fabiana mentre versa da bere a Paride. Fu rapita dai suoi occhi. E scambia furtivamente uno sguardo fulmineo con lui. Che ovviamente contraccambiò con piacere.  <<Allora Paride. Lei afferma che alcuni cospiratori hanno intenzione di copiare le vostre statue di bronzo di nuova fattura? <<Sì. >>. <<E vogliono far credere che sono una loro progettazione?>>. Chiede Niccolò. <<Beh! Sì! È così! Inoltre vogliono metterle in mostra al mercato. Perché pare abbiano trovato un metodo di lavorazione più veloce.  Che a nostro parere non è detto sia anche di qualità. >> Risponde Paride. <<Già ho capito! Non si preoccupi, procurerò gli elementi in modo riservato. Per porre una particolare attenzione affinché le statue rimangano, autenticate solo da voi. Di conseguenza impossibili da imitare. >>. Dichiara Niccolò.<<Ah! E di che cosa si tratta conte?>>. Domanda curioso Paride.<< Il segreto sta nel fatto di aggiungere al processo di lavorazione l’elaborazione a sbalzo. Che prevede l’incisione granulare e la filigrana per apporre un marchio esclusivo. Relativo alla vostra casata. E per le opere che preparerete per me, invece aggiungerete lo stemma araldico degli Orsini realizzati con tale tecnica. Che ne dite?>>.<<Interessante Sì! Direi che si possa realizzare. Credo che sia un procedimento interessante. >> Risponde sicuro Paride.<<Sarà sufficiente che voi lavoriate le statue nelle nostre cantine per non far sapere ad altri lo scopo di quest’opportuna e necessaria modifica. >>. < dove potremmo sistemarci?>>. <<Nel sottosuolo della fortezza di Statonia. >>.<<Davvero?>>. <<Si attraverso certi passaggi sotterranei ci sono alcuni punti specifici. Che si adattano perfettamente a sviluppare una bottega temporanea. >>. <<Sarebbe eccezionale!>>. esclama il giovane garzone di bottega di Velx.<<Sarete obbligati a trasferirvi almeno per un po’ di tempo qui al castello se non altro fino a lavori ultimati. >>. <<Bè! Credo che sia possibile sì, anche se non vorremmo recare disturbo. >>. <<Per quanto riguarda vitto e alloggio non ci sono problemi. Giacché siete persone gradite, vi ospiteremo noi per il tempo necessario. Vedrete! Nessuno oserà copiare le vostre opere. Eviteremo in questo modo spiacevoli dissapori fra le vostre dinastie. >>. Dichiarò Niccolò. <<D’accordo conte! Mi avete convinto. La ringrazio per questa idea ingegnosa e per la sorprendente opportunità. >>. <<È un piacere. >>. <<Ciò nonostante mi dia il tempo di fare ritorno a Velx per avvisare il Visconte Alderico e saremo da lei al più presto. >>. <<Va bene! D’accordo Paride. Ora vada a dormire. Partirà alle prime luci del giorno. >>. Gli risponde Niccolò con simpatia. Un attimo dopo sopraggiunge Aurora e si dirige verso Paride. <<Buona notte Paride. Ehm! Prima che lei si congedi, però posso disturbarla chiedendogli un grosso favore?>>. gli domanda Aurora. <<Si certo qualsiasi cosa! Mi dica pure Aurora. >>. Rispose serafico lui.<<Ebbene deve sapere che anch’io provengo da Velx. Nel luogo in cui ora risiedono i miei genitori. >>. <<Ah! Bene. E mi dica come posso esserle utile?>>. <<Ecco! Le chiedo gentilmente un favore … >>. <<Si dica pure. >>. <<Sarebbe così cortese da consegnare questa lettera a Plinio mio padre. Che ha una bottega di ceramiche nel paese. Oppure a mia madre Melissa all’emporio? Di sicuro le saranno grati per la missiva. >> Gli chiese Aurora con gentilezza.<<Certo! Si figuri. Sarà un piacere per me poiché li conosco e so anche dove trovarli. . Risponde risoluto. <<Perfetto! La ringrazio infinitamente già da ora. Non mancherò di ricambiare il favore. Buona notte Paride e ancora grazie. >>. <<Non deve ringraziarmi sarà un piacere. Buona notte a lei Aurora. >>. <<Ah! Paride!>> lo blocca anche Niccolò per evidenziare un altro particolare.<<È deciso che cerchiate di informare tutti al borgo di una cosa molto importante. >>. <<Si! Quale mi dica?>>. <<Ecco! Dovete convincerli di essere più tolleranti fra loro, di non portare rancore uno con l’altro per cose di poco conto e di non formulare pensieri rivolti a ostilità, malignità, invidia o di genere funesto. Lo farete?>>. <<Certo si! Mah!>>. <<Paride non lo direi se non fosse una questione di vitale importanza. Ne va dell’incolumità di tutta Etruria. >>. <<Certamente! D’accordo Glielo dirò domani. Tuttavia come mai quest’appunto così marcato se è lecito saperlo?>>.<<Vede Paride! Dobbiamo cercare di divulgare il più possibile una missiva di serenità. Per il benessere di tutti. Serve a contrastare lo spirito delle influenze negative. >> Gli dice Niccolò sicuro di ottenere buoni risultati con Paride. <<D’accordo! Farò come dite conte. Anche a noi sta a cuore la tranquillità del paese mi creda. >>.  

                                Capitolo ventunesimo

Intanto a Velx stava succedendo un fatto piuttosto singolare. Il visconte Alderico sapeva benissimo che Paride avrebbe impiegato almeno un giorno per fare ritorno al castello. Quello che non sapeva invece è se avrebbe fatto in tempo ad avvisare il conte Niccolò di quanto stavano cospirando quegli imbroglioni. Di conseguenza non poteva immaginare il da farsi in merito alle statue. Inoltre si aspettava da un momento all’altro la comparsa di Erasmo che con una scusa o con l’altra lo avrebbe tratto in inganno. A Velx non erano abituati a essere persone spietate. O in cerca di scontri armati con altri. E per nessun motivo perdevano la pazienza. Ricercavano di continuo la maniera più consona per vivere in armonia, lasciando a tutti la massima libertà nel giusto decoro dei contegni solidali. Erasmo invece non comparve per niente. Dato che era in uno stato realmente raggelato. Riuscendo a fatica a trasportarsi fino ad Ansedonia dove si fermò a chiedere riparo.  Perché impossibilitato a proseguire. Al posto di Erasmo invece a Velx si presenta un individuo piuttosto sospetto. Di cui non conoscevano il nome e la provenienza. Si tratta di Ubaldo il fabbro ferraio di Popluna. Poiché autodidatta era sempre alla ricerca di migliorare la sua già radicata arte. È giunto a Velx per osservare le nuove tendenze in merito al bronzo e al ferro, in maniera tale da trarne spunti per le sue opere. Studia i recenti processi di lavorazione a titolo semplicemente informativo. Ignaro dei disordini che si stavano propagando al castello. Ubaldo sapeva che si sarebbe tenuta di lì a breve un’esposizione al castello di Statonia. Dove vari scultori si sarebbero messi alla prova mostrando le loro opere in diversi stili. E che tutte le contee e i borghi di Etruria erano tenuti a parteciparvi, proprio per mettere in mostra le nuove idee in virtù dei processi di lavorazione. Per questo motivo il fabbro voleva entrare. Più che altro per essere aggiornato in merito alle innovazioni che segnavano il periodo. Dal momento esatto in cui si presenta a palazzo, però fu subito investito da un’accoglienza gelida. E senza indugio disconosciuto.  Dopo aver esposto le motivazioni che lo conducevano lì. A palazzo erano piuttosto guardinghi e malfidati verso i forestieri che provano interesse alle lavorazioni del bronzo. Di conseguenza ritenevano ostili i visitatori che si presentavano con tale attinenza. Il fabbro cercò di spiegare le sue buone intenzioni.  Non ci fu verso di ascoltarlo e farlo entrare. Ubaldo all'oscuro del vero motivo di quell’opposizione si meravigliò di tanta animosità. E fu costretto a tornare a Popluna senza aver estratto alcuna novità per le sue ricerche. Gli animi dei castellani di Velx erano cambiati. Si sentivano al centro delle dispute fra borgate, a causa della proverbiale bravura in merito alle lavorazioni di questi metalli. Di buon mattino Paride saluta gli ospiti ringraziandoli per l’ospitalità. Dando un particolare saluto a Fabiana l’ancella così carina e gentile che volentieri scambia con lui un arrivederci cordiale. Aurora salutandolo gli rinnova l’importanza della consegna di quella lettera. Paride di rimando le dice di stare tranquilla che di sicuro la consegna è in buone mani. Il giovane Paride sarebbe passato a palazzo per aggiornare il visconte Alderico e andare subito dopo a consegnare la lettera a Melissa la madre d’Aurora. La giornata è colma d’aria leggera. E Paride non poté fare a meno di avere pensieri carichi di allegria. Sapendo che al castello di Statonia si può celare la sua anima gemella. Poiché non riusciva a togliersi dalla testa il volto di quella meravigliosa ancella. Il solo pensiero di poterla abbracciare o addirittura baciare lo rendeva euforico. Pertanto si reca a palazzo di Velx carico di una nuova forza vitale. Il castello di Velx regge le sue fondamenta in una posizione naturale di sicuro splendore. Sorge, infatti, nella campagna di Tuscia nella bassa Maremma. Sull’altura di una splendida gola attraversata dal fiume Fiora. Ed è facile anche qui perdersi nella bellezza della natura. E per Paride non c’era giorno migliore per rallegrarsi di quell’immensità. Sul far della sera Paride giunge a Velx. Con suo grande stupore purtroppo si ritrova a dover assistere a un’agghiacciante vicenda. Si accorge che qualcosa non va. Un riversarsi di persone affollava l’ingresso del palazzo, probabilmente a causa del succedersi di qualche evento fortuito per lui ancora sconosciuto. Dame e i nobili cavalieri si spostano a piedi animati di preoccupazione lungo la fiancata del castello. <<Vi prego signori informatemi di quanto succede?>>. In mezzo alla folla c’è anche lo scudiero Aristide del castello di Velx. Che appena lo vede si precipita da Paride. <<Paride! Paride! Benarrivato! Mah! Non lo avete saputo?>>. <<No! No! Cosa? Che cosa avrei dovuto sapere? Non so nulla! Di cosa si tratta?>>. <<Qualcuno ha cercato di uccidere il vostro maestro. Il visconte Alderico!>>. <<No! Come? No! Non è possibile! Chi può essere stato e com’è successo? Lui come sta?>>. <<Bè! Conoscete il domestico assaggiatore Uberto vero?>>. <<Emh! Sì. Sì. Lo conosco.  Ditemi di grazia! E allora?>>. <<Paride lei sa anche che è rinomato a palazzo perché degno di fedeltà nei confronti del visconte?>>. gli domanda Aristide rattristato. <<Sì. Si lo so. Certamente tutti noi ci si fida di lui, difatti. >>. Risponde Paride seriamente preoccupato. << E’ stato purtroppo raggirato da qualcuno che lo voleva morto. Di cui non conosciamo l’entità. >>. <<Mah! Com’è potuto succedere? Raggirato? E per giunta lo volevano morto?>>. Domanda Paride costernato. <<Già! Uberto è stato indotto a rubare la chiave della credenza che era gelosamente custodita dal barone Lapo. >>. Confermò Aristide.<< Che diamine! Per farne cosa?>>. replicò sconcertato Paride. <<Vede Paride. A quanto pare la chiave sarebbe servita per accedere alla piccola credenza. >>. <<E come mai? Cosa c’è all’interno di questa credenza?>>. <<Oltre a contenere le speciali posate per saggiare le vivande destinate ai messeri. Custodisce anche sostanze utili per la preparazione di certi cibi. >>. <<E quindi? Non mi pare ci sia nulla di sconveniente?>>. replica. <<Ecco … in alcune ampolle ci sono soluzioni d’erbe medicamentose di cui alcune proprietà sono molto pericolose. >>. <<Oh! Per tutti gli etruschi!  Dimmi quali erbe?>>. <<Bè c’è la cicuta. Il mughetto. L’assenzio. La belladonna. Lo stramonio e la liquirizia. E come ti ho detto, sono impiegate per vari rimedi. >> Risponde lo scudiero. <<No! Non posso crederci!>> Esclama Paride. <<E quindi?>>. <<E non è tutto purtroppo, Uberto ha prelevato una sostanza prettamente velenosa che se usata eccessivamente può essere letale. Infatti, il suo intento era di far ingerire tale sostanza al visconte. Mescolandola alla minestra. >> Affermò Aristide.<<Per la miseria! Mah! Aristide! Stai parlando dello stesso Uberto che conosco io?>>. <<Si! Certo.>>.<<Assurdo! Non lo credevo capace di simili nefandezze! Prosegui ti prego!>>. <<Per sua sfortuna, però il visconte ha un olfatto accentuato al massimo. Ed è riuscito magistralmente a percepire che dentro la minestra vi era una sostanza a lui sconosciuta. >>. <<Non posso crederci. >>. <<Già! Insospettito il visconte, si rivolse immediatamente a Uberto. Che gli disse: Assaggia tu per favore questa minestra. Non so perché ma non m’ispira molto. >>.<<Uberto a quel punto sentendosi allo scoperto non poté sottrarsi dall’assaggiare la pietanza, altrimenti avrebbe fatto capire subito che dietro alla vicenda c’era lui. >>. <<Incredibile! E quindi?>>. <<E… quindi per lui non c’è stato scampo. >> Risponde Aristide.<<Pazzesco!>>.<<infatti, Forse senza rendersi conto pensava di essere immune al veleno. Per agire così da incosciente. La conseguenza è stata quella di contorcersi dai dolori allo stomaco dopo averla ingerita. >>. <<No!>> esclamò Paride.<<Il visconte fece chiamare immediatamente i sommi medici al cospetto di Uberto.  Purtroppo e loro malgrado ogni tentativo di riprenderlo si rivelò pressoché inutile. >>. <<Non mi dire che è …>>. <<Si! Proprio così Paride. Uberto stramazzò rovinosamente a terra e morì all’istante!>>.<<Non posso crederci!  È morto Uberto? E … al posto del mio carissimo visconte si può dire?>>.<<Purtroppo sì! È così Paride. Per la verità a palazzo non ci si crede ancora, che si sia conclusa una così triste sorte per lui, senza contare l’affronto a discapito del visconte. >>. Replica Aristide. <<E dopo cosa successe?>>. Chiede sgomento Paride.<<Beh! In seguito sopraggiunse atterrita più che mai l’ancella Margherita. >>. <<Margherita? E cosa c’entra lei?>>. <<Oh! Centra! C’entra! Ora ti spiego! Sai probabilmente Margherita è coinvolta in questa storia, poiché giungendo prostrata ai piedi di Aristide. Si mise a gridare con un impeto fuori dal normale. A quanto pare si era spento per sempre il sogno di un amore che poteva trionfare a sfavore dei signori di Velx. >>. <<Come sarebbe a dire? Margherita aveva un legame con tutto questo?>>. <<Paride Margherita è una donzella bella, accattivante ma boriosa e piena di ambizione. Credimi chi la conosce sa bene che non si da pace a essere una semplice ancella al servizio dei signori di Velx. >>. <<Ops! Non la conoscevo sotto quest’aspetto. >>. Affermò Paride.<<Già! Vedi Margherita a quanto pare era riuscita a stregare con la sua insolenza Uberto. Facendone il suo fautore. Voleva riuscire in poco tempo a salire la vetta della nobiltà, convincendolo a uccidere per lei il visconte per rubare i titoli nobiliari del casato e succedere a lui. >>. <<Incredibile! Davvero?>>. Proferì stupito e attonito Paride.<<Sì! Purtroppo si è saputo poi che era solita conferire con Uberto in un certo modo. >>. <<Avete anche saputo cosa si dicevano?>>. <<Si! Abbiamo appreso che tenevano conversazioni del tipo: Non ci scoprirà nessuno. Non potranno mai immaginare che dietro questa vicenda ci possa esserci tu Uberto. Si fidano ciecamente di te. >>. Gli diceva.<<Pazzesco!>>.<<Inoltre Margherita gli aveva messo in testa che approfittando del momento d’insicurezza subentrato a castello.  Per via che il visconte non si fidava più di nessuno, preoccupato per la difesa dei loro lavori. Avrebbero potuto farla franca senza destare sospetti. >>. <<Non posso crederci!>>. <<Gli diceva anche che qualsiasi cosa sarebbe potuta succedere il visconte avrebbe incolpato tranquillamente qualcun altro. >>. <<Non sopporto l’idea di cospirazioni! Voi vi eravate accorti di questa congiura alle spalle del visconte?>>. <<No! Assolutamente no Paride. Pensi che alcuni a palazzo pare siano venute a sapere in seguito all’accaduto. Che fosse solita dirgli che lui sarebbe stato l’artefice della loro futura ricchezza. Mentre tutti gli altri si sarebbero dovuti sottomettere al loro volere. >>. <<Sinceramente Uberto non mi sembrava persona incline a farsi ingannare!>>. <<Purtroppo invece si è rivelata la sua parte debole. Lasciandosi chiaramente soggiogare da lei. Inoltre a qualsiasi domanda lui le ponesse. Lei lo incantava rispondendogli con frasi rasserenanti. >>. <<I maggiori portavoce sostengono che quando gli ha chiesto, come avrebbero fatto a impadronirsi dei titoli? Nonostante le perplessità di Uberto lei gli abbia risposto: Non preoccuparti di questo. Ce la faremo vedrai. Escogiteremo un piano perfetto. Pertanto lui ribatteva preoccupato dicendo: Non dimenticare che ci sono il barone Lapo e il visconte Tiberio. Non sarà facile far credere che di punto in bianco siamo diventati eredi di titoli nobiliari. <<Pazzesco!>>. <<Non è tutto! Dicono che lei gli abbia risposto: Ho già pensato anche a questo. Boicotteremo la loro dimostrazione di statue di bronzo. E faremo in modo di crederli a detta di tutti promotori di complotti. Il che alcuni sostengono che lui le abbia chiesto: Come? In che modo boicotteremo la dimostrazione?  E pare che lei gli abbia risposto: Metteremo all’interno delle statue della polvere da sparo. Lasciando scoperto il punto dove si potrà accendere la miccia. E nel bel mezzo della manifestazione appiccheremo il fuoco e… bum!>>.<<Tremenda!>> asserì Paride.<<Già! E il bello di tutto questo è che gli diceva: Uberto vedrà che crederanno tutti di trovarsi davanti a dei cospiratori. E li cacceranno dalla borgata. O addirittura li rinchiuderanno nelle segrete del castello. <<E Uberto si è fatto raggirare in questo modo da quella…quella! Non mi vengono nemmeno le parole. >>. <<Già! Dal canto suo Uberto era comunque perplesso e le rispondeva: È una follia, dove troverai la polvere da sparo? E come riuscirai a non destare sospetti? E lei come un’arpia era solita rispondere: Non ti tormentare quando vado al mercato a prendere le verdure per il visconte. So a chi mi devo rivolgere per procurarmela. >>. <<Assurdo!  Come avete fatto a sapere di queste conversazioni?>>.<<Gli inquisitori queste cose le hanno sentite per caso. Anche se ne hanno avuta la consapevolezza solo dopo la loro incidenza. Collegandole alla circostanza. Infatti, Uberto in questo caso rispose: Ho capito Margherita ma non credere che la polvere da sparo la procuri a chiunque? Hai pensato a quale scusa si può inventare per prenderla e come la pagherai? E lei gli rispose sicura di architettare un piano perfetto: Non devi preoccuparti! Dirò loro che serve al Visconte e di metterla sul totale del denaro speso per le necessità del palazzo. E lui di rimando: E se ti fanno delle domande più precise? Lei rispose chiudendole la bocca: Non ti tormentare ho detto! Dal canto suo Uberto non era del tutto sicuro di quest’ignobile e spietata azione.  Per il bene della sua amata si era lasciato incantare. E aveva ceduto alle sue implorazioni, sperando di non essere sorpreso nel succedersi dell’episodio. Che lo avrebbe visto coinvolto senza esserne pienamente d’accordo. Insomma… di sicuro ne avrebbe fatto sinceramente a meno. >>.<<Pazzesco!>>.<<Già! Purtroppo il piano diabolico di Margherita come avrai intuito crollò del tutto. E dovette capitolare. Margherita riversa su di lui urlando come un’ossessa non stette attenta a come si poneva di fronte agli altri e implorò a voce alta. Strattonando Uberto di non lasciarla. Infatti, gli disse: saremo stati felici. Non dovevi assaggiare la minestra! Con me saresti diventato ricco. Sciocco e ingrato che non sei altro! Perché non sei stato più furbo? Imprecava. Uberto ormai freddo e inerme non poteva più risponderle.  Il visconte Tiberio che aveva ascoltato attentamente ogni parola di Margherita. Capì che quella donna era colpevole. E che a seguito di quell’assurda morte c’era sotto un piano ben definito a danno del visconte Alderico. Forse disegnato proprio dalla stessa ancella. >>. <<Tremenda situazione! Sono basito! Grazie Aristide di avermi informato. Ora cerca di stare sereno e lasciami andare a vedere come sta il visconte. >>. <<Si certo! D’accordo vai pure. >>. Il povero Paride costernato da questi eventi si precipita all’interno del castello. Dove regna il caos completo. Per accertarsi che il suo maestro stesse bene. Lo vede seduto e addolorato con i gomiti appoggiati ai bracciali della poltrona. Il visconte Alderico posava la mano sulla testa come a dirsi, non può essere successo a noi. Non al castello di Velx! Tuttavia appena vide giungere Paride gli andò incontro.<<Benvenuto mio fedele Paride. Spero che almeno tu sia portatore di buone nuove? Dal momento esatto che sei partito, è successo di tutto. >>. <<Mi rincresce! Ho appreso purtroppo! Buon giorno Visconte Alderico. Bensì dite come state?>>. Gli chiese preoccupato. <<Beh! Abbastanza bene per ora. Solo che è incredibile il succedersi degli eventi che a volte prendono il soppravvento. >>. <<Effettivamente! Almeno si è capito cosa è successo e il motivo di questa spiacevole vicenda?>> gli domanda il visconte allo scuro dei piani architettati contro di lui e ancora scosso dall’evento. <<Per ora se né sta occupando il visconte Tiberio. Le seguite stime sufficientemente precise rinforzano che la responsabile di tutta quest’incredibile vicenda possa essere l’ancella Margherita. >>. <<Numi del cielo! Margherita? Davvero?>>. Domanda sbigottito il visconte.<<Si! A quanto pare sembrerebbe così. >>. Risponde Paride.<<Non ho parole Paride!>>. <<Lo so visconte!>>Sull’incredibile morte, infatti, iniziano a sorgere fra le genti molteplici supposizioni. Chi sostiene che sia stata l’ancella Margherita. Perché conoscendola, sanno l’indole provocatrice e arrivista. Chi invece pensa siano stati addirittura i suoi più stretti collaboratori per succedere al titolo nobiliare. Chi ancora pensa che sia stata la contessa Amanda. Poiché c’è chi sostiene addirittura che abbia un amante. Insomma, la gente del borgo da parecchio tempo non aveva qualcosa su cui vagheggiare. E quest’evento ha dato loro l’occasione su un vassoio d’argento. Per arzigogolare deduzioni sulla vicenda. Se non fosse per l’eventualità che come sempre succede per le notizie trasmesse di parola, in parola che vengano storpiate, distorte e senza dubbio ingigantite. Proprio come sta succedendo in questo caso. Sfortunatamente per tutta questa serie di motivi, le voci che circolano nel borgo sono assoggettate a recare più danno che chiarezza. Oltre a quell’increscioso episodio che circonda l’area circostante, il palazzo in totale trambusto, successe che Paride non si accorgesse di aver perduto la lettera destinata alla madre di Aurora. La stessa fuoriuscendo dalla tasca era caduta mentre all’ingresso si faceva largo tra la folla. E quel che è peggiore, nel disordine della ressa la lettera cadde fatalmente nelle mani sbagliate. <<Ti prego Paride ora raccontami com’è andata dal conte Orsini?>> gli chiede il visconte. <<Oh! Benissimo! È stato di una cordialità infinita. Mi ha riservato una delle migliori stanze affinché ripartissi rigenerato. Confermandomi che si risolverà tutto e che ci aspetta al castello al più presto. >>. Paride spiega il piano ben congeniato dal conte Orsini, mentre il visconte profondamente colpito da tale soluzione lo appoggia totalmente. <<Mi sembra un’ottima idea Paride. Prepara tutte le nostre masserizie dopo aver risolto le questioni legate al tentato omicidio nei miei confronti. Partiremo subito alla volta di Statonia. >>.<<D’accordo visconte farò come dite. Anche a me sembra un’ottima idea. >>.    

                                            Capitolo ventiduesimo

Non par vero assieme alle dame e nobili gentiluomini del borgo di Velx c’era anche Matilde. Che si aggirava per seguire la vicenda poiché le ricordava vagamente un suo dispiacere. Dopo aver commesso un grave errore Matilde, cambiò radicalmente la sua condizione sociale. Era solita girovagare per il borgo in uno stato del tutto irriconoscibile. Persa negli enigmi della mente. Come svuotata di vitalità e depressa. E ironia del caso fu l’unica in quel subbuglio ad accorgersi che a terra vicino all’inferriata dell’ingresso del palazzo c’era una lettera. Matilde spinta da una forte curiosità la raccolse immediatamente. Lesse il destinatario e ne rimase folgorata. Ricevendo una scossa che la indusse a riprendersi all'istante. Poiché vi trova con sorpresa l’indirizzo dei suoi genitori e il nome che compare è di sua madre. Sicura di non essere vista. Poiché gli altri erano indaffarati a risolvere i quesiti in merito alla prematura morte di Uberto. Colse al volo l’occasione per impadronirsi della lettera. La nascose nel corpetto del suo vestito e si affrettò a scomparire, allontanandosi immediatamente dal castello Matilde passa attraverso il ponte d’origini etrusche costituito in tufo rosso della Badia di Velx. Per recarsi al di sotto la sua sorgente. Giunta al ruscello si sarebbe accomodata per leggere indisturbata la lettera. Senza correre il rischio di essere vista da occhi indiscreti. Nel frattempo Paride ebbe un sussulto e si guardò in tasca per cercare la lettera. Ovvio non la trovò. Si disse! <<Ora che faccio? Mi dispiace amaramente e per di più fra un paio di giorni terminate le questioni legate alla morte di Uberto. Si tornerà al castello di Statonia per lavorare le statue come convenuto. A quel punto cosa dirò ad Aurora. Non posso certo sostenere che l’ho perduta . >>. Nel frattempo la sorella d’Aurora era così smaniosa di leggere quella lettera che non stava più nella pelle. Da sei anni ormai non aveva avuto notizie di Aurora. Dal momento stesso che l’avevano mandata via i suoi genitori. Precisando di tenerla all’oscuro di ogni suo eventuale spostamento. Non par vero! L’occasione gli è piovuta dal cielo. E si vede incoraggiata a non lasciarsela scappare. Non vedendo l’ora di sapere se sua sorella stesse male come si augurava. Poiché il senso di rivalsa e gelosia nei suoi confronti. Non le era certo passato con gli anni. Matilde seduta su una pietra a ridosso del ruscello concitata procede alla lettura, senza porsi nessun tipo di scrupolo o avere la ben che minima perplessità. Perciò apre la lettera e inizia a leggere lo scritto di Aurora. Cari genitori, sono felice di scrivervi questa mia per rincuorarvi rispetto alla situazione lavorativa. E in merito alla mia condizione effettiva.  Mi trovo alle dipendenze del Conte Orsini al castello di Statonia. E vi assicuro che non cambierei con nessun altro l’attuale situazione. Poiché con mio grande stupore il conte Orsini mi ha promosso sua consigliera e …pensate… contessa. Con solerzia e giubilo ogni giorno svolgo al meglio il mio nuovo incarico. Dove fra l’altro ha fatto sì, che migliori del tutto anche l’aspetto economico. Cari genitori. Vesto abiti che non mi sarei mai sognata di poter indossare. Il mio alloggio all’interno del castello è sicuramente il più regale che potevo sognare. Pensate. Prendo parte a ricevimenti con illustri ospiti di tutta Etruria e faccio passeggiate divertenti con il Conte Orsini. Il quale nutre per me profonda stima. Ricambiata da parte mia, vista la sua gradevole persona. Sarebbe per me cosa gradita potervi incontrare al più presto, per riabbracciarvi e mostrarvi tutto il mio affetto, con l’occasione magari poter chiarire alcuni punti rimasti irrisolti nel tempo. Sappiate che ho sempre cercato di essere persona giusta, corretta e buona. Purtroppo nel corso della mia vita ci sono state vicissitudini che me l’hanno impedito. E contro il mio volere indotta a comportarmi non proprio come avrei gradito. Di conseguenza ora che mi sento pienamente compiaciuta e soddisfatta del mio stato. È giunto il momento di fare chiarezza. E chiudere con un passato che per tutti noi si è dimostrato difficile. Esprimo tutta la mia gratitudine nei vostri confronti per avermi regalato la vita. E sperando di sentirvi al più presto vi auguro prossimi giorni sereni.  Un forte abbraccio. Vi voglio bene Aurora. Matilde a questo punto pianse dalla rabbia. Mossa da una cattiveria inaudita nei confronti di sua sorella. Confabulò a voce alta una serie di considerazioni. <<Non è possibile che lei se la passi così bene! Mentre io sono in queste condizioni? No! No! No! Non la posso accettare una situazione del genere. Grrrrr… devo assolutamente fare qualcosa per rovinarla del tutto stavolta. Innanzitutto non le permetterò di riavvicinarsi ai nostri genitori. In secondo luogo è ora di finirla non la sopporto più. Deve soffrire! Contessa? Pfffui… (sputò) riuscirò ad addentrarmi nel maniero a tutti i costi. Farò in modo di screditarla e incriminarla per qualsiasi motivo mi venga in mente. La farò confinare per sempre nelle segrete del castello. Dove ci resterà per lungo tempo!>>. Garantì con convinta cattiveria Matilde. Per quanto riguarda i genitori di Matilde. C’è da dire che trascorsero gli anni dell’allontanamento di Aurora all’insegna dello sbaraglio e confusione. Mentre si ritrovarono con una figlia incapace di provare sentimenti, che muoveva contro di loro accuse infondate, mirando solo a rivangare il passato e a buttare loro in faccia il biasimo di essere genitori indegni. Poiché si erano permessi di mettere al mondo un’altra figlia. Dovevano pensarci prima. E lasciare lei sola unica erede di tutti i loro beni. Per farla breve! Man mano si rivelava la vera natura di Matilde. Giacché fu anche l’artefice delle loro sventure. A seguire fu davvero inatteso l’episodio triste relativo ad Adele. L’ancella che lavorava al loro servizio da molti anni. Un giorno quando Matilde esplose d’astio per non essere nella situazione altolocata che avrebbe desiderato. Decise di dare una svolta alla sua vita perfidamente. Sfogò tutta la sua rabbia con Adele. Sostenendo che era per colpa sua se le cose si erano messe in quel modo. Che doveva pagare per questo e andarsene. La allontanò! Dicendo ai suoi genitori che Adele la trattava male. Che era un’ingrata e abusava della sua generosità rubandole i gioielli (perché Matilde sapientemente era riuscita di nascosto a metterli fra le cose di Adele a sua insaputa). Fece in modo d’incolparla associando che non avevano più bisogno di lei. Ovviamente i genitori cedettero alla versione della figlia e a malincuore si videro costretti ad allontanare Adele. L’ancella Adele in cuor suo fu solo capace di dire poche parole. <<Sappiate che vi ho amato come una vera famiglia. E con gli anni ho imparato a voler bene anche a Matilde, nonostante la sua indole non proprio bonaria. Non avrei mai cercato di recarvi danno in alcun modo. In cuor mio sostengo che alla fine l’intero garbuglio sarà smascherato e tutti i nodi verranno al pettine. Un giorno se pur lontano ci sarà chiarezza a tutto questo malanimo che dura da anni. E vi accorgerete di che serpe in seno vi siete cresciuti. >>. La lasciarono andare a malincuore senza proferire parola. Serbando nell’anima quelle parole che al momento non erano ben chiare. Con il trascorrere del tempo Matilde pretendeva sempre di più dai genitori. Vestiti. Gioielli. Scarpe all’ultima moda e ogni capriccio o ghiribizzo le veniva in mente. Loro di buon carattere e per amor suo cercavano di assecondarla continuamente. Incolpando di queste sue rimostranze al fatto che si portasse ancora dietro gli strascichi di quanto, la faceva soffrire il trascorso con sua sorella. La quale ne combinava di tutti i colori a parer suo. Si dissero. Abbiamo già sbagliato con una figlia. Non vorremmo succedesse anche con questa. Senza tenere conto che era dell’altra figlia che si sarebbero dovuti preoccupare e proteggere. Mentre Matilde nel frattempo ne approfittò per condurli lentamente alla totale rovina. E successe quando s’intestardì a voler sposare a tutti i costi, il barone Vladimiro. A quel punto i suoi genitori senza indugio si erano indebitati a dismisura. Per garantirgli quello che desiderava per il suo matrimonio, compreso il fatto di aver gravato maggiormente sulla loro situazione economica, erigendo un’ipoteca all’emporio di sua madre e al laboratorio di ceramiche di suo padre. Malgrado si fossero accorti molto tardi del vero volto della primogenita, non potevano certo immaginare gli sviluppi che la vita aveva in serbo per loro a causa sua. Sennonché un giorno si vide arrivare la propria figlia scortata direttamente dai gendarmi della borgata, con l’accusa d’omicidio.  Era accusata di avere tramato alle spalle e di avere ucciso il barone Vladimiro di Caere che l’aveva sposata l’anno precedente. La vicenda legata al barone Vladimiro era piuttosto inquietante. Poiché lui per cominciare aveva venticinque anni in più rispetto a Matilde. Che ne aveva all’epoca solo venti. Non riuscendo a stare da solo. Il barone Vladimiro cercava una sposa. Poiché la precedente era morta in un brutto incidente. Precipitando da una parete scoscesa in occasione di una scampagnata. Al borgo si sapeva della triste sorte della baronessa. E che il barone Vladimiro versava lacrime ogni giorno per la perdita della sposa tanto amata. Pertanto era risaputo fra la gente che cercava moglie per riempire il vuoto incolmabile della solitudine. Matilde venne a saperlo. E subito mirò al suo patrimonio. L’opportunità non tardò ad arrivare in occasione di un ricevimento. Dove tutto il borgo era invitato alla Badia del castello di Caere. La scaltra Matilde andò con l’intento di conquistare il barone Vladimiro. E con sua gran sorpresa e gioia ci riuscì Vladimiro conquistato dalla bellezza della giovane e dai suoi modi apparentemente gentili. S’invaghì subito. E dopo una serie spietata di corteggiamenti la chiese in moglie. E lei con sorpresa dello stesso accettò immediatamente. Trascorse un anno, dove Matilde aveva acquisito grande visibilità e luce a palazzo, dimorando attorniata dagli albori della classe abbiente. Con il permesso del barone Vladimiro le era favorito ogni suo capriccio e tutti a palazzo andavano incontro alle sue richieste con oculatezza. Vladimiro stravedeva per lei e in occasione di feste, banchetti o ricevimenti. Lei non mancava di farsi regalare un gioiello nuovo. Un vestito incastonato di preziosi. O mantelli con bordo impellicciato. Con totale benestare del barone che acconsentiva a ogni suo volere. Periodo in cui il barone Vladimiro quasi cominciava a nutrire qualche dubbio. Sul fatto che Matilde l’avesse sposato per amore. E si stava convincendo che forse il fine della donna. Era legato solo a possedere il suo denaro. Allo stesso tempo nonostante tutto non si stancava mai di soddisfare le sue richieste. Giusto per salvare le apparenze. Sennonché un giorno Matilde s’invaghì di un aitante soldato. Dotato di una bellezza fuori misura, dannata come si usa dire dei tipi pericolosi. Matilde incontrandolo trovò il giusto castigo. Per aver condotto la sua vita all’insegna d’inganni. Menzogne. Invidie. Cattiverie e funeste angherie. Ermanno così il nome del soldato. Fu perfido più di lei. Riuscendo a trarla in inganno. Senza che lei ne avesse il ben che minimo dubbio. Il soldato persona senza cuore. Spavaldo a dismisura con le donne. Da qualche tempo aspettava l’occasione di prendere la palla al balzo. Conquistando il favore di una ricca ereditiera. Farla cadere rovinosamente nelle sue braccia. Per impossessarsi del suo patrimonio. Con una crudeltà inaudita l’aveva convinta a sopprimere il barone Vladimiro senza deroga di alcun genere. Il soldato la riempiva in continuazione di smancerie. Inoltre le ripeteva senza sosta che il barone era troppo vecchio per lei. Affermando che non sarebbe mai stata felice affianco a lui. L’uomo giusto per te sono io. Le diceva. Al mio fianco t’innalzerò a gloria sicura. E ancora. Una volta recuperata la ricchezza del barone Vladimiro. Scapperemo per sposarci. E andremo a vivere decorosamente in un altro maniero della borgata da ricchi benestanti.  Al quel punto Matilde dopo svariate sollecitudini da parte di Ermanno. Si fece coinvolgere totalmente e decise di ordire un piano infallibile per eliminare il barone Vladimiro. Il barone che non era persona stupida si accorse dell’avvicinamento di Matilde a quel soldato. Proprio in occasione di una battuta di caccia. Vladimiro annunciò che quel giorno non sarebbe andato perché indisposto. Dicendo alla donna di andare da sola se lo gradiva.  Cosa che lei fece senza indugio e con grande piacere. Vladimiro nel frattempo seduto di fronte al camino scoppiettante e dopo aver sorseggiato un tè al limone sentendosi già meglio, uscì in ogni modo per una passeggiata. E contro la sua volontà. Li vide. Mentre si baciavano e si stringevano con passione a ridosso di un grosso albero nei pressi del giardino di glicini del castello. Incuranti che qualcuno li potesse vedere.  Il barone capì finalmente che quella donna altro non era che una persona vile. Facendosene una ragione ammise ora più che mai che quella donna lo aveva sposato non per amore, ma per i suoi soldi. Si convinse che era meglio averlo scoperto tardi. Che per nulla. E quel giorno approfittando del fatto che lei fosse fuori. Fece chiamare subito il notaio per modificare il suo testamento. I due farabutti nel frattempo. Avevano escogitato il modo di ucciderlo, collocando del veleno nel suo vino. Così successe che il barone cadde nella trappola che lo vide esanime. Matilde in quell’occasione fu incolpata per prima perché molti a palazzo sapevano della sua falsa lealtà nei confronti del barone. Non fu però facile per la giurisdizione riuscire a incriminarla. Perché era stata abile nel cancellare ogni traccia della sua opera, facendo ricadere la colpa su Bernardo il Fabbro Ferraio. Astuta e sleale. La perfida donna incolpò al povero fabbro, perché casualmente aveva assistito a una diatriba tra lui e il barone. Il barone gli aveva commissionato un lavoro ma purtroppo per tutta una serie di motivi il conseguimento dell’opera fu pessimo, non per colpa del fabbro del resto. Bensì l’era pervenuto del materiale scadente e l’opera fu inferiore alle attese previste. Fu in ogni caso aperta un’indagine su di lei. Poiché sorgevano alcuni dubbi. Tuttavia ogni controllo diede un esito irrilevante e per nulla imputabile alla donna la morte dello stesso. E a oggi purtroppo non sono riusciti a trovare prove che la possano incriminare. Il povero Bernardo uomo di fede e di bell’aspetto invece fu senza scampo imprigionato e scaraventato nelle segrete del castello pur essendo innocente. Tuttavia ciò rinforzò la sete di potere che pregustava il soldato Ermanno. Che ne approfittò per trasferirsi al castello, proprio in occasione della lettura del testamento, dopo nemmeno due settimane dalla morte del barone Vladimiro.  Quello che è peggiore è che dettava legge a destra e a manca, tra i garzoni e i domestici del palazzo, disseminando malumore. La costernazione dei castellani fu al culmine. Si dissero. Come potevano quei due essere così impudenti. Poiché avevano da poco assistito alla mancanza del loro signore e non provare almeno un po’ di cordoglio. Chi dava loro il diritto d’insinuarsi a palazzo per farne da padroni? Senza tenere conto della loro mestizia. Nel frattempo Ermanno prometteva di continuo a Matilde che non appena avrebbero ereditato tutto, si sarebbero subito sposati. Purtroppo per loro accadde l’imprevisto, poiché il barone Vladimiro avendo scoperto in anticipo il tradimento di Matilde l’aveva completamente privata dell'eredità e di qualsiasi altro bene. Negandole la possibilità di pretendere gioielli di famiglia, vestiti, preziosi e qualsiasi altra cosa l’era stata regalata. Lasciandola senza nemmeno un soldo. Il disappunto di Matilde non ebbe confronto. Si mise a imprecare verso tutti. Sbraitò furiosa. Brutte carogne! 
Grrrrr… maledetti! Costernata e inferocita uscì dalla sala correndo all’impazzata verso le scuderie. Anche Ermanno avendolo saputo, così spudoratamente! Davanti a tutti. Iniziò a inveire contro di chicchessia, mentre la gente affabile del castello altro non poté fare che rimanere a bocca aperta per la sorpresa. Inetti castellani! Fate largo! Stolti insolenti!  Ermanno rimase frastornato e deluso a tal punto da decidere di volatilizzarsi immediatamente. Senza farsi più vedere né da Matilde, né da quelle parti. Matilde che nutriva per lui ormai sentimenti veri. Ne rimase sconvolta. Non si capacitava di avere scelto alla fine un uomo che l’avesse imbrogliata a quel modo. Facendole credere che lo amava davvero. Coinvolgendola in un omicidio che ormai si stava radicando nella sua coscienza. Le sembrò d’impazzire. Iniziò a sragionare. A trattare male tutti. Che esasperati, non mancarono di ripetere alla donna che non deteneva più alcun potere né su di loro, né sulla proprietà, per cui di prendere in considerazione il fatto di allontanarsi al più presto da palazzo, lei non poté che prenderne atto, sbrigarsi a racimolare le poche cose e abbandonare al più presto la residenza del barone Vladimiro. Si ritrovò così in mezzo a una strada. Sola con l’abito che portava al momento del suo arrivo a palazzo. Per di più senza un soldo o gioiello da poter rivendere. A  quel punto senza farsi alcuno scrupolo decise di andare a Velx. Se non altro andrò dai miei genitori. Sono obbligati a riprendermi. Giacché loro possiedono una casa almeno. Uscendo dal castello invece si ritrovò circondata dalle guardie. Che la presero all'istante per accertarsi che andasse direttamente dai suoi genitori. Dove sarebbe dovuta stare fino a che le indagini sulla morte del barone Vladimiro non avessero dato i chiarimenti necessari per discolparla o no. Sbigottiti e colti alla sprovvista da quell’infelice rivelazione i genitori di Matilde si videro persi. Nonostante si accorsero del dolore della figlia per aver ancora una volta agito in maniera disdicevole. Non nascosero a loro stessi che avrebbero voluto lasciarla nel suo baratro di ristrettezze. Affinché si potesse pentire e ravvedersi. Bensì la bontà d’animo degli stessi non glielo permise, quindi la accolsero un'altra volta, con propensa grandezza di comprensione rispetto agli errori commessi dalla figlia. Della quale è indubbio nutrono lo stesso un amore incondizionato. Consapevoli di attendersi nel tempo altri eventi imprevedibili. Matilde recidiva non si capacitava di vivere nella povertà in cui stentavano i suoi genitori. Pur sapendo che era sua la colpa di tutto quello sfacelo. Imperterrita e senza scrupoli li umiliava in continuazione. Accusandoli di volta in volta, del loro poco saper vivere. Era tutto alla deriva per colpa del loro buon  cuore. Risentita in continuazione perché hanno messo al mondo un’altra figlia colpevole della loro irrilevanza, per non essere stati in grado di incrementare i loro guadagni e stoltezze del genere. Pur sfortunati di avere avuto la disdetta di crescere una figlia con il dente avvelenato che a quanto pare nessuna cura di buoni sentimenti può allentare dal nutrirsi di cattiveria. Loro malgrado siano stati disposti a volerle bene. Nonostante tormentati e addolorati per via della sorte che era toccata ad Aurora. A causa del malvagio carattere di Matilde. La giovane inetta giunse a un punto tale d’idrofobia che un giorno che non riusciva più a sopportare la loro presenza, uscì per strada come una squilibrata. Girovagando impazzita per il borgo senza una meta precisa. Ripetendosi di continuo. Devo diventare una signora bene. E tutti mi dovranno rispettare. Ore dopo… giunta al borgo di Velx Matilde decide di entrare in una piccola locanda. L’unico luogo di ritrovo dove ricchi e poveri non badano troppo all’etichetta. E abbassandosi a livelli che non avrebbe mai immaginato, prova a chiedere se avevano bisogno di una lavorante. Perspicace l’oste Ignazio vide subito la possibilità di incrementare i suoi guadagni. Osservando che la giovane donna era dotata di una bellezza lampante. Da lì in poi il percorso di Matilde andò facendosi sempre più disordinato. Poiché al suo giungere i clienti, si fecero senza sosta più numerosi. Molto esigenti e con loro le assurde pretese che la resero maggiormente vulnerabile e scellerata. Piuttosto che guadagnarsi una reputazione di tutto rispetto. Non fece altro che peggiorare la sua già poco stabile nomea. I pettegolezzi sul suo conto si fecero sempre più disdicevoli. Nondimeno ci misero poco a diffondersi, divenendo di dominio pubblico. Le dame dei sobborghi non mancavano di farsi beffe di lei. Allontanandola di volta in volta dai loro incontri. Reputandola una donna di mali costumi. Tuttavia quel giorno della morte di Uberto però quasi nessuno notò la sua presenza e Matilde poté agire indisturbata rubando la lettera. Per trarne a suo piacere i giusti riscontri. Paride nel frattempo non si dava pace. Chiedendosi che fine avesse fatto la lettera. E di come avrebbe potuto fare per scusarsi dell’accaduto con Aurora. Durante le indagini sul caso di Uberto Margherita la domestica fu incolpata di aver architettato il piano per tentare di uccidere il visconte Alderico. Poiché le guardie avevano trovato una prova inconfutabile. Nonostante lei volesse dimostrare il contrario. Il visconte Tiberio ha fornito alle guardie parecchie ragioni sul motivo che nutre dubbi sulla colpevolezza di Margherita. Compresa la frase che aveva pronunciato un attimo dopo che Uberto era morto quando disse: “Perché non sei stato più furbo”. Il dubbio che ebbe il visconte Tiberio scaturì proprio da quel commento. Si chiese. Come può una persona che ama follemente il suo compagno. Subito dopo aver accertato la sua morte. Infierire su di lui dicendogli perché non sei stato più furbo? In che senso lui avrebbe dovuto essere più furbo e perché? In seguito questo bastò per smuovere un’indagine seria e minuziosa su di lei. La prova inconfutabile ai fini di rendere del tutto esatta la ragione della sua colpevolezza, fu quella di aver trovato tracce di polvere da sparo nella sua stanza. Bensì per poterla incriminare, dovevano motivare a cosa le sarebbe servita la polvere da sparo e come mai se ne trovassero segni nella sua stanza. In ogni caso le forze dell’ordine durante l’indagine riuscirono ad avere testimonianze decisive. Un giorno per sbaglio Aristide lo scudiero recatosi alle scuderie per accudire ai cavalli senza volerlo aveva ascoltato parlare Margherita e Uberto in merito alla polvere da sparo. Anche se ignaro del motivo e dell’entità della questione non ci fece molto caso. Il Maresciallo uomo affascinante dal fiuto arguto e sottile, lo fece chiamare per interrogarlo chiedendogli di preciso se ricordava altri particolari di quel discorso. A quel punto Aristide pensandoci bene rispose.  <<Nonostante sono dedito al mio lavoro e per questo non lì per spiare alcuno. Ebbi modo di sentire il discorso che mi perveniva a sprazzi. >>. Riferì al Maresciallo. <<Ricordate anche che cosa si erano detti?>>. <<Mi pare che la donna dicesse un qualcosa come: boicotteremo la loro dimostrazione di statue di bronzo. Mettendo polvere da sparo nelle stesse. Parlava della miccia in evidenza. Non ci credo? Sentivo che rispondeva Uberto. Si! E vedrai saranno talmente confusi che crederanno tutti dei cospiratori e li cacceranno da palazzo. Affermava lei. Lì per lì non ci feci caso ma ora ricostruendo la scena. Mi è chiaro tutto il loro discorso. >>. <<La tua deposizione Aristide c’è stata di grande aiuto. Ti ringraziamo per questo e buon lavoro a te. >>. Le forze dell’ordine in collaborazione con il visconte Tiberio idearono un piano ben congegnato per riuscire a incastrare Margherita e liberare un innocente. Andarono a palazzo annunciando di avere bisogno di conferire immediatamente con la domestica Margherita per riferirle le ultime novità in merito all’indagine. Il visconte Tiberio già d’accordo con loro si fece carico di accompagnarli. Invitando a partecipare anche Demetrio il fratello di Uberto. Amanda la contessa. Aristide lo scudiero ed Eusebio il Maresciallo. Margherita tranquilla non pensava minimamente di essere stata scoperta. Poiché si diceva. Tanto Uberto è morto e solo lui sapeva la successione degli eventi. Invece grazie ad Aristide le forze dell’ordine riuscirono a fornire le prove per trarla in inganno. Affinché lei stessa mossa da ineluttabile sconforto dichiarasse la verità. Si accomodarono tutti nella sala degli incontri. Calò il silenzio avvolto da una gelata brezza che sopraggiungeva dagli infissi. Mentre si sentiva il frastuono generato dai grilli che quella notte pareva fossero cospicui. Giungendo nella sala Margherita vide che la luce filtrata dalle finestre creando un alone d’infelice realtà. Guardò con stupore il camino che mostrava la lavorazione straordinaria. E le sembrava fosse uno scomodo rappresentante e partecipe in sordina a tutte le riunioni che avvenivano a palazzo. Guardava con attenzione i libri negli scaffali della biblioteca. E gli sembravano sentinelle parsimoniose. L’ambiente mite e immobile la rendeva insicura e inspiegabilmente si sentì attraversata da un tremito, che le dava la sensazione di non avere più certezza sul risultato delle indagini. Il visconte Tiberio la fece accomodare nella sedia a ridosso della scrivania e cominciò a formulare domande. <<Ebbene Margherita benvenuta. >>. << Buongiorno. >>. Rispose dimessa. << Margherita ha trovato nella sua stanza della polvere da sparo. >>. <<Come?>>. Finse di scendere dalle nuvole. <<La stessa polvere da sparo che ha utilizzato assieme a Uberto per sabotare la mostra di statue di bronzo. >>. <<No! Io?… non so di cosa stiate parlando visconte. >> Pronunciò costernata. <<Ne abbiamo trovata traccia nelle statue. >>. <<Quali statue?>>. <<Ammetta Margherita che la polvere da sparo appartiene a lei?>> Chiese il Maresciallo. <<No! Io non ho mai visto quella roba!>>. cercò di replicare risoluta. <<Mah guarda! Si dà il caso che ha trovato la persona che ve l’ha venduta. >>. <<Non c’è nessuna persona!>>. <<Ah! No? Strano! Questa persona è pronta a testimoniare il contrario!>>. Asserì nuovamente Tiberio. <<Quel brutt! …No! Vi assicuro che non so nulla. >>. Ribadì lei facendosi scappare una mezza esclamazione di colpa. <<Damigella Margherita. La smetta di fingere. Non lo vede che si è tradita da sola con quell’esclamazione. >>. Dichiarò il maresciallo. <<Quale esclamazione?>>.<<Non finga signorina. Poco fa ha proprio detto: quel brutto… dopodiché si è subito interrotta!>>.<<No! Veramente io…>>.<<È possibile che sia nervosa no? Potete capirlo!>>.<<Certamente! Lo capiamo! Ma lo ammetta … voleva forse affermare: brutto individuo o qualcosa del genere?>> .<<No. Io…!>>.<<Allora facciamo così … almeno confessi che la polvere da sparo si trovava effettivamente nella sua stanza?>> incalzò deciso il Maresciallo. <<Beh! Emh! No! Ecco…emh… sì! Lo confesso! Ehm! l’ho vista anch’io l’altro giorno. Ma non so proprio chi può averla messa. Forse qualcuno l’ha fatto apposta per mettermi in difficoltà!>>. Cercò nuovamente di deviare le accuse.<<Lei dice? Tuttavia resta il fatto che la polvere da sparo era nella sua stanza. E su questo non ci sono più dubbi. >>.<<Grrr… Se scopro chi?…>>. mormorò furiosa sperando di non essere sentita. <<Ebbene! La persona che lo ha riferito ci ha chiaramente detto che l’ha venduta a lei in nome del visconte Alderico. Che ovviamente all’oscuro dichiara di non avere avuto bisogno, o fatto richiesta di polvere da sparo. Poiché il suo mastro di caccia ne ha in abbondanza. >>.<<Mmh!>>. mugugna la donna colpita da quell’appunto.<<Allora? Margherita appartiene a lei o no la polvere?>>.<<Beh! Mmh! D’accordo come volete! Sss…si. >>. Rispose con voce tremante. <<Mia cara damigella con la sua ammissione conferma che è proprio lei l’artefice di tutto il piano verso il visconte Alderico! Di effetto per tentato omicidio, e l’uccisione di Uberto mi vedo costretto a incriminarla. >>. affermano Il Maresciallo e i membri di perizia ritenendola colpevole a tutti gli effetti. <<No! No! No! Non è possibile! Mah! Io non volevo boicottare nessuna mostra a Statonia. Era Uberto che mi costringeva a complottare contro il visconte!>>. Asserì sicura di destare compassione. <<… Ecco vede Margherita?>>. <<Cosa! Che cosa dovrei vedere?>>. <<Vede Margherita si è tradita di nuovo e da sola. <<Come? Io!>>. <<Si! Lei stessa ammette la sua colpevolezza. Ecco vede… io non ho citato il luogo, dove si sarebbe tenuta la mostra. Ciò dimostra che era ben informata su tutto. Pertanto non può più sottrarsi alla giustizia. Le conviene confessare. >>. Affermò il Maresciallo. <<Emh D’accordo! Va bene è vero! Avevamo messo in piedi un piano per assassinare il visconte. Mah… è… è… tutta colpa di Uberto. >>. Dichiarò lei con la voce ormai tremula e spaventata. <<E’ facile incolparlo ora che è morto!>> Esplose quasi con furia Demetrio il fratello di Uberto. >>. <<Io … assicuro che…>>. <<No! Non finga più! Io so perfettamente che era plagiato da lei e completamente nelle sue mani!>>. conferma piuttosto deciso Demetrio.<<E come fa a esserne certo?>>. <<Vede Margherita! Me ne ha data la conferma Aristide dopo che vi ha udito parlare nelle scuderie. >>. <<Non può essere?>>. <<Inoltre anche a me era capitato di sentirvi confabulare. E parlare di piani. Per l’eventuale ascesa ai titoli nobiliari. >>. Rafforzò Demetrio. <<Brutto sbruffone di un ragazzino! Come ti permetti di insinuare tali calunnie!>>. Inveì Margherita imbestialita dalla sfrontatezza del giovane. Che non immaginava certo li avesse potuti sentire mentre tramavano alle spalle del visconte.  <<Sì! Invece si Margherita vi ho sentito parlare.  Non ho mai detto niente a mio fratello perché non volevo farlo star male.  Ora mi accorgo di avere sbagliato a non dire nulla. Sarebbe stato meglio confessare tutto. Anche se lo avrebbe distrutto. A quest’ora sarebbe ancora vivo e l’avrebbe allontanata da lui per il suo bene, pur soffrendone. >>. <<Brutto insolente! Come ti permetti?>>. Sbraitò ancora lei sputandogli in faccia. <<Stia ferma margherita. Non peggiori la sua vacillante situazione. >>. Le intima il maresciallo che a quel punto dell’indagine volle formularle altre domande. <<Margherita mi dica… chi oltre a Uberto sapeva che il visconte custodiva la chiave della credenza?>>. <<Beh… io>>. Rispose lei stanca. <<E come pensa di venirne fuori dopo quest’ennesima affermazione?>>. <<Beh! Io! … >>. <<Vuole continuare a difendersi dopo queste chiare prove a suo sfavore?>>. <<Io non c’entro niente è tutta colpa di Uberto vi dico!>>. <<La smetta di farneticare. >>. Asserì Demetrio. <<È chiaro che ormai è incolpata di essere la principale artefice di questa faccenda. Non lo vede… si è ormai dimostrata a pieno titolo la sua colpevolezza. >>.Affermò il fratello di Uberto. <<Grrr… beh! A dire il vero si! Ero informata anch’io della chiave.  A prenderla è stato Uberto. >>. Reagì Margherita seccata e più che mai convinta di farla ancora franca incolpando gli altri. <<Certo! Certo è stato Uberto a prendere la chiave.  dopo che lei lo aveva costretto a farlo. >>. Ripeté Demetrio.  <<No!No! Non è vero! >>.Strepitò la donna fuori di se. <<E va bene! Sì avrà preso lui la chiave.  Non sapeva che c’erano all’interno delle essenze che se ingerite potevano essere fatali, poiché velenose. >>. Sostenne Demetrio.<<Io dico invece che lo sapeva!>>. Affermò lei.<<Oh! Si certo! Si dà il caso però che lui fosse limitato al semplice controllo, senza far caso alle sostanze. >>. <<Perché? Non è possibile che lo sapesse anche lui?>> Domandò Margherita. <<Direi di no! Cosa che invece era chiara a lei. >>. <<E per quale motivo doveva essere chiara a me?>>. <<Perché il suo è un incarico speciale. Poiché consiste nello smacchiare l’argenteria e occuparsi della pulizia delle posate. >>.<<Si Certo… e con questo?>>. <<E con questo… è chiaro che lei era a conoscenza delle peculiari sostanze e le loro proprietà. Poiché per rendere più belle e lucide le posate. Usava a quello scopo del cianuro. >>. <<Emh! Cian… No! No! Non è possibile! Io non conosco le proprietà di tali sostanze velenose. >>. <<Ecco vede! Si ripete e contraddice allo stesso tempo!>>. <<Voi! Voi non potete arrestarmi! Non potete incolparmi è stato Uberto. >>. Sostenne ancora lei ormai al limite. Presa dallo sconforto per essere stata scoperta. <<Venga Margherita. Ci pensiamo noi a lei adesso. Stia tranquilla non le succederà niente. Starà solo per un bel po’ di tempo al fresco. Avrà modo di pensare ai suoi misfatti in prigione. >>. Le disse con una calma estrema il Maresciallo Eusebio. Dopo quella parentesi. La contessa Amanda tirò un sospiro di sollievo. Era molto presa d'amore per il visconte. E a causa delle calunnie alzatale dalla gente del borgo, era stata sul punto di avere un collasso di nervi. Non abituata a ingiurie, mosse nei suoi confronti. Dopo l’arresto di Margherita sembrò indubbiamente sollevata e il visconte fu subito pronto a consolarla. E a farle le scuse per il solo fatto che nel borgo la gente avesse potuto pensare male di lei. <<Non ti preoccupare mia cara d’ora in poi nessuno oserà smuovere falsità nei tuoi confronti. Ora prepara il baule per il viaggio e metti i tuoi vestiti migliori che si parte per Statonia. >> Le dice amorevolmente il visconte rincuorandola con un dolcissimo bacio. <<D’accordo caro. Sono contenta di baciarti e vedere che stai bene. Ho penato molto per la tua salute. Ora che è tutto finito finalmente ci potremo godere un po’ di pace. >>. <<Lo so cara! Ora va. Appena sei pronta si parte. >>. <<Va bene caro. >>. Replicò rincuorata. Così il Visconte Alderico pur essendo amareggiato per la perdita del suo stimato aiutante Uberto, si decide a voltare pagina. Un po’ per distrarsi e allo stesso tempo per riposarsi. <<Paride fa preparare il necessario per andare a Statonia. >>. Gli disse con fervore. <<D’accordo visconte lo faccio subito. >>. Nel frattempo Matilde stava già escogitando il modo di andare a rovinare la povera Aurora che sapeva se la passasse benissimo. Mentre la stessa ignara non si aspettava certo la sua comparsa. Pertanto Matilde non andò a lavorare quel giorno. La sua intenzione era di trovare un viandante che la conducesse in tutta fretta a Statonia.  La donna prorompeva in uno stato a dir poco indecente. E non era il caso di presentarsi a Palazzo Orsini conciata in quel modo. Di conseguenza non si perse d’animo. Decise che non le restava altro da fare che tornare alla locanda con l’intento di trovare il duca Ottavio. Che sapeva frequentasse assiduamente quel posto, per sfuggire alle ire della duchessa che aveva dovuto sposare per rappresentanza. Ed essendo lui un tipo piuttosto libertino, cercava in tutti i modi di svagarsi come meglio credeva. Le belle donne avevano uno strano effetto su di lui, capaci di stregarlo ogni volta che c’era l’occasione. Matilde sa che da un tipo così può riuscire a ottenere qualsiasi cosa. Perché si era concessa a lui più di una volta a seguito di varie insistenze. In ogni modo se non avesse prestato ascolto alle sue richieste. Lei in cambio avrebbe detto tutto alla duchessa Adalgisa che sapeva, essere gelosissima. E lui completamente succube della stessa, pur di salvare le apparenze avrebbe accettato. Altrimenti lo avrebbe di certo messo piuttosto in imbarazzo. Pertanto giunta alla locanda Matilde domanda all’oste Ignazio se per caso avesse visto il duca Ottavio. <<Perché dovrei dirvelo? Non ti sei nemmeno presentata al lavoro stamane?>> rispose Ignazio un po’ seccato. L’oste Ignazio non aveva più di tanto il diritto di rimproverare Matilde. Perché anche lui era soggetto ad approfittarsi di lei non appena ne aveva l’occasione. Sapeva benissimo che se scatenava l’ira della donna. La stessa avrebbe di certo inveito su di lui e spifferato tutto alla moglie. Riferendole che razza d’uomo si era sposata. <<Ignazio sa bene che io sono libera di fare quello che voglio. E sicuramente ha anche ben presente il motivo perché deve dimostrarsi gentile con me. <<Cos…>>. <<Sbaglio?>>.<<No. No. Non sbaglia. >>. <<Quindi mi dica? Ha visto o no il duca. >> Asserì lei decisa più che mai a spuntarla. <<Si! Si! Va bene! Va bene! Ora ve lo dico. L’ho visto dietro la locanda. Bensì l’avverto riversa in condizioni non proprio confacenti a un gentiluomo. Poiché è brillo fradicio. >>. <<Bene! Forse è ancora meglio! Non si preoccupi di questo e grazie. >>. <<Non viene a lavorare oggi allora?>>. <<No! Ignazio! E sa cosa le dico? … forse non verrò più! >>. L’oste conoscendola la lasciò tranquillamente andare senza proferire altro. Tanto si disse. Che tra breve sarebbe ritornata a chiedere compassionevolmente lavoro, quindi al momento non se ne preoccupò più di tanto. Matilde raggiunge l’area della rimessa dietro la locanda. Nel luogo in cui il duca Ottavio riversava in uno stato davvero miserabile. Stava rigettando anche l’anima. Senza timore gli si avvicina porgendogli un fazzoletto pulito affinché si potesse ripulire. Lui non si era accorto subito della sua presenza. Colto alla sprovvista e sentendosi un po’ in imbarazzo vista la condizione in cui lei l’ha colto, lo accetta in ogni caso senza dire nulla. L’uomo si riordina e ristabilito l’aspetto decente, fa una domanda a Matilde. Che vede sempre volentieri poiché è anche una bella donna. <<Come mai si trova qui Matilde?>>. <<Sono qui perché ho da chiedergli un grosso favore. >>. Enunciò Matilde Facendo gli occhi languidi e strusciandosi a lui con leggerezza. Lui di rimando, che non sapeva resistere al fascino femminile, si rabbonì immediatamente entusiasmato dallo charme della donna.  <<Cara Matilde lo sa che mi può chiedere quello che vuole. Ogni suo desiderio è un ordine. >>. Lei con una finzione volta a far credere che sia umile gli parla. <<Duca ho bisogno di lei poiché devo recarmi a Statonia urgentemente!>>. <<Oh! Come mai così di fretta?>>. <<Ho ricevuto notizie in merito a mia sorella. >>. Il che era vero tra virgolette. <<Notizie brutte?>>. <<Oh! Sapesse? Si! Notizie brutte insomma. Dicono che sta molto male.  Devo andare assolutamente a trovarla poiché è tanto che non la vedo. >>.<<Bene!>>. replicò lui. <<Tuttavia lei capisce che non posso presentarmi così?>>. <<Oh! Mi dispiace!>>. <<Ecco vede! Oltre a non avere niente da mettermi, dovrò assolutamente chiedere un passaggio a qualche viandante. Perché altrimenti non so proprio come arrivarci da sola. >>. Gli disse provando una finta sollecitudine. Matilde da brava attrice com’era. Suscitò in lui tenerezza e comprensione. Poiché le parlò con fare singhiozzante. Mentre lui di conseguenza non riuscì a svincolarsi dalla sua richiesta tanto presto. E con accorata valutazione accettò senza indugio di aiutarla. <<Va bene Matilde ora non pianga più. La prego! La condurrò a comprare quello che le serve e poi lo accompagnerò io stesso a Statonia. >>. <<Davvero?>>. <<Si! Si! Ora la smetta, però, di piangere. >>. <<Grazie!  Nondimeno duca ha già pensato a cosa dire a sua moglie?>>. <<Bè! Dirò a mia moglie che devo andare a Statonia per prendere informazioni in merito alla mostra di sculture che ci sarà a breve. Perché il nostro scultore parteciperà. Di conseguenza è meglio che vada per approfondire l’aspetto della manifestazione. Che m’interessa molto. >>.<<Arguto! Si! Mi sembra un’ottima idea. >>.<<Allora d’accordo Matilde?>>.<<Grazie! Duca Ottavio. Non sa quanto gli sono grata. Come farei altrimenti senza il suo appoggio?>>. Diede risposta dandogli un bacio.<<Non preoccuparti! Su ora andiamo. >>. Rispose lui. Si recano così alla bottega più rinomata di Velx. E il duca si presta sereno a comprarle più di quanto lei avesse sognato. La bottegaia le propose una serie di capi che lei gradì con entusiasmo. Un abito in broccato verde. Un altro vestito con una sopraveste arancione dal corpetto attillato. Un ampio mantello pregiato color ocra dal tessuto drappeggiato. Poi un elegante cappello con piume di struzzo. Un prezioso collier con motivi incastonati di pietre preziose e orecchini dello stesso motivo. Una reticella intrecciata con fili d’oro per i capelli. Un paio di calzature a pattini di notevole spessore per aumentare la statura. Un altro paio di scarpette color panna. Una pelle di zibellino da mettere sulle spalle e per finire un pregevole baule in cui riporre tutto. <<Allora Matilde è di suo gradimento tutto questo?>>. chiese lui sperando nel consenso della donna. <<Devo essere sincera. Duca! Non mi aspettavo tanta generosità da parte sua. Non so se ringraziarla o pretendere qualcos'altro! >>.<<Come? Come sarebbe a dire pretendere altro?>>. contestò lui stupito dall’ingratitudine dimostratagli dalla donna.<<Mah! Stavo scherzando! Va benissimo duca non si preoccupi. Va più che bene così. >>.<<Fiuuu…  Ah! Bene mi ha fatto spaventare. Allora ci vediamo domani all’alba Matilde va bene?>>.<<Emh! … d’accordo duca… emh! <<Che c’è ancora?>>.<<Ecco… a essere sincera avrei preferito partire questa sera. >> Gli enuncia lei con voce languida facendogli una carezza in pieno volto avvicinandosi quasi a baciarlo.<<Come mai questa sera?>>. chiese lui colpito dalla fretta che provava Matilde. <<Vede duca. Altrimenti non so proprio dove andare a dormire. >>.<<Come? In che senso?>>.<<Bè! A causa della partenza improvvisa dei miei genitori. Sono partiti ieri per recarsi a Statonia da mia sorella. <<E perché non è andata con loro allora?>>. <<Perché al momento ero fuori paese e non ne sapevo nulla. Fintanto che al mio arrivo un vicino di casa mi ha informato che mia sorella si trovava in pessime condizioni a causa di un incidente e che i miei genitori erano stati costretti a partire immediatamente. >>. <<Ebbene lei non possiede le chiavi di casa?>>. <<Io non ho con me le chiavi di casa. >> Gli risponde lei dissoluta. Dopo le moine e gli occhi dolci della donna. Per la quale fosse indubbia l’influenza che aveva su di lui. Il duca non poté declinare e cedevole gli riparlò. <<Mi conceda solo il tempo di avvisare nuovamente la duchessa. Troviamoci sul ponte dell’arcobaleno per partire immediatamente allora. >>. <<Oh! D’accordo grazie. >> Rispose felice di avere fatto cambiare un'altra volta idea al duca. Matilde si era dimostrata stucchevolmente mielosa. Allo scopo di ottenere più di quello che altrimenti generosamente il duca avrebbe potuto donarle. Il piano della donna era diabolico. Voleva introdursi con disinvoltura a Statonia spacciandosi per la duchessa all’insaputa dello stesso duca Ottavio. Avrebbe cercato di far credere ad Aurora che negli anni fosse cambiata, per questo pronta a scusarsi per tutte le malvagità compiute nei suoi confronti. Mentre il vero scopo di Matilde era di rovinarla. Avrebbe architettato di tutto pur di riuscirci. Intanto… dal Blocco Zirbhas dello spirito delle influenze negative cominciavano le vere insidie. Era in atto una vera e propria ritorsione contro la gente volta al malanimo. Zorhobos dava inizio alla sua ascesa con il castigo di ghiaccio. L’imperatore di Urgon Zurhusrna abile e scaltro consegue finalmente le prime conquiste per fare nascere il suo impero. Infliggendo il dardo di ghiaccio a quelli che al posto del cuore hanno una pietra. Alle persone che nutrono una profonda invidia nei confronti degli altri. O a chi rovesci malignità. Di fatto Matilde non immaginava ciò che le sarebbe capitato di lì a poco. Zorhobos, infatti, pur sapendo che Matilde da molti anni era artefice di nefandezze contro la sorella, per questo meritevole per prima di essere incastonata alla parete megalitica ghiacciata. Aveva in serbo per lei un compito speciale e ben preciso. Più tardi Niccolò adagiato sopra il sedile di marmo posto al centro delle arcate della terrazza, fra ghirlande fiorite di rose, lillà, splendide orchidee che affinano la stessa. Pare immerso nella stima di Statonia. Riflette rigorosamente che nonostante le ripercussioni che stanno per aggravarsi sul territorio. Siano comunque tornati a intrecciarsi veri e propri interessi del momento. Un effettivo trionfo di fascino si sviluppa nei sobborghi. L’arte molto sentita esce allo scoperto in ogni dove. Svelando qualità, prestigio e scoprendo di volta in volta ragguardevoli artisti. La nascita dello spirito scientifico tempesta l’aria osando espandersi fuori dai confini sfiorando diversi fronti. Curiosi navigatori si spingono a veleggiare verso occidente per arrivare a oriente. Mercanti conoscitori e banchieri affinano nuove idee per far crescere lo sviluppo della negoziazione. Impulsi commerciali straordinari iniziano a prendere forma. Convalidando un aspetto più esteso in merito agli scambi. Dando rilevanza ai cereali che per ora ricoprono una parte molto importante. Tutto si rafforza straordinariamente. E il periodo permette di apprezzare maggiormente anche la musica e la danza che diventa i passatempi più graditi degli abitanti d’Etruria. Agli occhi del giovane la ridente Statonia con il suo panorama unico d’incomparabile bellezza appare magnifica. Città d’Etruria vulcanica situata in uno sfondo straordinario nel corso dell’arco temporale, con la sua fitta macchia mediterranea fra gole profonde. Scoscesi dirupi che esplodono pittoreschi in tutti i periodi dell’anno. E lo scenario incantevole che regala ogni giorno. Cadenza chiaramente le sue particolari virtù. Mentre il potere e il fascino che sprigionano da forza e capacità di iniziare qualsiasi attività fruttuosa. E non manca di stupire di notte poiché dipinge visioni ineffabili mentre nello spazio limitrofo diviene confine tra sogno e realtà. Dando seguito a una serie d’ombre e luci che silenziose e serene si gettano verso la volta celeste. Apparendo senza dubbio divina. E a seguito di tali stime. Il giovane si chiede come possa sussistere lo spirito delle influenze negative in un luogo di tale meraviglia. La fragranza del gelsomino colma l’aria e la bellezza indiscussa della natura sfolgora i suoi colori stemperandoli nel paesaggio. Dando l’effetto del piumaggio sfumato di un pavone alle prese con la danza di un ipotetico corteggiamento. Niccolò rivolto a tutto quello splendore. Sente il suo animo imperlato di felicità. Domandandosi comunque come possa fare a rafforzare i pensieri dei castellani e la gente del borgo. Invogliandoli allo spirito comune per vivere in pace e armonia. E per eludere le ostilità nei riguardi di tutti. Quella mattina … si svela colma d’innegabile fascino. Nel momento esatto che Aurora giunge da Niccolò sul torrione della fortezza. Sopraggiunge all’improvviso un trionfo di rondini. Che dal volo brioso e repentino danno il via a uno sfoggio di acrobazie piacevoli. Spingendosi sempre più vicino ai due giovani. Esibiscono il loro magico dono conferito da madre natura. Durante il tempo in cui le creature beffeggiano e rivolgono i saluti ai due giovani animandoli di allegria. Realizzando un carosello di movenze aggraziate, piroette, giravolte, capriole e giri su se stesse. Per renderli partecipi della loro estrema vivacità. Con una serie di straordinari esercizi funambolici per lodare la giornata.  La terrazza fornita di una bellezza emozionante sembra avvolta da un alone di mistero. Dando al conte un fascino permeato di luce riflessa. E Aurora se ne accorse. L’abito di damasco azzurro di Aurora riverbera di sfumature. E Niccolò nota  che la figura della donna è attraversata di luce che traspare dai suoi occhi. Non manca di riconoscere che la scollatura appena pronunciata le conferisce un fascino sicuro. E che l’acconciatura ricercata con le trecce raccolte con fili d’oro, impreziosisce il suo pregevole viso. Lasciandolo esterrefatto. <<Buon giorno Aurora tutto bene?>>. chiede con un tono soave. << Niccolò buon giorno a te. Sì grazie tutto apposto. >>. rispose dolcemente. <<Ebbene! Carissimo Niccolò per prima cosa t’informa che stanno per arrivare gli artigiani con gli arnesi che mi hanno detto di ordinare per la bottega da realizzare nei sotterranei. >>. <<Ops! È vero! Bene grazie Aurora preziosa come sempre. Me ne stavo dimenticando! Fai chiamare per favore Agenore il falegname. Gustavo il fabbroferraio e Placido il muratore. Affinché tengano conto di dare inizio ai lavori per l’allestimento. >>. <<D’accordo Niccolò. E cosa dici? Faccio preparare le stanze, dove alloggeranno Paride, il visconte Alderico e la contessa Amanda per la loro permanenza qui?>>. replicarono lei garbata e gentile. <<Si! Si! Certo. Bravissima come il solito. Grazie Aurora. >>. <<Figurati, è mio dovere. >>. E in men che non si dica. Agenore, Gustavo e Placido si misero subito al lavoro per realizzare nel sotterraneo una bottega adibita a laboratorio per la scultura. Intanto Erasmo di Velx … stanco d’essere inattivo. Si dice di fare qualcosa per rubare lo stesso le idee innovative in merito alle statue. E a ogni costo. Poiché non voleva che altri si aggiudicassero la concessione. Zorhobos invece aveva già previsto per lui la prigionia. Così oltre al blocco improvviso di una gamba gli volle infliggere il colpo definitivo. L’uomo pervaso da una strana sensazione è trafitto da un dolore lancinante. Come se lo avesse colpito un dardo ghiacciato, non fu più in grado di provare sentimenti. Il suo cuore reso crudele sta gelando completamente. E confuso si chiede cosa stia capitando. Per quale motivo si sente catapultato contro la sua volontà, attirato da chissà quale influsso al Tempio di Suana. E una volta giunto nel sotterraneo un personaggio alquanto ostile gli si para davanti. Altissimo e con gli occhi glaciali. Nello stesso tempo l’imperatore Zorhobos sinistro e rapido gli parla. Svelando il tono della sua voce afona apostrofando vocaboli non traducibili. <<Esta zec vana une!>>. Significa: Questo è il tuo giusto destino. Zorhobos, infatti, parla la lingua Etrusca antica. E con quelle parole determina il suo potere, stabilendo poi di lambire con il dito di ghiaccio il cuore del malcapitato, incastonandolo immediatamente alla pietra megalitica senza nemmeno dargli il tempo di reagire. La stessa cosa successe a Margherita nonostante fosse rinchiusa nelle prigioni. Mentre le ronde della galera attonite e sbalordite, si chiedono, come sia stata possibile la sparizione della prigioniera Margherita. Impossibile imputare a lei la fuga. Poiché le misure di sicurezza sono massicce. Le inferriate sono di ferro pesante. E nonostante tutti si dessero un gran da fare per capire come muoversi per svelare l’arcana circostanza. Non riuscirono a fare chiarezza. Cosi… Zorhobos preso dall’entusiasmo di sveltire gli eventi e carpire più seguaci possibili, circuisce pure il soldato Ermanno che di sicuro malevolo lo è stato. E con lui l’oste Ignazio perché persona ignobile. 

                                        Capitolo ventitreesimo

La locanda è subito investita da un vero guazzabuglio. Durante il tempo in cui la moglie dell’oste non sì da pace e se la prende con i commensali. <<Che cosa avete fatto? Dove avete condotto mio marito? Non può essere che sia sparito in questo modo?>>. grida la donna. < Signora noi come lei si è esterrefatti. Non sappiamo come possa essere accaduto! Anzi siamo costernati quanto lei. Dato che recentemente si stanno verificando parecchie situazioni analoghe che finiscono in sparizioni!>>.  Concludono sbigottiti gli avventori, rassegnandosi all’attesa degli eventi per fare maggiore chiarezza. Nello stesso momento … a palazzo Orsini Aurora si rivolge al conte Orsini. <<Niccolò ti confesso che sono alquanto preoccupata!>>. <<Come mai cara e dolce Aurora?>>. <<Bè vede è giunta voce sicura. Che purtroppo nel territorio di Etruria si ostentino misteriose e improvvise scomparse. >>. <<Oh! Lo so Aurora! È inaudito. Credo proprio che senza alcun preavviso Zorhobos abbia dato il via alla sua risonanza glaciale. Appropriandosi degli animi incattiviti. >>. <<Così presto? Che cosa possiamo fare?>>. <<Non c’è scelta al momento, se non quella di radunare al più presto i Cavalieri della Farfalla Dorata, per decidere con loro come fare per porre fine a questa malvagità. >>. <<È vero! Forse hai ragione.  Convochiamoli finalmente. >>. <<Già!  Non possiamo permetterci di andare al tempio di Suana senza avere un piano ben preciso. Anche perché sono convinto che Zorhobos abbia modo di infierire su di noi qualora si senta soggiogato. >> Sostiene con amarezza Niccolò prendendole la mano con delicatezza e facendola accomodare sul sofà. <<Lo immagino Niccolò.  Dobbiamo assolutamente fare qualcosa. Non possiamo permetterci di lasciare la gente allo sbaraglio. >> Risponde impensierita Aurora. <<Si! Ha ragione Aurora facciamo così! E sai una cosa cara?>>. <<No! Dimmi?>>. << Spero vivamente non sia come temo.  Ti andrebbe di venire con me alla cascata del Gorello ad Aurinia?>>. <<Oh! Mi piacerebbe! Temo, però non sia il momento di concederci allegrezze tra le sue acque. >>. <<No! No! Piacerebbe anche a me non discuto! No! Intendevo dire che dobbiamo recarci lì per un controllo. Purtroppo si è creata un’allargatura di ghiaccio nelle piscine naturali!>>. <<Come sarebbe a dire un’allargatura di ghiaccio? Non me ne avevi parlato?>>. Chiede confusa. <<Ecco! Vedi… non volevo parlartene prima per non preoccuparti ulteriormente.  Ora è inevitabile visto le molteplici sparizioni. >>. <<Capisco! Dimmi pure Niccolò. >>. <<Sai è un’eventualità che può succedere qualora Zorhobos ottenga un discreto numero di seguaci. >>. << Intendi dire che è capace di disseminare il ghiaccio sul territorio?>>. <<Purtroppo sì! Qualora accrescesse la sua ira. Sussiste la possibilità che devasti il territorio. Plasmandolo al suo volere rivestendolo di ghiaccio. >>. Asserì il giovane. <<Sul serio? Mah! È pazzesco! Vuoi dire che la nostra bella Statonia subirà un pericolo ambientale di tale portata?>>. chiese. Prendendolo dolcemente per un braccio. <<Non sola Statonia Aurora. Bensì anche Popluna, Aurinia, Sorano. In pratica tutta Etruria. Dove inevitabilmente le acque, i ruscelli, le gole, la cascata e qualsiasi fonte sarebbe a rischio sotto il suo dominio. E nel giro di poco tempo tutto potrebbe divenire un’estensione funesta e glaciale. >>. Afferma Niccolò guardandola con dolcezza. <<Mah! È la catastrofe! Incredibile è spaventoso!>>. Asserì lei. <<Lo so! Lo so Aurora! Tuttavia vedrai, troveremo una via d’uscita puoi contarci>>. <<D’accordo se lo dici con così tale forza, ci credo!>>. <<Sbrighiamoci andiamo subito a vedere quindi. >>. Rispose lei preoccupata più che mai. <<D’accordo andiamo. >>. Così… salirono a cavallo per dirigersi alle cascate naturali di Aurinia. Tempo dopo sopraggiunti alle cascate e davanti al punto dove Niccolò aveva scorto l’altra volta la perla di ghiaccio. Si ritrovano adesso al cospetto di una pietra grande quanto un gonfalone completamente ghiacciata. La sensazione che traspare nell’avvicinarsi è inverosimile. Una folata spaventosa giunge all’improvviso. E la brezza ghiacciata che contrasta il vapore sulfureo colpisce allo stomaco. Evidenziano in ogni caso che in quel punto fortunatamente la gente non si era spinta. <<Guarda Niccolò!>>. Esclama Aurora. <<Dimmi Aurora che cosa succede?>>. <<Guarda! Guarda laggiù… in quel punto a destra del bacino lo vedi?>>.<<Oh!>>.<<C’è un piccolo animaletto somigliante a una lumaca che pare di cristallo, forse di ghiaccio. >>. <<Si! È vero hai ragione!>>. <<Guarda! … si sta dirigendo correndo spedita a ridosso di quella pietra ghiacciata. >>. Aurora rivolge lo sguardo sull’altro lato della cascata. E vede un gruppo di tartarughe che stanno avanzando rapidamente a ridosso della pietra. <<Niccolò è incredibile! Si muovono a una velocità mai vista. Come calamitate dalla stessa pietra ghiacciata. >>.<<È vero! È insopportabile non poter far nulla per evitarlo. >>. I due giovani stupiti si guardano in giro e si accorgono che c’è anche una lepre che si convoglia sul pezzo di ghiaccio... più avanti una cavalletta, una libellula, e una serie di piccoli tordi seguono le correnti ascensionali di ghiaccio. E durante il tempo in cui la loro andatura si sposta abile e veloce. Sono prima tramutati di gelido cristallo e poi fatti sfociare a ridosso della pietra glaciale che li incorpora al suo interno. Con accorato stupore notano che non solo gli animali più piccoli si recano irremovibili alla pietra ghiacciata. Bensì anche animali di taglia più grande. Come lepri, ricci e volpi. <<Tutto ciò è inquietante Niccolò!>>. <<Lo so è inspiegabile. >>. <<Che cosa possiamo fare?>>.  Chiese Aurora preoccupata. <<Nulla per il momento dolce Aurora. Si può solo sperare che gli animi della gente si plachino a cattiverie. >>. <<Si spera davvero Niccolò. >>. <<Tuttavia dobbiamo assolutamente recarci a Samprugnano prima di tornare al castello. Convocheremo l’ordine dei “Tredici Cavalieri Della Farfalla Dorata”. E li ospiteremo a palazzo per discutere la questione. >>. <<Si hai ragione è bene andarci subito. >>. <<Ci raduneremo nella sala delle guardie sperando di trovare una giusta soluzione. >>. Gli disse lui muovendole una delicata carezza in pieno viso. <<D’accordo Niccolò. >>. Rispose lei un po’ sollevata dalla prospettiva di aiuto dei cavalieri. Poco tempo dopo… giungono a ridosso della dimora dell’ordine dei cavalieri della farfalla dorata a Samprugnano. Che si mostra come un incantevole borgo poco distante da Aurinia dotato d’incredibile magnificenza. Con vicoli uniti fra loro da sembrare un paesino da fiaba. Finché vecchie abitazioni attigue di roccia lasciano affascinati. L’occhio volge lo sguardo alle naturali terrazze di travertino dal fascino remoto. Un posto immerso nelle fragranze dai profumi di corolle fiorite. Carico di aromi d’erbe agresti, mentre il librarsi in aria degli uccelli che corteggiano l’area sublima la vista. Invece l’incanto generato dalle piroette delle farfalle multicolori dai volteggi che frusciano intorno ai fiori più vivaci, lascia senza respiro. Mentre il cielo rischiara la valle con i suoi albori meravigliosi. Rialzato su un banco di travertino, sorge immersa nel verde florido la rocca. La sua struttura domina le colline sottostanti con un’imperiosa cinta muraria, di cui ha sede il ritrovo dei cavalieri. Aurora e Niccolò giunti alla rocca rimangono stupiti dagli eventi straordinari. Poichè come d’incanto la cancellata si apre al loro passaggio svelando l’ingresso maestoso. Subito incontrano il più saggio e veterano cavalier Davide che salutandoli caldamente fa capir loro che li stavano attendendo da molto tempo. <<Buon giorno e benvenuti. >>. << A te cavaliere buon giorno. >>. Davide li fa subito accomodare in attesa delle dovute presentazioni. Mentre li rincuora sulla disponibilità dei cavalieri che saranno pronti al più presto, per recarsi alla fortezza. <<Datemi il tempo di avvisare i cavalieri che sono nel giardino attiguo, sapete svolgono degli esercizi con la spada, e sarò nuovamente da voi. >>.<<D’accordo >>.<<Accomodatevi nel frattempo. Posso farvi portare qualcosa?>>. Chiese il cavaliere. <<No grazie! Sarete voi nostri graditi ospiti alla fortezza. >>. Rispose Niccolò.<<Oh… Aurora scusa! Vuoi per caso qualcosa?>>. Le domanda Niccolò.<<No! Non non preoccuparti sto bene così grazie, anch’io preferisco arrivare al palazzo al più presto. >>. Rispose lei. In seguito e dopo che Davide radunò i cavalieri. Con estremo orgoglio svolge le presentazioni. <<Conte Niccolò, Aurora ho il piacere di presentarvi l’Ordine Dei Cavalieri Della Farfalla Dorata al completo. >>.<<Prego. >>.<< Tale ordine ha da sempre fondato la sua realtà sulla correttezza, la dignità, la moralità, la giustizia e l’onorabilità. >>. <<Ne sono certi. >>. <<Dovete sapere che ognuno di loro conduce la propria missione con dedizione e interesse peculiare. Sanno afferrare l’attimo fuggente, ottenendo ottimi risultati secondo le intonazioni della vita. >>. Proferì Davide.<<Anche per questo  motivo confidiamo sinceramente in voi. >>. Disse Niccolò.<<Sono garbati e cortesi. Sanno farsi rispettare. E si fanno voler bene. Appaiono persone integerrime e tutte di un pezzo, non si fanno raggirare dal primo venuto e sono pronti a combattere all'unanimità contro le ingiustizie e malvagità che incombono su Etruria. >>.<<Prego proceda pure con le presentazioni Davide è un onore per noi fare la vostra conoscenza. >>. <<Allora! Per quanto riguarda me… avete già avuto modo di conoscermi sono Davide e a quanto afferma l’insieme dei miei valorosi prodi, dicono che sono il saggio valoroso. Sarò lieto di porre il mio supporto al vostro servizio senza riserve alcune conte. >>. Disse Davide con un inchino flettendo il suo cappello simpaticamente. <<Vi ringrazio infinitamente già da ora Davide. >>. Risponde Niccolò stringendogli la mano. <<Ecco a voi Flaviano il nostro più giovane cavaliere. Dato che è abile molto riflessivo e audace. I suoi occhi di un vivo marrone rispecchiano la sincerità e la sua capigliatura castana rianima il suo viso. >>. Lo presentò scompigliandogli scherzosamente la lunga chioma dal ciuffo ribelle che gli ricade di continuo sulla fronte, coprendone parte di un occhio.  Flaviano di rimando dà un buffetto alla cinta di Davide facendogli il solletico ridendo a vicenda rallegrati. <<Piacere io sono Flaviano. >>. <<Molto piacere. >>. Risposero Niccolò e Aurora. <<C’è poi Eligio il cavaliere dai capelli rossi. Ha dolcissimi occhi azzurri. È dotato di un temperamento baldanzoso, un po’ maldestro a volte, ma di sicuro un caro burlone. >>. Apostrofa Davide. Infatti, facendo un inchino esagerato e forse un po’ troppo da acrobata, urtò contro la balaustra e fece cadere il vaso con i fiori che era appoggiato sopra. Incoraggiando la risata a tutti i suoi compagni che di quelli slanci ne, erano ormai abituati, di conseguenza inclini a riderci sopra senza farglielo pesare.<<Eligio al vostro servizio>>. <<Molto piacere Eligio. >>. Risposero divertiti Niccolò e Aurora. <<Eccovi Callisto. Dall’indole simpatica e giocherellona, la sua chioma bruna è sempre scompigliata, cela grandi occhi verdi e credetemi un tipo straordinario e sempre sicuro di se. >>.<<Callisto!>>. affermò il cavaliere stringendo la mano ad Aurora e salutando con garbo Niccolò. <<Molto piacere Callisto. >>. Ricambiando entrambi gradevolmente il saluto. <<Ecco a voi Cornelio il nostro cavaliere scrupoloso, allegrone è paffutello dalla chioma bionda con occhi neri da cui si nota la sua natura bonaria>>. <<Molto piacere Cornelio. >>. <<Vi presento ora Maurilio castano di capelli con occhi verdi, dalla personalità distinta per la sua fisicità poiché un tipo atletico. Spicca in lui il pratico senso di giustizia essendo sagace>>. <<Maurilio per servirvi. >>. <<Lieti di conoscerla Maurilio. >>.<<Ecco a voi Ludovico il nostro cavaliere dallo spirito libero e impetuoso, guardatelo è davvero attraente con la sua chioma mora, di cui spiccano gli occhi azzurri. Tipo avvincente e credetemi un vero gagliardo. >>. <<Ludovico ai vostri ordini signori. >>. <<Felici di conoscerla Ludovico. >>.<<Vi presento Bartolomeo cavaliere dall’indole prudente e gentile, biondo con occhi verdi e dalla personalità simpatica a causa della sua vitalità. >>.<<Bartolomeo pronto a prendere servizio. >>. <<Tanto piacere Bartolomeo. >>. <<Eccovi Andrea cavaliere dalla tempra precisa, forte e coraggioso, castano di capelli con occhi verdi, dalla spiccata personalità di cui si nota la sua vigoria. >>. <<Andrea vostri signori. >>. <<Fieri d conoscerla Andrea. >>. <<Vi presento ora Clemente cavaliere spavaldo e valoroso, moro di capelli con occhi marroni, un tipo davvero divertente. >>. <<Clemente Signori di corte Statonia. >>. <<Clemente siamo lieti di conoscerla. >>. <<Eccovi Benedetto cavaliere audace e spiritoso, nero di capelli con occhi grigi, dalla vena artistica ed è un tipo piuttosto dinamico per di più spiritoso. >>. Niccolò in procinto a dare la mano per l’eventuale saluto a Benedetto è interrotto dallo stesso. Che come sempre in queste circostanze da abile burlone qual è non manca di farsi riconoscere. <<O … Ooohps!>>. Senza indugio sottrae la mano con una finta mossa curiosa evitando la presa. Stupendo Niccolò e Aurora che si dimostrano grati per quella ventata di allegria che li fa sorridere. <<Siamo lieti di conoscerla Benedetto. >>. Gli dissero entrambi sorridendo. <<Ecco lui è Lanfranco cavaliere avventato e sagace. Biondo con occhi azzurri. Un tipo fantasioso e di sicuro non manca di farsi notare per la sua muscolatura. >>. <<Signori di Statonia io sono Lanfranco. >>. <<Piacere di conoscerla Lanfranco. >>. <<Questo invece è Goffredo cavaliere di cui si percepisce l’essenza temeraria, un tipo davvero affascinante e nerboruto, con la sua chioma nera e gli occhi azzurri. >>. <<Goffredo signori. Molto piacere. >>. I due giovani Stringono la mano a Goffredo del quale si vedono grati di conoscerlo e con lui si ultimano le presentazioni. <<Siete effettivamente una bella squadra, valorosa e cortese. >>. <<Grazie conte!>>. risposero in coro contenti. <<È un piacere fare la vostra conoscenza e con estrema gioia v’invito a palazzo dove trascorreremo attimi, mi auguro piacevoli. Oltre alle incombenze che ci attendono al più presto. >>. Asserì Niccolò con cortesia. <<D’accordo!>>.Con virtù cavalleresche Davide rivolge a tutti loro un’ultima domanda prima di partire per Statonia.<<Sono pronti i miei prodi cavalieri?>>. <<Si Davide pronto. >>. <<Possiamo andare allora. >>. Gli ardimentosi cavalieri della farfalla dorata sono ben lieti di recarsi finalmente a Palazzo Orsini. Non vedono l’ora di sfoggiare l’eleganza e l’ardire da ultimo. Per rendere il loro servigio in nome dell’ordine che difende Etruria. Nel luogo in cui da molto tempo desideravano giungere per regalare alle genti momenti di gloria distinti da azioni zelanti. Quand’ecco … che dal blocco Zirbhas l’imperatore Zorhobos si accorge del raduno dei cavalieri della farfalla dorata rimanendone infuriato. Non può ancora sfolgorare tutta la sua potenza. Poiché non ha abbastanza anime da cui trarre vigoria. Di conseguenza vuole comunque essere di ostacolo ai cavalieri e per questo decide di intralciarli fortemente. Sperando si decidano a non aiutare Niccolò. I cavalieri si approssimano a uscire dalla loro dimora per accompagnare Niccolò e Aurora al castello. Cresce invece nell’atmosfera un improvviso effluvio d’ignota natura. Seguito da una ventata d’aria freddissima che incombe repentina. E … poco dopo aver oltrepassato l’uscio … sono investiti da una cortina di ghiaccio che gli si para furente davanti. Non fanno in tempo a rendersene conto bensì nel giro di pochi attimi… si rivela dinanzi a loro un anomalo strato di frammenti glaciali che si sfaldano uno dopo l’altro dando vita a un’apertura sferica. Come fosse un enorme cerchio ghiacciato, da cui fuoriescono figure alquanto insidiose. Gigantesche … creature di ghiaccio dalla figura simile ai cavalieri della farfalla dorata, si muovono fulminee una dopo l’altra, convogliandosi all’esterno dell’anello di ghiaccio, determinate a tenere testa ai cavalieri impedendo loro di proseguire. Sembra un vero e proprio plotone di ghiaccio del tutto simile a ognuno di loro. Munito di arco e frecce si schiera imperturbabile bloccando loro il passaggio. Gli individui raccapriccianti danno inizio a una sferrata guerriglia. Scagliando dardi gelidi in ogni dove. Sembrano creature non vedenti ma decise a spodestarli in qualunque modo.  Aurora sgomenta si avvicina a Niccolò il quale prontamente le dice di indietreggiare. Evitando di farsi coinvolgere nella controversia mettendosi al riparo. Davide è completamente ghermito dalla sua stessa figura accresciuta totalmente di ghiaccio, che cerca di sferrargli un dardo in pieno petto, sennonché riesce prontamente a schivarlo. Il cavaliere sguaina la spada cercando di colpire il malevolo che si divincola veloce piroettando qua e la per non farsi prendere. Callisto esegue una rocambolesca piroetta per evitare allo stesso modo il suo alter ego, il quale gli ha disgraziatamente ferito una gamba con una freccia ghiacciata. Flaviano s’intestardisce cercando di togliere di mezzo la sua figura glaciale, ma inevitabilmente è colpito dallo stesso, che con un potente schiaffo lo getta a terra. Eligio si rovescia a terra per evitare un dardo in pieno viso e coprendosi a ridosso di un viluppo, cerca di sfoderare la spada per fronteggiarlo. Cornelio asserragliato da due imperiosi, si divincola rapidamente dagli stessi con una magistrale capriola deragliando lungo il lastricato di tufo. Riesce così a fare lo sgambetto agli energumeni che si attorcigliano fra loro, facendoli capitombolare a terra originando un boato tremendo. Maurilio ostenta la sua energia, convogliando la spada fra le gambe del suo duplicato agghiacciato, che a sua volta come inebetito si fa lo sgambetto da solo e ricade lungo disteso a ridosso dei suoi piedi. In seguito il furibondo si sposta velocemente cercando di riafferrare il cavaliere, ma è bloccato un’altra volta dallo stesso, che gli sferra una pedata in pieno viso, con una potenza tale che nemmeno lui se ne ravvede. La superficie rigogliosa in cui si sta tenendo tale contesa, sfoggia ora una colossale successione di bagliori e fulgori, intervallati da scintille e faville di ghiaccio, che si srotolano e riversano sullo scenario. Mentre Ludovico cerca di opporre resistenza a una decisa presa del suo stesso ghiacciato, che l’ha ghermito a sua insaputa piombandogli alle spalle. Il giovane scalciando come un ossesso riesce a divincolarsi, ma sfortunatamente piroetta giù dal pendio, per fortuna bloccato da una fronda che scoscesa gli fa da schermo fermando la caduta. <<Ah… ah... ah… accidenti!>>. Strepita Ludovico <<se cerco di muovermi capitombolo in basso senza scampo!>>. Niccolò ha sentito le grida del giovane Ludovico, tuttavia è alle prese con il suo gemello di ghiaccio, che prorompe la sua mole potente cercando di bloccarlo. L’energumeno gli si para davanti e prendendolo per il bavero cerca di sferragli un  cazzotto raggelato. Scaltro e agile come una gazzella, il giovane Niccolò che non teme l’avversario, si divincola e con una mossa controllata piroetta su se stesso piombandogli alle spalle, braccandolo alla gola. In seguito vincola le gambe dello stesso che perde l’equilibrio cadendo a terra rovinosamente. Poi con una scaltra manovra riesce a spostarsi di qualche metro per recuperare Ludovico dalla scarpata. <<Dammi la mano svelto su!>>. <<Si! Ecco. >>. Ludovico gli allunga la mano che Niccolò prontamente afferra attirandolo a se facendolo risalire. <<Yuh… >>.  Urla Ludovico. <<Grazie Niccolò. >>. <<Dovere amic… >>. Costretto a svincolarsi all'istante Niccolò non ha il tempo di girarsi che lo stesso barbaro di prima gli si rovescia addosso. Poi entrambi si sfidano a una sequenza interminabile d’inseguimenti, prese di posizione, sgambetti e piroette. Bensì Niccolò ne esce incolume riuscendo a far rotolare in un dirupo l’energumeno. Bartolomeo sta cercando di far ruotare la spada affinché il suo io si tolga di mezzo, benché questo detenga una forza tale da opporsi alla resa. Andrea sfoggia una vigoria impensata, caracollando di fronte allo stesso ghiacciato, sferrandogli un poderoso colpo con le gambe che unite si sono viste volare sulla faccia dell’individuo come saette. Aurora rifugiata tuttora all’interno della dimora dei cavalieri, non riusciva a staccare gli occhi di dosso a Niccolò preoccupata che potesse crollare durante la lotta con quegli individui agghiaccianti. Clemente dal canto suo sta indietreggiando a ridosso del precipizio, quand’ecco che si svincola e il malcapitato cade al suo posto. Benedetto riversa a terra, esausto, a seguito, la lotta repentina con lo stesso ghiacciato, che ora sopra di lui cerca di assorbirlo, invece riesce a svincolarsi estraendo dalla sua armatura un coltello che l’era stato dato in dono, affibbiando così un colpo alla creatura che schizzata si contorce ricadendo all’indietro. Lanfranco e Goffredo in preda allo sfinimento continuano imperterriti a fronteggiare gli stessi ghiacciati, che non danno cenno di stanchezza. Fino al momento in cui Niccolò si pone spalla, a spalla con Davide decidendo di capire quale possa essere il punto debole di quei facinorosi che sembrano immortali.<<Davide secondo me può sconfiggerli in un unico modo!>>.Afferma Niccolò stanco di esibire rivalsa con quegli esseri di ghiaccio volgendo la faccia di sbieco al cavaliere. <<In che modo Niccolò? Sembrano incrollabili, per di più si spostano velocemente come zimbelli e anche se non ci vedono molto bene, riescono a scovarci sempre. Incredibile!>>. Replicò Davide contenendo a fatica un losco che gli si schermava dinanzi. >>. <<È vero! Guarda attentamente Davide. >>. <<Si dimmi dove?>>. <<Ecco vedi? Quando noi ci spostiamo, loro hanno una reazione immediata. Lo vedi?<<Emh! Si! Sì. >>. <<Sembra che percepiscano le presenze anche senza vedere, ma come noti quando ci fermiamo, sono disorientati. <<Caspita! È vero!>>. <<Inoltre esibisce un lato brullo. >>. <<ha ragione Niccolò. La loro parte sinistra pare vacillante, senza l’appoggio di ghiaccio situato in maggior misura in quella destra. >>. <<Molto probabilmente i replicanti sono stati realizzati dallo stesso Zorhobos che ha una parte umana e l’altra di ghiaccio, di conseguenza quella parte è maggiormente esposta al rischio. Cosa ne pensi?>>. <<Si! Certamente. Pare anche a me siano più vulnerabili sul lato sinistro. Tuttavia come possiamo intervenire?>>.<<Ebbene devi sapere che l’altezza di Zorhobos è di due metri come queste masse ghiacciate, pare che ne possiedano le stesse caratteristiche. Poiché anche lui ha un arco interamente di ghiaccio ed è per metà uomo e l’altra di ghiaccio. Diversamente questi individui sono del tutto ghiacciati, solo che da una parte molto meno irrobustiti, si vede dalla trasparenza dello stesso. >>. <<Si capisco! Eppure non vedo ugualmente la possibilità di sopprimerli. >>.<<Riflettendoci bene ricordo che mi disse che Zorhobos ha il braccio destro di ghiaccio, mentre il braccio sinistro appare coperto dalla manica lunga è del tutto antropico. >>. <<Ah! Si? E quindi?>>. << Potrebbe essere la soluzione. >>.<< A cosa ti riferisci?  Perdinciribacco! ... Pussa via!>>. Disse Davide spostandosi la faccia poiché uno di quei cosi lo stava afferrando. <<Qualora i replicanti siano l’esatta conformazione di Zorhobos, presenterebbero di certo la stessa tipicità, di conseguenza mi riferisco all’eventualità di mirare al braccio sinistro, quello corrispondente al cuore, in quel modo potrebbe innescarsi la loro cedevolezza. >>. <<Hai ragione! Perché non tentare allora?>>. <<Certo! Acc … Mah! Un momento! Dobbiamo riuscire ad avvisare tutti gli altri cavalieri>>. Replicò Niccolò spostando a forza un prepotente. <<Si! So come avvisare i miei prodi, per fortuna abbiamo un codice che ci identifica all'istante nel caso avessimo la necessità di riunirci. >>. <<Perfetto … allora provaci subito Davide. >>. Gli disse Niccolò alle prese con lo stesso di ghiaccio.<<D’accordo!>>.<<Fiuut … fiuut …fiuut …>>. Per tre volte Davide emette un fischio particolare che fa si che i cavalieri dell’ordine della farfalla dorata si riuniscano avvicinandosi al loro ferrato saggio. I cavalieri riconoscendo il tipo di richiamo e il suo significato, indietreggiano immediatamente divincolandosi dai loro aggressori, e di spalle si convogliano in circolo schierandosi a difesa restando immobili. Riuniti a raggiera, ora ascoltano le direttive, approfittando del momentaneo disorientamento degli stessi.<<Shhht… ora fate silenzio in modo che non capiscano cosa stiamo architettando. È un’azione repentina e immediata. Cavalieri! Al mio via … sfoderate le spade e sferratele senza dipartita verso il lato sinistro degli energumeni cercando di mirare correttamente. Svelti!>>.Confusi e sviati gli energumeni si sentono ora disorientati, non percependo lo smuoversi degli avversari e si contengono, seguitando però ad avanzare seppur lentamente.<<Si Davide!>>. Risposero uniti a Niccolò pronto ad avviare lo stratagemma. <<Pronti?>>.<<Prontissimi!>>.<<Via! …….>>. Rimbomba Davide.<<Schhuuish …!>>. Gli impavidi sguainano la spada generando un colpo perfetto e simultaneo che s’immette nelle figure degli ossessi. Gli irrefrenabili colti di sorpresa sotto i colpi dei cavalieri sentono cedere la loro parte sinistra e vacillano irrimediabilmente a terra. Come toccano il suolo lentamente si dissolvono, divenendo solamente un esiguo mucchietto di neve sciolta al sole. <<Yuh! Urrà!>>. Esclamano tutti contemporaneamente. <<Evviva!>>. Esplode Niccolò. Ricompaiono il sereno sul posto e Aurora uscendo dall’abitazione abbraccia subito Niccolò contenta di saperlo fuori pericolo.  <<Felice di riabbracciarti Niccolò >>.<<Anche per me è un piacere stringerti tra le braccia nuovamente Aurora>>.<<Gran bell’azione miei cavalieri!>> esplode felice Davide.<<Si certamente è stata un’ottima mossa strategica!>>. Conferma Niccolò. Quand’ecco che i cavalieri intonano il loro motto, che prevede un’acclamazione a battito di mani rivolte uno con l’altro di rimpetto al cuore. <<Per te! Per noi! Per Etruria. Gaia farfalla! Yè!>>. <<Per te! Per noi! Per Etruria. Gaia farfalla! Yè!>>. <<Bene miei prodi ora si che si può andare al castello del conte Orsini, si parte!>>. Salirono così tutti a cavallo dirigendosi elettrizzati a Statonia. L’avvenimento clamoroso che si sta per realizzare è degno di nota. Da molti anni a Etruria non si realizzava l’adunanza dell’ordine dei cavalieri della farfalla dorata, conosciuti per fama; in quanto da sempre si parla della loro leggenda, che li ha visti protagonisti a sgominare orde di barbari, liberando il circondario da lestofanti sgraditi. L’arrivo dei cavalieri al borgo di Statonia suscita immediatamente ilarità e stupore. La gente del villaggio è pervasa da un’ondata di entusiasmo nel vedersi comparire il tanto impavido ordine. Rimasto celato per lungo tempo nell’attesa di eventi straordinari, che si auguravano non giungessero a breve, vista la serenità che impera su tutto il regno. Al loro sopraggiungere un fulgido chiarore s’impadronisce dell’intera borgata. Dando origine a una cornice senza pari. Seguita dal bagliore del sovrano del cielo che poggia i suoi prestigiosi raggi sul territorio. Il chiarore sprigionato attorno alla loro figura si effonde in tutto il circondario, regalando un momento di vera suggestione. La luce dorata e immutabile si muove attorno a loro avvolgendoli in un’aura fulva. Le dame a passeggio scorgendoli da lontano anticipano immediatamente la loro venuta a correndogli incontro, plaudendo nientemeno il loro giungere, sorprendendosi impazienti. Le gentildonne come inebetite danno sfoggio oltre alla loro bellezza anche a risolini svampiti, ammirando gli impavidi e affascinanti cavalieri a furor di giubilo. Impossibile non rimanere incantati dal loro fascino, sia per la loro conturbante bellezza, sia per l’elegantissima livrea dai colori blu e grigio fumo di Londra, con motivi finemente dorati che indossano. Sfoggiano sul petto la magnifica sagoma della farfalla dorata. Alle spalle accortamente rafforzate da una protezione a forma di calotta, color oro sono incastonati dei preziosi dorati e luminescenti e la lunga calzamaglia grigia e blu ha lo stesso motivo rinforzato alle ginocchia. Sfoderano la parte sopra una maglia dorata con cappuccio, raffinatamente ornato da sottili fili di seta dorata. Accessori da non trascurare particolarmente eleganti sono i guanti dorati, la splendida spada con fodera impreziosita da lavorazioni dorate a rilievo. Per finire mostrano lo sfolgorante mantello con il bavero rialzato ricoperto d'oro, guarnito dell’immancabile sagoma della farfalla dorata che brilla allo smuoversi della brezza. L’insieme figurativo ha davvero un effetto particolarmente sfavillante e suggestivo. I loro cavalli suscitano altri stupori, esibendosi fieri rivelano una bellezza senza eguali. Le creature interamente bianche dalla lunga criniera armoniosa sono del tutto ricoperte da un’armatura di maglia leggera raffinatamente lavorata, con incastrati preziosi dorati e luminosi. Posto sopra la sella c’è un manto d’oro smerlato a punte e la sempre presente sagoma del loro ordine che nell’insieme non può che donare un tocco speciale ai cavalieri. La gente del borgo è in fermento, li acclama, li elogia, li desidera toccare, vuole esprimere gratitudine celebrandoli e apprezzando la loro venuta per portare pace sicura a Etruria. I cavalieri dal canto loro non possono che rendere omaggio a tale accoglienza inaspettata e porgono i saluti a tutti sentitamente. Il cavalier Goffredo temerario e affascinante con i suoi occhi azzurri, non riesce a desistere nel seminare sguardi audaci e sensuali e a dare origine a una strage di damigelle incantate dal suo fascino indiscusso. Bartolomeo il cavaliere gentile con occhi verdi ottiene un discreto successo di pubblico, dove le dame non smettono di puntargli gli occhi addosso. A dire il vero, lo stesso ordine al completo suscita gran favore di popolo e a loro modo affascinano tutti tantissimo. Persino i bambini rimangono a bocca aperta quando li vedono passare. Più di tutti rimane sorpreso Cirillo il quale sta attento a osservarli bene, visto il compito che gli ha dato il conte, esaltato come pochi bimbi della sua stessa età, fiero di far parte se pur indirettamente di quell’ordine. Nondimeno quando giungono a palazzo, non termina lo scalpore. I castellani sono tutti in fervore, elettrizzati e felici si danno un gran daffare per fronteggiare ogni loro eventuale esigenza. Tutti a Palazzo gioiscono, aiutanti, ancelle, domestici, gradendo il loro arrivo. Su direttiva di Cassio il maggiordomo, i castellani si dispongono nell’approssimarsi dell’ingresso in fila su ambi i lati accogliendoli con un grosso plauso, facendo un encomio di benvenuto degno di cavalieri. Basilio lo stalliere assieme ai paggi Dionisio, Germano e Protasio si offre per badare immediatamente ai loro cavalli, affinché siano sistemati a dovere nelle scuderie. Cassio il maggiordomo li accoglie con tutti gli onori, facendoli accomodare e disporre nel salone dei congressi, dove con Niccolò riuniti attorno al tavolo ovale, avrebbero approfondito accuratamente la circostanza incresciosa, che si stava espandendo a Etruria cercandone una soluzione. Niccolò ammira il gruppo al completo dei cavalieri orgoglioso che siano a palazzo, perché per loro è una novità, da molto tempo ne sentivano parlare ma non avevano ancora avuto occasione di entrarci. Nel frattempo Aurora con la sua proverbiale gentilezza aveva già avvisato in cucina di preparare un ricevimento degno di quel momento. Dove in breve tempo il gruppo di lavoro al completo ha realizzato un banchetto straordinario, mentre i cavalieri si mostrarono pronti a gradire con letizia. Sigfrido il domestico addetto alla preparazione del tavolo fu geniale nell’improvvisare un eccellente allestimento scenico, dove nel giro di pochi minuti ha sfoderato un trattenimento all’insegna dell’allegria. Il cuoco Egidio ha aggiunto con solerte maestria il suo magico tocco di sapori, fragranze e profumi, uniti all’espandersi di corolle fiorite raffinatamente ornate, sopra la tovaglia da ingentilire la sala con gaia festosità. Teodorico l’assaggiatore si reca come sempre al cospetto di Niccolò pèr assaggiare il cibo affinché sia di ottima qualità. I musici sono già pronti a deliziare la serata con un carosello di note e suoni gradevoli, così gli invitati si concedono il gusto di un ristoro all’insegna della serenità. Ed ecco che nel giro di un minuto un suggestivo corteo reverenziale s’introduce nel  salone dei ricevimenti. Un vero e proprio trionfo di splendore formato da esilaranti ancelle. Le giovani dotate di vera bellezza trasportano in perfetta sincronia ogni sorta di prelibatezza da porgere agli aitanti cavalieri. Più raggianti che in nessuna occasione dimostrata prima, Brunilde, Cassandra, Dafne, Cecilia, Demetra, poi Fabiana, Sabrina, Tiziana, Arianna e Adalgisa, Elena, Arianna si prestano cortesi a deliziare i commensali, lasciando sfumare nel dimenticatoio il risentimento provato per Aurora. In un carosello di cordialità e allegri sorrisi di benvenuto, le ancelle per l’occasione sfoggiano abiti di un colore salmone con piccoli rilievi sulle maniche; una scollatura lieve, alla vita una fascia di raso scarlatto e portano i capelli raccolti con fili di perle che incorniciano il lato destro del volto donando all’intera figura uno splendore indiscusso. I cavalieri a quella visione vanno in visibilio. Estasiati considerano le donne stupende creature, le quali già sospirano raggianti, suggestionate dal carisma maschile che svolazza nell’aria e gli stessi porgono un plauso spensierato. Ognuna a modo loro cerca di porsi come meglio richiede l’occasione, cercando di trarre a favore gli elogi dei presenti magnificando con la loro bravura l’intera serata. Dafne è un’ancella piuttosto speciale, timida ma allo stesso tempo dinamica. Ha folti capelli ondulati e scuri come l’ebano raccolti a treccia e tirati su a crocchia. La semplicità che la distingue le preclude di percepire la sua bellezza, al punto che non se ne vanta assolutamente; in quel frangente però fu colpita dallo sguardo penetrante di Lanfranco il quale con quegli occhi azzurri la ringrazia per la sua pietanza senza toglierle gli occhi di dosso, tanto da metterla in imbarazzo quasi a farla arrossire. Arianna invece ha i capelli castani mossi e ribelli, tanto che fuoriuscono dalla cuffietta, ornandone dolcemente il volto. È una giovane dalla personalità spiccata, ma allo stesso tempo credulona. Mentre si nota che si fa subito incantare dal sorriso di Eligio il cavaliere dai capelli rossi, trovandolo irresistibile piacevole e carino. Benedetto il cavaliere audace e molto spiritoso dal senso dell’umorismo sempre vigile e spigliato, ha del tutto perso la testa per Cassandra. Cassandra è dotata di bellezza eterea, ha i capelli biondi e gli occhi verdi.  Gioviale e compiacente si accorge subito degli occhi puntati addosso del cavaliere e non manca di scambiare con lui uno sguardo languido. Tanto da ammaliarlo di nascosto. Niccolò accomodato a capotavola dal canto suo, osserva di sottecchi i simpatici ospiti, che si lasciano andare in un’esplosione amorevole e goliardica, rimanendone certamente divertito. E raggiante non manca di riservare qualche risatina ai suoi cavalieri, ma soprattutto ad Aurora, la quale ricambia con gioia. Flaviano ha appena compiuto diciannove anni ed essendo tipo ponderato, non se lo aspettava di avere alcuna reazione alla vista di dame al suo cospetto.  Ad attendere la tanta attesa scena di giubilo riguardo all’ammirare una ragazza con sua sorpresa c’era Sabrina. Sabrina ha la sua stessa età e a dirla tutta più bella non poteva essere, un fiore, un visino incantevole, il nasino all’insù, occhi gentili e celesti, labbra di fragola da fare perdere la testa nell’immediato smuovendo il desiderio di baciarla all’istante. Non immaginava di attirare l’attenzione di un giovane cavaliere e lancia a Flaviano uno sguardo fugace che lui con fervore ricambia estasiato. Il cavalier Callisto invece essendo il più brioso dall’indole burlona, non mancò di essere fuori luogo, ma allo stesso tempo straripante di simpatia. Proprio nel momento esatto che passavano di lì Adalgisa ed Elena … svelto Callisto si piomba indiscreto su di loro, bensì allo stesso tempo cortese le cinge entrambi alla vita, cercando di usare un trasporto garbato e assicurandosi di dar loro un bacio gentile. Dopo averle trafitte a puntino dall’alto dei suoi occhi verde smeraldo, si assicura la loro benevolenza. <<Splendide creature il mio esultare per voi è identico, come poter scegliere fra due brillanti?>> . Adalgisa ed Elena del resto non poterono che compiacersi delle lusinghe del cavaliere, vista la simpatia che suscitava e stettero al gioco animate di briosità nei suoi confronti. Tutti a quel sentire si lasciarono andare a una sonora risata, scambiandosi sguardi comprensivi l’un l’altro in segno di simpatia nei confronti di Callisto. Andrea invece si dispone attirato per Tiziana. Tiziana è avvenente, garbata e gentile. Ha i capelli bruni e gli occhi dello stesso colore. È la sua copia esatta per empatia, curiosa combinazione, ma l’intesa è tale che si capisce al volo che sono destinati ad andare già d’accordo. Goffredo perde del tutto la testa per Demetra. Demetra però al momento non nutre per lui lo stesso trasporto e indifferente non lo degna nemmeno di uno sguardo. È una figura piacevole, delicata e suadente, dai capelli castano chiaro e occhi scuri come l’ebano, dotata di un sottile velo di mistero che aleggia attorno alla sua figura, purtroppo reduce da una storia finita male, di conseguenza poco incline a cominciare altre avventure. L’ex pretendente la percuoteva per qualsiasi motivo anche banale e lei succube sopportava le sue angherie ai fini di non dare vergogna, fino al momento in cui un giorno non ne poté più e dichiarò alla sua famiglia di essere perseguitata da quell’uomo che diceva di amarla follemente. Per fortuna supportata dai suoi genitori e amici, riuscì a liberarsi da quell’individuo scialbo, meschino e ubriacone, intimandogli di non farsi più vedere, altrimenti avrebbe fatto i conti con i suoi fratelli e Demetra ne aveva ben tre gagliardi e pronti a difenderla.  Si seppe poi che lui prese nelle sue morse anche un'altra dama e la condusse follemente fino ad avvelenarla, con la conclusione di passare il resto della sua esistenza nel peggiore dei posti, cioè in galera. Per questo ora Demetra si dedicava con parsimonia alla sua radicata passione oltre all’occuparsi dei doveri di palazzo, vale a dire la pittura, tralasciando per ora l’aspetto sentimentale, sentendosi pienamente appagata. Goffredo essendo abituato a non dover mai chiedere a nessuna donna di essere lusingato, per la prima volta in vita sua, si sente annientato, rimanendone stupito. <<Per la miseria non ci credo, non può essere che questa donzella non mi degni di almeno uno sguardo>>. Dice sottovoce rivolgendosi a Callisto. Clemente spavaldo come sempre, intanto che Cecilia stava giungendo con il piatto di portata, fu rapido e con un impeto improvviso interviene facendole il solletico sulla cintola dell’abito, in maniera molto garbata. Cecilia ha i capelli mossi e castani, le labbra ben delineate e una figura graziosa, si accorge di quanto gradevole sia Clemente e gli da spontaneamente un buffetto sulla guancia in segno di simpatia reciproca. Brunilde invece ha i capelli rossi come l’aceto, gli occhi verde smeraldo e una figura aggraziata. Ha notato Davide subendo il suo influsso d’indubbio fascino. Non gli toglie, infatti, gli occhi di dosso, lo trova attraente e affascinante, lui di rimando la lascia avvicinare e nel momento esatto in cui gli porge la pietanza, sfrutta l’attimo per schiacciarle un ammiccante occhiolino in segno d’intesa. Per quanto riguarda Cornelio, Maurilio, Ludovico e Bartolomeo, non vi era motivo di preoccupazione per non aver trovato all’interno del palazzo Orsini la dama prediletta, poiché è già come si suol dire piuttosto sistemati. Nel caso di Cornelio è impegnato con Giuditta di Semproniano, la quale è sua fida compagna ormai da un anno e sono davvero innamorati. Maurilio sinceramente aveva buttato l’occhio nel suo campo visivo verso una dama del borgo di Statonia. Prima di entrare a palazzo, infatti, aveva fatto in tempo a chiederle il nome vale a dire Arietta. Ludovico invece dal canto suo da poco aveva un legame sentimentale iniziato con la Baronessa Eneide della signoria di Triana la quale è fanciulla dolcissima e avvenente ormai sua promessa sposa. Bartolomeo è fedele a Giulia di Roccalbegna. Mentre il cuore di Fabiana batteva già per Paride l’assistente di bottega del visconte Alderico di Velx. La serata è piacevole e si svolge all’insegna del buon umore e serenità, dove i cavalieri si sentono a proprio agio, abbandonandosi a ilarità e spensieratezza. Mentre le ancelle finalmente respirano atmosfera di passione, spinte quindi a valersi il più possibile riscontrando i migliori risultati, certe di provare interesse reciproco per questi avvenenti cavalieri. Nel preciso momento in cui giungono le ancelle con il dolce, dal soffitto scrosciano petali di rosa uniti a lapislazzuli che si gettano qua e là in una giostra vorticosa nell’intera area a festa. Corrono giù dalle travi a volta, tutta una serie di catenelle dorate, con sopra ad opera scultoria la figura di una farfalla, in una sequenza ben strutturata, realizzata con calici imperlati di zucchero e ciliegie. Intanto che dalle pareti si aprono a ventaglio piccole insenature da cui fuoriescono fontanelle dorate che smuovono spruzzi di vino cortesi, rallegrando lo stupore degli astanti che manifestano grande giubilo. Niccolò si dice soddisfatto e sicuro di poter cominciare lo scambio di vedute in merito alle inquietudini inerenti allo spirito delle influenze negative. Decreta quindi che i discorsi siano aperti e che chiunque abbia da dire qualcosa in merito parli pure. <<Miei prodi Cavalieri voi avete appreso la notizia dell’esistenza dello “Spirito delle Influenze Negative” facendovene addirittura un’opinione a causa della rappresaglia appena vissuta. Non è così?>>. <<Beh! Si! Siamo informati per sentito dire di tal entità, ma sappiamo ben poco di lui. A parte il fatto che è un elemento con mezza parte umana e l’altra metà di ghiaccio ed è alto all’incirca due metri. >>. <<Incredibile! Se ci si pensa! Come può essere?>>. Esclama Cornelio.  <<Già come può essere?>>. Interviene con voce sonante Ludovico. <<Emh! Chissà come mai non mi è nuova tale descrizione>>. ribatte in tono scherzoso Bartolomeo aggrottando la fronte. <<Lo so anche a noi tutti sembra una cosa alquanto singolare, ma a quanto pare esiste davvero ed è alto circa due metri, con gli occhi di colorazioni diverse, dotato di un arco che tiene sempre a portata di mano sulle spalle; al braccio destro serra una lancia, indossa una veste particolare che lo fa sembrare quasi un antico armigero etrusco, ha una lunga treccia bionda, baffi e barba corta, sembra una sorta di vichingo. >>. <<Ed è anche orripilante magari?>>. <<No invece! È gradevole nell’insieme, ma tanto è avvenente, tanto emerge il suo essere malvagio. Quel che è peggiore è che mette a repentaglio il futuro di Etruria>>. risponde a tutti loro Niccolò con certezza. <<Mi chiedo, non abbiamo notizia da quale arcano luogo possa giungere tal energumeno?>>. Domanda Flaviano. <<Purtroppo no Flaviano, si può solo dire che dopo molti anni si è venuta a verificare la possibilità che tutto questo possa emergere, da chissà quale lontana realtà, in simultaneità alla comparsa di Aurinia la farfalla dorata. >>. <<Esiste Aurinia la farfalla dorata? Non è solo una leggenda legata ai cavalieri allora?>>. Domanda Flaviano.<<Ecco vede … Aurinia la farfalla prodigiosa sussiste veramente, imprigionata tra le mura sotterranee della tomba di Sileno. >>. <<Allora è tutto vero quanto si diceva a Etruria?>>. <<Certamente! In più lo spirito delle influenze negative di nome Zorhobos, poiché sussiste la farfalla dorata, nasce per spodestare il regno. >>. <<Sì ma è lui da solo come può spodestarlo?>>. <<Ecco vede … lui è fortificato dal fatto che la gente, anche se in una minima parte, si arma a malanimo. Una motivazione per lui di sicuro avvincente poiché se ne impossessa immediatamente per prendere vigore. >>. <<Come può accadere?>>. <<Ebbene Zorhobos si spinge al di fuori delle pietre megalitiche a seguito di un sortilegio emesso dal re di Etruria, che lo aveva confinato e sepolto nel Tempio di Suana, dove avrebbe dovuto stare per molto tempo. >>. <<E quindi? Lì dovrebbe rimanere!>> esplode Flaviano. <<Magari! Tuttavia con la venuta della farfalla dorata Zorhobos ha la possibilità di ridestarsi e seguire il flusso dei pensieri della gente per circuirne le menti e attuare la sua ascesa al potere assoluto. >>. <<Capisco!  Come può alimentarsi grazie  al malanimo della gente?>> domanda Cornelio.<<E proprio a causa degli animi della gente che lui si rafforza, infatti, riesce a rigenerarsi e a potenziare la sua già robusta forza, generando un’apocalittica distruzione di massa, congelando tutto quello che incontra, grazie a questo espediente. >>.<<Incredibile!>>. esclama Bartolomeo.<<Infatti, vi sarete accorti di cosa è capace a seguito della lotta con quei replicanti no?>>. <<Si! Si è veri!>>. <<Già! Per di più Aurora ed io abbiamo potuto verificare che la sua reazione è già incominciata e come sapete molteplici sparizioni, si stanno ormai verificando lungo il territorio. >>. <<Si lo abbiamo notato anche noi! Mi chiedo in che modo si può impedire il proseguire di questa creatura orribile del tutto fugace?>>. Chiede Lanfranco.  <<Difficile a dirsi! La sua dimora è al tempio di Suana e purtroppo non sappiamo ancora se sarà possibile espugnarla per circuirlo. >>. <<Ci sarà pure un modo per spingersi nel tempio?>> sostiene Bartolomeo.<<Vedi lui è sempre vigile Bartolomeo e come accusa sintomi di rivalsa tra gli uomini, s’impossessa dei loro cuori. >>. <<Come? In che senso?>>. <<Ebbene lui lascia trascorrere tre giorni dal primo avvertimento, subito dopo si attiva all'istante e con l’arco di ghiaccio lancia una piccola freccia di cristallo gelido, colpendoli direttamente al cuore. >>. <<Uh! Li uccide?>>. esclama Clemente. <<No! Al momento almeno credo di no! In quel modo congela all’istante la loro anima, mentre lo stesso ignaro di cosa stia accadendo ne rimane vincolato, senza che nessuno possa interporsi altrimenti. >>. Dà risposta Niccolò.<<Ecco spiegato il motivo del succedersi di queste impreviste coincidenze, dovute alle sparizioni improvvise di persone piuttosto deboli! >>.  Esclama Lanfranco. <<Si! Lanfranco proprio così. >>. <<Infatti, l’uomo colpito dal dardo è pervaso da una sensazione che lo rende sterile, non più in grado di provare emozioni, il suo cuore reso insensibile gelerà completamente e si comporterà di effetto, seguendo la sua forza malevola. >>. <<Caspiterina! Di conseguenza è sufficiente che la gente sia distratta e si animi a cattiverie che questo imperatore acquisisce maggiore potenza?>>. proferì Clemente. <<Esatto! È proprio il diffondere del processo di malanimo che rende possibile l’ampliarsi dei seguaci dello “Spirito delle Influenze Negative” e con loro la coltre di ghiaccio, che avanzando rischierebbe di distruggere Etruria e il suo regno. >>.<< Le persone scomparse sono state tutte catturate per questa ragione e condotte a Suana senza indugio?>>. Chiede Cornelio.<<Sì! Infatti, la gente che sparisce è sicuramente soggiogata dallo stesso imperatore, proprio per il malanimo provato e ora si trova lì. >>.<<Oltre ciò il suo ardire è quello di giungere ad avere il potere assoluto. >>. <<Il potere assoluto su Statonia?>>. domanda Cornelio.<<Non solo Statonia bensì su tutta Etruria. Inoltre più potere acquisisce maggiormente è indotto a estendere sul territorio la sua autorità, divenendo protagonista assoluto. >>. <<In che modo?>>. <<Ebbene! … congelando direttamente le acque, i fiumi, le piscine naturali di Aurinia e con lei ogni fonte della terra di Etruria, limitando così la vigoria della gente che vi abita. >>.<<No!>>.<<Purtroppo si invece!  in parte alcune zone sono già state colpite dalla sua estensione di ghiaccio!>>. Afferma Niccolò.<<Come? Sarebbero già di ghiaccio le piscine del Gorello? Incredibile! È il nostro patrimonio più vantaggioso, ammirato da tutte le genti vicine e lontane!>>. Esclama Goffredo.<<Sfortunatamente si! Lungo la macchia paludosa si è già verificata qualche spaccatura glaciale. >>. <<Non ci si può credere!>>. <<E non è tutto! Abbiamo visto alcuni animali tramutati in statue glaciali che si dirigono al suo volere di ghiaccio. >>. <<Ops! E adesso dove sono tali animali. >>. <<Bè! Seguivano il percorso che dal Gorello li conduce a una pietra completamente ghiacciata, scomparendo in essa come richiamati da una forza calamitata incredibile. >>. <<Oh! … poveri animali!>> esclama Cornelio.<<Ecco perché si rimuove fra le genti particolari realtà nel nostro regno che prima nemmeno si pensava. >>. Sostenne Davide preoccupato.  <<In realtà da molto tempo accadevano episodi strani, come per esempio quello che sia successo al fortilizio di Roccalbiniam. >>. Rincalza Bartolomeo.<<Ah si? Perché cosa è successo? E dove si trova esattamente?>>. Gli chiede Niccolò.<<È una ridente cittadina coronata da una roccia chiamata “sasso” poiché sovrasta il borgo dall’alto dei suoi sessanta metri d’altezza. Il paesello è soggetto da alte rupi in strapiombo che dominando la valle del fiume Albiniam alle pendici del Monte Labbro. >>. <<Deve essere bella come cittadina?>>. <<Si! È un luogo davvero incantevole, oltretutto è il paese della mia amata Giulia. >>. <<Oh! Davvero? E dimmi cosa è successo allora?>>. <<Si! Ebbene si è verificato, dicevo, un evento increscioso, la gente sembrava impazzita, correva in ogni dove, scappava alla rinfusa, senza accorgersi che così facendo si calpestavano fra loro. >>. <<Per quale motivo scappavano in quel modo?>>. Chiede Aurora. <<Perché alcuni farabutti alti quanto un portale, forti come un blocco di roccia e giunti da chissà dove si riversarono sulle genti. >>. <<Solo per questo?>>. <<Non è tutto, infatti, con fare imbestialito e malvagi come furie, uccidevano tutti quelli che gli capitavano a tiro. >>. <<Caspiterina! Così! Senza un motivo?>>. <<Già purtroppo!>>. <<Impossibile! Per quale ragione? E voi non siete intervenuti?>>. Domanda Niccolò.<<Lei sa bene conte che noi non potevamo nulla contro queste sventure prima del suo arrivo a Statonia. >>.<<Capisco!>>. Afferma Niccolò amareggiato dalla notizia. <<Si attendava con ansia la sua venuta per essere d’aiuto effettivamente a Etruria, prima non saremmo potuti uscire dal nostro rifugio, saremmo stati riconosciuti e forse tramutati in ghiaccio, questo almeno si sapeva. Ci siamo semplicemente attenuti ai rigori stabiliti dal re di Etruria che all’epoca annunciò la profezia, che si sarebbe realizzata solo dopo il suo arrivo. >>.  Pronunciò Davide. <<Già lo so! Avete ragione. >>. Afferma Niccolò.<<Ma queste bestie com’erano? Avete potuto vedere se assomigliavano alle descrizioni che vi ho fatto in merito a Zorhobos?>>.<<Si!Si! Erano, in effetti, simili alla descrizione che ci ha fornito di Zorhobos. >>. <<Davvero’ e perché non lo hai detto prima?>>. Gli chiese Davide.

<<Emh! Ecco vede Davide si dovevo analizzarli attentamente, ma quel giorno lì  per mia sfortuna li vidi di sfuggita, poiché ero obbligato a sanare una dissenteria che non mi lasciava tregua. >>. <<Capisco!  Ora dicci almeno quello che ti ricordi. >>. << Quello che ricordo è di aver notato che erano molto lenti nelle movenze a causa della metà del loro corpo rivestita di ghiaccio che gli precludeva i movimenti, un po’ come quelli che abbiamo battuto, solo che indossavano delle vesti. >>. <<E poi cos’altro ha notato?>>. Chiede Goffredo.<<Ecco… ho notato i loro occhi chiarissimi quasi bianchi, parevano cristalli e si notava che la luce del sole li disturbava molto, insomma facevano fatica a muoversi. >>. <<Capisco! Tuttavia non sapete nemmeno dirmi che fine ha fatto? O per lo meno se sono ancora in pericolo gli abitanti di Roccalbiniam? >>. <<No… non so, dove siano finiti. Credo che non abbia trovato pane per i loro denti e vista la scaltrezza della gente che furba si era nascosta in maniera tale da non essere scoperta, gli abitanti siano al sicuro. Sappiamo con certezza che sono spariti nel nulla e nessuno li ha più visti. >>. <<Già! Forse Zorhobos non era abbastanza rafforzato. >>. 

                               Capitolo ventiquattro

<<Beh adesso è ora di agire, qualcun altro ha sentito fatti strani ultimamente?>>. <<Si! Io!>>. Afferma Goffredo.<<Dove dimmi?>>. <<Ecco…precisamente a Lacum Prilem. >>. <<E dove si trova esattamente tale luogo?>>. <<È l’antico borgo racchiuso da mura. Sorge in una posizione straordinaria da cui si possono vedere panorami stupendi riversi sulla costa, verso i Monti dell’Uccellina e il parco naturale della Maremma. >>. <<Bello! E cosa è successo lì?>>. << Nel castello della Rocchette che spunta sul mare a pochi chilometri da Follonica, da cui si gode una splendida vista della rocca, beh all’interno della stessa si è verificato un omicidio. >>. <<Un omicidio? Così? Senza motivo?>>. <<Oh! Si! Il motivo c’era. >>. <<E quale?>>. <<Per colpa di un’eredità. >>. <<Che strano a Etruria nessuno ha mai provato ostilità da far insorgere dispute a causa di motivi così futili. >>.  Asserisce Aurora. <<Non immaginavo certo ci fossero così tante ostilità fra le genti del regno di Etruria. >>. Dichiara Niccolò. <<Invece sì purtroppo, anch’io ho notizia di un fatto avvenuto in un'altra località. >>. Dice Maurilio.<<Anche tu e dove.  Gli chiede Niccolò maggiormente stupito da tali rivelazioni. <<Ecco… ho sentito che a Triana è avvenuto un fatto increscioso. >>. <<A Triana? Sul serio?>>. chiede Davide.<< Si!  È successo che al suo castello posto sopra un poggio roccioso, a occidente del contrafforte montuoso che dal Monte Labbro s’inoltra fra le valli Fiora e dell’Albiniam, alcuni individui hanno avvelenato le dame di compagnia della signoria di Triana. >>. <<Oh! Per quale ragione?>>. <<Pare per gelosia. >>. <<Mah! Guarda tu!>>. <<Si dice anche che sulla baia ai margini meridionali del parco dell’Uccellinia in posizione dominante sulla costa tirrenica, dove sorge l’antico borgo di Telamon, siano stati rapiti dei bambini. >>. <<Come? Sarebbero stati rapiti dei bambini? “ancora!”>> dice perplesso Niccolò. <<Sì! Tutti i bambini di età superiore a tre anni, pare siano stati sfortunatamente rapiti e portati chissà dove. >>. risponde mesto Maurilio.<<Oh! Non toccatemi i bambini!>>. Esclama inorridito Niccolò.

<<Io ho sentito che a Rocca Silvana al palazzo fortezza nel Monte Amiata, un gruppo di rivoltosi ha saccheggiato e rubato materiale prezioso. >>. << Che cosa strana! Che cosa hanno rubato?>>. si volta costernato Davide incredulo. <<La loro ricchezza è dovuta ai giacimenti di cinabro e mercurio e quei lestofanti ne hanno rubata la maggioranza custodita nei loro poderi. >>. <<Non solo, anche al castello di Montiano è successo un fatto sgradevole. >>. <<No! Parli del borgo della contea di Suana di cui il centro è racchiuso all’interno della cinta muraria medievale?>>. <<Si! Parlo proprio di quel borgo, ebbene nella piazza che si apre dinanzi alla chiesa, svetta la torre dell’orologio. >>. <<Quel magnifico orologio dorato?>>. <<Si proprio quello! Ebbene diversi malviventi hanno preso di mira l’orologio bersagliandolo e alla fine demolendolo. >> Disse Maurilio.<<Non solo! Tra le mura di Manliana che racchiudono completamente il borgo incantevole, si sono consumate le sorti di tre giovani che per interesse hanno sacrificato la loro vita a discapito del denaro >>.  Finì Eligio. <<Incredibile! Non avevo la ben che minima idea che si stesse dilagando così in fretta tutto questo dissapore fra le genti >>. Disse Niccolò.<<Nemmeno io. Si deve assolutamente intervenire >>. Accentua Davide.<<Si certamente! Tutto questo aggrava la situazione già precaria di se. È preoccupante la piaga di cattiveria che si sta diffondendo oltre ogni limite consentito >>. sostiene Niccolò seriamente preoccupato. <<Tanto per cominciare dobbiamo preoccuparci di questa entità malvagia che si aggira circospetta e spietata per tutta Etruria, perlustrando ogni angolo remoto per verificare se ci sono individui sospetti. In seguito controllare come si presenta il Tempio di Suana. >>. <<Si siamo perfettamente d’accordo >>. Risposero tutti. <<Andremo in esplorazione per vederne le possibili vie di accesso >>. Dice Niccolò.<<Si! siamo d’accordo!>>. Risposero. << sappiamo almeno com’è la conformazione di questo luogo?>>. Chiede Niccolò.<<Si sa che è realizzato ad anfiteatro e che si mostra con uno spiazzo ampio da dove possiamo accedere per irrompere all’interno >>. Risponde con solerzia il cavalier Davide.<<D’accordo! Tuttavia deve decidere cosa fare una volta giunti lì >>. Pronunciò Eligio.<<Esattamente! Qualora fossimo in grado di attuare un piano ben definito sono convinto che possiamo farcela! >>. Afferma Davide.<<Ci dica il suo piano Davide?>>. Domanda Niccolò.<<Allora! Pensavo che percorrendo i gradoni da cui sommità ci sono dodici colonne che reggono l’imponenza del tempio, ci s’inoltra in altre tre scale che si snodano fino a giungere alla porta del tempio, che è la soglia nel cuore della terra. >>. <<E una  volta lì?>>. << Li troveremo certamente il modo di entrare stringendo le nostre forze. >>.<<D’accordo Poi troveremo anche il modo per difenderci semmai Zorhobos dovesse coglierci di sorpresa>>. Dichiara Niccolò.<<Sembra fattibile! >>. Afferma Maurilio.<<Subito dopo ci recheremo tutti assieme a vedere i bacini d’acqua che sono in serio pericolo. >>. Asserì Niccolò. Nel bel mezzo della discussione gli ospiti a palazzo odono il battaglio colpire gradualmente il portale, tanto da distoglierli dallo scambio di vedute. L’arrivo improvviso di qualcuno all’ingresso del palazzo coglie tutti di sorpresa. Il maggiordomo Cassio si avvicina all’entrata e appena si accinge ad aprire il portone, riconosce il visconte Alderico, la contessa Amanda di Velx e Paride l’aiutante di bottega. Pertanto felice del loro arrivo li saluta cordialmente facendoli  accomodare. Paride mosso dal senso di responsabilità si prodiga immediatamente a farsi annunciare da Aurora, la quale si avvicina a lui con curiosità, poiché in verità spera di avere notizie dei suoi genitori. <<Buon giorno Aurora. Emh… sono desolato e costernato al pensiero di quanto sto per dirle. >>. <<Mi dica Paride non mi tenga sulle spine. >>. <<Vede… quando sono arrivato al borgo di Velx purtroppo, un fatto increscioso ha colpito gli abitanti del castello. >>. <<Oh! Mi rincresce! Che cosa è successo?>>. <<Ecco! La gente ancora adesso subisce le conseguenze di una morte ambigua. La morte di Uberto?>>. <<Uberto?>>. <<Sì! Di Uberto un elemento del castello. >>. <<Uh! Mi dispiace molto per quanto è successo, mi perdoni, sa, ma mi ha fatto pensare subito male, credevo fosse successa una disgrazia ai miei genitori. >>. <<No! No i suoi genitori stanno bene. >>. <<Si spieghi allora come sarebbe la morte di Uberto, cosa è successo di preciso?>>. Paride spiega ad Aurora per filo e per segno quello che è successo compreso il triste epilogo.<<Emh! Dica pure, su coraggio. >>. <<Ebbene contro il mio volere, nel trambusto, ho … perduto la sua lettera e non ho potuto consegnarla ai suoi genitori, sappia comunque che me ne vergogno molto, non è mai successo che io manchi a una mia parola>>. <<Ops! Perbacco! Paride mi ha veramente fatto spaventare lo sa? Credevo fosse successo qualcosa ai miei genitori. >>. <<Mah! La lettera mi aveva detto che era importantissima?>>. <<Si! Sì, ma avendo saputo che almeno stanno bene, la lettera a questo punto diviene un particolare trascurabile. >>. <<Toh! Dice sul serio?>>. <<Si! Si! È solo una lettera in fondo. Non si preoccupi, chiunque l’abbia trovata di sicuro la consegnerà ai miei genitori, altrimenti chi lo sa, comunque vada si fidi, sono serena, non si deve assolutamente preoccupare, sono cose che succedono, con tutte le buone intenzioni che si hanno, è inevitabile che il decorso degli eventi a volte cambi da come lo abbiamo prefissato. >> Gli dice rasserenandolo Aurora con la solita gentilezza che la contraddistingue. <<Grazie della comprensione Aurora e mi chieda pure qualsiasi cosa, troverò il modo di sdebitarmi. >>. Asserì lui. <<Grazie Paride ma stia più che sereno, non c’è né bisogno, ho apprezzato comunque il suo gesto. >>. Rispose nuovamente Aurora. Aurora conferisce con Niccolò raccontandole quanto le ha appena detto Paride. Il giovane rimase del tutto stupito dell’accaduto e a quel punto si vede fortunato ad averli lì sani e salvi come ospiti. Niccolò accoglie con riguardo Alderico il visconte contento di vederlo dopo aver saputo il pericolo che ha corso rischiando l’avvelenamento. <<Benarrivati! Accomodatevi pure, mangerete qualcosa con noi, chiami anche Paride. >>. Disse Niccolò.<<Si grazie conte abbiamo, infatti, un certo appetito accettiamo volentieri. >>. Risposero grati.<<Signori con molto piacere mi riservano di quest’incontro fortuito per presentarvi l’ordine dei cavalieri della farfalla dorata i quali sono compiaciuti di servire Etruria e la sua gente. >>. Dichiara Niccolò.<<Oh! … Grazie! Siamo profondamente onorati di conoscere finalmente i cavalieri, inoltre crediamo che il motivo che li ha condotti qui sia legato alla sicurezza di tutti. >>. <<Sì, infatti, è così, dobbiamo definire assieme al conte Niccolò un piano strategico, per contrastare la forza delle influenze negative che si sta diffondendo a Etruria a nostra insaputa, per debellarla. >>. Disse Davide in nome di tutti.<<Auspico un fervido percorso al fianco dei cavalieri, sicuro dei risultati che otterrete unendo le vostre forze. >>. Asserì il visconte Alderico.<<Grazie visconte si sieda e mangi un boccone. >>. Rispose grato a quelle parole Niccolò. L’ancella Fabiana non appena seppe dell’arrivo di Paride del quale forse si stava veramente innamorando, si rallegrò compiaciuta e andò decisa a servirgli il cibo previsto per gli ospiti,  con il cuore che le batteva in gola dall’emozione. <<Buona sera Fabiana, devo proprio dirle che all’imbrunire è ancora più graziosa. >>. Le disse sfiorandole il collo con voce sensuale il giovane Paride.<<Non dica così! La prego. >>. Rispose lei emozionata.<< sono contento e felice di essere giunto a palazzo Orsini prima di notte Fabiana, per vederla sotto questa luce, ma mi dica come sta?>>. Le chiede Paride felice di notare che la giovane attraverso lo sguardo ricambia l’interesse. <<Buona sera Paride, grazie, non mi lamento, lei piuttosto ha fatto buon viaggio?>>. Chiese Fabiana più bella che mai. <<Si! Devo dire che il viaggio non è stato pesante. >>. Rispose Paride e a quel punto non resistette dall’impeto irrefrenabile di chiamarla vicino a se, per parlarle a filo d’orecchio, con una voce appassionante. E sussurrando…<<Forse perché sapevo che una volta giunto qui, avrei rivisto lei Fabiana in tutta la sua bellezza>>. <<Adulatore! Non mi faccia arrossire Paride, anche se devo dire, è un onore per me sapere che la emozionava venire a Palazzo Orsini. >>. <<Non ha neppure idea di quanto la mia emozione sia grande Fabiana. >> Le dice Paride di sottecchi lasciando trapelare dalla voce quanto la gradisse. <<Devo proprio confessare che per me è lo stesso Paride. >>. Dice lei contraccambiando un caloroso sguardo d’intesa schiacciandole l’occhiolino. Il quel preciso momento … qualcun altro batté nuovamente al portone. Cassio si dirige ad aprire e con sua gran sorpresa vede avvicinarsi il duca Ottavio in compagnia di una dama. Il duca dai modi garbati sta per salutare il maggiordomo … invece sfrontata e repentina Matilde si fa subito notare entrando impetuosamente e con veemenza, scombinando perfino l’aria che si respira propinando la sua superbia. <<Voi! Castellani di Statonia hanno il piacere di parlare con la duchessa Matilde di Velx e sono qui a portare plauso a mia sorella Aurora per la sua ascesa a corte. >>. <<Come?>>. rimase ammutolito Cassio. <<Si sbrighi, devo assolutamente parlare a lei e al conte Niccolò. >>. Cassio rimase di stucco e il duca Ottavio sprovveduto e frettoloso come sempre, non fa caso alle bassezze della donna. Si congeda immediatamente asserendo che un impegno improvviso lo attende altrove, assicurandosi che il maggiordomo si scusi e porti i saluti al conte Niccolò per suo conto. Pensando bene di rendere meno incresciosa la situazione già di se intricata, per non destare sospetti in esame della sua cara moglie e fare ritorno a Velx il più presto possibile, perché Matilde gli aveva dato ad intendere che si sarebbe fermata per un po’ di tempo a Statonia. <<Ma se ne va così presto?>>. Gli chiede il maggiordomo precipitandosi all’uscita. <<Si purtroppo ho un impegno improrogabile e non posso trattenermi oltre, vi ringrazio per la cortesia e vi lascio ospite Matilde di cui conoscerete meglio la persona. >>. Rispose il duca Ottavio.<<Buon viaggio allora. >>. Gli dice Cassio stringendogli la mano. <<Grazie e arrivederci, mi raccomando saluti il conte Niccolò da parte mia. >>. Ribadì il duca. <<Lo farò di sicuro duca. >>.

Matilde nel frattempo rivolgendosi con estrema smoderatezza al maggiordomo.

<<Lei Cass, coso, … si insomma si sbrighi! Porti dentro i bauli e badi bene di stare  attento a non rovinare niente mi raccomando!>> redarguì lei insolente.

La cortesia ed esperienza del maggiordomo Cassio non gli permette di eseguire male il suo incarico, nemmeno dinnanzi a una screanzata di quel genere. Di conseguenza provvisto di una competenza eccellente che lo porta a essere padrone di se con garbo e tatto, non se ne cura e da disposizioni in merito alle richieste della donna. Pur rimanendo costernato, chiama a se garbatamente Eberardo il castellano, Cecilia e Drusilla, al fine di prendersi cura degli effetti della dama. Notando tuttavia che questa donna comparsa all’improvviso, non ha certo le maniere da nobildonna, ma sembra intenta a obbligare la sua figura in ogni modo.

<<Un momento solo signora e vi annuncio. >> Dice garbato Cassio.

<<Si ma si sbrighi!>>

In seguito a quell’intervallo per il momento i cavalieri interrompono la conversazione e ne approfittano per finire di gustare il dolce, sorseggiando con calma lo squisito vino in compagnia dei nuovi ospiti, nell’attesa del nuovo incarico, ignari di chi si sia presentato a palazzo. “Oh!” “No!”Aurora rimane basita nel trovarsi davanti il ciclone di sua sorella, soprattutto nel sentire che si fa annunciare come duchessa. Niccolò non da meno, rimane esterrefatto nel vedere i modi poco raffinati della stessa e si dice già preoccupato per Aurora. Ciò nonostante la bella Aurora nota che la sorella almeno pare si sia sistemata. Poiché indossa un abito in broccato verde con l’ampio mantello dai profili d’oro, un elegante cappello con piume, un collier con motivi incastonati di pietre preziose e orecchini. E vedendola agghindata a quel modo Aurora si compiace a pensare se non altro che sta bene, deducendo almeno che non sia venuta a chiedere denari. Mentre il piano di Matilde è ben diverso e munita di nuova contorta falsità, comincia la sua messinscena.

Attonita e sprovveduta Aurora  segue quell’attimo di silenzio presagendo sventure. Ed ecco che Matilde esplode irruente. Con un impeto non richiesto e dal tono elevato si rivolge ad Aurora con la solita supremazia.

<<Buon giorno Aurora sorellina!>>.

<< Matilde buon giorno a te!>> risponde lei bendisposta.

Con la solita falsa cortesia la donna comincia a lusingare la sorella, sperando di incuterle lo stesso timore di un tempo.

<<Però come ti sei fatta graziosa!>> le dichiara girandole attorno con fare cicalante.

<<Come stai? Fatti vedere, vieni qua!>>

<<Un momento!>> replica Aurora contenendosi poiché a poca voglia di moine.

<<Fatti abbracciare! Mah! Guarda! Ti sei fatta proprio una bella ragazza anche senza di me!>>

Aurora guardinga e raggelata dall’irruenza e potenza che sprigiona la sorella, ne rimane disarmata (anche dopo questo lasso di tempo che le ha viste lontane) lasciandosi tuttavia andare a convenevoli. Conoscendola sa che non le rimane altro da fare che lasciarsi abbracciare e desistere da fare domande al momento. Per fortuna Aurora ha avuto modo di raccontare a Niccolò le vicissitudini con sua sorella, di conseguenza è sicura di avere almeno lui dalla sua parte, qualora succedesse qualcosa di ineffabile. Aurora rivolgendosi a Matilde.

<<Allora Matilde  quale buona nuova ti porta da queste parti?>>

<<Oh! Caaa…raaa … ma per il solo desiderio di vederti sorellina. >> Rispose stucchevole e finta sdolcinata, sapendo che aveva tutti gli occhi puntati addosso.

<<Come hai fatto a sapere che mi trovavo qui?>> Le domanda Aurora pur immaginando da dove avesse tratto l’indirizzo. Sicuramente grazie alla lettera perduta da Paride. Chissà come l’ha trovata lei? Si chiede.

Matilde scaltra e sprezzante approfitta del fatto che Niccolò si intrattiene nel salone con i cavalieri, per sfidare divertita e beffarda Aurora. Nel frattempo gli ospiti si erano allontananti, lasciando le due donne sole in maniera che potessero mitigare essenze passate, all'oscuro della malvagità che celava quella donna. >>

<<Sorellina! Tu sai vero che la gente delle borgate è solita essere in buona fede?>>

<<Si lo so!  Ma cosa ha a che fare questo con la tua venuta?>>

<<Sai che amano parlare delle persone bene, così sono venuta a sapere che sei diventata con tuo stesso stupore, consigliera del conte Orsini di Statonia. >> Rispose dandole ad intendere che lo ha saputo dalla gente di borgata.

<<Già capisco. >> rispose costernata Aurora. Allo stesso tempo titubante e restia nell’accogliere tale rivelazione. Chiedendosi in che modo ne fosse venuta a conoscenza, visto che come prerogativa per averla allontanata da casa, c’era quella di non far sapere per il momento nulla di Aurora alla sorella. Con gli anni forse qualche notizia poteva trapelare, ma per un bel po’ di tempo non dovevano sapere niente di lei, a questo punto l’unica possibilità rimane davvero quella della lettera. Matilde agguerrita e disposta a distruggere senza indugio la sorella aggiunge.

<<So che tu con solerzia e giubilo ogni giorno svolgi al meglio il tuo nuovo incarico. >>

<<Bè si>> rispose cominciando a realizzare che sapesse davvero di lei tramite il suo scritto.

<<Sorellina! Sono a conoscenza che il tuo nuovo incarico ti ha conferito un aspetto migliorativo, nonché un incremento economico, inoltre indossi abiti che non ti saresti mai sognata di poter mettere giusto?>> Aggiunse beffeggiandola. Capendo che le cose stavano come pensava, vale a dire che in un modo o nell’altro, Matilde era venuta in possesso della lettera, seppur indispettita, al momento non volle lasciar trapelare che lo avesse capito. 

<<Ti sembra il modo questo di presentarsi a casa di persone che non hai mai visto, facendola da padrona?>> Le risponde basita Aurora.

<<Oh! Quale modo Aurora cara?>> disse sorniona.

<< In questo modo altezzoso e beffardo!>>

<<Oh! Aurora mia cara sorellina! Hai paura di fare brutta figura? Per di più la gente sa che  all’interno del castello il tuo alloggio è sicuramente il più regale che potevi sognare. Non è così?>>

Aurora non ne poteva più, dopo l’ennesima prova che la sorella stava citando le parole scritte nella lettera le disse tutto.

<< Come hai potuto? Tu hai preso la lettera. >> Replica Aurora con una vocina flebile ma decisa.

<<Uh! Ma senti qua … non è finita, so che partecipi a ricevimenti con illustri ospiti di tutta Etruria, che fai passeggiate divertenti con il conte Orsini il quale nutre per te profonda stima, che tu ricambi del tutto, non è vero forse?>> Proseguì imperterrita la donna.

<<Sei la solita spudorata! Ma come puoi essere così cinica?>> Ribadì Aurora offesa dal fatto che la sorella stesse citando le stesse parole dello scritto rivolto ai genitori.

<<Sta buona sorellina, fa parlare me per favore. >> Ribadisce Matilde con aria sprezzante.

<<Sono anche al corrente che avresti voluto vedere mamma e papà per riabbracciarli e mostrarle tutto il tuo affetto vero? E magari con l’occasione poter chiarire alcuni punti rimasti irrisolti nel tempo non è così? >>replica sprezzante.

<<Sei … Beh! Vedi Mati…>>

<<Zitta! Non parlare!>>

<< Lasciami rendere comprensibile alla tua fioca delicatezza come stanno le cose. >> Replicò a fatica Aurora.

<<Taci per favore! Non è ancora giunto il tuo momento d’intervenire!>> La blocca subito con un’animosità che lascia tranquillamente trapelare il suo astio.

<< Ti stavi per tradire cercando di dire loro che persona corretta sei, non è vero?>>

<<Vedi…>>

<< Taci! Maliziosa! Avresti voluto raccontare le vicissitudini che ti hanno impedito di essere una persona giusta e contro il tuo volere condotta a comportarti non proprio come avresti gradito, non è così?>>

<<Matilde non ti sembra di esag…>> Stava per parlare ma Aurora venne nuovamente interrotta dalla sorella.

<<Ho detto di non parlare fino a che non ho finito sorellina! Traaanquilla… non temere… sono cambiata sai. >> esplode dispotica e secca più che mai, bloccandola dal braccio per procedere sgradevole e irritante.

<<Allora cara sorellina! Sono a conoscenza che ora sei pienamente appagata e soddisfatta del tuo stato e che per questo vorresti fare chiarezza e chiudere con un passato che per tutti noi si è dimostrato difficile?>>

<<Credo sia gius…>>

<<Allora sei proprio tonta! Brutta stupida! Non capisci la lingua italiana, sta zitta!>> Ribatté maligna.

Matilde è fortunata che gli ospiti siano impegnati nella sala dei ricevimenti e nessuno possa ascoltare la sua prepotenza nei confronti di Aurora, perché altrimenti sarebbe subito redarguita.

<<Uh! Senti qui … ho appreso per certo che sei così di animo nobile da ringraziare i nostri genitori per averti regalato la vita. >>

<<Cert…>>

<<Taci! Tonta! Eh! Aurora! Aurora! No! No! No! Mia cara… sai che devi stare attenta alle cose che dici, sono io che ti ho cresciuto!>> Affermò sfrontata girandole attorno.

A questo punto Aurora sconcertata nel notare quanto la sorella sia assurda e insolente, domandandosi una volta di più come sia venuta in possesso della lettera, si immerge a pensare. “calmati Aurora rifletti prima di parlarle” sostenne la sua vocina interiore.

Quello che è certo è che la lettera ai loro genitori non è mai pervenuta. Per fortuna Paride ne aveva anticipata la notizia della perdita, informando Aurora, ma sinceramente per un caso fortuito che cadesse nelle mani direttamente di Matilde, questo non se lo aspettava proprio.

<<Sai piccola che non devi mai auspicare di crederti superiore a Matilde perché altrimenti per te è finita!>>rincalza la spudorata.

Aurora si sentì gelare e capì immediatamente che Matilde si era recata lì per delle deplorevoli intenzioni. Rimasta senza parole, Aurora cerca in ogni modo di risponderle tentando di trovare la maniera giusta di agire. Sforzandosi di mantenere un equilibrio e frenando l’istinto che prevarrebbe prendendola a schiaffi. Amareggiata per il modo in cui l’ha trattata per tutta la vita persistendo nel farlo tuttora, si dispone nel migliore dei modi a prima vista per nulla scalfita da quel tono. Mostrando una calma estrema, un autocontrollo da fare invidia a chiunque e con una gentilezza che caratterizza la sua eterea personalità, decide finalmente di dare sfogo al suo pensiero.

<<Matilde io credo che tu stia facendo uno sbaglio a obbligare la tua infelice figura a palazzo. >>

<<Cooosa? … Come ti permetti? Stupida sorella. >>

Imperterrita continua Aurora.

<<Penso che tu sia venuta a palazzo solo ed esclusivamente per creare inimicizia!>>

<<No! Sorellina! Cosa te lo fa credere?>>. .

<< La tua solita superbia, ma questa volta ti sbagli di grosso se credi di abbindolarmi!>>. Disse più decisa che mai.

<<Superba io?>>.

<<Bè sappi che non ho più intenzione di farmi raggirare da te, i tempi sono cambiati, sono giunta anche io alla conclusione che tu abbia il dente avvelenato e per questo non intendo sottopormi alle tue angherie ulteriormente. Quindi ora se vuoi scusarmi, avvertirò Basilio lo stalliere che ti riaccompagni subito a casa. >>. Le dice serafica e sicura di se Aurora.

<<Aurora! No! No! No! … Mia cara! Guarda che stai commettendo un grosso errore, non ho nessuna intenzione di raggirarti, ti voglio bene lo sai!>>. Le disse con aria falsa e beffarda.

<<Sinceramente ho dei dubbi a riguardo!>>.

<<Considera amichevole la mia venuta a palazzo, intendo solo prendere quello che è mio di diritto e poi me ne vado. >>. Dichiarò fingendosi addolorata e offesa.

<<Ma di che cosa stai parlando?>>. Domanda Aurora stupita.

<<Sorellina non dirmi che non hai capito vero?>>

<<Cosa pretendi dopo anni di angherie nei miei confronti?>>

<<Tontolona! Semplicemente Pretendo quello che è mio!>>

<<Quello che è tuo? Cosa può essere tuo di diritto, non abbiamo niente da spartire, giacché me ne sono dovuta andare via a causa tua insolente che non sei altro. >> Proferì Aurora quasi perdendo la pazienza.

<<Io insolente? Nooo! Come non lo sai? Poiché una sorella è più abbiente dell’altra deve dividere ogni suo bene con l’altra meno fortunata. >> Replicò sicura di se Matilde pensando di suscitare commiserazione.

<<E questa? … quando l’hai studiata la notte mentre dormivi? Non mi incanti come tuo solito, stai dicendo un sacco di eresie!>>

<<Brutta ingrata che non sei altro! Non credi che potrei spezzarti le ossa se solo lo volessi?>> Rispose dispotica non riuscendo più a tenere a freno la cattiveria.

Non è da escludere che ad Aurora avrebbe fatto piacere un’improvvisa incursione di Niccolò, ma sapeva di dover affrontare da sola una volta per tutte sua sorella di conseguenza armata di tranquillità proseguì nell’affrontare la circostanza.

<<Matilde la tua aggressività mi sgomenta, credi che mi lasci imbrogliare ancora e per di più ora che ho finalmente trovato un po’ di pace?>>

<<Sorellina non fare la tonta! … Lo sai che mi spetta tutto quanto hai tu! Altrimenti se solo volessi potrei provocare qualche danno alla tua immagine che nemmeno immagini. >>

<<Innanzi tutto non mi chiamare più sorellina! In secondo luogo la tua insolenza non mi tocca minimamente e le tue parole dato che sento nell’animo che sono frutto di falsità, non scalfiscono il mio cuore che si è educato alla tolleranza. >>

<<Auroraaaa! Sorellina! Bella come un fiore! Cerca di non inveire contro il tuo stesso sangue. Sarebbe deleterio lo sai?>> La tormentò Matilde girandole repentinamente attorno provocandola in tutti i modi. 

<<Non ci posso credere, ma ti accorgi di quello che dici almeno?>> Esorta Aurora sorridendo giusto per sfatare la sua insolenza.

<<Certo che so quello che dico! Sorellina cara … mi spetta di diritto tutto quanto tesoro mio, proprio la metà di quello che hai tu. >>

<<Tu non sai quello che dici! Parli a sproposito Matilde. Ma se nemmeno io  ho nulla, salvo quello che a quanto pare ha disposto per me il conte per sua scelta, di cui al momento non ne voglio conoscere l’entità. E poi ti rivolgi a me dicendomi di non inveire contro il mio stesso sangue, ma tu ti stai esaminando almeno?>>

<<Oh! Ma sentila… cosa dici Aurora io sono giusta con te>>

<<Tu giusta? Non sai nemmeno cosa voglia dire la giustizia! Mi blocchi la parola, mi accusi di essere tonta, mi sminuisci, ti burli di me chiamandomi sorellina, per di più pretendi una cosa fuori dal mondo, da non credere è incredibile il tuo senso unico delle realtà. >>

<<Ma quale senso unico… io dico solo che tu sei la mia amata sorellina e per questo devi dividere con me quello che per merito mio ti sei conquistata. >> asserì convinta Matilde.

<<Per merito tuo! Ma cosa stai blaterando?>>

<<Sì! Aurora prova a pensarci?>>

<<Innanzi tutto non oso pensare a un tuo merito e poi è veramente assurdo quanto mi vorresti far credere. >>

<<Ebbene cara la mia sorellina ragionaci!  Se tu rimanevi a casa non ti sarebbe mai successa l’eventualità di incontrare il conte Orsini non credi?>>  Le disse ridendo Matilde.

<<Ah! Ironia del caso … su questo punto hai ragione! Tuttavia non posso crederci! Tu credi che io sia l’ingenua che è vissuta per anni sotto la tua egemonia?>> Proferì con sicurezza Aurora.

<<No! Te l’ho detto sono cambiata! Credo solo che tu sia la mia sorellina più piccola e di diritto ti dico che devi fare come voglio io. >> Asserì Matilde più decisa che mai.

Aurora sempre prudente nei suoi confronti si sbigottisce di quanto sia cinica la sorella e le risponde di rimando.

<<Dovrei fare quello che vuoi tu?  Matilde con quale foga e arroganza ti sottoponi a me come se nulla fosse? Ho mandato giù abbastanza rospi per colpa tua! Non credi che sia giunta l’ora di farla finita con questa storia? Non credo minimamente a una sola parola di ciò che dici e nemmeno che tu sia cambiata con gli anni. Piuttosto devi credermi non ho proprio intenzione di rifarmi ingannare un’altra volta dalla tua natura meschina. Non sono più una bambina da plasmare sotto le tue grinfie. >>le rispose autorevole.

<<Ma Auro…>>

<<No! Ora basta! Stammi bene a sentire tu! E smetti di parlare dato che adesso lo sto facendo io. >>

<<Aurora non ti riconosco più!>>

<<Nemmeno io intendo riconoscerti, non susciti più timore e di sicuro non mi incanti oltre con le tue falsità. Come ti ho già detto sono cambiati i tempi in cui mi facevi credere quello che volevi, incutendomi paura e soggezione, ora ho ben presente cosa è il giusto e sbagliato, non sono più disposta ad ascoltare la a tua arroganza. >>

<<Sono io la giusta per te Aurora. >>

<<Ma fammi il favore! Tu stai scherzando vero?>> Replicò perdendo la pazienza.

<<No! Non scherzo! Di sicuro non avresti trovato una sorella migliore di me. >> Persiste Matilde.

<<Al contrario! Il destino ha voluto che lo fossi tu. Tuttavia questa tua maniera di intervenire nei miei confronti è di sicuro la più meschina che io abbia mai visto assumere da una sorella credimi. >>

<<Ma caaara… Aurora non ti ricordi quanto ti ho voluto bene?>>

<<Mi hai voluto bene tu? Hai uno strano modo di percepire il bene! Non discuto che alla tua maniera mi avrai voluto anche bene, ma posso dirti con assoluta certezza che sei moralmente contorta e seriamente complicata. >>

<<Brutta stupida! Non mi offendere. >>

<<Non ti sto per nulla offendendo. Quello che è certo è che non stai molto bene a livello interiore se ti comporti in questo modo, la tua vita è circondata da cattiveria, solitudine, falsità, prepotenza e cospirazioni a tuo favore. >>

<<Mah! No! Aurora, guarda che ti sbagli ti dico! Sono stati i nostri genitori che mi hanno mandato. Volutamente! Perché sanno quanto sei buona, dal momento che attraversano un brutto periodo non se la sentono di spostarsi personalmente. >>

<<Cosa ti inventi ora?>>

<<Guarda che è vero! Devi sapere che sono soggetti a ristrettezze considerato che ora vivono in povertà. Loro erano certi di sperare sulla tua comprensione, credimi lo faccio per loro, non certo per me. >> Ribatté Matilde con la sua aria da commediante, confidando di riuscire a sottomettere la sorella come quando era piccola, ai tempi che le faceva eseguire ogni cosa a suo piacere. Ma la sofferenza accumulata nel tempo di Aurora è stata talmente incisiva, che adesso non permette a nessuno di impadronirsi del suo intelletto.

<<Sei così perfida che pensi di incutermi timore agendo sui sentimenti! Non credo proprio che mamma e papà ti abbiano mandato da me. >>

<<Si invece!>>.

<<Anche fossero così le cose non sta a te preoccupartene, ci penserò io ad andare a trovarli al più presto, presentando il mio aiuto di persona. >> Ribadì decisa Aurora.

<<Emh! No!Tu di persona? Mah! Non puoi!>> Afferma Matilde.

<<Come dici? Non posso?>>

<<No! Non puoi andare a trovarli perché hanno mandato me!>>

<<Oh! E sentiamo? Perché non potrei?>>

<<Perché li faresti piangere. >>

<<… Lo vedi? Sei sempre uguale  mi vuoi sottomettere alle tue volontà, non credo a una sola parola di quello che dici. >>

<<Come? ... non mi credi? Aurora cara sorellina! Loro si sono raccomandati di farti gli auguri per la tua nuova carica e di cercare di farti capire la loro situazione economica che ultimamente si è indebolita all’inverosimile>>.

Più Matilde parlava, maggiormente si sentiva in diritto di ingannare Aurora. Eseguendo la parte melodrammatica per farle credere che i suoi genitori erano a conoscenza del suo stratagemma per impossessarsi dei beni di Aurora e di tutte le sue credenziali a Palazzo. Stava quasi riuscendo a cavarsela facendo credere ad Aurora una cosa per un'altra, se non fosse stato per il suo sguardo ingannevole. Con il tempo Aurora è riuscita a imparare leggendo fra le righe e osservando sempre gli occhi delle persone a lei vicine, a non farsi più abbindolare. E in quell’occasione lo sguardo di Matilde comprova l’ipocrisia e la cattiveria che c’è in lei e che certamente il tempo non ha dissipato.

<<Penso che tu stia solo cercando di far breccia sul mio buon cuore, per accattivarti la mia comprensione. >>

<<Noooo!>>

<<Si invece e sono anche convinta che i nostri genitori non sappiano nulla delle tue intenzioni. >>.

<<Ti sbagli Aurora. >>

<<Posso anche sbagliarmi, ma sono indotta a credere che ti sia impossessata della lettera che ho scritto a loro, anche se mi domando ancora come sia potuto succedere. >> Le risponde decisa Aurora seriamente colpita dalla sua stessa determinazione nel risponderle.

<<Ma di che lettera parli?  Io non ho con me nessuna lettera! >> affermò crucciata Matilde.

<<Ah! sicuramente non l’hai con te ora! Eppure hai citato per filo e per segno quello che vi ho scritto, come potevi altrimenti se non ne sei venuta in possesso?>>

<<Io beh …sono solo tua sorella! Ecco!  E certe cose si sentono o percepiscono. >>

<<Smettila per favore! Guarda che non mi incanti più, finiamola con questa farsa e deciditi a togliere il disturbo. >> Le dice secca.

<<No! Sono seria in tutto quello che dico. >>

<< Ho i miei dubbi sulla serietà delle tue parole. Ciò nonostante sei pregata di uscire subito dal castello Orsini. >>

<<No! Mia cara! Non se ne parla! Ora Aurora sbrigati tu piuttosto! Dammi quello che mi spetta e io ti assicuro che andrò via come sono arrivata. >>

<<Matilde ripeto, ti accorgi almeno di quello che dici, tu vaneggi! Che cosa dovrei darti?>> domanda sgomenta Aurora.

<<Come cosa dovresti darmi? Soldi, gioielli, vestiti, preziosi! Tutto quello che possiedi insomma e che per te ormai non è difficile ricevere d’abitudine. >> Ribatté Matilde ringhiando.

<<Tu stai scherzando vero?  Questo tira e molla non ha senso. Con quale diritto ti presenti qui e replichi diritti su tutto quello che nemmeno io possiedo?>> Pronunciò Aurora più costernata che mai.

<<Te l’ho detto Aurora con il diritto di essere tua sorella più grande, memore di tutti gli anni che ho dovuto dedicare a te sacrificando la mia persona per insegnarti a vivere! Devo assolutamente essere ripagata di tutta la mia fatica. >>

<<Gli anni che hai sacrificato? Tu insegnarmi a vivere? … Ma non pronunciare ingiurie!>> Le rispose sbigottita.

Aurora evita di proposito le stoltezze della sorella e ponderando bene le parole dimostra un comportamento esemplare, dove prevale la calma serafica.

<<Sai cosa c’è Matilde credo fermamente che nella tua vita ci sia un grosso problema. >>

<<Non essere stupida! Quale problema? Io non ho problemi sorellina!>>

<<Credo che nella tua vita ci sia effettivamente una chiara e lampante carenza di amore o addirittura manchi una sfera affettiva. Questo è molto triste che amarezza. >>

<<Mah! Brutta stupida non azzardare ipotesi del genere. >>

<<Ti sei fatta terra deserta di fronte a te, pochi conoscendoti ti riconoscono benevola!>>

<<Brutta stupida! Sei diventata arrogante Aurora come ti permetti di parlarmi così? In fondo sono pur sempre tua sorella più grande. >>

<<Oh! Si questo lo so! Ma vedi… la questione con te non è essere o meno arroganti, semplicemente è poter andare avanti per la propria strada senza che tu la ostacoli malignamente. >>

<<Io  pongo ostacoli? Tu non mi dai quello che mi spetta!>>

<<…Sai che c’è Matilde?>>.

<<No …  dimmi cara sorellina. >>

<<Mi sgomenta il fatto che tu non sia e non sarai mai felice. >>

<< Io! Ma cosa dici? Io sono felicissima invece. >>

<<Penso proprio di no! Affinché ti prodighi a dar respiro solo alla tua meschinità anziché all’amore non sarai mai felice!>>

<<L’amore? Ah! ah! ah! … non farmi ridere… questo mondo non è fatto per i cuori dolci e teneri. >>

<<Si Matilde! L’amore! probabilmente non sei in grado nemmeno di definirlo tale sentimento. Poiché è soffocato e regna chiuso come in una gabbia dentro di te. Finché questo non si sprigiona non avrai mai pace e con il tuo comportamento non troverai la giusta strada. >>

<<Nnnon… dire eresie Aurora non lo vedi… sto bene. >> risponde furente.

<<Il tuo comportamento è incline alla cattiveria, di conseguenza non c’è spazio per sentimenti benevoli verso le altre persone. >>

<<Perché? Non mi venire a dire che io tratto male alcuno?>>

<<Ma secondo te? Oltraggiando le altre persone come fai tu,  pensi di conquistare la loro amicizia o affetto?>>

<<Non mi interessa tutto questo… io aspiro a ben altro. >>

<<Si certo! Ambisci fortemente a padroneggiare su tutti. Sai che c’è Matilde?  Credo fermamente che  tu sia in definitiva molto fragile, triste e sola. >>

Matilde ha quasi il voltastomaco dalle maniere sdolcinate che dimostra sua sorella e furiosa credendo di fare breccia su di lei come un tempo la esorta a obbedirle. Giusto prima che Aurora pronunciasse altre parole, come una furia Matilde si accanisce contro la sorella andandole vicino quasi a palmo di naso, minacciandola nuovamente. Aurora se pur guardinga non se l’aspettava. Matilde  le imprime di sorpresa una pizzicottata fortissima al braccio destro che brandì tenendo la presa e con una cattiveria inaudita proferì.

<<Stupida sorellina! Devi assolutamente darmi tutto ciò che possiedi, altrimenti dirò a tutti quale essere equivoco tu sia! Che la tua persona è inaffidabile, che non vali nulla e dirò loro di non attribuirti più alcun incarico perché sei pazza!>>. <<Ahi! Ac … >> accentua Aurora bloccandosi all’istante.

I domestici e le ancelle pur assistendo a quell’oltraggio non osano intervenire, poiché i modi arroganti della donna contrariavano anche loro, erano sicuri di smuovere ulteriore malanimo, nonostante fossero partecipi a tutti gli effetti come testimoni, poiché passavano di lì per riportare altre portate a tavola. Aurora esasperata e affranta da quel gesto inaspettato che le ha procurato fra l’altro piuttosto dolore, rimane allibita, e ammutolita, non riuscendo a formulare nessuna parola, sbigottita da tanta rabbia. Il respiro si fa pesante e a rompere quella parete di ghiaccio che si è creata fra loro, per fortuna e incredibilmente sopraggiunge il cavalier Lanfranco che cercava la stanza da bagno. Con sua sorpresa riconobbe Matilde, conosciuta da tutti nelle contrade per persona spietata senza scrupoli e subdola.

<<Matilde a Palazzo Orsini?>> esclama stupito Lanfranco. 

<<Come mai si trova qui?  Ha perso la strada per la locanda dopo che se n’è andata lasciando nei guai i suoi genitori?>> Afferma apertamente Lanfranco.

<<Mah! Maledetto idiota! Brutto essere abbietto! Chi è costui, io non la conosco e poi come si permette, sono la duchessa Matilde. >>

<<Si! Certo! Certo! Lei è duchessa come i miei stivali sono le babbucce della regina. >> Rispose sicuro Lanfranco e si sposta alquanto infastidito nella stanza da bagno dove era diretto prima di quell’incontro sgradevole.

Aurora ovviamente rimane sbalordita nel constatare che effettivamente sua sorella non è altro che un’ignobile bugiarda e che addirittura è conosciuta nel circondario per persona sleale. In seguito alle affermazioni del cavalier Lanfranco, Aurora se ne fa ancora di più una ragione, attestando che Matilde sia giunta lì per il semplice fatto di voler seminare malanimo e avere la possibilità di spillare più soldi possibili. Subito dopo sopraggiunge anche Paride diretto a portare nelle stanze previste per loro, il baule del visconte Alderico e anche lui riconosce la donna.

<<Accidenti! Adesso che ci penso! Io ho notato la sua presenza al borgo di Velx il giorno della morte di Ubaldo!>> espresse a chiare lettere.

<<Orribile bifolco! Ma cosa dice? Io non la conosco!>>

<<Sì! Si insulti pure. Dica quello che vuole, sta di fatto che sì, mia cara signora, ho visto proprio lei quel giorno che si aggirava per la rocca nelle vicinanze dell’entrata del castello del visconte Alderico. Cosa ci fa da queste parti? Che attinenza c’è con il palazzo Orsini?>> Le chiede Paride convinto.

<<Impertinente! Ma lei chi è? Io non la conosco? Come si permette di farmi queste domande? Non rispondo agli sconosciuti. >> Asserì Matilde adirata e sconcertata dal fatto che la conoscessero.

Paride non è tipo da farsi spaventare o raggirare e le risponde sicuro di se.

<<A proposito, adesso che la guardo attentamente, sa cosa penso? Penso che potrebbe proprio avere raccolto lei la lettera che mi è caduta nella zona che stava percorrendo quel giorno. >>

<<Porca miser… brutto insolente! Cosa le fa credere che sia stata io?>>

<<Dal momento che mi viene in mente un particolare dapprima trascurato, l’ho vista abbassarsi repentinamente e poi dileguarsi in fretta verso la sorgente. >>

<<Lei non ha visto proprio un bel niente e nessuno! Il giorno del tentato omicidio. >>

<<Oh sì invece!  L’ho notata poiché aveva un’aria svagata e il suo vestito rifulgeva di tinte briose in mezzo alla folla che vestiva invece con colori più sobri. >>

<<Ma come si permette! buttatelo fuori!>> Esclamò Matilde con rabbia.

Per fortuna al momento nessuno era disposto a dar retta a quella dama, che con la sua sfrontatezza ha fatto irruenza a palazzo cercando di imporre la sua autorità. Il maggiordomo Cassio sinceramente attendeva uno sguardo da Aurora la quale gli fece intendere di lasciare che il colloquio proseguisse senza intervenire, poiché conoscendo la sorella non si immagina come possa andare a finire. Essendo più costernata che mai Aurora si augura a questo punto che magicamente arrivi Niccolò senza doverlo chiamare.

<<Come dice Paride? È convinto che questa donna fosse a Velx quel giorno?>> Gli chiede amorevolmente Aurora.

<<Certo che sono convinto, difficilmente mi sbaglio a riconoscere un volto, ho una fervida memoria. >>

<<Fatele tagliare la testa! Gridò Matilde imbruttendosi poiché digrignava i denti dalla rabbia.

Per fortuna nessuno le presta attenzione. Fabiana notando la scena avrebbe voluto difendere il suo amato Paride ma nota comunque con quale esito lui riesca a tenere testa a quella dama così indisponente e lascia correre.

<<Lo ammetta ha trovato lei la lettera?>>  chiede nuovamente Paride girandole attorno.

<<Lei è uno screanzato! E non deve nemmeno permettersi di chiedermi cosa ci faccio qui! La sua insolenza supera i limiti, ribadisco io non l’ho mai vista e non so nulla di quella lettera. >>

<<Bugiarda!>>

<<Sfrontato! Come si permette? Non la conosco per niente, come può insinuare che mi sia appropriata della lettera che era caduta vicino all’inferriata del cancello del palazzo di Velx. Sbrigatevi! Imprigionatelo! Ma non c’è nessuno in questo maledetto castello che dia retta a una dama in difficoltà?>> Contestò furente Matilde rivolta a tutti collerica più che mai con Paride.

<<Ecco è presto detto! Lo vede? Le persone indisponenti come lei e troppo sicure di se a volte commettono degli errori imprevedibili!>>

<<Cosa sta dicendo? Di quali errori parla?>>

<<Ebbene! Lei ne ha appena compiuto uno e molto grosso anche. >> Le rispose con sicurezza Paride.

<<Io! Non commetto mai errori!>> Pronunciò inacidita Matilde rivolgendosi a Paride. 

Nel frattempo Aurora assisteva esterrefatta alla diatriba tra i due, rendendosi conto una volta di più del cinismo di sua sorella.

<<Quale errore? Beh! Vede mia cara signora lei ha appena asserito che la lettera è caduta vicino all’inferriata del cancello del palazzo di Velx no?>> asserisce Paride con tono sarcastico compiendo una giravolta divertita.

<<Emh! Si! l’ho detto … mi pare. >>

<<Ecco lo vede! Nemmeno se n’è accorta! Sono propenso a credere che nessuno potesse sapere questo particolare se non colui o colei che l’ha raccolta. >>

<<Insolen … No! … ma io non intendevo … bah sicuramente sarà caduta da quelle parti e qualcuno, emh…non io, l’avrà raccolta. >> Sostiene Matilde confusa per l’irruenza del giovane che l’ha spiazzata.

<<Matilde ti conviene confessare, tanto ormai si capisce chiaramente che ti sei impossessata della lettera ai fini di servirtene a tuo piacere. >> Le ribadisce Aurora sicura di se.

Con una cadenza a cantilena Matilde fingendo una non colpevolezza risponde tergiversando.

<<Caa … ra … Aurora possibile che tu sia così prevenuta nei miei confronti? Non pensi che io mi sia potuta ravvedere da tutte le malefatte mosse contro di te. >>

<<Non cambiare discorso. Ebbene sono convinta del contrario. Comunque a questo punto non serve più sapere se hai o non hai la lettera. Ora l’importante mio malgrado è che tu te ne vada al più presto. nonostante abbia cercato di volerti bene, non c’è soluzione con te. Devi tornare alla tua vera destinazione, o preferisci che chiami il conte Niccolò e te lo faccia dire da lui in persona?>> replicò Aurora.

<<Oh! Quanta veemenza Aurora non ti riconosco? Mandalo pure a chiamare allora! Esporrò a lui le mie credenziali se tu non mi credi. >>

<<D’accordo come preferisci. >>

Al sopraggiungere di Niccolò, Matilde decide di dare sfoggio alla sua migliore interpretazione e con estrema abilità finge subito uno svenimento cadendo di proposito ai piedi del giovane. Nonostante lo avessero informato di quanto stava per succedere e dell’irruenza della donna, essendo un gentiluomo Niccolò non poté fare altro che sorreggerla e cercare di rianimarla, picchiettando gentilmente sulla guancia per farla rinvenire.

<<Su! Su si svegli! Andate a prendere un bicchiere d’acqua per favore. >> Ordinò Niccolò rivolto ai domestici continuando a picchiettarla sulle guance.

Le porge il bicchiere d’acqua e Matilde con un occhio semiaperto, sfoggia un risolino al giovane, che subito si accorge che la donna altra non era che una spietata attrice beffarda.

<<Su! Si accomodi sulla poltrona e cerchi di rilassarsi, ora starà subito meglio vedrà e poi potremo chiedere a Basilio di riaccompagnarla a casa dove potrà finalmente riposare, visto che la sua presenza a palazzo, come avrà compreso, non è gradita. >> Le dice Niccolò cercando di mantenersi comunque educato.

<<Ma come conte? Mi lasciate andare così? Dopo che il mio stato di salute ha subito un’esperienza dolorosa?>> esplode esasperata la donna.

<<Un’esperienza dolorosa? Ma sentila che insolente. >> dichiara Aurora.

<<Vede Matilde la sua messa in scena è durata poco, tutti hanno potuto constatare che lei fingeva, di conseguenza non me la sento di esporre Aurora alle sue bassezze. La prego gentilmente di andarsene così come è venuta, farà un favore prima di tutto a se stessa. >> Le dice con garbo Niccolò con una voce dolce e calma.

<<Però conte lei deve sapere che sono stati i miei genitori a pregarmi di chiedere ad Aurora un aiuto per affrontare il brutto periodo che stanno attraversando. Se io adesso vado a casa a mani vuote cosa mi diranno? Lei capisce vero che non me la sento di tradirli, dopo che hanno riposto la loro fiducia in me. >>

<<Mi dispiace Matilde che i suoi genitori stiano affrontando un increscioso momento, ma le assicuro che assieme ad Aurora provvederò io personalmente a sostenerli. >>

Nel frattempo sopraggiunge Lanfranco di ritorno dal bagno, che dopo aver sentito le proteste di Matilde si permette di intervenire.

<<Però signora! Se mi permette? Tutti sanno che è stata lei la rovina dei suoi genitori riducendoli sul lastrico, di conseguenza come può pensare che noi le crediamo?>> Afferma Lanfranco.

<< Brutto mascalzone! Come si permette? Che cavaliere è lei che si permette di ingiuriare una dama. >> Gli urla Matilde.

<<Non può far credere che si preoccupa per loro ora, lei è semplicemente interessata a farsi una posizione di agiatezza a discapito di tutti, anche dei suoi genitori. >> Asserì nuovamente Lanfranco

<<Scostumato e impertinente che non è altro!  Non osi andare oltre, altrimenti … >>

<<Altrimenti cosa? Sa cosa credo, che lei vuole solo trovare il modo di truffarli per raggiungere i suoi scopi. >> Ribadì Lanfranco

<<Non state ad ascoltare quest’uomo, sarà sicuramente ubriaco vi dico!>> replicò lei più furiosa che mai.

<<Devo inoltre dirle che le accuse mosse a suo favore per la morte del barone Vladimiro sono ancora dubbie, perché si è sicuri che Bernardo è innocente >> proferì nuovamente il cavalier Lanfranco.

<<Ma come si permette io la faccio incarcerare! Come è al corrente di questa storia? Sono stata prosciolta da quelle calunnie, inoltre ho persone influenti disposte ad aiutarmi, vedrà che non finisce qui! La farò rinchiudere di sicuro. >> Rispose Matilde incattivita.

I cavalieri della farfalla dorata pur non uscendo mai allo scoperto, sapevano tutto dei borghi del circondario e di quello che succedeva al loro interno. Poiché venivano costantemente informati da Alvaro il loro fedelissimo maggiordomo, che quando si recava in paese, alla bottega dove si servivano per le vivande, incontrava Giuditta la proprietaria, che puntuale come sempre era al corrente di ogni cosa e sul conto di tutti i borghi vicini. Di conseguenza Lanfranco conosceva abbastanza bene la storia di Matilde che appunto sulla bocca di tutti nutriva la nomea di persona abietta e indisponente.

<<Sì! Non lo dubito! Persone influenti come l’oste Ignazio magari? Che per colpa sua è sparito!>>

<<Sparito? Non so nulla!>>

Dal momento che Paride era passato in locanda prima di giungere a palazzo e avendo notato il trambusto che vi regnava ha chiesto spiegazioni. Ed è lì che gli hanno comunicato appunto della sparizione dell’oste.

<<Non fingete! Tutti sono al corrente delle tresche che ha con lui. >>

<<Tresche? Io…Voi! Voi non potete trattarmi così! Io sono una nobildonna e di sicuro la farò pagare a tutti quanti per l’insolenza a questa incresciosa circostanza, dove mi si accusa di essere falsa e addirittura assassina. >>

Matilde presa dall’ira si alza di scatto dalla poltrona e come una furia muove uno schiaffo al giovane.

Lanfranco quale gentiluomo non si lascia prendere dalla foga di controbattere poiché è una donna, di conseguenza si limita a parlarle senza accusare alcun livore per la sberla ricevuta.

<<Faccia pure come crede! Ribadisco solo che lei è sicuramente la più maligna delle donne. È sicura che tutti debbano fare quello che lei vuole, ma non sempre questo tipo di sfrontatezza paga. >>

Al sonante rumore dello schiaffo i cavalieri giungono di sorpresa a difendere il loro ardito cavaliere del quale sanno che se dice una cosa, questa, rispecchia la verità. Mossi anche dalla curiosità di sapere come mai Aurora si intrattenesse così tanto. Lo sgomento di tutti nel notare le cinque dita impresse sul viso di Lanfranco e lo stupore che trapelava dallo sguardo di Aurora, fu tale da lasciarli confusi.

<<Madame! Le conviene raccogliere le sue cose e andarsene se non vuole ulteriormente peggiorare la situazione di se già controversa, inoltre dovrebbe accorgersi che la sua presenza non è gradita a palazzo>> dichiarò Davide sicuro.

Ad Aurora vista la sua indole bonaria tutto sommato un po’ spiacque nel vedere che tutti si oscurano nei confronti di sua sorella, in fondo è sempre del suo stesso sangue. Avrebbe voluto in cuor suo essere prodiga e dimenticare tutte le aggressività permettendole di rimanere a palazzo, purtroppo per via che Matilde non a freni nel compiere malefatte antepone il bene di tutti davanti a ogni cosa e preferisce lasciare che se ne vada. Suo malgrado sia convinta che al momento non ci sia altra alternativa e sia la cosa giusta da fare. Matilde presa dallo sconforto per non suscitare alcun potere persuasivo, non si da vinta, di conseguenza recita la parte della risentita e giocando la sua ultima carta, decide di far credere che se ne voglia andare.  <<D’accordo chiamate pure Basilio lo stalliere, mi condurrà a casa direttamente lui. >> Recita Matilde.

Cassio il maggiordomo dubita fortemente che la donna se ne voglia davvero andare, in ogni caso chiama lo stalliere per condurla a Velx. All’uscita del palazzo mentre scende le scalinate che conducono all’esterno, Matilde in men che non si dica e senza suscitare dubbio alcuno, mette di proposito il piede in fallo, e inevitabilmente si ferisce prendendo una storta al punto da non riuscire più a camminare e costretta quindi a trascinarsi zoppicando.

<<Ahi! Ahi! … >> Urla Matilde sicura di gridare abbastanza forte in modo da farsi sentire dallo stalliere.

Basilio avendo assistito alla scena però dubita fortemente che sia stato un incidente. Suo malgrado non può fare altro che aiutarla a sorreggersi e a malincuore ricondurla all’interno del palazzo. Dove avrebbe ricevuto i primi soccorsi da Galeno il medico che subito interviene decretando la distorsione della caviglia che richiede una fasciatura e riposo assoluto affinché non si aggravi ulteriormente. Con sua grande gioia Matilde apprende che il suo piano è ben riuscito e finalmente potrà trattenersi a palazzo tutto il tempo che vuole nonostante sappia che non è gradita. “Gliela farò pagare amaramente a tutti quanti.” pensò fra se.

Lo stupore di tutti fu al culmine, sconcertati e un po’ titubanti decisero che era meglio lasciare correre per non accrescere il risentimento a seguito dell’episodio che ha cambiato il decorso delle cose, ritrovandosi ora a doverla ospitare forzatamente per chissà quanto tempo, altrimenti non ne venivano più a capo.

<<Qualora non dovessimo aiutare questa donna correremmo il pericolo di suscitare ostilità e attirare l’attenzione di Zorhobos. >> Disse a fil di voce Niccolò rivolgendosi ad Aurora.

<<Hai ragione Niccolò. >> Cercando con lo sguardo di tranquillizzarlo nonostante la furia della sorella incombesse repentina fra le mura del castello.

Aurora pertanto con le sue maniere gentili si prodiga a offrire a Matilde un bicchiere d’acqua per rincuorarla dallo spavento preso. Niccolò non avrebbe voluto riaccendere in Aurora vecchi risentimenti, ma si vede costretto a questo punto a rassegnarsi dicendo a Matilde di trattenersi a palazzo il tempo necessario per guarire, dopodiché con maniere gentili avrebbe dovuto togliere il disturbo.

<<D’accordo va bene conte appena sarò guarita le garantisco che andrò a Velx senza fiatare. >> Gli disse Matilde smuovendo un sorriso malizioso.

Aurora fece disporre una stanza da Isabella, la quale suo malgrado non avesse la ben che minima voglia di prepararla vista la persona sleale che è Matilde, si vide costretta a non farci caso e disporre ugualmente la stanza affinché sia pronta per l’ospite. Niccolò dopo aver portato a termine l’imprevista vicenda di cui Matilde ne è stata protagonista e assicurando ad Aurora che nonostante si dovesse assentare per i sopraluoghi a Suana sarebbe comunque tornato presto, le ribadì di stare serena in merito a sua sorella.

<<Aurora cara … la farò tenere a bada direttamente da Galeno il dottore e da Cassio il maggiordomo non si preoccupi. >>

<<Si d’accordo non preoccuparti>>.

E in seguito Niccolò chiama in disparte Aurora, invitandola un momento alla loggia.

<<Mia dolce Aurora mi è dispiaciuta la maniera che ha originato l’intrattenimento forzato di tua sorella. >>

<<Non t’impensierire Niccolò ora sono più forte, non la temo più come una volta, nonostante le cose che dice siano davvero indisponenti e provocatorie. >>

<<Davvero? Posso stare sereno, anche se ti lascio sola a palazzo con lei?>> le domanda con voce suadente carezzandole il viso.

<<Sì, non preoccuparti me la caverò vedrai, poi c’è Cecilia con me e Cassio, Egidio, insomma tutti hanno visto quanto sia esagerata nei miei confronti>>.

<<D’accordo! Ma stai molto attenta le si legge in faccia che ha sete di grandezza e che farebbe di tutto pur di ottenere i suoi scopi. >> Le ribadì Niccolò.

<<Starò molto attenta Niccolò fa buon viaggio, avete un incarico ben più importante da risolvere. >> Rispose lei stringendole la mano.

<<Grazie Aurora in ogni caso ti faccio gli auguri per una buona costanza a palazzo, nonostante la presenza imprevista di tua sorella. >> La saluta con gentilezza estrema sfiorandole il volto e scambiando uno sguardo di intesa affettuoso.

<<Grazie Niccolò anche io ti faccio i miei auguri per un’ottima risoluzione, ora  va. >>


                                    Capitolo venticinquesimo


Niccolò al momento si congeda da lei e insieme a Davide raduna l’ordine dei cavalieri della farfalla dorata per dirigersi a Suana a verificare l’eventualità di poter osteggiare le forze delle influenze negative. E come un’alchimia che si stabilisce solo tra innamorati Niccolò torna indietro un momento repentinamente, si fa porgere la mano delicata di Aurora e stringendola con energia la guarda amabilmente negli occhi. Aurora stupita da quell’impeto improvviso ebbe un sussulto e fissandolo tenacemente negli occhi gli porge la mano, la sensazione che la pervade è quella di non voler lasciargliela più.

<<Per ora ti saluto Aurora mi devi promettere però di stare tranquilla e non lasciarti influenzare dalla sua cupidigia. >> Le dice il giovane con calore baciandole la mano.

<<Ciao Niccolò te lo prometto e grazie per le tue premure>> rispose con una vocina flebile. Aurora se pur basita decide di chiudere l’argomento, facendosene una ragione, concludendo che Matilde ha una tempra decisamente forte e presto si ristabilirà così potrà levare le tende come si vuol dire.  Nel frattempo …

e in questa precisa circostanza l’imperatore Zorhobos al tempio di Suana stava irrobustendo la sua linea distruttiva. Ha già allineato alle pareti rocciose molti seguaci, ubicandoli a dovere in ordine di cattiveria. Scrutando il blocco Zirbhas esclama inamovibile nel dialetto antico etrusco:

 

*    “Net hul tins in hul usil dr oesan pulhe nyl tmia c hul zichjuna vers vr deltertio!”

È il giorno che il sole del mattino splende nel tempio e il divino fuoco va eliminato!

 

Decreta quindi che è giunta l’ora di carpire il numero più alto di anime, per agire su serio ai fini di congelare tutta Etruria e dare del tutto origine al suo regno, in un equilibrio inalterato tra l’agglomerato glaciale e il globo terrestre per governare incontrastato su tutti.

Per ottenere tale dominio però ha bisogno di un alleato spietato e ha scelto nientemeno che Matilde per questo, poiché la ritiene idonea a tale scopo. Così con voce controllata e imprecando a chissà quali entità Zorhobos esclama:

 

 “Oe nha dis nha!”

In te per te!

 

Prende risoluto il suo arco e tramite uno speciale dardo di ghiaccio infligge a Matilde un sortilegio  particolare colpendola al cuore. Mentre lei all’istante emette un urlo disumano e subito dopo sviene perdendo completamente i sensi.

In seguito a quelle grida gli ospiti a palazzo si preoccupano immediatamente.

Aurora, Demetra, Fabiana, Sabrina ed Elena si precipitano nella stanza della donna per vedere cosa le fosse accaduto. Ed entrando la videro giacere a terra svenuta e priva di sensi.

<<Andate a chiamare il medico Galeno deve cercare di rianimarla con i Sali. >> Proferì Aurora rivolta alle ancelle. Matilde riprese i sensi dopo aver bevuto un sorso d’acqua. Sabrina poiché è persona sensibile e incline alle sofferenze altrui, si prodiga per Matilde.

<<Che cosa le è successa signora, come mai ha urlato così forte?>> Le chiede.

Però non ottenne nessuna risposta. Matilde sentì il cuore uscirle dal petto e la voce che tardava a venire fuori, non riusciva a emettere parola, si sentiva come non lo avrebbe mai potuto spiegare. La sola cosa che sapeva è che ora si poteva permettere tutto quello che voleva, poiché si sentiva molto, molto forte. Provava dentro di lei un vigore, un’energia, una forza mai provata prima. Una potenza che la spingeva a essere imbattibile verso gli altri. Esprimendosi a gesti e cercando di non destare sospetti tranquillizzò tutti, facendo comunque capire a chi in quel momento si trovava nella stanza, di lasciarla sola e che presto sarebbe stata meglio. I castellani seppur confusi, si convinsero del suo stato apparentemente rinvigorito e lentamente uscirono dalla stanza, ancora costernati da quell’urlo disumano che aveva emesso la donna poco prima. Il dolore alla gamba è completamente cessato e si muove meglio di prima, nonostante ora tutta la parte destra fosse ghiacciata come la stessa parte del suo padrone. Tramite il potere che le ha conferito Zorhobos, infatti, adesso è parte di lui, possedendo una piccola porzione delle stesse qualità. Può suscitare timore con lo sguardo al solo guardarla, e con il tocco della sua mano destra infliggere immediatamente il sortilegio di ghiaccio a chiunque lei ritenesse opportuno. Le è stata tolta la parola per non equivocare e suscitare negli altri qualche dubbio, tanto può comunque esercitare e trasmettere tutta la sua cattiveria, adescando più seguaci possibili per il suo padrone che presto si manifesterà a lei tramite il blocco Zirbhas, anche senza parlare. Quando tutti furono usciti dalla stanza, infatti, Zorhobos ci mise un istante a comparire davanti a lei attraverso un sortilegio. Una brezza gelata s’insinua fra le pareti e la brocca dell’acqua che poggia sul comò, da inizio a una danza repentina vibrando all’impazzata. L’intera stanza pare fluttuare in una patina velata di ghiaccio e anche il pavimento si riveste di una lastra argentea glaciale. Crepe di ghiaccio si mostrano sinuose, da cui fuoriesce un liquido argenteo e cristallino che si espande a ragnatela. Il succedersi di quell’intervallo fu a tal punto velocissimo che Matilde vide l’acqua sbalzare al di fuori della brocca e scagliarsi contro la parete adorna di specchio, dove all’istante si forma una schermografia di ghiaccio, intanto che l’imponente figura di  Zorhobos compare all’improvviso. Lei come ipnotizzata si avvicina immediatamente in prossimità dello specchio per ascoltare meglio le sue richieste e lui in tono persuasivo e autoritario le parla.

 

*    <<Hul quo vano mur oe ahi. >>

Il tuo destino dimorerà in me.

 

Lei arrendevole e felice di avere trovato finalmente una persona al suo pari, considera che finalmente sia arrivata la sua ora, in cui poter finalmente dare prestigio alla sua grande personalità. Inoltre Matilde adesso parla solo ed esclusivamente il dialetto antico etrusco e, infatti, gli risponde a tono.

 

<<Hhi qhui munoi Zorhobos zichjuna limaprente. >>         

<<Ai tuoi ordini Zorhobos divino imperatore. >>

 

In questo momento Zorhobos chiede a Matilde di sbrigarsi e che non appena possibile deve dare inizio alla sua missione di estrema importanza.

 

*    <<Ahh prostrei oe cver qittai xuruisa Aurora. >>

<<Mi porterai in dono tutti, compresa Aurora. >>

 

<<Vr bhada pul cver muglie dni, margnito limaprente had dis hah eto catuva prosla. >>

<<Va bene splendido dono degli dei magnifico imperatore, sarà per me cosa gradita portarteli. >> Gli risponde lei completamente in balia del suo potere e soddisfatta di essere in relazione con lui ai fini degli stessi obbiettivi.

Cosicché Zorhobos con la sicura complicità di Matilde dà inizio alla sua apocalittica cattura di persone che secondo lui sono totalmente abiette. Cominciando proprio dai ribelli di Roccalbiniam. In seguito attrae a se i rivoltosi di Rocca Silvana, poi il gruppo di lestofanti dell’orologio, successivamente i criminali dei ragazzi di Manliana e gli assassini delle dame di Triana. Li ha catturati tutti indistintamente e incastonati a ridosso della parete più estesa nel tempio. E subito dopo toccando il blocco Zirbhas, ha cominciato a rilasciare vilmente altra massa ghiacciata nel territorio, affinché propaghi riversa sui corsi d'acqua che si intersecano a Etruria. Zorhobos a questo punto deve solo attendere il momento giusto per spodestare il regno. Quante più anime riesce a plagiare, tanto prima può agire risolutivamente, avviandole alla loro vera funzione importante. Alle persone catturate da Zorhobos viene conclusa una vera e propria metamorfosi. Succede che dopo aver effettuato un accurato procedimento di scorporazione dalla pietra megalitica e passandoli poi attraverso il blocco Zirbhas per un’ulteriore rigenerazione, gli stessi si tramutano in odiosi seguaci completamente freddi e senz’anima. Lui li rielabora allo scopo di prepararli con attenzione cosicché abbiano da muoversi abilmente, in tutto il territorio di Etruria a disseminare il gelo che sovrasterà e dominerà globalmente il regno. La sciagura …che si sta per abbattere incredibilmente sul regno, fino a poco tempo fa gratificato dagli stessi albori è devastante. Dall’ultima scalinata della piscina naturale d’Aurinia il blocco di ghiaccio ora ha le dimensioni di almeno un metro lineare. Come ipnotizzati i piccoli animali che circondano la zona si dirigono lesti alla pietra ghiacciata conglobandosi ad essa. La gente che stava approfittando dei bagni tonificanti non crede a quello che sta succedendo. Gli astanti avvertono vere e proprie folate gelide che partono da sotto i piedi, dovute al fatto che le acque si presentano all'istante del tutto ghiacciate, facendoli rabbrividire. La sensazione è a dir poco incredibile, passare dai 37° gradi che la sorgente è solita trasmettere a una terrificante percezione di congelamento è sconcertante. Motivo per cui molti si danno alla fuga, vestendosi alla rinfusa per allontanarsi al più presto da quel luogo che fino a poche ore prima era paradisiaco. Dalla tomba di Sileno esattamente negli androni di Xzarlopea nel frattempo Aurinia la farfalla dorata si prese uno spavento. Poiché scrutando attraverso la pietra megalitica Xzarlopea può osservare gli eventi di Etruria. Si accorge così dello smisurato espandersi glaciale attuato da Zorhobos. È turbata nel notare che l’imperatore Zorhobos comincia a provare piacere nel dilagare questa superficie compatta di ghiaccio, divertendosi a generare tensione fra le genti. Mentre Aurinia purtroppo si sente del tutto impotente. Nonostante si sia potuta finalmente sprigionare dalla pietra megalitica a simbolo di rigenerazione dopo la morte grazie alle energie incontrastate di Cassiopea, non può intervenire in nessun modo. Giacché apparendo a Etruria come presenza benevola è vincolata alla sola possibilità di scegliere un predestinato che possa farlo, indicandogli la via da seguire ai fini indulgenti. Sarà Niccolò, infatti, a poter intervenire per lei. Si augura solo che lo possa fare al più presto prima che sia troppo tardi. Zorhobos imperterrito prosegue il suo accrescimento di seguaci carpendoli dai loro siti. Tante più anime acquisisce, con l’estremo potere di cui è provvisto, tanto più esercita speditamente la sua influenza su Etruria, mentre il suo tocco imprime i segni indelebili, decidendo di volta in volta dove colpire. In quel momento posando il dito nel blocco zirbhas decide  che è giunto il momento di colpire il Castello Ottieri situato lungo la strada che dal Monte Amiata porta a Sorano. La sua posizione domina un piccolo rilievo di roccia vulcanica e le fortificazioni sono rivestite di fila retti in tufo che sembrano naturali prolungamenti di roccia su cui sorge. A seguito l’intervento di Zorhobos, infatti, parte della roccia tufacea si sta spiegando divenendo completamente di ghiaccio. Le mura sussurrano cristallizzate al vento, svolgendosi in un crepitio di ghiaccio indescrivibile. La roccia vulcanica spalanca le sue fauci fagocitando e espellendo lava di ghiaccio in fermento continuo che si propaga sulla superficie. Il brulichio che emette l’agglomerato polare, fluttua lungo l’altura, diramandosi velocissimo come lo scorrere di un rivolo, tramutandosi ben presto in una propaggine argentea e glaciale. L’imperatore Zorhobos subito dopo imprime le sue impronte sul Castello di Caletra posizionato a dominare la collina, da cui sorgente Albiniam sfocia nella valle dove e al vertice svetta la possente Rocca Merlata di forma e pianta rettangolare, con la torre quadrata sporgente sul lato sud-ovest.  All’interno delle mura il borgo si snoda in vicoli stretti che seguono un percorso ellittico alla sommità di un rilievo tufaceo, che si fonde circondato su tre lati dal corso del Fiume Lente. Proprio qui inizia a prendere piede la vera e propria devastazione glaciale che si dilaga con il proseguire di ghiaccio attraverso le su acque. La gente del borgo di Caletra è stupita da questi straordinari avvenimenti e si chiede cosa essi rappresentino. Volti a chiedersi se averne paura e preoccuparsi o semplicemente lasciare al corso della natura il trasformarsi gradualmente. Molti di loro però sono decisamente confusi e spaventati, non sanno se e dove andare per evitare il dilagarsi della calotta di ghiaccio, che a quanto pare si è già ingrandita e senza dubbio suscita non poca inquietudine. La giornata si presenta propizia per Zorhobos è sicuro più che mai di diffondere il più rapidamente possibile il manto di ghiaccio a Etruria e soprattutto fra le genti. Dal blocco zirbhas l’imperatore glaciale tocca il promontorio ai margini meridionali del monte dell’Uccellinia, in posizione dominante sulla costa tirrenica, dove sorge la rocca. Residenza elegante, perno della cinta muraria che racchiude l’antico borgo di Telamon con la sua estrema propaggine sul promontorio roccioso verso il mare. Proprio qui ai bordi e in riva alle sue acque purtroppo a seguito l’intervento dell’imperatore malefico, si stanno frastagliando chiatte estese di ghiaccio che raggiungono livelli sconcertanti. La moltitudine di persone che stava approfittando del momento di pausa per una passeggiata tranquilla al litorale, o semplicemente per concedersi una balneazione nel fulgido mare di Telamon, si dà alla fuga, impaurita e sconcertata dal propagarsi improvviso di ghiaccio. Le persone in un susseguirsi di propulsioni alla rinfusa, vengono prese dal panico, spingendosi nell’entroterra, pigiandosi e cadendo rovinosamente uno addosso all’altro. Chi rimane indietro viene completamente assorbito dalla coltre di ghiaccio e incorporato in essa sparendo all’improvviso. Urla e schiamazzi prendono il sopravvento, pochi riescono a mantenere la calma e c’è addirittura chi riesce in quell’occasione a litigare per motivi futili. Con trionfo dello stesso imperatore che approfitta a requisirli. Sogghigna felice Zorhobos considerando che finalmente il suo piano sta funzionando a meraviglia e che si sta dilagando a più non posso l’estesa di ghiaccio nella regione. Anche se trae la conclusione che non ha ancora seguaci a sufficienza per poter peggiorare del tutto le condizioni di Etruria, si deve dar da fare per procurarseli e al più presto se vuole ottenere il suo scopo. Niccolò all'oscuro dell’evolversi del progresso che sta realizzando Zorhobos e consapevole di lasciare Aurora in balia di Matilde della quale non nutre per niente fiducia, si decide nonostante vorrebbe starle affianco a uscire. Poiché ormai è di vitale importanza concludere una soluzione per annientare la calamità devastante che incombe a Etruria grazie a Zorhobos.

<<Miei prodi cavalieri, preparate la vostra tenuta da viaggio che si va a Suana. >> Dice Niccolò rivolgendosi valoroso ai cavalieri.

<<D’accordo Niccolò. >> Risposero.

Davide li raduna impartendo loro le ultime direttive. 

Più tardi.

Quando finalmente Niccolò e i cavalieri escono dal castello sfilando fieri, dirigendosi in missione, ad attenderli c’è la moltitudine di persone del borgo, che gremita e trepidante  attorno alle vie li elogia euforica.  Il popolo cerca di carpire un saluto, una stretta di mano, piuttosto che un sorriso benevolo dei cavalieri che impavidi vanno con il conte Niccolò a eseguire un incarico importante. Con sorpresa di tutti, si sente un tripudio di campane straordinario, a simbolo di buon auspicio per il loro prestigio e il campanaro quel giorno esegue la migliore interpretazione, mentre le note delle stesse che suonano a festa giungono gioconde in ogni dove. I cavalieri e Niccolò considerano che al momento il paesaggio appare del tutto normale, passando attraverso la zona fluviale è inevitabile che si lascino pervadere dalla mite sensazione che rilascia il sovrano raggiante nel cielo, che riverbera i suoi raggi straordinariamente luminosi rischiarando tutta l’area. Procedendo attraverso le vie cave che già di se liberano una sensazione non comune, avvertono però uno strano presagio. Difatti, un inspiegabile freddo improvviso filtra attraverso i loro corpi e al di sopra dei cavoni spunta un oscuramento repentino dovuto a una nebbiolina argentea e glaciale.

All’improvviso si riconoscono partecipi in prima persona a un brusco cambiamento climatico, talmente fulmineo e spaventoso da preoccuparli parecchio. Nel luogo in cui si ravvisano a inoltrarsi percorrendola prudenti, si accorgono che la strada subisce un mutamento istantaneo. Un brulichio serpeggia sotto ai loro piedi. Il panorama passa da colorazioni vivaci all’insegna dell’estate con relativi aromi, profumi e temperature elevate, a condizioni termiche davvero freddissime. Convertendo l’intera estensione  a una completa scomparsa di sfumature, dove prevale in un crescendo sfolgorante il bianco e grigio. Finché lo sfondo assediato da un freddo polare, risulta essere inerte, apatico, senza profumi e come fossero a teatro dove il copione prevede un altro paesaggio, lo scenario è completamente cambiato. Mostrando delle ripercussioni preoccupanti, dato che dalle fronde degli alberi ridotti ormai a strutture glaciali, compaiono enormi alabarde acuminate di cui è difficoltoso passarvi attraverso. Stupiti e attoniti si chiedono come possono realizzarsi queste manifestazioni apparentemente irreali. Gli impavidi si spostano zigzagando per evitare di venire infilzati da quegli spuntoni spaventosi. Valicano il terreno circostante con estrema cautela spostando di volta in volta con la spada gli eventuali ostacoli che lambiscono la loro uniforme. Facendosi breccia con il solo entusiasmo che li spinge a proseguire per il bene di Etruria. Callisto viene letteralmente investito da un’alabarda che gli si conficca sulla sella del destriero, fortunatamente Niccolò che gli stava dietro, accortasi del fatto lo disincaglia tempestivamente liberandolo. Dopo aver superato il ponte sul fosso Picciolana avanzando con fatica e giunti alla tomba Ildebranda al Tempio di Suana, purtroppo trovano un’incresciosa sorpresa ad attenderli. L’accesso al tempio è completamente inespugnabile.

Il sole ha perfino subito una vera metamorfosi divenendo ora del tutto sbiadito, stinto, pare non abbia colore, i suoi raggi di mai visti così argentei riflettono in tutta la zona colpita dalla fitta coltre di ghiaccio in un crescendo di sfumature velate cristallizzando tutto il panorama. I cavalieri e Niccolò si rendono conto che è praticamente impossibile proseguire oltre, per verificarne gli accessi, le entrate o qualsiasi sbocco per accedervi. Verificando che sono completamente inattaccabili e rivestiti di ghiaccio.

<<Ecco cos’era quella sensazione di gelo che percepivamo>> sostiene Niccolò.

Tutta l’area è gremita da ghiaccio sfolgorante, impossibile il solo guardarlo, esservi vicino fa venire i brividi e il gelo sale lungo la schiena e tormenta la pelle. Sembra un paesaggio irreale, immaginario, sbiadito e scolorito come un retroterra artico. I destrieri dei cavalieri nitriscono confusi e realmente spaventati per lo scenario che si è presentato loro davanti, dimostrano irrequietezza scalpitando a più non posso. Niccolò cerca di rabbonire la creatura dicendo che tutto andrà bene, carezzandogli il dorso e la criniera, facendogli sentire che non è solo e così fecero gli altri. Al momento i cavalli si tranquillizzano un pochino, ma per poco. Appena scorgono la radura, gli alberi circostanti e gli animali caduti sotto l’effetto d’ibernazione rimasti bloccati nell’esatto punto in cui erano, con i candelotti di ghiaccio che pendono dalla loro figura, i destrieri tormentati si rivoltano inquieti, scalpitando e torcendosi a dismisura. Non stanno più nella pelle, vorrebbero di sicuro andarsene da li.

<<Fate attenzione ragazzi!>> enuncia Davide rivolto all’ordine dei cavalieri in generale.

<<Cercate di mantenervi  calmi il più possibile, anche i cavalli si possono alterare e creare un’ulteriore difficoltà nel proseguire. Come vedete è tutto permeato di ghiaccio e apparentemente è impossibile passarvi attraverso, ogni mossa va studiata per non incombere in passi falsi, quindi tranquilli procediamo lentamente. >>

<<Effettivamente è meglio essere cauti. A quanto pare il processo di congelamento mosso da Zorhobos si è divulgato in men che non si dica a nostra insaputa. >> avvalorò Niccolò.

<<Cerchiamo con calma di individuare una qualsiasi crepa, falda o fenditura, che possa essere in grado di condurci ad accedere all’interno senza correre rischi, ma state attenti potrebbe in alcuni punti rompersi il ghiaccio ed è facile caderci dentro. >> Dice loro Niccolò.

<<D’accordo Niccolò faremo attenzione>> sostennero muovendosi prudenti.   

Prima ancora che i cavalieri avanzassero per tentare di fare qualcosa, forse smossi da Zorhobos, gli arbusti ghiacciati con le loro ramificazioni si raccolgono a groviglio, frapponendosi nel loro cammino, per dare ancora più difficoltà di accesso al tempio, rendendo  davvero difficile il solo avvicinarsi.

<<Guarda Niccolò i rami seguono un gioco a spirale e ti avvinghiano al loro interno. >> dichiara Maurilio.

<<Grazie Maurilio si porrà attenzione>> rispose Niccolò. 

Benedetto il cavaliere audace per indole, non può credere che quella parete sia inattaccabile e preso da un istinto combattivo, si spinge in avanti, nonostante lo frenassero i tralci e le fronde congelate che si avvinghiavano a lui. Proseguì imperterrito con il suo destriero che a sua volta si dimostra essere veramente coraggioso. Si spinge oltre la vegetazione e giunge alla parete che ricopre l’entrata del tempio. Sembra una superficie riflettente gigante, uno specchio di ghiaccio che sbarra la strada davanti a loro. Benedetto a questo punto con la spada prova a dirigere il fendente in alcuni punti … ma è tutto inutile, come la lama giunge a contatto con la coltre di ghiaccio, questa viene immediatamente carpita dalla stessa e incorporata senza indugio al suo interno e con lei lo stesso cavaliere che non può nulla contro quest’avvenimento. Andrea nel vedere la sparizione del suo fedele amico ne rimane sconvolto e cerca senza indugio e in tutti i modi, di farsi largo con la lama della spada a doppia impugnatura, ma è tutto vano, la lama rimbalza da un sottile strato di materia inespugnabile e attratta dalla parete di ghiaccio carpisce irrimediabilmente anche lui al suo interno. Davide e Niccolò si accorgono che Flaviano con modo irruento e repentino si stava muovendo alla stessa maniera degli altri due cavalieri per cercare di salvarli dalla situazione. Di conseguenza cercano di anticiparlo e a persuaderlo nell’intervenire.

<<Non andare!>> dichiarò deciso Davide rivolto al ragazzo. Anche Niccolò gli dice la stessa cosa.

<<Ma io... >>

<<Aspetta Flaviano non azzardare a spaccare il ghiaccio, non ti accorgi che ogni tentativo è inutile, ti succederà la stessa cosa, sarai incorporato anche tu e conglobato nella morsa di ghiaccio. >>

<<No!>> urla <<è impossibile che succeda anche a me, io ho intenzione di riprenderli!>>

reagisce Flaviano con un impeto irruento come solo un ragazzo giovane trapela nei momenti di angoscia.

<<Non può essere successo davvero! Creerò  una spaccatura nel ghiaccio,  loro sono lì dietro, non possono essere spariti è uno scherzo. Un pessimo scherzo!>> esclama sconvolto Flaviano tristemente colpito dagli eventi.

<<No! Flaviano non è uno scherzo è tutto vero! Fermati!>> ribadisce Niccolò.

Invece ostinato Flaviano prosegue nel suo intento, deciso più che mai a vincerla sui fatti.

<<Chissà quale entità può permettersi di fare tutto questo? Saranno lì di sicuro vedrete. >> Replica Flaviano.

Deciso Flaviano fende la spada con maggiore forza rispetto a quella determinata di sempre, confidando di ottenere così un’incrinatura, ma purtroppo tutto  si rivelò superfluo, ne rimane aggrovigliato lui stesso e rapidamente si crea il processo evanescente per convogliarlo ai sotterranei del tempio di Suana come gli altri.

<<No! Anche Flaviano no! Non può essere!>> affermano attoniti i cavalieri e preoccupati si lasciano per ora andare allo sconforto rimanendo ammutoliti.

I cavalieri costernati cercano di guardare oltre la coltre ghiacciata per capire che fine avessero fatto Flaviano, Andrea e Benedetto. Ma non videro nulla, difficile dare una spiegazione, erano spariti totalmente. Il gelo che passa attraverso la pelle stando lì ad aspettare di agire a ridosso del tempio è incredibile, fa loro mancare il respiro. Riconoscere la vegetazione rigogliosa rivestita di bianco in estate è davvero sconcertante e lo è più di tutto vedere gli animali che solitamente regnano da queste parti, carpiti e convogliati all’interno di questo suolo gelato.

<<Come facciamo adesso a recuperare i cavalieri e tutta la gente sparita all’interno del tempio?>> chiede preoccupato Eligio rivolto a Davide e Niccolò.

<<Forse è il caso di tornare a palazzo per ora e studiare un altro metodo per fronteggiare tutto questo >> risposero entrambi d’accordo.

 Intanto Zorhobos … dall’interno del tempio e davanti al blocco zirbhas scorge tutto. Sogghigna compiaciuto nel notare che Niccolò e i cavalieri non riescono a conquistare la via di accesso al tempio. Sollecita a quel punto Matilde dicendole di sbrigarsi a farle pervenire al più presto i castellani affinché lui possa farli suoi seguaci. Pertanto Matilde dal canto suo comincia quella che sarà la disfatta dei castellani di Statonia. Li ipnotizzerà uno ad uno rendendoli incapaci di reagire e attraverso lo specchio ubicato nella sua stanza e ricoperto di ghiaccio li avvicinerà a Zorhobos che definirà l’acquisizione, per incorporarli alla roccia megalitica nel tempio di Suana. La perfida sorella di Aurora dà inizio così, alla sua scalata per il processo di reclutamento. Apre lo spettacolo negromante recandosi seducente da Basilio lo stalliere, proprio la persona che di lì a breve avrebbe dovuto accompagnarla a casa. La donna per quell’occasione indossa un abito che la rende amabile, realizzato in broccato colore del ghiaccio, con le maniche a sboffo e al collo una collana delicata come gli orecchini di brillanti. Non era mai stata così bella ed eterea. Il suo portamento assoluto e sinuoso attraversa quelle spaziosità di pregio, come mai aveva dimostrato prima, la sua aura è distinta da una nuova luce del tutto irraggiungibile. Al suo passaggio i castellani rimangono ammutoliti e stupiti allo stesso tempo. Completamente incapaci di prendere qualsiasi risoluzione, se fermarla perché teneva un atteggiamento sospetto o dimostrare indifferenza e lasciarla andare. Ovviamente preferirono lasciare che si diriga dove voleva, perché in questo caso nessuno aveva potere su di lei e la forza che diffonde è sufficiente per incutere paralisi sugli altri. Matilde si reca senza indugio alle scuderie, dove sfodera prontamente il suo fascino, per far cadere Basilio nella sua trappola e condurlo rabbonito dagli effetti del suo potere, direttamente da Zorhobos. Sul momento Basilio nel vedere quanto presto la donna ci abbia messo a guarire e a esibire la sua bellezza così sfrontatamente, ne rimane allibito. Tuttavia  quando le si avvicina, subisce il suo fascino cambiando radicalmente, poiché commise l’errore di guardarla negli occhi. Lei, infatti, scaltra e abile, adopera per la cattura il sistema ipnotico. La donna facendo intendere che lo avrebbe baciato si protrae addosso a Basilio che reso inerme e remissivo, dopo averla guardata negli occhi di un colore del ghiaccio così intenso e a seguito di un suo cenno, languidamente la segue, pronto e docile come un agnellino che si fa condurre dal cane pastore dove vuole.

<<Ma dove vai Basilio?>> gli domanda Germano vedendo lo sguardo assente dell’amico.

<<Non preoccuparti Germano vado con questa stupenda dama, dal momento che me ne sono perdutamente innamorato>> rispose lui pacato e stranamente rincretinito.

<<Innamorato? Non scherzare! Ne sei sicuro? Ma tu non eri innamorato di Lisetta la lavandaia?>> gli chiede Germano.

<<Bah! Sì lo ero! Appunto! Però ragazzo mio ora come vedi sono molto innamorato di Matilde la dama di Velx, anzi la duchessa e non ho tempo per nessun’altra>> rispose nuovamente Basilio inebetito.

<<Mah! Sarà come dici tu! A me sembra alquanto bizzarro il tuo contegno, poiché da un momento all’altro hai perso la testa per questo tipo di donna, che fra l’altro a te non è mai piaciuto, ma se tu ne sei convinto, sta bene anche a me>> assicurò Germano da buon amico con convinzione.

                                                        Capitolo ventiseiesimo                

Matilde con un’ottima opera di persuasione conduce Basilio in camera sua. Nelle segrete e nelle stanze rumori avversi annunciano il passaggio di presenze sinistre e Aurora non può non accorgersene, si sposta prudente verso la sala dei dipinti e sente attraverso le mura che qualcosa non va come dovrebbe. Un rumore sgradevole e improvviso la fa preoccupare. e nota un fulgore improvviso abbagliante e repentino con effetto raggi di luna provenire proprio dalla stanza di Matilde. La luce accecante fuoriuscire da sotto la porta e una brezza gelata vi passa attraverso facendola ora rabbrividire. Matilde, infatti, in men che non si dica ha fatto poggiare di rimpetto allo specchio ghiacciato Basilio, che senza indugio viene carpito al suo interno e sbalzato al tempio di Suana, dove ad attenderlo Zorhobos con la solita tecnica lo incastona a ridosso della pietra megalitica. A quel punto Aurora che sapeva benissimo le reazioni di sua sorella qualora cercassero di entrare nella sua stanza per fare chiarezza, decide che forse era meglio per evitare qualsiasi disappunto, andare ad aspettare Niccolò nella sua camera. Di quello che aveva appena notato gliene avrebbe parlato al suo rientro e si augurava nel frattempo che la situazione non fosse preoccupante. Il dottor Galeno stupito dell’improvvisa guarigione di Matilde volle farle visita per sincerarsene di persona, bussa quindi alla porta.

<<Duchessa!>> La chiama il medico. Poiché non sente risposta bussa nuovamente.

Lei ovviamente non risponde perché non ha più la facoltà di parlare, ma ode comunque e apre la porta più fatale che mai.

<<Buon giorno duchessa>>  pronuncia Galeno il medico.

Non ottiene risposta, ma comunque la donna gli fa cenno di entrare.

Il medico nota che ha un aspetto affascinante e come d’incanto vede che cammina e si muove perfettamente, anzi forse meglio di prima, stupendosi di questa ripresa.

<<Mah! Duchessa! Noto con piacere che camminate benissimo come vi sentite?>> chiede incuriosito il medico.

La donna non dice nulla. E il medico a questo punto notando l’indifferenza della stessa a pronunciare qualsiasi parola, si chiede se mai quella caduta possa in qualche modo, anche se oscuramente, averle potuto provocare un trauma. La donna approfitta della costernazione del medico per avvicinarsi di più a lui. Con le labbra quasi a un centimetro da quelle del medico, gli fa credere che lo avrebbe baciato, quando invece il suo intento è quello di guardarlo fisso negli occhi, mentre lui svenevole ne subisce il fascino e stregandolo riesce a ipnotizzarlo. In seguito lo fa all'istante appoggiare di fronte allo specchio ghiacciato dove viene preso subito al suo interno e scagliato al tempio di Zorhobos che lo incastona a ridosso della pietra megalitica. Combinazione Eberardo il castellano cercava Galeno poiché gli aveva promesso che gli avrebbe dato un’occhiata, dato che da un po’ di giorni sentiva un lieve dolore all’addome, ma nessuno seppe dirgli dove fosse, chiese anche ad Aurora ma ovviamente non seppe dare alcuna indicazione. Eberardo a questo punto tentò l’ultima possibilità, gli venne in mente che potrebbe trovarlo dalla duchessa Matilde, magari era andato lì per verificare se stesse bene, si arma di perizia e bussa alla porta.

<<Duchessa Matilde buon giorno>> le dice parlandole attraverso la porta chiusa.

Lei ovviamente non rispose. Eberardo allora bussa un’altra volta.

A questo punto Matilde apre la porta e inclinando la testa in segno di saluto gli fa credere che aveva visto il dottore indicando a Eberardo di entrare e seguirla. Con estrema abilità lo carpisce prontamente senza perdere alcun secondo, privandolo della facoltà di reagire, avvicinandolo subito allo specchio dove avrebbe seguito il suo corso per Suana. Aurora ignara della cospirazione mossa da sua sorella si vuole concedere un po’ di tranquillità nell’attesa del ritorno di Niccolò e i cavalieri della farfalla dorata, preoccupata degli strani fenomeni che si stanno verificando a Palazzo. Si dirige quindi alla terrazza dove nota con suo grande stupore che il panorama è completamente mutato. Scorge in lontananza una coltre velata d’argento che primeggia nella valle, formando una specie di cupola di cristallo ed espandendo un fiotto di raggi argentei sviluppati su tutto il territorio, creando uno spettacolo suggestivo davvero entusiasmante ma allo stesso tempo spaventevolmente  raggelante. È confusa, agitata, forse spaventata, gradirebbe sapere come stanno andando le cose. Desidererebbe essere con loro, vorrebbe avere vicino l’unica persona che le infonde sicurezza. Francamente sì, non lo esclude, desidera proprio che Niccolò sia già lì con lei.

A poco a poco sente mancarle il respiro. Il suo cuore subisce un forte sobbalzo, le sale la pressione, la circolazione del sangue si ribella repentina. La sensazione di sgomento la soggioga mentre si sente un groppo alla gola. Avverte un forte senso di malessere incomprensibile, come indotta a uno stato confusionale. Forse è panico, paura. Si chiede cosa sia quello che sta provando e non riesce più a tranquillizzarsi. Si sposta … su e giù per la terrazza in preda a un’agitazione incredibile, cosa fare? Ripensa a tutto quello che Niccolò le ha detto in merito a Zorhobos e ne è spaventa. Ha paura che lui non possa tornare, sente che non sosterrebbe il peso all’idea di perdere Niccolò. Che si sia innamorata? Che sia amore? Ha solo la cognizione che sta malissimo e che darebbe qualsiasi cosa per essere vicina a lui. Cecilia stava giusto passando in quel momento per ultimare le sue faccende e la vede da sola e triste in terrazza, che articolava parole rivolte a se stessa più che mai preoccupata.

<<Aurora piccola che ti succede? Che cos’hai? Ti senti bene?>> chiede premurosa Cecilia.

<<Sì! Si, almeno credo di stare bene, non preoccuparti Cecilia è che … vedi… mi sento … così…così…>>

<<Come così? È? Cosa dici Aurora, così come?  Dimmi mia cara quali pensieri ti preoccupano?>>

<<Mia dolce Cecilia credi che possa esistere l’amore a prima vista, il colpo di fulmine insomma?>>

<<Bah, decisamente ho idea che possa esistere, si credo proprio di sì, perché tesoro?>>

<<Considera due cose Cecilia o sono stata colpita da una strana malattia, o credo proprio di essermi innamorata. >>

<< Oh! Cara, e posso sapere di chi ti saresti innamorata?>> le chiede Cecilia.

<<Emh! … Del conte Niccolò Cecilia! Capisci?>>

<<Oooh! Ah! Tesoro, capisco. >>

<<Cecilia ora che faccio? Sto male al solo pensiero che lui possa essere in pericolo. >>

<<Dai non fare così. Non devi preoccuparti, tutto andrà bene, mi sembra una personcina davvero a modo e coraggiosa, non gli succederà niente vedrai>> sostiene Cecilia cercando di tranquillizzarla.

<<Tu dici?>>

<<Ne sono sicura!>>

<<Mia cara Cecilia la sola idea di non rivederlo mi restringe il cuore, vorrei raggiungerlo al più presto, mi piacerebbe fosse scongiurato il pericolo delle influenze negative che incombono su Etruria già da ora. >>

<<Lo so cara. Ma si che lo rivedrai presto non angustiarti in questo modo>> rinforza la fida ancella.

<<Il desiderio più grande è quello di poter vivere un’Etruria con la serenità che vi regnava prima della comparsa delle influenze negative. >>

<<Anche per noi è così Aurora credimi. >>

<<Oh! Cecilia perché sto così male?>>

<<Dolce Aurora!>> enfatizza l’ancella.

Cecilia si sedette vicino ad Aurora la prese delicatamente fra le sue braccia e facendole appoggiare la testa nella sua spalla le carezzò amabilmente i delicati capelli e le parlò più che da amica, quasi come fosse una madre.

<<Mia cara da queste tue emozioni se ne deduce che sei di sicuro innamorata di lui. >>

<<Oh! Cecilia… >> sospira Aurora rilassandosi al tocco della donna. <<È proprio così che si manifesta la nascita dell'amore?>>

<<Credo proprio di si mia cara. >>. <<Anche a te accadeva la stessa cosa?>>

<<Esattamente! Un tripudio di emozioni prende il sopravvento. Accade tutto così in fretta che non hai tempo di fartene una ragione. Un carosello di emozioni si accavallano. Ti si rivela una sorta di tumulto interiore, un subbuglio di trepidazioni si sovrappone ai tuoi pensieri, sembra che nemmeno la terra sotto i piedi ti possa sorreggere. >>

<<È vero! È proprio così che mi sento >> afferma con un’esile voce Aurora.

<<Ti manca il respiro, il cuore sussulta nel petto, un brulichio interiore domina lo stomaco e da attore protagonista ben deciso a scalzare i tuoi pensieri non se ne va neppure se lo desideri. >>

<<Oh! Già! Proprio così>> conferma Aurora.

<<Sai dolce Aurora il succedersi della nascita dell'amore, fa sì, che scatti un meccanismo particolare dentro  di te,  come una specie di assillo che s’incastra nell’animo. >>

<<È incredibile come tu possa capirmi così bene. >>

<<Già! Perché anche io sono stata baciata dalla fortuna di aver potuto assaporare la gioia e la pena dell’amore. >>

<<Sul serio?>>

<<Oh! Si! Vedi Aurora è come se una spina si conficcasse nel tuo animo e inizia a pungere poi a rodere instancabile, come un tormento che richiede tensione e nessun ritrovato terapeutico può debellarlo. >>

<<Oh! Cecilia cara ma dici che passerà?>>

<<Purtroppo procede tortuosamente qua e là, dal cuore si sposta alla bocca, dalle labbra al fremito delle tue mani, mentre il pensiero continua a posarsi su di lui costantemente. Oh! passera si che lo farà… dal momento stesso in cui potrai confrontarti con lui.

<<È pazzesco! Il modo in cui si è inermi davanti a questa manifestazione?>>

<<Già! È proprio vero! La sensazione che avverti è come quella di una trivella che s’insinua nel cervello, ti si blocca nella cavità dello stomaco, poi stringe le vie dei bronchi impedendo appunto il respiro!>> assicura  Cecilia sapendo bene come ci si sente in quelle circostanze.

<< È proprio vero! Cecilia! ... che devo fare?>>

<<Nulla! Cara! Aurora è proprio come un tarlo che s’insinua sfacciato e domina prepotente la tua ragione, in sostanza si appropria dei tuoi pensieri fino a che non si trova il rimedio del compiacimento d’amore. >>

<<Si! È davvero così che mi sento Cecilia, come riesci a descriverlo così, così … reale?>> Le domanda Aurora talmente su di giri che quasi le gira la testa.

<<Vedi mia cara io ci sono già passata e ti assicuro che è la sensazione più bella che abbia mai provato in vita mia. Nessun’altra realtà si manifesta in questo modo, con tale irruenza, passione, con questa energia, con un impeto che non ha eguali. >> Le rispose con sapienza Cecilia.

<<Sai che hai ragione! … nonostante ci si senta perduti in qualche modo è proprio questa la sensazione che prevarica sulle altre. >>

<<Vedi cara, l’attuale realtà che stai vivendo si espande e progredisce a dismisura, occupando i terreni fertili dei tuoi pensieri, in questo modo smuove i primi sogni, riorganizzando i tuoi sentimenti e facendoti sentire impotente a combattere questo germe meraviglioso che trabocca con tutto il suo vigore in te. >> Le dice placida Cecilia.

<<Oh! Cecilia dici allora che mi sono proprio innamorata?>>

<<Certamente figliola! Si! Proprio così, mia cara e non c’è nulla che tu possa fare o dire per cancellare questo autorevole sentimento. >>

<<Oh! Cecilia cara. >> rincalza Aurora posando la sua testa nella spalla della donna favorita della sua sensibilità.

<<Devi solo essere paziente Aurora cara e vedrai che al suo ritorno tutto si sistemerà. E ti stupirai quando ti accorgerai di essere corrisposta, perché se non errò lui non ti è del tutto indifferente?>>

<<Oh! Lo spero Cecilia, per ora mi basterebbe che lui ritorni sano e salvo. >> 

<<Andrà tutto bene e vedrai che farà ritorno al più presto con i cavalieri al seguito. >>

<<D’accordo! Cecilia amabile amica grazie di cuore, le tue parole hanno il potere di rasserenare. >>

<<Figurati cara. >>

Pare una coincidenza ma Aurora e Niccolò in una simbiosi perfetta, uniti dallo stesso fine, cercano di non pensare l’uno all’altra, per il momento entrambi all'oscuro delle vicende che si stanno svolgendo attorno a loro, procedendo ugualmente se pur inquieti e tristi, nei loro intenti. Aurora cullata dalle tenere carezze di Cecilia si assopisce rincuorata. È molto presto quella mattina, il cielo riversa i suoi colori già decisi in un crescendo di rosso arancio e il raggiante è già spuntato in alto del suo podio a dominare radioso la vallata.

Matilde esce dalla sua stanza per dirigersi dove sa che a quell’ora qualcuno di facile preda è già sveglio e per di più chiuso nel suo atelier senza occhi indiscreti. Si tratta di Tarcisio il pittore, il quale è già all’opera per fare nascere un capolavoro richiesto da Agnolo il diacono per adornare la navata della chiesa di San Rocco. Decisa la donna bussa alla porta. Tarcisio si chiede chi possa essere alle sei del mattino che bussi alla sua porta, visto che sa i primi a svegliarsi sono gli addetti alla cucina, si immagina possa essere uno di loro. Si decide apre la porta e si trova davanti quella visione inaspettata, l’aura che espandeva Matilde quella mattina è decisamente incantevole, nonostante nasconda secondi fini che lui decisamente non immagina nemmeno lontanamente.

<<Buon giorno duchessa. >> Le dice Tarcisio stupito di quella visita.

Tarcisio è un uomo affascinante e per niente sgradevole quindi la donna decide di giocare un po’ con lui a sua insaputa. Sfoggiando un aperto sorriso e allungando la mano sul suo volto gli concede una benevola carezza. In questo modo la donna rilascia una fragranza gradevole e il profumo lo inebria immediatamente. Lui già colpito e stregato dal suo fascino la invita a entrare. L’ispirazione di cogliere l’attimo per un pittore è basilare e osservando la bellezza che rilascia la donna gli venne in mente che la stessa possa posare per lui, per tentare di catturare quella luce che permea in lei. Glielo fece capire invitandola ad accomodarsi nel sofà. Lei sagace, intuendo i propositi del pittore, si accomoda e si sdraia risoluta raccogliendo il vestito e lasciandone cadere un lembo che tocca terra. La visione agli occhi di Tarcisio è a dir poco celestiale, senza che lui aggiunga altro, Matilde si abbassa le spalle dell’abito, lasciando intravedere di sfuggita i seni esuberanti. Mentre lui inevitabilmente confuso perde completamente la testa, non essendo abituato a tale consenso legato a spudoratezza correlato a una modella, si dice con un sospiro interiore, quanto è bella! Compiaciuto di tale regalo piovuto dal cielo all'improvviso e gradito maggiormente perché non reclamato, si presta a dipingerla.

<<Sì! Bene così! Matilde si lasci pure andare, cercherò di rendere immortale quest’immagine così come mi appare, radiosa e fulgente. >> Dichiara il pittore appagato della circostanza propizia. Lei perfino si scioglie i capelli e con impalpabili voluttà, si concede senza sosta più ardente che mai all’ignaro sguardo del povero Tarcisio, sfolgorando pose sempre più eccitanti, mentre lui fatalmente e rovinosamente ammagliato, si offusca la mente per la smania di averla. Fu per Tarcisio un attimo fugace, fulmineo,  repentino, intanto che una vampata di calore lo assale, sentendosi colare leggere goccioline che imperlano la fronte. Bensì lei intuendo le vere intenzioni dell’uomo serra l’esca fatale per circuirlo. Schiude la bocca a bacio e con la mano destra agitando l’indice avanti e in dietro con un cenno provocante lo incita ad andare verso di lei, facendogli credere che arde per lui e che non può più aspettare. La bontà dell’uomo è tale, che nulla può fare di fronte all’astuzia della donna e cade letteralmente nelle sue braccia, avvolto da quella spirale di sensualità sprigionante dalla donna. Come l’uomo si avvicina Matilde lo avvolge stretto a se e lo sorprende con un rovente bacio. Il pittore perso in una sensazione ineffabile, al punto da perdere i sensi, si abbandona a quell’effusione seducente e chiudendo gli occhi si lascia andare totalmente in balia della donna. Mentre lei scaltra e senza scrupoli, ne approfitta immediatamente per ipnotizzarlo non appena lui riapre gli occhi, per condurlo nella sua stanza e consegnarlo a Zorhobos. Matilde più decisa che mai a portare a termine durante la mattinata almeno quattro prese di possesso, si reca ora dal diacono Agnolo nella chiesa di San Rocco dove sa che a quell’ora l’avrebbe trovato solo. La donna si avvicina all’altare sedendosi ai primi posti. Ponendosi a testa bassa avvolta nel cappuccio del suo mantello, per far intendere che si rivolge in preghiera, mentre aspetta il momento opportuno per agire. Il diacono come la vede, le si avvicina per salutarla e a congratularsi con lei per aver aperto la giornata all’insegna della conversazione con il signore in nome dei buoni propositi. Con una lentezza estrema Matilde alza piano la testa sfoderando lo sguardo celato dietro il cappuccio e senza perdere tempo o dar modo ad Agnolo di reagire, lo ipnotizza immediatamente esortandolo a seguirla. Mentre lui docilmente si lascia condurre nella sua stanza, dove la donna lo consegnerà a Zorhobos. Matilde considera che prima di tutti possa dedicarsi alla cattura di quegli elementi che si adoperano con i loro favori a palazzo esercitando da soli, quindi di facile preda, rispetto a chi svolge un lavoro in gruppo e deve farlo nelle ore mattutine. Poiché tutti si sarebbero risvegliati di lì a poco e magari l’avrebbero potuta notare e bloccare nei suoi intenti. Si reca pertanto da Ugo il falegname, che prevede si alzi anche lui a un’ora presta, per svolgere al meglio i suoi compiti. Risoluta si reca alla falegnameria e come aveva previsto Ugo era già lì. L’uomo intento a lavorare alla segheria come la vede arrivare si blocca all’istante. Cercando di togliersi di dosso l’imbarazzo. Si da una pulita alle mani e la guarda risoluto. Non le piaceva quella donna, le dava l’idea che nascondesse sempre qualcosa di oscuro, ma si decide e la saluta.

<<Buon giorno duchessa, posso esserle utile in qualche modo?>>

Lei leggiadra come una farfalla si aggira fra i banconi da lavoro con volteggi e giravolte, sfoggiando la sua oscura bellezza e facendo girare la testa all’uomo,  al punto tale che  sconcertato da tutto questo roteare, non capiva più niente e nell’istante che le rivolge lo sguardo … beh è fatta, lei se n’è impadronisce facendolo cadere in trance. Ora è pronta ad andare da Elfisio il tesoriere che si alza presto per fare i conti e impartire i denari a chi andrà a fare acquisti al mercato stabilendo quanti dovrà darne a ciascuno. Matilde bussa nello studio. Subito Elfisio va ad aprire. L’uomo cerca di essere gentile nonostante non gradisse quella visita inaspettata

<<Buon giorno signora come posso aiutarla?>> Non riceve risposta.

La donna ormai allenata alla scaltrezza si precipita di soppiatto e velocemente lo bacia senza indugio sulla bocca. L’agitazione di lui fu tale che ne rimane scioccato e confuso al punto tale da aggredirla a parole  urlando.

<<È forse impazzita? Guardi che io sono un uomo per bene e per di più sposato, cosa crede?>> proferì furioso.

Purtroppo e inevitabilmente l’uomo commise l’errore di guardarla negli occhi, dove lei rapida si presta ad accanirsi su di lui trascinandolo a se con lo sguardo, consegnandolo con il solito processo a Zorhobos.   

 Capitolo ventisettesimo

Niccolò si rende conto che la situazione è veramente preoccupante, poiché il luogo si mostra inespugnabile e permeato di ghiaccio e l’estendersi di quella calotta è talmente profuso che nessuno può farci nulla per il momento, visto che non si riesce a varcare alcuna soglia. I fendenti delle spade non possono nulla, i cavalli si spaventano e faticano a proseguire. Gli animali inevitabilmente si recano da soli verso le pietre megalitiche. Pare proprio una situazione senza via d’uscita. Sgomenti e confusi i cavalieri dopo aver cercato inutilmente di fermare i loro compagni, sono indotti a conferire con Niccolò sul da farsi per non incombere tutti al medesimo sortilegio e a farsi sopraffare dal gelo circostante.

Tale condizione mette il giovane in una situazione di inadeguatezza dove si sente nettamente responsabile, e triste si sgomenta. Senza che gli altri se ne accorgano quasi a sentirsi venir meno, si sposta in prossimità di una pietra e all’improvviso prorompe in lui un pensiero tormentato. Appare davanti a lui l’immagine di Aurora, sente che nel corso degli avvenimenti potrebbe succedere che non la riveda più. Perfino il cuore gli sobbalza in gola all’impazzata, desidera che tutto possa andare bene per rivederla almeno un’altra volta. Avverte la straordinaria sensazione che può definirsi solo nell’amore. Forse la ama e non desidera altro che tutto vada per il verso giusto per poterla riabbracciare. Spontaneamente quasi barcollando si ravvicina alla pietra non ancora ghiacciata, si appoggia per sorreggersi  cercando di riflettere sui passi da seguire per far fronte a quest’evento. In quel preciso momento e del tutto inaspettato si concretizza per fortuna il sostegno che le è più congeniale in quel frangente. In un vorticoso giro e un’espansione di fasci luminosi argentei, compare Auxyry la farfalla guida dorata. Piccola e graziosa come la prima volta che l’ha vide, esegue una serie di spirali attorno a lui per andare a posarsi sulla sua mano, e con agilità e calore proferisce il suo sapere.

 

<<Buon giorno Niccolò finalmente può esserti utile la mia presenza. >>

 

<<Auxyry è un piacere sapere che sei qui buon giorno a te. >> Rispose entusiasta di vederla Niccolò. <<Ma dimmi Auxyry esiste un modo per sconfiggere lo spirito delle influenze negative? Pare che al momento non ci sia alcuna soluzione. >>

 

<<Una soluzione c’è, solo che per riuscire a ottenerla devi prima affrontare con successo alcune prove. >> Gli risponde lei in maniera soave caracollando giocosa attorno a lui.

 

<<Uh! … alcune prove? ... Dimmi pure Auxyry in cosa consistono queste prove?>>

 

<<Ascolta bene quanto sto per dirti. >>

 

<<Si certo ascolto. >>

 

<<Ebbene… dovrai affrontare la bellezza di sei prove. >>

 

<<Sei! Bene si d’accordo!>>

 

<<Imprimi nella mente Niccolò che né per la prima prova, né per le altre cinque, non ti è dato a sapere come superarle. >>

 

<<Ah! ... d’accordo!>>

 

<<Sarà la tua saggezza a prevaricare fornendoti il modo giusto di agire. >>

 

<<Lo spero. >>

 

<<Certo! Ne sono sicura! Inoltre non sei tenuto a mantenere un ordine progressivo, sarai tu a decretare come e quando superarle. >>

 

<<Perciò sono sei le prove che dovrò affrontare senza pormi un ordine preciso?>> Ridomanda stupito ma deciso ad affrontarle.

 

<<Sì! Inoltre tali prove in teoria dovrebbero essere superate senza che tu ne abbia cognizione, altrimenti non sono valevoli e per quanto ti sembreranno strane, sarà l’unico modo per avere la possibilità di avvicinarti a sconfiggere definitivamente Zorhobos. >>

 

<<Ah! Dimmi allora Auxyry in cosa consistono queste prove?>>

 

<<Ecco la prima prova consiste nell’essere in grado di cercare le sette perle dissimili fra loro, sia di grandezza, sia di bellezza, baciate perennemente dal sole e dalla luna di Etruria, dove proprio in una di esse sarà nascosto lo spirito delle influenze negative, nel luogo in cui assieme ai suoi seguaci tiene prigionieri gli abitanti del regno di Etruria. >>

 

<<Un momento, come le perle?>> chiede stupito.

 

<<Devi sapere che a Etruria si narra la leggenda delle sette perle della collana leggendaria di Venere, che dopo averle perdute nuotando nelle acque limpide del mediterraneo, sono riaffiorate sotto un’altra forma qui a Etruria. >>

 

<<Sul serio?>>

 

<<Si! E proprio come una collana di perle è la diversità fra loro che le contraddistingue, dove la catena che le unisce è un unico elemento di vitale importanza. >> Gli spiega lei con leggiadria.

 

Niccolò la ascolta con molta attenzione appoggiato alla pietra rassicurato dal suo arrivo.

 

<<La seconda prova consiste nel dimostrare a tutti che ti prodighi per gli altri a costo della tua stessa vita. >>

 

<<Non di facile esecuzione questa! E cosa dovrei fare?>>

 

<<Non temere lo scoprirai da solo. >>

 

<<D’accordo!>>

 

<<Per quanto riguarda la terza prova invece, devi dimostrare che ami gli animali in modo incondizionato. La quarta fornire la prova che ami sinceramente la natura. Durante il tempo in cui dovrai riuscire a superare alcuni difficoltosi percorsi uscendone indenne per la quinta prova.

 

<<E la sesta prova invece in cosa consiste?>> chiede Niccolò.

 

<<Allora potrai superare la sesta e ultima prova, la più impegnativa, quella strettamente legata alla resa di Zorhobos, solo se riuscirai a sciogliere i dissapori che regnano fra le genti a Etruria trovando una soluzione unanime>>

 

<<Ops! Bene! Mi pare che avrò da persuadermi con tali compiti. >>

 

<<Avrai bisogno di tutti questi principi per far fronte a Zorhobos, dato che è l’unico modo per poterlo annientare completamente e con lui questo sortilegio che incombe su Etruria. >>

 

<<Spero di farcela. Il tempo scorre inesorabile e per fare tutto questo ce ne vuole parecchio. >>

 

<<Non devi preoccuparti di questo, il tempo ti sarà complice vedrai. >>

 

<<Quasi mi convinci!>>

 

<<Inoltre per poterlo sgominare è necessario che sia un re a poterlo fare. >>

 

<<Un re?>>

 

<<Si! E per questo occorre che ce ne sia uno al più presto. >>

 

<<E come si fa a trovarlo?>>

 

<<Sciocco! Tu lo sarai! Ma solo dopo aver superato queste prove. Tutto questo succederà una volta che entrerai in possesso degli elementi che si rimetteranno a te per eleggerti re. >>

 

 

<<Perbacco! Gli elementi e quali?>>

 

<<Tu li hai già visti in qualche modo, si trovano alla necropoli di Sileno precisamente a Xzarlopea>>

 

<<Vuoi dire … la corona …?>>

 

<<Si praticamente quei distinti elementi vale a dire: Xritrio, Xaxsyda, Xlonhe, Xyarho, Xydha e Xyuynya saranno essenziali alla tua investitura a re. >>

 

<<Oh! Ho capito! Ma non mi puoi dare qualche altro suggerimento Auxyry?>>

 

<<Niccolò le risorse per giungere a validi espedienti sono già in tuo possesso credimi. >>

 

<<Come sarebbe a dire sono già in mio possesso?>>

 

<<Ebbene gli stratagemmi sussistono sovrani dentro di te, vedrai che affioreranno quando meno te lo aspetti e ti sapranno indicare la via. >> Gli dice  con  estrema dolcezza Auxyry.

 

<<D’accordo, spero solo di essere in grado di mettere a frutto il mio ingegno. >>

 

<<Ci riuscirai di sicuro vedrai, non per nulla sei tu il prescelto. Ora dimmi Niccolò Tutti gli abitanti ti conoscono come conte vero?>>

 

<<Beh si!>> risponde perplesso il giovane.

 

<<Ebbene, il regno di Etruria da molto tempo non ha autorità da re nonostante sia nominata per i suoi degni imperatori. >>

 

<<Ci sono degli imperatori oltre a quello malefico?>>

 

<<Si… che attendono il loro re. È giunta perciò l’ora che a breve ci sia la tua cerimonia d’investitura. >>

 

<<Vedi che è come dico, manca il tempo, come faccio a fare in modo che si realizzi tutto questo?>>

 

<<Se ti comporterai convenientemente il tempo ti sarà servile. Tuttavia perché questo avvenga tutti i dimoranti del reame devono esporre le credenziali a favore tuo e solo dopo che avrai portato a termine le prove, a quel punto potranno decretarti e riconoscerti come loro indiscusso Rasenna Lucumone re di Etruria. >>

 

<<Ho capito!  Allora cercherò di fare del mio meglio, grazie Auxyry>>. Rispose lui.

 

    <<Bene!Ora torna dai tuoi fidi cavalieri e cerca di tranquillizzarli. >>

 

<<D’accordo!>>

 

<<Ah! Un’altra cosa, ricorda che gli oggetti ricevuti in dono, potranno tirarti fuori dagli imprevisti senza che te ne possa a volte rendere conto, l’importante è che tu creda fermamente ad Aurinia a me e alle forze indiscusse di Cassiopea che vegliano continuamente su di te per farti portare a termine gli incarichi. >>

 

<<D’accordo lo farò grazie. >>

<<Va ora e ti auguro buona fortuna Niccolò. >> Gli risponde lei con delicata comprensione.

 

<<Grazie Auxyry anche se confesso non mi sembrano compiti facili, riuscire a intuire come muoversi senza una precisa indicazione, non è cosa da poco e mi confonde il fatto di cercare le perle. >> Reagì lui un po’ preoccupato.

<<Lo so Niccolò ma la tua indole capace, il tuo essere brillante, ti porterà a scoprire man mano le vie d’accesso per le prove e l’arcano enigma che le racchiude. >>

 

<<D’accordo ma concedimi il beneplacito di accusare un po’ di stupore. >>

<<Hai ragione così come le ho indicate non sono per niente esplicite, ma l’influenza di Cassiopea ha stabilito che questo è il messaggio che ti avrei trasmesso, affinché la sorgente di capacità che sgorga dentro di te si riveli come fonte inesauribile, permettendo alle tue risorse di manifestarsi. >> Proferì lei.

 

<<D’accordo allora e ancora grazie Auxyry>>. Le disse con dolcezza.

 

<<Grazie a te Niccolò, ora va e sta sereno>>. Gli risponde lei certa di avere trovato in lui un sicuro paladino.

 

Niccolò torna rincuorato e subito Callisto il più simpatico e giocherellone, ma che in quel frangente si dimostra essere molto serio, gli pone delle domande.

<<Niccolò ora cosa facciamo? Come possiamo muoverci visto che sembra tutto inutile?>>

<<Callisto forse è meglio che andiamo per prima cosa ad Aurinia a controllare le cascate naturali, per il momento qui a Suana non possiamo nulla. Siamo costretti a ritirarci nostro malgrado e studiare qualche altro accorgimento tornando al castello>> gli risponde Niccolò con paziente comprensione.

<<D’accordo Niccolò. >> replica Callisto sistemandosi meglio sul dorso del suo destriero.

 

   Capitolo ventottesimo

Giunti … al calare della sera, s’inoltrano come possono in una ormai visibile realtà glaciale, per avvicinarsi alle acque del Gorello, dove con loro grande sorpresa scorgono che sono già in uno stadio piuttosto avanzato e quasi del tutto trasformate in una coltre di ghiaccio.

Il liquido delle acque di Saturnia un tempo caldo e fluido, sprigiona ora un vapore acqueo glaciale, da dove fuoriesce un turbinio di micro particelle di ghiaccio che smuove l’aria congelando all’istante tutto quello che vi si scherma davanti. Le cascate di Aurinia oscure e illuminate solo dalla luna che fa una piccola comparsa regina della notte, appaiono cristallizzate, ingrigite e spente di risate e incontri. Più nessuno è fermo a beneficiare delle sue acque che grazie alla naturale temperatura hanno proprietà benefiche, in grado di attenuare bronchiti, artrosi, faringiti e altro. Al momento sfoggiano gelide, arrestate da chissà quale forza oscura provocata da Zorhobos.

<<Niccolò guarda!>>. Esclama Callisto.

<<Perdinciribacco! Anche i valloni, le gole, i corsi d’acqua, il torrente Stellata, i percorsi vascolari, la sorgente, … per il cielo divino!  Quasi tutto il territorio si sta trasformando di ghiaccio e si espande a dismisura senza controllo. >> Osserva Niccolò.

<<D’accordo non perdetevi d’animo, ora miei prodi cerchiamo di stare calmi e torniamo a palazzo, poi vedremo il da farsi. >> Proferisce Niccolò cercando di dare al tono della sua voce una parvenza comunque di serenità e di autocontrollo. E il suo solito temperamento incline alla sapienza orientale erompe serafico, aiutandolo in quel momento così particolare.

<<E va bene Niccolò ma tu sei sicuro che riusciremo a recuperare la calma e la pace a Etruria?>> Gli dice nuovamente preoccupato Callisto.

<<Sì! Ne sono certo! Bisogna avere fiducia nelle risorse che ognuno di noi ha dentro di se  che con audacia prevarranno. >>

<<D’accordo!>>,


<<Vedrete se riusciamo a prendere di petto i problemi e con calma, ci troveremo a risolvere in men che non si dica le situazioni del tutto impossibili e agiremo da veri temerari anche laddove non lo crediamo possibile. >> Risponde serafico il giovane rivolto a tutti.

<<D’accordo Niccolò hai ragione! Cercheremo di seguire la tua linea di pensiero, così riusciremo a ritrovare Flaviano, Andrea e Benedetto>> dichiara Callisto apparentemente rasserenato dalle parole pazienti di Niccolò.

<<Ecco! Bravo!>>

Durante quell’intervallo …

a palazzo Orsini nell’arco della giornata, indisturbata e senza destare sospetto, Matilde è riuscita nel frattempo a portare a termine la cattura di altrettanti castellani, carpendoli a tradimento e ipnotizzandoli a loro insaputa. Ghermendo nella sua rete Sigfrido il domestico, Teodorico l’assaggiatore, il sarto Nicodemo, Ferdinando il lavandaio, Gustavo il fabbroferraio, Ermenegildo l’addetto al granaio, Nestore realizzatore d’armi e Leopoldo il mastro di caccia. Matilde era riuscita nell’impresa sfruttando il fatto che Aurora dopo aver parlato con Cecilia si era assopita e quindi non poteva essere pericolosa nell’eventualità che si aggirasse negli androni del Palazzo. Niccolò pensando a quanto ha appena detto a Callisto, ha un momento di sconforto, a rattristarlo è il fatto che non può nulla contro quell’entità che ha il potere di distruggere Etruria dilagando con la sua coltre di ghiaccio. Il giovane pensa che normalmente abbia pochi momenti per contemplare la volta celeste, in quella giornata però mentre si reca a palazzo con i cavalieri al seguito, ne ha tutto il tempo, infatti, ammira lo sfondo del cielo che si estende in tutta la vallata nella sua espansione sinuosa. Non ci crede! In un intervallo non più lungo di un minuto, a seguito del crepuscolo la volta ha cominciato a oscurare, lo spettacolo che sta per cominciare nell’attesa dell’arrivo di un sicuro temporale è sicuramente suggestivo. Lo scenario che si presenta è elettrizzante. In un susseguirsi di figurazioni celesti si espandono nuvole cineree affastellate una sopra l’altra, creando un effetto spaventoso.

Di sorpresa in un succedersi di dimostrazioni impetuose occupano il sipario del cielo entrando in scena da veri protagonisti tuoni, fulmini, folgori, lampi e saette. Il cielo pare spaccarsi! Luci e lampeggiamenti improvvisi rischiarano il firmamento in un crescendo di rimbombi, frastuoni e putiferi, traboccanti di chiarori e riflessi argentei che  si sviluppano stupefacenti da ogni parte. Mentre il riverbero forma diffusioni luminose di estrema vigoria, come se dovesse da un momento all’altro scatenarsi una spaccatura fra cielo e terra.

Da lì a breve il tempo sovrano indiscusso della natura, riprende nuovamente il suo riscontro. Sviluppando altresì la forza della brezza a una velocità incontrollata. Il sibilo del vento s’incattivisce come la furia di un tifone che si avvicina. Smuovendo gli alberi, le piante, i cespugli che si piegano inevitabilmente alla sua potenza e al suo subentrare.

Il furore di quell’intervallo genera un andirivieni di sterpaglie ghiacciate che si levano dal terreno e svolazzano lungo la superficie generando un mulinello di cristalli roteanti che sferrano la loro forza contro qualsiasi cosa. Dalle nuvole imperversano goccioloni d’acqua che si riversano a fiotti su quello che incontrano scrosciando a più non posso. Mulinelli di pagliuzze glaciali sfrecciano in ogni dove, mentre gli impavidi si coprono il volto per non venire sfregiati da quel vortice di perturbazione atmosferica

<<Ehi! State molto attenti miei prodi! Dobbiamo trovare al più presto un riparo! … Questa fulminea bufera può essere pericolosa vista l’irruenza manifestata all’improvviso!>> urla Davide rivolto oltre ai suoi cavalieri anche a Niccolò.

<<Si! Si! Stiamo attenti! Hai ragione Davide dobbiamo dirigerci verso le vie cave, forse li abbiamo la possibilità di essere più  riparati. >> Formulò Niccolò piuttosto preoccupato. Tra i fischi del vento sovrastanti, la bufera che imperversa repentina, la grandine signora e regina del ghiaccio che si manifesta violentemente, si muovono rapidi i cavalieri cercando di trovare un riparo. Il gruppo cerca di farsi largo per rientrare a palazzo, nonostante il tragitto sia difficoltoso più di quanto  potessero immaginare, cercando di inoltrarsi attraverso la boscaglia per arrivare alle vie cave, che li condurrà fuori di lì senza pericolo di rimanere pressati dalla bufera. Sfortunatamente però i giovani cavalieri sprovveduti all’arrivo dell’improvvisa bufera, sono obbligati a fermarsi ancora prima di dirigersi alle vie cave, per la ragione che i cavalli spaventati da quel putiferio si rifiutano di proseguire. Callisto distratto dal fatto che stava parlando con Niccolò, non si accorge di un albero che sta per cadere. Purtroppo il suo cavallo non fa in tempo a bloccarsi e vi stramazza al di sotto trascinato dalla potenza del vento, costringendo il povero cavaliere a rimanerne intrappolato. Niccolò fu il primo ad accorgersi dell’incidente e a prestare soccorso a Callisto il quale stava soffocando per colpa di un ramo che le serrava la gola. Intanto che il tronco del poderoso albero gli comprimeva il busto e le gambe. Sebbene infuriasse la bufera e gli alberi del tutto sottomessi al potere del vento, si spostavano inclini addirittura a sradicarsi da terra. E benché fosse pericoloso per tutti rimanere nel punto esatto dov’era Callisto in balia dei lampi, tuoni e fulmini, Niccolò scese senza indugio da cavallo. Immediatamente con abilità e maestria si precipita a togliere il ramo che soffocava il giovane per farlo respirare. E nota con piacere di avere almeno la certezza che è ancora vivo. Il più in fretta possibile cerca di adoperarsi in modo conveniente per quel salvataggio surreale. Niccolò si predispone a dipanare quell’incresciosa situazione in un crescendo di attimi scanditi dalla velocità temporale. I rami ghiacciati degli alberi svolazzano all’impazzata, interi cespugli si sradicano da terra roteando nell’atmosfera, la grandine gli sbalza addosso furente ferendogli la pelle… e un vortice di foglie seguita turbinoso piombandogli in faccia con furia schiaffeggiandolo a ripercussione. Il freddo comincia a impadronirsi della ragione, la pioggia battente lacera la pelle e intuendo il pericolo imminente che sta imperversando su tutti si svolge a sbrigarsi. Il giovane Niccolò in preda all’ossesso temporale, pensa che non sia il caso che rischi la vita anche uno solo di loro, preferisce che proseguano in cerca di una copertura. Ma Davide accorgendosi dell’emergenza che sta affrontando Niccolò, come sempre è pronto a intervenire quindi parla ai suoi cavalieri.

<<Miei prodi, torniamo indietro dobbiamo aiutare Niccolò. >>

<<Si! Certo! Ci proviamo Davide ma i cavalli non ne vogliono sapere di muoversi. >>

Mentre Niccolò accorgendosi delle intenzioni di tornare indietro dei cavalieri si cura di avvisarli di non farlo. Poiché tornando indietro rischierebbero di venire schiacciati da un costone che si sta per scagliare su di loro.

<<No! Non muovetevi! Fermatevi e proseguite per le vie cave ve ne prego!>> Gli urla deciso.

<<Mah! Niccolò!>>

<<Non si discute ve ne prego! Non perdete tempo! Proseguite scendendo da cavallo, afferrateli con calma, aggiogate  la briglia e conduceteli lentamente all’interno delle vie cave. Muovetevi, non c’è un attimo da perdere! Non potete tornare indietro! Ci penso io a Callisto!>>

Davide Bagnato fradicio con la pioggia che lo rende impotente e il vento che gli scortica la pelle urla a sua volta.

<<Niccolò Sei sicuro di farcela da solo? Non vuoi che ti diamo una mano?>>

<<Non preoccupatevi per me, non ho intenzione di mettere in pericolo anche la vostra vita, siete preziosi per Etruria e se almeno non dovessi farcela resterete sempre voi testimoni a difenderla, sbrigatevi andate. >>

<<Ne sei sicuro Niccolò?>>  chiede nuovamente Ludovico impensierito.

<<Si! Si!  Ne sono sicuro muovetevi. >>

<<Però anche tu corri il rischio di non farcela. >>

<<Meglio che sia una persona sola a esporsi  in questo tipo di intervento, rispetto a tanti che si prodigano mettendo a rischio a loro volta la vita credetemi. Ce la farò. Su andate! altrimenti i cavalli ne risentiranno maggiormente e sarebbe increscioso visto che per noi sono di grande importanza, non possiamo permetterci di lasciarli irritati e spauriti in balia del tempo che imperversa senza indugio. >>

<<Sta bene Niccolò faremo come dici. >>dà risposta Davide.

I cavalieri se pur dispiaciuti nel lasciare da solo Niccolò, lo ascoltano, comprendendo che se tornano indietro rischiano tutti quanti di venire schiacciati dal costone, e conducono lentamente i loro cavalli a riparo all’interno delle vie cave, dove apparentemente sembra che i purosangue si tranquillizzino.

Il giovane … Niccolò senza nemmeno rendersene conto, tocca spontaneamente l’anello che si mette subito a scintillare e a creare attorno a lui uno sfarfallio incredibile. Avvoltolato da un numero incalcolabile di farfalle che gli prillano attorno, e stupito dall’improvviso prodigio, ammira  quello sfolgorante scintillio. Le farfalle aggraziate si appoggiano repentine sulle sue braccia elargendogli la forza di quattro uomini, regalando a quel momento rischioso, una sensazione prodigiosa che ha del surreale. Il sollevarsi inaspettato del vento rende comunque difficoltosa la liberazione, un ramo librandosi in aria si dirige e va a sbattere violentemente contro la spalla di Niccolò che non riesce ad evitarlo, provocandogli una ferita piuttosto profonda. Bensì al momento reagisce fingendo di non essersene nemmeno accorto e prosegue in tutta fretta. La pioggia battente non diminuisce, anzi sembra vorticare ancora più veloce. Gli sprazzi di oscurità rendono ardua l’impresa, provocando la mancata visibilità, ma nei momenti di bagliori provocati da lampi, tuoni e saette che imperversano su di lui, cerca di scrutare meglio il groviglio di rami e prosegue imperterrito e inamovibile per liberare Callisto. Con una forza estrema riesce ad attaccare una corda alle briglie del purosangue sempre fedele, che con una brusca tirata esegue lo spostamento della pianta e a liberare il cavaliere da quella morsa. Agendo con sveltezza, bravura e aiutato dal suo fido cavallo che ha la sua stessa tempra e merito della forza improvvisa assegnatole dalle farfalle,  ha evitato al cavaliere di rimanerne abbrancato e indifeso sotto la pianta senza via di uscita. Per fortuna la caduta rovinosa non gli ha provocato lesioni preoccupanti e Callisto sta bene. Nello stesso istante il costone capitombola rovinosamente su entrambi. Grazie al cielo un attimo prima che si riversasse a terra, il costone miracolosamente si alza in volo, spostato dal turbinio delle farfalle e condotto dalle stesse lungo l’avvallamento che sanno non avrebbe causato ad alcuni nessun danno.

<<Fiuuu… ce la siamo davvero vista brutta! >>esclama il giovane capitombolato a terra con il cavaliere.

<<Oooh… si. >> Lo ringrazia Il cavalier Callisto a fil di voce e subito dopo sviene stremato dall’affaticamento provocato da quell’episodio.

Seppur sentendolo delirante e quasi privo di vita Niccolò si assicura che Callisto non abbia nulla di rotto, dopodiché lo carica lentamente in groppa al purosangue deponendolo prudentemente con il ventre all’ingiù. Prosegue addentrandosi nelle vie cave, tenendo il cavaliere ben stretto affinché non cadesse e spostandosi a piedi lentamente per non agitare il cavallo. Raggiunge serafico e contento i cavalieri, che felici di vederlo gli fanno i complimenti per il gesto eroico appena compiuto, soccorrendo prontamente Callisto.

Per il momento la macchia che li tiene racchiusi sussiste in balia di una vera e propria tormenta. Dove l’unica cosa da fare è quella di fermarsi all’interno delle vie cave nell’attesa che si plachi, cercando di dare le prime cure al cavaliere prima di arrivare a palazzo. Nello stesso … tempo la bufera si convoglia anche a Statonia. Aurora tuttora addormentata nella terrazza si sveglia con un sobbalzo, scossa e spaventata dal rombo dei tuoni. Rivolge lo sguardo all'esterno e osserva con sorpresa che il tempo è a dir poco funesto. Il cielo è completamente plumbeo, lo sventolare impazzito di tendaggi alle scuri rumoreggia nell’ala nord del palazzo. Agitate dal vento le foglie si staccano inevitabilmente dai rami per volteggiare leggiadre, levandosi in aria impetuose. Cespi di erbaggi si spostano a raffica, trasportati altrove come richiamati dal sibilo della brezza. Ruotano all’impazzata pagliuzze, fuscelli di paglia, ramoscelli strappati agli alberi che indifesi si raccolgono a inchino cercando di non lasciarsi prevaricare da quella forza. Una sequenza incredibile di grandine grossa come una noce si abbatte sul castello. Teli e drappi caracollano in aria dopo essersi staccati dal filo che li teneva ad asciugare. Nel cercare di evitare quei chicchi glaciali, Aurora si barrica come meglio può di rimpetto alla panchina. Un brivido di freddo le entra all’improvviso nelle ossa, dovuto alle violente raffiche di vento che stanno iniziando ad attraversare la loggia. Aurora non ha tempo di reagire, si sta letteralmente inzuppando d’acqua, il freddo le giunge inaspettato su tutto il corpo, provocandole la pelle d’oca e tremando si dice costretta a ritirarsi al più presto. Tutto il personale a palazzo Orsini è in allerta e la tensione si abbatte sui castellani,  che si affannano a chiudere le finestre, le gelosie, sistemano le piante all’interno, portano dentro le lingerie, chiudono nell’aia galline, oche, polli e galletti. Sfortunatamente e nonostante gli sforzi Aurora è fortemente trattenuta dalle rapide folate che giungono impetuose all’improvviso, impedendole di proseguire.

I capelli ormai sciolti liberatosi dalla reticella di fili d’argento che li teneva acconciati, svolazzano in aria come impazziti, foglie ghiacciate trasportate dal vento le si poggiano in volto schiaffeggiandola. Si strascica il vestito a fatica perché grondo d’acqua e l’esile figura con un peso decisamente inferiore rispetto alla velocità che esibisce la brezza, non è sufficiente a impedire di essere quasi trascinata in aria. Di conseguenza è costretta ad attaccarsi con forza alla panchina per non essere portata via da quella velocità come se fosse un fuscello. La tormenta inattesa è talmente vigorosa che dalla torre campanaria del Duomo di Statonia perfino la campana è indotta a produrre da sola il rintocco, che ripetuto all’impazzata, dà un elevato senso di grave inquietudine su tutto il borgo. Nel frattempo smosso dalla furente bufera, l’intero torrione stava cominciando a ondeggiare, correndo il rischio di flettere lentamente caracollando sul terreno. Aurora cerca di superare quel momento collegando la forza del pensiero alla determinazione, perciò con uno sforzo sovrumano stacca una mano per portarla a terra nel piede della panchina, lentamente confluisce anche l’altra e riesce ad accasciarsi al suolo. Trascinandosi a fatica cerca di abbarbicarsi sinuosa come un alligatore alle mattonelle. Raggiunge a stento l’entrata della sala. Mentre si prodiga senza indugio ad allontanarsi dalla loggia, chiudendo i battenti velocissima, aiutata da Elena che in quel momento passava di lì cercando anche lei di acchetare l’insinuarsi del vento, salvaguardando le piante che ricoprono l’area del palazzo. Un’incredibile folata di vento s’insinua sul fronte del torrione raddrizzandolo velocemente, per poi dileguarsi indomita  e repentina  così come era venuta. In un lampo la furia si è attenuata.

<<Oh mio nume! Grazie Elena, questo tempo è inaudito non credi? Mi sono decisamente presa un bello spavento. >> Le dice inzuppata fino al midollo, graffiata e sanguinante a causa delle foglie gelide e della grandine cadutale addosso.

<<Si sono davvero impressionanti questi avvenimenti temporali e di tale genere poi, che io mi ricordi da che sono nata non ho mai visto il tempo manifestarsi in questo modo. >>  Risponde tristemente indebolita e raffreddata anche Elena.

<<Hai ragione Elena anche io non ricordo niente del genere, ora andiamo a riscaldarci ci sentiremo molto meglio vedrai dopo un bagno rigenerante e una buona tazza di tè. >>. Enuncia Aurora con estremo calore scrollandosi di dosso un po’ d’acqua dai vestiti grondanti.

<<Ma tu sanguini? Sicura di star bene?>>

<<Si! Si! Sto bene Elena non è nulla non preoccuparti. Ora andiamo su. >>

Durante il trambusto nessuno ha fatto caso a Matilde, che più pericolosa che mai, si aggirava indisturbata nei meandri del castello, approfittando dell’occasione per far cadere nella sua rete, altri sprovveduti, come Cecilia e Drusilla le addette al guardaroba, Placido il muratore, Lisetta la lavandaia, Isabella la domestica e Alfonso l’aiuto cuoco. Presentandosi al loro cospetto all'improvviso e con una banale scusa li ha sedotti e guidati nella sua stanza, dove avrebbero fatto la stessa fine degli altri. Di lì a poco … tutto si rasserena, la pioggia smette di imperversare furiosa, il vento interrompe la sua ira cessando completamente. Tuoni e fulmini pare si dirigano altrove e sull’intera vallata si sprigiona un autorevole arcobaleno, che sapiente estende le sue incantevoli tonalità come un tappeto di benvenuto su tutto lo scenario che è tuttora sinceramente confuso e in subbuglio.

Niccolò e i cavalieri vengono fuori dalle vie cave ancora in tumulto, dove notano con stupore che con il sopraggiungere del temporale, pare che la forza delle influenze negative si sia placata e abbia dato un fermo alla sua ascesa. Tutto si è bloccato, stabilizzato e il propagarsi di ghiaccio come d’incanto rimane statico senza evolversi. Invece lo sguardo rivolto al panorama determina che la sua rigogliosità ne è stata interamente ripulita dallo scroscio incessante dell’acqua.  E ora tutta la vallata appare immobile quieta e serena. Allora è vero si dice Niccolò, se c’è una cosa che è più forte di tutti i prodigi del mondo è la forza tangibile della natura, che segna con il suo andare e venire le varie disposizioni del tempo attraverso le sue mirabolanti manifestazioni. Inoltre si accorge nientemeno che sul ciglio delle vie cave, e lungo la sponda del fiume, perle di muschio creano un tappeto morbido e vellutato che rinfresca l’anima, sinonimo di rinascita e forse segno che non tutto è perduto. Il muschio, infatti, trovando le condizioni giuste di temperatura e umidità riesce a espandere le sue molteplici espressioni di forme armoniche con facilità, sulla terra e sui sassi, creando un ambiente favorevole ad accogliere e far sviluppare i semi di altri vegetali, poiché è di aiuto alla vita e alla crescita delle altre piante, rivestendo così un ruolo importante nella grande rigenerazione della florida vegetazione di Etruria. Aurora completamente ripresa da quel bagno ravvivante e dopo lo spavento preso si chiede realizzando solo ora, come mai si trovava nella loggia da sola. Cecilia, infatti, si era prodigata a poggiare la testa di Aurora sopra un cuscino sapendo che era da un po’ che non riusciva a dormire e per non disturbarla l’aveva lasciata ben riposta e beata nella panchina.  Aurora si chiede dove fosse Cecilia,  poiché avverte una strana sensazione di pericolo, si reca quindi preoccupata nei meandri del palazzo a cercarla, ma non la trova, chiede allora a Egidio il cuoco.

<<Buona sera Egidio incredibile questo tempo è?>>

<<Si decisamente! Buona sera signorina Aurora! Per fortuna siamo riusciti a salvarci da una sicura disgrazia che vedeva il castello pericolante. >>

<<Già! Mi permette Egidio volevo chiedergli una cosa?>>

<<Si mi dica Aurora. >>

<<Ha per caso visto Cecilia?>>

<<No mia cara! Tempo infernale è dir poco. Non sono neanche riuscito a guardarmi in giro, tuttavia non l’ho vista, fra l’altro non ho più visto nemmeno Alfonso il mio aiutante.

<<Dice davvero?>>

<<Ora che ci penso li ho visti, ma poco prima del temporale, poi più niente. >> Asserì con certezza Egidio il cuoco.

<<Anche io prima del temporale ho visto Cecilia era con me in terrazza, dopodiché devo essermi addormentata e non ho più saputo niente fino all’arrivo della bufera. >>

In realtà, mentre Aurora giaceva addormentata appoggiata alla panchina, con una scusa futile Matilde ha persuaso Cecilia a seguirla facendole credere che Drusilla stesse male, al contrario l’aveva già circuita e fatta cadere nella sua trappola. Aurora la cerca in ogni dove, ma di Cecilia nemmeno l’ombra, anzi si accorge della mancanza di altri castellani, come il dottor Galeno per esempio, o passando per l’atelier la mancanza di Tarcisio il pittore, dove fra l’altro si dice impossibile che non sia lì a dipingere, o non si vede il diacono Agnolo, piuttosto che la mancanza di Sigfrido il domestico.

<<Mah! Dove sono finiti tutti?>> dichiara in conclusione a voce alta.

In quello stesso istante vede Matilde con un’aura fatale aggirarsi per le sale del Palazzo, ma nonostante provasse un gran dispiacere sapendo l’odio che nutre sua sorella nei suoi confronti, non può fare a meno di accorgersi che qualcosa di dubbio vi è in lei. Osservandola di sottecchi nota che c’è qualcosa di strano nei suoi gesti, qualche cosa di oscuro che la fa muovere in modo strano, non è la solita Matilde insomma.

A quel punto Aurora poggiata a ridosso di una magnifica statua, cerca di studiarla da lontano dove nota con sorpresa, che gli occhi di sua sorella sono diventati di un azzurro glaciale e pare escano fuori dalle orbite a cercare chissà quale entità. Nel momento esatto in cui decide di andarle incontro per chiederle come stava, si trattiene. Per il semplice motivo che si accorge che Matilde posa la mano in un modo alquanto singolare sulla spalla di Tarquinio lo sguattero, che stava passando in quel momento per riporre i piatti nella cristalliera.

<<Per mille farfalle!>> esclama sottovoce Aurora preoccupata.

La scena è inspiegabile, come Tarquinio si volta per guardare la donna, gli occhi della stessa tendono a sfolgorare e lui si ritrova proiettato nel suo sguardo, perdendosi nello stesso, che lo induce a seguirla arrendevole, e in men che non si dica è nella sua stanza. La stessa cosa successe anche ad Arianna e Tiziana che stavano riponendo bicchieri e posate nella vetrina. Aurora non può credere alla malvagia forza che sprigiona sua sorella e silenziosa la segue senza farsi notare. I segregati giungono pilotati nella stanza di Matilde che li chiude all’interno, subito dopo lo stesso bagliore dell’altra volta ne fuoriesce da sotto la porta e da lì più nulla. Se non altro Aurora ha capito lo svolgersi dei fatti che scioccanti implicano sua sorella. Ha compreso che le sparizioni improvvise di molti castellani sono da attribuirsi a Matilde e qualsiasi realtà possa aver scatenato in sua sorella tale forza non è sicuramente benevola. Per di più ha capito che fa scaturire tale potenza proprio dagli occhi, di conseguenza decreta che per nessun motivo deve affrontare direttamente il suo sguardo. 

Aurora decide di fare un’accurata ricognizione per esaminare meglio il circondario del castello. Quello che riconosce la stupisce molto, al punto di chiedersi come sia possibile che sua sorella da sola abbia fatto sparire tante persone. Impossibile! Di sicuro è complice di qualcuno. Aurora recandosi alla sartoria vede che Luigina è sola, indaffarata con delle stoffe, ma non c’è Nicodemo.

<<Buona sera Luigina. >>

<<Buona sera cara. >>

<<Emh…Non ha visto Nicodemo per caso?>> chiede Aurora ansiosa anche per Cecilia, ma per il momento non vuole farle sapere che è sparita anche sua figlia, per non preoccupare ulteriormente la donna.

<<No! Aurora è un po’ che non lo vedo, hai ragione, non saprei nemmeno dirti come mai, strano non mi ero accorta della sua assenza, talmente ero presa con questo lavoro. >> dice preoccupata Luigina.

<<Grazie Luigina, fammi sapere se caso mai dovesse tornare. >>

<<D’accordo Aurora, ti cercherò qualora tornasse. >>

Ciò nonostante prosegue nella sua ricerca e giunta nella sala del tesoro, nota che non vi è alcuna traccia del tesoriere. Prosegue decisa poiché vuole andare a fondo della storia per scoprire almeno quante persone Matilde è riuscita a circuire e vede che nell’officina d’armi Nestore è svanito nel nulla. Aurora si ritrova pochi passi nello spazio adibito agli attrezzi per la caccia, ma purtroppo anche lì nessun segno di Leopoldo. Si sposta nella darsena, ma Placido non si vede. Sempre più preoccupata aumenta il passo e si ritrova in lavanderia però Ferdinando e Lisetta non ci sono. Sta sempre peggio nel notare quante persone mancano e correndo si catapulta in falegnameria, notando che è completamente deserta e Ugo svanito. Procede velocemente verso il granaio e anche lì non c’è nessuna traccia di Ermenegildo.

Si sposta nelle fabbricerie e di Gustavo nemmeno l’ombra. Spera almeno che giungendo alle scuderie trovi Basilio ma anche lo stalliere sembra svanito nel nulla. Incredibile parte dei castellani si è volatilizzata, che sia tutta opera delle influenze negative che hanno suggestionato Matilde al loro volere? Questo non lo sa, ma di sicuro qualcosa non va come dovrebbe. Cosicché si reca più preoccupata che mai dal maggiordomo sperando di trovare almeno lui.

<<Uh! Meno male! Buona sera Cassio, felice di vederla, come va tutto a posto?>> Gli chiede ansante Aurora.

<<Si! Abbastanza bene grazie buona sera Aurora, come mai la trovo ansante e allarmata? Che cosa le succede? Inoltre a essere sincero sono angustiato da uno strano senso di sconforto. >>

<<Quale senso di sconforto?  Mi dica Cassio?>> chiede lei inquieta.

<<Non lo so! È una strana sensazione! È come se avessi lasciato alle spalle qualcosa d’indefinito, o addirittura che manchi qualcosa o qualcuno. Come se a Palazzo stesse per succedere qualcosa. >> risponde lui inquieto.

Di conseguenza con una voce esile e preoccupata Aurora gli dice.

<<Oh! È così Cassio! Sta veramente succedendo qualcosa d’indefinito, purtroppo strane sparizioni del tutto inspiegabili aumentano a Palazzo. >>

<<Davvero?>> domanda lui costernato.

<<Ho perlustrato l’intero palazzo e purtroppo inspiegabilmente ho riscontrato la mancanza di parecchie persone. >>

<<Dice sul serio?>>

<<Si purtroppo Cassio. Cecilia non l’ho più vista, Drusilla sparita, manca il diacono, il pittore, Tarquinio, Tiziana, Arianna Isabella, Alfonso, Drusilla, persino Elfisio il tesoriere non si trova più. >>

<<Per gli dei dell’olimpo! Aurora ma cosa mi dice? Sta parlando sul serio?>>  esclama Cassio preoccupato.

<<Già purtroppo non solo loro, di molti altri ho riscontrato la mancanza come; Eberardo, Nestore, Teodorico, Lisetta, Placido, Basilio, Gustavo, Ermenegildo, Leopoldo, Berenice, Flora, Lucilla, Ferdinando, Ugo, Nicodemo, spariti! Svaniti nel nulla … >>

<<Tutti spariti? Ma come può essere?>>

<<Non si ha traccia di loro, sono impensierita Cassio cosa possiamo fare?>> chiede lei con una voce flebile e preoccupata.

<<Ohibò!>> esclama costernato <<Ecco perché mi sento in questo strano modo e per di più il conte Niccolò non c’è, cosa dirà quando si presenterà a Palazzo e si accorgerà che metà dei castellani è sparita in modo così sconcertante?>>

<<Non immagino cosa dirà, so solo che per il momento tutto questo è angosciante. >> risponde ora restia nel raccontarle quanto ha visto in merito a sua sorella.

<<Aurora lei ha per caso qualche idea?  Ha visto qualcosa di particolare che possa darci una mano a scoprire l’arcana situazione, o ha notato per caso individui con aria sospetta aggirarsi a palazzo?>> domanda con estrema ansia Cassio.

<<Emh! Ebbene Cassio sinceramente credo che all’origine di tutte queste misteriose sparizioni ci possa essere purtroppo mia sorella Matilde. >>

<<Sua sorella? È sicura Aurora, come è giunta a questa conclusione?>>

<<Beh! Ecco vede … in Matilde ho riscontrato un atteggiamento strano ultimamente. >>

<<Strano in che senso?>>

<<Dunque un bel momento ho deciso di seguirla senza farmi notare e ho capito che nella sua stanza succede qualcosa di anomalo. >>

<<Di cosa si tratta?>>

<<Non posso esserne sicura al cento per cento, ma temo che lei agisca per conto delle influenze negative comportandosi in un modo strano ed effimero, affinché avvenga la sparizione degli stessi che non si trovano più. >>

<<Mah! Pensa che sia così davvero?>>

<<Già! non c’è altra spiegazione!  Ho notato strani episodi di fulgore rivelarsi  attraverso la porta della sua stanza, subito dopo dileguarsi all’improvviso. Riscontrando una volta di più che le persone una volta entrate nella sua stanza non ne escono più. >>

<<Perdinci e ribacco! Incredibile?>>

<<Inoltre ho notato personalmente condurre Tarquinio all’interno della sua stanza, quasi ad averlo ipnotizzato, e in seguito non l’ho più visto uscire. >>

<<Non posso credere che sua sorella da sola possa avere concluso tutto questo!>> asserì Cassio.

<<Sebbene fatichi a pensarlo anche io non lo credo possibile. Mio malgrado temo sia proprio lei l’artefice di tutto questo. >> afferma con sicurezza Aurora.

<<A questo punto bisogna fare qualcosa, dobbiamo impedire che possa continuare a dare inquietudine e far scomparire le persone, direi di andare da lei immediatamente. >> Pronunciò sconcertato Cassio.

<<No! La prego Cassio è veramente pericolosa, chissà da quale mano è guidata! >> gli dice Aurora davvero preoccupata.

<<Mah! Mia cara Aurora dobbiamo pur fare qualcosa!>>  afferma lui deciso.

<<Si! Lo so! Però è troppo rischioso Cassio, inoltre per non cadere nella sua rete, non bisogna assolutamente guardarla negli occhi, a quanto pare è quella l’arma che adotta per lusingare le sue prede. >> asserì lei.

<<D’accordo allora cercheremo di stare attenti, fin tanto che rimaniamo qui non si conclude comunque nulla. >>

<<Ha ragione. >>

<<Proviamoci Aurora … sa cosa facciamo?>>

 <<No! Mi dica?>>

<<Raduniamo tutti quelli che sono rimasti a Palazzo e andiamo da lei, se siamo molti non potrà certo raggirare tutti assieme non crede?>> le dice Cassio sicuro di se.

<<Ha ragione Cassio, proviamoci allora, vado subito a chiamare i castellani rimasti. >>

                                    Capitolo ventinovesimo

<<Aurora, infatti, decide di seguire il consiglio di Cassio e va a chiamare Egidio il cuoco, Demetrio, le ancelle Brunilde, Elena, Cassandra, Dafne, Demetra e Fabiana; le aiutanti in cucina Sabrina, il maresciallo di scuderia Tebaldo, le guardie, i paggi Dionisio, Germano, Enrico, Protasio e Luigina. Spiegando loro la delicata situazione. A quel punto anche se avrebbero preferito non farla preoccupare, si decisero a raccontare tutto a Luigina in merito alla sparizione di Cecilia sua figlia. Mentre la donna se pur sconcertata, si limita a dir loro di affrettarsi e andare immediatamente da Matilde. Cassio e Aurora dopo aver dato le dovute spiegazioni agli abitanti del castello e i ragguagli in merito a porre attenzione a Matilde per evitare di cadere vittime della sua perfidia, che la spinge chissà come ad attirare nella sua stanza il maggior numero di castellani, decidono di agire portandosi tutti uniti davanti all’uscio. Pericle dal temperamento audace e dal fisico robusto, si fa avanti e dice che sarà lui il primo a bussare alla porta. Tutti d’accordo lo lasciano andare dicendogli di stare attento. Bussa! Nessuno risponde. Bussa ancora. Nulla. Dall’altra parte vista l’insistenza Matilde decide di aprire, ignara di essere stata scoperta.

<<Buona sera duchessa!>> pronuncia Pericle seguito da tutti gli altri ben decisi a tenerle testa.

Lei ovviamente non risponde, ma si accorge guardando attraverso le spalle di Pericle, che tutti sono adunati fuori dalla porta in attesa di chiederle qualcosa.

<<Emh… duchessa noi crediamo che lei possa avere qualcosa a che fare con le sparizioni improvvise che si sono verificate a Palazzo. Pertanto visto che abbiamo notato il miglioramento delle sue condizioni fisiche, le chiediamo cortesemente di lasciare subito vitto e alloggio. >> proferisce quasi con cortesia Pericle.

Matilde fa finta di non capire e guardando continuamente gli occhi dell’uomo lo tormenta, fino a che lui non si abbandona al suo sguardo, dove inevitabilmente cade travolto dal suo magnetismo. Gli fa capire di entrare e che deve tranquillizzare gli altri, così lo fa avanzare e chiude la porta dove irrimediabilmente il decorso degli eventi per Pericle è facile da intuire. Gli altri rimangono interdetti nel notare con quanta velocità si sono svolti i fatti e decidono di entrare anche se forzatamente. Aurora li blocca e dice che spetta lei entrare per prima, poiché in fin dei conti si tratta sempre di sua sorella e nei confronti degli altri spera di fare qualcosa per cercare di fermarla, perché in parte si sente responsabile. Inoltre vuole sapere dove ha recluso le persone scomparse e soprattutto la sua fida Cecilia. Quando Aurora entra, Matilde è girata di spalle dalla parte della finestra di rimpetto allo specchio in modo che potesse vederla ugualmente. Entrando nota che Pericle è sparito e sgomenta cerca di farsi forza per contrastare la sorella. E la bella Aurora a quel punto cerca in ogni modo di attirare l’attenzione.

<<Matilde!>> La chiama. Ma la sorella fa finta di niente e non risponde.

La chiama di nuovo. <<Matilde>> non mi risponde.

Matilde sempre di spalle e irremovibile aspetta il momento giusto per girarsi e appropriarsi felice anche dell’energia di sua sorella non aspettandosi di poterlo fare così presto. Aurora cerca allora di rabbonirla con i ricordi del passato, di un vissuto che per lei fu davvero doloroso, dove spera che un barlume di lucidità possa ravvedersi dai suoi propositi.

<<Anche se non puoi rispondermi Matilde cerca almeno di ascoltare quanto ho da dirti. … Ebbene! Ricordi quando da piccola mi dicevi che eri tu l’unica persona che mi volesse bene?>> e da parte di Matilde solo uno smuoversi di capelli generato dal venticello che filtrava attraverso la finestra leggermente aperta.

<<Nella tua memoria magari ricordi quando mi dicevi che se non c’eri tu che pensavi a me, mamma e papà mi avrebbero lasciato marcire nella culla?>> proseguiva Aurora.

Matilde sempre girata si mostra indifferente guardandola di sottecchi dallo specchio riflesso della finestra.

<<Ricordi che allora io non aspettavo altro che un tuo sorriso, una tua carezza, un gesto gentile nei miei confronti e che invece dovevo patire affinché mi fosse concesso, perché tu dicevi che non avevi tempo di farmi molte moine? … Ebbene Matilde? …  Non dici nulla?>> alcuna risposta da Matilde che si dimostrava essere più statica che mai.

<<Ricordi Matilde che io ti seguivo sempre, in qualsiasi posto tu andassi e cercavo di imparare qualsiasi cosa mi insegnavi, pendevo dalle tue labbra, eri una figura importante per me, tuttavia nutrivi un odio sfrenato nei miei confronti e mi hai sempre reso la vita impossibile, ma chissà comè riuscivo comunque a volerti bene?>> nessun movimento scaturiva dalla sorella girata di spalle.

<<Forse perché d’indole sono buona e a te questo non andava giù, anzi ti mandava ancora più in bestia. Pertanto sorella, ora è arrivata l’ora che ti dimostri che ti voglio comunque bene e nonostante tutto sono disposta ad aiutarti. >> Matilde imperterrita continuava a restare fissa nel vuoto senza degnarsi di rispondere.

<<Sono pienamente convinta che tu sia vittima di un sortilegio e non agisca per conto della tua facoltà di pensare. >> ancora nessuna risposta.

<<Non parli più, ti muovi in un modo alquanto ambiguo, il tuo atteggiamento spaventa i castellani e per di più giacché ti chiudi in camera spesso durante la giornata, sembra che succedono cose molto strane qui dentro. >> un colpo di vento più forte fece oscillare lievemente Matilde ma nulla di più.

<<Dimmi Matilde cosa ti ha fatto cambiare così?>> chiede con gentilezza Aurora. Ma la figura di spalle di Matilde non emetteva respiro.

<<Sono seriamente preoccupata per te e per tutti noi, quale entità ha preso il possesso della tua ragione e soprattutto perché? Per il denaro forse? Per il potere? Perché Matilde?>>

Aurora tanto era presa nella speranza di fare in modo che sua sorella si potesse ravvedere, che aveva completamente abbassato le difese, lasciandosi andare, dimentica di porre attenzione nel caso Matilde l’avesse guardata negli occhi. La donna non aspettava altro che una mossa falsa di Aurora. In un impeto repentino Matilde si gira fulminea e senza lasciarle la ben che minima possibilità di reagire, con gli occhi di un fulgore incredibile, rilascia un fascio luminoso a sembrare un raggio perfettamente rettilineo. Lo punta sui bulbi oculari di Aurora dove nientemeno la rende priva della vista e con una cattiveria inaudita e una voce baritonale e dispotica le inveisce contro.

<<Oesan cviuo net hul tin in Mur hul quo vano, hadja flerhia Na zichjuna Zorhobos.>>

<<Aurora oggi è il giorno che dimorerà il tuo destino, sarai sacrificata senza replica al divino Zorhobos. >>

Aurora inerme e indifesa, difatti, non ebbe nemmeno il tempo di sviluppare una qualsiasi reazione, che fu subito ipnotizzata, raggelata e resa cieca dalla sorella. Tuttavia una cosa però riuscì a farla, lasciar cadere il suo fazzoletto che andò a finire nella fessura dello specchio.

<<Lf zichjuna Zorhobos Aurora oe cver dis nha.>>

<<O divino Zorhobos Aurora in dono per te. >> enuncia felice Matilde rivolta a Zorhobos sorprendendosi di quanto facile sia stato appropriarsi di lei.

L’imperatore Zorhobos che non aspettava altro, fu soddisfatto di Matilde per essere riuscita così in fretta a carpire Aurora, la stella di maggior bellezza, che desiderava più di ogni altra cosa. Così Zorhobos decide che è tempo di farle rientrare a Suana entrambi. Nel luogo in cui assieme a Matilde e Aurora avrebbero dato lustro a Etruria con il suo nuovo regno.  Zorhobos toccò il blocco zirbhas e le trasportò entrambi all’interno dello specchio senza indugio, eseguendo una completa scorporazione per poi farle riapparire al suo cospetto.

Il maggiordomo Cassio e i castellani rimasti dopo aver stabilito che era passato troppo tempo  da quando Aurora era entrata nella stanza, e non vedendola più uscire, decisero di aprire la porta misurando le azioni e avvisando tutti di fare attenzione a qualsiasi cosa di strano vi fosse all’interno. E soprattutto di non guardare negli occhi quella donna.

<<Uh!>> urlarono i castellani allibiti e costernati. Purtroppo sostarono impalliditi, esterrefatti nel rendersi conto che la stanza era vuota, non c’era nessuno, né Matilde, né Pericle, né Aurora, spariti, volatilizzati. Con accorato stupore il maggiordomo si avvicina agli altri e li riunisce guardandoli negli occhi.

<<Adesso si che ci dobbiamo seriamente preoccupare e trovare un modo per recuperare tutti i castellani spariti senza un motivo apparente. >>

<<No! Non è possibile che sia sparita Aurora!>> strilla Dafne spaventata da quegli eventi così bislacchi.

Brunilde e Cassandra cercano di tranquillizzare Dafne, rassicurandola che di lì a breve tutto sarebbe andato per il verso giusto e che non correva nessun pericolo se stavano insieme.

Il maresciallo di scuderia Tebaldo prese a radunare tutti i gendarmi e impartì loro l’ordine di perlustrare tutta l’area del castello, per accertarsi che non vi fossero altre persone sospette. Nello stesso tempo disse ai paggi Dionisio, Germano e Protasio di cercare qualunque indizio potesse far capire loro la pista giusta da seguire per poterli ritrovare. Però il giovane Protasio con un impeto audace si allontana senza farsi vedere, giacché sentiva che doveva intervenire diversamente per i castellani cercando da solo una soluzione.

<<Demetrio lei vada nei sotterranei >> proferì Tebaldo.

<<Si d’accordo!>>

Luigina rivolgendosi al maggiordomo. <<È seriamente preoccupante la situazione Cassio cosa diremo quando il conte rientrerà a palazzo e come salveremo mia figlia e tutti gli altri?>>

<<Gli diremo nientemeno che la verità Luigina, non possiamo fare altro, sperando di trovare la maniera giusta per salvare tutti. >> Rispose con risolutezza il maggiordomo.

E così le ancelle Demetra, Fabiana, Sabrina, il maggiordomo Cassio e Luigina cercando di minimizzare il momento, sperando vada tutto per il meglio, si riuniscono nella sala grande, in attesa del ritorno dei cavalieri e di Niccolò.      

 Nonostante il tragitto che porta alla strada maestra sia impervio a causa della brezza che si è divertita a far vorticare ogni cosa, Niccolò si decide a partire seguito dai cavalieri, per fare ritorno a Palazzo Orsini. Al fine di non peggiorare la situazione trovandosi a far fronte alla signora della notte che più buia a volte non può essere.

Giungono  poi … all'esterno delle vie cave e inaspettatamente ad attenderli seduto a ridosso di una pietra c’è Protasio che spinto dal desiderio di fare qualcosa per porre fine a queste sparizioni, ha pensato bene di avvisare in anticipo i cavalieri e il conte, spingendosi da solo sulla macchia mediterranea andandogli incontro.

<<Buona sera Protasio cosa fa in giro a quest’ora è successo qualcosa?>> gli chiede preoccupato Niccolò.

<<Sapevo che al ritorno avreste percorso questo sentiero conte, ebbene si è successo quello che nessuno avrebbe mai voluto. >>

<<Mah! Dimmi non tenermi sulle spine, parla Protasio. >>

<<Conte… la sorella di Aurora si è dimostrata perfida, funesta e in questa giornata più che mai, ha sequestrato molti castellani e…>>

Niccolò lo blocca all'istante togliendogli la parola e con fare preoccupato gli chiede.

<<Come sarebbe a dire molti castellani?>>

<<Vede conte…>>

<<Chi? Protasio? Dimmi chi?>> lo incita alla risposta.

<<E Aurora?>>

Ansioso Niccolò sceso da cavallo lo prende per le spalle e scuotendolo delicatamente gli dice di parlare al più presto per enunciare di Aurora.

<<Lei come sta? Spiega bene cosa è successo?>> gli chiede trepidante Niccolò incapace di mantenersi perfettamente equilibrato.

<<Emh! Mi dispiace conte, non volevo agitarla ma è stata rapita anche lei e condotta assieme agli altri chissà dove. >>

<<No! Non può essere!>> esclama costernato Niccolò.

I cavalieri vedendolo addolorato cercano di tranquillizzarlo rincuorandolo.

<<Niccolò non darti pena, si troverà un modo per frenare questa disfatta vedrai>> sostiene Davide rassicurandolo.

<<D’accordo sbrighiamoci ora andiamo. >> Ribadì addolorato ma allo stesso tempo deciso a porre fine al misfatto.

Anche Eligio il cavaliere un po’ maldestro, dimostra dal profondo dei suoi occhi azzurri aria di preoccupazione, nei confronti di Arianna. La possibilità che Matilde o chi per lei l’abbia presa lo fa imbestialire ed è inquieto per questo.  Clemente come al solito al colmo della sua spavalderia si pronuncia borioso.

<<Sicuramente non possono avere preso Cecilia lei è troppo importante per me. >>

<<Già sbruffone pensa invece ad Andrea, a Flaviano e Benedetto che si trovano assieme a loro in chissà quale limbo, invece che pensare solo a te stesso>> afferma Maurilio.

<<No! Guarda Maurilio che non hai capito, mi sono forse espresso male, intendevo dire, che non possono avere preso le dame che per noi sono di grande coinvolgimento ora che le abbiamo finalmente trovate. >>

<<Ah, volevi generalizzare?>> ribadisce Maurilio in tono di scherno.

<<Già, intendevo proprio questo. >> risponde quasi offeso per non essere stato capito.

<<Su! Smettetela di discutere, lo sapete che non serve a nulla e oltretutto non mi sembra il momento adatto questo per litigare. >> Pronuncia con voce serena Davide, fintanto che proseguivano a cavallo.

<<D’accordo! Davide ha perfettamente ragione è inutile litigare tanto più che tutti noi stiamo soffrendo allo stesso modo al solo pensiero che le abbiano rapite>> asserisce Clemente.

<<D’accordo! D’accordo. >> replicarono consapevoli.

Giunti al castello nonostante ne fossero già stati informati, si trovano di fronte a una sventura sconfortante nel notare quanta gente manchi. Il maggiordomo Cassio si preoccupa d’informarli subito sugli sviluppi che riguardano l’accaduto e che a causa di ragioni del tutto sconosciute si sono ritrovati a essere in così pochi a palazzo.

<<Non ci posso credere! Bensì non siete potuti intervenire in nessun modo?>> Domanda con tono pacato e arrendevole Niccolò.

<<No! Purtroppo! Non è stato possibile. Nessuno di noi è stato in grado di farlo. >>

<<Incredibile! Mi dispiace molto! Sarete di sicuro costernati per tutto ciò?>>

<<Si è così! Soprattutto nessuno se ne potuto accorgere in tempo, a parte purtroppo che per Pericle e Aurora>>.  

<<Come  a parte Pericle e Aurora?>> chiede Niccolò con voce accorata.

<<Si conte Niccolò… emh… avevamo deciso di intervenire affrontando tutti assieme Matilde. Purtroppo una volta giunti in prossimità della sua stanza, Pericle da buon coraggioso si è esposto per primo e immediatamente la donna lo ha fatto sparire. >>

<<Ma come?>> domanda il giovane sempre più confuso.

<<Nemmeno noi lo sappiamo. >>

<<E Aurora ditemi di lei?>>

<<…Ecco… Aurora si è voluta esporre per tutti noi, ritenendosi responsabile in prima persona, poiché c’era in ballo sua sorella e da quel attimo in poi non l’abbiamo più vista. >>

<<Assurdo! Quale potere ha questa donna? Quale forza sovrumana agisce su di lei? Deduco che l’unica forza che possa generare tutto questo sia quella delle influenze negative legate a Zorhobos. >> Afferma Niccolò.

<<Sarà così di sicuro!>> Ribadì Cassio rattristato.

<<Siamo sinceramente desolati conte. >> Pronunciarono i cavalieri.

Niccolò a quel punto spinto dal ricordo di quanto gli aveva proferito Auxyry  si ravvede a pensare che debba prendere sul serio la circostanza di agire da solo.

<<Mi rammarica molto questa situazione! Ma non angustiatevi, a questo punto non mi rimane altro da fare che andare a cercare Aurora da solo e con lei tutti gli altri. Mentre  domani i cavalieri si preoccuperanno di difendere il Palazzo Orsini assieme ai gendarmi e al maresciallo Tebaldo. >> sostenne Niccolò.

Davide interviene in nome di tutti rivolgendosi al giovane.

<<Sei sicuro di non aver bisogno di protezione?>>

<<Si! Davide ce la devo fare da solo davvero grazie. >>

<<Qualcuno di noi potrebbe venire con te per quest’incarico, i cavalieri sono soliti concludere ragguardevoli prodezze sai?>>

<<Questo lo so Davide, sono validi paladini, mah, no! Ti ringrazio per la premura, ma è una cosa che devo fare da solo. >>

<<Sei sicuro? Guarda che i cavalieri non si tirano indietro alle imprese impossibili?>>

<<Riconosco che l’ordine della farfalla dorata è costituito da insigni prodi, valorosi e coraggiosi cavalieri, appunto per questo credimi sono convinto che saranno più utili a Palazzo. >>

<<D’accordo non insisto oltre, immagino che hai riflettuto abbastanza coerentemente a questa eventualità. >>

<<Certo! Per di più a questo punto è una questione che devo risolvere da solo, altrimenti non riusciremo mai a fare fronte a Zorhobos. >>

<<Va bene Niccolò mi rimetto alla tua volontà e ti prometto solennemente fin tanto che non sarai di ritorno, che ci occuperemo di proteggere il palazzo e i suoi castellani in maniera del tutto sicura. >> rispose deciso il cavalier Davide.

<<Bene! Grazie Davide per la tua generosa comprensione. >>

<<Carissimo conte dato che domani vi spetta una giornata lunga e tediosa, consiglio a lei e ai cavalieri di rifocillarvi e concedervi un meritato riposo, affinché possiate affrontare al meglio la giornata. >> disse il maggiordomo Cassio invitandolo a sedersi per consumare la cena.

<<D’accordo Cassio e convochi anche i pochi castellani rimasti invitandoli a cenare con noi. Ah! E venga anche lei. >> pronuncia Niccolò.

<<Come desidera conte. >>. Risponde il maggiordomo con un fil di voce sconfortato per gli eventi.

Tuttavia le sorprese per Niccolò non mancano ad arrivare, dato che Zorhobos è ben intenzionato a riversare il suo raggio d’azione verso altri lidi e crearsi un impero dal potere assoluto, di conseguenza non appena ha arruolato altri seguaci li converte a una destinazione più sicura, propizia e inattaccabile. Dopo aver concluso il pasto serale, Niccolò si congeda dagli ospiti e si dirige nella stanza di Matilde, visto che non si da pace per l’accaduto. Soprattutto per vedere se trova un qualunque indizio che lo possa aiutare a chiarire ulteriormente la vicenda. Scruta per bene la stanza, ma al momento non gli sembra di notare nulla fuori posto, sennonché nell’avvicinarsi allo specchio in un suo angolo scorge un lembo di stoffa. Un piccolo lembo del fazzoletto di Aurora riconoscibile dalle sue iniziali è praticamente incastrato alla fessura della cornice dello specchio. “Numi del cielo!” “Forse Aurora avrà voluto lasciarmi un messaggio”. Pensa fra se. Di fatto, Aurora lasciando il fazzoletto a metà fra le due realtà, sperava di riuscire a stabilire un contatto con il luogo dove la stavano portando. Il giovane con estrema difficoltà e allo stesso tempo con delicatezza riesce comunque a rimuoverlo senza romperlo. Non appena lo sfila, infatti, come sperato da Aurora, lo specchio sfolgora un barlume assurdo. Per una frazione di secondo  attraverso quel barlume Niccolò fa in tempo a scorgere Aurora in balia di quell’essere che la tiene prigioniera legata a una pietra,  e prima che scompaia risolutivamente il collegamento riesce a intravedere il mare e nelle vicinanze una piccola costa frastagliata. Dopodiché più nulla, lo specchio torna alle sue dimensioni naturali e non c’è modo di accedere al suo interno per guardare attentamente. Subito dopo il giovane si sposta sul torrione dove può vedere tutta la vallata e in tranquillità riflettere sul da farsi. Dopo un’attenta valutazione a seconda degli elementi in suo possesso da seguito a un susseguirsi di concatenazioni per giungere a una soluzione possibile e  iniziare la missione.  Si disse… “Dunque!” “Vediamo!” … gli elementi in mio possesso sono pochi ma possono chiarire in qualche modo la via da seguire. Ho un fazzoletto con cui ho potuto scorgere Zorhobos, Aurora, il mare e una piccola costa frastagliata. Perciò? Un momento! cosa diceva Auxyry? Ah sì, le sette perle di Etruria? Vediamo! In cosa possono consistere queste sette perle? Emh! Allora! Considerando che per fare in modo che vi stiano dentro delle persone, non possono certo essere perle della grandezza di un baccello. Quindi? Perbacco … mah! Certo! … Ecco cosa intendeva. Ha detto anche, che sono dissimili fra loro, sia di grandezza, sia di bellezza e che sono baciate perennemente dal sole e dalla luna. Emh ... e  successivamente cosa diceva in merito alla leggenda delle sette perle e la collana leggendaria di Venere? Dunque diceva? ...  Si diceva che Venere le aveva perdute nelle acque del mediterraneo e che sono riapparse sotto un’altra forma qui a Etruria.  … Ma certo! ... Trovato! Sono loro! ... La diversità che le distingue per grandezza e misura … ma sicuro! … Le perle. Sono loro! …  le isole dell’arcipelago Toscano senza dubbio! Lo dimostra il fatto del particolare della costa frastagliata e il mare che vidi dallo specchio. Ed ecco la catena che le unisce. …  Il mare! Ma certo eccolo l’elemento che le accomuna. Il mare… La costa. … Il sole.  … La luna. Bellezze dissimili! Ma certo! Auxyry ha detto proprio così ne sono sicuro. Poi diceva che in una di esse vi è nascosto lo spirito delle influenze negative, luogo in cui con i suoi seguaci tiene prigionieri gli abitanti del regno di Etruria. … Dunque fammi pensare! … Dice ancora fra se e se. L’arcipelago toscano è composto da quante isole? Vediamo … se non sbaglio proprio da sette … e fra l’altro che io sappia considerate vere bellezze, ognuna con le sue caratteristiche. Perciò se non mi confondo con altre c’è l’isola del Giglio, … di Montecristo, Pianosa, Giannutri, … poi se non sbaglio l’isola Capraia d’Elba e l’ultima, un momento, … come si chiama emh, … si certo l’isola di Gorgona. Si! Pensò fra se, sicuro che la chiave sia proprio questa. Tutto sta nel riuscire a scoprire su quale isola si trovi Zorhobos. Bah! Comincerò dalla più vicina, mi recherò al porto di Orbetello (Herbetum), dove da lì partirò alla volta delle isole.

Niccolò preso da un’euforia improvvisa per essere riuscito a svelare l’arcano messaggio, si precipita dal maggiordomo Cassio e gli dice di preparare l’occorrente da viaggio.

<<Cassio mi dovrò assentare forse per tutta la settimana, sia così gentile da far preparare l’occorrente per viaggiare, il minimo indispensabile però, perché gradisco un piccolo bagaglio. >>

<<D’accordo conte ma dove andrà?>> chiede il maggiordomo più che altro per sapere quale tipo di abbigliamento porre nel bagaglio.

<<Andrò per mare, quindi veda lei cosa mi occorre. >> risponde il giovane pregustando già la futura avventura e bevendo un sorso di acqua dalla brocca poggiata sul tavolino di legno intarsiato con dei rilievi disegnati a mano.

<<Va bene conte, ma come sarebbe sta via una settimana?>> chiede il maggiordomo fin da ora preoccupato per la sua prossima assenza.

<<Certo Cassio, ha visto cosa è successo, ho intenzione di trovare Aurora e tutti gli altri abitanti del reame di Etruria confinati chissà dove. >>

<<Certo conte ma è sicuro di voler partire da solo? Se vuole è in grado venire con lei Germano o Protasio, le potrebbero essere d’aiuto non crede?>> domanda Cassio sicuro di ottenere approvazione dal conte per la sua premura.

<<Grazie della preoccupazione Cassio, ma ci devo andare da solo, altrimenti sarà impossibile sconfiggere Zorhobos è giunto il momento di separarci. >>

<<È proprio sicuro?>>

<<Si! Mi raccomando affidatevi ai prodi cavalieri e mi raccomando domattina mi chiami presto alle prime luci dell’alba. >>

<<E dove andrà almeno questo posso saperlo?>>

<<Mi recherò a Orbetello, prenderò una goletta o una galea, qualche marinaio e da lì partirò in ricognizione, dove spero vivamente di riuscire a trovare Aurora e con lei tutti gli altri. >>

<<D’accordo conte, voglio precisare che è a Herbetum che si deve recare. >>

<<Herbetum?  È vero a volte dimentico che siamo a Etruria. >>

<<Farò come dite conte e che la fortuna vi assista, non aggiungete altro?>> chiede perplesso il maggiordomo.

<<No Cassio, mi creda vorrei dirglielo ma purtroppo salterebbe tutta la missione. >>

<<Non insisto oltre allora>> dichiara il maggiordomo sistemandosi il bavero.

<<Grazie della comprensione Cassio e buona notte>>.

<<Dorma bene conte a domani. >>

Con il fare del giorno Cassio si presenta a Niccolò un po’ preoccupato ma rassegnato vista l’audacia del giovane.

<<Conte tutto l’occorrente per il viaggio è già stato caricato a cavallo, ho fatto preparare anche la colazione, può partire quando vuole. >>

<<Bene grazie Cassio! Gradisco proprio la colazione! E mi raccomando non stia in pena per me, me la caverò.  >>

<<D’accordo conte!>> 

Dopo aver gustato la colazione Niccolò saluta Cassio e i cavalieri che già svegli gli danno il buon viaggio.

<<Fa buon viaggio Niccolò. >>. gli dice Davide stringendogli la mano e così tutti gli altri cavalieri.

<<Grazie Davide anche a voi miei prodi buona permanenza, mi raccomando fate buona guardia al castello. >>

<<D’accordo Niccolò sta attento mi raccomando. >>

<<Starò attento non preoccupatevi. >>

Giunto al portone c’è il fido maggiordomo ad attenderlo.

<<Mi raccomando conte stia attento. >>

<<Grazie Cassio il suo sostegno è prezioso come sempre e mi raccomando faccia in modo che si rasserenino tutti gli altri, ah… mi affido a lei e faccia preparare una buona colazione per i cavalieri. >>

<<D’accordo conte parta tranquillo ci penserò io alla colazione per i cavalieri e alla serenità del palazzo, può starne certo. >>

<<Grazie ancora Cassio, la saluto, so che posso contare su di lei. >>

<<La saluto e stia tranquillo. >>

<<Arrivederci a presto. >> gli dice Niccolò. Poco dopo all’uscita del castello … è l’alba e la luna stanca poggia il fievole bagliore sul cuscino di una nuvola e assopita lascia il posto al sovrano dello sfolgorio che già chiede il suo sito nella volta celeste, per essere protagonista di una giornata all’insegna della calura.

                                                Capitolo trentesimo

In sella al suo cavallo il giovane si addentra per le vie che lo conducono al porto. Giunto a Herbetum il giovane guarda con ammirazione il promontorio dell’Argentarius con le sue alte scogliere a picco sul mare e le due bellissime spiagge di sabbia aurea che l’arricchiscono di splendore. Cittadina incredibile con un forte eccesso di magnificenza, dalle costruzioni adorne di stucchi, all’incanto di statue, fontane, portali e obelischi che portano l’effige di castelli e leoni sui blasoni. Compare  attorniata per tre lati da laguna, con la sorprendente caratteristica di essere situata lungo le rotte migratorie di molte specie di volatili, meta ambita per il loro riposo e dove si può percorrere i silenziosi e canterini sentieri della riserva naturale. Cospicua di flora, di fauna e se si raggiungono le vette delle colline si può godere lo spettacolo del mare blu cristallino che si estende fino al confine fra cielo e terra e stimare una serie vastissima e policroma di specie di volatili. Niccolò si avvia verso la baia per cercare un’imbarcazione che lo avrebbe condotto nel suo avventuroso viaggio. Sopraggiunge a Porto Sant’Ercole dove nota che è davvero singolare poiché poggia su una parete scoscesa di un colle, molto somigliante a vedersi a una rampa di scale, dove ogni via pare un pontile e l’accesso è protetto da un lato da un Forte e dall’altro da una Rocca.

Alla porta di accesso vi è una discreta locanda con l’insegna Pulunza, dove Niccolò sistema il suo destriero perché dotata di una piccola scuderia, rassicurando il cavallo che sarebbe tornato a riprenderlo al più presto. Da tempo nei borghi del circondario si stava spargendo la voce che sarebbe sopraggiunto un giovane, che si sarebbe distinto fra tutti, per lo sguardo buono, per l’onestà e la sua bellezza, dissimile rispetto alla gente tipica del paese.

L’oste Evaristo uomo corpulento ma dall’occhio vigile e le guanciotte rubiconde, avendo saputo chi fosse in realtà quel forestiero a seguito le presentazioni fornitagli dall’uomo, a un certo punto si rivolge a lui in tono burlone, notando che la locanda si è riempita di gente.

<<Poiché sei qui con me e hai trasformato la mia locanda in un luogo di festa, suscitando ilarità e curiosità negli ospiti, giacché da molto si attendava la tua venuta, propongo di brindare tutti assieme in tuo onore. >>

<<D’accordo. >> Rispose remissivo ma compiaciuto il giovane.

<<E chi non beve guai a lui>> rinforzò l’oste.

Tutti accettarono di buon grado felicitandosene allegramente e fecero il brindisi alzando il boccale in aria pronunciando: << Evviva! Evviva! Alla salute del conte Orsini di Statonia. Evviva. >>

Dopo aver consumato il pasto a base di triglie rosse, ottimo vino e conversato con l’oste chiedendogli informazioni su imbarcazioni e condottieri, Niccolò raggiunge il porto e si ritrova a dover compiere la sua prima vera scelta importante. Lì per lì fra tanti, scorge con piacere che come probabile avventore per farsi guidare per mare, la scelta potrebbe ricadere verso un simpatico condottiero. Un uomo dallo sguardo privo di cattiveria e allo stesso tempo lo si vede che è scaltro e audace e non fa quasi attenzione a lui.

<<Buon giorno capitano è vostra questa Galea?>> Gli chiede Niccolò con garbo.

<<Sì e ne vado fiero>> risponde il capitano con un sorriso beffardo, sicuro del fatto suo, senza quasi scomporsi tenendo la testa bassa continuando nelle sue faccende.

Un personaggio originale con occhi vivaci e raggianti di un colore blu intenso, capelli di un castano chiaro, barba e baffi ben curati. Indossa un berretto piatto decorato, sul collo impellicciato della casacca aderisce un finissimo colletto di pizzo, porta calzoni aderenti blu cobalto allacciati sotto i ginocchi, sopra il farsetto una cappa foderata in pelliccia blu scura finemente profilata in particolari dorati. E alla vita un cinturone in cui vi cela un coltello di pregio. Niccolò pensa fra se, che quel marinaio abbia un abbigliamento decisamente singolare per uno che ha una semplice Galea, ma non gli pone domande imbarazzanti, semplicemente vuole sapere se lo seguirà.

<<Sto cercando un equipaggio!>>

<<Un equipaggio? E per fare cosa?>>

<< Ecco! Ho necessità di disporre di personale di bordo affinché mi possa condurre attraverso le acque dell’‘arcipelago toscano nel minor tempo possibile, dovrei fare scalo su ogni isola. >>

<<Ogni isola? E da quale comincerebbe?>> risponde già interessato.

<<La prima fra tutte che vorrei visitare è Giannutri, successivamente quella Del Giglio, poi di Montecristo, quella di Pianosa, L’isola D’Elba, di Capraia e ultima di Gorgona.

<<Emh! Strani questi nomi anche se credo di capire di che isole si tratti. >> mugugna il capitano pensando all’eventualità che gli si prospettava davanti.

<<Ebbene lei sa per caso indicarmi quale di voi è il migliore in questo campo?>> Gli chiede gentilmente Niccolò.

<<Mah! Sono io! Senza dubbio alcuno!>> rispose scherzoso il marinaio.

L’ammiraglio per l’esattezza si presenta a Niccolò come il più vantaggioso nella zona.

Per quanto riguarda l’arte del solcare i mari è senza dubbio il migliore, in particolar modo nell’attraversare l’arcipelago toscano.

<<Come vi chiamate capitano?>> domanda cortesemente Niccolò.

<<Sono l’ammiraglio Saturnino, fino a poco tempo fa guidavo un’intera flotta di Galee molto più imponenti di questa. >>

<<Ah! E cosa è accaduto altrimenti?>>

<<Bè… uno strano individuo spacciatosi per re sopraggiunse nel porto e all’improvviso le affondò tutte dopo averle completamente ghiacciate facendo sparire i loro condottieri. >> Dichiarò il capitano amareggiato.

<<Oh! Mi dispiace!>> esclama Niccolò.

<<Io mi sono potuto salvare perché ero fermo alla locanda a rifocillarmi e quando sopraggiunsi al porto mi sono reso conto dello sfacelo, trovando solo Aurinia la Galea che vede ora. >>

<<Aurinia! Capisco! Devono essere le influenze negative di sicuro. >>

<<Influenze negative? Ma voi piuttosto ditemi chi siete? Non vi ho mai visto da queste parti. >> chiede l’uomo incuriosito.

<<Sono il conte Niccolò di Statonia. È un piacere conoscerla ammiraglio Saturnino. >> Gli disse stringendogli la mano e fissandolo negli occhi, scorgendo la bontà dell’uomo.

<<Ah! Perbacco! Di Statonia?>> esclama stupito e compiaciuto allo steso tempo il capitano, richiedendo conferma.

<<Si provengo dal borgo di Statonia dove è sita la fortezza Orsini. >>

<<In realtà, si diceva in giro che sarebbe giunto a Etruria un forestiero che avrebbe abitato in Statonia. Si tratta quindi di lei, bene, sono onorato di fare la sua conoscenza molto piacere conte Niccolò. >>

<<Il piacere è mio ammiraglio Saturnino>>.

<<Perbacco! Sono perplesso sul fatto che Zorhobos sia arrivato fino a qui. >> Pronuncia Niccolò convinto che l’ammiraglio sapesse di cosa stesse parlando.

<<Ma mi dica conte di quale entità parlava pocanzi? Influenze negative? Zorhobos? Cosa mi dice a proposito?>>

<<Già! Proprio  Zorhobos è il motivo che mi guida verso questi lidi. >>

<<Chi sarebbe questo personaggio?>> domanda confuso Saturnino.

<<Vede Saturnino Zorhobos è un individuo diviso a metà. >>

<<Diviso a metà? Per tutti i lupi di mare che significa?>>

<< Si! Una parte è uomo e l’altra di ghiaccio, è alto poco più di due metri e ha gli occhi di due colori, possiede un arco di ghiaccio che tiene sempre a portata di mano sulle spalle, indossa una tunica blu e sopra di questa un mantello, sembra una sorta di vichingo. Non ha l’aspetto mostruoso, ma tanto è bello, tanto è inquietante. >>

<<Perché inquietante cosa dobbiamo temere di lui?>>

<<Dobbiamo stare all’erta dato che lui è sempre vigile e come accusa sintomi di rivalsa tra gli uomini s’impossessa dei loro cuori. >>

<<Come sarebbe a dire si appropria dei loro cuori?>>

<<Proprio così! Nel caso in cui si dovesse diffondere e ampliare il processo di malanimo lui ghermisce nel suo tempio tali uomini per farli suoi seguaci. >>

<<Sul serio? Ma tutta questa faccenda cosa centra con lei?>>

<<Ecco! Io a quanto sembra sono destinato a ostacolare le sue potenze, qualora riesca a scovare il suo rifugio. >>

<<Capisco!>>

<<E non è tutto! Qualora dovesse succedere che il numero dei seguaci dello “Spirito delle Influenze Negative” accresca, porrebbe esserci il rischio che Etruria e i suoi abitanti spariscano definitivamente soccombendo alla sua volontà. >>

<<Non posso crederci ma ne è sicuro?>> domanda Saturnino perplesso.

<<Certo che sono sicuro purtroppo. Qualora possieda livelli di maggioranza come dicevo, è capace di spingere la sua ira glaciale fino ai corsi d’acqua, ai fiumi, alle abitazioni, alle cascate, ai percorsi vascolari, nelle sorgenti, e tutti sarebbero in serio pericolo, oltre che tutto ghiaccerebbe nel giro di poco tempo. >>

<<Per tutte le galee!>>

<<A essere sinceri tale individuo ha già dato inizio alla sua ascesa e a fare razzia di anime, per questo motivo mi trovo qui. >>

<<Acciderbolina! Quanto mi dice è terrificante. È quindi questa la ragione per cui siete qui?>>

<<Sì, esattamente, devo a ogni costo scoprire il luogo esatto dove si nasconde, poiché ha già fatto scomparire molti dei miei castellani e ghiacciato parte delle acque di Aurinia e dintorni. >>

<<Qui invece avete notato nulla di strano a parte il fatto delle Galee affondate?>>

<<Bè! Ecco! Per il momento no! Altri particolari di rilievo non li ho notati. Tuttavia mi lascia davvero inquietante questa rivelazione conte, sarò felice di aiutarla come posso. >> Risponde il capitano.

<<Quindi mi guiderete per mare?>>

<< Lo consideri un incarico concorde. La avverto conte però che le isole menzionate da lei non le conosco, o perlomeno non sono di mia conoscenza con quel nome.

<<Ops! Sì ha ragione avranno probabili nomi differenti rispetto a quelli che conosco io. sono in questo luogo per un caso fortuito e imprevedibile, tuttavia me ne compiaccio, chissà quelle località avranno di sicuro altre nomee. Saturnino sia così gentile da informarmi lei sui dati delle isole a questo punto?>>

<<Certamente. >> rispose il capitano.

<<Partiamo dall’isola che lei denomina Giannutri ebbene qui si chiama Artemisia. Quella che lei chiama isola del Giglio si nomina Aegilium. L’isola che lei denomina Montecristo, qui si chiama Ocrasia. Pianosa invece è da noi Planasia. L’isola definita da lei d’Elba, qui si chiama Argon. Capraia è denominata Aegylon Zecvers e l’isola Gorgona è Urgon Zurhusrna. >>

<<Bene grazie! Sa che le dico ammiraglio? … sono molto più belle definite in questo modo, il suono dei monogrammi è più armonioso e godono di un fascino arcaico e misterioso, quasi fiabesco. >>

<<Si forse, ha ragione!>>

<<Domando scusa, non ha ancora risposto alla domanda, gradirei un riscontro al più presto poiché ho premura di partire, vede è questione davvero di vita o di morte. >>

Gli chiede Niccolò con estrema fretta di sapere se sarà lui a condurlo sulle isole.

<<Ah sì!  Garantisco conte che sarò io a seguirla e a condurla per mare. Poiché la mia Galea è  di sicuro la migliore della zona per attraversare le isole nostre perle di grande splendore, di cui conosco bene tutte le venature quindi è un vero piacere per me. >>

<<Oh! Grazie capitano e mi dica la sua galea è sicura allora?>>

<<Certo! La mia galea seppur piccola è una nave a cui sono molto affezionato, ha un unico ponte e per questo ben governabile, inoltre deve sapere che l’intera spedizione e la vita di bordo si svolgeranno all’aperto e se non è abituato per lei non sarà facile. >>

<<Mi ci adeguerò per questo vedrà. >> Rispose Niccolò sicuro di se.

<<Calcoli messere che ci sono a disposizione tre rematori per banco, ciascuno dotato di un singolo remo di diversa misura, quando tutti i vogatori sono in azione arriviamo a toccare un’elevata velocità e l’arrivo a destinazione è previsto nel minor tempo possibile. Assicurato. >>

<<Bene! Mi sembra di notare che l’equipaggio sia valido. >>

<<Certo! Giacché la mia ciurma è composta dai migliori vigorosi della zona, conosciuti per l’abilità nel solcare i mari, inoltre la mia Galea è stata battezzata “Aurinia” e si dice che sia un nome che porti fortuna, lo dimostra il fatto che è l’unica scampata al disastro compiuto da quell’individuo. >>

<<Si lo penso anche io, sa che gli dico capitano mi avete persuaso, vada per la Galea Aurinia. >>

<<E mi dica? Quando possiamo salpare?>> chiede deciso Niccolò. <<Conte Niccolò è sicuro di farcela? Ho spiegato come funziona la vita di bordo, se la sente di rischiare? Sa! ... una volta salpati si va incontro a qualsiasi inconveniente, potrebbe insorgere il maltempo e non è che ci siano ripari diciamo assoluti. >>

<<Si sono certo! Come sono sicuro di potermi fidare della sua bravura e pronto a rischiare il tutto per tutto pur di raggiungere le isole. >>

<<D’accordo messere allora, salperemo fra mezzora, mi dia il tempo di richiamare i miei uomini e nel giro di un’ora saremo ad Artemisia. >>

<<Bene! Bene! D’accordo!grazie già da ora. >>

<<Di nulla!>>

Ed ecco che un entusiasmante equipaggio, oltremodo simpatico giunge allo scalo e uno per l’altro senza distinzioni si prepara a salpare l’ancora e a sciogliere gli ormeggi, in seguito alle dovute presentazioni con il conte Niccolò. Senz’altro allegroni dalle personalità incredibili. Appena sale a bordo il prodiere Firmino intona un motivetto, mentre gli altri lo seguono a ruota da decisi coristi e il vento a favore permette che la galea Aurinia lasci la banchina a velocità ridotta. Per poi proseguire indirizzando la poppa all’isola predestinata.

Il cielo si presta all’appello vigoroso e partecipe, mentre il sovrano dimora al suo posto radioso e brillante. Il mare piatto dona allo sfondo sfumature antichissime, solo la brezza si leva sinuosa a ingentilire l’aria. Infrange il silenzio lo smuovere dell’acqua dei rematori e lo stridio degli uccelli marini. Invece il pensiero principe di Niccolò ricade nuovamente su Aurora, che si augura stia bene e con quell’idea annovera l’emozione di viaggiare per mare.


                                        Capitolo trentunesimo


In breve tempo giungono sull’isola di Artemisia senza aver trovato alcun ostacolo durante la navigata. Il giovane riscoprendosi sereno durante la navigazione trova incantevole la situazione e quell’avventura e si dice fortunato di non avere il classico mal di mare degli esordienti che s’imbarcano per la prima volta. Lo sbarco a Cala Maestra con l’acqua che limpida mostra fiera il suo fondale avviene in modo del tutto tranquillo. L’equipaggio esegue l’operazione di ormeggio in maniera delicata, ponendo estrema attenzione alla procedura. Si portano con la prua al vento, ammainano la vela di poppa tenendo una velocità ridotta, fissando poi un certo numero di cime per non rischiare che la galea sbatta contro la banchina e scappi via. Il prodiere Firmino visto che è lui a pensare come tenere la rotta e trovare altrettante soluzioni ai fini che a bordo funzioni tutto quanto, scende a terra per assicurare la poppa con una cima alla banchina e getta l'ancora. Toccano terra entusiasmati dalle condizioni climatiche che hanno favorito il primo tragitto all’insegna della tranquillità senza complicazioni. E l’isola si presenta affascinante, grande poco più di 500 metri in larghezza e 5 chilometri in lunghezza. L’ammiraglio che semplicemente vuole essere chiamato capitano si rivolge a Niccolò.

<<Guardi conte la costa dell’isola è rocciosa e custodisce numerose grotte. >>

<<Meravigliosa>> asserisce Niccolò.

<<È anche detta l’isola dei gabbiani, poiché stormi di uccelli sorvolano spesso il suo mare, sono i veri padroni dell’isola nell’attesa di prendere il volo prima che giunga la stagione fredda. >>

<<Lo vede? Conte Guardi lì che meraviglia. >> sostiene Saturnino indicandogli un gruppo di gabbiani in perlustrazione che si riversano sugli scogli.

<<Oh! Si! Sono creature straordinarie, quando si alzano in volo per poi planare nelle battigie, rilasciano senza dubbio un’incantevole suggestione>> replica Niccolò.

<<Consideri conte che Artemisia è una piccola isola a forma di mezzaluna, interamente percorribile in un paio d’ore.

<<Oh! Bene niente di più gradito. >>

<<Pertanto svolga pure le sue indagini come crede e mi dica a che ora ci dobbiamo ritrovare, nel frattempo faccio riposare i miei uomini prima della prossima partenza. >>

<< D’accordo! Ci ritroviamo qui a Cala Maestra fra due ore circa Saturnino?>>

<<Si va bene. >>

<<Ah! A proposito è sicuro allora che non voglia nessuno che l’accompagni?>> chiede il capitano conducendosi a ridosso del pontile.

<<È meglio che vada solo, qualora dovessi incontrare Zorhobos preferirei osteggiarlo con le mie sole forze, senza far correre agli altri ulteriore pericolo, non me lo perdonerei se dovesse andarci di mezzo qualcun altro. >>  risponde serafico Niccolò.

<<Allora d’accordo ci si ritrova fra due ore conte. >>

<<Fra due ore si. >>

Cosicché …

il giovane munito di borraccia e di vigore si avventura in quell’isoletta così graziosa, sperando di trovare un particolare che lo possa condurre direttamente da Zorhobos.

Proseguendo a passi lenti e decisi raggiunge Punta Secca e poi Cala Spalmatoio, accorgendosi che oltre allo splendido scenario, la fragranza che rilascia il territorio è sublime. L’isola fino a ora non mostra nessun accenno a particolari rilevanti. In seguito  oltrepassa entusiasta delle darsene incantevoli, rimanendone completamente incantato.

Lasciando che il suo sguardo si posi soave sulla bellezza rilasciata dall’acqua pulita che verde e cristallina traspare tra i fiordi, riflettendo i ciottoli di colorazioni purpuree illuminate dal sole cocente. Pochi cespugli e giochi di rocce lo trasportano letteralmente in un sogno.

Pensa fra se. Chi è appassionato d’immersione,  potrebbe in luoghi del genere scoprire quanto di più bello abbiano da offrire, poiché tali territori sono ricchi d’incantevole fascino. Avanzando di cala in cala, di avvallamenti in cavità, di anfratto in anfratto, il fascino è irresistibile. Tutto il comprensorio traspare in un turbinio incantevole generato dalle bellezze naturali, a partire dai fiori con i suoi profumi e colori, dall’imponenza del mare;

dall’erba con le sue sfumature, alla fauna che lascia stupiti concedendo un momento di reale libertà. E pensa a quanto l’uomo congiunto all’ambiente naturale possa interagire scoprendo una pace indiscussa. Lungo i sentieri, infatti, il giovane Niccolò si imbatte in conigli selvatici. Incontra dei fagiani e si compiace nel notare come la natura sia sempre sveglia e sagace con il suo popolo animato di animali, che regalano momenti davvero magici in una sinergia unica. dove tutti sono fondamentali e necessari per la sopravvivenza. E pensa ancora fra se. Quest’isola piacerebbe a gran parte dei miei ragazzi, sarebbe bello poter fare esperienza di campeggio a contatto diretto con la natura incontaminata, e fare lezioni di Taijiquan in un luogo di tale splendore. Farebbe bene a chiunque visitare posti del genere. Qualunque persona troverebbe un po’ di pace, sarebbe un modo forse per disintossicarsi da inquinamento atmosferico che spira irremovibile e sfacciato nelle nostre città. Durante il tragitto preso dalle sue considerazioni che lo accompagnano attraverso i sentieri, senza accorgersene si è spinto fino a Cala Dello Schiavo ed è quasi curioso il fatto, che sia riuscito per un breve intervallo a non pensare alle influenze negative che stanno incombendo a Etruria. Tuttavia lungo tali viottoli deliziato dalla natura, riscontra che non c’è alcun particolare né di ghiaccio, né a far pensare che in luogo così etereo possa esservi nascosto una qualsiasi entità malvagia. In seguito una strada sterrata lo conduce attraverso Punta del Capel Rosso dove scorge un piccolo faro dallo stile singolare molto suggestivo. Più avanti

s’inoltra fino a sporgersi sullo strapiombo di Cala Grottoni. È estasiato da quel luogo senza tempo, dove scorci a picco sul mare e insenature incantevoli dal fascino incontaminato e sbalorditivo t’ispirano all’arte poetica. Mentre sopraggiunge invece a Cala Brigantina si sofferma incantato ad assistere a uno spettacolo della natura che gli rimarrà vivido nella sua mente per molto tempo. Accovacciati a ridosso di una piccola rupe, con un rauco richiamo, si mostrano con un fascino impeccabile una coppia di stupendi gabbiani reali in procinto di nidificare. Lo spettacolo è surreale. Li vede in tutta la loro eleganza notando che sono molto più grandi rispetto al gabbiano corso. Misureranno circa sessanta centimetri, hanno il becco giallo crema, con una macchia rossa lucente sull’estremità della mandibola, il collo di un candido bianco, la parte estrema delle ali è nera con macchie chiare, mentre curioso a vedersi le zampe sono giallo rosa straordinario. Il giovane Niccolò sporgendosi un poco di più, riesce anche a vedere le uova di marrone chiaro verdastro con delle striature scure.

Non può crederci. Splendidi. Attraversa ora i tre rilievi Punta San Francesco, Poggio del Cannone e Monte Mario il punto più alto, da dove è in grado di scorgere tutta l’isola e può così ammirarne l’incomparabile bellezza rilasciata dalla florida macchia mediterranea.

Per di più nota con stupore che la cornice che racchiude questa beltà è contornata da eucalipti, dall’agave e in alcuni anfratti signoreggiano i pini impreziosendo la macchia.

Oltrepassa le calle e nota scorrere veloce a ridosso di un incavo della roccia un curioso geco.

Dopo alcuni passi e aver oltrepassato una selva di ulivi selvatici il sentiero si schiude su un altro panorama affascinante di Cala Ischiaiola,  dove conclude la sua perlustrazione  rivolta a questi gradevoli angoli di Artemisia. Finché è quasi sollevato  di riscontrare che non c’è traccia di Zorhobos.

Poco dopo …

Sopraggiunto a Cala Maestra si reca alla locanda, luogo di appuntamento con il capitano Saturnino. Dove scopre con entusiasmo che ad attenderlo c’è l’equipaggio al completo in un clima di allegria e spensieratezza e con piacere si unisce a loro per uno spuntino prima di ripartire.

<<Benevento conte allora come è andata?>> gli chiede il capitano. <<È andata molto bene  Saturnino, poiché non ho visto nulla che possa far pensare che ci sia un qualsiasi insediamento di Zorhobos. >>

<<Oh! Bene! Mi rallegra sapere che Artemisia è e rimarrà un’isola straordinaria>> replica il capitano.

<<Capitano secondo lei per che ora riusciamo ad arrivare all’isola Aegilium?>> gli domanda Niccolò.

<<Conte come ho già spiegato in quanto a tempistica ci distinguiamo per celerità. Riusciremo ad arrivare prima del crepuscolo vedrà, il tempo di fare questo spuntino e si riparte>> dà risposta il capitano Saturnino.

<<Bene. Grazie. >>

Alla luce del tramonto… come aveva assicurato il capitano, approdano ad Aegilium nel porto Giglio a ridosso di un’insenatura della costa orientale. Niccolò se ne compiace, ringraziandoli come sempre, per la loro abilità nell’arte del navigare.

La bellezza del luogo anche qui è ammirevole. Da un lato il porto ospita le varie imbarcazioni di diverse misure, dall’altro custodisce gli stupendi colori dei gradoni di vigneti che sovrastano la cittadina, in un prosieguo di mirabili baie, spiagge sabbiose e ripide scogliere di granito che ne fanno da cornice.

<<Che ne dice se ci sistemiamo per la notte conte? E domani alle prime luci potrà dedicarsi a visitare l’isola?>> chiede il capitano.

<<Va bene capitano! Credo sia la soluzione migliore visto che andiamo incontro alla notte, inoltre sarebbe difficile scorgere qualsiasi cosa. >> replica Niccolò.

Dopo aver cenato a base di pesce e sorseggiato dell’ottimo vino che Saturnino tiene scrupolosamente nella stiva, si dispongono per la notte, approfittando del chiaro di luna per conversare in merito all’isola e le sue bellezze.

<<Capitano lei che conosce bene l’arcipelago quanto tempo si impiegherà a visitare Aegilium?>> domanda Niccolò.

<<Vediamo, dalle quattro alle cinque ore circa, dipende se a piedi o a cavallo>> risponde Saturnino. 

<<Grazie. Meglio prendere a nolo un cavallo allora, anche se confesso questi luoghi sono di un incanto che varrebbe la pena visitarli a piedi. >>

<<Si! ha ragione>>.

Il sonno si predispone a concedersi mite e vista la stanchezza dal giorno di cammino dovuta al primo viaggio, la notte li accoglie cullandoli fra le sue braccia all’insegna di una lucente luna che risplende serena.  Al risveglio la mattina si dimostra ricca di fragranze che deliziano i sensi elargendo a Niccolò una vitalità insperata. Dopo aver salutato il capitano e l’equipaggio, si reca a noleggiare un cavallo per la visione dell’isola.

<<Ci ritroviamo fra un quattro, al massimo cinque ore qui al porto Giglio capitano. >>

<<D’accordo conte l’aspetteremo>> risponde serafico Saturnino.

Il cavallo mansueto e incredibilmente vigoroso con un manto che volge al moro pezzato, si presta alla cortesia di Niccolò che lo accarezza per conoscerlo meglio, instaurando subito un rapporto d’intesa straordinaria. In groppa al destriero Niccolò osserva il tappeto di mare che splendente stringe il confratello cielo in un crescendo di sfumature radiose e spettacolari, dove lo smeraldo si unisce al diamante in uno sfolgorio raggiante e il solo osservarli lo lascia senza fiato. L’isola Aegilium è coperta da numerosi sentieri naturali, lungo i quali Niccolò si addentra in un’epoca senza tempo, che custodisce uno scenario naturale d’incanto. Prorompe nella fitta boscaglia di macchia mediterranea. Terra in cui primeggiano lussureggiante bougainvillae, esplosive ginestre; radiose palme, fiori tropicali, orchidee selvatiche che generano un’esplosione di effluvi, aromi e colori meravigliosi da fare prigionieri i sensi. Un mantello di ciclamini si estende lungo il sentiero che lo conduce alla Torre del Saraceno collocata a ridosso del porto, notando che sembra a guardia dell’intera isola. “Meravigliosa!” Il borgo di un incanto senza eguali si presenta arroccato in cima a un’altura, racchiuso fra mura medioevali, con torri cilindriche e rettangolari che ne conferiscono il fascino. Svariate casette di pietra sfoggiano la loro grazia le une accanto alle altre, separate solo da stretti gradini e scalini impervi, ma seducenti e caratteristici. Prosegue notando l’imponenza del faro ammirandone l’edificazione. Oltrepassa Giglio Castello che solo a guardarlo gli infonde la volontà di entrarvi, di un fasto e architettura sorprendenti, avvolto in una cornice di verde rigoglioso, senza riscontrare nessuna anomalia.

In prossimità di una radura pascolano indisturbati mufloni e capre selvatiche, concedono al paesaggio un tocco di particolare suggestione. Si imbatte in spiagge dorate e solitarie calette da dove si riesce quasi a vederne i limpidi fondali dai colori cristallini. Dove le striature smeraldo dominano lo specchio d’acqua orientando lo sguardo dell’osservatore al loro volere. Un’isola del tutto incantevole racchiusa da cinta muraria, come fosse in una nicchia intervallata da torri. Giunge poi alla baia Campese che mostra fiera il suo Faraglione che sorge imponente sul mare cadenzando la sua eleganza e luce. Con un’andatura piuttosto bonaccia, ha modo di ammirare meglio il territorio. Anfratti rocciosi affinano il loro aspetto in uno snodarsi di forme, misure e sequenze che esposte al sole ne magnificano il fulgore, mentre la bellezza che ne scaturisce lascia senza respiro.

A un certo punto… Niccolò scorge uno splendido condottiero dal portamento orgoglioso. La sua divisa impeccabile ed elegante fa sfoggio di se piroettando in aria. Si tratta dell’imperatore del cielo, superbo maestro dell’aerodinamica, compagno e amante dei faraglioni e dei luoghi solitari, come scogliere, pareti rocciose e dirupi. Si predispone a sorvolare l’area in cerca probabilmente di un luogo dove giungere a terra per le sue necessità. Un magnifico esemplare di Falco Pellegrino dal piumaggio spettacolare, che mostra una trama finemente tessuta, impreziosito dalle piume che si fondono in un crescendo di tale perfezione da sembrare inverosimile all’osservarlo. Niccolò non può credere di averlo così vicino, ne vede addirittura i particolari è l’esemplare più bello che abbia mai visto. Gli trasmette un’emozione a dir poco surreale, dato che con lo splendido sguardo lo fissa negli occhi. Ha il piumaggio grigio-blu nella parte superiore e beige pallido striato in quella inferiore, una raggiante testa nera arrotondata; il becco giallo adunco con mustacchi larghi e neri, la gola e i lati del collo bianchi e le ali sono lunghe e appuntite. Sfoggia curiose zampe gialle molto robuste con artigli affilati, ed emette richiami acuti e pigolii prolungati, come a dover chiedere qualcosa con insistenza. All’improvviso sinuoso e repentino spicca il volo, concedendo al giovane uno spettacolo unico. Lo splendido falco potente e veloce con battiti d’ali molto profondi, volteggia controvento sfruttando le correnti ascensionali. Le sue ali triangolari e appuntite gli consentono un volo energico e aerodinamico, e poiché ha avvistato una preda, anche se era a più di un chilometro di distanza, si getta in picchiata a una velocità pazzesca, di circa a 200 - 220 chilometri l’ora, sorprendendo la stessa. Mentre con scaltrezza la scalfisce con l’artiglio posteriore quasi tramortendola, per poi finirla in volo con un mortale colpo di becco. Il giovane si meraviglia dell’apertura alare che si mostra di almeno un metro e dieci e osserva inoltre che si muove più velocemente che qualsiasi essere vivente lui abbia mai visto. Veramente magnifico e imponente. Subito dopo l’esemplare si dirige verso la Torre del Saraceno a ridosso del porto. Dimora che ha scelto come rifugio favorito e alla sommità della torre. Lo si vede poi che sfila con la preda conquistata fra gli artigli. Da lassù domina indiscusso l’ambiente circostante ed è possibile vedere la sua figura slanciata e maestosa volteggiare e saettare nei cieli del borgo, dove raffigura percorsi sconcertanti con accelerazioni improvvise, virate mozzafiato e repentini cambiamenti di direzione. E ancora pensa fra se il giovane. Il senso di autorevolezza e supremazia che trasmette il falco è assoluto, la potenza del suo essere è indiscutibile, ora capisco gli arcaici Egizi spinti a venerare Horus considerato il Dio del cielo e dell’energia. Il giovane del tutto esaltato dalla maestosità dell’esemplare, non si accorge che un certo punto passeggiando lungo il sentiero c’è una persona originaria del luogo. L’uomo indossa uno strano paio di guanti e dopo aver osservato il ragazzo si rivolge a lui.

<<Buon giorno io sono Edoardo, lei è straniero di queste parti? Sicuramente è amante dei falchi, vero?>>

<<Buon giorno Edoardo io sono Niccolò Orsini conte di Statonia, credo lei abbia colto nel segno la mia passione celata. Adoro questi esemplari, ritengo siano dei rapaci straordinari. Effondono una straordinaria potenza, forza e vitalità assoluta, da lasciarti quasi senza respiro, regalandoti il vero senso di libertà. >> risponde Niccolò non riuscendo a staccare gli occhi di dosso all’esemplare.

<<Già! Condivido pienamente, poiché è una mia virtù occuparmi di tali esemplari, non solo sotto l’aspetto venatorio bensì da vero estimatore, diciamo che posso considerarmi il loro custode. >>

<<Sul serio?>>

<<Certo! Controllando giornalmente la zona delle loro nidificazioni, mi assicuro  che non gli vengano rubate le uova, li proteggo da eventuali cacciatori di frodo; qualora avessero intenzioni di depredarli dalla natura che ne sono paladini, e li preparo per le funzioni di corte quando gli imperatori ne fanno richiesta. >>

<<Per le funzioni di corte?>>

<<Certo! Dal momento che il falco è considerato un bene prezioso, a corte è molto richiesto, addirittura a volte li chiedono per la dote di nozze. >>

<<Interessante! Quindi lei è un falconiere?>>

<<Si! Diciamo di si. Amo questi esemplari e mi occupo di loro ormai da vent’anni. >>

<<Che meraviglia!>>

<<Credo che falconiere indichi di essere a conoscenza della più completa e difficile forma di caccia mai vista. Poiché richiede da parte dello stesso un alto livello di concentrazione, sensibilità e dedizione. >> asserisce l’uomo.

<<lo credo anch’io! Immagino non sia facile preparare tali creature a interagire affabilmente con l’uomo?>>

<<È una complicità che si crea con il tempo, mentre la creatura impara a porre affidamento su chi le vuole bene concedendogli l’alleanza, instaurando un equilibrio perfetto. >>

<<La persona che se ne occupa deve indubbiamente sentirselo nel cuore. >>

<<Esatto!  Il cacciatore è spinto da un intimo legame verso la natura, disposto a esercizi di vicende naturali e spesso anche a vere e proprie ricerche rigorose per quanto riguarda gli uccelli da preda. >>

<<Il nome della creatura che ha visto prima è Pigri ed è pronto al mio richiamo ogniqualvolta ne ho bisogno. >>

<< Sul serio? Meraviglioso. >>

<<Guardi!>> Gli dice l’uomo emettendo un sibilo particolare, di cui suono viene subito percepito da Prigi che si precipita con slancio sull’avambraccio del falconiere. >>

<<Sorprendente magnifica creatura davvero complimenti. >>

<<Grazie>> risponde l’uomo rilasciando immediatamente la creatura che si riversa altrove.

<<Ma mi dica conosce qualcuno sull’isola o è qui solo in visita?>> gli chiede Edoardo.

<<Ecco… sono qui in veste di visitatore, ma mi stava dicendo qualcos’altro? Continui la prego. >>

<<Ebbene! Vede laggiù quei due?>>

<<Due falchi superbi si li vedo. >>

<<Dunque sono per eccellenza gli amanti più discussi e osservati dell’isola. >>

<<Sul serio? Fantastico!>>

<<Si! Successe due anni fa quando una sera rischiarata dalla luna, posata in cima alla torre c’era lei che lo chiamava incitandolo a raggiungerla. Dopo un periodo di tempo non più lungo di cinque minuti, lui fiero e posato si decise, realizzando per lei la parata nuziale. Apparve davvero uno spettacolo straordinario ed emozionante. Fu il corteggiamento al quale ho assistito che più mi ha emozionato. >>

<<Veramente? Molto interessante!>> afferma Niccolò interessato.

<<Già! Furono momenti davvero emozionanti dove il falco in quell’occasione si è fatto protagonista regalando allo sguardo degli osservatori uno spettacolo unico. >>

<<Provi a descrivermelo. >>

<<Ebbene fece un girotondo di spettacolari volteggi, per poi sorvolare in aria elevandosi altissimo, e accompagnato dalla regalità del suo fiero portamento in un impeto velocissimo planò al suolo. Era riuscito a una velocità sbalorditiva a recuperare una preda, che  offrì alla compagna  a simbolo di consolidamento per la loro unione, che come lei sa resta per tutta la vita. >>

<<Spettacolare!>>

<<Bè dopo un po’ di tempo la compagna depose le uova direttamente su una cavità della parete rocciosa sulla cima della torre, che si schiusero dopo cinque settimane. Da allora altri tre esemplari sorvolano i cieli incontrastati e sovrani della zona, dove li vedi a volte planare sul faraglione, piuttosto che sulle pareti rocciose dell’isola, regalandoci spettacoli scenografici indiscussi di incomparabile bellezza. >> spiega Edoardo fiero e orgoglioso.

<<Davvero entusiasmante, la ringrazio per avermi regalato questa nota colorata nel mio cammino, volto a cercare qualche insediamento di natura pericolosa. >> pronuncia Niccolò rallegrato dalla conoscenza di Edoardo e dalle delucidazioni in merito al falco.

<<A proposito ha notato qualcosa di particolare ultimamente?>> Gli chiede Niccolò.

<<No! Almeno non credo, mi dica esattamente di cosa si tratta?>>

<<Ecco vede Etruria è in una situazione un po’ particolare, ma non è mia intenzione preoccuparla più di tanto. >>

<<No! No!  Mi dica. >>

<<Per il momento al fine di trovare determinate realtà oggettive, non posso svelare il vero motivo della mia presenza, verrebbe alla luce la mia intenzione agli occhi dell’entità per cui mi sto inoltrando in tali luoghi a cercarla. >> risponde calmo Niccolò. 

<<Capisco! Orbene mi dica almeno se siamo in pericolo, se è possibile aiutarla in qualche modo? Posso magari consigliare alcuni falchi che potrebbero essergli d’aiuto?>>

<<No la ringrazio! Diciamo che per ora il consiglio che posso dargli è di porre attenzione a qualsiasi strana figurazione sottoforma di ghiaccio e mi raccomando infonda armonia alle genti, che non abbiano malanimo fra loro, sarebbe rovinoso quello che ne scaturirebbe. >> Ribadisce Niccolò.

<<Colgo l’occasione d’averla incontrata, per porre maggiore attenzione alle prudenze che mi ha consigliato, aver saputo in anticipo come comportarci d’ora in avanti è congeniale per evitare sbagli. Grazie conte è stato un piacere, spero trovi al più presto quello che cerca, buona continuazione. >>

<<Grazie a lei Edoardo e buona continuità in questa meravigliosa isola. >>

                                            Capitolo trentaduesimo

Più tardi… dopo aver attraversato i magnifici percorsi attraverso boschi di leccio, pinete e macchia mediterranea straripante di colori e profumi, Niccolò si vede contento nel non aver riscontrato nulla che possa far presagire che in qualche maniera l’entità di Zorhobos possa aver intaccato l’isola. Dopo essersi lasciato suggestionare dalle bellezze dell’isola si ritrova a Giglio Porto e con letizia si ferma alla locanda per ristorarsi, distogliendo per un momento il pensiero dagli oneri del viaggio. Inoltre conduce a riposare il cavallo ridandolo al gestore della scuderia che ringrazia vivamente. Come al solito il capitano Saturnino fedele compagno di viaggio lo rassicura dicendogli che avrebbero fatto in tempo a recarsi sull’isola di Ocrasia la più impervia.

Nel frattempo… a palazzo Orsini succede l’imprevisto. Matilde è rimandata da Zorhobos alla residenza signorile per porre fine all’esproprio delle personalità che vi abitano. La donna si mostra questa volta malvagia e decisa ad annientare tutti i castellani come oscuramente chiesto dal suo imperatore.  Mentre i cavalieri della farfalla dorata procedevano alacremente per evitare potenziali imprevisti. Tuttavia alcuni di loro erano intenti a corteggiare le ancelle, altri invece a scambiarsi qualche contesa giocosa. Sennonché avvertono all’improvviso dei rumori ambigui provenire dalle segrete del castello. Senza indugio armati di coraggio si addentrano attraverso gli androni del palazzo. Percorrendo l’ala ovest a un certo punto spunta a ridosso di una nicchia un diamantino di ghiaccio grande poco meno di un centimetro. Solo che l’unico ad accorgersene è Ludovico che curioso e irruente come al solito, non resiste alla tentazione di toccare quella strana scheggia spuntata all’improvviso. Si avvicina… la tocca leggermente con la mano destra e succede … tutto in un attimo. Di fatto, come un prodigio da quell’istante un’apertura segreta fa aprire a libro la parete, mentre il cavaliere viene carpito al suo interno e a seguito di un giro vorticoso sparisce del tutto. Al povero cavalier Ludovico sopraggiunto da Zorhobos gli venne inflitto il dardo di ghiaccio che gli raggela il cuore, e immediatamente dopo  scaraventato senza remora viene incastonato come gli altri alla pietra megalitica. Quella strana calamità è da attribuirsi a Matilde che introdotta a palazzo furtivamente, compare dall’interno delle mura come fosse un fantasma che vi passa attraverso. L’influsso delle forze negative colpisce misterioso, catturando i castellani con un’energia eccezionale e a loro insaputa. Nessuno dei cavalieri al momento si è accorto della sparizione di Ludovico e imperterriti continuano la loro ricerca nei meandri del maniero. Stretti vicini uno all’altro procedono lentamente. Rumori cupi e profondi s’insinuano tra le mura del castello. Si sente come cigolio ferroso provenire dagli ingressi principali. Strani fragori giungono dalle aperture degli accessi alle stanze. Lo sbatacchiare furioso delle serrande che come impazzite si separano dalle guide fa loro accapponare la pelle. Le superfici riflettenti alle finestre si distaccano del tutto dagli infissi caracollando in frantumi al suolo. A seguito della brezza improvvisa e gelata che si insinua nelle ossa fulmineamente, si odono strepitii di qualunque tipo e in ogni angolo. Soglie e finestre sbattono furiose mosse da quella forza repentina.

Tutto sibila, scricchiola e stride. Nel momento esatto in cui transita uno dei cavalieri lungo la parete invasa dai cocci dei vetri, una lampada stramazza a terra schiodandosi dal muro, dando origine a un rumore assurdo che spaventa tutti, rompendo il silenzio benché smosso dagli stridori. L’abitato sembra essere invaso da entità misteriose che lo esortano a formulare rumori di ogni genere. Una raffica di vento più violenta s’incunea tra loro lungo i corridoi, rendendo faticoso il proseguire. I passi divengono più grevi e senza volerlo i cavalieri incespicano fra loro. Nientemeno di sorpresa folate di pioggia si esibiscono turbinose all’interno, unite a giostre di vento sempre più angustie. L’aria gelida penetra in ogni angolo remoto del palazzo, al punto da offuscare la loro mente. L’origine dell’annebbiamento è dovuta a una fitta nebbiolina che si disperde alla luce giallastra delle lampade nei passaggi segreti, impedendo loro di avere una buona visuale, perlopiù oscurando i loro pensieri generando un senso di inabissamento nel vuoto. Davide non si spiega questo fenomeno, decide di proseguire ugualmente, quando all’improvviso… sente sopraggiungere uno svolazzamento. Pare provenga dal corridoio che porta alla terrazza. Infatti, nel momento esatto che s’avvicina alla stessa, vede dileguarsi Goffredo dietro un pilastro. “Sarà andato a controllare meglio.” Si dice fra se. Il cavalier Davide svoltando subito l’angolo ma di Goffredo non c’è più traccia. Decide così di guardarsi alle spalle per controllare che i cavalieri ci siano tutti e con sua gran sorpresa riconosce che sono diminuiti di numero.

<<Che fine ha fatto Ludovico?>> domanda rivolto a Eligio, Callisto, Clemente, Cornelio, Bartolomeo e Maurilio gli unici rimasti oltre a lui.

<<Non lo sappiamo Davide… nemmeno noi ci siamo accorti della sua scomparsa e a quanto pare anche Goffredo è sparito. >>

<<Si! Invero. Sarà meglio dividerci. Cerchiamo di scoprire da quale parte agisce questa strana forza e mi raccomando non toccate niente e se sopraggiunge qualcuno non dovete assolutamente guardarlo negli occhi. >> afferma Davide deciso.

<<D’accordo Davide si farà come dici. Non preoccuparti. Su cavalieri separiamoci. Io vado con Bartolomeo. >> afferma Maurilio.

Cornelio e Clemente s’incamminano in direzione della loggia, mentre Callisto ancora un po’ debole, si unisce a Davide e a Eligio.

<<Buona fortuna ragazzi e mi raccomando fate molta attenzione. >> dichiara preoccupato Davide.

In quell’attimo sopraggiungono dalla cucina grida agghiaccianti che scombinano i loro intenti.

<<Cosa può essere successa?>>  domanda Eligio rivolto a Davide.

<<Non ne ho la ben che minima idea, l’unica cosa da fare è andare a vedere>> rispose Davide seguito da Callisto che si accinge subito ad andare verso la cucina.

Il loro arrivo… fortunatamente è provvidenziale, poiché si era generata una situazione alquanto oscura. L’ancella Fabiana, forse per stemperare gli animi, si era cacciata a quanto pare in un brutto pasticcio senza volere. Con l’intenzione di preparare da mangiare si era messa a mondare l’insalata. Sennonché, appena si reca in cortile s’appresta a sollevare il secchio dell’acqua per immergerlo nel pozzo, questa si congela all’istante carpendole la mano, che restò collegata al getto ghiacciato paralizzando con lei l’intero braccio.

Sabrina sentendo le grida dell’amica corre subito in suo aiuto per quanto a sua volta ne rimane lei stessa avvinghiata. Mentre la morsa  come un magnete prepotente  ghiaccia loro gli arti. Elena osservando la scena, non si perse d’animo e soccorse le due donne, cercando di tirarle a se per liberarle da quella stretta glaciale. Sventuratamente però, invece di ottenere il risultato di soccorrerle,  anche lei ne rimane imprigionata. Le tre ancelle perciò si ritrovarono abbrancate dalla stretta glaciale incollate a catena una con l’altra, incapaci di muoversi e impossibilitate a qualsiasi gesto per sciogliersi. E non è finita il ghiaccio quasi mosso da una mano invisibile prosegue imperterrito in un crescendo inarrestabile di propagazione, generando addirittura spuntoni acuminati ghiacciati in cerchio che si estendono a vista d’occhio, creando una compagine glaciale spaventosa, quasi ad avvilupparle del tutto incatenandole congiuntamente.

<<Incredibile questa morsa di ghiaccio arriverà ad appropriarsi di noi completamente!>> esclama Fabiana con un fil di voce rivolta a Elena.

<<È finita… lo so…lo sento… moriremo di una fine del tutto imprevedibile nonché bizzarra. >> risponde appena percettibile Elena che per indole è pessimista.

<<No! Ti prego signore, ho ancora molte cose da fare!>> grida Fabiana in preda alla disperazione. 

Sennonché giungono in cortile i cavalieri e con loro gran sorpresa si ritrovano davanti una scena a dir poco inverosimile. Il ghiaccio ha avvolto le donne fino al collo. Le ancelle incapaci di parlare per via del freddo intenso, sbarrano gli occhi, sentendosi totalmente confuse e perdute. Sgranando gli occhi come a supplicare i cavalieri di fare qualcosa, sbuffando l’aiuto. Miei temerari è bene che facciamo qualsiasi cosa pur di toglierle da quella morsa che le disarma. >> Esclama Davide comprendendo che l’elemento scatenante che predomina su quella manifestazione glaciale è l’acqua.

<<Si Davide ma come facciamo?>>

<<Ecco… vedete … l’acqua genera il legame fra loro e la paralisi, perciò non bisogna assolutamente toccarla per non creare l’effetto a catena che ghermirebbe anche noi. >>

<<È vero!>> esclamano.

Come d’incanto la figura della farfalla dorata posta sul mantello del cavalier Davide, prende vita, cominciando a risplendere raggiante generando calore. Un’improvvisa enorme folata aeriforme e dorata avvolge lo stesso, ricoprendolo di un pulviscolo prodigioso. Immediatamente  Davide mosso da una forza innata afferra rapidissimo il suo mantello,  lo allarga a tappeto e arrotolandolo attorno a una mano, con l’altra si attacca alla struttura del pozzo. Mentre tempestivo abbranca con forza le ancelle tirandole a se. In seguito con le sue mani effettua una leggera e delicata pressione e in un battibaleno le ancelle si svincolano da quella morsa glaciale staccandosi dal ghiaccio completamente. In seguito il calore emanato dalla farfalla disciolse il ghiaccio formatosi attorno alle ancelle, prosciugandolo velocemente, fino a farlo scomparire del tutto.

 

Aurinia la farfalla dorata vegliando sempre su Etruria, infonde poteri straordinari all’immagine che raffigura la farfalla dorata sul dorso del mantello dei cavalieri. Rendendo possibile tale soccorso.  Tuttavia se non era per la perspicacia del cavalier Davide o meglio di essere stato in grado di intuire l’elemento dominante, non si sarebbe potuto realizzare.

 

Tuttora tremanti a causa del freddo che le stava congelando, le ancelle, si lasciano andare a uno slancio di entusiasmo mirabolante, senza dubbio grate per il gesto straordinario compiuto dal giovane. Abbracciano  e baciano calorosamente il cavaliere ringraziandolo per il suo provvidenziale intervento.

<<È stato un onore venirvi in soccorso damigelle. >>

<<Grazie ancora cavaliere!>>

La scena appena conclusa vede il cielo aprirsi in un crescendo di nuvole grigie che si allargano al chiarore del sole lasciando spazio a una luminosità che lo ravviva schiarendolo definitivamente. <<Andate ora e fatevi un bel bagno caldo per riattivare la circolazione del sangue. >> Dice loro Davide con un tono affettuoso risistemandosi il mantello.

<<Si andiamo di sicuro ci farà bene un bagno caldo. E ancora grazie cavaliere. >> Pronunciano tutte e tre del tutto rianimate e felici di essere ancora in vita.

<<Ah! Un'altra cosa… mi raccomando dovete stare molto attente. >>

<<Si staremo attente>> rispondono ancora confuse <<ma come possiamo capire?>>

<<Ebbene si verificano episodi del tutto misteriosi e inspiegabili a palazzo, di cui a quanto pare non riusciamo ad anticiparne gli eventi. >>

<<Esatto!>>

<<In conclusione mi raccomando non toccate niente d’inconsueto e soprattutto non guardate negli occhi persone che a voi sembrano sospette. >>

<<Faremo come dice Davide di sicuro dopo questo increscioso episodio, abbiamo capito che dobbiamo porre maggior attenzione agli avvenimenti, terremo gli occhi ben aperti. >>

<<Bene! Bravissime a dopo allora. >> 

Nel frattempo… a Giglio Porto l’equipaggio si presta a partire per l’isola Ocrasia armando la galea Aurinia. Il personale di bordo procede temerario pronto a lasciare la banchina a velocità ridotta. Il capitano Saturnino impartisce le disposizioni al suo fedele equipaggio.

<<Portate la prua dell’imbarcazione al vento. >>

<<D’accordo!>>

<<Governate il timone. >>

<< Subito. >>

<<Armate la drizza della randa e fate uscire la vela di prua per mezzo della scotta di sottovento e iniziate la navigazione. >>

<<Agli ordini capitano. >> replica Firmino il prodiere.

Mauro il timoniere segnala la partenza all’equipaggio ad alta voce.

<<Pronti a virare?>>

<<Pronti!>> ribatterono tutti loro.

La direzione delle increspature sulla superficie dell’acqua indica che il livello del vento lambisce le vele e permette la propulsione per la possibile partenza. Il capitano in ogni caso avverte il conte che ci sarà complicazione a ormeggiare a Ocrasia a causa del paesaggio scosceso e inospitale che contraddistingue l’isola.

<<Si prepari al difficile attracco Niccolò. >>

<<Si capitano! Come mai risulta ardua l’impresa di avvicinarsi all’isola?>>

<<Dal momento che l’isola si mostra arcigna, poiché la si vede avvolta in un manto di foschia per quasi tutto l’anno. Proprio a causa della sua indole conturbante, rende difficoltoso l’attracco e a volte con l’avvicinarsi dell’imbarcazione si corrono dei rischi. >>

<<Quindi difficilmente riusciremo a ormeggiare?>> chiede Niccolò

<<Beh! Dipende! Vede Niccolò, la difficoltà a trovare un ormeggio è dovuta al fatto che l’isola rende l’avvicinamento piuttosto infelice per via delle sue pareti scoscese e l’approdo sarà possibile solo se le condizioni del mare lo consentono. >>

<<Capisco. >>

<<Fra l’altro Cala Maestra è l’unica insenatura dove l’approdo e l’attracco sono abbastanza agevoli, poiché si schiude sul versante nord occidentale, dove oltretutto si scorgono fondali sabbiosi del tutto incredibili. >>

<<D’accordo capitano la ringrazio per la sua premura, ma sono pronto a correre i rischi pur di riuscire ad approdare anche in quest’isola. Il suo  temperamento e metodo di navigazione mi rende sicuro, se poi dovessero esserci delle difficoltà sono sicuro che le affronteremo al meglio. >> sostiene Niccolò.

<<D’accordo allora. >> Prende atto Saturnino.

La mattinata… esplode vigorosa distinta dal sovrano della volta celeste che scandisce i suoi raggi espandendoli al pianeta. Raggi che riversati nel mare acquisiscono un gemellaggio assoluto regalando un incantevole spettacolo. Niccolò è letteralmente affascinato dalla manifestazione naturale, dalla bravura dell’equipaggio, dal buon odore di mare e dalla sensazione di pace che trasmette l’esporsi a viaggiare su una galea, nonostante non lo avesse mai fatto. Si sente letteralmente rapito dalla circostanza, sebbene sia lì per una funzione importante ai fini della sicurezza di Etruria. Dopo un tempo di navigazione piuttosto breve la galea Aurinia influenzata dai venti predominanti, giunge a Ocrasia. L’isola si mostra come un gigantesco blocco di granito  con dirupi a picco sul mare, contornata da una serie di sinuose calette. Magnifica. E il tempo volge sereno di conseguenza non dovrebbero avere complicazioni ad approdare. Il capitano Saturnino impartisce nuovamente ai suoi uomini una serie di ordini in funzione dell’attracco.

<<Preparate le cime fissatene almeno due. >>

<<Si capitano>> dichiara Firmino.

<<Riportate l’imbarcazione a prua al vento. >>

<<Subito. >>

<<Ammainate la vela di poppa e la randa. >>

<<Si capitano. >>

<<Ravvicinatevi sottovento e gettate l'ancora. >>

<<Agli ordini capitano. >> risposero.

E con estrema fattibilità contrariamente a quanto immaginavano si ritrovano ormeggiati a Cala Maestra in men che non si dica, sbarcando sulla mirabile isola di Ocrasia.

<<Toh! Bravissimi! Vi devo ringraziare capitano e anche tutto l’equipaggio, l’aver pensato prima che all’ormeggio avremmo avuto difficoltà,  ha scongiurato i pericoli del cattivo tempo ed è andato tutto a meraviglia. >> sostenne Niccolò.

<<Già conte pare anche a me che siamo stati fortunati. Vede l’isola di Ocrasia allo sguardo dell’osservatore si fa vedere ombrosa, impervia e inaccessibile, circondata da un’aura colma di mistero che denota fin da subito la sua indole solitaria e restia. Tuttavia è in grado di coglierti di sorpresa concedendoti il suo splendore. >>

<<Lo vedo capitano! Isola superba e misteriosa, allo stesso tempo erompe la sua anima impetuosa e seducente da renderla straordinaria. >>

<<Infatti! Non puoi non rimanerne affascinato. >> ribadisce il capitano orgoglioso di conoscere i misteri dell’isola.

Ad accoglierli una piccola insenatura con un bavero di spiaggia mentre ciottoli, pietre, rocce frastagliate e gruppetti di pini d’Aleppo posti ai lati e sistemati precisi, fanno da sipario di benvenuto. Una strada sconnessa, ripida e tortuosa che porta alla villa reale, si mostra sublime presentando l’incanto dell’isola nonostante il disagevole pontile. La villa sorge incorniciata e rigogliosa contornata da un vero eden, dotato di imponenti esemplari di palma da dattero delle Canarie, sfoggiando fiere magnolie, cipressi, pini, eucalipti e altre piante esotiche. Un fiorente effetto architettonico si scopre a Belvedere all’antico monastero, luogo dove Niccolò spera di trovare i suoi castellani.

<<In realtà capitano ha ragione! È stupendo avvicinarsi all’isola, al solo pensiero di visitarla mi mette in uno stato di euforia tale che non sto più nella pelle. >>

<<Lo immagino. >>

<<Mah! Guardi lì il mare cosa non è?>>

<<È meraviglioso vero?>>

<<Decisamente!  Rovescia le sue onde a ridosso degli anfratti rocciosi ai lati dell’isola in un modo alquanto sublime. >>

<<Si! Un vero e proprio quadro!>>

<<Decisamente si! Un’opera d’arte della creazione, avvolta in un crescendo di bellezze indiscusse, dove i colori si stemperano sublimi lungo il territorio e assieme agli effetti sonori dominano lo scenario. >> Afferma Niccolò  sollevando un po’ di sabbia bianca, sottile e calda, rigirandosela fra le dita cercando di assaporarne la consistenza quasi a volerne sentire il sapore. <<Che meraviglia>> dichiara nuovamente.

<<Già! tuttavia se pur l’isola si mostri selvaggia, disabitata e monolitica riesce ad affiorare meravigliosa, con la sua coltre di macchia mediterranea, concedendo uno splendido territorio, dove da tanto è incantevole trovano riposo e riparo moltitudini di volatili migratori. >>

<<È vero!>>

Il giovane Niccolò si accorge che in ogni anfratto, scoglio, faraglione, insenatura, o cavità che si spande sui litorali delle isole, un carosello di specie diverse di volatili si diverte a volteggiare, planare, caracollare per poi scendere a terra in cerca di cibo o ristoro per nidificare.

<<Decisamente un incanto. Uno spettacolo per lo sguardo, per il cuore e perché no per l’anima. >> afferma Niccolò ben sicuro di parlare con una persona che gli ha dimostrato di amare la natura e le sue bellezze.

<<Proprio così conte, la magnificenza racchiusa in queste isole, infatti, richiama numerosi volatili superbi, a segno che l’ambiente denota una certa pace a livello ambientale e diffonde una percezione di libertà non indifferente.

<<Certamente! E l’avifauna qui può esprimere totalmente la sua natura, traendo conforto nell’approdarvi per cercare rifugio. >>

<<Quanto è grande più o meno l’isola capitano?>> chiede Niccolò.

<<Dunque Conte … calcoli che la sua striscia di mare sarà larga più o meno cinquecento metri, invece nel complesso della sua costituzione resa in prevalenza da roccia granitica rosa/grigio e dalla sagoma piramidale ricca di bassa vegetazione rigogliosa, sarà di circa dieci chilometri o poco più>> risponde il capitano.

<<Bene grazie capitano. Penso che m’inoltrerò a piedi allora vista la bella giornata e poi non mi capita tutti i giorni di poter visitare un’isola così. >>

<<Sembra anche a me una buona idea, vedrà conte che non se ne pentirà. Tanto che troverà l’isola decisamente misteriosa e seducente. >> rafforza Saturnino.

Durante … la traversata l’ammiraglio Saturnino si è rivelato incredibilmente propenso e lieto di essere a disposizione del conte per qualsiasi chiarimento e vuole essere ancora più esauriente in merito alle informazioni di cui lui è in possesso in virtù dell’isola, decidendo quindi di elargire maggiormente il suo sapere a Niccolò.

<<Conte qui il mare intorno all’isola è il Mar Tirreno, la sua fascia costiera è parecchio frastagliata con lunghi tratti di faraglioni a picco, dove l’ambiente d'acqua è ricchissimo e disseminato da tonni, steppe di posidonia, anemoni marini, gorgonie, coralli e straordinari pesci luna. >>

<<I pesci luna? Che meraviglia! >>

<<Si. Inoltre è un luogo ideale per la foca monaca dove serenamente si può riprodurre. >> sostiene il capitano sistemando una vela che si era leggermente spostata.

<<La foca monaca? Meraviglia! Quindi è possibile incontrare qualche foca?>> chiede Niccolò incuriosito.

<<È raro poterne vedere, ma a volte riesci a intravedere qualche magnifico esemplare a ridosso di un faraglione, che si crogiola al sole aspettando di rituffarsi nelle splendide acque azzurre e cristalline. >> conferma il capitano.

<<Magnifico senza dubbio. >> Asserì Niccolò. 

<<Si decisamente magnifico, ma non vorrei annoiarla conte, sa, a me viene spontaneo raccontarle di Ocrasia per il motivo che la conosco molto bene, inoltre è e rimarrà l’isola che prediligo, poiché concede un fascino mistico e particolare rispetto alle altre, dove quando posso mi rifugio a meditare. >>

<<Magnifico! Annoiarmi! Ma lei sta scherzando capitano? Sono onorato che mi faccia da cicerone, amo avere nozioni in merito al luogo di cui sono in visita e lei decisamente lo illustra molto bene, continui pure la prego. >> dichiara Niccolò più che convinto di apprezzare tantissimo i suoi esposti.

<<Grazie. Allora se le fa piacere continuo volentieri. >>

<<Sì grazie, prosegua pure è decisamente molto interessante. >>

<<Pensi conte che le capre selvatiche sono signore incontrastate del territorio, deve vedere l’esemplare maschio ha delle curiose corna molto sviluppate dalla forma di una scimitarra rivolta all’indietro, quanto è splendido. >>

<<Ma tali animali ci sono tutti i giorni?>> chiede Niccolò.

<<Certamente. >> risponde il capitano.

<<Vuole dire che potrei strada facendo incontrarne degli esemplari?>>

<<Sicuramente!>>

<<Amo gli animali d’ogni specie e mi emozionerebbe tantissimo poterne incontrare di quelli che normalmente non vedo. >> risponde  piuttosto entusiasmato.

<<Vedrà che non solo potrà incontrare le capre selvatiche conte ma a volte è possibile imbattersi nell’eleganza del falco pellegrino che affina la sua tecnica di caccia a una velocità impressionante.  A volte lo vedi che si butta sulla preda verticalmente con le ali quasi chiuse e scende in picchiata a una velocità incredibile, quasi a duecento l’ora senza esagerare. Insomma tale luogo è il paradiso!>> dichiara il capitano.

<<Ha ragione capitano quand’ero sull’isola Aegilium mi è capitato d’imbattermi in due  splendidi esemplari di Falchi Pellegrini. Sono animali mirabili, dotati d’un fascino irresistibile, viene la voglia di possederne uno per istruirlo ai richiami per la caccia. >>

<<Condivido. È riuscito a vederne addirittura due?>> chiede il capitano.

<<Già e da molto vicino anche. Dicono che sono gli amanti più raccontati dell’isola e sulla bocca di tutti. >> sorride Niccolò. <<È stato molto fortunato, non capita a tutti sa di poterli osservare da vicino. Forse proprio per la ragione che lei è qui in ricognizione per dei motivi di sicurezza, dove non mirava a cercarli o sperare di vederli, che gli si sono parati davanti come per incanto. >>

<<Già forse è così so solo che sono creature magnifiche. >>

<<Sono d’accordo!>>

<<Emh… mi stava dicendo?>>

<<Ah! Si… deve sapere che oltre al mare, la fauna in tutte le sue sfaccettature, l’avifauna è sempre stata una mia grande passione>>.

<<Sul serio?>>

<<Si! Non appena ho la possibilità di accompagnare qualcuno sull’isola, mi addentro nella selva, nonostante la faticosa accessibilità, per ammirare indisturbato la grandiosità di svariati e magnifici esemplari. >>

<<Splendido! Posso capirla. >>

<<Per esempio una volta notai uno splendido gheppio posto su una cavità di una parete rocciosa, mentre sistemava le uova. In quell’occasione vidi da vicino il piumaggio bruno/rossiccio con chiazze scure sul dorso e la parte inferiore di color cenere, la coda che termina in una fascia bianca e le zampe gialle. Ebbene  a un certo punto lo vedo planare all’improvviso e gettarsi su una preda che in quell’occasione si trattava di una lucertola. Ha generato una scena entusiasmante, dal sapore forte e allo stesso tempo superba. Uno spettacolo!>>

<<Concordo capitano sono creature assolutamente magnifiche. >>

<<Ah! un'altra cosa, mi raccomando stia molto attento, durante la perlustrazione. >>

<<Oh! Davvero? A cosa devo stare attento?>>

<<Deve porre molta attenzione al sottobosco, poiché potrebbe mostrarsi a ridosso di qualche anfratto la Vipera di Ocrasia. >>

<<Caspita va bene porrò maggior attenzione allora. Ma è velenosa?>>

<<Si purtroppo è molto velenosa. La riconosce poiché ha la testa triangolare che si distingue dal corpo cilindrico e la coda sottile, solitamente la sua colorazione tende al giallo-verde e le sue dimensioni possono variare e arrivare anche a 60/80 cm. >>

<<Per mille lucciole! Così grande?>>

<<Purtroppo si!>>

<<Grazie capitano e mi dica a quali particolari zone devo stare attento?>>

<<I luoghi dove è più facile incontrarla sono i margini dei viottoli e sentieri poco battuti, le smottate, le zone montane aride ben esposte al sole e con poca vegetazione e spesso vicino ai corsi d’acqua, quindi mi raccomando ponga molta attenzione. >>

<<Si certo farò attenzione grazie, metterò una doppia fascia alle gambe per proteggerle da eventuali morsi di vipera. >> replicò il giovane.

<<Sappia anche che l’isola presenta la tipica vegetazione mediterranea dove si trova dell’erica, del mirto e in questo periodo è in piena esplosione di fiori marmorei dal profumo delizioso. >>

<<Grazie capitano adoro le fragranze dei fiori. >>

<<Anch’io gradisco i fiori, pensi che il corbezzolo dal colore rosso scarlatto, concede la bellezza del suo frutto dominando l’altura, incorniciando il territorio rendendolo indubbiamente pregiato. >>

<<Splendido! Un’altra cosa capitano! Eventualmente posso raccoglierne qualcuno?>>

<<Beh! Normalmente quando ci serve qualcosa rilasciato direttamente dalla natura, la si prende, ma capisco la sua riluttanza, poiché il territorio merita di essere preservato. Penso che se si pone attenzione nel lasciare sempre una parte radicata dalla pianta per permettere la riproduzione, sia sufficiente affinché possa vantare di fruirne di alcuni esemplari. >> risponde il capitano.

<<Bene! Mi dica, c’è dell’altro capitano?>>

<<Beh! Volevo dire anche che si trova l’orniello tipica pianta dell’isola, con le foglie caduche e i fiori bianco crema dimostrati in infiorescenze a pannocchia all’estremità dei rami, che rilasciano una fragranza piacevolissima. >>

<<Meraviglioso e che altro>> sempre più incuriosito ne approfitta a fare domande al capitano, poiché nota la piena conoscenza del luogo.

<<Vi si trovano i lillatro, il rosmarino di altezze anche di due metri, che con le sue foglie aromatiche e le corolle color celestino riempiono l’aura di una fragranza decisamente nobile, senza escludere il fatto che concede il suo  manto delicato  sfumando i rilievi. >>

<<Che tipo di alberi vi sono invece?>>

<<L’isola presenta una notevole formazione forestale sfoggiando splendidi alberi di leccio, deliziose querce a foglie verdi sopra e grigie sotto, con la corteccia spessa e screpolata, poste in una posizione ben soleggiata adiacente al bosco degli eucalipti che ne accentuano la bellezza. >>

<<Ci sono anche gli eucalipti?>> chiede Niccolò.

<<Certamente, la pianta di eucalipto ha la corteccia liscia di color grigio - cenere ricoperta di ghiandole, dalle foglie ovali e cuoriformi di un verde ceruleo, dalle proprietà balsamiche è una pianta decisamente bella. >>

<<Si! Per l'appunto, proprio per questo chiedevo. >>

<<Si trovano anche l’oleandro con i suoi fiori bianco-rosaceo di un intenso profumo e l’arbusto sempreverde che può raggiungere anche i sei metri di altezza, oppure il fiordaliso e l’elicriso con i suoi fiori colore del sole, bellissimo a vedersi. >>

<<Una meraviglia!>>

<<Si! Come vede un carosello di profumi e colori permeano l’isola e la bellezza che vi regna se pur di difficile esplorazione, ti lascia stupito ogni qualvolta la osservi. >>  afferma infine il capitano.

<<La ringrazio capitano è stato decisamente esaustivo, non vedo l’ora di addentrarmi per esplorarla da vicino. >> conferma il giovane contento per le spiegazioni.

<<Posso immaginarlo però stia molto attento mi raccomando. >>

<<D’accordo. >>

A un certo punto entrambi alzano gli occhi al cielo e osservano con entusiasmo il librarsi in volo di un bellissimo esemplare di gabbiano corso dal becco rosso corallo, che da sfoggio alla sua maestria, esibendosi in magistrali volteggi, sicuramente felice di trovarsi a soggiornare in quell’ambiente puro e incontaminato.

<<Ancora grazie capitano, credo mi sarà molto utile quanto mi ha illustrato. >>

<<Per me conte è stato un piacere diffondere elementi in merito al luogo, poiché conosco ogni anfratto, qualsiasi roccia, qualunque viottolo, sia dell’Argentario, sia dell’arcipelago, sarebbe un peccato non manifestarlo a chi non ne conosce le sfumature. >>

<<Ha pienamente ragione! Sapevo di aver visto giusto, quando ho riposto la mia fiducia in lei capitano. >>

<<Bene grazie conte e ora concediamoci una breve pausa. >>

<<Si>>

                                Capitolo trentaquattresimo

L’equipaggio seguito dal capitano e Niccolò approfitta dell’orario opportuno per soffermarsi a ristorarsi e riposare. Seduti a ridosso degli alberi che regalano un po’ di frescura, si predispongono a rifocillarsi. Si erano giusto portati una sacca con del cibo, sapendo di potersi concedere un momento di ristoro all’aperto, godendo un panorama di incomparabile bellezza che circonda tutta la zona.

Niccolò … dopo aver mangiato una pagnotta con del formaggio e bevuto dell’ottimo vino, si presta a procedere avvicendandosi nei meandri dell’isola.

<<Bene a dopo allora. >>

<<A dopo Niccolò. >>

In seguito … impiega almeno un’ora di cammino prima di sopraggiunge ai resti dell’antico Monastero posto a circa 300 metri di quota. Lo scenario che si presenta a quell’altezza è sconvolgente! Incantevole. Burroni, gole e dirupi a picco, sfilano scoscesi verso il vallone rigoglioso di felci e lecci. Dove si notano le vestigia di un antico insediamento realizzato in sporgenze di granito, per poi giungere nelle acque di un verde, azzurro fluorescente di Cala Maestra. Niccolò nota che affianco al monastero dalla forma quadrata interamente costruito in blocchi di granito, sgorga una fresca fonte e ne approfitta per togliersi la sete.  Subito dopo decide di perlustrare la zona scrupolosamente, ma non vi trova nulla di sospetto e si reca allora verso la Grotta del Santo, che sia apre dominando un altro ripido vallone, colmato di essenze rilasciate dai cespugli mediterranei. Prosegue per alcuni tratti di strada sterrata e distingue il profilo della più alta vetta dell’isola. Il Monte della Fortezza, da lì può vedere tutta l’isola e sincerarsi una volta di più che non vi è traccia di Zorhobos, nonostante l’area presenti inclinazioni funeste. Sulla strada del ritorno per Cala Maestra, Niccolò si imbatte in un anfratto, dove a ridosso vi è uno spettacolo naturale a dir poco elevato.

In realtà da sfoggio di se in un’esposizione di incantevole bellezza un boschetto di eucalipti, illuminato dal sole che con i suoi raggi scolpisce scenografie spettacolari attorno alla rigogliosa macchia attigua. A un certo punto però, Niccolò sente un odore brusco di fumo. Si gira senza indugio e di fronte a una roccia vicino a un cespuglio, nota che un fastello secco sta prendendo fuoco. L’origine deriva da un piccolo frammento di roccia, che talmente luminosa ha fatto da specchio al sole, mentre lo stesso si presta ad accendere la sua spirale di incandescenza dando vita all’inizio d’un incendio. Il cerchio di fuoco imperversava da cespuglio in groviglio e arbusto vicino, talmente in fretta che se non si inventa subito qualcosa, il bosco di eucalipti corre un serio pericolo, si sarebbe di lì a breve rovinosamente incendiato. Con rapidità e maestria Niccolò si destreggia a smorzarlo come può. Comincia a versare l’acqua della sua borraccia direttamente sul punto focale della roccia, poi con sveltezza si fa scudo con il mantello e procede cercando di trovare il modo di arginare il fuoco. Si prodiga come è in grado, ma purtroppo, libertino e senza regole il fuoco avanza senza remore. Il giovane Niccolò a quel punto si poggia su una roccia, sfinito per lo sforzo e abbattuto per non riuscire da solo a delimitare la zona presa dalla morsa di fuoco. In quel preciso istante Auxyry la farfalla guida compare in suo soccorso, che subito si agita al vento piroettandogli vicino indicandogli l’anello. Niccolò in un baleno lo tocca… il leone intarsiato d’oro comincia a roteare e in un vorticoso luccichio sviluppa un raggio che si protrae fino alla roccia, incidendo un piccolo forellino. Nel punto esatto del foro vi è una falda, a quel punto Niccolò comprende che deve fare in modo di allargare  la spaccatura per generare una piccola sorgente. Senza tener conto delle fiamme che sfiorano l’area circostante, cerca di far leva nella crepa con un ramo, mentre la falda  addomesticata al suo volere, lentamente si estende e l’acqua cristallina senza indugio comincia a sgorgare, zampillando rapidissima, espugnando la parte della valle carpita dall’incendio, riuscendo ad arginare la zona sovrastandola d’acqua. Una visione celestiale in questo momento per Niccolò, che grato ringrazia Auxyry per averle permesso di delimitare l’incendio e salvare lo straordinario bosco degli eucalipti, vera perla per l’isola. L’aspetto di Niccolò è a dir poco funesto. A causa dell’impresa a contatto diretto con il furore del fuoco si è completamente ricoperto di nera fuliggine e il viso risulta essere permeato di un rossore nero, dandogli le sembianze di persona appena uscita da un cratere di origine vulcanica. Terminato il giro di ricognizione come giunge a Cala Maestra, infatti, genera nel capitano un accorato stupore.

<<Corpo di mille Galee! Conte? Ma cosa le è capitato? Come si è potuto ridurre in questo stato?>> domanda preoccupato il capitano Saturnino.

<<Non è nulla capitano! Mi sono solo imbattuto in un probabile incendio. >>

<<Un incendio? Ma non ho visto nulla?>>

<<Lo so, proprio perché sono intervenuto immediatamente non lo ha visto. Diversamente si sarebbe potuto propagare divampando repentinamente, estendendosi rovinosamente nel territorio, distruggendo il bosco degli eucalipti. >> replica piuttosto affaticato.

<<Uoh! Ha salvato gli eucalipti! Mi congratulo con lei per l’audacia e per essere stato in grado da solo di sventare l’incendio allora. >>

<<Bisogna ringraziare Aurinia che lo ha permesso. >>

<<Già, vede che porta fortuna il nome che ho dato alla mia Galea?>>

Il capitano è inconsapevole che Aurinia si tratti, in effetti, di un vero e proprio porta fortuna per Niccolò.

<<Beh, non ci pensi più adesso, si distenda, gli faccio preparare subito qualcosa da mangiare dopodiché, ho preparato un bivacco per la notte, almeno riposeremo comodamente. >>

<<Ah! bene! Quando partiremo allora?>>

<<Partiremo domani mattina ora è troppo tardi per prendere il largo. >> Dichiarò il capitano

<<D’accordo capitano farò come dite e grazie per le vostre premure, siete persona meravigliosa. >>

<<Lasci stare le cerimonie suvvia e si riposi ora. >> risponde il capitano emozionato per la gratitudine di Niccolò.

Quella notte … per Niccolò il lento assopirsi è difficilmente raggiungibile, ma a un certo punto si lascia cullare dal delicato e copioso frinire dei grilli e la stanchezza prende il sopravvento. Al risveglio l’equipaggio il capitano e il conte si trovano una sorpresa davvero gradita. Un piccolo capretto si era spinto verso di loro nella notte, probabilmente in cerca della madre si è perso, pensando bene di stare al calduccio si è sistemato vicino al bivacco. Come a sapere che Niccolò è amante d’ogni tipo d’animale, e che per questo se ne sarebbe presa cura, questo gli si avvicina e si coccola insistentemente vicino.

<<Piccolo!>> esclama Niccolò.

Dal canto suo il giovane non può fare a meno di carezzarlo e subito s’instaura con entusiasmo un rapporto d’amicizia bellissimo. Niccolò lo prende in braccio dolcemente e carezzandolo lo conduce verso il gregge di capre selvatiche e mufloni. Un pochino più avanti, in un modesto rilievo ricoperto di vegetazione erbacea e boschiva nella parte scoscesa di Cala Maestra, infatti, trova il branco che lo ringrazia belando a mò di sorriso per essersi preso cura del piccolo e per averlo riportato. Dopo questo piacevole intervallo gli uomini salgono a bordo e l’equipaggio spiega la vela al maestrale. Percorrendo l’incredibile arcipelago con il vento a favore si ritrovano verso luoghi da sogno  rivolti all’isola di Planasia. L’ammiraglio Saturnino elargisce nuovamente il suo sapere, spiegando al giovane con solerzia da  cicerone le caratteristiche dell’isola.

<<Conte deve sapere che l’isola è di formazione pianeggiante costituita da rocce e fondigli conchiliferi dove si custodiscono pregiati fossili marini. >>

<<Che meraviglia!È possibile trovare delle conchiglie dunque, sa, ne sono appassionato?>> domanda Niccolò.

<<Sì e se ne trovano di molto belle anche. >> risponde Saturnino.

<<Continui pure capitano. >>

<<Dunque vediamo … lungo la fascia costiera si può scorgere la vegetazione di macchia bassa, solitamente ospita ginepri, cisto, mirto, il lentisco, il leccio e in alcuni tratti vi sono viali di eucalipto e pinete di Aleppo.

<<Splendido!>>

<<Mi dica capitano invece l’avifauna è prolifica anche qui immagino?>>

<<Decisamente conte si trova per esempio anche l’upupa, il gheppio, la pernice rossa, il gruccione, il marangone dal ciuffo e la Berta Maggiore. >>

<<Spettacolare>>.

<<Già! I sublimabili che  regnano incontrastati in questo luogo da favola sono favoriti dalla natura. Come le ho detto su ogni isola  il divenire  è rappresentato da molte specie di volatili che imperatori ne dominano le terre.

<<Meraviglioso capitano. >> Risponde ponendogli subito dopo una domanda.

<<Capitano mi dica gli sarà capitato di andare sott’acqua qualche volta?>>

<<Si certo!>>

<<Ebbene come sono i fondali?>>

<<Mi è capitato molte volte di assaporare l’effluvio che rilascia l’estensione sottomarina, soprattutto quando ci vogliamo rilassare e approfittarne per la pesca subacquea. O per concederci un banchetto con i fiocchi a base di pesce, io e il mio fido prodiere Firmino siamo soliti immergerci in queste acque che prolificano di fondali rigogliosi e cristallini popolati da varie specie marine. >>

<<Che tipi di pesce si trovano?>> domanda il giovane Niccolò.

<<Beh, per esempio si possono trovare intere praterie di Posidonia Oceanica vero polmone del mediterraneo. >>

<<Interessante ! prosegua. >>

<<Ecco poi si trova il pesce ago, la salpa il dentice, la triglia, il sarago e la sublime aragosta della quale ne siamo ghiotti. >> risponde il capitano masticando a mò di sigaro un bastoncino di liquirizia purissima che utilizza in gran quantità e per questo ne ha una grossa scorta nella stiva.

<<Meraviglioso, se avessi tempo piacerebbe anche a me poter fare un sopraluogo subacqueo, ma mi fido della vostra capacità, di conseguenza se volete nel frattempo che sono via potete rallegrarvi immergendovi in quest’oasi. >>

<<Già, è una bella idea conte grazie. >>

<<Mah! Capitano mi tolga una curiosità?>>

<<Si!Mi dica…>>

<<Sono curioso di sapere che cosa mastica così avidamente quasi a tutte le ore?>>

<<Questa? Ah beh! Questa è liquirizia e di quella buona anche, sa che le dico ne do un po’ anche a lei, fa bene e allo stesso tempo ripulisce i denti. >>

<<Davvero? Grazie capitano mi piacerebbe assaggiarla. >>

<<Ma certo ecco qua!>> e il capitano gli porge un bastoncino pressoché nuovo, che il conte si prodiga subito ad assaggiare.

<<Ottima sì! Direi molto buona, grazie capitano, tuttavia vada pure avanti con le spiegazioni in merito all’isola di Planasia che come lei sa gradisco molto>>.

<<Pensi conte che possono capitare giorni in cui s’incontra qualche testuggine e a volte anche grandi cetacei. Spesso si possono…ecco…Vede? Guardi conte … guardi lì!>>

<<Cosa? Dove?>>

<<Guardi che meraviglia! Guardi lì quanti sono. >>

<<Oh! È vero! Che splendore!>> esclama sorpreso Niccolò.

<<Come stavo appunto dicendo si possono incontrare raggruppamenti di delfini come questo, principi sovrani indiscussi delle acque mediterranee, che con il loro vocalizzo dolcissimo deliziano i marinai al loro passaggio. >>

<<È magnifico vederne così tanti! E come ci sono vicini! Non ha paura capitano che il branco si accosti troppo all’imbarcazione e magari possa correre rischi di farsi male?>>

<<No! No non si preoccupi conte, i delfini sono abili acrobati, amano avvicinarsi alla prua delle imbarcazioni e giocare nelle onde generate dallo spostamento delle navi>> Ribadì il capitano.

<<Mah! Guardi capitano si riesce a vedere bene il dorso che si mostra di varie tonalità del grigio, osservi, sui fianchi, hanno dei particolari disegni, come la sagoma di una clessidra, ma sono parecchi. Quanti saranno?>>

<<Ci sarà un raggruppamento più o meno di una quindicina d’esemplari conte, li conosco molto bene, giacché ritengo siano creature attendibili e fedeli amiche del mare, con la loro mole scaturiscono ilarità e fascino nell’ammirarli. Inoltre è rara la possibilità di vederne così tanti da queste parti, ma sa che le dico lei è proprio fortunato. >>

<<Quindi sono un privilegiato a questo punto. >> afferma scherzoso Niccolò.

<<Be, diciamo che sì, indiscutibilmente si consideri persona fortunata. >> risponde sorridendo il capitano.

<<Tuttavia tornando in merito all’isola, non avrò difficoltà a esplorarla allora capitano, vista la sua configurazione pianeggiante?>> domanda Niccolò.

<<No assolutamente, almeno per quanto la conosco è di agevole perlustrazione. >>

Lo smeraldo colore del mare, le increspature delle onde che procedono velocemente, deliziano i delfini che si spostano rincorrendo la galea, come una giostra giocosa.

Il profumo che smuove la brezza si diffonde in ogni dove, la fragranza che rilascia il mare inebriando il panorama è ciò di più bello si possa immaginare, e  tale nota colorata rallegra Niccolò nonostante la missione notevole che deve portare a termine.

Momenti dopo … L’attracco a Cala Giovanna avviene senza ostacoli, anche se la calura della giornata inizia a farsi sentire. Come al solito l’equipaggio si separa da Niccolò per lasciarlo proseguire anche qui nella sua ricognizione.

Camminando di buon passo, Niccolò decide di inoltrarsi attraverso le bellezze dell’isola, dove la quiete che vi regna è impressionante. Tutto è calmo, tranquillo, silenzioso, salvo il gradevole ritmo delle onde che giungono a riva, che con sfrontatezza sbattono contro gli scogli e la brezza leggera che alza i vortici di sabbia sul litorale. Percepisce le fragranze inebrianti dei fiori che vi dimorano e vede un gruppetto di pernici rosse che volteggiano serene scortate dalla leggera arietta che le agevola nel volo. Non nota nulla nemmeno qui che gli possa far credere sia un nascondiglio per Zorhobos, troppo evidente, troppo allo scoperto, non crede decisamente possibile si possa insinuare in quei luoghi è impensabile. Difatti questo luogo è provvisto di un fascino gradevole. All’improvviso il giovane Niccolò accusa un sintomo di amarezza nel sapere Aurora nelle mani di Zorhobos e il senso di impotenza che lo colpisce per non potere nulla al momento contro di lui lo attanaglia. Tuttavia deve cercare di imporre a se stesso una risoluzione per portare a termine la missione a tutti i costi. L’isola accarezza l’acqua del mare alla maniera di un tavoliere sospeso, come fosse una chiatta con faraglioni scoscesi che si gettano sul Tirreno.

Circa dieci chilometri quadri di rocce smerlate e totalmente pianeggianti racchiuse in un incantevole fascino, un cuscino gigante che traspare dal mare. Attraversando i versanti, il giovane scorge le erosioni a forma di labirinto in un gioco di intersecazioni che incidono le rocce a Cala di Biagio, dove è poco definirle ammirevoli. Pochi passi più avanti giunge alla Baia Porto Romano un’insenatura di naturale bellezza. Percorrendo il sentiero ammira le orchidee che spuntano regine tra le rocce bianche della Punta del Marchese. Passa poi attraverso Cala San Giovanni che si sviluppa con una spiaggia pittoresca in cui si nota le rovine di una villa romana. Mentre l’ultimo tratto del percorso è Punta del Pulpito dove si gratifica ammirando il panorama meraviglioso rivolto alla scogliera. Dopo aver battuto tutta l’isola, Niccolò quasi sollevato dal fatto che non ci fosse segno delle influenze negative, si dirige a Cala Giovanna per ripartire alla volta dell’isola Argon.

Circa un’ora dopo … l’equipaggio esegue le funzioni di partenza, mollando gli ormeggi e levando l’ancora. Però subito dopo essersi allontanati da terra, succede un imprevisto che li costringe a fermarsi. Il raggruppamento di delfini incontrati all’arrivo sull’isola di Planasia si ripresenta in tutto il suo complesso, ma questa volta sembrano insistere a seguirli fintanto che si affiancano all’imbarcazione con ostinazione. Hanno l’intenzione forse di invocare aiuto, come fossero preoccupati per qualche cosa che da soli non riescono a fronteggiare.

<<Cosa facciamo conte?>> chiede il capitano.

<<Non si discute capitano, senza ombra di dubbio dobbiamo seguire il gruppo di delfini, vediamo di cosa si tratta, anche se ritardiamo la partenza non importa. >>

<<Ha ragione Niccolò è di vitale importanza preservare la specie cercando di aiutare questi magnifici esemplari. >>

Così l’equipaggio si vede indotto a ritardare e a invertire al momento la rotta per seguire il gruppo di delfini al fine che li conducano dove hanno necessità. A ridosso dell’isolotto che si presenta scultoreo naturale denominato Scola, composto da una scoscesa cordigliera dai lineamenti figurati come una specie di piccolo altipiano, vi trovano, invero, un delizioso cucciolo di delfino incagliato fra le guglie. Il piccolo  piangente invoca aiuto.  L’intervento di Niccolò e del capitano Saturnino si dimostra risolutivo per la vita del cucciolo. Infatti,  il punto dove si era incastrato non sarebbe stato raggiungibile da suoi simili,  di conseguenza sarebbe stato disastroso per il cucciolo visto che era bloccato fra due incavature  a riva sulla sabbia. Discendono immediatamente dalla galea Aurinia, il capitano Saturnino, Niccolò, Mauro e Firmino il prodiere, intervengono urgentemente poiché il piccolo stava soffrendo troppo. Chissà probabilmente è stato spinto fino a lì a causa della bassa marea. Il piccolo delfino emette fischi e impulsi ad alta frequenza in un disperato tentativo di svincolarsi. Niccolò si rivolge al capitano. <<Capitano! Mi preoccupa che possa morire disidratato visto il sole cocente. >>

<<Infatti, ho già detto a Firmino di prodigarsi a versare continuamente dell’acqua sopra l’animale e a Mauro di proteggerlo dal sole con un enorme telo fino a che non lo liberiamo, non si preoccupi. >> risponde il capitano.

<<Grazie, io e lei capitano cercheremo di disincagliarlo, spostandolo delicatamente dalla cavità che lo tiene prigioniero cercando di non causargli ferite. >>

<<D’accordo conte. >>

Ed ecco che si avvicinano con delicatezza all’esemplare che si dimostra abbastanza bendisposto alla loro vicinanza, cercando tutti e due di stabilire un primo contatto con la creatura dandogli una carezza. In questo modo si ritrovano alle prese con un cucciolo straordinario da salvare. Una volta stabilito l’accostamento danno inizio lentamente allo spostamento.

<<Stia attento così…ecco… >> assicura Niccolò <<Lo afferri bene dalla parte posteriore, adagio è mi raccomando. >>

<<Si conte eccolo… c’è l’ho…>> risponde il capitano spostando leggermente una pietra che impediva il salvataggio.

<<Attenzione capitano… >> ribadisce Niccolò

<<Si conte … >>

<<Io lo tengo da questa parte e lei dall’altro verso capitano... >>

<<Attenzione… lentamente così… >>

<<D’accordo si procede piano… conte… guardi che si sta ………. >>

<<Si ecco… si sta proprio disincagliando capitano è meraviglioso e pare non abbia un graffio. >>

<<Già Niccolò è davvero una grande contentezza sapere di avere salvato una creatura meravigliosa. >>

<<È vero capitano. >>

Il salvataggio riesce alla grande senza complicanze bensì il piccolo delfino pare non aver avuto nessuna conseguenza. Con un guizzo e un colpo di coda il piccolo cetaceo determina la sua libertà. Raggiante comincia a saltare dentro e fuori dall’acqua, visibilmente spossato dalla situazione, ora manifesta gioia ringraziando i suoi salvatori con un buffetto del muso a saliscendi. E Niccolò gli dà l'epiteto di Niveo a causa di una macchia bianca sulla fronte.

Ed ecco che attorno ai delfini si manifesta un carosello improvviso, una serie di splendidi esemplari di gruccioni caracollano attorno al branco, sfoggiando i loro colori policromi tendenti all’arcobaleno. Probabilmente spinti dall’entusiasmo dopo aver visto la scena di salvataggio, eseguono un turbinio giocoso di mirabolanti volteggi per poi dileguarsi felici alla loro insenatura. Il complesso di esemplari di delfini ringrazia l’equipaggio con sorprendenti acrobazie salutandoli giocosi. Dopo l’azione di salvataggio portata a termine con successo, gli uomini si vorrebbero concedere un rinfresco prima di risalire a bordo, ma sono costretti a rinunciarvi per il sopraggiungere del maltempo.

Ormai … all’imbrunire la traversata sembra aver assunto un alone d’incertezza. L’imprevedibile Mar Mediterraneo a volte si dimostra arguto e sembra prendersi gioco dei marinai cambiando la sua mole fatalmente. Poiché ora è smanioso e seguito da fosche nubi che si addensano sull’isola Argon. E nel giro di pochi istanti una pioggia  torrenziale di notevole intensità si riversa su Etruria. Il vento di maestrale soffia oltre i 30 nodi e costringe la galea Aurinia a rimanere invariabilmente salda e ben ormeggiata nel porto di Cala Giovanna. Obbligando il capitano, Niccolò e tutto l’equipaggio a mettersi al riparo nel migliore dei modi e come possono, sotto la pioggia battente e la brezza che li colpisce senza scrupoli. Il ponte della galea viene magistralmente ricoperto da un grande tendale situato a poppa, per riparare il personale di bordo dagli scrosci d’acqua, consentendogli di dormire all’asciutto.

<<Capitano, ma succede spesso che all’improvviso si verifichino episodi climatici come questo?>> chiede incuriosito Niccolò.

<<Vede conte tali fenomeni si possono collegare a una fase climatica denominata piccola era glaciale dal momento che è in grado di provocare tempeste improvvise, bensì d’effetto il mediterraneo è alquanto soggetto a bruschi cambiamenti. >> Risponde Saturnino coprendosi con un telo impermeabile.

<<E voi capitano riuscite sempre a superare tutto questo e soprattutto il volubile cambio del clima? >>

<<Deve sapere conte che il mare va amato, navigato con profondo rispetto e massima considerazione, nonostante le sue smisurate condizioni e i suoi cambiamenti di umore. >>

<<Lo immagino!>> . <<Solcare i mari è un’arte forbita che richiede tolleranza, forza, determinazione e precisione, altrimenti ti arrendi a essa lasciandoti soggiogare dai misteri custoditi al suo interno. >> seguitò il capitano.

<<Già!>> rispose Niccolò che in quel momento non può fare a meno di pensare che forse potrebbe essere opera di Zorhobos, vista la natura del maltempo.

<<Con un tempo così, quando pensa che si possa salpare capitano?>>

<<Beh non stia troppo in pensiero. Seguendo la rotta che mi indica l’astrolabio che rappresenta la posizione delle stelle viste da una certa latitudine, domani mattina troveremo bel tempo e saremo in grado di salpare per l’isola Argon non più tardi delle otto e vedrà saremo lì in breve tempo. >>

<<D’accordo capitano, grazie e buona notte. >>

<<Buona notte conte. >> 

Intanto a Statonia passano i giorni e di Niccolò nemmeno l’ombra. A palazzo Orsini tutti quanti stanno sprofondato in un’atmosfera inquietante. Cassio il maggiordomo è preoccupato, per di più non sa come porre fine agli strani fenomeni di sparizioni che si verificano continuamente. Poiché dal momento in cui si sono svegliati anche Luigina la sarta, Dionisio e Cassandra sono svaniti nel nulla. Il cavalier Davide con i suoi fedeli prodi prosegue comunque la ricerca assieme ai castellani, ma si ritrovano trascinati ogni volta in un vortice di strane avversità, che si presentano in un susseguirsi di vicende sfortunate impossibili da porvi rimedio. La sparizione di Luigina, infatti, è avvenuta mentre la stessa si recava in sartoria a svolgere le attività giornaliere. Nel tempo in cui udì un rumore sinistro provenire dalla sala dei ritratti. A quel punto incuriosita vi si avvicina. E scopre che lo strepitio aveva origine dalla parete dov’è esposto uno splendido ritratto di Niccolò Orsini affianco a una vetrina con raffinati oggetti in ceramica. Allorchè la donna si chiese a voce bassa <<Chissà da dove proviene?>> e interamente attratta dallo strepito sinistro, si abbassa e si alza repentinamente per cercare di trovare la fonte del rumore. L’insistenza di quel sibilo si faceva sempre più assillante. Guardò in ogni angolo… pur non scorgendovi nulla di strano. Tuttavia il sibilo la faceva impazzire. <<Senti che roba! Tormenta i timpani è a dir poco insostenibile. >> Allora la donna si abbassa di nuovo per localizzarlo meglio e… eccolo! ... sì! … pare proprio provenga dalla parete affianco la vetrina. A quel punto si rende conto dell’esistenza di un brillantino di ghiaccio cristallino che scaturisce da un punto preciso attraverso la fessura in prossimità della finestra. Si avvicina molto lentamente e per eccesso di agitazione sbadatamente la donna fa cadere un vaso di rose posto su un basamento, che all'istante caracolla a terra riducendosi in frantumi, causando un trambusto inatteso che mise in allerta gli altri castellani. Il brillantino distribuisce la sua luce producendo un sibilo tedioso che esercita una specie di richiamo incantato. Sfavilla talmente tanto che Luigina rapita si avvicina per toccarlo. E in quel momento il brillantino si anima più insistente e amplia la sua luminescenza fino a offuscare completamente la vista della sarta, che come inebetita viene attirata inevitabilmente alla parete. In seguito sopraggiunse nella sala Cassio il maggiordomo che notando la scena cercò di strappare Luigina dalla morsa che la stava inghiottendo. Però successe l’inevitabile e senza che la donna e il maggiordomo potessero ribellarsi. Con l’aiuto dell’influsso così forte di Matilde dall’interno delle mura, Luigina venne totalmente assorbita e condotta come tutti gli altri dall’imperatore Zorhobos. Cassio ne rimase sconvolto e precipitandosi a ridosso del muro volle vedere se riusciva a trovare un varco, un’entrata, un modo per verificare dove fosse finita Luigina. Fu tutto inutile la donna era sparita nel nulla e al maggiordomo non rimase altro da fare che esporre ai cavalieri l’accaduto. Un'altra sparizione sconcertante fu quella di Dionisio il paggio che avvenne durante il tempo in cui dopo aver badato ai cavalli e messo in ordine le scuderie, si era recato a palazzo con l’intento di farsi preparare una bevanda calda dalle ancelle, a seguito di un forte mal di stomaco che gli impediva di proseguire il lavoro. In cucina però non trovò nessuno. Il cuoco era forse andato a prendere le uova nel pollaio, piuttosto che la verdura nell’orto, o che so, a prendere l’acqua e le ancelle saranno occupate in chissà quale altra faccenda al di fuor della cucina. Si disse Dionisio. Quella strana eclisse lo preoccupò al punto da dimenticare il motivo che lo aveva condotto all’interno del palazzo a quell’ora. E si disse fra se - è raro trovare la cucina completamente sguarnita di personale, normalmente c’è sempre qualcuno. Si mise dunque a cercare altrove sperando di trovare a quel punto gli altri. Gli sembrava di avvertire uno strepito provenire dalla loggia e all'istante si protrae fino a lì. Giunto di fronte al muro che costeggia la terrazza vide un diamantino di cristallo emettere uno sfolgorio e subito dopo un tedioso sibilo inquietante. Dionisio curioso si avvicina … e il diamantino a quel punto prende a ingrandirsi e roteare come una girandola, fino ad avvolgere il giovane sospendendolo in aria, per poi catturarlo all’interno delle mura, dove va a finire al cospetto di Matilde che a sua volta lo dirige come suo solito da Zorhobos. Per Cassandra invece la sorte fu diversa. L’ancella si era accorta che fra le mura del palazzo qualcosa non andava e volle sincerarsi che tutto fosse apposto andando proprio nell’androne dove la presenza che sentiva era forte. A quel punto il suo presentimento prende forma svelando la presenza di Matilde. Cassandra scioccata la vede… e immediatamente le parla

<<Sei tu vipera! … sei tu che generi tale risonanza facendo sparire le persone a noi care, devi fermarti, non puoi continuare così. >>

Matilde dal canto suo non immaginava certo di essere colta in flagrante, pensava di essersi nascosta bene, dove nessuno la potesse vedere, ma poco importa, lei era lì per portare a compimento la reclusione di tutti i castellani e quindi agire senza scrupoli. Cassandra in un impeto di furore la assalì dandole uno schiaffo in pieno viso, cercando subito dopo di afferrarle le braccia per poterla legare e catturare. Ma la furia di Matilde non ebbe eguali. Non si aspettava certo una reazione del genere da parte di una perfetta sguattera.

Punta dal vivo e furente come non mai, Matilde si gira di scatto e con il dito della mano destra compie un giro incalzante, andando a colpire il cuore di Cassandra la quale avverte come una gelida scossa e cadde a terra tramortita. Senza indugio Matilde volle subito risvegliarla dandole uno schiaffo con infima cattiveria.

<<Maledetta sguattera! Chi ti ha dato il permesso di ficcare il naso in cose che non ti riguardano?>>

Urlò infierendo su di lei collerica. Tuttavia al momento Cassandra non si ridestava. Matilde dunque fu  sopraffatta dall’istinto aggressivo e comincia a riempirla di schiaffi. Smuovendo le sberle da una parte e dall’altra del volto. Voleva che fosse sveglia per assistere alla sua ira. Si calmò solo quando vide che l’ancella stava quasi per riperdere nuovamente  i sensi.

<<Cosa vuoi? Lasciami andare la tua persona mi disgusta. >> intima ostinata Cassandra.

<<Disgustosa io… non hai ancora visto nulla. >>

Matilde acquisì temporaneamente la parola per dimostrare la sua autorità e con un impeto davvero folle scaglia contro la povera Cassandra una raffica di saette che la fanno barcollare e rabbrividire.

<<E adesso sei pronta a collaborare con me?>> Le domanda furiosa.

<<No! Vattene!>> urla l’ancella con spirito combattivo.

<<Sei veramente sicura?>>

<<Si! Non collaborerò mai con te! Vattene. Lasciami andare. >> replica Cassandra tristemente tormentata e amareggiata.

<<Ah! È così? Allora ti faccio vedere io di cosa sono capace. >>

Matilde afferra furiosamente Cassandra per un braccio e la accosta alla parete incastonandola al suo interno ghiacciando completamente la zona che la racchiude, ma lasciandole la facoltà di parlare, poiché il viso era al di fuori della parete

<<Allora ti decidi sì o no a collaborare con me?>> urla Matilde.

<<No!>> risponde lei costernata bensì ferma e decisa a contrastarla.

Matilde a quel punto con una lieve mossa del dito fa progredire il ghiaccio che inizia ad avanzare lentamente lungo il collo. Cassandra in quel frangente si sente morire. Trema e il freddo comincia a penetrare nelle viscere facendola smettere di lottare.

<<Allora?>>

<<Ho detto… di no! Mi dai il voltastomaco. >> formula ancora Cassandra benché indebolita e a fil di voce.

<<A sì? Ti do il voltastomaco è?  Allora proviamo così vediamo se ti rifiuti ancora. >>

E andandole più vicino con aria di sfida, fa procedere il ghiaccio che le arriva ormai fino al mento. A quel punto Cassandra tremante come una foglia rischia davvero l’assideramento, si sente persa e spaventata, sta male da morire e vorrebbe non avere ostentato tanto. Pensa a Benedetto il suo cavaliere e si dice che forse è meglio collaborare piuttosto che morire in quel modo.

<<Basta ti prego!>>

<<Oh! Che bella notizia ti senti morire è? Allora ti sei decisa collaborerai?>>

<<Si! basta ti prego! Basta tirami fuori di qui. >> afferma persuasa Cassandra.

<<Oh! … adesso devi dire: ti prego cara Matilde tirami fuori di qui per piacere. >>

A fatica e con uno sforzo incredibile vista la situazione Cassandra si decise a rispondere.

<<D’accordo! Ti prego cara Matilde tirami fuori di qui per favore. >>

<<Ecco! Così si che mi piaci! Di sicuro andremo d’accordo vedrai. >> Le disse prendendola per i capelli con una cattiveria inaudita. E velocemente la convoglia furiosamente all’esterno della parete, dove la povera ancella barcollante si sente riabilitare la circolazione. Concessa nuovamente da Matilde dal momento che aveva bisogno che l’ancella fosse in forze.

<<Ora ti renderò mia schiava sgualdrina che non sei altro! Con il tuo aiuto farò prima del previsto a portare a termine la cattura di tutti i castellani per condurli a Zorhobos. >>

A quel punto Cassandra fievole e remissiva non rispose più alla sua ragione, bensì totalmente soggiogata dalla donna si riversò ai suoi voleri pienamente in balia della stessa. Ormai impotente e inerme si lascia plagiare senza più opporre resistenza vista la furia della donna e soprattutto per i poteri che dimostra di avere. Mentre  lei debole a tale forza generata da chissà quale entità si vide costretta a sottomettersi per non soccombere. Matilde la induce così a esercitare per lei in maniera totale. Dandole la possibilità di girare indisturbata a palazzo, affinché nessuno potesse sospettare che agiva per suo conto, del tutto pilotata dallo spirito delle influenze negative ai fini di adescare indisturbata i castellani rimanenti. Benché i cavalieri della farfalla dorata veglino assiduamente sul palazzo, si ritrovano a dover affrontare gli strani fenomeni e sfortunatamente si riconoscono a essere inermi dal porvi rimedio. Sembra che solo la possibilità di un prodigio possa far finire questi strani eventi e a quanto pare i cavalieri sono ben consci di non esserne provvisti pur dispiacendosene amaramente. Fanno assegnamento a questo punto sul rientro del conte Niccolò.

Passò la notte.


                        Capitolo trentacinquesimo

La mattinata si presenta radiosa all’insegna della bella giornata. La propulsione dei rematori sfruttando il vento che soffia in poppa, rende veloce l’andatura in un’atmosfera serena, lasciandosi alle spalle il maltempo. La galea Aurinia volta a Portoferraio sull’isola Argon veleggia attraversando fondali splendidi che presentano una varietà di paesaggi marini molto suggestivi. Una cornice che offre baie, fiordi, calette circondate da boschi e insenature chiuse da speroni rocciosi. La vita spartana che si conduce a bordo, pare non dia disturbo a Niccolò, che dimostra di avere la pazienza adeguata a chi va per mare, infatti, riposa nel castello di poppa affianco al capitano Saturnino senza preoccuparsi affatto se sarebbero riusciti a superare il maltempo. Durante la sosta al porto dell’isola di Planasia il cambusiere Martino ha fatto scorta di cibi. Ha acquistato carne, sardine, pane, olio, acciughe, panbiscotto, fagioli, fave, qualche forma di formaggio, frutta fresca e bevande, certo di avere l’appoggio di Frisa e Lupus suoi fidi predatori di topi, visto che normalmente sono una minaccia per il cibo conservato nella cambusa della galea e con la loro maestria aiutano a tenerli lontani. Niccolò si accorge, infatti, della donnola che sgattaiola tenace sopra l’albero maestro.

<<Capitano che splendida creatura! Mi dica il nome di quella bestiola è così carina è possibile scambiarle un buffetto?>>

<<Beh! Quella bestiola è la nostra Frisa. Certo che si può accarezzare. Qualora si facesse avvicinare è abbastanza mansueta e una volta stabilito il contatto si abitua a una presenza nuova. >>

<<Magnifico. >> Afferma Niccolò contento di sapere che può avvicinare quella gradevole bestiolina.

<<Pensi conte che da quando l’ho trovata da piccola quasi assiderata ai bordi di un sentiero è diventata incredibilmente domestica, perché allevata dalla mamma di Lupus, una gatta straordinaria che si è presa cura di lei con amore, come fosse un suo gattino ed è cresciuta con lui come fosse una sorella. >>

La splendida donnola è lunga circa 30 centimetri, coperta da un pelo raso e morbidissimo dal colore biondo rame sul dorso e biancastro sull’addome. Ha zampe corte e robuste munite di unghie aguzze e taglienti, orecchie curvate ed è scaltra e coraggiosissima. Tutte le volte che si presenta l’occasione di una preda è la prima a fronteggiarla con successo, la sua agilità è tale da farla correre e arrampicarsi repentinamente serpeggiando qua e la.

<<È molto curiosa e simpatica, averla a bordo è una vera gioia perché ogni tanto regala momenti davvero divertenti. Specialmente quando scendiamo a riva e si butta in acqua … bè lì … con una giostra di sguazzate incantevoli ci incanta sempre. Oppure da brava scalatrice quando si alza fulminea sull’albero maestro a curiosare l’orizzonte come in questo caso. >>

<<È davvero bella e Lupus invece?>> chiede Niccolò.

Lupus è un bellissimo esemplare di gatto europeo robusto e muscoloso, dal colore bianco, nero, crema con macchie tigrate sparse, gli occhi ovali - tondeggianti di un colore intenso verde-arancio.

<<Bè! Lupus pur essendo intelligente, grazioso e lesto approfitta della scaltrezza di sua sorella acquisita per poltrire gran parte della giornata, affinando la sua arte nel pazientare oltre modo. >>

<<Pertanto solo in casi estremi lui si prodiga a dare la caccia ai topi?>> Gli domanda Niccolò.

<<Sì, infatti! Tuttavia non manca però di allietare l’equipaggio, che ne è molto affezionato, con appassionanti espressioni ludiche, mostrando la sua spiccata personalità gioconda ogni volta che ne ha voglia. >>

<<Simpatico ma dové adesso?>> domanda Niccolò.

<<Sicuramente sarà appollaiato in qualche angolo della galea a prendere il sole come suo solito, ma prima o poi lo vedrà comparire e potrà constatare di persona la sua simpatia. >>

<<Già. E mi dica capitano è molto che viaggia per mare con questo singolare e abile equipaggio?>>

<<È da parecchio tempo che godo della loro magistrale compagnia. Sono molto fiero del mio equipaggio, si rivela una schiera di uomini liberi che hanno scelto di fare la vita di mare al mio fianco ormai da tre anni. Grazie anche a Edmundo il barbiere - dottore che si impegna a rendere i suoi utili servigi a bordo, al compositore Mariano che ci diletta giornalmente con la sua musica, regalando alla ciurma momenti di vera gioia. >>

<<Fantastico!>>

<<Passate le cime di ormeggio sulle bitte a riva e leviamo l'ancora. >> esclama nel frattempo il capitano.

<<Agli ordini capitano. >> rispose Firmino. 

Prima di scendere dall’imbarcazione il capitano spiega gli ultimi particolari dell’isola a Niccolò.

<<Deve sapere conte che Argon è la più grande isola dell’arcipelago. >>

<<Oh! Bene!>>

<<Anche qui il panorama si presenta unico e d’incomparabile bellezza, guardi l’acqua del mare a contatto con i diversi tipi di rocce presenti nel luogo?>>

<<Vedo si! Splendido!>>

<<Infatti! Guardi! Prende via - via una colorazione dissimile da sembrare quasi fuori dal mondo, come in un altro pianeta. >>

<<Si Saturnino è proprio un angolo di paradiso. >>

<<Inoltre è facile da raggiungere, immersa nell’azzurro del mare che l’attornia, prospera di lidi, spiagge dorate, lungomari, calette pregevoli, litorali, coste e scogliere spettacolari a picco sul mare.

<<Splendida!>>

<<Adoro l’arcipelago toscano con le sue sette perle di inestimabile splendore. Significano molto per me, la sensazione che provo nel visitarle ogni volta è uno scoprirsi diversa, dove a ogni insenatura il mare policromo cambia colore e i suoi fondali ricchi di pesci ne risaltano la bellezza. >>

<<Immagino>> conferma Niccolò.

<<Consideri conte che l’isola è lunga all’incirca ventisette chilometri, per una larghezza di diciotto e per percorrerla questa volta ci impiegherà un po’ più di tempo rispetto alle altre. Consiglio quindi di avvalersi di un purosangue. >>

<<D’accordo capitano me lo procurerò certamente. Grazie. >>

Il clima è mite discendendo a terra e gli uomini sono invasi all'istante da un’esplosione di profumi e colori dovuti alla fioritura della macchia mediterranea. Sull’isola la vegetazione domina lussureggiante e lungo la costa primeggia il verde smeraldo dei cespugli d’euforbia. Sui pendii prevale il giallo delle supreme ginestre. Sulle pendici alberi di tassi sprigionano la loro bellezza, seguiti da carpini neri e meravigliosi boschi di castagno. Nel punto di passaggio della gariga alle formazioni sabbiose compaiono gli esuberanti lillà della lavanda. Invece l’acqua accarezza la riva a ridosso delle baie prorompendo con il fascino del finocchio di mare. Per concludere con il giglio di San Giovanni e la felce reale che signoreggiano sui rilievi.

Niccolò si organizza per l’escursione sistemando la sacca a tracolla sopra il farsetto e pone il mantello portato spavaldamente sopra le spalle. E saluta la ciurma con il lembo del baschetto che subito indossa con disinvoltura.

<<Capitano ci si ritrova più tardi allora. >>

<<Si conte a più tardi. >>

Niccolò in sella al destriero mansueto ma allo stesso tempo impetuoso si accinge a imboccare i diversi percorsi per il sopraluogo dell’isola. Durante il tratto di strada s’imbatte in antiche miniere e borghi stupendi. Si addentra in un tragitto fiabesco, mentre scorre attraverso sentieri che gli rimarranno impressi nella mente come fossero dipinti magnifici. Anche qui l’isola è dotata di fascino e mistero che regala angoli di sogno. Potrebbe perdersi lungo quei viottoli, dove la bellezza che ne scaturisce fa riflettere sul fatto che non basterebbe una vita per poterne ammirare le bellezze.  Da qui il mare appare velato di varie nuance, dal verde acqua, al turchese, lungo la riva scorre il color porpora dei piccoli fiordi e dirupi che ne incorniciano l’area, permeati dal verde rigoglioso della vegetazione. Il giovane Niccolò s’immagina lì con Aurora  posti di fronte a questi scriccioli di bagnasciuga di cui è provvista Porto Azzurro. Si vede abbracciato a lei tra sogno e realtà, a osservare il cielo che rilascia colori cremisi scambiandosi amabili baci. Estasiati dall’armonia delle fragranze e dal lieve sussurro della brezza che erompe tutt’intorno. Una cartolina, un incanto. Tuttavia il giovane spera vivamente che Aurora stia bene e che riesca ad attendere il suo arrivo.

Inoltrandosi nei varchi dell’isola, galoppando lentamente costeggiando i sentieri, nota una scultura naturale scolpita dal tempo su granito. E ammira come la natura sia maestra di opere d’arte d’ineguagliabile bellezza. In una posizione di sovranità poggia magnifico il Forte Stella costruito in mattoni di terracotta dalla colorazione rossiccia. Sovrasta indomito la collina ed eccelle su tutta la baia di Portoferraio. Niccolò si dice persuaso dal considerare un buon posto per nascondere un potere assoluto come quello di Zorhobos, ma non vede nulla che possa dare adito a sospetti d’invasione. La realtà che vi trova invece è cadenzata dagli scorci dei litorali che si mostrano a volte di ghiaia bianca esaltando la bellezza delle acque cristalline,  mentre in altre di fine sabbia.  Insenature splendide come Procchio in cui ci si può spingere fino a incontrare un isolotto d’incanto. Cavalcando poco più avanti attraversa il promontorio dell’Enfola caratterizzato da una piccola fascia di terra che versa su due spiagge ricoperte di ghiaia bianca. Più in là attraversa Cotoncello munito d’impareggiabile fascino, poichè aggrappato a insenature e scogli bianchi, che ornano il litorale, dando origine a singolari nicchie come bacini o piccole piscine contornate di sabbia. Nel luogo in cui il giovane si sente unico spettatore davanti a tale magnificenza distribuita tra cielo, mare e terra. Passa ora attraverso la stupenda spiaggia di ghiaia bianca di Colombaia che vanta una straordinaria scalinata che sfocia sul mare. E attraversa poi un sentiero immerso nella bassa boscaglia di rosmarino selvatico che rilascia una fragranza straordinaria.

Più tardi ...

Dopo aver oltrepassato tutto il versante e le battigie adiacenti che vantano circa una settantina di spiagge d’un incanto senza pari, si avvia verso Portoferraio. Il capitano vede giungere Niccolò ed è contento di appurare che anche questa volta le sue amate isole dell’arcipelago toscano sono ben lungi da ospitare un’entità come quella sciorinata da Niccolò.  Allo stesso tempo gli dispiace che non riescano a scoprire il luogo di reclusione dei castellani. Cosicché seduti all’aria aperta completamente rilassati consumano la cena a base di gallette, riso e carne di maiale, per poi concedersi infine una lieta serata in compagnia della musica di Mariano e di qualche partita a dadi da sollevarli dall’apprensione.

 Di primo mattino … la galea Aurinia veleggia bassa sulla superficie del mare dove approda placidamente a Cala Rossa sull’isola Aegylon Zecvers, nonostante si stia per alzare il livello del vento.

<<Com’è quest’isola capitano?>> domanda con simpatia Niccolò.

<<Pensi conte che la superficie dell’isola è di 44 ettari circa. È caratterizzata da costa frastagliata che crea piccole insenature in cui l’acqua assume colori diversi a seconda della vegetazione. >> Gli dice il capitano in tono attento, sistemandosi i capelli che per via della leggera brezza si erano scapigliati e il cappello stava per volar via.

<<Bene, quindi non è molto grande?>> 

<<È un piccolo scricciolo d’isola bensì senza dubbio dotata di notevole bellezza. >>

<<Non ci sono dubbi pare evidente che la bellezza prorompe nel territorio circostante l’arcipelago. >> dichiara Niccolò.

<<Già, passando attraverso il litorale scorgerà l’Architiello per esempio. >>

<<L’Architiello? Che cos’è?>> Chiede Niccolò.

<<È una scultura naturale creata dall’azione dell’acqua sulla roccia calcarea che nei pressi di quel mare forma una sorta di piccolo lago racchiuso a nicchia, vedrà è strepitoso. >>

<<D’accordo stupendo. Ah un’altra cosa, quanto tempo ci vuole a percorrerla?>> Chiede Niccolò.

<<C’impiegherà più o meno dalle tre alle quattro ore, se non vi sono ostacoli e a seconda se va a piedi o a cavallo. >>

<<D’accordo capitano come sempre ci diamo appuntamento a più tardi, preferisco percorrerla a piedi, ho l’impressione che sia un’isola colma di splendore, merita pertanto l’attenzione necessaria. >> risponde Niccolò.

<<Già. Ha visto giusto conte. Spero per lei in una buona esplorazione. Per quanto riguarda noi l’aspetteremo al porto come sempre non si preoccupi. >>

<<Grazie capitano a dopo. >>


Capitolo trentaseiesimo


Incamminandosi lungo  le arterie … il giovane percorre la strada di fattura medievale dal suggestivo e incantevole fascino. Conduce in un regno incantato, come le strade illustrate sui libri per bambini che portano allo splendido palazzo reale, mentre qui porta alla nobile chiesa di Santo Stefano. Il giovane evidenzia che non vi è isola dell’arcipelago che non erompa di bellezza, regalando profumi, sensazioni, colori e angoli nascosti pregevoli. L’intera isola è un tripudio di colori, un’esplosione di fiori, la vegetazione è ricca di cardi, artemisia e menubi. Mentre nelle sue pendici ospita un’esplosione straordinaria di capperi che incorniciano la macchia, motivo per cui  ne stabilirono il nome gli raccontava il capitano Saturnino.

Giunge poi a Punta Cala del fondo e … <<Toh! Guarda qui!>> Esclama a voce alta <<Eccolo lo stagnone, lo diceva Saturnino è strepitoso. >>

L’intera gora a ridosso dei rilievi esplode in uno scorcio sommerso nell’incanto di fiori rossi, rosa, bianchi, come in un quadro di Monet. Mentre una colonia di piccole raganelle domina lo specchio d’acqua. Pochi passi più avanti attraversando il sentiero, sulla sponda del bacino d’acqua a un certo punto nota una figura splendida, accompagnata da uno stuolo di ancelle e scudieri intenti ad abbeverare i cavalli.  La bellezza della donna è singolare, sparge perfino un alone flou carminio delizioso che le attribuisce un fascino misterioso. Ha un abito elegantissimo e di splendente fattura, di color cremisi e un susseguirsi di veli sovrapposti uno sull’altro con gradazioni dello stesso colore. Sembra una sorta di vestito a ventaglio, ha il bavero rialzato fino alla nuca di un dorato scarlatto che la fa apparire come in un sogno. La creatura è immersa nei suoi pensieri deliziandosi al sole, al seguito un’ancella le smuove l’aria con un delicato ventaglio. La giovane creatura sembra avvalersi di portamenti regali poiché seguita da cortigiani. Niccolò non vuole disturbare quell’idilliaco quadretto e decide di passare oltre, però non manca di chiedersi chi fosse quella creatura così evanescente.

Mentre segue il viottolo s’imbatte in un giovane e ne approfitta a fargli subito una domanda.

<<Buon giorno. >> Saluta Niccolò.

<<Buon giorno a lei forestiero. Sono Valente il custode. >>

<<Piacere di conoscerla. Sono Niccolò il conte Orsini e mi dica cosa sorveglia in un posto così piacevole?>>

<<Vede mi occupo di salvaguardare questi luoghi incantevoli che lei sta attraversando, per servirla. >>

<<Posso disturbarla per fargli una domanda?>> Gli chiede.

<<Ceto! Mi dica, la prego conte. >> Risponde l’uomo.

<<Intendevo sapere, se lei è così gentile da dirmelo, chi è quella donna che quando si muove sembra il sole?>>

<<Ah! Si lei è l’imperatrice. >>

<<L’imperatrice?>>

<<Sì! Lei è Xunerya unica imperatrice di Aegylon Zecvers il regno del giusto fuoco.

<< ah! Sorprendente!>>

<<Ecco… l’imperatrice vive nel torrione imponente abbarbicato sul versante frastagliato di cui padroneggia il borgo, al Forte San Giorgio, da qui la torre incide la sua figura a guardia dell’isola. È un complesso architettonico di mirabile imponenza, che si innalza su tre piani, dove risalta il vestibolo in stile solare. Sfoggia lo stemma gentilizio scolpito in marmo con capace maestria e raffigura un enorme sole che avvolge con i suoi raggi tutto il portale che costituisce l’ingresso principale. Affacciato sul viale che da accesso al complesso c’è il salone che mostra il parco che si apre su viali secolari che si spingono fino al bacino d’acqua a ridosso del versante frastagliato. >> risponde l’uomo con perizia di particolari.

<<Come mai vive sola?>> Gli chiede Niccolò.

<<L’imperatrice è stata vittima di cospirazioni talmente infide, che nel giro di poco tempo le hanno tolto tutti gli affetti e ora lei non vuole vedere più nessuno salvo la sua fida servitù. >>

<< Ops! Poverina! Accidenti! E come mai?>> Domanda Niccolò.

<<La realtà dei fatti si è svolta nello specifico giorno d’estate. Di buon mattino si presenta alla fortezza un’orda di falsi paladini che fingendosi contendenti venuti ad Aegylon Zecvers per chiedere la mano di Xunerya, si prostrarono davanti all’imperatore Xynyon e imperatrice sua madre Xynya.

<<Si spacciarono per impavidi cavalieri?>>

<<Si! Per falsi avventurieri e ricchi possessori di terreni provenienti da Herculem, disposti a donare le loro ricchezze pur di sposare la loro figlia. >>

<<No!>> esclama il giovane costernato.

<<in realtà gli imperatori all’epoca non intendevano far sposare la loro figlia, a meno che non fosse lei a volerlo per prima, ma ritennero interessante la proposta di quei malfattori credendo alle loro promesse.

Pertanto contavano sul fatto d’instaurare alleanza con una città di forte ascesa economica come Herculem. Di conseguenza si sono visti disponibili a dare qualche possibilità agli avventurieri invitandoli a rimanere un paio di giorni, in modo tale da far stimare alla figlia l’eventuale proposta. >>

<<Perbacco! E dopo?>>.

<<Disgraziatamente però si dimostrò falsa la loro affermazione e imperterriti furono svelti nel portare a termine invece uno dei più ignobili delitti commessi a discapito di imperatori del reame di Etruria. >>

<Incredibile!>>

<<A quei lestofanti poco interessava la sorte dell’imperatrice, stringere alleanze o prodigarsi a favore di altri, avevano ben altri scopi. Agirono di notte indisturbati approfittando dell’ospitalità dei regnanti.

Si condussero lesti come iene a ridosso della stanza degli imperatori dove accoltellarono di soppiatto le guardie prendendole di spalle. Erano a conoscenza della peculiarità dei sovrani che durante il torpore della notte erano soliti bere, misero quindi nella caraffa un potente veleno “la bella donna”, provocandone la morte immediata. In seguito s’introdussero di soppiatto nelle stanze delle ancelle, assalendole e facendole perdere i sensi. Le ancelle che dormivano beate al momento non si accorsero di nulla, se non dopo che quei manigoldi diedero inizio a una cruenta violazione delle stesse. >>

<<Vigliacchi!>>

<<Le poverine colte da un improvviso tumulto di violenza scandite da urla strazianti, tentativi di fuga e strepitii contro il mobilio,  incominciarono a vaneggiare urlanti. Gli uomini imperterriti senza remora portarono avanti quello strazio a suon di schiaffi, pugni e sputate in faccia, violentandole ripetutamente lasciandole tramortite a terra straziate e svenute. >>

<<Manigoldi furenti! Bestie inferocite! Rifuggo da un comportamento simile! Mi rende sterile al solo pensiero. Mi induce a differire dal far parte del genere umano quando sento cose del genere. >>

<<Già purtroppo! Pensi che dopo si apprestarono a fare razzia di tutto quello che potevano, forzieri, gioielli, scrigni, bauli, posate d’argento, tutto, scappando all’impazzata, lasciando dietro di loro solo un odore acre di morte. >>

<<Pazzesco!>>

<<La bella Xunerya si salvò da quello strazio, perché si era andata ad addormentare sull’altura in cima al colle, come di solito faceva quando era sonnambula e vi si recava inconsciamente in cerca di serenità.

Da lì poteva beneficiare di vedute suggestive e mirabili volte verso punta del Trattoio dal Monte le Penne. Un territorio dal sapore di paesi lontani, dotato di fiordi e scogliere scoscese con colorazioni decise dove i dirupi si buttano sul mare con tonalità policrome a seconda dei blocchi di roccia posti comodi e silenti. >>

<<Forte! E si recava lì spesso?>>

<<Sì e quando andava lì… diceva che avesse francamente l’illusione di essere in un altro luogo. Addirittura L’imperatore Xynyon sapendo la stranezza della figlia, aveva fatto costruire uno splendido gazebo in alabastro e vi aveva fatto incastonare una serie di poltroncine, un tavolino e una splendida ottomana con coperta imbottita per ricoprirsi la notte. >>

<<Meraviglia! Che pensiero garbato. >>

<<Pensi che tuttora è solita andarci quando al crepuscolo il sovrano del cielo sfolgora i colori delle fiamme e ricopre l’altopiano di un arcobaleno di sfumature cremisi, richiamata probabilmente dalle forze indiscusse di Efesto il Dio del fuoco figlio di Zeus. >>

<<Incredibilmente singolare. >>

<<Tuttavia questo è quanto dice la gente. Forse per dare una ragione alle sue improvvise uscite serali, ecco il motivo dell’isola denominata “del giusto fuoco”, per via dei colori del tramonto che richiamano Xunerya in cima al colle del Monte le Penne. >>

<<Interessante e sconcertante allo stesso tempo e dopo che cosa successe?>> Chiese Niccolò a Valente il sorvegliante.

<<Ebbene! … quel giorno Xunerya si svegliò di primo mattino avviandosi di ritorno verso la torre.

Ma quando vi arrivò… l’impatto fu sconcertante … una visione per lei davvero raccapricciante. Le si gelò il sangue di fronte a quello scenario. Vide le ancelle del quale fra l’altro era molto legata, tramortite livide e piene di sangue E strabuzzò gli occhi nel vedere le guardie ammazzate brutalmente a ridosso della porta d’ingresso della stanza da letto dei suoi genitori. Inoltre, cominciando a prevedere il peggio, iniziò a sudare freddo e tremando percorse pochi passi per addentrarsi nella stanza che sapeva forse avrebbe trovato un increscioso evento impossibile. Con il cuore in gola, infatti, e con accorato stupore vide riverso a terra suo padre con la fronte rivolta in basso e dall’altro lato in una posizione che dava ad intendere che stava cercando di unirsi a lui con la mano, sua madre girata di spalle. Xunerya rabbrividendo, piangendo e delirando li chiamava, li carezzava cercava di destare in loro qualche rianimazione ma nulla. Tutto fu vano. La morte per avvelenamento di entrambi i genitori si è dimostrata rapida fatale e istantanea. Xunerya adorava i suoi genitori e dal momento della loro perdita è come se le avessero tolto l’anima. Loro erano il suo respiro, il suo rifugio, di conseguenza si ammalò, per lei fu un vero trauma, non volle più vedere nessuno. Si rifiutava di mangiare, bere, si voleva lasciar morire, se non fosse stato per Hyhutor suo fedele maggiordomo che la spronava ogni giorno a vivere, non gliel’avrebbe di certo fatta. >>

<<Che triste storia!>>

<<Già! Ora almeno ogni tanto la vedi uscire a prendere qualche boccata d’aria assieme al suo stuolo di aiutanti. >>

<<Incredibile! La dolcezza prevale dalla sua aura, nonostante il velo di tristezza permane comunque, povera Xunerya. >> Asserì  colpito dall’accaduto il giovane Niccolò.

<<Già. >> Confermò Valente.

<<A proposito … qual buon vento la porta da queste parti conte?>> Gli chiede il sorvegliante dell’isola aggiustandosi la giacchetta.

<<Sono qui per via delle influenze negative di Zorhobos che spira su Etruria, a proposito ha notato nulla di strano ultimamente?>>

Valente non chiede nemmeno di cosa si tratti poiché aveva sentito dire da dei marinai, di questa trasformazione di ghiaccio che avanzava su Etruria.

<<No! Almeno al momento non mi sembra, sono abbastanza al corrente di quello che succede nell’isola. Non ho riscontrato nessuna trasformazione almeno apparentemente. >> rispose gentile il sorvegliante.

<<Bene, mi auguro che a fine perlustrazione io possa confermare questo esito Valente. Per ora la saluto, continui a vegliare sull’imperatrice e grazie per le sue spiegazioni. >>

<<Figuriamoci. La saluto conte buon proseguimento. >>

Pertanto Niccolò … prosegue spostandosi a piedi e nota degli anfratti marini dove si sono creati dei versamenti di origine vulcanica e al poggiarsi dei raggi del sole, scintillano dei veri brillanti. Non può fare a meno di dirsi fortunato per avere queste possibilità che lo conducono in mondi senza eguali, dove addirittura si sente rinvigorire. La purezza che aleggia in questi luoghi è unica, la mancanza di inquinamento acustico e atmosferico gli permette di ascoltare la natura con i suoi richiami. È conquistato dal modo in cui il gorgoglio del mare fa brezza sul panorama, si compiace nel costatare come il silenzio si nutre della sonorità naturale, ed è entusiasta nel compiacersi dell’aria pulita che emana fragranze ed effluvi mirabili. Assapora il modo in cui il venticello caracolla attorno a lui inducendolo a percepire tutto in modo diverso.

Ammira i meravigliosi esemplari di gabbiani reali, le allodole, i falchi di palude, i corvi imperiali che sfoggiano fieri la loro capace arte del volare. Chi trovandosi davanti a questo vivido eden, non gradirebbe essere un gabbiano per poter volteggiare libero e sicuro nell’immensità del cielo? Piuttosto che sussistere come un purosangue per galoppare lungo gli spazi rigogliosi con audacia e agilità, o magari essere uno splendido delfino per solcare questo mare, cantando e volteggiando giocoso la propria gioia? Pensa … tutti lo vorrebbero. E al giovane Niccolò piacerebbe davvero tanto. Ora si protrae lungo gli stradelli che salgono fino alla Torre della Regina e ritrova nuovamente quella sensazione già provata quando uscì dalla tomba di Sileno dopo aver percorso un po’ di strada e avvertì una leggera brezza gelida che si introduceva nelle ossa.

Ora gli succede la stessa cosa, il colpo di vento passa svelto, ghiacciato e terso, come una patina da fendere l’aria, al punto da farlo rabbrividire, poi passa, in un attimo comè arrivato. Chissà perché? … si domanda. Ogni tanto si verificano tali gelide folate di vento, proprio qui all’isola di Aegylon Zecvers? Che sia equivalente al fatto di essere vicino a Zorhobos? Mah! Un momento! …  cos’è quel brillantino di ghiaccio che vede a ridosso di quella rupe? Si chiede. Si avvicina per poter osservare meglio quel soggetto avvolto in un’estensione di prati e fiori variopinti da lasciarlo incantato. La manifestazione del brillantino di ghiaccio si fa più evidente. Sul versante della Baia dei Gabbiani un piccolo frammento di ghiaccio si vede confusamente vicino alla rigogliosa selva, dove il riflesso dei raggi del sole amplifica la luminosità, tanto da rendere impossibile il solo guardarlo altrimenti accecante. Sì è proprio lo steso brillantino. Lo stesso tipo di diamantino di cristallo che si è manifestato ad Aurinia, questo può solo significare che Zorhobos è vicino e probabilmente si sta già diffondendo la screziatura ghiacciata nel territorio. Visitando Aegylon Zecvers interamente, Niccolò non nota nient’altro che lo possa aiutare a determinare che lì fisicamente vi sia lo spirito delle influenze negative. Più tardi dopo aver compiuto il percorso a ritroso giunge a Cala Rossa, dove ad attenderlo come sempre, trova l’equipaggio e il capitano Saturnino, che lo aspettano con ansia per consumare la cena e poi coricarsi sereni.

<<Ben giunto. Com’è andata conte?>> gli chiede curioso il capitano.

<<Abbastanza bene capitano. A parte l’essere venuto a conoscenza di una triste vicenda e aver avvistato qualcosa… >>

<<Cosa intende?>>

<<Ebbene  ho visto altresì l’imperatrice dell’isola della quale mi hanno raccontato la triste storia. >>

<<Oh! Si molto triste vero? Già! Mi ero completamente dimenticato di farle presente che sull’isola vive Xunerya l’imperatrice triste, della quale tutti sanno le sue sventure. Mi perdoni avevo in mente di illustrarle l’isola e ho trascurato questo particolare rilevante, dato che tanta è la tristezza che riempie l’aria nei dintorni della sua dimora che quasi avrei voluto sorvolare che non sussistesse. >> Replicò Saturnino.

<<Già! E poi mi dica che altro Niccolò?>>

<< E poi … bè… a parte un piccolo particolare che ho notato alla baia dei Gabbiani potevo asserire con certezza che tutto fosse apposto. >> risponde rattristato Niccolò.

<<A cosa si riferisce Niccolò?>>

<<Ebbene! Mi riferisco a un piccolo diamantino di ghiaccio perfettamente uguale a quello mostratosi all’inizio alle cascate naturali del Gorello ad Aurinia. >> replica Niccolò.

<<Ed è grave?>> chiede il capitano.

<<Beh! Sì! Tutto è partito da un piccolo frammento di ghiaccio e ho idea che siamo più vicini allo spirito delle influenze negative di quanto possiamo immaginare. >>

<<Capisco!>>

<<Tuttavia limitiamoci per ora a sperare che domani per ultima Urgon Zurhusrna l’isola più piccola dell’arcipelago, possa darci ulteriori risposte. >> dichiara Niccolò.

<<D’accordo conte. Ora si svaghi e ci ridia l’onore di consumare la cena assieme. >>

<<Capitano ha ragione d’accordo godiamoci la cena. >>

Dopo aver trascorso la notte apparentemente serena …

La mattina … si risveglia a seguito dello strepito degli alberi che si agitano a causa del forte vento di libeccio che sta investendo il territorio, causando non pochi allarmi all’equipaggio e al capitano. Al risveglio Niccolò chiede al capitano che cosa è successo, notando le vele arrotolate confusamente e tutto attorno al ponte un gran guazzabuglio.

<<Capitano … ma cosa è successo?>>

<<Oh! Si ! È … colpa del Libeccio. >> risponde il capitano.

<<Il libeccio? Non ne conosco i particolari di provenienza?>> afferma Niccolò.

<<Conte deve sapere che il libeccio è un vento che soffia da sud-ovest e spira dalla Libia,  di solito insegue una perturbazione, infatti, le nubi cumuliformi hanno scaricato piogge molto intense questa notte. >>

<<Come? A che ora capitano? Possibile che non abbia sentito nulla è strano di solito anche io mi sveglio presto?>> Gli chiede Niccolò.

<<All’alba conte. Vede normalmente mi alzo per guardare la forma del mare, sarà successo tra le 4 le 5 del mattino. E il maltempo si è manifestato all’improvviso e irruente. >>

<<Perdinci! Strano che non l’abbia sentito… può essere che fossi più stanco di quanto immaginassi. >>

<<Probabilmente! Vede conte è un vento che origina raffiche anche molto forti, ma così come si è generato… altrettanto rapidamente è cessato, inoltre sono sicuro che non avrà sentito nulla per via della stanchezza, non sembra, ma procedere a piedi tutto il giorno indebolisce le forze e il sonno ristoratore entra in possesso delle nostre risorse energetiche, per rinvigorirle e sinceramente non me la sono sentita di svegliarla. >>

<<La ringrazio capitano anche se mi dispiace non esservi stato d’aiuto. >>

<<Non si preoccupi,  avevo tutto sotto controllo, vista la mia padronanza in merito alle condizioni meteorologiche, sapevo che sarebbe cessato di lì a breve. >>

<<La ringrazio per la sua encomiabile premura capitano e mi dica, quando riusciremo a partire allora?>>

<<Il tempo di fare colazione e subito dopo raggiungeremo Urgon Zurhusrna in men che non si dica, il vento ormai dovrebbe calare e tornare nei giusti valori. >> risponde il capitano sicuro di se come il solito.

Una volta saliti a bordo in partenza per Cala Scirocco volti all’Isola di Urgon Zurhusrna, si ritrovano però a dover fare i conti con uno strano fenomeno. Nonostante il capitano si fosse preparato a ogni eventualità e ad aprirsi la strada nelle acque del mediterraneo lentamente, all’improvviso … così dal nulla, in un totale e solido silenzio coperto da un arcano mistero, sopraggiunge impetuosa e seguita da un brusio inspiegabile una gigantesca lavina di ghiaccio. Gli uomini a bordo si voltano di scatto e nemmeno il tempo di allontanarsi con la galea Aurinia, che l’equipaggio vede calare su Aegylon Zecvers un sipario sconcertante. Un trambusto potente li lascia senza respiro, poiché l’impatto con l’acqua è sconvolgente. Al loro passaggio l’incombenza di un’enorme coltre di ghiaccio ha quasi completamente sommerso l’isola.

<<Guardi conte! Impossibile ma che succede?>> si domanda Saturnino.

L’equipaggio si precipita dalla parte destra della galea per vedere meglio di cosa si tratta.

<<Non lo so capitano è devastante! Solamente le forze dell’influenza negativa governate da Zorhobos possono generare tale spaventosa entità!>> afferma Niccolò.

Una morsa di ghiaccio seguita da una massa melmosa di ghiaccio che si muove alla velocità di una lava…

capace di inghiottire uomini, costruzioni e tutto quello che incontra… ha completamente permeato l’isola Aegylon Zecvers. L’intero equipaggio rimane a bocca aperta davanti a quello scenario glaciale. Mauro prende il timone modificando leggermente la rotta. Firmino cerca di porre attenzione facendo allontanare la prua dalla direzione dell’isola, evitando di fare sbandare la galea. Mentre Martino, Edmundo e Mariano guardano quello scenario glaciale rimanendone stupiti. Difatti, la vasta coltre bianca che si richiude dopo il loro passaggio sta cancellando ogni traccia di quello che prima vi esisteva.

<<Spaventoso! Un episodio inspiegabile. Incredibile!>> esclama Saturnino

Zorhobos dal blocco zirbhas si era prodigato di estendere la sua coperta di ghiaccio cominciando dall’isola Aegylon Zecvers per assicurarsi che la galea Aurinia non vi facesse più ritorno e rendere impossibile per qualsiasi altro poterla perlustrare. Premurandosi di prelevare i suoi abitanti, l’imperatrice e cancellando interamente il Blocco Flhuz appartenente all’imperatrice situato nella fortezza. Zorhobos si sarebbe di lì a breve impossessato delle isole dell’arcipelago come di tutta Etruria. 

<<No! Non può essere! L’imperatrice Xunerya, il sorvegliante Valente?>> esclama inorridito Niccolò al ricordo di quella dama già sfortunata di se, decisamente addolorato.

<<Su non faccia così Niccolò, può darsi che si sia salvata. >>

<<E come? Non è possibile vista l’entità della slavina di ghiaccio. >>

<<Non saprei? Ma dobbiamo sperare conte che sia possibile, è l’unica cosa da fare al momento. >> Gli ripeté sicuro il capitano.

<<D’accordo capitano proverò a non pensarci per ora. >>

Pur addolorati per accaduto si vedono costretti a proseguire senza voltarsi indietro, altrimenti non ce l’avrebbero fatta a superare l’episodio. Per di più sarebbero tornati sul posto dando la precedenza al verificare se gli abitanti dell’isola stessero bene, mettendo in pericolo la missione e l’unica possibilità di trovare Zorhobos. Di effetto, loro malgrado, si orientarono seri a esaminare il mare all’orizzonte per proseguire se pur costernati. La rotta era ormai decisa. Il capitano spiega le vele e la galea Aurinia si allontana con il panico tra l’equipaggio per paura che il vento possa spingerli contro la banchina.

Per fortuna il mare che si presenta senza particolari ostacoli dopo la mareggiata della notte, si dimostra essere magnanimo nei loro confronti. Durante il tempo in cui man mano si allontanano, non possono non notare l’acqua camaleontica che da un verde cristallino, muta in un blu cobalto dagli effetti stupendi. Nonostante l’amarezza, l’equipaggio della galea Aurinia sta veleggiando pacatamente, rivolto a un solo pensiero nella mente, lo sfacelo che ha appena attraversato l’isola Aegylon Zecvers, la sorte della dolce imperatrice e le conseguenze che potrebbero ricadere su tutta Etruria. Non manca all’appello l’ampia distesa d’acqua salata che come sempre è presente allo scenario del mondo con una calma piatta, dove contemporanei lo sono la volta celeste e il sovrano del cielo che oggi rivolge i suoi possenti raggi in prossimità della galea, scortandola fino a destinazione, dove approda dopo mezzogiorno a Cala Scirocco sull’Isola di Urgon Zurhusrna. Giunti sull’isola … Firmino getta l’ancora della galea Aurinia sotto al porticciolo. Discesi a terra, tristi e demoralizzati avvertono una sensazione oscura. Lo stato d'animo è tremendo, la sensazione di qualcosa di sinistro che sta per accadere non risparmia nessuno di loro. Sono rimasti taciturni durante il viaggio fin lì, ma ora Niccolò per spezzare il rammarico di non essere riusciti a intervenire, chiede al capitano di illustrargli comunque Urgon Zurhusrna.

<<Mi ragguagli sui particolari di tale isola capitano, sia gentile. >>

<<Si conte ha ragione ora cercherò di illustrargliela. >>

<<Urgon Zurhusrna è dotata di straordinaria bellezza, valorizzata dal carattere roccioso che offre uno spettacolo naturalistico mozzafiato. A proposito conte, ma è proprio sicuro questa volta di andare da solo, sa presagisco aria di guai?>> domanda il capitano.

<Si! Capitano grazie. Non posso permettermi di farvi rischiare ulteriormente la vita. >> Gli risponde deciso Niccolò.

<<D’accordo, anche se  questa volta riterrei opportuno  che abbiate qualcuno al vostro fianco. >> <<Non preoccupatevi per me, sono in ottima compagnia, ho dalla mia parte la forza benevola di Aurinia, inoltre mi dirigo a piedi a percorrerla, non mi succederà nulla vedrete. >>

<<Va bene conte, ma mi raccomando faccia molta attenzione. >> Gli dice Saturnino salutandolo.

<<Starò attento capitano si fidi di me. >> Buona giornata.


Capitolo trentasettesimo


E così Niccolò si addentra a piedi lungo quei tratti angusti … proseguendo per la prima volta con un senso d’incertezza, poiché  quell’isola misteriosa esibisce un’imbeccata d’inquietudine realmente tenace.

Le onde del mare, il trillare pungente dei gabbiani riempie Cala Scirocco di uno stridio raccapricciante.

Sebbene fino a quel momento Niccolò considerasse il canto dei signori del volo e il mormorio del mare un’eccellente compagnia, ora ne percepisce un alone di vana serenità. Probabilmente la stessa sensazione sinistra provata scendendo dalla galea, continua a insinuarsi più a lungo rispetto a quanto confidava andasse via. Niccolò ormai già da dieci minuti percorre i sentieri che si snodano a ridosso dei litorali, dove si inerpicano solerti sulle coste rocciose arbusti smerlati, mentre l’acqua che sgorga dalle rocce sembra che canti e le pareti a picco sono abitate da numerose colonie di gabbiani. Quel luogo in cui splendori naturali regalano al paesaggio un’impareggiabile bellezza, mostra dirupi scoscesi che emanano profumi di erica e mirto che sovrastano l’aria circostante. In seguito numerose calette, insenature e baie incontaminate lasciano intravedere dove il mare è per davvero turchino, limpido e pulito. Niccolò cercando di infondersi coraggio, attraversa l’estesa e rigogliosa macchia mediterranea che presenta aree boschive colme di una moltitudine di fiori variopinti e incantevoli. L’estensione è rivestita di pini che creano un magnifico contrasto con l’azzurro del mare. Il giovane considera che sia un punto se non altro davvero affascinante.

Dinanzi a lui compare il trampolino naturale della piccola insenatura di Punta Cala Maestra, che gli diceva il capitano Saturnino. E lì nota che i rilievi di macchia mediterranea offrono rifugio a conigli selvatici, gabbiani, rondini di mare e uccelli di passaggio.

<<Mah! Un momento! Cosa succede?>>

Rapidamente … e del tutto inaspettato mentre stava passandovi attraverso, gli compare davanti uno sbarramento di ghiaccio che invade interamente l’insenatura di Cala Maestra. Si è formata una cascata di ghiaccio da impedire a Niccolò di proseguire. Purtroppo è anche l’unica via d’uscita, avrebbe dovuto scalarla se voleva uscire da lì.  La cascata appesa là pare una nuvola gonfiata dal riverbero del vento, sembra essere adorna di panna montata di un bianco cristallino, candido e somigliante allo zucchero filato.

Il salto d’acqua fatale precipita tutto d’un fiato prorompendo come una gemma di cristallo incastonata fra le rupi. Un’enorme colata di ghiaccio ha permeato tutto quello che vi è attorno, creando un salto glaciale di parecchi metri, con un’inclinazione piuttosto marcata. Il giovane Niccolò si trova immerso in una corta formazione stalattitica pressappoco a cento metri della stessa cascata, che si accentua nel percorso centrale e per poter superare il muro di ghiaccio che copre la caduta d’acqua ed evitarla, bisognerà che attraversi il lato destro della parete. Dovrà salire poi il pendio leggermente inclinato che si snoda gradualmente più ripido, attraversando sul lato sinistro per elevarsi in cima da dove potrà uscire.

<<Perdinciribaula! Non è per niente facile sormontare questa coltre di ghiaccio che si è creata del tutto inaspettata, ma devo provarci a tutti i costi. >> esprime a voce alta.

Lì per lì pensa che possa essere stata causata dal caldo di ieri, o dalle perturbazioni della notte, ma ci pensa giusto per un momento poiché è improbabile che in piena estate possa generarsi una condizione climatica di quel genere. Indubbiamente questi sviluppi sono opera di Zorhobos, dove sembra che si prenda gioco di lui sbarrandogli la strada. Giacché si rende conto di essere in pericolo, Niccolò si vede smarrito in quella scoscesa cascata, avvolta in una coltre di ghiaccio infida e ardua. Tuttavia arrischia a porvi rimedio proseguendo con i mezzi che aveva disponibili nella sua borsa, corde o altro, nel luogo in cui sfortunatamente succede l’inevitabile. Non ha l’equipaggiamento adeguato e il tempo necessario di prepararsi come vorrebbe a un’evenienza del genere. Cerca però in qualche modo di creare una qualche imbragatura di cordame, da rendere il percorso più sicuro e tenta di affrontare il costone.

L’accostamento della pelle alla parete ghiacciata è indubbiamente inimmaginabile. Non essendovi abituato il gelo s’impadronisce in un attimo delle sue percezioni sottomettendo l’epidermide che subito si abbandona al ghiaccio, rendendo ancora più traballante l’attraversamento. Le mani rifiutano di contrastare il freddo e si lasciano ammaliare dal gelo facendo prevalere all'istante la pelle d’oca che si spande su tutto il corpo. Tremante … comincia a sentirsi impotente dinanzi a tanto freddo glaciale. Tutto è perduto …

<<Aiut … ! … ooh oh … Swash …………>>

Tutto si svolge velocemente e senza controllo, sebbene la sua volontà gli suggerisse tutt’altro.

In un batter di ciglia Niccolò scivola rovinosamente in un crepaccio intersecato di roccia e ghiaccio.

La corda con cui era legato, in qualche modo si è spezzata a causa dello sfregamento contro la parete scoscesa e ghiacciata. Un’arrogante cascata di ghiaccio precipita come una valanga… si è staccato un cornicione di ghiaccio e ha travolto di nuovo tutto. Succede in un attimo… fulmineamente… il giovane non ha nemmeno la possibilità di reagire. Dieci metri di caduta nel vuoto. Un turbinio di cristalli di ghiaccio vortica all’improvviso e una slavina di massi misti al ghiaccio gli è piombata addosso. Il giovane ardimentoso sente i polmoni inariditi dopo la prepotenza della brusca trazione, attimi in cui spera che tutto si svolga in fretta, oppure che miracolosamente ne esca indenne. Costernato tra spavento e stupore, tremante dal gelo che lo attanaglia, si vede perso e le appare come d’incanto la figura di Aurora in tutta la sua bellezza come una visione celestiale. Il giovane è rimasto ancorato al ghiaccio senza cadere ulteriormente nel crepaccio che si è venuto a creare. Tuttavia le ferite riportate sotto lo scroscio di pietre ghiacciate sono piuttosto gravi. Prima di perdere i sensi fa in tempo a sfregarsi la mano nella parte destra della testa sentendo un dolore acuto pervenire da quel punto, dove un rivolo di sangue stava già tingendo la sua gorgiera. Si rende conto che per lui ormai era impossibile proseguire e che forse era giunta la sua ora. Nella semicoscienza gli si parano davanti agli occhi immagini del tutto indefinite, fulminee che scorrono veloci, repentine e confuse come un flash. Le figure illusorie che si sviluppano via, via nel subconscio gli fanno vedere Statonia, Aurora, le piscine naturali del Gorello, Cirillo, l’imperatrice Xunerya, Aurinia la galea, vede la scritta Xydha impressa sulla fionda, la necropoli di Sileno, Matilde, Niveo il delfino, il cavalier Davide, Cassio il maggiordomo, Protasio, il visconte Alderico, il falco pellegrino, Kokhe, Jacko, l’anello e Aurinia la farfalla dorata. Rappresentazioni disordinate e fugaci, frutto della sua mente in subbuglio a seguito della caduta che gli ha provocato una botta alla testa dove fatalmente perde conoscenza e crolla svenuto. Tuttavia  nella caduta…  l’anello Xharax … ha sfiorato un frammento di roccia privo di ghiaccio e miracolosamente si è attivato da solo. A quel punto incredibile… si crea attorno al prezioso un vorticoso fascio di luce, che si estende rotante protendendosi interamente sulla figura di Niccolò. Xharax per mezzo di risonanti effetti acustici sfalda il ghiaccio che lo teneva prigioniero e con più veemenza che mai ridà vigore al fisico del giovane irrobustendolo… eliminando completamente le ferite riportate dalla caduta. Niccolò si ridesta stupito! Scuote gli abiti di dosso, si spazzola i capelli dandogli una ravvivata con le mani, si guarda attorno per vedere dov’è finito e non manca di considerare che dopo lo spavento preso si stupisca di essere ancora tutto d’un pezzo. Il giovane è semplicemente stupefatto visto la caduta micidiale che aveva appena concluso, tuttavia fa in tempo ad accorgersi che Xharax stava concludendo l’emissione di luce e chiudere il simbolo del leone intarsiato d’oro. Appunto per questo considera di essere stato favorito dalle forze incontrastate di Aurinia la farfalla dorata che ha permesso a Xharax di mostrare la forza dei suoi prodigi, gliene sarà grato infinitamente, chissà altrimenti la fine che avrebbe fatto pensa tra se.

Era di sicuro lo spirito delle influenze negative che agiva alle spalle e all’insaputa del giovane, per rendere inaccessibile il suo proseguire allo scopo di farlo giungere al suo rifugio stanco e debilitato.

Zorhobos nello stesso tempo … ha trasferito tutto il suo complesso di anime catturate, compreso il blocco zirbhas sulla sua isola, dove si sta letteralmente scatenando in lui l’ira mortale. Non sopporta il fatto, che un giovane possa essere in grado di spingersi oltre le proprie forze, pur di salvare qualche dannata e inutile anima catturata. Nessuno doveva impedire la sua ascesa. In quel luogo in cui avrebbe dato lustro al suo nuovo impero chiamato “Urgon Zurhusrna” di conseguenza si sentiva in diritto di perpetrare qualsiasi gesto, a patto di impedire a qualunque inetto umano di piegare la sua forza. Per questo non appena fosse stato in grado di impadronirsi di Niccolò unico ostacolo possibile per bloccare il suo impero, avrebbe dato inizio alla sua ascesa. L’unica realtà oggettiva che frena per il momento l’imperatore è che il giovane Niccolò doveva pervenirgli spontaneamente… senza forzature altrimenti non avrebbe potuto sconfiggerlo dopo aver catturato tutti gli imperatori. Solo dopo deciderà finalmente di svincolare la sua armata, resa per il momento inerme ancora incorporata ai blocchi di pietra megalitici. 

La rovinosa caduta … ha convogliato Niccolò a ridosso di un passaggio segreto. Assomiglia alle descrizioni datogli dal capitano Saturnino, sul fatto che esiste un’insenatura che conduce alla Grotta del Bue Marino, rifugio di foche monache. Il rifugio, infatti, si incunea orizzontalmente per oltre settanta metri nel cuore dell’isola e ora il giovane Niccolò si trova di fronte alla spiaggetta racchiusa in una spaccatura di roccia frastagliata, quella menzionata dal capitano, dove ospita i placidi mammiferi, che però al momento non si vedono. È uno scorcio incredibile, la luce crepuscolare del tramonto dipinge di scarlatto tutte le insenature e si ritrova a pensare, come può essere che solo pochi metri sopra la sua testa tutto sia di ghiaccio. È di sicuro Zorhobos che agisce imperterrito, ma ormai giunto a questo punto è più che convinto di portare avanti il suo compito di trovare tutti gli altri certo che siano lì. La paura è un effetto che non gli appartiene e tra l’altro in questo contesto non gli sarebbe di certo amica, in conclusione ha la sicura certezza che la sua forza regni indiscussa, manifestandosi rapida e ardita grazie sicuramente ad Aurinia, Auxyry e Cassiopea. Gli sarà grato infinitamente per la celerità nel concedergli l’aiuto necessario al momento del bisogno durante l’incarico. Successivamente spingendosi in avanti il giovane s’imbatte chiaramente su orme piuttosto grandi, sinonimo forse di una presenza che è passata di qui da poco.

Le impronte hanno la forma di uno stivaletto dalle misure incredibili… sessanta centimetri forse. Deduce a quel punto che appartengano proprio a Zorhobos. Il giovane si impiega immediatamente a cercarne delle altre che lo possano condurre al nascondiglio. Le orme si fanno via, via più distinte fino a condurlo sulla cima di una roccia maestosa da dominarne l’isola come guardiana, signora incontrastata a picco sul mare. Infatti, vi è una Torre vecchia che emerge in una luminescente colorazione di ghiaccio, arroccata sull’orlo di un dirupo a strapiombo sul mare, in un accecante insieme di ghiaccio che la permea. Spingendosi attraverso

il sentiero che conduce alla torre tutto è inverosimile, il paesaggio è fatalmente cambiato, sembra un territorio artico, ritrova davanti a lui uno spettacolo agghiacciante, nel vero senso della parola. Il giovane a questo punto tenta di aprirsi un varco nella calotta di ghiaccio per sfociare nella torre, nel luogo in cui finisce purtroppo intrappolato nel labirinto della coltre gelida. Non sola Etruria ma sembra quasi che a rischiare sia tutto il pianeta, davvero questo profondo mutamento ambientale sembra rappresentare l’inizio della fine per tutti. Xhonil di cui Niccolò è in possesso, non appena  lo stesso perde l'orientamento, provvede immediatamente a ridarle la giusta via come in questo caso. La spilla … diffonde un fascio di propagazione luminosa che lo sbroglia dal viluppo di ghiaccio liberandolo completamente e indicandogli la strada giusta. Niccolò … dopo essersi nuovamente data una scrollata, rivolto verso il mare non può credere a quello che vede. Si presenta dinanzi a lui come una visione velata, come fosse un miraggio, un fenomeno ottico. In lontananza avvolta in un alone di bruma, si sta avvicinando una banchisa della grandezza di due volte l’isola Argon. È come un mega-iceberg glaciale che si sperimenta nella traversata e sta con lentezza avvicinandosi sempre più alle coste all’isola di Urgon. A dirla tutta sembra uno smisurato e straordinario Palazzo Imperiale argentato con la sua borgata al seguito. Dove emerge al suo centro un enorme figura, perfettamente vitale, una creatura anomala da sembrare un incrocio tra un essere insolito e un umano che sovrasta imponente accomodato a un trono, dove seduto al suo fianco vi è un meraviglioso lupo dallo sguardo vivo. Niccolò vede confusamente che il complesso è popolato anche da strane creature che circondano la chiatta gigante. Lo spettacolo è incredibile, bellissimo ma decisamente preoccupante nell’insieme. Prende il cannocchiale che porta sempre con sé nella borsa e si appresta a osservare meglio. Il complesso è come un’enorme zattera trasportata dall’influsso dell’acqua marina.

La compagine che si sta avvicinando a Urgon Zurhusrna è scortata da creature alate, del tutto somiglianti a aquile reali dalle dimensioni spropositate, con la differenza che hanno la testa da lupo; il loro piumaggio è di un bianco candido striato di grigio, con grandi occhi dai riflessi argentei. A quanto pare sono incaricate alla custodia del loro imperatore, sorvolando al di sopra della struttura simmetricamente, sei da un lato e sei dall’altro. In alto al suo centro una creatura di proporzioni più piccole molto graziosa dai lineamenti femminili, chiude la sciarada di ghiaccio e si appresta a guardarsi attorno incuriosita. L’enorme figura al centro della banchisa ha la corporatura di un uomo con un fisico da paura, scultoreo e abbronzato, ma di luna, quindi risulta argenteo. Sarà alto almeno due metri, mentre la testa è costituita per intero da uno straordinario esemplare di lupo bianco con un fascino elettrizzante. È come trovarsi davanti a un effetto speciale utilizzato al cinema per le creature nelle scene fantastiche. Piuttosto quando a carnevale si indossano le maschere di animali per incutere sgomento agli occhi dell’osservatore. Gli occhi sono di taglio obliquo di colore giallo chiaro quasi trasparente unito all’azzurro cristallino che gli  conferisce un aspetto minaccioso e allo stesso tempo affascinante. Le orecchie sono ritte e corte, dove il pelo candidamente bianco rifulge anche in lontananza, crea una sorta di criniera erettile e il collo vigoroso che arriva a poggiare fino alle spalle robuste gli dà un’aria da sovrano. Sul capo poggia una piccola corona di diamanti del tutto luminescente. Sembra un leone da tanto è bello. Deve essere sicuramente dotato di un’intelligenza e forza intuitiva non indifferente, lo si vede attraverso lo sguardo che fra l’altro non dimostra almeno per il momento, alterazioni di cattiveria, pensa Niccolò. Ha il corpo privo di pelo, dove sul dorso completamente nudo e lustro avvolge un mantello bianco all’esterno e argentato all’interno, chiuso da una gemma preziosa argentata grande poco più di un palmo di mano, che emette una luce accecante, con il bavero rialzato del tutto impregnato di cristalli di diamante che nel complesso formano un intarsio di fine bellezza con i bordi dello stesso motivo. Sulle braccia e ai polsi ha dei bracciali d’argento di circa dieci centimetri che emettono un bagliore iridescente. I calzoni completamente aderenti alla gamba di un colore bianco candido bordato d’argento, un largo cinturone in vita con un emblema argenteo a forma romboidale, simbolo probabilmente del suo regno, per finire indossa un paio di gambali chiusi da parecchi lacci di un bianco lucente variegato all’argento. La compagine nel suo insieme è toccante poiché l’ingresso principale si mostra di un’imponenza colossale. Si innalzano ai lati due elementi portanti realizzati ad opera scultorea in alabastro con effigiati due ciclopici lupi come guardiani che ne accentuano la maestosità, dove in prossimità del pilastro di destra vi è una nicchia decorata in rilievo che raffigura due lupi che amoreggiano, con incastonato al suo interno il blocco Lyohp.

Niccolò a questo punto si chiede cosa stia succedendo e chi sia questa nuova presenza che approda a Etruria. Prosegue … oppure attende! Come agire?

Perplesso … non sa come muoversi. È preoccupato ora che sta sopraggiungendo sull’isola un’entità probabilmente più sinistra di Zorhobos. Confuso e turbato allo stesso tempo, si appoggia a una pietra che al momento si presenta di massa normale. All’istante come succede sempre ogni volta che lui si appoggia a una pietra compare inaspettatamente il suo sostegno guidato dalle forze di Aurinia. Infatti, in un vorticare  di giravolte tumultuose si spinge fino a lui Auxyry la farfalla dorata. Manifestandosi giocosa caracolla attorno a lui per spiegargli le circostanze.

<<Buon giorno Niccolò. >> Gli dice lei con voce soave.

<<Auxyry! Non sai quanto sono lieto di vederti. Buon giorno a te creatura splendida, grazie di essere venuta a confortarmi. >> risponde lui già rassicurato per il suo arrivo.

<<Devi sapere Niccolò che lo spirito benevolo e indiscusso di Cassiopea attraverso me, ha deciso di svelarti il motivo di altre presenze prestigiose e molto influenti a Etruria. >>

<<Oh si dimmi! Meno male mi chiedevo cosa stesse per succedere, infatti? >>

<<Avrai notato di sicuro la compagine che si sta avvicinando all’isola?>> Gli chiede lei.

<<Sì, decisamente singolare nell’insieme. E direi che mi ha turbato non poco. >> Risponde lui.

<<Ecco vedi Niccolò si tratta dell’imperatore Ximohmlax che riveste la carica prima di Lupo Bianco, dell’impero di “Ocrasia Ati l’isola Incantata”. >> Dichiara lei.

<<L’isola incantata?>> Gli domanda il giovane.

<<Già l’isola incantata. In pratica la Casa Madre di Montecristo Ocrasia Ati, governata appunto dall’imperatore Ximohmlax e Xhyla sua imperatrice, che avrai notato condurre il palazzo reale dell’isola verso le coste di Urgon al centro della banchisa. >>

<<Sì, l’ho visto. Ma continua pure>>. Dice lui spostando la parte destra del ciuffo di capelli che gli stava davanti agli occhi impedendogli di vedere bene.

<<Ecco vedi, ricordi alla necropoli di Sileno dove nascosti all’interno delle cavità c’era qualcosa di indefinito?>>

<<Sì ricordo, però non sono riuscito a capire cosa rappresentassero, finalmente possiamo parlarne. >> Sostiene lui contento di ricevere un chiarimento in merito a quegli elementi.

<<Orbene vi sono rappresentati i simboli dei dodici regni che sussistono a Etruria>>.

<<Dodici regni?  E per ognuno vi è un imperatore magari?>> Domanda curioso Niccolò.

<<Certamente e per anni i regnanti degli imperi dissimili hanno cercato di opporsi a Zorhobos ma solo l’imperatore Ximohmlax e Xhyla lo hanno veramente contrastato, riuscendo a impedire che potesse espandere il suo impero sapendolo malevolo e crudele. >>

<<Ha! Ho capito>>. Risponde il giovane appoggiandosi alla pietra per ascoltare meglio la farfalla dorata.

<<Per di più fino a questo momento è stato osteggiato con successo e fervore. >> ribadisce lei.

<<E quindi vuoi dire che sono ricomparsi perché hanno saputo in qualche modo che lui si è risvegliato?>>.

<<Già, infatti, ne sono venuti a conoscenza da fonte sicura, cioè da Ocrasia sua consorella. Ximohmlax e Xhyla sono venuti a sapere che Zorhobos ha commesso un grave errore. >>

<<Ah sì e quale?>>. Chiede Niccolò.

<<Ha permesso a una persona di Etruria di aiutarlo nei suoi rapimenti, senza aver eseguito le procedure delle nostre leggi che devono essere rispettate per il bene di tutti. >>

<<E l’errore in cosa consiste?>> Domanda ancora Niccolò con curiosità.

<<Ebbene Zorhobos sa che gli abitanti di Etruria avrebbero potuto agire per lui solo se prima incorporati alla pietra megalitica. >>

<<Mah come? Non capisco? Come incorporati alla pietra? Allora sono tutti malvagi questi imperatori che regnano a Etruria? Anche l’imperatore Ximohmlax sembra prendersi gioco degli abitanti, ma allora è benevolo o no?>> Chiede lui costernato dall’apparente spiegazione.

<<Beh, vedi in un certo senso sembra malevolo, ma non lo è per nulla. Ximohmlax si prodiga a mantenere l’equilibro tra le supremazie di Etruria, dove Zorhobos imperatore di Urgon Zurhusrna è l’unico che esce dai canoni e cerca sempre di ottenere il potere assoluto. Zorhobos ogni volta sussiste questa possibilità, commette lo stesso errore, getta attorno a lui una cerchia di freddezza tale da sconvolgere tutti, vuole appropriarsi ad ogni costo, non solo dell’impero di appartenenza, bensì di tutto il globo, espandendo appena può il suo arsenale di ghiaccio. >>

<<Accidenti!>>

<<Inoltre Ximohmlax  era riuscito a piegare Zorhobos sapendo i suoi punti deboli e da allora non c’era più stato bisogno del suo intervento, visto che l’attesa per l’arrivo di Aurinia sarebbe stata adeguatamente lunga e gli albori che aleggiavano negli imperi di Etruria potevano tranquillamente vivere sicuri in serenità e pace. >>

<<Capisco! Fino al momento in cui è ricomparso?>>

<<Esatto! Ti dicevo che gli abitanti di Etruria devono essere  incorporati alla pietra. >>

<<Sì, infatti, perché?>>

<<Proprio perché è l’unico sistema possibile per coinvolgere la popolazione seguendo così la legge suprema di Etruria. Esiste appunto la possibilità in caso di necessità, per ogni imperatore di incorporare gli abitanti alla pietra megalitica, poiché solo attraverso di essa e a seguito della trasmigrazione temporale che attraversa la soglia di Xzarlopea possono adoperarsi uno con l’altro a favore della pace e del benessere. >>

<<È a Xzarlopea quindi che si determina il quieto vivere per Etruria e non solo?>>

<<Esattamente. Xzarlopea determina le trasmigrazioni da cui scaturiscono di conseguenza anche tutti gli altri blocchi visivi. >>

<<Blocchi visivi?>>

<<Sì! Ogni blocco è lo specchio del tempo del reame di Cassiopea, ed è l’unico sito di accesso proprio come è successo a te per spostarsi oltre le demarcazioni del tempo attraverso appunto  Xzarlopea. >>

<<Ho capito! Eludendo questo transito allora non si è in regola con le leggi di Etruria?>> Intuisce il giovane Niccolò.

<<Per l'appunto. >> Gli risponde lei con un dolce sorriso di simpatia per la scaltrezza del giovane.

<<Una volta svoltasi il processo di trasmigrazione passandovi attraverso, ne usciranno nuovamente rinvigoriti e proiettati in un futuro migliore, pur mantenendo le proprietà del loro regno. >>

<<Incredibile!>>

<<Tutto questo è possibile qualora gli imperatori decidano di fargli attraversare la soglia per potenziare il proprio impero o se concludono di migliorarlo a scopo benefico, per rigenerare armonia, serenità e pace.

<<E questo quando succede?>>

<<Tale possibilità si realizza dal momento esatto che sul promontorio Caprione dopo circa duecento anni, il crepuscolo penetra sul quadrilithon e la luce s’introduce attraverso la struttura megalitica dove si forma la figura di una farfalla dorata, favorita dalle energie di Cassiopea, a simbolo di rigenerazione dopo la morte e della luce che torna dopo le tenebre per dare nuova luce a Etruria. >>

<<Già… l’ho costatato di persona. >>

<<Oltre a questo, come dicevo è solo grazie a te che sarà possibile sconfiggere lo spirito delle influenze negative, cioè l’imperatore di Urgon Zurhusrna Zorhobos. >>

<<Come mai proprio io e non i cavalieri della farfalla dorata per esempio?>>

<<Giacché non avendo tu fazione con nessun impero, puoi fare in modo di ricrearne uno nuovo per ridare a Etruria la supremazia, equanime e sapiente, affinché tutti i suoi imperi possano vivere felici gli uni accanto agli altri>>.

<<Ho capito. >> Rispose lui sereno.

<<Ecco in definitiva il motivo per cui è sopraggiunto l’imperatore Ximohmlax. Poiché  molti anni or sono è stato proprio lui a convogliare Zorhobos nei sotterranei per il sonno prolungato. >>

<<Capisco!>>

<<Ecco vedi lui si sente in dovere di vegliare da lontano, senza far sapere all’imperatore di Urgon Zurhusrna che è qui, dato che fra gli imperatori i blocchi visivi non hanno alcun potere. Come in questo caso lo stesso blocco zirbhas di Zorhobos è del tutto privo di qualsiasi potere. >>

<<Come? Non ha potere il blocco zirbhas? Ma se con quello Zorhobos smuove slavine di ghiaccio in ogni dove, genera squadroni di uomini glaciali e cattura a più non posso anime di Etruria?>> esplode stupito Niccolò.

<<Si certo! Zorhobos ha a disposizione una pietra megalitica a piombo interrata e formata a specchio del tutto di ghiaccio, che nel suo reame si chiama “Blocco Zirbhas” dove può vedere tutte le anime d’Etruria.

E come lui tutti gli altri imperatori sono in possesso del “Blocco Visivo” a forma e nome diverso a seconda delle caratteristiche del loro impero, però possono solo limitarsi a scrutare gli abitanti di Etruria, non i palazzi reali e relativi imperatori. >>

<<In altre parole vuoi dire che fra imperatori non si possono osservare tramite questi blocchi visivi?>> Dice il giovane incuriosito più che mai.

<<Bravissimo! Al fine che gli uni si debbano fidare ciecamente degli altri gli è stato impedito di potersi osservare tramite i blocchi visivi per non creare situazioni spiacevoli o peggio esaltarle. >>

<<Bè… interessante allora sapere se non altro che nulla può contro Ximohmlax poiché non lo vede avvicinarsi all’isola. >>

<<Già! Devi sapere che il prestigio di Ocrasia Ati l’isola incantata consiste nel fatto che prodigiosamente riesce a solcare i mari come un grosso transatlantico senza essere visto da occhi importuni. Inoltre essendo la casa madre residenza vigente di Ocrasia è in costante comunicazione con lei tramite onde sensorie trasmesse via mare. E come in questo caso si è vista dover prendere la decisione di mettersi in viaggio in via del tutto eccezionale, dato che ultimamente le è pervenuto il messaggio di emergenza da parte di Ocrasia sulla natura degli eventi che incombono su Etruria per colpa di Zorhobos. >>.

<<Caspita>>. Esclama Niccolò.

<<Già inoltre un’altra peculiarità dell’isola sta nel fatto che non ha dimora fissa e nessuno è in grado di stabilire quando possa comparire ai loro occhi. È solita solcare i mari con un alone di mistero che l’accompagna, difficilmente percepibile, salvo certe visioni ogni tanto quando compare rischiarata dalla luna. A quel punto si mostra con la compagine argentea attraverso un viaggio barcamenante sulle acque dei nostri mari. >> Afferma la farfalla dorata.

<<Curioso!>> sostiene Niccolò.

<<La cosa stravagante è che di punto in bianco sembra comparire sulle fasce costiere di qualche insenatura come Porto Santo Stefano, o Cala Galera a Etruria. Oppure ogni tanto occhi furbi la osservano spingersi a Marina di Chiavari, o a Portobello in Liguria. Piuttosto che intravederla a Marina di Nettuno, o a San Felice Circeo nel Lazio. Alcuni hanno avuto la possibilità di scorgere la meravigliosa chiatta rivelarsi a Sybaris Marine in Calabria. I più fortunati invece la intravedono furtivamente a Marina di Porto Cervo, o a Marina dell’Orso in Sardegna. Luoghi questi dove predilige fermarsi più a lungo per attingere il benessere alla migliore vita. >>

<<Meraviglioso da una parte. >>

<<Certo! Per di più come è solita fare apparendo di paese in paese e fermandosi dove preferisce ormeggiare per un po’ di tempo, lascia dietro di se un alone di arcano mistero perché la virtù e bellezza della sua gente difficilmente si dimentica.

<<Davvero’ come mai?>>

<<Dal momento che il loro prestigio è affascinante e i suoi componenti distribuiscono il sapere del regno dei lupi a qualunque persona interessata in quel momento, riuscendo a incantare chiunque con la saggezza che infondono nel cuore>>.

<<Molto interessante e quali caratteristiche hanno i suoi abitanti?>> domanda il giovane.

<<Il lupo è maestro e Dio della guerra, abile stratega, determina lo spirito paladino, legge le indicazioni della vita, difende dai pericoli impercettibili, traccia la saggezza è sagace e intelligente. >>

<<Wow!>>

<<I pregi e le virtù del lupo si sa sono ragguardevoli e l’imperatore ne ha assorbiti totalmente i valori, le qualità, acquisendone la saggezza, la capacità e grandiosità dell’equilibrio che li contraddistingue e come lui anche la sua gente in parte ne è dotata. >>

<<Ma è fantastico!>>.

<<Tuttavia c’è un motivo scatenante che ha generato in Ximohmlax questa indubbia forza vitale assimilata con il tempo dai lupi. >>

<<Ah sì?E quale sarebbe?>> domanda Niccolò incuriosito.

<<Ha origini dal fatto che Ximohmlax giusto all’età di due anni, mosso da un irresistibile bisogno di indipendenza e autonomia, possedeva un’energia incredibile che lo conduceva di continuo all’esterno delle mura del castello. >>

<<Ma dai? Da solo così piccino?>> domanda il giovane.

<<Già! Era già capace di eludere con estrema abilità il controllo dell’imperatrice e della nutrice, per potersi sentire libero di scorazzare nei prati, arrampicarsi sugli alberi e vivere la natura con estrema vivacità. Fino a che un giorno di buon mattino Ximohmlax camminando lungo il sentiero, si imbatte in una serie di rocce ricoperte da una fitta macchia mediterranea e scorge a ridosso di una grotta un marangone dal ciuffo che si stava indirizzando all’interno dell’incavo.

<<Un marangone? Di che si tratta?>>

<<Un magnifico uccello dal becco giallo brillante, dal piumaggio nero cangiante, con un curioso ciuffo di piume nella fronte e occhietti pettegoli.

<<Forte!>>

<<Infatti, l’esemplare aveva conquistato il cuore del piccino, e come tutti i bimbi mosso dalla curiosità di poterlo toccare si era spinto lontano per cercare di prendere quella creatura. >>

<<Che carino e dopo? Domanda il giovane curioso a quel racconto.

<<Pertanto lesto come un soldatino trotterellando simpaticamente lo rincorse in prossimità delle rupi adiacenti, fra l’altro un luogo che per un bimbo così piccino si prestava insicuro. Sennonché all’improvviso un sasso si smuove sotto ai suoi piedini facendolo cadere rovinosamente. >>

<<Oh! Nooo!… poverino non dirmi che … >>

<<No, no, successe all'improvviso, gli si scherma davanti una creatura straordinaria che riuscì a stringere il piccolo per il bavero risollevandolo da terra per trascinarlo lontano dall’orlo del dirupo. >>

<<Wow! … Era …?>>

<<Si! Un meraviglioso lupo. E gli salvò la vita… la stessa che Ximohmlax nemmeno si era accorto di essere sul punto di perdere. >>

<<Incredibile che creatura fantastica e sensibile allora è il lupo. >> approva Niccolò.

<<Difatti, la magnifica creatura si dispose a leccargli il viso e a prestargli le prime cure, mentre il cucciolo di uomo a quel punto spiazzato davanti agli occhi vivaci dell’animale, comincia a volergli un gran bene, sentendosi altamente protetto. E in un impeto irrefrenabile gli getta le braccia al collo come fosse un semplice pupazzo, mentre il lupo disorientato e arrendevole si era lasciato amorevolmente conquistare. >>

<<Straordinario. >> esplode Niccolò rapito della notizia.

<<Con l’andare del tempo si è venuta a creare una situazione di reciproca stima e instaurata una meravigliosa intesa. Dove l’imperatore non si lasciava sfuggire all’occasione di recarsi ogni volta che ne aveva la possibilità alla caverna del lupo, per scambiare con lui espedienti nuovi. >>

<<Davvero?>>

<<Sì! Trovavano assieme risoluzioni incredibili per la caccia, ideavano grandiose strategie per superare rischi, ascoltavano il silenzio della natura, acquisirono maestria nell’affrontare pericoli e scambiavano giocose giornate a correre tra i dirupi. >>

<<Ebbene ne avrà acquisito l’indole audace?>>

<<Proprio così! In quel luogo a stretto contatto con i lupi l’imperatore Ximohmlax acquisì il sesto senso, potenziando la sua forza vitale crescendo e divenendo un uomo aitante, sano, vigoroso, forte e coraggioso, assottigliando un’acuta sensibilità per la saggezza della vita. E tale intesa si protrae nel tempo, fino a oggi del quale Huin così l’ha nominato Ximohmlax, si ritrova a suo seguito come esclusivo amico fidato dove basta uno sguardo affinché l’intesa sia reciproca. >>

<<Incredibile e lui ne ha acquisita la grandiosità a quanto pare poiché sembra un uomo possente, alto e robusto. >> dichiara Niccolò.

<<Esattamente e non solo, rafforzando le sue potenzialità ha generato elementi di prodigio nel suo essere.

Oltre al ciò… Ocrasia Ati ha la possibilità di farsi vedere dal prescelto una sola volta, per poi scomparire nella coltre della notte. Restando ormeggiata del tutto in balia delle acque, in questo caso alle Secche di Vada che cingono il tratto di costa dei fiumi Fine e Cecina sul versante del faro, risultando impercettibile fino a scomparire completamente. >>

<<Ah! ho capito>>.

<<Ma bada Niccolò solo a prima vista, in realtà rimane vigile se pur trasparente in attesa degli eventi. >> Gli spiega con infinita calma e una voce dolcissima Auxyry.

<<Quindi sarà l’imperatore Ximohmlax che sconfiggerà Zorhobos?>> chiede Niccolò.

<<No! Purtroppo questo no. >>

<<E perché?>>.

<<Non è possibile giacché lui ha potuto usare una sola volta contro un altro regnante la forza indiscussa che lo distingue. Fra l’altro Cassiopea si era espressa chiaramente a tutti gli imperatori, chiarendo loro che potevano usare la loro energia solo ed esclusivamente a scopo benefico  e unicamente una sola volta contro di ognuno di essi. Tuttavia lui è qui in ogni caso per vegliare su di te e su Urgon Zurhusrna visto che per quanto riguarda l’isola Aegylon Zecvers non ha potuto fare nulla giungendo troppo tardi. >>

<<Già! Mi è dispiaciuto molto. Che tristezza. Tuttavia mi conforta sapere che  lui è celato alle secche di Vada a vegliare su di noi. >> 

<<Infatti, Niccolò in questo frangente se non altro potrà esserti di supporto qual ora Zorhobos dovesse eccedere nelle sue manifestazioni di inimicizia. Il solo fatto di vedere Ximohmlax per Zorhobos sarebbe se non altro preoccupante. >>

<<Dici?>>

<<Sì! Susciterebbe in lui un po’ di timore di essere ripreso come l’ultima volta, tanto da indurlo a compiere passi falsi. >>

<<Magari. >>

<<È altresì sicuro che gli imperatori siano tenuti allo scuro da Aurinia per conto di Cassiopea, che esiste un’eventuale possibilità di utilizzare la loro energia e forza vitale contro altri imperatori, possibile qualora non ci fossero più speranze e la vita del prescelto sia in serio pericolo. >>

<<Capisco! Tuttavia sembra più rischioso di quanto immaginassi, visto cosa è successa all’isola Aegylon Zecvers. È desolante, nemmeno io ho potuto fare nulla per loro. >> Le dice costernato.

<<Già l’ho potuto notare, ma tu non abbandonare mai la speranza e la forza che regna dentro di te. Tutto dipende dalla tua perseveranza, molti ormai confidano su di te e poi ricorda sarai tu il prossimo Reggente Supremo a Etruria il “Lucumone Rasenna” per eccellenza. >>

<<Si me lo hai detto ma è talmente difficoltoso poterci arrivare che a questo punto mi chiedo se riuscirò mai. >> Rispose lui.

<<Certo che ci riuscirai. La cosa essenziale è credere in te stesso, non avere paura di nulla, confida nelle forze indiscusse che regnano dentro di te e nell’amore trasmesso dal genere umano senza che se ne rendano conto. >>

<<D’accordo ci proverò con tutto me stesso. Auxyry un’ultima cosa… >> la trattiene guardandola gentilmente.

<<Dimmi Niccolò. >>

<<Ebbene… quanto tempo mi rimane? Dato che devo ancora superare un po’ di prove?>>

<<Come? Non te ne ho parlato? Che sbadata!>> Ribadisce lei.

<<No! Mi sembra di no. Ma di che cosa avresti dovuto parlarmi?>> Asserì lui determinato a questo punto a sapere.

<<Per mille farfalle mi stavo dimenticando!>> Esclama lei.

<<Allora devi sapere che Aurinia mi ha pregato di dirti che ti rimane tutto il tempo di cui hai bisogno affinché tu possa proseguire in tutta tranquillità, visto che Cassiopea tramite me può comunicarti che hai egregiamente superato cinque delle prove assegnatoti. >> Gli risponde lei carinissima e confortevole.

<<Ah! Mah! Come? Cinque? Non posso crederci! Stai scherzando vero?>>

<<No assolutamente e ti dico anche quali se vuoi?>>

<<Si certo! È incredibile! Grazie davvero Auxyry dimmi allora. >>

<<Ebbene per la prima prova dovevi saper cercare le sette perle perennemente baciate dal sole, ricordi?>>

<<Sì. >>

<< Mi pare che te la sia cavata egregiamente, riuscendo mentalmente a far luce sull’arcana richiesta. >>

<<Beh si è vero ma poi le altre?>>

<<La seconda prova consisteva nel provare a tutti che ti prodighi per gli altri a costo della tua stessa vita e tu lo hai pienamente dimostrato a tutti aiutando Callisto con fermezza. >>

<<Ah! Davvero?>>

<<Già, per quanto riguarda la terza era previsto fornire la prova che ami gli animali, e lo hai dimostrato con il piccolo delfino sull’isola di Planasia e non solo… >>

<<Ma pensa! Sai che io non ponevo caso assolutamente alle prove, mi limitavo solo ad affrontare ogni momento a seconda dei bisogni. >> dichiara il giovane.

<<Proprio per questo si è deciso che le prove le hai superate. Proprio per la non consapevolezza di essere in grado di esporsi come un eroe. E per saper prendere le decisioni giuste al momento opportuno. >> Gli conferma lei rincuorandolo.

<<Ma pensa!>> Esclama.

<<La quarta era fornire prova che ami la natura e lo hai avvalorato salvando il boschetto degli eucalipti a Ocrasia di cui si sarebbe andata persa per sempre la specie se non era per te. >>

<<Oh! Incredibile. >>

<<Per quanto riguarda la quinta prova che prevedeva di riuscire a superare alcuni difficoltosi tragitti uscendone indenne… mi pare che anche qui fino ad ora hai dimostrato il massimo entusiasmo a proseguire senza arrenderti. >>

<<Non posso crederci davvero ho già superato tutte queste prove?>> Gli chiede emozionato.

<<Esattamente e con successo anche. >> Gli risponde lei contenta.

<<Bè! Grazie. Sono stupito è come se avessi vinto i giochi olimpici. >> Asserisce lui emozionato.

<<Tuttavia ti rimane solo l’ultima, la sesta, la più impegnativa, quella strettamente legata alla resa di Zorhobos, cioè quella di sciogliere i dissapori che regnano a Etruria. Come vedi ti resta solamente il tempo di approfondire la tua strategia per affrontare direttamente l’imperatore Zorhobos. >>

<<Della quale spero tanto di riuscirci! sono estasiato e allo stesso tempo mi sento di dirti che mi rendo conto di avere il morale un po’ a terra. >>

<<Perché Niccolò?>> Gli chiede lei preoccupata.

<<Per paura di non riuscirci o l’incognita stessa mi sgomenta un po’ nonostante sia riuscito a portare a termine le altre prove. >>

<<Ricorda che non sei solo, vi sono le forze indiscusse di Cassiopea che sussistono in te e grazie a te. Inoltre in questa occasione con il permesso di Cassiopea e grazie alla richiesta di Aurinia ti doniamo una ricompensa per le prove superate davvero speciale. >>

<<Davvero? Come? Un dono?>> Domanda incuriosito il giovane Niccolò già volto a un sorriso.

<<Si! Ecco per te Saturnia la Pavonia maggiore. >>

<<Oh! … È semplicemente meravigliosa! Non ho parole… grazie. >> approva stupefatto.

<<Si tratta di una specie di farfalla particolare, ha le ali dorate chiare sfumate al cinereo con il bordo bianco e i riflessi dorati qua e là, mostra come motivo decorativo quattro occhi somiglianti a quelli che decorano le piume della coda del pavone grande circa venti centimetri. >>

<<Grazie è stupenda. >>

<<Suggellerà il tuo proseguire Niccolò standoti costantemente vicina posta sulla spalla. >>

<<Grazie! E come mi aiuterà?>>

<<Dolce Niccolò lei ti sosterrà in ogni momento, svelandoti eventuali incognite e ti proteggerà da pensieri malsani. Avrà vita breve come per tutte le farfalle, tuttavia la sua presenza sarà abbastanza duratura da consentirti di ultimare alla tua impresa, dove comunque alla conclusione del sesto giorno inevitabilmente cesserà di vivere come natura vuole, sapendo in ogni caso di averti offerto un degno sostegno. >> Gli dice Auxyry serena.

<<Meraviglioso! Grazie infinite Auxyry e ringrazia Aurinia da parte mia per il dono straordinario. Dille anche che me ne prenderò cura personalmente, ponendovi molta attenzione, grazie ancora. >>

<<D’accordo lo riferirò. Ma tu mi raccomando credi fortemente in te stesso va bene? >>

<<Certo! Come al solito hai  ragione Auxyry, farò come dici, cercherò le forze che regnano sovrane dentro di me e scusami se ogni tanto dubito della mia forza. >> rispose lui gentilmente.

<<Ne sono convinta Niccolò ora va e sta sereno. >>

<<Va bene… emh… arrivederci Auxyry. >>

<<Ciao a te dolce Niccolò. >>


Capitolo trentottesimo


La graziosa Saturnia splendida farfalla dai colori dorati, esegue dei mirabolanti volteggi, volti a sancire l’incontro. Gli piroetta gioiosamente senza indugio sopra la, e Niccolò sente all'istante un calore improvviso che gli dona una vitalità nuova e vigorosa. La guarda di sottecchi trovandola magnifica e con una sottile movenza le poggia la mano sul dorso delle ali dandole una delicata e impercettibile carezza. mentre gli occhi della stessa scintillano emettendo un raggio di luce dorata in segno di appartenenza. Rafforzato dalle parole di Auxyry, dall’aiuto che gli giunge gradito da parte di Aurinia e dalla nuova portafortuna Saturnia della quale si sta già entusiasmando, si spinge nuovamente attraverso il sentiero che conduce alla torre. In quel luogo tutto è inverosimile. Il paesaggio è mutato, concedendo uno spettacolo agghiacciante. Schegge di nuvole frastagliate nel cielo si confondono in un intercalare di fasci luminosi. Mentre il sole calando ha lasciato solo il suo riverbero dorato. Niccolò a questo punto è costretto a proseguire per non trovarsi senza rifugio nella profonda e oscurata notte.

Nel frattempo …

A  Caere Tusna un delizioso borgo situato in un contrafforte tufaceo nei versanti posti a sud dei Monti della Tolfa fra il Tirreno e il lago di Bracciano, si percepisce un’atmosfera diafana e sinistra. Come se qualcosa di funesto si stia per abbattere a palazzo. Nel cuore della città vive la futura Imperatrice di un incanto senza pari Haonhace. La giovane ha il collo che si leva lucente e incorniciato dai capelli nivei di un candido marmoreo, raccolti con un’aerea coroncina sulle chiome sciolte e fluenti. Ha gli occhi neri come l’ebano, la pelle delicata come un fiore di pesco, le labbra piene dal colore vermiglio. E con l’esilità di una piuma e portamento fiero, veste un abito raffinato e unico, che la fa apparire come un delicato cigno.

Il vestito dal drappeggio bianco candido con riflessi argentati, gode di molteplici tulle che marmorei si attorcigliano al giro vita per scendere sinuosi verso il basso. Le maniche formano un tutt’uno con il polso che sfocia in un ampio tessuto a raggiera dal colore argenteo. Mentre una mantella bianchissima adagiata sulle spalle, tenuta da un alto bavero a ventaglio le avvolge il collo. L’imperatrice Haonhace viste le sue virtù, è prudentemente tenuta sotto custodia dall’Imperatore Hyon suo padre. Rimasto vedovo da poco per via di una brutta sciagura accaduta alla madre di Haonhace. Dimorano  in un Castello dalla pianta ovale e irregolare, che prosegue sul perimetro della cinta muraria attorno al piazzale, dove il frontespizio sulla piazza è contraddistinto da un’accentuata asimmetria a sinistra, da farlo sembrare quasi a forma di cigno. Sopra il portico appare la loggia a cinque arcate, che contrasta la visione di destra dove si apre un portale bugnato, dominato dalla Rocca dotata di baluardi e torri. Il castello ha un alone misterioso e allo stesso tempo incantevole, poiché è candido come i capelli dell’imperatrice. Le virtù della futura imperatrice diciottenne sono ben conosciute nel borgo. Tutti desiderano ricorrere alla sua indulgenza e una volta giunti al suo cospetto, approfittarsi del suo buon cuore per usufruire dei suoi servigi premonitori. Da cui molti ne hanno tratto beneficio e per questo riconoscenti. Inoltre la gente brama da sempre per giungere a palazzo dell’Imperatore Hyon. Dato che è rinomato e conosciuto per la sua gran foggia e bellezza. Beneficia, infatti, di sicura grandezza in grado di conferire accoglienza e ospitalità ai suoi visitatori, i quali il più delle volte vengono rigorosamente invitati a restare ospiti per la notte. Si dice che all’interno vi sia un magnifico giardino, uno dei più belli mai visti. Questo eden si estende su uno scosceso pendio ed è posto a nord della sala di accoglienza del palazzo. Successivamente ci sono due camminamenti avvolti nell’acciottolato, che combaciano con  il giardino della cancellata esterna alle due entrate della corte principesca. Mentre al termine del camminamento d’ingresso, si trovano alcuni gradini oltre i quali diventa visibile il giardino lussureggiante vero e proprio. I percorsi essendo parecchio lunghi, hanno come caratteristica quella di essere stati realizzati in modo tale, che nel procedere il visitatore ne scopra la magnificenza, un po’ alla volta. Per esempio a un certo punto del camminamento il palazzo non è nemmeno visibile, gli alberi nel prato sono disposti in modo tale da sembrare far capolino da distante, dando così l’impressione che sia lontanissimo. Questo paradiso ha come elemento fondamentale il fatto di essere circondato dalle stanze dei visitatori. Proprio per donare loro una prima impressione di serenità e per assicurare l’intimità degli ospiti che occupano le sale sui due lati. Pertanto il giardino è suddiviso con un lungo poggio che definisce la zona est e ovest in due stili differenti. La zona ovest è contraddistinta da un magnifico laghetto con vistose pietre marmoree. Alcune foggiano una piccola insenatura, altre di colori monocromatici danno vita a un’incantevole e sontuosa cascata dove l’acqua cade vorticosa e leggera. E le azalee plasmano un unico mantello dando rilievo all’insieme roccioso. Per di più, vista la bellezza che ne scaturisce è considerata dall’imperatrice la cascata dell’eterna giovinezza, poiché ogni volta che vi si reca per un bagno, si ritrova rigenerata e maggiormente piena di vita. L’elemento fondamentale del giardino del lato est invece è il ruscello ad andamento sinuoso, di cui sorgente sfocia in  un’altra cascata, simile ma più modesta di quella del giardino sul lato ovest. Le due cascate accoppiate in questo modo sono definite, la cascata maschile e femminile dove predomina il ruscello che si volge verso l’ingresso del palazzo per poi finire la sua andatura rapida nel laghetto. Un altro effetto imponente sono le sei penisole sugli argini. Adorne di muschio che contrasta i suoi verdi paludamenti con l’azzurro cristallino dell’acqua, di cui una di loro è unita a un’isola posta al centro del laghetto, tramite un ponte di pietra marmorea. Dirimpetto proprio a una delle stanze del palazzo vi è una smisurata varietà di piante incantevoli. Primeggia il Salice piangente, esplodono splendide le camelie, gli aceri si elevano al cielo e dietro ogni cascata compaiono diverse varietà di bambù e felci. In contrapposizione alla cascata grande è collocata una composizione di pietre a grotta, che oltre a conferire al giardino un’aurea di mistero, rende quel cantuccio interamente suggestivo. Dove per eccellenza vi è custodito l’elemento culminante di tutta la grandiosità dell’opera, il rifugio prediletto dell’imperatrice. Motivo per cui è così discussa nel circondario. Dove sussistono, infatti, da veri adulatori del laghetto, una decina di magnifici esemplari di cigni reali che si muovono sinuosi, caracollando da sovrani sicuri e indisturbati, facendo scaturire i loro lineamenti longilinei ed evanescenti. Tanto da lasciare immobilizzato chi li osserva mentre passano, poiché diffondono una gradevole sensazione di pace e equilibrio. Di notte i punti luce dotati di lucerne disposte negli argini delle penisole, si riflettono nell’acqua gorgogliante. Che a seconda della stanza nella quale ci si trova e delle inclinazioni delle pietre produce suoni diversi. Donando all’ampio giardino una cornice surreale, perfetta con un forte effetto di spessore da lasciare stupiti. Haonhace è considerata una luminare, una Divinità. Adorata, rispettata e stimata da tutti è tenuta sotto una campana di vetro per non colpire in alcun modo il suo buon cuore. Ebbene la splendida imperatrice ha la capacità di scrutare oltre ogni incertezza o debolezza dell’essere che le compare di fronte, elargendole in seguito una sapienza indiscutibile. E normalmente per potersi dedicare meglio ai suoi visitatori, l’imperatrice Haonhace riceve gli astanti nel suo trono, di un’opulenza incredibile.  Che si mostra marmoreo e candido a forma di cigno gigante, grande quanto il portale di ingresso del castello. Posto al piano nobile antistante a una serie di sale decorate raffinatamente, dove a ridosso della poltrona per gli ospiti vi è il blocco Cynye che lo impiega quando è necessario poiché in grado di individuare i segreti più reconditi dei suoi sudditi. Quando si giunge a lei esperte ballerine aprono le danze per annunciarle il nome del visitatore. L’astante una volta giunto al suo cospetto si vede avvolgere da uno spettacolo a dir poco suggestivo. Il trono a forma di cigno schiude le sue ali ad abbraccio. Da formare una tenda che si stringe a sipario avvolgendo Haonhace con il suo ospite al riparo da altri mediatori, dove lei può interagire a suo modo senza il pericolo di essere disturbata. La giovane futura imperatrice concede la sua estensione di oracoli a chiunque si prostri a chiederle consiglio. E senza indugi lei si dimostra paziente, anche verso chi le chiede più di quanto possa dare. La sua età non la rende meno saggia, anzi è venerata proprio perché sembra appartenere a un altro mondo. Ha un’assennatezza pari a una persona che l’ha conseguita con gli anni. Le basta rivolgere lo sguardo all’individuo che ha davanti per capire le sue vere attitudini, ansie, paure e debolezze. Sa esplorare nell’animo per ridarle energia. Percepisce quando una persona è sincera o meno, già dalla stretta di mano. Scorre con gli occhi attraverso il bulbo oculare per leggere la vena di cattiveria che primeggia nell’animo dei malintenzionati. Svela il significato dei sogni a chiunque voglia chiedere una spiegazione. Riesce a cogliere se la loro salute sarà buona, o se riusciranno a farsi una posizione nella vita. E predice con naturalezza il futuro, poiché in grado di leggere nel domani. Dispone dentro di se di un ordine temporale del giorno dopo, in anticipo di 24 ore. Tuttavia Haonhace può offrire questi servigi solo ed esclusivamente a chi è puro di cuore, e per vera necessità, ai fini di poter migliorare la sua condizione di vita. Altrimenti è impossibile da realizzarsi. Se dovesse incontrare persone subdole o alla ricerca di potere, a quel punto i suoi sforzi non servirebbero a nulla, anzi la persona ne verrebbe seriamente compromessa a livello di reputazione poiché sarebbe immediatamente allontanata dal regno di Caere Tusna. Numerosi paladini si prospettano ogni giorno al cospetto dell’imperatore per chiederla in sposa, ma lei decisa e irremovibile non ne vuole sentir parlare, asserendo che non si sarebbe mai sposata. Dice che sarebbe sempre stata al fianco del padre e che era portata per ben altre aspirazioni che non quelle di moglie. L’Imperatore Hyon amando pienamente la figlia, la comprende, pur rimanendo in attesa del momento propizio, senza farle ulteriori pressioni. Soprattutto dopo la disgrazia accaduta alla madre della quale nessuno ha potuto nulla, poiché è accaduta per mano di sciagurati. Approfittando  del fatto che la donna era da sola a fare una passeggiata nel giardino. L’assassino le ha inflitto una coltellata mortale dopodiché è sparito nel nulla, lasciando i castellani e i famigliari sgomenti e partecipi di momenti davvero angosciosi in un tumulto di commozioni struggenti. Nello stesso tempo… quella notte Matilde dato che per il momento aveva abbandonato il castello Orsini, riservandosi alla fine la loro totale resa. Decide di convogliarsi a Caere Tusna dove si presenta al cospetto dell’Imperatore Hyon per chiedere udienza alla futura imperatrice Haonhace, desiderosa di compiacere a Zorhobos. L’imperatore Zorhobos, infatti, era stato molto preciso con Matilde. Le ha concesso il beneficio dell’ubiquità e di poter utilizzare fenomeni particolari a seconda dell’esigenza, incaricandola di fargli pervenire al più presto tutti gli imperatori dei vari regni di Etruria, affinché non siano di nessun impedimento alle sue manovre. Ebbene a quel punto pervenuti tutti gli imperatori al cospetto di Zorhobos i ministri dell’imperatore assoluto avrebbero così dato il via alla rappresentazione di massa. Liberando tutte le anime incorporate alla pietra completamente in balia della sua mente e programmati ad agire per lui in tutta Etruria. 

Matilde giunta a Caere Tusna …

Il castello si fa vedere come un ciclopico cigno di pietra marmorea e la donna si presta a entrarvi. Matilde indossa una veste bianca a maniche lunghe aderenti, con una sopraveste di colore verde posta sopra dai lembi variabilmente rialzati per lasciare intravedere il sotto. Ha un’acconciatura arricchita da una reticella d’oro che tiene composti i capelli. Si predispone a sbatacchiare il portale d’ingresso del palazzo, impreziosito con elementi decorativi ottenuti con alabastro pregiato. Dove mostra due cigni scolpiti ai lati del portale in atto di innalzare le magnifiche ali conferendo al castello l’iconografia della casata dei regnanti che vi abitano. Teodoro il maggiordomo va ad aprire e subito dopo annuncia all’imperatore l’arrivo di quella dama dall’aspetto alquanto singolare. L’Imperatore Hyon uomo buono è incapace di vedere la malizia negli altri, come un ingenuo ci casca sempre, lasciandosi abbindolare.  Soprattutto se a chiedere udienza è una bella donna, quindi la fa entrare. Il senso di vastità che vi impera all’interno del palazzo è a dir poco sorprendente. Dominano lo sguardo scaloni, arcate, nicchie mentre l’elemento primo risulta essere il cigno in tutte le sue prospettive e figurazioni possibili. L’imperatore accompagna Matilde attraverso un immenso scalone verde posto nell’ala occidentale, che si distende all’accesso di rappresentanza del piano nobile. Dove accoglie pregiati marmi raffiguranti cigni in procinto di bere l’acqua e altri che spiccano il volo. Lo scalone finemente decorato in alabastro, si conclude poggiando in un incantevole bacino a sorgente, che sfocia in una cascatella ai due lati collegandosi al centro della scala. Il quale ospita due autentici cigni reali, dalle magnifiche livree, di cui uno bianco e l’altro nero. L’elevata bellezza dello scenario ne esalta lo splendore, suscitando stupore anche in Matilde sebbene priva di sentimenti. In attesa di preparare la futura imperatrice Haonhace all’incontro con la donna, fanno accomodare la stessa nello splendido salotto in malachite verde smeraldo e oro. La sala è composta da ampie vetrate, dove ai lati del divano spicca un’oasi circondata da palme e altre piante esotiche, baciate dal clima pressoché tropicale con lussureggianti fioriture di specie rare. E una piccola cascata che signoreggia al di sopra e dietro la parete, che custodisce pesci di una bellezza senza confronto.

<<Matilde può recarsi da lei ora. >> Le dice l’imperatore senza presagire alcun pericolo.

La delicata Haonhace senza proferire parola attende la dama venuta da un altro luogo, tranquillamente adagiata nel suo trono all'oscuro del succedersi degli eventi. Giungono al suo cospetto le ballerine che delicate aprono le sorprendenti danze annunciando il nome della dama.

<<Sua maestà ecco Matilde in visita per voi. >>

<<Grazie molto gentili … andate ora. >> Risponde rivolta alle danzatrici le quali sono obbligate a restare affinché non le congedi l’imperatrice. A quel punto il trono a forma di cigno schiude le sue ali ad abbraccio, formando una tenda che si stringe a sipario e avvolge le due donne al riparo da altri intercessori. Poiché la futura imperatrice si era abbassata a cogliere un fiore caduto per odorarne la fragranza, sfruttando la durata dello schiudersi dell’allestimento scenico del cigno nell’attesa dell’arrivo della donna. Non si aspettava certo un’intrusione a tradimento, se nonché fulminea Matilde entra e senza altri preamboli la circuisce subito. Cogliendo l’attimo di distrazione dell’imperatrice.  Nel momento esatto in cui lo sguardo fu a portata visiva di Matilde… questa ne approfitta all'istante, compiendo un vorticoso giro con il dito per ipnotizzarla e avvicinarla al blocco Cynye, trasportandola immediatamente da Zorhobos. Mentre per la povera Haonhace ignara dell’empietà del gesto, non vi fu nemmeno il tempo di reagire che ambedue vengono sottratte nell’immediato e trasportate da lui. Quando l’imperatore Hyon si accorge che le donne da troppo tempo ormai stavano lì dentro, ordinò immediatamente di aprire il cigno, dove la sorpresa nel trovarlo vuoto fu inesorabilmente cruenta.

<<No! No! No!>>. Esclama urlante l’imperatore Hyon addolorato. <<Troppo tardi, sono sparite nel nulla tutte e due!>> Strillò fuori di se l’imperatore credendo di impazzire. Non può essere? La sua amata figlia, sparita nel nulla. <<No! Non può essere …>>. Si dice con la testa fra le mani impazzendo di dolore.

Tuttavia a nulla servì agitare tutti a palazzo per cercare il colpevole di quel misfatto, poiché non si riuscì a incolpare nessuno e tantomeno a trovarle. Non basti dire, che la futura imperatrice avrebbe potuto cambiare la situazione, se solo sarebbe stata in grado di scrutare negli occhi Matilde, a quest’ora non sarebbe accaduto il fatto perché l’avrebbe di certo smascherata. I castellani costernati e intristiti per questa scomparsa, non si persero d’animo e si convinsero di adunarsi per le ricerche, per poi stabilire che sarebbero andati a chiedere sostegno a chi li avrebbe potuti aiutare. L’imperatore Hyon si reca subito al cospetto del blocco Cynye per poter guardare attentamente gli abitanti di Etruria. Osservando scrupolosamente ogni angolo remoto del reame, cerca di capire dove possano essere i cavalieri della farfalla dorata che sa paladini della giustizia, pronti a venire in aiuto ai bisognosi per contrastare le forze delle influenze negative che esplodono nel paese repentinamente. Scorge finalmente il Palazzo Orsini di Statonia e nota che i cavalieri sono raccolti lì assieme ai castellani, intenti a escogitare il modo di bloccare le influenze negative. L’imperatore pensa a quel punto di unire le forze, in questo modo possono condurre una migliore contrapposizione. Di conseguenza raduna il suo seguito e parte alla volta di Statonia per congiungersi ai cavalieri della farfalla dorata nel Palazzo Orsini.

Invece a Statonia …

Era da tempo ormai che Niccolò mancava da palazzo e i castellani a questo punto quasi rassegnati lo davano per scomparso. Cassandra alle spalle dei castellani persisteva nel condurre una sorta di sonno veglia per attirare quante più anime al cospetto di Matilde. Riuscendo a lusingare Protasio e Demetrio, facendogli credere che si era innamorata di loro, e a quel punto persi nella sua ipnosi si consegnarono volonterosi a Matilde, come guidati da uno strano influsso. Vista la situazione sempre più dubbia il maresciallo Tebaldo chiama nel salone il maggiordomo Cassio, Egidio il cuoco, le ancelle Demetra, Fabiana, Sabrina, Dafne, Elena, Brunilde, il paggio Germano, Enrico il compositore, i cavalieri presenti rimasti e i loro ospiti di Velx Paride, Amanda la contessa e il Visconte Alderico. Si riunirono più che altro per incoraggiarsi a vicenda sapendo che per loro ormai era arrivata l’ora di essere catturati sentendosi spacciati, almeno ambivano a stare tutti vicini. Fabiana si rivolge al maresciallo.

<<Sa maresciallo sento che per noi è finita, come possiamo da soli contrastare l’inevitabile presa di posizione di questa entità che si dimostra alle nostre spalle meschinamente?>>

<<Cara Fabiana lo so è difficile credere che per noi ci sia una speranza, ma dobbiamo almeno provare a lottare per sopravvivere, non possiamo lasciarci sopraffare dallo sgomento, pensando a quante persone ci sta sottraendo lo spirito delle influenze negative. Provi a prenderla in questo modo, almeno speriamo che siano ancora vivi. >>

<<Già fa presto lei a parlare così, non è nemmeno questa una certezza, potrebbe averli eliminati tutti e noi non lo sapremo mai. Guardi il conte per esempio che fine avrà fatto?>> Ribadì sconsolata Fabiana.

<<Anche su questo non so cosa rispondere, auguriamoci soltanto che provando a restare tutti uniti non ci venga a mancare più nessuno. >>

Davide a questo punto sicuro di avere l’attenzione di tutti parla loro.

<<Non dobbiamo più separarci, cercheremo di stare il più possibile vicino gli uni agli altri, restando concentrati in un'unica stanza, in modo da non perderci di vista, semmai qualcuno necessita di spostarsi, si va tutti assieme e quando si deve andare per bisogni… bè… mai da soli. >>

<<D’accordo Davide ha ragione, dobbiamo attuare almeno questa strategia. >> Gli risponde Tebaldo.

Brunilde dopo averlo sentito parlare, ne approfitta per avvicinarsi a Davide dandogli istintivamente un bacio sulla guancia.

<<Oh! Grazie perché questo delizioso regalo?>>

<<Un grazie per te, per regalarci la tua positività. >> Mentre lui ricambia rapito restituendoglielo sulla fronte. La timidezza di Dafne in quel frangente andò scomparendo, presa da un attimo di sconforto si avvicina a Lanfranco che dal canto suo nota dallo sguardo azzurro, la fragilità della ragazza che colta dalla tristezza necessita di attenzioni immediate e ne approfitta per stringerle la mano. Lei incoraggiata poggia spontaneamente la testa nel torace muscoloso dell’affascinante cavaliere, che si lascia intenerire e la stringe più vicina. Anche Paride approfitta dell’attimo che tutti hanno bisogno di sostegno per avvicinarsi alla dama per cui prova un forte sentimento. Fabiana non può che accettare l’occasione che le viene offerta in un piatto d’argento, quindi non si fa pregare e si stringe a lui resa complice del momento notevole.

<<Non ti preoccupare andrà tutto bene. >> Le dice Paride rincuorandola con un bacio sulla guancia.

<<Se lo dici tu ci credo. >> Asserì lei ricambiando il bacio che per sbaglio o per decisione si espone a ridosso delle labbra del cavaliere che compiacente si abbandona a quel favorevole momento.

La contessa e il Visconte Alderico accomodati sul divano in disparte, restavano immobili e piuttosto costernati sugli ultimi accadimenti, indecisi se rientrare a Velx oppure restare uniti al castello Orsini non mancando di scambiarsi effusioni gentili. A quel punto Paride avendo sentito le incertezze del suo maestro esprime il suo parere.

<<Visconte Alderico se posso permettermi? >>

<<Ma certo! Si! Mi dica Paride. >>

<<Ecco… pensavo … visto che lei ha già attraversato un brutto momento a Velx, e sussiste l’eventualità che il borgo sia già stato assediato da questa mostruosa entità che sconcerta tutti…>>.

<<Bè …  si potrebbe essere. Prosegua. >> Risponde il visconte.

<<Ebbene il fatto di essere qui potrebbe mostrarsi a nostro favore un’ottima soluzione.>>

<<Lo pensa davvero Paride?

<<Emh… si! Dal momento che sono presenti i paladini dell’ordine della farfalla dorata, c’è più probabilità di salvezza, mentre se torniamo a palazzo chissà cosa ci aspetta. >> Gli dice Paride con una nota di preoccupazione e allo stesso tempo il desiderio di non allontanarsi da Fabiana.

<<Già! Paride sa che cosa le dico, che come sempre lei ha ragione è più previdente ormai stare qui, uniti si combatte meglio che da soli, bravo. >>

<<Voi siete d’accordo vero Cassio se noi preferiamo rimanere?>> Domanda il visconte rivolto al maggiordomo.

<<Certo! Ci mancherebbe altro, per noi è un piacere avervi come ospiti a palazzo, saremmo offesi se faceste il contrario. >> Gli risponde serafico il maggiordomo.

Nel frattempo …


Capitolo trentanovesimo


l’imperatore Hyon con il suo seguito si stava avvicinando a Statonia per congiungersi ai cavalieri della farfalla dorata. Per condurre una migliore contrapposizione è fronteggiare il nemico. Dopo aver percorso il versante che li ha condotti a Statonia giungono a Palazzo Orsini, dove ad accoglierli vi è il leale maggiordomo Cassio, che con sua gran sorpresa per la visita inaspettata, si appresta comunque con gioia ad accompagnarlo all’interno del Palazzo con il suo seguito. Li fa accomodare ristorandoli a tavola dopo il viaggio. Approfittando del momento per saperne di più del motivo che li ha condotti lì. Infatti, l’imperatore racconta la triste realtà del rapimento di sua figlia Haonhace, stabilendo la possibilità di unirsi alle forze dei cavalieri della farfalla dorata. Gli stessi onorati per molta considerazione, si vedono lieti di accettare di buon grado l’invito a unificare le forze. Il palazzo volge inesorabilmente alla malinconia, gli astanti stanno perdendo le speranze di vedersi ricomparire il conte Orsini. Lo danno veramente per disperso e con lui tutti gli altri sottratti fatalmente. Rimane l’illusione unendo le risorse e le energie, di poter riuscire a contrastare comunque le forze delle influenze negative che sovrastano inesorabili su Etruria.

 In un secondo tempo …

il calmo fluire delle nuvole avvolge in un crescendo la regina della notte che serena come un lume brilla indisturbata. Fino a che le stesse la ricoprono del tutto facendola svanire nella loro grigia coltre gremita di pioggia che  freme indecisa se riversarsi sul territorio. Niccolò si sente il peso delle anime che si stanno riversando da Zorhobos ed è deciso più che mai a trovare la fonte di questa calamità. Rivolge lo sguardo con animo puro a Saturnia scambiandole un buffetto. Mentre lei posata alla sua spalla si destreggia a infonderle coraggio tramite la sua luminescenza e un impercettibile movimento delle ali.

Passando attraverso il passaggio celato in prossimità di un’insenatura che conduce alla Grotta del Bue Marino, sente dei rumori sinistri provenire dall’esterno. L’effluvio che scaturisce dalle pareti è un qualcosa d’indefinito. Riesce solo a percepire fortemente un odore di muschio stemperato alla selvaggina, ma glaciale allo stesso tempo. Esegue lentamente altri passi e si incunea per oltre settanta metri, stando molto attento a Saturnia. Nel luogo da cui fuoriesce si ritrova proiettato di fronte a una deliziosa spiaggetta racchiusa in una spaccatura di roccia frastagliata. A quel punto sente nuovamente altri brevi rumori provenire da un anfratto poco distante. Si sposta sul lato destro della roccia e vi scorge attraverso il riverbero dello specchio d’acqua che fa capolino a riva… un’ombra furtiva muoversi di soppiatto. Il giovane si accuccia posizionandosi a terra e si accorge che la sagoma lo segue e a ogni sua mossa ne duplica le movenze. Tuttavia si trascina pianissimo vicino alla pietra, ma non fa in tempo a toccarla… che la presenza si manifesta in tutta la sua interezza. Giunge caracollando curiosa … mostrandosi al cospetto del giovane Niccolò una splendida foca monaca, con un paio di occhietti tondi ed espressivi, la testa nera, il petto, il collo, la pancia e le pinne anteriori e posteriori bianche. Probabilmente percepita la presenza umana stava facendo di tutto per mostrarsi spavalda, ansimante e stanca.

<<Ciao Piccola!>> esclama stupito.

Anche Saturnia manifesta contentezza nell’ammirare quella creatura caracollandole vicino briosa.

<<Mi hai fatto spaventare lo sai? Credevo fosse qualche barbaro di Zorhobos. >>

La foca cerca in tutti i modi di attirare l’attenzione di Niccolò per condurlo in un cunicolo della grotta. Dopo vari tentativi il giovane riesce a comprendere l’intenzione dell’esemplare e la segue.

<<Ah! Stupendo! Meraviglioso!>> Esclama con stupore dinanzi allo spettacolo del creato.

In realtà, la straordinaria foca ha appena dato alla luce un cucciolo bellissimo, con due occhini curiosi e vivaci, un musetto grazioso e ricoperto da un pelame bianco-paglierino da sembrare uno stupendo peluche. La foca si avvicina a Niccolò e con insistenza cerca di farle capire qualcosa, producendo un movimento continuo, con una serie su e giù con il muso pressato sulla sua gamba.

<<Cosa c’è piccola? Cosa vuoi dirmi?>> chiede come a volerla sentire parlare Niccolò commosso da quella richiesta incompresa. La foca da brava madre continua a destare la sua attenzione al punto tale che Niccolò prova tutte le strategie per arrivare a intuire quello che voleva dirgli. Perfino quella di accarezzare il cucciolo, infatti, non appena lo avvicina, la foca esulta con vocalizzi più marcati e fa capire che è di lui che si tratta.

<<Perbacco!>> esclama Niccolò a voce alta. Osservando meglio il cucciolo e in realtà capisce l’insistenza e lo scalpore della madre nel volere a tutti i costi che la seguisse. Si accorge, infatti, che purtroppo il cucciolo è rimasto impigliato negli attrezzi da pesca di qualche avventore sfrontato dopo averli abbandonati nella grotta. Il cucciolo fortunatamente è calmissimo dopo che la madre le ha ben impartito la lezione di non muoversi. Una rete da pesca si è attorcigliata attorno al corpicino del cucciolo. È disposta in maniera tale che al minimo movimento della bestiola vi si impegola sempre più, fino a rischiare di rimanerne strozzato a causa che per metà le impegna già il collo in un intrico pauroso. Immediatamente e con la massima cautela Niccolò cerca di porre rimedio all’accaduto. Nel frattempo accarezza il piccolo per farle capire che si deve fidare. Mentre anche Saturnia si poggia delicatamente sul dorso come a infonderle un po’ di forza e con estrema cura Niccolò riesce a sbrogliare il cucciolo da quel groviglio che lo angosciava, dove fortunatamente gli ha causato solo una piccola fuoriuscita di sangue nel punto esatto dove si era agganciato alla roccia. Il cucciolo di rimando gli si avvicina scambiando un buffetto col grazioso musino, seguito dalla madre che felice lo bacia ringraziando Niccolò allo stesso modo. Dopo il successo ottenuto con le splendide foche le saluta carezzandole amorevolmente, consapevole che per lui è stato un privilegio e un onore, visto che sa questi animali difficilmente si fanno avvicinare dall’uomo per via della loro tranquillità che verrebbe a mancare.

Più tardi … 

dopo aver percorso una decina di metri si addentra lungo le cavità generate dall’erosione marina e degli smottamenti rocciosi della costa a sud della grotta. Nel luogo in cui da lì riesce a vedere una guglia sulla cima di una roccia che imponente signoreggia l’isola, come custode a picco sul mare. Sovrana incontrastata, vi è un’altra Torre che emerge sotto una luce nivea custodita sull’orlo di un dirupo a precipizio sul mare, in un abbagliante insieme di ghiaccio che la ricopre. La torre gigantesca si eleva al cielo in un crescendo di scale a chiocciola totalmente di cristallo glaciale, generando una curiosa compagine mai vista. La luce che emana il complesso di elementi è contraddistinta dal riverbero del sole che poggiando i suoi raggi a ridosso della parete cristallina, si espande in un vorticoso riflusso sfolgorante, che lusinga tutta la zona circostante.

<<Eccolo! Ne sono certo!>> esclama a voce alta il giovane incredulo. <<Di sicuro questo è il nascondiglio di Zorhobos. Che ne pensi Saturnia?>>

<<Sembrerebbe anche a me!>>

Impavido Niccolò sovrasta l’altura imponendo la sua figura da quell’altezza. Volge lo sguardo rivolto alla valle per ammirarne comunque l’imponenza. A quel punto emette un grido soffocato di tensione liberandolo nell’aria. <<Wooh!>>

La graziosa Saturnia abbarbicata sulla sua spalla gli dona sicurezza caracollandole attorno. Niccolò è in uno stato per di più indigente, ha gli abiti malmessi e imbrattati per via delle varie peripezie. Allo stesso tempo bello come il sole e rinvigorito dall’entusiasmo, si dice soddisfatto per avere raggiunto il luogo che racchiude le influenze negative e l’imperatore Zorhobos, nonostante ignori tutto quello che gli succederà da ora in poi.

<<Ecco il rifugio di Zorhobos! Arrivo Aurora. >> Si dice fra se.

Il fossato che circonda l’area è permeato di ghiaccio. E Niccolò avverte un brivido freddo che gli scorre giù per la schiena. Tuttavia il mormorare di pioppi bianchi e altre piante di alto fusto, con una quantità enorme di fogliame congelato suggella il varco. A fatica il giovane vi passa attraverso, poiché le strane piante oltre a essere numerose, sono rivestite di aculei acuminati e glaciali. In un secondo tempo una serie di bianchissime mura merlate intervallate da torri, svela finalmente il maestoso castello glaciale. Il giovane ha la sensazione di essere entrato in un’altra dimensione. Un’estensione del tutto raccapricciante. L’area che circonda tale smisurato fortilizio è spaventosamente chiara, luminosa e glaciale. L’imponente compagine è munita di un ponte levatoio perpetuamente sceso. Rivestito in marmo ghiacciato e brillante. Mentre  ai lati mostra i bordi realizzati da possenti stalagmiti frastagliate sparse qua e là, che si snodano in una vasta area che fa da introduzione al castello. Dove si allarga a terrazza per presentare poi i due grandiosi mastio di marmo e ghiaccio che padroneggiano l’ingresso. In quel frangente il giovane pensa fra se… ora cerco di avvicinarmi lentamente, proseguo lungo la parete dirimpetto al cancello senza farmi vedere e cerco di entrare. Tanta è l’emozione, l’inquietudine e la voglia di porre fine a quell’ascesa glaciale che prosegue imperterrito, nonostante il freddo. Così si sposta verso il basso, nel luogo in cui è colto da un silenzio robusto che cala da ogni parte.

<<È tutto molto strano. Non sembra anche a te Saturnia?>>

<<Perfino troppo facile. >> sussurra lei. <<Non si vede nessuna guardia al castello. >>

L’assenza di rumori che regna in quell’istante aumenta l’inquietudine dei due coraggiosi.

<<Non c’è nessuno che blocchi la mia venuta. Come mai?>>

<<Strano davvero! Ogni castello che si rispetti ha le sue guardie all’ingresso cipicchia. >>

<<Vuoi dire accipicchia Saturnia?>>

<<Ah… ah... ah… si... si intendevo quello. >> risponde lei sorridendo.

Il giovane all’interno di quel profilo prosegue muovendosi di soppiatto come se non vi fosse nessuno.

<<Saturnia tu che dici… non mi tenderanno un tranello vero?>>

<<Non so che cosa dirti Niccolò!>>

In realtà Zorhobos tramite il blocco zirbhas vedeva tutto, ma è chiaro che la sua intenzione è quella di lasciarlo entrare liberamente senza costrizioni, di conseguenza al giovane è concessa ogni apertura facilmente. Lentamente Niccolò si addentra e dopo aver percorso alcuni gradini di ghiaccio giunge al sontuoso portone. Che massiccio si mostra di notevoli dimensioni, realizzato in marmo glaciale, levigato finemente, mentre sfoggia enormi spuntoni di ghiaccio a forma di stella che si dipanano in ogni dove. Al centro del quale è intagliata la sagoma del Dio Nethuns a cui Zorhobos è devoto e al suo centro l’effige di un occhio splendente, simbolo dell’ordine dello Spirito delle Influenze Negative Fonte Certa, Unica verità. Il giovane muove un passo e il silenzio si fa assoluto e glaciale … non appena si avvicina all’ingresso è pervaso dal freddo artico che offre l’ambiente circostante. L’illuminazione è garantita tramite torce marmoree che emanano luce argentea, breve e oscura, perennemente accese e fissate ai lati di un corridoio che conduce alle segrete. Un’impressionante gelida, frastagliata e bianchissima parete rilascia cristalli che si librano nell’atmosfera, ghiacciando anche il respiro. Fruscii di ghiaccio che pare parlino si muovono e si rincorrono nella parete opposta. Di tanto in tanto un susseguirsi di minuscoli animali diafani e marmorei  perfettamente incastonati nei muri si rincorrono lungo le arterie di quel recesso.

<<Hai visto Saturnia? Non ho mai visto nulla del genere!>>

<<Già. Pare che strane entità sussistano all’interno delle mura, lasciando trasparire solo la loro possibile forma senza poterne vedere la conformità. >>

<<Infatti, è come se ci fosse un organismo vivente custodito all’interno delle mura. >>

<<Pazzesco fa venire i brividi. >> ribadisce lei.

<<E guarda Saturnia… >>

<<Dove?>>

<<Lì… sul lato destro e sinistro tra le torce ci sono quattro busti marmorei posati su quelle colonne d’avorio finemente intarsiate, sembra si muovano. >>

<<È vero! Inoltre guarda  tali busti rappresentano i quattro punti cardinali dell’ordine. >>

Nel tempo stesso … accade che la voglia di emergere di Matilde prenda il sopravvento nello stato delle cose. Avendo il potere dell’ubiquità è quasi alla pari delle capacità di Zorhobos in grado quindi di vedere tutto e ora ha notato quanto Niccolò si era potuto spingere giungendo alla dimora del suo Zorhobos. No! Non lo può accettare. Decide quindi di agire. La donna vuole assicurarsi il dominio assoluto affianco a Zorhobos e pensando di fargli cosa gradita si precipitata a ridosso del mastio. Giunge alle spalle di Niccolò e gli sferra un colpo ben assestato alla nuca tramortirlo. In un secondo tempo trascinandolo sul ghiaccio lo conduce al cospetto del suo padrone. Mentre Saturnia con uno scatto repentino è riuscita a sorvolare al di sopra e sfuggire alla donna, andandosi a sistemare all’interno del farsetto del suo giovane Niccolò. A quel punto Zorhobos, avvisato dal maggiordomo Ridigulfo dell’arrivo di Matilde non si aspettava certo di avere così presto al suo cospetto il conte Orsini di Statonia e infuriato comincia a inveire sulla donna.

<<Hul Hus Dis nha hilarou Haona oesan. >>

<<Il ragazzo per te padrone, felice mattino. >> Gli dice Matilde entusiasta e sicura di ottenere un elogio.

Zorhobos se pur imbestialito analizza Matilde nonostante provasse un attimo di repulsione perché lo ha screditato e le parla.

<<Haona oesan Matilde. >>

<<Felice mattino Matilde. >>

<<Echebr ic hov leia?>>

<<Dimmi come hai fatto?>>

Le chiede brusco Zorhobos alterando già la voce.

<<Lie vied in cuhest hul tugre, sc frad plicc preth ell oh piltin ini shut botr nahl frishen, dis akafan c nates dh Acal hilarou. >>

<<L’ho visto che costeggiava il torrione, con una piccola pietra gli ho inferto un esiguo colpo alla nuca per tramortirlo e condurlo a lei padrone. >> Risponde Matilde stupita che abbia un tono adirato con lei dopo il regalo che gli aveva appena fatto.

<<Pa! >>

<<No! >>

Esclama furente Zorhobos.

<<Hunta dociasa vrier lu splentemen eo tan muluan eproi efer tomma!>>

<<Sarebbe dovuto venire lui spontaneamente… così non posso proprio fare nulla!>>.

Urla Rabbioso scatenando con il blocco zirbhas una scarica di gettate di ghiaccio.

<<Tan elu Hiind lands hilarou! >>

<<Non lo sapevo padrone! >>

<<Ta nrda ruina Matilde, tan muluan mamedl hinchiusa nahl preth masstan, el liga ein elu premam hn tan net lu dh kaeese splentemen, rhiltre hids iommunthu bhandua c slapcar nied netz drea cel c dremm nahl nah shueta eplac. >>

<<Si rende conto Matilde, non posso nemmeno incastonarlo alla pietra megalitica, la legge non lo permette se non è il prescelto a presentarsi spontaneamente, altrimenti sarei immediatamente bandito e scaraventato nel ventre della terra e addio alla mia ascesa epocale. >>

<<Ahh zixounuo snro vhenitra. >>

<<Mi dispiace sono desolata. >>

<<... Dis Rae prosla nied galsea ... >>

<<Per ora portatelo nelle prigioni. >>

Ordina adirato rivolgendosi ai suoi efferati che solerti trasportano il prigioniero fino alle segrete.

<<C rae eto criamo? >>

<<E ora cosa facciamo? >> Chiede Matilde a Zorhobos.

<<Rae dis qusna eto c dis nremida na nesfath inplhsatie, zeva araem sc qudgerz qittai zli limaprent dr uchume amnre c tan atral manisx oesan. >>

<<Ora per prima cosa e per rimediare al misfatto ingiustificabile, devi portarmi con urgenza tutti gli imperatori e imperatrici del reame, entro e non oltre tre giorni. >>

<<Xiem quo vanasirio net ini muno naho hilarou. >>

<<Ogni tuo desiderio è un ordine mio padrone. >> Replica Matilde scoraggiata per il modo in cui l’ha trattata Zorhobos, avviandosi all’uscita.

A un certo punto indolenzito e steso a terra Niccolò con lentezza apre gli occhi. Volge lo sguardo attorno all’ambiente, mentre il freddo glaciale gli entra nelle ossa e si vede imprigionato in una gabbia di ghiaccio. Non solo, attorno a lui si accorge del più esteso agglomerato di persone che avesse mai visto, incredibile!

Il suo istinto gli dice di socchiudere nuovamente gli occhi, volto al pensiero di stare eventualmente sognando, una volta riaperti di sicuro sarà tutto svanito. Purtroppo così non è. Li riapre e la scena che gli si presenta dinanzi è la stessa, un’ampia distesa di anime completamente congelate giace sospesa fra le pareti di roccia a picco. Le anime sfoggiano come soldatini del tutto incastonati alla pietra megalitica ghiacciata.

<<Woh… guarda Niccolò ci saranno centinaia e centinaia di persone al suo interno forse più, sottoposte a ibernazione. >>

<<Ecco dove è sparita gran parte della gente. Spaventoso! >>

<<Decisamente incredibile! >> replica lei con una vocina flebile.

<<Sono collocati in modo tale da sembrare un’opera architettonica posta su vari livelli fino al vertice. >>

<<È vero! Simile alle cellette degli alveari delle api. Piuttosto che sistemati uno affianco all’altro come in un baccello dalle mille sfaccettature cristalline. >>proferisce la piccolina.

<<Guarda al suo centro risplende un flou impercettibile generato dalla presenza al suo interno della persona creando l’effetto perlaceo. >>

<<Assurdo sembrano creature opalescenti. >>

Il giovane Niccolò avverte la fronte che gli duole, si porta la mano alla testa e un rivolo di sangue si sbroglia tra le dita, allora prende un fazzoletto e lo tampona affinché diminuisca il flusso. Si sente spaesato, inerme e costernato da tanta insufficienza di spazio dentro quella prigione. Inoltre si domanda se Aurora fosse effettivamente lì e quanti altri, che lui spera di liberare, siano racchiusi all’interno di quella struttura. Ma come può agire ora che è segregato in uno spazio delimitato da sbarre di ghiaccio, senza via d’uscita. La gabbia dove è custodito presenta un esiguo arredo, composto da una sola branda e un blocco di roccia a forma di tavolo, nient’altro. Si alza in piedi lentamente, sbatacchiandosi a braccia conserte più volte e più volte per il freddo e cerca di ampliare al massimo la visuale per individuare eventualmente una via di fuga e se vede Aurora. Compie un giro su se stesso per guardare meglio ma è praticamente impossibile riconoscerla vista la moltitudine di persone racchiuse lì. Saturnia si tiene ben ancorata al bavero del farsetto di Niccolò seguendolo fedelmente, volteggiando ogni tanto per far sentire la sua presenza e incitarlo a proseguire convinta che prima o poi avrebbe superato quell’angustia situazione. 


Capitolo quarantesimo


A tarda sera … il capitano Saturnino e l’equipaggio si stanno seriamente preoccupando del ritardo di Niccolò. Dopo aver mangiato decidono che è ora di andargli incontro, per capire se non altro se gli è capitato qualcosa.

Si inoltrano attraverso quella meravigliosa macchia mediterranea che nasconde attualmente arcani segreti.

Mentre lungo il punto nevralgico di Urgon che introduce in ogni direzione, l’equipaggio della galea Aurinia e Saturnino s’imbatte in uno scenario di ghiaccio inaspettato. Si tratta dell’imponente cascata che sbarra loro il cammino.

<<Guardate Niccolò deve essere passato di qui!>> asserisce Saturnino.

<<Come fa a dirlo capitano?>> gli domanda Firmino.

<<Dal momento che dietro quella coltre ghiacciata c’è la sua sacca. >>

<<già è vero! Mah… come facciamo adesso capitano?>> chiede ancora Firmino.

<<Animo ciurma, non preoccupatevi, avete con voi la vostra sacca di pronto intervento?>>

<<Si capitano!>> garantisce Mauro.

<<Ognuno di noi l’ha sempre con sé quando si va in ricognizione. >> ribadisce Firmino.

<<Bene! Bravi! Cercheremo di valicare il salto d’acqua ghiacciato. Ora uniamo le varie corde per farne una sola e mi raccomando Mauro tu che sei abile nel realizzare nodi, dimostra la tua maestria al meglio, cerca di creare una robusta fune affinché possiamo formare una cordata per passarci attraverso assicurandoci gli uni agli altri. >>

<<D’accordo capitano mi metto subito al lavoro. >> Rispose risoluto Mauro.


Capitolo quarantunesimo


Intanto a Urgon Zurhusrna l’imperatore Zorhobos si stava lentamente rendendo conto che il suo compito era veramente arduo. Troppa bonarietà scaturiva dalle genti che si schermava sempre in prima linea. Dove tutti erano amici di tutti e il resto del mondo poteva anche cessare di vivere che a loro non sarebbe importato nulla. Il perbenismo, il moralismo e l’ipocrisia regnano sovrani a Etruria e lui non lo tollera più, nonostante conosca la sua realtà di regnante. Determina l’idea di prendersi gioco del prigioniero il conte Orsini di Statonia per disporre di lui come vuole e trasgredire forse le leggi dettate dal reame di Etruria. Intende procedere con i suoi metodi per plasmare la sua mente con un dardo di ghiaccio. Ordina ai seguaci di portarlo subito al suo cospetto poiché in seguito deciderà il da farsi. Due sentinelle alte circa due metri bardate di lancia glaciale, indossano una tunica pervinca a manica lunga e sopra di questa una sfarzosa mantella con motivi decorati in argento, si dirigono immediatamente a prendere Niccolò nelle segrete. Giungono nella gabbia d’argento permeata di ghiaccio, aprono il vestibolo e trascinano a forza il giovane fino al cospetto di Zorhobos. Il giovane cerca di opporsi, ma tutto è inutile di conseguenza non gli rimane altro da fare che essere arrendevole e presentarsi a testa alta. Durante il percorso che lo porta alla sala del trono, Niccolò si guarda in giro e nota uno sfarzo incredibile dal fascino impercettibile. L’eleganza  sfoggia fregi di vario tipo e grandezza, permeati di ghiaccio cristallino. Mentre tutto è bianco, candido, marmoreo abbaglia e offusca la vista. La torre vista da fuori sembra molto più piccola rispetto all’imponenza architettonica che vi è all’interno, davvero impressionante.

<<Hai visto Niccolò guarda? Che luogo mirabolante. >> Gli sussurra Saturnia.

<<Vedo saturnia è ciclopico. >>

La struttura, infatti, mostra da un lato opposto all’altro due titanici pulpiti di eccezionale fattura. Dominano imponenti l’altura della sala, costituiti da 10 pannelli di marmo bianco e di cristallo finemente lavorati e decorati con divinità Etrusche festanti. Mentre al suo interno vi ospita probabilmente i Ministri di quel culto sconosciuto di cui è a capo il malvagio imperatore Zorhobos. Precisamente sono i ministri del culto dell’esercito dei ghiacci di cui Zorhobos è sovrano imperatore. Il gruppo dei ministri indossa una zimarra marmorea decorata, con maniche molto larghe e il bavero rialzato che gli ricopre il collo. Il ruolo determinante che svolge la figura dei ministri è legato al fatto che sono vincolati a vegliare su Urgon Zurhusrna. I custodi ministri sono dodici, sei da una parte e sei dall’altra, e si mostrano laboriosi dall’alto dei pulpiti a seconda dell’esigenza, affinché i sudditi ubbidiscano alle loro leggi inderogabili. Nessun altro al di fuori della loro facoltà di pensiero può prendervi parte, previste altrimenti pene severe.

A un certo punto il giovane Niccolò vede una serie di ancelle ancestrali. Le donne del tutto servili sono radunate in perfetto assetto ai bordi del pulpito e tutto attorno all’area del trono. Predisposte all’obbedienza  indossano vesti cristalline e marmoree che lasciano scoperto solo il viso. Niccolò man mano che avanza sgrana gli occhi per la sontuosità e lo sfarzo e con lui Saturnia con gli occhietti sparuti, che sbattono continuamente per l’impressione che le fa quel luogo mastodontico. Oltrepassati i pulpiti le altissime pareti sfoggiano gradazioni a colata di ghiaccio frastagliato che denotano varie venature dal bianco.

<<Guarda Niccolò… le pareti sembra lambiscano il cielo. >>

<<È incredibile una grandezza inaspettata, quasi inimmaginabile. >>

Più avanti avvolte a corolla colonne e pilastri imperiali impressionanti in alabastro e ghiaccio, circondano tutta l’area dei saloni, come a fare da cornice al punto di fuga centrale del trono. Dirimpetto alle une, affiancate alle altre, quattro balaustre con una nicchia del tutto rivestita di ghiaccio ospitano a livello titanico uno scenario di sculture a dir poco sorprendenti.

<<Guarda Niccolò la rappresentazione di Nethuns Dio delle acque interne, delle fonti e dei mari, dall’aspetto barbuto con il tridente è a dir poco stupefacente realizzato in alabastro e ghiaccio. >> Gli enuncia Saturnia.

<<Hai ragione è incredibile un’opera davvero ciclopica. >>

<<E lì vedi… più avanti in un’altra balaustra vi è scolpito Turms il messaggero degli Dei con il cappello da viaggiatore a tesa larga i calzari alati e le piccole ali sul copricapo. >>

<<Forte! E invece lì guarda in quella nicchia… >>

<<Dove?>>

<<Lì a destra… è rappresenta una stupenda triade raffigurante le tre divinità Etrusche. >>

<<E invece quella che figura è Saturnia?>>

<<Dici quella dall’altra parte?>>

<<Si cos’è?>>

<<Bè mostra la Dea Uni protettrice delle nascite e dei naviganti, moglie di Tinia Dio supremo del cielo rappresentato con un grappolo di fulmini in mano scintillanti ,una lancia e uno scettro e Menvra raffigurata con elmo, lancia e scudo la Dea simile ad Atena. >>  

<<Spettacolare. >>

<<E cosa ne dici di quell’altra nicchia che rappresenta Hercle l’eroe etrusco figlio della suprema Uni?>>

<<Decisamente magnifica! Sono tutte dotate di una straordinaria manifattura. >>

<<È vero! La loro mole è imponente cristallina e marmorea. Una suggestiva cornice fiancheggia i due lati della sala partendo dalla corsia centrale. >>

<<Uh… Niccolò osserva cosa non è il trono … guarda quei Grizzly. >> Gli dice Saturnia.

<<Già incredibile! >> Esclama Niccolò.

In entrambi i lati, infatti, uno sfoggio di guardie che protegge il reale perfettamente bardate di lancia e allineate, si protrae fino ad arrivare al podio dove è situato il trono. Che si erge maestoso con una regale poltrona racchiusa in un arco ciclopico in alabastro e ghiaccio. Mentre ai fianchi della poggia mani c’è una bordatura con lavorazione a capitello ionico, che la eleva a un’altezza di tre quarti di metro, in modo che le braccia siano ben distese, poste su due guanciali enormi che si uniscono al sedile avvolgendola.

È situata al centro di una breve scalinata dove a difesa e ben schierati vi sono quattro giganteschi Grizzly marmorei che ne risaltano l’imponenza. Sul lato destro uno smisurato blocco poggia su uno specchio inclinato quasi orizzontalmente con una manifattura incredibile. Lo specchio è interamente realizzato con stalattiti e stalagmiti di ghiaccio in rilievo. Una sorprendente messa in opera che da risalto e fa risplendere interamente il suo imperatore Zorhobos, illuminandolo a effetto cristallizzato. Sicuramente si tratta del blocco zirbhas che menzionava Aurinia da dove lui può vedere tutte le anime di Etruria.

In alto alle spalle del trono, c’è un mirabile calco munito di stalattiti che discendono lungo la parete a forme smerlate e irregolari, che figura due titaniche sfingi Etrusche dotate di una bellezza sconvolgente.

Le pareti altissime che sfoggiano gradazioni a colata di ghiaccio frastagliato con varie venature a ridosso di Zorhobos, si dischiudono a sipario e rivelano custodite in gabbie d’argento e ghiaccio cristallino, le donne più belle che Niccolò abbia mai visto.

<<Oh … Saturnia vedi anche tu quello che vedo io?>>

Bensì … con un balzo al cuore si accorge con sua gran sorpresa che in quella centrale giace Aurora. riversa a terra in uno stato davvero angosciante. Appare circondata da una bellezza che incute mistero e tormento. <<Oh mio caro Niccolò… sembra essere… è molto pallida, pare avvolta in una nuvola di diamanti di cristallo che gli si muovono attorno. >>

Il giovane Niccolò rivolge lo sguardo a Saturnia che aggrappata al suo bavero si manteneva ferma e immobile.

<<… Mah! … si c’è proprio Aurora… lì … hai visto?>> Le disse sottovoce sconcertato.

<<Sì! ... ho visto Niccolò, ora stai tranquillo e attendiamo gli eventi prima di agire istintivamente. >> Gli disse la farfalla sapendo che l’avrebbe ascoltata.

<<Ddd…’accordo Saturnia. >>

Niccolò non sa cosa sia, ma vede che un qualcosa negli occhi di Aurora la stravolge, un’entità che rende la sua bellezza così triste ed eterea da sembrare quasi glaciale. Lui cerca di indurla a guardarlo ma lei non si muove di un millimetro pare quasi non vederlo. Niccolò la guarda ancora, … insiste, … ma nessun segno di risposta da parte della donna.

<<Aurora… dolce tenera Aurora! Cosa ti hanno fatto?>> Esclama Niccolò con un rammarico enorme per non potere nulla al momento.

<<Cosa le avrà fatto Zorhobos? Se solo potessi … acc … non so cosa mi trattenga dalla soluzione di sgominarlo all’istante. >>

<<Non ti angustiare ora. >> Gli dice la farfalla cercando di rincuorarlo.

Ciò nonostante il giovane legate mani e piedi con una corda di ghiaccio che lo avvoltola a spirale, impossibilitato a muoversi, si decide a lasciarsi andare alla prudenza.

<<Saturnia hai notato anche tu che Aurora è come non mi vedesse?>> Le dice Niccolò.

<<Già proprio così Niccolò, Aurinia mi ha fatto sapere che è stata praticamente resa cieca da Matilde sua sorella che perfidamente collabora con Zorhobos. >> Gli dice Saturnia.

<<No! Allora è vero alla fine si è unita a Zorhobos per compiere le sue malefatte contro Aurora e non solo a quanto pare! È decisamente intollerabile. >>

Saturnia e Niccolò volgono lo sguardo nella compagine e osservano che tutte le donne sono praticamente in balia dell’influenza negativa. Si mostrano arrendevoli e tristi, come fossero paralizzate all’interno di quella gabbia cristallina. Mentre l’imperatore malvagio le mortifica a suo piacere e quando lo gradisce. Infatti, dal momento che Zorhobos non può più concedersi il lusso di amare a causa della sua natura glaciale e di conseguenza nemmeno avere rapporti passionali per generare un erede, si limita a circondarsi dalle più belle donne del reame per sfogar su di loro il suo potere, rendendole amorfe e prive di vitalità.

-        Sarò io e solo io! No! Nessuno deve ostacolare la mia ascesa! A discapito di tutto e tutti, sarò io il solo e unico imperatore di Etruria. Unico erede. Unico detentore del potere assoluto su tutto e tutti, e a breve si realizzerà finalmente il mio sogno. - Si ripeteva mentalmente Zorhobos.

Al giovane Niccolò venne il capogiro da tanto è felice di saperla ancora viva. Vorrebbe urlare, scappare portandola via, con se. Tuttavia qualcosa lo trattiene forse la prudenza. Riacquistando la calma cerca di essere obbiettivo e considerare la situazione, con uno sforzo grandissimo, ripetendosi mentalmente circa una trentina di volte la frase, stai sereno non è ancora il momento. Placata la rabbia, evitando l’impulso di correre a salvarla all'istante, si lascia quindi condurre dagli eventi accompagnato dalla sua fedele Saturnia.

Poco prima di giungere al trono, un sopraelevato pontile di marmo cristallino prende possesso dell’area.

Un ponte di cristallo che separa la parte della plebe da quella dell’imperatore lo ferma per attendere la decisione di Zorhobos. Solamente l’imperatore ha la facoltà di far accedere chi lo merita, e se la persona a cui deve dare udienza sia degna di lui. A quel punto uno speciale rialzo da un lato e dall’altro dello stesso ponte si apre a spirale logaritmica. Partendo da uno scalino quasi impercettibile, per arrivare a estendersi in un crescendo, man mano che la persona vi passa attraverso, fino a giungere a ridosso del trono, dove il visitatore si ritrova direttamente a faccia a faccia con il colosso di Zorhobos.

<<Efe vantar hul gleoseo. >>

<<Fate avanzare il prigioniero. >>  Ordina risoluto Zorhobos.

<<Treuto hilarou. >>

<<Subito padrone. >> Esclamano le guardie.

Le sentinelle accompagnano Niccolò a ridosso del lato destro del ponte, facendolo fermare al primo gradino. Zorhobos lo esamina e decide che comunque vuole dargli una possibilità e gli pone delle domande prima di farlo proseguire nella salita per arrivare al suo cospetto.

<<Trainiro ihc ahn ah crivir hen? >>

<<Straniero come mai ti trovi qui? >> Gli chiede Zorhobos.

Niccolò è imbarazzato e ostacolato dal fatto che non sa come fare a replicare, visto che l’etrusco non lo conosce e si trattiene quindi dal rispondere rapidamente. Un piccolo frullo d’ali di Saturnia gli ricorda che non è solo e può continuare a sperare in uno sviluppo della prospettiva. A un certo punto l’anello si manifesta prodigiosamente. Generando una vibrazione che sprigiona una scossa luminosa che si va a estendere lungo la sua figura e avvolgendolo in tutto il corpo lo oltrepassa come un vortice, mentre il fascio impercettibile e velato si effonde su di lui. Niccolò si rende conto che un altro prodigio si sta realizzando a suo favore. In realtà, il prodigio di Xharax ha la facoltà di renderlo a  pieno titolo capace di intendere e parlare il linguaggio Etrusco per conferire al cospetto di Zorhobos.

<<Snro hen oe gesarc hi Aurora. >>

<<Sono qui in cerca di Aurora. >> Gli risponde Niccolò deciso a non farsi influenzare e allo stesso tempo stupito di riuscire a capire e parlare la lingua Etrusca.

<<Shele cmeoento ah re mleto dh gesalar? >>

<<Quale sentimento l’ha spinta a cercarla? >> Gli chiede Zorhobos.

<<Freie ahh hher piuna dh puole el tza prionsa drea shele ahh soato hilarment mizzto, vrioir dh lautnaosa tr ini inplhsi>>.

<<Giacché mi sta molto a cuore la sua persona della quale mi sento profondamente legato, vengo a liberarla da un’ingiustizia. >> Replica Niccolò.

<<Bhada turop vrier dh hah rae. >>

<<Bene, può venire a me ora. >> Esclama Zorhobos.

Lo speciale rialzo comincia a muoversi partendo da uno scalino irrisorio e aprendosi a spirale, trasportando Niccolò come fosse in una scala mobile, in un crescendo fino ad arrivare in prossimità del trono al cospetto di Zorhobos. Saturnia impaurita si tiene ben nascosta sotto al bavero del farsetto per non farsi vedere.

<<Drechse el nrtui ini inplhsi? >>

<<Perché la reputa un’ingiustizia? >> Gli chiede Zorhobos.

<<Hn ahh premam Zorhobos el nrtva net frad sren hi mligfo, plintiene noied puene opio latie, lanees bhada. In esta in htart crendso udesc tri muniaca herpistia nyl uchume hi Etruria, dis ruina net naho triologi niriached tan snol Aurora aix quittae ell hinoiae in mnavtes raptllato. >>

<<Se mi permette Zorhobos la vostra è una figura di spicco, influente nelle sfere più alte, sapete bene che quello che state facendo esce dai canoni previsti dal reame di Etruria. Per conto è mio diritto richiedervi, non solo Aurora ma tutte le anime che avete sequestrato. >> Replica deciso Niccolò tutto d’un fiato e senza timore.

<<C drechse hn nueetor hi srehre niah mentids tan ahh mnavtes shtacaito sc ell nrtve tragrede? >>

<<E perché se ritenete di essere nella ragione non mi avete attaccato con le vostre guardie? >> Gli domanda Zorhobos.

<<Drechse dis quintiop c nah linsan, oh sltot hi tan srehre ania ini niettol, nerepeno ic shatma el prionessene>>.

<<Perché per principio e mia indole, ho scelto di non essere mai un violento, preferendo come arma la persuasione. >> Ribadisce Niccolò.

<<Foio nequie Tai hilladaite hi hingalrase hah sc el uslah shatma drea prionessene, aix elu muh sc ipa hher pevaldro?>>.

<<Voi dunque vi illudete di incalzare me, con la sola arma della persuasione, ma lo sa con chi sta parlando? >> Furioso gli risponde Zorhobos.

A questo punto Niccolò cerca di giocare d’astuzia facendogli credere che può benissimo sottomettersi a lui e prepara un discorso melenso, adulatorio e servile.

<<Bhd ta, sc hul ptonzer putruano tuh qittai hhi uchuntant lf nace Zorhobos, oui in huth el foroan drea tizia. Muluanti hi queramri ic quo trustruent drea qua flontarer, haprethe hul quo uchun hidi briolx na tzo drestigeo ptonzer>>.

<<Beh sì….…. con il potere supremo su tutti i regnanti…… o grande Zorhobos, tu che sei la forza della vita, degnati di usarmi come strumento per tua volontà, affinché il tuo regno dia lustro al suo prestigioso potere. >>attestò lui.

Però Zorhobos prima che Niccolò giungesse al suo cospetto, aveva già avuto modo di interpellare i ministri suoi devoti consiglieri e si era espresso a favore del fatto di eliminare il conte. Sciorinando una messa in scena, affinché il malcapitato considerasse che fosse  sottoposto a un vero giudizio, in merito alla sorte del poveretto che era in realtà già segnata Di conseguenza per lui non vi è nessuna possibilità di scampo.  Zorhobos dà ora disposizione ai suoi ministri di scendere a patti con il malcapitato. In quanto non può stancarsi a proferire altre parole, poiché le sue molecole si devono mantenere pure e non essere soggetto al protrarsi a discorsi che vanno avanti ineluttabili.

<<Nuetr naho docverx haberemi na zexlito ximintartre dni cixnistr dr piltu hi xelitto, inychio dh varto mletono oe mrition c dh proth pliotho doch multono xintichirie dh varto zrichionie oe naho matan>>.

<<Ritengo mio dovere appellarmi al giudizio insindacabile dei ministri del culto di ghiaccio, chiedo a loro di decidere in merito e a pieno titolo, dove possono intervenire a loro discrezione e a mio nome. >> Dichiarò Zorhobos.

<<Snolom limaprente pahh dhaitam mletho dis el drtha zriugiuni dr galsseto, epl dh in oui dhaith arahmto dh Tmenerre el qua shueta nac hi in truopiedrem hha delterren dreo pultho akaftie hul quhoto zirbhas>>.

<<Sommo imperatore abbiamo deciso per la pena detentiva del prigioniero. Fino al momento in cui  la tua ascesa sia avvenuta. Dopo di ché baderemo all’eliminazione dello stesso tramite il blocco zirbhas. >>

Risposero decisi i ministri.

A questo punto il giovane non riesce più a controllarsi ed esplode proferendo contro di loro.

<<Mi chiedo perché siete giunti a una decisione così irremovibile. >> Gli urla Niccolò rivolgendosi al pulpito dei ministri.

Gli risponde Tyrhiaminzio colui che come ministro ha l’ubiquità e la facoltà di poter proferire in tutte le lingue e che in questo caso rappresenta la voce di Zorhobos che altrimenti si adirerebbe e non lo lascerebbe nemmeno parlare.

<<Per la ragione che Urgon Zurhusrna ha uno statuto ben preciso da rispettare e siamo selettivi sulle persone che devono coesistervi all’interno. >> oppone Tyrhiaminzio.

<<Che tipo di statuto ditemi? Sono sicuro di potervi aderire. >> Replica il giovane.

<<Ebbene! L’ordine dello “Spirito Delle Influenze Negative” con a capo supremo l’imperatore Zorhobos ha come prerogativa il fatto di onorare le nostre carte costituzionali. >>

<<Carte costituzionali? … In cosa consistono? >> Domanda Niccolò.

<<Dunque le carte costituzionali hanno precisi regolamenti da seguire alla lettera. Solo se rispettati questi ci si può considerare anteposti a vivere favoriti a Etruria. Inoltre sussisterà proprio qui il sito del reame assoluto dove Zorhobos sarà l’unico detentore del globo. In futuro si realizzerà grazie ai suoi seguaci. Solo chi è stato fedele e devoto sarà superiore a tutte le altre specie che diversamente confidano su fonti false e inattendibili. >>

Niccolò allibito… mette in atto l’atteggiamento di perfetta indifferenza e fa finta di non capire. Altrimenti dopo affermazioni del genere, vorrebbe replicare a spezzare la causa della loro fazione. Pensa mentalmente questi elementi sono proprio fuori di testa. Ma in che mondo vivono? hanno completamente perso la trebisonda. Se credono che io possa sottostare o peggio fare incorrere a tutti il rischio di essere per sempre soggiogati da queste entità negative si sbagliano di grosso.

<<E dov’è se è lecito saperlo questo statuto? >> Chiede Niccolò.

<<Lo statuto è esposto a visione di tutti. È racchiuso nell’incavo del portale di ghiaccio affiancato dai pulpiti dei ministri, sistemato su un podio come una mappa centrale. >>

<<Ah! si? >>

<<Gli dia pure un’occhiata se vuole ma deve dare una risposta immediata in merito alla sua adesione, altrimenti la nostra decisione è già presa. >>

<<D’accordo mi dia un attimo di tempo per la visione. >> risponde Niccolò sicuro di anteporre la sua riuscita nell’impresa, ottenendo se non altro un altro po’ di tempo.

Le due guardie lo accompagnano in prossimità dello statuto. Mentre il giovane comincia la sua lettura accompagnato dagli occhietti fervidi di Saturnia che segue ogni sua mossa.

Il giovane si accinge a leggerlo …

 

Lo statuto di

Fonte Certa  Unica Verità

dell’ordine dello Spirito Delle Influenze Negative

 

-        Rispettare la scienza dell’autorità di Zorhobos ministro e imperatore dei ghiacci.

-        È vietato stringere rapporti con chi non fa parte dell’ordine.

-        Si ha l’obbligo di onorare e seguire alla lettera le pianificazioni dello statuto

“Fonte Certa Unica Verità” e raccogliersi nella lettura tutti i giorni.

-        E vietato bere alcolici.

-        È severamente proibito fornicare.

-        È seriamente vietato istruirsi tramite libri, manuali, volumi, testi, o altro che non siano quelli dettati dall’ordine.

-        Sulla frontiera dell’area divina mantenere fervida la predicazione della parola della verità.

-        È vietato celebrare compleanni e feste di qualsiasi tipo se non quelle indette dall’ordine.

-        È severamente punito chi è colto in procinto di danzare o cantare.

-        È rigidamente precluso praticare discipline sportive-agonistiche e partecipare a competizioni.

-        È rigorosamente proibito brindare a qualsiasi titolo se non con Zorhobos che ne presiede la degustazione.

-        È fermamente Vietato fare più di un figlio, toglierebbe la possibilità di dedicarsi completamente all’ordine.

-        Dopo che i figli hanno compiuto i dieci anni è vietato mandarli a proseguire le scuole.

-        Non bisogna assolutamente tradire l’ordine. Pena la prigionia.

-        È gravemente punito chi viene colto a rubare.

-        È d’obbligo credere ciecamente alla veridicità dello

-        Spirito Delle Influenze Negative e il suo trattato “Fonte Certa Unica Verità”.

-        Le donne non possono manifestare pareri in merito alle scelte di vita.

-        Fin da piccoli i bambini devono essere istruiti alla scienza “Fonte Certa Unica Verità”.

-        Non si deve uccidere chi fa parte dell’ordine, pena la morte stessa.

-        Sarà sottoposto a pene severe chi è in possesso delle facoltà di sapienza che non siano quelle lasciate in eredità dall’ordine.

-        È fermamente vietato manifestare le proprie doti artistiche, quali la pittura, la scultura e altro che possa incidere sull’esito di disciplina imposta dall’ordine.

-        Tutti quelli che hanno aderito a diventare adepti devono lasciare i loro beni per donarli all’ordine dello Spirito Delle Influenze Negative “Fonte Certa Unica Verità”.

-        Non ci si può valorizzare esteticamente in nessun caso ed è proibito tagliarsi i capelli.

-        Ogni settimana è d’obbligo presentarsi davanti ai ministri del culto dell’esercito dei ghiacci di Zorhobos, per esporre il rapporto delle incombenze svolte.

-        Le donne devono svolgere solo ed esclusivamente le mansioni di casa e non occuparsi di altro che le possano distogliere dalla loro dedizione alla famiglia.

-        Non si può accendere il fuoco salvo che per il sostentamento, diversamente alimenterebbe  il calore, distruggendo Urgon Zurhusrna.

-        È vietato fare domande inopportune che possano infastidire l’imperatore Zorhobos.

-        È d’obbligo dare qualsiasi bene, o contributo affinché siate anime pure senza beni materiali e fedeli all’ordine dove si rimane nella nostra cerchia protetta al di fuori della vanità.

-        Solo se eseguirete fedelmente lo statuto Fonte certa, Unica verità, sarete degni di essere i prescelti per regnare in eterno a Etruria, tutto il resto del mondo è infido e falso.

 

<<Niccolò ma hai letto che roba?>> Gli dice Saturnia.

<<Inammissibile! Vero?>> dichiara lui.

Il giovane riflette su quanto gli sta succedendo e sull’eventualità di tirarsi fuori da quel pasticcio, che lo vede segregato e senza via d’uscita in un luogo a dir poco funesto. Nonostante lo splendore riflesso ha l’immagine davanti a se di Aurora che ora pare l’abbiano richiusa sull’alta parete che si chiude a sipario.

Rimanendo a dir poco sbigottito, costernato dopo la lettura di tale nefandezza cerca di proferire parola.

<<Questo ordinamento non ha alcun senso Saturnia. >>

<<Sono d’accordo anche io Niccolò è intollerabile. >>

<<È decisamente proibitivo. Assurdo! Inoltre eludono tutto ciò che alimenta la mente umana all’imparare. Impediscono a coesistere con il sapere. Incredibile è assurdo. >> 

<<E poi certe regole o norme, o leggi, qual si voglia chiamarle paiono  vergogne. È senza ombra di dubbio deleterio per il genere umano Niccolò! >> Sostenne Saturnia con una vocina soave.

<<Precisamente Saturnia. Dopo tali fatiche intercorse nel tempo per conquistare la conoscenza, il sapere, il progredire, piuttosto che dedicarsi alla poesia, l’arte, la scienza, dover vedere limitato a questo statuto riduttivo lo sviluppo dell’uomo è decisamente inquietante e inaccettabile! >> afferma Niccolò.

<<Già!  Peggio è constatare quante anime inserite nel loro culto si dimostrano essere inermi e private delle loro facoltà intellettive. >> Confermò Saturnia.

<<Appunto! Costrette a soggiogare ai dettami dell’ordine allo scopo dello stesso a prolificare a glorioso impero, improntato a fare rimanere la gente retrograda per pilotarla a suo piacimento, dove loro ne traggono profitti e interessi. >> Ribadì Niccolò.

<<È chiaro che tutto questo sermone è dettato da persone che sanno come plagiare un’intera popolazione e renderla schiava della sua scienza o coscienza senza scrupoli. >> Disse lei.

<<Certo! Per creare attorno a se una cerchia di adepti indifesi, resi ignoranti privandoli della conoscenza, che oltre ai loro dettami non può avanzare. Donando come unica veridicità la loro disciplina rigorosa ai fini di impadronirsi delle loro anime. Influenzandoli sull’unico modo di essere eletti prescelti per regnare in eterno a Etruria, rispetto al resto del mondo. Nascondendosi dietro false realtà, violando le leggi della natura umana, del progredire come distinti elementi pensanti e creativi. Invece dietro a tutto questo  vi è celata una perfidia indefinibile, alimentata dalla sete del potere assoluto. >>

<<È pazzesco!>> afferma la piccola.

<<Rendendo le persone prive di anima, schive alla verità, inclini a sottostare al loro volere, plagiati in ogni angolo remoto del loro essere si ritrovano unici detentori del mondo. >> Riscontra Niccolò rivolto a Saturnia.

<<Precisamente Niccolò, poiché nel regno del culto dell’esercito dei ghiacci di cui Zorhobos è sovrano imperatore tutto deve essere immacolato. Tutto deve essere interamente amorfo, candido, privo di calore e fuoco, di sentimento, di amore, nel luogo in cui tutto quello che elude la loro cerchia, risulta tedioso e per questo abolito ed eliminato. >> Gli dice Saturnia dispiaciuta per questa realtà.

Ovvio che queste considerazioni Niccolò e Saturnia le stavano riflettendo a bassa voce, di conseguenza quando il ministro lo interrompe per avere la risposta, scatta in lui un sussulto improvviso.

<<Bè allora cosa ci dice a riguardo?>> Domanda il ministro Tyrhiaminzio.

<<Insigne ministro, l’imperatore Zorhobos parla ai nostri cuori e illumina le nostre menti giusto?>>

<<Si!  Certo … ma vada avanti. >>

<<Ebbene… La sua legge è tuttavia autentica e il suo potere è assoluto giusto?>>

<<Si … giusto!>>

<<Considerato il suo rango e i motivi che lo hanno spinto ad agire in questo modo, manifesta chiaramente però che auspica a potere assoluto ma di inetta valenza. >>

<<Come si permette?>> Esplose furioso Tyrhiaminzio. Convinto fino all’ultimo che il giovane fosse arrendevole alle loro leggi.

Imperterrito e in un crescendo di audacia il giovane Niccolò si vede costretto a proferire molto chiaramente senza temere il loro potere.

<<Ecco … vede … mi permetta ministro la conseguenza è presto detta. >>

<<Ah! Sì? Ci dica quale?>> Reagisce Tyrhiaminzio guardandolo con astio.

<<Ecco non posso assolutamente tollerare che tutto questo faccia breccia nei cuori della gente e possa avere un proseguo. >> Proferì Niccolò.

<<Come sarebbe a dire?>> Chiede Tyrhiaminzio

<<Perseguendo i canoni e inculcando questo culto che vanta di false realtà le garantisco che sarebbe una vera e propria empietà per il genere umano. >> Dichiara il giovane.

<<Mah! Cosa dice? Un’empietà? Come si permette. >>

<<Ritengo perlopiù che le carte costituzionali dalla prima all’ultima normativa siano ignobili e del tutto inammissibili. >>

<<Lei … lei non si può permettere di parlare in questi termini!>> Gli urla.

<<Vi dirò di più … mi vedo costretto ad astenermi vivamente dal far parte di questa realtà, perché la ritengo quanto più assurda si sia mai potuto determinare. >>

<<Non osi continuare!>>. Proferì Tyrhiaminzio.

<<Ecco vede… non c’è replica… ministro sa cosa gli dico?

<<No insolente mi dica!>>

<<Ebbene … che mi ritengo fortunato. >>

<<Non sia sfrontato e mi ascolti almeno quando gli dico di stare zitto. >>

<<Fortunato sì e orgoglioso di fare affidamento ad altri principi morali. >>

<<Ma cosa ne sa lei di principi morali?>>

<<Ebbene credo di averne consapevolezza … tuttavia sono fiero di avvalermi della facoltà di giungere a contegni equanimi lungo il corso del tempo e per l’esistenza. >>

<<Basta! Stia zitto ora!>>

<<Ebbene … si devo dire che sono orgoglioso di avere principi umanitari, morali e corretti. >>

<<Non sia ostinato a proseguire!>>

<<E devo anche confessare che mi sento appagato quando esplode la felicità condivisa. >>

<<Basta ho detto! La smetta di essere impertinente. >>

<<Mi sento orgoglioso di amare la natura … >>.

<<Stia in silenzio la prego altrimenti l’ira di Zorhobos non avrà limiti. >>

<<Sa ministro … io sono fiero, entusiasta e soddisfatto di amare la musica, la pittura e tutte le altre forme artistiche possibili. >> Continua impassibile, ma garbato e con voce pacata.

<<Scellerato indegno! Ma non vaneggi. >>

<<E per di più sono contento che si possa essere volti alla generosità. >>

<<Ora basta!>> Inveisce il ministro adirato a tal punto da scendere improvvisamente dal pulpito accostandosi al giovane temerario.

Impavido e senza temere alcuno il giovane prosegue nelle sue esposizioni.

<<Vede Tyrhiaminzio … io rimango letteralmente elettrizzato all’idea che ci si possa differenziare all’insegna dei sentimenti benevoli… e generare amore verso il genere umano. >>

<<Basta! Non osi proseguire!>> Aggiunse il ministro cominciando a girargli attorno furente.

<<Calmati Niccolò. >> Gli dice con tono delicato Saturnia.

<<La smetta! Adesso ha veramente esagerato. >> Formulò Tyrhiaminzio.

<<Se non le spiace preferisco continuare. … ecco …mi ritengo per di più fortunato di essere svincolato da false realtà, certamente favorito dalla sorte per il fatto di riuscire a far procedere la macchina umana di cui sono in possesso del tutto liberamente, senza costrizioni e plagi da parte di altri. >>

<<Non voglio ascoltarla un minuto di più. Si avvicini. >> Gli proferisce facendo una rotazione irritante.

<<Non ho ancora finito! Vede ministro io sono raggiante quando ostento il mio agire dignitoso e rispettabile, dove la gioia e la musica possono essere manifestate come valore aggiunto, elevandola ai livelli più alti della nostra anima, dove il solo percepirne il suono infonda allegria. >>

<<Non vada oltre sto perdendo davvero la pazienza!>>

<<Sa che gli dico, senza ombra di dubbio sono di sicuro fortunato a sapere che faccio parte di un'altra realtà. La mia realtà! Realtà che non prevede certo che le persone siano incapaci di pensare da sole. Di conseguenza respingo fortemente l’idea che voi possiate regnare a Etruria e mi astengo dal far parte a tutti gli effetti a tale ignobile verità che vantate come unica. >>

<<Ah! Si è così? Come si permette!>>. Urlò! E con la mano destra inveisce con il dito indice minacciandolo di stare zitto. Nonostante un’energia straordinaria lo induceva ad ascoltarlo.

<<Guardi ministro… poiché nella mia realtà esiste la facoltà di lasciare a ogni singolo individuo il libero arbitrio… trovo assurdo possa esistere una verità come la vostra>>.

<<Sfrontato ma di quale libertà parla? Nessuno può essere libero salvo lo decida l’imperatore. >>

<<Ecco! Lo vede? Lei stesso esegue delle direttive assolutistiche … io intendo quel tipo di libertà che da diritto ad ogni uomo di sussistere come ragionevole, indotto alla conoscenza. Dato che la vita è un unico dono incomparabile di cui tutti beneficiano una volta sola. Credo fortemente nella Libertà di pensiero, di parola, di scelta. Tutti hanno diritto alla libertà di prefiggersi traguardi carichi di curiosità e apprendimento. Piuttosto che la Libertà di scegliere la scienza  e la coscienza che compete la conoscenza in ogni modo. La libertà del sapere a beneficio di tutti. >> proferì tutto d’un fiato.

<<Assurdo! Inammissibile! Nessuno ha osato tanto! Non dica più assurdità del genere!>> obietta Tyrhiaminzio seriamente regresso per via che non riesce a fermare Niccolò. Quel giovane ha la forza di pensiero decisamente incredibile. Perlopiù il ministro è frustrato dal fatto che non susciti paura alcuna.

<<In conclusione ministro  mi permetto di asserire che non posso accettare queste crudeltà in funzione dei vostri falsi ideali. Inoltre non mi lascio di certo circuire da voi, anzi per nulla al mondo lascio ad altri la facoltà di usare il mio cervello, il mio pensiero, la mia creatività e tantomeno lascio ad altri la possibilità di essere imbrogliato. È troppo importante la vita perché la si lasci in mano a frodatori abili nel plagiare la mente come voi. >>

<<Brutto sfrontato! Si blocchi all’istante non intendo ascoltare una parola di più>>. Reagì Tyrhiaminzio tirandogli un manrovescio.

<<Ministro le dico anche che mi ritengo un privilegiato in quanto so di poter sviluppare l’arte in tutte le sue forme e sfaccettature. Sono contento di far parte di una realtà dove ogni individuo può evidenziare le sue capacità, senza correre il rischio di essere degradati da supremi che sono volti al potere tirannico di cui auspica a indebolire la specie umana. >>

<<Non ammetto altro. >> Esternò Tyrhiaminzio furente.

Il giovane ardito ormai deciso più che mai a decantare la sua giustizia, prosegue in quella che sa già essere per lui la disfatta. Però almeno gliel’ha cantato in pieno volto il suo pensiero rivelatore di onestà.

<<Voi adescate le menti per deviarle e indottrinarle a vostro piacimento. E le genti in seguito agiscono come burattini senza fili indotti a una falsa realtà a seguito  di leggi empie, amorali e malvagie. >> Prosegue sicuro di se, considerando che non può scendere a compromessi nemmeno per un lasso di tempo ristretto davanti a questo statuto. È tutto troppo oltre misura, indegno alla morale, privo di sensibilità è uno scherno all’intelletto umano, davvero scandaloso. È un tornare indietro, un voler far rimanere retrogradi gli altri per il potere assoluto. No! No! Non può permetterlo. >>

Dal momento esatto che Niccolò smette il suo lungo riflesso, Zorhobos si alza adirato con uno scatto fulmineo, stanco e furioso per avere di fronte una persona di acuta percezione e dichiarata il suo dissenso. 

Con una perfidia inaudita gli infonde una scarica di ghiaccio abbastanza forte, da lasciare un segno glaciale sulla pelle del poveretto, che crolla a terra smarrito. Saturnia grazie al cielo è stata colpita solo marginalmente, però dallo spavento la poverina trema come una foglia e si spinge veloce nel bavero del suo padrone. Sarebbe stata la fine per lei se l’avesse colpita seriamente, poteva congelare all’istante.

<<Vieni qua piccolina. >> Il giovane Niccolò prende delicatamente Saturnia e la posiziona in grembo all’interno del farsetto, rassicurandola con una piccola carezza.

<<Questa volta mi sa che hai davvero esagerato mio Niccolò. >> Gli dice a fil di voce Saturnia.

<<Non ti preoccupare piccolina tutto andrà nel giusto volere di Cassiopea vedrai! >>

Il ministro Tyrhiaminzio sapendo l’esplosione di Zorhobos cosa comporti si tiene a debita distanza.

Poiché significa una severa punizione per tutti loro. Per aver permesso a uno sconosciuto un dialogo indegno e così lungo. Per questa ragione il ministro Tyrhiaminzio furibondo inveisce contro Niccolò.

<<Come ti permetti a parlare in questo modo. A nessuno è stato mai dato il consenso di esprimere più di due parole quando prende una decisione se aderire o meno all’ordine, salvo a noi ministri. La tua insolenza è smisurata, potrei chiedere a Zorhobos di polverizzarti, ma purtroppo non si può nulla, poiché la legge di Etruria lo bandirebbe in terre lontane, senza possibilità di reintegro, visto che sei il prescelto non ti si può torcere un capello. >>

<<Or bene!>> sottolineò Niccolò con un sorrisino.

<<Ma ti assicuro che per noi il tuo atteggiamento equivale a darti la sorte che per te avevamo già predestinato. >> 

<<Vale a dire?>>

<<In nome dell’imperatore Zorhobos farò in modo di rinchiuderti nelle segrete con l’ordine di buttare via la chiave per sempre. >>

<<Mah!>>

<<Zitto! Vi rimarrai fino a che avrai vita. Inoltre attueremo un sistema di congelamento lento e perpetuo che colpirà tutto il tuo corpo. >>

In quell’attimo Niccolò perde il controllo e in un impeto di collera tenta di aggredire Zorhobos. Però le guardie lo serrano prontamente.

<<Drechse shitio vetlo quirmintio? Quirmin neque. >>

<<Perché esiti vuoi uccidermi? Uccidimi dunque!>> l’intima sfidandolo Zorhobos.

<<Nesici htrere dis ini shiatmo el mentids ahh net vrarat dh menreche. >>

<<Emh… lasci stare… per un attimo la ragione mi è venuta a mancare. >> Ribadisce Niccolò.

<<Neteocolo iommunthu nied hutrgtie>>.

<<Dategli una ventata di percosse, ma tenetelo in vita e conducetelo senza indugio nelle segrete. >> Ordina furioso e serio Zorhobos parlando la lingua di Niccolò.

<<Ic vanasrea hilarou. Come desidera padrone. >> risposero i guardiani.

E le guardie abituate a quelli scempi lo conducono senza remora nelle segrete della torre. Nel luogo in cui dopo una serie infinita di percosse lo terranno rinchiuso per sempre.

 In un secondo tempo … è ormai calata la sera rischiarata per fortuna dalla regina della notte che a lampione illumina i passi del personale di bordo della galea Aurinia. Aleggia nell’aria un odore acre e l’estensione si  mostra minacciosa e inesplicabile. Saturnino e l’equipaggio, di fatto, si stanno destreggiando per riuscire a valicare quella parete scoscesa di ghiaccio. Nonostante le corde di Mauro siano state realizzate a opera d’arte, l’oscurità impera silente e gli uomini si ritrovano in balia di un terreno erto su cui far presa, da rendere difficoltosa l’operazione. Lungo il percorso lo scenario di ghiaccio si fa sempre più impervio e gelido. La cascata mostra punti dove le incrinature sono davvero evidenti e la fatica che si fa nel passarvi attraverso, risulta essere davvero eccezionale. Con una forza incredibile, forse temprati dalla vita di mare, uno dopo l’altro con grande maestria riescono a valicare la parete senza riscontrare nessun ferito.

<<Wow! Finalmente! Dove si va adesso capitano?>> gli chiede Firmino sempre curioso sul da farsi.

<<Per adesso devo complimentarvi con tutti voi, poiché avete dimostrato una tale scaltrezza nei movimenti che vi rende onore, soprattutto per l’abilità di srotolarsi in un’operazione così pericolosa e imprevista. Poi  vi dico che non dobbiamo lasciarci sopraffare dagli eventi. Forza ciurma! Diamoci da fare per portare a termine la ricognizione che si spera conduca a Niccolò e inoltriamoci nella macchia seguendo le tracce. >>

<<Si d’accordo! Grazie capitano, si è rivelata anche la sua di abilità, soprattutto quando stava per cadere Mauro e con prontezza lo ha soccorso impedendo una rovinosa caduta, la scortiamo come al solito stia tranquillo. >>

Seguendo il viottolo si addentrano lungo le spaccature e concavità generate dall’erosione marina e degli smottamenti rocciosi della costa a sud della grotta. Dove su una guglia di una roccia imponente da dominare l’isola si mostra la Torre che emerge con una colorazione nivea e glaciale imprigionata sull’orlo di uno strapiombo sul mare. Bensì l’insieme di ghiaccio si eleva al cielo in un crescendo di scale a chiocciola completamente di cristallo ghiacciato. Maestosa!

<<Deve trattarsi sicuramente del rifugio di Zorhobos. >> Dichiara Saturnino.

<<Già! Indubbiamente! È un luogo mai visto prima e nemmeno immaginabile. Come facciamo a entrarvi? La torre è scortata da guardie robuste?>> Gli dice Firmino preoccupato.

<<Dobbiamo escogitare un piano. >> Gli risponde il capitano.

<<Vediamo! … allora… noi quanti siamo? Firmino il prodiere, Mauro il timoniere, Martino il cambusiere, Edmundo il barbiere dottore; Mariano il musico, Massimo il commissario di bordo, Maurizio il cuoco, Michele il nostromo, Marco il carpentiere, Adolfo il mozzo, più i dodici rematori, per un totale di ventitré uomini. >>

<<Si a quanto pare. >> Reagisce Edmundo.

<<Dunque vediamo un po’… ci si può dividere in squadre da sei e una da cinque, delle quali la prima si porta sul fianco sud della torre, la seconda si sposta sull’ala ovest, gli altri sei nel lato est e gli ultimi sulla sponda nord, in maniera tale da circondarla del tutto. >>

Così non ci faremo farci prendere di soppiatto. >>

<<Si potremmo fare così!>> aggiunse Mauro.

<<Subito dopo dobbiamo tenere d’occhio le guardie … vedere quante sono e cercare di accostarle per indurle al sonno. >>

<<Come sarebbe a dire indurle al sonno?>> domanda Marco.

<<Con una buona dose di radice di valeriana ridotta a polvere, facendogliela inalare tramite un fazzoletto imbevuto nella tisana della stessa. >> risponde Saturnino.

<<Bene d’accordo! Capitano le guardie in tutto sono otto. >>  dichiara Maurizio.

<<Grazie Maurizio vorrà dire che ogni gruppo da sei ne deve addormentare almeno due, dopodiché potremo entrare a cercare Niccolò. >> conferma il capitano.

<<D’accordo capitano faremo come dite. >>

Michele il nostromo ha il compito di addormentare le prime due, infatti, costeggiando il fianco sud della torre s’imbatte in due guardie non troppo vitali che stavano vegliando quella zona.  Michele accompagnato da Adolfo e quattro rematori li colgono alla sprovvista  legandoli subito dopo. Adolfo smuove i cespugli a ridosso delle mura, quando una delle guardie si sposta per vedere se ci fosse qualcuno e allontanatosi di un paio di metri dall’altra ronda, fuori quindi dalla sua visuale, si sente afferrare alle spalle mentre scaltro Michele gli accosta il fazzoletto tra le labbra e il naso inducendolo al sonno. L’altra guarda vedendo che il suo corresponsabile tardava a rientrare, si sposta di conseguenza a controllare, ma fatalmente anche lui viene ghermito e anestetizzato allo stesso modo. Subito dopo i rematori sistemano i prigionieri a ridosso della radura, sotto le piante di leccio, legate mani e piedi per evitare che al risveglio siano pericolosi. Maurizio, Edmundo e al seguito quattro vogatori, circondano l’ala nord, dove due guardie arzille e canterine si accingono alla sorveglianza della torre. Maurizio smuove la sua sacca facendo un rumore sinistro, per attirare l’attenzione delle ronde in prossimità della fiancata della torre. Mentre una delle stesse si allerta all'istante per vedere cosa ci fosse dietro i cespugli, ecco che dal momento in cui si allontana dall’altra guardia si sente agguantare alle spalle, mentre Maurizio afferrandolo con energia gli applica il fazzoletto sulla faccia e lo stordisce in un baleno. Mariano e Massimo invece si impiegano nel lato ovest, dove l’erba un po’ più alta, rende l’operazione di sottrarsi alla vista più agevole per prendere le guardie di nascosto, infatti, in men che non si dica riescono nell’operazione con vigore senza interferenze. Fecero altrettanto Firmino e Martino, schierandosi sulla fiancata est. Trovando però un ostacolo inaspettato che li ha trattenuti nel prendere alla sprovvista le guardie. Avvicinandosi alle mura precisamente in un incavo della parete rocciosa a ridosso di un cespuglio, fuoriesce un coniglio selvatico che desta un movimento brusco, tale da distogliere lo sguardo delle guardie. Fino al momento in cui una di loro si appresta ad andare a vedere, cambiando così direzione rispetto alla posizione strategica dei marinai. A  quel punto gli stessi devono inventarsi un piano di riserva, che non tarda ad arrivare. Con l’intervento propizio del capitano Saturnino e Mauro che si erano accorti dell’accaduto e scaltri come pochi, sono riusciti comunque a fronteggiare le due guardie raggirandoli e inducendoli al sonno.

<<Evviva! Ce l’abbiamo fatta !>> esplode Mauro.

<<Ssst……. a quanto pare li abbiamo circoscritti tutti!>> afferma Saturnino.

Bravura, impegno, esperienza, strategia, spirito di gruppo e naturalmente fortuna, rende l’equipaggio della galea Aurinia, una vera squadra, con una fervida e vivida intensa fra loro, da rendere possibile ogni operazione con ottimi risultati.  Nello stesso momento l’imperatore Zorhobos è occupato a inventariare le sue anime per avere un resoconto definitivo. Nel tempo in cui finalmente potrà decretare se ha raggiunto i minimi prestabiliti per poterli scioglierle dal ghiaccio e lasciarli avanzare per suo conto nel pianeta, allo scopo di catturare quanti più adepti possibili e radunarli a Urgon. Non si è dato pertanto il beneficio di osservare il blocco zirbhas, dal quale avrebbe potuto vedere che si stavano avvicinando alla torre degli sconosciuti intenzionati a liberare il conte.


Capitolo quarantaduesimo


Più tardi … i marinai riescono, infatti, a entrare senza altri intoppi, mantenendosi ben nascosti, silenziosi e cauti. La ciurma si spinge di soppiatto nell’androne e con loro gran sorpresa rimangono rapiti dalla magnificenza del luogo. Mentre si accorgono che tutto è permeato di ghiaccio cristallino, dove uno sfarzo incredibile con decorazioni di vario modello e dimensione ne accentua l’eleganza. Nondimeno quel luogo aleggia in un alone di mistero arcano e funesto. Difatti sono stupiti di non incontrare nessuno.

<<Dove saranno? >> si chiedono.

Mentre su di loro cala un silenzio glaciale. Questo è dovuto alla moltitudine di persone che dimora nel palazzo. Poichè ghermita da un’anomala pacatezza, generata dal fatto che hanno un’esigua anima essendo temporaneamente glaciali, effettuano pertanto qualsiasi cosa all’insegna dell’apatia. La gente del posto, infatti, pare andare al rallentatore quando si muove per i meandri del palazzo. E per recarsi da una stanza all’altra, c’impiega moltissimo, come fossero bradipi lenti e copiosi con andamenti ciondolanti. Gli arditi della galea Aurinia nascosti a ridosso di enormi colonnati, alzando lo sguardo scorgono due titanici pulpiti che dominano imponenti l’altura della sala, dove altissime pareti vantano gradazioni marmoree. E più in là sfoggiano colonne e pilastri imperiali impressionanti che circondano l’area dei saloni. Notano poi le  quattro meravigliose nicchie rivestite di ghiaccio che ospitano a livello titanico uno scenario di sculture a dir poco sorprendenti. Invece l’atrio si conclude con un enorme trono racchiuso in un arco ciclopico in alabastro e ghiaccio, forgiato  e scolpito con una decorazione sconvolgente, dalla scenografia di sicuro effetto, e in alto alle spalle uno stupendo calco glaciale, di incomparabile fattura.

Cade un silenzio sommesso … strano e desolante allo stesso tempo.

<<Sst ! … State attenti! Cercate di non fare rumore … potrebbero arrivare da un momento all’altro. >>

Dice il capitano preoccupato più che altro per quella frustrante desolazione che li rende incapaci nel decidere il da farsi. 

Sorprendentemente e all’improvviso sentono nell’aria dei rumori sinistri provenire dal profondo orizzonte del palazzo. Quasi ci fosse un’entità oscura che si sta spostando alle loro spalle. A quel punto si ingegnano a nascondersi in fretta e furia nella parte retrostante le nicchie, dove hanno la possibilità di scrutare le grandi sale senza per questo essere visti. In un sussurro i marinai si confrontano reagendo stupiti dinanzi a quel giungere straordinario che sfolgora glacialità. Ebbene è il corteo regale che si avvicina esibendo uno stuolo di ancelle e guardie che scortano l’imperatore Zorhobos fino al suo trono. Dove a breve i ministri conferiranno con lui per fargli sapere la risoluzione definitiva in merito alla liberazione delle anime e le discepole, vale a dire le donne più belle che lui ha rinchiuso per ostentarle ai suoi ricchi alleati.

L’equipaggio è fisso e inamovibile e a occhi sbarrati si dispone ad ammirare quelle creature, che hanno sì del sublime, ma allo stesso tempo celano una venatura di oscura perfidia, che traspare con un’aura sopra di loro.

<<Mio padrone e signore Zorhobos è giunto il momento di liberare del tutto le anime seguite dagli influssi e in balia del suo potere. La percentuale è giunta ormai ad un altissimo livello, tale che rende possibile il compimento del piano strategico ai fini della sua ascesa. >> Proferisce il ministro Tyrhiaminzio. parlandogli addirittura in dialetto moderno, come a sapere che comunque avrebbe intuito, più che altro sicuro di farsi capire da tutte le anime racchiuse nelle celle di ghiaccio, ad esempio le incantevoli donne che almeno hanno appreso la sorte che le attende.

<<Ne siete certo?>> risponde bramoso l’imperatore.

<<Si maestà! Ci espanderemo  finalmente! È quindi venuto il tempo di attivare i suoi piani per governare il mondo. >>

<<Finalmente! Ne siete proprio certo ministro Tyrhiaminzio?>> ridomanda.

<<Certissimo! Ora che anche il conte Niccolò è rinchiuso definitivamente nelle segrete della torre, nessun impedimento vi sarà al vostro intento, per generare un mondo migliore seguendo la verità assoluta e lei ne sarà l’artefice a tutti gli effetti maestà. >>

<<Emh… La dovrei castigare ministro!>>

<<E perché mai mio signore?>>

<<Perché rimangono gli imperatori che Matilde deve ancora far pervenire, una volta giunti loro si potrà  procedere. >> Gli proferisce l’imperatore austero e deciso. <<Trequea Tyrhiaminzio?>> d’accordo gli chiede.  

<< Trequea! D’accordo Zorhobos. >>

Grazie a questa isolata eventualità, l’equipaggio ha potuto udire dove avevano nascosto il conte e poter così agire al momento opportuno. 

Nello stesso tempo … Matilde si è dovuta escogitare qualcosa al più presto per riparare al fatto di avere anticipato la cattura del conte Orsini. Infatti, durante quell’intervallo è stata in grado di addottrinarsi su tutte le peculiarità che caratterizzano i vari regni e i suoi imperatori, studiando fin nei minimi particolari tutto quello che serve per agire a livello strategico. Ogni volta architetta un piano diverso per avvicinarli, senza per questo destare sospetti sulle sue vere intenzioni che la spingono a conoscerli. Anche perché per quanto riguarda l’acquisizione degli imperatori dei vari regni, la procedura è ben più difficile, rispetto all’impadronirsi dei semplici castellani o gente comune. In conclusione la donna non può assolutamente dare sfogo alle sue prodighe capacità. Non può quindi muoversi tra le pareti, intervenendo attraverso i muri o comparire quando ne ha la facoltà, bensì con loro deve per forza adottare un metodo diverso e affrontarli personalmente, cercando di dissuaderli ad ascoltarla, senza proferire alcuni poteri magici. Altrimenti non le è possibile catturarli, poiché si avvalgono del Blocco visivo di Etruria in loro possesso che svelerebbe la vera identità della donna. Matilde si avvicina nel luogo in cui Fhoroan l’imperatore vive con la regina Fhyestel del regno delle ninfee a Falesia Pulum Huin stella di primavera. Il luogo si mostra pittoresco. In un incanto senza pari sorge il canale di Falesia. Uno strettissimo braccio di mare che separa la costa settentrionale e orientale dell’isola Argon dalla costa della Tuscania proprio in prossimità del promontorio e della città di Falesia. Costituisce assieme al canale di Corsica il punto di collegamento tra mar Ligure a nord e Tirreno a sud.  Al borgo innalzato sul mare vi è il torrione dalla cui sommità spicca la rocca loro dimora. Costruita prevalentemente con ciottoli e pietre marmoree domina il promontorio del Golfo di Baratti, dove offre un panorama straordinario e lo sbocco alle spiagge di sabbia fine di Popluna di impareggiabile bellezza. In un espandersi meraviglioso con l’occasione, un arcobaleno t’introduce altalenando serafico in un mondo fiabesco, a ridosso della costa alta e rocciosa, coperta da una rigogliosa macchia mediterranea, con pini secolari da sfondo che ne accentuano lo splendore.  Matilde percorre alcuni metri e si ritrova lungo un declivio, dove su una collinetta posta alle spalle della rocca, l’imperatore Fhoroan ha fatto creare una zona a dir poco meravigliosa. Mentre la facciata esterna della fortezza è ricca di decorazioni, presenta un portale e finestre di puro stile gotico, con arcate e merli che svettano verso il cielo. La scenografia emerge con un’imponente cascata, dove scorre ai suoi piedi un ruscello che sfocia nel laghetto, ricoperto di una strana specie di ninfee dalle enormi foglie a forma di vassoio circolare. La ninfea possiede estremità e il bordo rialzato conferendo alla foglia l’aspetto del vassoio, da dove l’acqua piovana scivola via grazie alle due fessure che ha sui lati opposti. I fiori galleggianti spiccano eleganti con una singolare particolarità di fioritura, poiché sono mutevoli con il trascorrere delle ore regalando momenti d’incanto a chi li osserva. L’imperatrice ha iniziato ad appassionarsi a queste piante fin dalla tenera età, per cui ne studia le metamorfosi. Precisamente Fhyestel ha constatato che il primo giorno i boccioli si mostrano bianchi e “lei” sboccia all’imbrunire stando aperta fino a tarda mattina del giorno successivo. Il secondo giorno invece i fiori sono di un rosso porpora e “lui” si apre nel tardo pomeriggio. Poi ha notato un’altra manifestazione che suscita stupore, cioè che i fiori il secondo giorno richiudono i sepali e i petali e nel percorso della notte s’immergono nell’acqua, dove incantevolmente mutano colore e sesso. Meraviglioso. L’imperatrice è innamorata a tal punto di questo fiore, che nell’arco della giornata come minimo deve stare al suo cospetto almeno per un’ora. Ama sentire la fragranza che si diffonde, donata dai fiori il primo giorno, che deliziosa si percepisce da una distanza anche di cinque sei metri. E lei ne trae beneficio a livello di serenità e bellezza, poiché la stessa fragranza s’impadronisce dell’imperatrice colmandola di tale essenza, acquisendone tutti gli effluvi. E quando Fhyestel si sposta a palazzo avanzando a passeggio negli androni è impossibile non apprezzare la sinuosità della sua figura, dotata di sorprendente bellezza e dal fatto che elargisce quel profumo così gradevole. Ecco il motivo per cui è soprannominata “la regina delle ninfee”. Inoltre l’imperatore è felice di costatare l’evolversi della zona naturale che è divenuta ormai una magica realtà, legata a tali fiori e alla loro riproduzione. Si compiace anche del fatto che hanno il beneficio di regalare all’imperatrice momenti di vera gioia. Ottimizzati dal fatto che studiandone le possibilità terapeutiche diventano perfino basilari. Piuttosto che includerli a livello gastronomico come la peonia che la regina fa preparare o fritta, o cotta al vapore, mentre l’imperatore ne trae beneficio reputandola una sublime golosità. Gioia che l’imperatrice a sua volta riversa lietamente agli altri, rendendo il trascorrere del tempo ulteriormente gradevole. L’imperatore Fhoroan ha voluto allargare l’eden sperimentando nuovi spazi adibiti ai fiori più spettacolari che si potessero trovare sparsi in tutto il cosmo. Creando zone favorevoli a ogni specie. Generando cantoni da fiaba in un intercalare di fragranze, bellezza affine, in un’esplosione superba di colorazioni del tutto suggestive. Fra l’altro far prolificare una vasta quantità di specie di fiori, è divenuto parte importantissima per Fhyestel poiché si è entusiasmata a tal punto da giungere a dare una definizione precisa a seconda delle specie assegnando i nomi a ogni cantone.

lMeravigliosa la Peonia compita ed elegante con i suoi grandi petali colorati e il suo profumo gradevolissimo si affianca terminando vicino al laghetto delle ninfee. Nel luogo in cui  principesca esplode “L’oasi del loto” un’incantevole insenatura separata da un piccolo ponticello, scenario perfetto per i fiori di loto con la loro indiscutibile bellezza. A Falesia Pulum Huin la rocca degli imperatori è molto rinomata e stimata, per questo li definiscono i sovrani di madre terra, dato che non c’è fiore a loro sconosciuto poichè ne comprendono tutte le peculiarità e gli eventuali benefici. E in funzione di tali aspetti gli imperatori sono inclini a elargire i fiori per la loro utilità e all’occorrenza ai loro sudditi. Per esempio alcune dame si recano alla rocca per chiedere la rosa, per via che rende la pelle più bella. Piuttosto che il gelsomino che abbassa la temperatura e ha un effetto rilassante. Oppure c’è chi chiede dei fiordalisi per le gengive infiammate o gli occhi irritati. E la gente del borgo ama e ringrazia i suoi imperatori perché la loro dimora offre al borgo un frammento di paradiso. Infatti, il loro impero è aperto a tutti e tutti hanno la possibilità di visitarla quando lo desiderano. Mentre con gran piacere gli imperatori donano il loro sapere condividendo la meraviglia custodita nell’eden. Ecco … che Matilde giunge alla rocca e chiede udienza, facendosi annunciare come esperto di giardinaggio e ricercatrice di fiori rari, dicendo di avvisarli che porta con sé un dono speciale per gli imperatori. Sapendo i gusti stilistici dell’imperatrice, Matilde si è vestita in modo tale da suscitare immediatamente simpatia con un abito di sicuro effetto. La veste mostra il corpetto a scollatura quadrata, che scende notevolmente a punta sul davanti, dove unita allo stesso vi è un’arricciatura che srotola su una lunga gonna con strascico a coda. Il mantello in broccato di seta ad ampie maniche e interamente foderato di lapislazzuli, dove un velo cristallino e rigido è applicato alle spalle per fare da cornice al viso, il tutto di un colore rosa incantevole con i fiori decorati che ne risaltano l’effetto. Le guardie abituate a ricevere ospiti di tutti i generi e da parte di tutto il regno di Etruria, non fanno caso agli occhi della donna, che lascerebbero intravedere l’arguzia, notando solo che all’apparenza sembra molto bella e di sicuri propositi. Di conseguenza la fanno passare senza opporre resistenza alcuna. Una volta entrata anche per lei è difficile non soffermarsi ad apprezzare la manifattura del casato. In seguito quindi nota lo splendore delle stanze interne arricchite da colonne e fregi vari, con affreschi dai vivaci colori che rappresentano le più belle esposizioni di fiori che si possano vedere tutti insiemi. Il maggiordomo Ultimo annuncia la dama agli imperatori che sono ben lieti di ospitarla a pranzo, visto che ci si stanno recando proprio ora, così avrebbero iniziato a discutere sui fiori, loro argomento preferito. Gli imperatori Fhoroan e Fhyestel sono talmente cordiali, benevoli e amanti della pace, che non accusano nessuna malizia nel ricevere ospiti, ogni volta ne capita l’occasione, e soprattutto non ne vedono celata la perfidia. Il loro abbigliamento è decisamente in linea con l’ideale di vita volta alla bellezza del mondo floreale. L’imperatrice Fhyestel veste un abito di raso verde iridescente, con un corpetto dalle lunghe maniche foderate in tessuto decorato, dalla cui apertura si vedono del rosa e la gorgiera aperta e rialzata sul collo è di un color salmone. L’imperatrice ha una gradevole acconciatura, realizzata con piume di un rosa delicato. L’imperatore Fhoroan invece indossa un farsetto anch’esso verde ma più spento, dove poggiata sopra vi è una mantellina con risvolti di diverso colore, sul cremisi, con un’ampia gorgiera che accentua il volto e un leggero copricapo nero con piume bianche. Il seguito delle ancelle veste con abiti che rappresentano la primavera in fiore. In un tripudio di colorazioni diverse, mostrano gli abiti  dalla tunica drappeggiata, lo scialle sul braccio che rende la movenza della mano che tiene alzata l’estremità inferiore della veste, delicata e sinuosa. Sugli abiti sfoggiano fermagli e nastri, creando un incomparabile effetto pieghettato di volumi e chiaroscuri delicati.

Il loro svelarsi le rende eteree e sovrane della primavera, volte all’atteggiamento richiesto dalla loro imperatrice, la quale si vuole attorniare di bellezza floreale anche attraverso le persone che ama. La tavola della sala dei ricevimenti è custodita in una nicchia, dove alle spalle c’è una piccola cascata dorata che preserva il Blocco Prhimx. Mentre lo stesso poggia su un basamento che scende ai piedi della fontana a forma di cascata. Invece nel punto dove approda, rocce composte in un bacino toccano terra,  e corolle di fiori decorate in alabastro dai profili in oro, scendono a intreccio lungo le due pareti. Al centro e ai piedi della fontana sgorgano spruzzi d’acqua cristallina indorata, mentre luogo il fluire della linfa fiori di loto ne esaltano lo splendore. 

<<Emh! Buon giorno. Come ha detto che si chiama?>> Le chiede l’imperatore Fhoroan rivolto alla gentildonna appena arrivata.

<<Buon giorno. Sono Matilde di Velx imperatore, la ringrazio per la degna ospitalità, mi permetta di farle un dono, per suggellare la nuova amicizia e rendere grazie alla vostra gentile dama. >>

<<D’accordo Matilde benvenuta nella nostra dimora, mi dia pure il suo dono, lascerà comunque a me l’onore di sdebitarmi ricambiando la sua gentilezza. >>

<<Ma si figuri non è il caso. >> Ribadì lei serafica.

Matilde non aspettava altro che un attimo di distrazione,  sicura di compiere al più presto tale sequestro. Pertanto assunse all'istante un atteggiamento all’apparenza soave. Intenzionata a far credere all’imperatore di essere benevola e con movenze molto lente, addirittura sublimi, estrae dalla sua borsetta un singolare bocciolo. Un incanto di fiore di cristallo, dagli andamenti stilistici mutabili, un incrocio fra il finto e reale. La corolla mostra inoltre un delicato colore smeraldo sfumato e avvolgente, dai petali marmorei, lo stelo puro e le foglie simili a ghiaccio cristallino. I pistilli del fiore come piccoli diamanti poggiano al centro e il decoro rilascia una visione paradisiaca. E avvolti in un carosello profumato, rilasciano perfino piccole spore simili a polvere di cristallo, che vorticano tortuosamente nel boudoir, rilasciando all'istante un’essenza potente e fatale. I due imperatori ne rimangono estasiati e incapaci quasi a replicare parola. Entrambi osservano il fiore come fosse una rarità assoluta e ne rimangono, infatti, stregati. La donna, svelta  e decisa senza lasciare spazio alle loro reazioni, ne approfitta prontamente, ammaliandoli entrambi per condurli al blocco Prhimx. Dove da lì ci avrebbero messo un attimo ad arrivare direttamente da Zorhobos a Urgon Zurhusrna per poi dileguarsi decisa alla volta di un altro regno. Infatti, più decisa che mai Matilde si dedica completamente al recupero delle sue credibilità nei confronti dell’imperatore Zorhobos, realizzando una continua e improvvisa ecatombe di imperatori, dove uno alla volta cadono ai suoi piedi senza remora raggirati dai suoi tranelli. Zorhobos, appunto, non vede l’ora di avere la possibilità di diventare onnipotente sul reame di Etruria spodestando chiunque. A breve, non appena Matilde consegnerà gli imperatori, libererà tutte le anime, che andranno nella circoscrizione a reclutare quanti più adepti possibili, per suo conto, per unirli alla sua già forte alleanza che con autorevolezza determinerà il suo regno assoluto. 

Matilde deve agire al più presto affinché Zorhobos abbia i suoi imperatori e quindi si deve occupare dei regni velocemente. Adesso giunge sull’isola di Lescanletem nel luogo in cui sulla sua altura si erge la meravigliosa roccaforte originata dall’insenatura a ridosso di uno scoglio. Dimora dell’imperatore Thuhjnthial, di Teyrha sua imperatrice e del figlio Tryunur futuro imperatore. L’insieme ordinato è splendidamente delineato in modo tale da sembrare una gigantesca voliera di cristallo. L’architettura e la realizzazione del baluardo si basa su una planimetria tondeggiante in modo da avviluppare tutta l’isola come fosse una grande sfera protetta.  In sintesi lo stratagemma della compagine che racchiude l’isola, fa sì che la struttura di cristallo svanisca al giungere degli uccelli. In sostanza il tetto tondo e trasparente si dischiude a trecentosessanta gradi, diradandosi a soffietto fino a scendere sull’altro versante, lasciando il posto alla natura e al corso del tempo. Mentre aumenta la poesia opportuna dall’intervento dei volatili che danno luogo a spettacoli incredibili. In quanto tale spazio delimitato dalla barriera cristallizzata che si apre al bisogno, costituisce un’oasi incantevole, formata da uno strato di elementi intrecciati fra loro come una maglia, che funge da parete perimetrale, contenendo al suo interno uno splendido ponte ascendente a forma di spirale. Invece la struttura è generata da un nucleo centrale a sequenze e strati sovrapposti, che si intercalano e scompaiono, dissolvendosi trasparenti a circolo, creando il cuore della stessa all’arrivo degli uccelli che trovano ospitalità, rifugio, e vaste estensioni per nidificare. Infatti, è consueto luogo di ritrovo per uccelli marini come la Berta Maggiore, il Gabbiano corso e altre specie di rara bellezza che da quando vi è questa struttura, si riversano sull’isola per favorire delle sue provvidenze. Poiché è traboccante di tutto il necessario affinché moltitudini di volatili possano avvalersi di ogni bene di prima necessità. Inoltre il futuro imperatore Tryunur si ingegna a studiarne le conformazioni, le figure, gli aspetti e soprattutto a tentare di trovare il mistero della loro natura dell’arte del volare. L’abitazione degli imperatori si snoda al centro della struttura e si innalza a un’altezza di circa dieci metri. È dotata di tre portali d’accesso ad arco, con una serie di finestre anch’esse arcuate, dove prevale la facciata maestosa ed elegante che presenta al di sopra del portale gli stemmi dell’impero di Lescanletem. Vi è poi un colonnato che racchiude una nicchia con una biblioteca pensile in cui Tryunur tiene catalogata ogni specie. Ha praticamente classificato qualsiasi esemplare che faccia parte dell’avifauna. Complice suo padre che lo ha sempre accontentato, quando richiedeva un particolare volatile, procurandogli persino l’Uccello del Paradiso della Nuova Guinea, il Cormorano, piuttosto che l’Airone Rosso, o il Cavaliere d’Italia, un Falco Pescatore, il Chiurlo, o il Martin Pescatore. Dando origine di volta in volta a spazi straordinari incantevoli, consoni alla loro specie, con la vegetazione adeguata e fluente. Tryunur da vero appassionato di volatili effettua studi appropriati per tutelarne le evoluzioni o la migrazione, come quella del Nibbio bruno, o del Gheppio, piuttosto che del Cuculo. Il giovane crea punti d’osservazione con strumenti specifici, da cui si possono scrutare anche da lontano tutti i loro sviluppi. L’imperatore ha inserito modalità di utilizzo per le risorse naturali, creando un sistema consono ai profili della scienza dell’avifauna, per favorire l’impiego di altri giovani che con piacere accoglie alla rocca,  interessati alla stessa natura. Il giovane futuro imperatore ha un’amica speciale a palazzo, una figura considerata per eccellenza cortigiana dell’isola. Ebbene si tratta d una simpaticissima anatra tuffatrice bicolore, con un buffo ciuffo nero sul capo, il piumaggio sul dorso nerissimo, e le ali completamente bianche, fornita di un’intelligenza fuori del comune. Ogni tanto la si nota mentre si aggira indisturbata nei meandri della rocca. Mentre la stessa suscita una forte simpatia, poichè riesce a regalare a chi la incontra un’energia e calore pari a un cagnolino. Tryunur ha voluto simpaticamente nominarla Celius poiché l’ha trovata in settembre e da quel momento non si è voluta più separare da lui, che ricambia con affetto la sua fedele compagnia. Tryunur è abituato tenere un abbigliamento confortevole per essere sciolto nei movimenti qualora debba eseguire studi con gli esemplari di volatili. Veste, infatti, una tunica ad ampi manicotti gemmati, braghe aderenti che finiscono nei morbidi stivaletti. Ha i capelli colore del mogano, la corporatura gracile, bensì appariscente visto il suo metro e ottanta, gli occhi verdi e le mani affusolate che gli conferiscono un’aria da discepolo perenne dell’avifauna. Gli imperatori hanno cognizione che il loro figliolo non ha aspirazioni da imperatore, bensì da sicuro avventuriero con un unico desiderio, quello di poter sorvolare i cieli, di volare un giorno in lungo e in largo per tutto il globo alla ricerca di esemplari alati sempre nuovi. Di conseguenza si sono abituati a questa sua attitudine e fanno di tutto per compiacerlo, visto che sinceramente anche a loro farebbe piacere poter volare liberi come la brezza e ne comprendono a pieno l’ambizione. Tryunur a volte ha la capacità di anticipare i futuri sviluppi di un fatto o una circostanza, adattandosi a ragion veduta. Di conseguenza sogna di poter volare accompagnato da Thetrys per sorvolare i cieli dell’intero globo. Ebbene Thetrys si è presentato un giorno attirato dalla conformità e dalla struttura dell’isola. La creatura non ha resistito a verificarne la locazione osservando chi vi abitasse. Thetrys si  avvicinò a Lescanletem in una notte di luna piena, approfittando del fatto che tutti dormissero. Sorvolava l’isola prudentemente, stando molto accorto nel farsi vedere. Però scorse con sorpresa che non tutti erano fra le braccia di Morfeo. In realtà, il futuro imperatore stava terminando uno studio in merito a un esemplare di aquila reale, che lo stava appassionando più del dovuto, quindi non pensava minimamente all’eventualità di andare a dormire. Tryunur a un certo punto sentì una singolare presenza in cielo, per cui istintivamente si mise a osservare di quale entità si trattasse. Fuoriuscì sul ballatoio e con sua grande sorpresa, notò che si trattava di una titanica creatura che sfruttando le correnti ascensionali volteggiava nell’area in modo affascinante. Un esemplare davvero straordinario, somigliante a un titanico uccello del paradiso. Dotato  di quattro ali piumate dai colori dell’arcobaleno, una lunga coda smerlata a ventaglio a forma di diamante, un ciuffo di penne sulla testa policroma, e una delicata trama del piumaggio che gli dà un aspetto raffinato  da principe degli uccelli. Mentre l’aerodinamica della livrea in volo ha un effetto davvero mirabile. Delicato, sinuoso e imponente planando lascia stupiti gli ammiratori, mentre il musino dai colori dell’iride trasmette dolcezza infinita, dovuta agli occhi turchini e al vivido sguardo. Attirato da chissà quale forza trasmessa dall’isola e giunto da chissà quale territorio. Probabilmente il gorgheggio, lo stridio, il trillo, il cinguettio e il pigolio di una serie infinita di uccelli, riuniti in una compagine custodita in un ambiente naturale, hanno fatto sì che Thetrys percepisse il paradiso dell’avifauna e si convogliasse immediatamente al loro sito. Thetrys come lo ha nominato Tryunur appena lo ha visto, che si aggirava perlustrando il perimetro per capire se poteva planare a terra. Ma non era ancora il momento, poichè solo se si sentiva al sicuro sarebbe approdato sull’isola. Fino al momento in cui seraficamente come era giunto Thetrys se ne andò. Con dispiacere di Tryunur che avrebbe voluto sinceramente ammirarlo più da vicino.

Capitolo quarantatreesimo

Nonostante l’eterea trasparenza che fa vivere gli abitanti di Lescanletem in uno stato di calma e serenità assoluta, al punto da non temere nessun tipo di cospiratore, la dimora è comunque sorvegliata dal corpo delle guardie per una totale sicurezza degli imperatori.  Matilde … indossa per l’occasione un abito formato da una lunga e larga veste color cremisi, con maniche brune tenute insieme con nastri, dove dalle aperture fuoriesce la stoffa della sottoveste. Mostra un filo di perle in testa che gode di un’acconciatura morbida e piacevole. La donna s’introduce verso il primo portale d’accesso ad arco, dove dall’alto di una serie di finestre arcuate, il corpo delle guardie la nota e le dice di fermarsi per identificarsi. Alzando lo sguardo sulla facciata maestosa Matilde rivolta agli uomini si proclama come rappresentante di Velx esaminatrice di territori dove alloggiano maggiori varietà di volatili. Gli imperatori Thuhjnthial e Teyrha vengono avvisati dell’arrivo inaspettato di questa dama e stabiliscono il salottino dei banchetti per riceverla e sentire cosa ha da dire in merito all’avifauna. La coppia mette in evidenza un abbigliamento splendido. L’imperatrice sfoggia un abito composto da un corpetto paglierino scollato a punta, la gonna superiore presenta un’apertura singolare sul davanti, della quale si vede la veste sottostante finemente decorata, due falde ricadono sciolte dalla sommità delle maniche, mentre la gorgiera e i polsini in tessuto leggero ne evidenziano la delicatezza. L’imperatore invece indossa un farsetto con la gorgiera, calzoni aderenti allacciati sotto i ginocchi, una mantellina foderata in diverso colore e un baschetto con piume. 

Matilde segue gli imperatori che la conducono nello spazio della struttura singolare e maestosa che si contraddistingue da un ampio porticato retto da colonne doriche. Dopo sale una sontuosa scalinata a due rampe in stile barocco, affiancata da due nicchie che a decoro magistrale custodiscono una voliera in alabastro e al suo interno mostra un carosello d’usignoli multicolori. Poi si arriva a un ampio terrazzo esteso per tutta la copertura del palazzo.  L’angolo della sala ricevimenti è distinto da un affresco sul soffitto che rappresenta un volo di gabbiani di delicata fattura. Al centro della sala posto sopra un basamento in alabastro, vi è il blocco Lheygem finemente decorato e incorniciato da due meravigliosi calchi di Falchi Pellegrini dall’apertura d’ali che converge con la parete da un lato e dall’altro, uscendo impetuosamente, marcandone lo splendore. Raggiungono poi la sala dei fenicotteri lunga più di dieci metri e larga sei. Considerata per questo la sala principale, caratterizzata da imponenti affreschi raffiguranti un eden colmo di fenicotteri. Situata al centro della costruzione, dove vi è un bellissimo pavimento a mosaico, con due balconi che si affacciano sulla salita della loggia che comunica con le altre sale. Gli imperatori con Matilde al seguito giungono nella sala luminosa degli aironi, larga sei e lunga nove metri, dove mostra con note colorate come il cielo un tripudio di esemplari abilmente rappresentati in alabastro a calco sulle pareti.

Da una parte comunicano con la sala dei fenicotteri, mentre dall’altra attraverso un portone si accede direttamente all’esterno, sotto un pergolato di glicine che si affaccia sulla salita che conduce al pozzo decorato in alabastro. Senza bisogno di uscire giungono al salotto accogliente, che custodisce il tavolo per un eventuale banchetto, serenamente raccolti vicino al caminetto in alabastro marmoreo, dove fanno accomodare l’ospite per conferire con lei.

<<Allora ci parli del suo interesse per l’avifauna e cosa l’ha condotta qui? >> Le chiede l’imperatrice Teyrha.

<<Oh! Innanzitutto ho da chiedervi se siete in grado di fornirmi il quantitativo esatto delle varie specie che ospitate qui allo stato naturale? >>

<<Beh… vede noi sinceramente non siamo in grado a stilare una lista precisa di esemplari. Invece nel colonnato dove Tryunur tiene il catalogo di ogni specie, di sicuro ci sarà. Di qualsiasi esemplare facente parte l’avifauna lui ne è a conoscenza, sarà sicuramente propenso a fornire l’inventario. >> Gli risponde l’imperatore Thuhjnthial.

<<Capisco ed è possibile vedere questo catalogo?>> Chiede la donna.

<<Beh… si credo che si possa vedere, mandiamo subito a chiamare nostro figlio allora. >> Risponde Teyrha.

<<D’accordo, nel frattempo posso farvi esaminare una varietà che vorrei sottoporre al vostro insindacabile giudizio, per decretare che sia la specie che intendo?>> Asserì rivolta a entrambi, determinando la sua ben radicata simulazione.

<<Si! Si la prego anzi ci fa un enorme piacere esserle d’aiuto se questo comporta l’ampliamento della conoscenza delle varietà. >> Conclusero entrambi.

Ecco che Matilde scaltra e astuta come pochi, estrae dalla sua borsetta un volatile piccolissimo. Il piccolo uccellino dalla spiccata vivacità, dai colori stupendi ha il becco appuntito leggermente ricurvo, peserà circa due grammi e lungo cinque centimetri o poco più e tiene ancorato un anello alla sua zampina. È piccino quasi come una farfalla, il movimento rapido delle sue ali produce un leggero ronzio, un suono soave e persistente, un incanto di creatura al punto da scaturire negli imperatori una forte eccitazione.

<<Mah quale meraviglia!>> esclamano gli imperatori esterrefatti pieni di entusiasmo per quella creatura. <<Di che specie si tratta?>> Si chiedono.

La donna non fa nemmeno in tempo a spiegare che si tratta di un colibrì, che lo libera subito sapendo che avrebbe agito per lei. Difatti, l’uccellino libera, infatti, l’anello che reggeva nella zampina. Il colibrì senza indugio inizia un vorticoso volteggio, piroettando sulle loro teste, dove l’essenza dell’anello provvista di un potere particolare, rilascia ed espande una polverina cristallizzata che si libera in aria avvolgendoli in un’inebriante nuvola che li fa cadere in visibilio. Chiaramente i due raggelati in un attimo si lasciano andare concedendosi l’assopimento e svelta Matilde li inserisce nel blocco Lheygem per il percorso di trasferimento a Urgon. In quel preciso istante passa di lì Tryunur il futuro imperatore, il quale era stato chiamato per il catalogo. Davanti a quello scenario ne rimane agghiacciato. Vide interamente la scena dell’attraversamento dei suoi genitori tramite il blocco Lheygem, per chissà quale destinazione e da parte di quale entità. Allibito e sconcertato determina di nascondersi per non farsi scovare dalla donna, la quale non si era per niente accorta della sua presenza. Tryunur rimasto solo lancia un grido acuto e soffocato allo stesso tempo, di provata costernazione, invocando il nome dei genitori, deciso più che mai a salvarli

<<Thuhjnthial … padre. >> Urla a gran voce. <<Teyrha … madre. >>

Reclamandoli con tono sommesso si abbandona a terra in ginocchio, rialzando le mani sul viso, volto alla preghiera. Mentre la piccola Celius inseparabile, fedelissima e simpatica anatra tuffatrice, le caracolla di fianco, incoraggiandolo a tirarsi su il morale, appollaiandosi sulle sue ginocchia in segno di stretta amicizia e comprensione sicura. Attirato e commosso da quelle grida affievolite, attratto più che altro dalla sensibilità di Tryunur il futuro imperatore, Thetrys il Microraptor Gui, si precipita immediatamente a Lescanletem.

La creatura si avvicina all’abitazione degli imperatori, posandosi sopra il portale dirimpetto alla struttura che si innalza a un’altezza di circa dieci metri, da dove il futuro imperatore può avvistarlo dal balcone che si affaccia alla salita della loggia che comunica con le altre sale. Tryunur lo vede e non crede ai suoi occhi, quell’esemplare concede sensazioni di libertà incredibili, e sebbene la rabbia lo afferra, prende il posto il desiderio di volare. Non può credere di averlo così vicino. Tryunur come attirato da una forza improvvisa che lo richiama al di fuori della torre, si convoglia immediatamente correndo come un ossesso. Corre … corre fino allo spazio delimitato dalla barriera cristallizzata aperta nello spiazzo della pianta circolare dove la parete perimetrale contenente al suo interno un ponte ascendente a forma di spirale, si apre a strati sovrapposti. Una volta giunto si accascia in ginocchio, stremato dalla sensazione di tristezza che lo pervade e rimane lì in attesa, come ad attendere un amico fidato. Celius l’inseparabile affianca il giovane e contempla il cielo. Sente l'odore e il profumo che aleggia nell’aria e il rumore del mare che scorre imperturbabile. Il giovane futuro imperatore piegato verso il basso, triste e con la testa china come a cercare una risposta sul da farsi sperando di trovarla al più presto. Nel giro di pochi minuti Thetrys il Microraptor Gui rattristato dallo sconforto del giovane gli si avvicina sorvolando pacificamente planando nello spiazzo adiacente. Tryunur nonostante abbia la testa bassa rivolta alle ginocchia, sente vicina a lui quella presenza insolita e alzando gli occhi si scontra con lo sguardo del magnifico esemplare che con movenze sinuose e impenetrabili, gli si avvicina manifestandogli l’intento amorevole. La creatura infonde all'istante amore senza riserve, coadiuvato dall’intesa resa possibile dalla capacità di Tryunur di comprenderne l’essere. Di fatto Thetrys resasi conto dell’umore di Tryunur si acchiocciola con il musino spingendo sul suo torace, con un cenno su e giù della testa manifestandogli chiaramente l’intenzione di farsi cavalcare incitandolo a salire. Tryunur emozionato e incuriosito allo stesso tempo, quasi impacciato sale in groppa a Thetrys e l’entusiasmo erompe glorioso, da indurlo a essere raggiante, nonostante gli avvenimenti ostili che hanno appena caratterizzato il momento. E allarga le braccia in segno di espansione gridando a tutta voce …

<< Mamma, papà vi salverò ve lo prometto!>> e dimesso si gode la vista di tutta Lescanletem dall’alto.

Thetrys … si leva in aria concentrato a sorvolare i cieli accogliendo alacremente il suo nuovo amico, eseguendo volteggi mirabolanti, con l’intento di portarlo dove sa che potrà trovare sostegno per la ricerca dei suoi genitori. Per natura il Microraptor Gui è disposto a concedersi celatamente a una sola persona Come se cercasse fra tante l’essere umano che gli si addice. Divenendo per il favorito come una sorta di portafortuna, a cui si dedica con affetto incondizionato.  Sottraendosi senza ombra di dubbio alla vista degli altri che potrebbero indisporlo. Thetrys dopo una serie di acrobazie e planate spettacolari si indirizza a Statonia nel palazzo Orsini. Punto nevralgico di incontri per unire le forze che osteggeranno Zorhobos assieme ai cavalieri della farfalla dorata.

 Nel frattempo … la piccola Saturnia nel pieno delle sue energie cerca di tenere sveglio Niccolò per evitare che si congeli a causa del gran freddo che permea nelle segrete. 

<<Niccolò!>> strilla Saturnia.

<<Niccolò ti prego svegliati. >> Implora.

Il giovane Niccolò inerme e imprigionato nella morsa di ghiaccio cerca di schiudere leggermente le palpebre ma faticosamente riesce a tenerle aperte.

<<Niccolò ti prego è importante che tu riesca a mantenerti sveglio. >>

<<Lo so Saturnia ma non ci riesco è più forte di me devo chiudere gli occhi. >> Gli risponde lui debole e sommesso.

<<Guarda! Ti prometto che se tu cerchi di svegliarti realizzerò per te dei volteggi che non ho mai eseguito, ti prego Niccolò. >> ribadisce Saturnia e con le piccole manine lo accarezza nelle palpebre per cercare di tenerle aperte.

<<Oh! Saturnia mia piccola e meravigliosa creatura lasciami dormire sii gentile. >>

<<No! No!Non devi lasciarti andare Niccolò se ti abbandoni alla morsa di ghiaccio per te è finita e anche per me, lo sai gradirei ancora qualche giorno di vita assieme a te. >>

<<Perdonami Saturnia so che in funzione della mia missione la tua permanenza qui è assicurata ma è davvero contro la mia volontà, la forza che mi spinge a chiudere gli occhi credimi. >> afferma Niccolò con la bocca impastata e gli occhi che si chiudono realmente da soli.

<<Oh Niccolò! Dobbiamo liberare Aurora e tutti gli altri! >> esclama Saturnia avvilita e dal suo visino le lacrime cominciano a sgorgare impassibili. Tuttavia le stesse vanno a poggiarsi sul viso di Niccolò che a quel tocco di lieve acquerugiola si ravviva all'istante. Non par vero il giovane riprende energia. 

<<Piccola che c’è perché piangi?>> Le chiede Niccolò sorpreso.

<<Per la ragione non volevi più lottare. >> Gli risponde Saturnia

<<Come non volevo più lottare?>> Domanda lui.

<<Emh… ti stavi lasciando completamente andare fra le braccia della morsa di ghiaccio. >>

<<Ops! Mi spiace Saturnia non me ne rendevo conto, forse a causa di questo freddo glaciale. >>

<<Infatti, è proprio a causa del freddo che ti stavi lasciando andare, volevi solo dormire. >>

<<Mi dispiace Saturnia cercherò di non darti più pensiero tenendomi sveglio d’accordo piccola. >>

<<Grazie Niccolò ora guarda eseguirò per te dei volteggi mai compiuti. >>

<<Oh quanto sei graziosa ma non è necessaria l’esibizione Saturnia grazie. >>

<<Ma io te l’ho promesso qualora ti fossi svegliato e di solito mantengo quello che dico. >> Asserisce lei.

<<Va bene allora ti guarderò con stima. >> e si pose a ridosso della parete osservando tale meraviglia.

Saturnia caracolla giocosa in un carosello di piroette mirabolanti mentre Niccolò si stupisce dinanzi a tanta bravura contenuta in un piccolo essere.

<<Grazie creatura straordinaria!>> esplode raggiante.

Nello stesso momento svelta e risoluta Matilde si concentra a Manjmarjntyur a poche miglia da Argon e dalle altre isole dell’arcipelago, dove vive l’imperatore Tyurhamyno. Un tratto di costa di unica bellezza, precisamente a Portus Scabri. Nel luogo in cui arroccata vi sorge la stupenda fortezza sua dimora che domina il borgo; circondata da un ampio fossato sul lato sud ed est, dove poggia incastonato un ponte levatoio marmoreo arricchito da statue a forma di luna. La roccaforte è interamente costruita su tre livelli, due dei quali in cristallo elevati alla luna a un’altezza di venti metri, creando un’atmosfera incantevole e seducente allo stesso tempo. La facciata si mostra simmetrica decorata da magnifiche finestre. Mentre  l’ingresso è posto sull’asse centrale dove fanno breccia portali, balconi, logge rivestite interamente di boccioli in fiore e corolle di luna. Che diffondono addirittura fasci di luce sberluccicoso, mentre la prospettiva visiona il panorama dell’arcipelago in un’estensione di beltà unica. Più avanti vi è una piccola corte con scalinata a voluta in pietra marmorea per salire ai piani superiori. Successivamente balconate e portici sinuosi conducono all’ultima scalinata alla sommità del torrione, che regge uno spiazzo sferico rialzato ai bordi a forma di globo lunare ellittico con la superficie riflettente. Tale globo, infatti, diffonde i raggi lunari in tutto il borgo e con l’occasione trasmette lo spettacolo ineffabile delle eclissi di luna in tutte le sue fasi. Il dedalo del percorso per arrivare in cima alla fortezza presenta un appariscente sfondo scenico.

Poiché ai suoi lati mirabili elementi finemente strutturati fanno breccia allo sguardo dell’osservatore. In cui si vede un satellite in orbita, piuttosto che la raffigurazione di Ani Dio del cielo, o Saturno. Invece che  il sole, piuttosto che la magnifica scena scultorea delle Dee Etrusche Tinia che corrisponde a Giove, Artume Dea della notte e della luna e Cautha Dio del sole.  Successivamente si snodano otto torri, che dalla morte dei genitori Tyurhamyno ha voluto designarle a inventori e scienziati in ambito della ricerca. Ognuna delle quali ha lo scopo di portare i fenomeni della luna a rilievo. Poiché si studiano i ritrovati della materia prima di cui fatta la luna. Gli scienziati e Tyurhamyno studiano i fenomeni che come la rotazione attorno al suo asse, oppure del motivo che non brilla di luce propria ma riflette quella del sole, che orbita intorno al globo e via dicendo. Le torri mostrano una bellezza impareggiabile rappresentata da figurazioni dal tema astrale. Nelle stesse si aprono a pianta ottagonale dieci sale trapezoidali a piano terra e altrettante le si può trovare al secondo e terzo piano. Presentano enormi e numerose feritoie a forma di luna disposte in modo asimmetrico, dove in ognuna di esse si vede a volte un angolo di cielo con la luna piena o calante, oppure uno scorcio di volta celeste che mostra le stelle. A volte la rappresentazione è a tal punto plausibile che ti ritrovi senza fiato. Poiché si ha la sensazione di poter non solo contare le stelle, bensì di toccarle. Fai parte della scena da protagonista. Sei esplicitamente a contatto con l’Orsa Maggiore, piuttosto che con Sirio, Orione, Antares e il firmamento compare in tutta la sua magnificenza superba ed elegante da vero sovrano.

Sui terrazzini della gradinata a due rampe di rappresentanza che conduce al primo piano, nicchie decorative mostrano frammenti di luna assemblati in calchi di alabastro con decorazioni in tema. Per giungere al termine della scalinata che accede alla sala del trono. La figurazione scenica è a dir poco spettacolare. Rialzati da terra e avvoltolati come sospesi in aria vi sono i pianeti che volteggiano, seguiti dalla luna che si distingue per luminosità. Circondano il trono che primeggia rialzato da un basamento in pietra marmorea che si mostra a forma di satellite lunare. Un’interpretazione eseguita mirabilmente a livello scultoreo un risultato davvero lodevole. Dove l’arco posto al termine della sala riflette la sfera celeste, e per finire poggiato su una colonna in marmo bianco vi è il blocco Luhx a forma di luna circondata da frammenti scultorei di corpi celesti. All’imperatore è stato dato lo pseudonimo di “pelle di luna” poiché la sua chimerica carnagione è permeata da un velo marmoreo. A causa dell’usuale esposizione notturna pare usufruire di quel dono speciale di patina velata di polvere di luna conferito dal satellite stesso, da renderlo etereo. Ha capelli dorati, lisci e lunghi fino alle spalle, occhi di un verde smeraldo che infondono vigoria; la bocca delle più sensuali che si possano vedere, il naso in linea con il viso e le mani eleganti. La sua eccellente figura gli permette di muoversi all’insegna della beltà maschile, ancheggiando senza rendersi conto di avere un lato “B” da far perdere la testa a qualunque donna lo scorga passare fugacemente. Indossa una tunica media lunga con maniche decorate, un mantello succinto sovrapposto sulle spalle in tessuto leggero e trasparente, che mette in evidenza la sua virile figura, lasciando intravedere le forme scultoree. Ai piedi indossa semplici scarpe di cuoio trattenute da legacci. Tyurhamyno completamente glabro e bello come un adone, possiede un’indole serena e idealista. La quiete che conserva nel cuore gli concede di coesistere nella sua fortezza per gli sviluppi del suo sapere in modo favorevole. Amato e stimato da tutti, è conosciuto nel circondario per la sua benevolenza, poiché devolve parte dei suoi diamanti ereditati, ai fini di cause morali che coinvolgono la sua gente. Tyurhamyno vive solo a Portus Scabri, favorito dai suoi cortigiani, dai fidi e stimati consiglieri, dalle solerti ancelle e dal maggiordomo Tyess il quale si dedica a lui dai tempi della sua venuta al mondo. Poiché i genitori lo hanno generato a tarda età e gli sono venuti a mancare di morte naturale dovuta alla vecchiaia. È’ quindi  l’ultimo reggente del regno di Luna. Nel luogo in cui si deve ingegnare dall’onere più gravoso. In altre parole riuscire a estrapolare dai raggi di luna l’energia necessaria per il bisogno del regno. Calcolando all'incirca la forza necessaria affinché il borgo e i suoi sudditi possano prolificare e prosperare, dal momento che si alimenta unicamente con quella fonte vitale. Lo strato di luce lunare che avvolge l’imperatore ventenne è conosciuta in tutta Etruria. Le genti fanno a gara per entrare nelle sue grazie e una miriade di damigelle sognano che diventi il loro sposo. Mentre lui con garbo è indotto a rispedire le beltà femminili al luogo di provenienza, visto che per il momento non ci pensa affatto all’idea di sposarsi. Matilde per l’occasione si è vestita in modo decisamente appariscente. Il solo guardarla non può che generare stupore agli occhi dell’imperatore, sicura di poterlo raggirare in breve tempo. Indossa un abito in damasco color ocra con strascico, il corpetto aderente con maniche applicate, vistose merlature all’ampia scollatura a triangolo, all’attaccatura delle maniche e ai polsi, con una collaretta a ventaglio di un colore giallo infuocato, una lunga catena decorativa scintillante che percorre tutta la circonferenza della veste, snodandosi a spirale fino in basso. La donna giunge dinanzi alla facciata della fortezza che mostra un’imponenza architettonica notevole. Invece il portale si apre sul lato nord del castello, impreziosito dalla monocromia dei marmi del blasone che presenta la Dea della luna Losna. La donna si fa annunciare dal capo dei guardiani poiché deve conferire con l’imperatore Tyurhamyno. I guardiani informano il maggiordomo Tyess che veste un abito di linea tubolare con un mantello appoggiato sulle spalle, e lo stesso avvisa l’imperatore della petizione della donna, riferendogli che la stessa vuole  fargli dono, ai fini delle sue osservazioni, di un ritrovato lunare di cui è in possesso. L’imperatore in buona fede lungi da pensare a raggiri e per carattere fiducioso nel rispetto degli altri, serenamente la fa accomodare senza porsi alcun problema. In uno scenario di pregevole bellezza si mostra la sala dei ricevimenti dove l’ospite ha l’impressione di entrare direttamente in una struttura dotata di tutte le comodità possibili e immaginabili a livello distensivo, per contemplare, rifocillarsi, riflettere e ristorarsi. Luogo in cui lo spazio che separa il salottino con i divani a forma di luna è costituito da un’ingegnosa struttura dall’effetto carosello di asteroidi che piroettano su se stessi attorno alla stanza. Spostandosi con moto circolare sopra un incavo a effetto geyser e caracollando sinuosi in un movimento impercettibile davanti ai sofà. L’articolato meccanismo di elementi ideato da Tyurhamyno porta di volta in volta o una pietanza, un bicchiere con del vino, piuttosto che un dolce, poiché quando gli asteroidi arrivano a ridosso del sofà, si dirige verso il basso schiudendosi a vassoio, rilasciando quello che avevano all’interno, sapendo quanto l’ospite desiderava.

<<Prego si accomodi. >> le disse l’imperatore che con la sua bellezza è riuscito quasi a scongelare Matilde, che dopo aver guardato Tyurhamyno attentamente ha la percezione di cosa sia la bellezza maschile concentrata in un unico elemento.

Nonostante nutra per Zorhobos suo padrone uno stimato interesse del quale vi ritrova anche la bellezza. Decide però che l’unica arma a suo favore per poterlo raggirare, sia come sempre la tempestività senza farsi incantare dalla bellezza che scaturisce il giovane. Deve agire subito. Non deve assolutamente lasciarle il tempo necessario a replicare. Si deve concentrare affinché non ci sia  nessun vuoto temporale, nemmeno per i convenevoli di rito, altrimenti ne va del rapimento stesso. Poiché gli occhi dell’imperatore dimostrano uno strano luccichio, che ricoperto di quella patina di luna che lo avvolge esaltandolo a Dio della luna a Matilde non ispira per niente. Gli asteroidi arrivano a ridosso del sofà dove Matilde e l’imperatore si accingono ad avviare la conversazione e lo schiudersi a vassoio di uno di essi rilascia dei dolcetti e una bevanda fresca per l’ospite.

<<Allora mi dica gentile Matilde è qui per farmi vedere un ritrovato luminoso lunare in suo possesso, mi pare? >>

<<Infatti, imperatore mi dispongo a farglielo vedere. >> Gli risponde risoluta e decisa Matilde, nonostante per la prima volta in vita sua le capita che un uomo riesca a metterla in imbarazzo. Vuoi per la chimerica pelle di luna, vuoi perché è completamente glabro dall’effetto scultoreo e seducente, o per quell’aria di unicità che gli si scruta nell'animo, al punto da smuovere perfino il gelo di Matilde. La donna ora smuove dalla sua veste la catena decorativa scintillante che le serviva per la seduzione e ne preleva una piccola parte.

<<Ecco vede imperatore si tratta di questo ritrovato luminescente che permette di scorgere la luna nonostante la lontananza che ci separa da lei. >> Proferisce serafica.

L’imperatore incuriosito tocca la curiosa catena prendendone un lembo che gli si avvinghia subito alla mano delicatamente.

<<Mah! Come è possibile?>> Domanda lui.

Deve semplicemente recarsi vicino all’arco posto al termine della sala che riflette la sfera celeste, dove vi è il blocco Luhx da lì riuscirà a scrutare meglio la volta celeste, poiché ci sarà il processo di avvistamento illuminante scaturito da questo ritrovato. >> Risponde lei.

<<Oh! È così semplice? >>

<<Si l’imperatore. >>

<<D’accordo vado. >>

Come volevasi dimostrare invece che dare all’imperatore la possibilità di scrutare il cielo, dal momento esatto che lo stesso muove i primi passi, la catena decorativa scintillante comincia ad avvilupparlo completamente, rilasciando delle minuscole particelle di materia luminosa che si dissolvono in tutta la sua persona, imprigionandolo del tutto. Intorpidito e reso inerme Tyurhamyno è perduto. A quel punto Matilde sagace e calcolatrice lo ipnotizza conducendolo sul blocco Luhx, da dove ci sarebbe stata l’immediata trasmigrazione a Urgon. 

Poco dopo imperterrita e decisa più che mai a ridurre i tempi, la donna spietata si muove all’insegna dell’isola Zelur Tezan Ois, alle secche della Meloria. “Doppia via dell’acqua”. Così vengono chiamate per via della prima struttura composta da un meraviglioso faro. A cui hanno dato il nome di Farozec, ebbene lo stesso segnala la presenza delle basse profondità che si estendono a ovest di Herculem per circa nove chilometri, mentre la sua struttura imponente sovrasta il cielo in un crescendo di sfumature surreali, come a sembrare l’ininterrotto tulle del mare. La struttura del faro è composta interamente da una materia che pare acqua, o per lo meno, sembra vera e propria linfa marina. Sviluppata in un rocambolesco e sinuoso stile architettonico si mostra attorno all’area e per tutta la sua circonferenza, difficilmente riesci a percepire dove finisce il faro e dove comincia il mare. Il complesso di elementi che si allarga in una scalinata circolare a spirale, sembra rivestito di quel velo da sembrare onda del mare in balia della brezza. E sale fino ad arrivare al meccanismo che aziona il fascio luminoso che si espande per parecchi chilometri, affinché le imbarcazioni propizie lo possano scorgere. La seconda meraviglia costruita piana sul mare a formare una compagine inverosimile sospesa nelle sue acque è la torre della Meloria, chiamata Torretular dove dimora Zyxzyan l’imperatrice bambina. Torretular è composta da quattro pilastri di macigno marino, che sostengono gli archi gotici, completamente concepiti con quella strana materia di acqua marina. Mentre lungo i suoi lati permettono il libero corso delle acque. Anche qui difficilmente vedi realmente dove finisce la struttura e cominci l’acqua del mare. Prestigiosa e imponente erge la rappresentazione più bella, uno stupendo ponte di collegamento con la torre e il faro costruito con scrupolosi particolari, interamente di cristallo dalle velature di linfa marina. In entrambi i lati si sviluppano le scale a spirale a ventaglio luminoso, che danno l’impressione di essere in mezzo al mare. Questa meraviglia propone fino a salire in un crescendo di volute, una sequenza di tredici splendide logge, da dove in ognuna di esse vi è una particolarità rappresentata. In ogni terrazza racchiusa nella sua nicchia, c’è rappresentato un titano d’acqua marina, o meglio una scultura adorna di madreperla, corallo e gemme che segue il percorso dei visitatori. La prima loggia ospita una splendida raffigurazione di Nethuns con il suo tridente, la figurazione della seconda invece è di una sfavillante Sirena, la terza loggia mostra un gigantesco Tritone. Proseguendo si nota una balenottera azzurra, e in seguito in un’altra loggia ci sono raffigurati un gruppo di delfini completamente di cristallo adorno di gemme preziose. E’ un continuo stupore poiché andando avanti una sublime composizione di coralli policromi lascia senza respiro. E poi stelle marine ciclopiche, una coppia di narvali incantati, enormi gigli di mare, anemoni giganti; una titanica tartaruga marina con gli occhi di madreperla, due pesci farfalla in amore e per finire una conchiglia di rara bellezza con la perla all’interno pura e luminescente. L’imperatrice Zyxzyan si è ritrovata a essere orfana a seguito di un’epica battaglia dove orde di briganti hanno ucciso l’imperatore Zysxur suo padre e Zayta sua madre. Rimasta sola all’età di nove anni, Zyxzyan, si è vista costretta, suo malgrado, ad affrontare un incarico inesplicabile vista la sua tenera età. Tuttavia nonostante questo porta avanti i suoi obblighi con austera competenza, adempiendo tutti i doveri e gli oneri conferitale, con determinazione, lo spirito e il coraggio, tramandatole dai suoi genitori. Ogni qual volta c’e da prendere una decisione sulla prosperità di Zelur Tezan Ois si predispone in prima persona a ottemperare a una risoluzione. Il che significa che deve  recarsi al “Cexana Marni” il gran concilio, che comprende due ripartizioni, quella del “Farozec” e l’altra della “Torretular”. Nel luogo in cui ogni Maru si consulta con lei per proteggerla da eventuali cospiratori e dove si prendono le decisioni unanimi e giuste in merito alle questioni costiere e marinare. L’ambita posizione dove sorge Zelur Tezan Ois rappresenta fin dai tempi remoti, un sicuro rifugio e punto privilegiato di controllo delle vie di comunicazione delle imbarcazioni. Comprende all’interno del suo perimetro, l’area dove si accede salendo una lunga rampa, all’androne dal cortile grande. Dove è collocato uno splendido pozzo merlato. Antistante all’ingresso si incontrano due archi e una tribuna sorretta da pietre marmoree scolpite, alle quali l’imperatrice prende parte con il consiglio alle riunioni.


Capitolo quarantaquattresimo


La zona abitativa comprende diversi ambienti, di cui l’area sopraelevata è suddivisa in tre sale adibite a locali abitativi e di ricevimento. Raggiungibili dal basso, per mezzo di un’imponente scalinata marmorea, dove la residenza straordinaria dell’imperatrice è raggiungibile da sud tramite una scala con palco e un portale d’entrata con volta. Nell’ampia sala con massicci pilastri dirimpetto alla residenza signorile c’è la sala del trono che consistente in un’imponente conchiglia a ventaglio marmorea, la cui gemma è la poltrona a forma di perla. Dove si accomoda l’imperatrice per proferire con i suoi sudditi. Ai lati della conchiglia gigante ci sono due fontanelle entrambe decorate con splendidi coralli, mentre al loro centro c’è un piccolo delfino scolpito che spruzza l’acqua e incastonato e decorato egregiamente sorge il blocco visivo Aqhyx. Mentre segue un ampio spazio designato a diversi locali adibiti a laboratori per gli studi delle attività marittime. Oggi l’imperatrice bambina veste una tunica morbida colore del cielo a maniche lunghe la toga trattenuta sotto il seno da una cintura incastonata di preziosi coralli, dà slancio alla sua esile figura. Indossa uno scialle a larghe volute, un copricapo a forma di tiara che si appoggia sulle spalle; una perla lo tiene fermo sul petto, orecchini che approdano alla schiena e una collana dello stesso corallo. Tutti nel circondario conoscono le abilità determinanti e ingegnose dell’imperatrice bambina, la quale si prodiga affinché le conoscenze in merito alla navigazione diano ottimi risultati volti al progresso. Dove non c’è condizione climatica, perturbazione in arrivo, maremoto, che non riesca a prevedere ai fini di avvisare i navigatori di come agire attraverso il suo avvertimento. Riesce a far fronte a questi incarichi grazie e soprattutto ai suoi genitori, che prima di andarsene le hanno svelato il segreto che li ha seguiti per tutta la vita. Segreto che lei custodisce amorevolmente poichè tramandato di genesi dai loro antenati, in grado di  conferire la loro percezione e conoscenza tramite un responso celeste. Ed è custodito tra il Farozec e la Torretular. Per accedervi bisogna avvicinarsi in un punto particolare, costituito  da una piccola cavità di color corallo, dove premendone la falda destra fa erompere un piedistallo che sgorgante d’acqua cristallina, contiene al suo interno un oracolo di fattura e bellezza straordinaria. È un mappamondo grande all’incirca settanta centimetri, rivestito e intercalato di corallo, diamanti cristallini, prismi sinuosi e sporgenti che ne contrastano le venature. La luce risplendente genera il getto d’acqua che sgorga attraverso il piedistallo che si snoda attraverso il corallo. Il prisma e il diamante spargono una fragranza straordinaria che sa di gelsomino e origina una nuvola di soffice solvenza evanescente. Che rende possibile la visuale per approfondire la conoscenza in merito all’attività marittima e condizioni climatiche di cui l’imperatrice bambina con prudenza dispenserà nel caso ce ne sia bisogno e a chi ne facesse richiesta.

Matilde indossa una tunica azzurra larga e sinuosa contenuta da due cordigli perlati, uno alle anche e l’altro sul petto, un leggero mantello le ricade morbido sulla spalla sinistra, dandole la parvenza di una semplice dama in visita.  La stessa salendo la rampa all’androne dal cortile grande, si avvicina all’ingresso e bussa per farsi aprire.

<<Chi è là?>> Chiede il maggiordomo Zherinald che veste una tunica corta grigia blu, con maniche lunghe e aderenti, sopra di questa il mantello ricamato con motivi circolari e il bavero rialzato, le gambe coperte da lunghe calze e calzari a forma di stivaletto.

A Etruria e soprattutto a quei tempi la gente soffriva di una sindrome che li colpiva tutti indistintamente. Cioè viveva beatamente, senza inimicizie, rancori, avversioni, malvagità e soprattutto non percependo il male nell’anima degli astanti. Tutto era permeato di sincera considerazione per l’uomo in generale, quindi la tendenza era quella di fidarsi ciecamente di ogni individuo, per cui anche qui il maggiordomo senza vedere oltre lo sguardo della donna bonariamente la fa proseguire.

<<Buon giorno a voi sono la duchessa Matilde di Velx chiedo udienza all’imperatrice per offrirle in dono un Astrolabio speciale dalle facoltà imprevedibili, capace di scoprire realtà incredibili marine e che sicuramente vorrà testare per i suoi stimati studi in merito all’ambiente marittimo. >>

<<Buon giorno a lei, d’accordo si accomodi pure >>. Le dice sommesso il maggiordomo.

Matilde scortata da Zherinald entra e raggiunge l’imponente scalinata marmorea, dove si vede direttamente accompagnare alla sala del trono e di fronte alla conchiglia a ventaglio marmorea. Mentre adagiata sulla poltrona a forma di perla c’è l’imperatrice bambina ad attenderla. Sopra un podio finemente decorato in alabastro con la figurazione di un’onda marina gigante dai colori cristallini è accomodato il Cexana Marni, il concilio delle due ripartizioni, Farozec e Torretular, composto da 12 elementi sei per una e altri sei per l’altra fazione, pronti a conferire con l’imperatrice Zyxzyan. Ztrifido un anziano magistrato della fazione Farozec, che veste un abito assegnato ai funzionari, la dalmatica, una veste di linea semplice ravvivata da strisce rosse che scendono verticalmente dalle spalle ai piedi, con le maniche bordate, un ampio mantello la cui ricchezza è raccolta sulle braccia. Prima di fare avvicinare la donna all’imperatrice le pone una domanda per sincerarsi che sia in buona fede e senza scopi oscuri.

<<Buon giorno Matilde>>. le dice Ztrifido. <<Per quale motivo ha considerato di portare questo dono all’imperatrice bambina e non ha pensato che so, a portarlo direttamente all’imperatore Tyurhamyno o ad altri regnanti di Etruria?>>.

<<Ecco … vede perché all’imperatore Tyurhamyno non sarebbe stato interessato a un oggetto di questo tipo anche se di notevole valore, visto che lui è ben appassionato alla scienza lunare, per quanto riguarda gli altri imperatori nutrono interessi diversi che non sono certo quelli marittimi. >> Risponde lei decisa ed eterea.

<<D’accordo, bensì ci dica allora, cosa spera di ottenere donando quell’oggetto all’imperatrice bambina?>> Le chiede Zrechile della fazione Torretular.

<<Beh! Spero di ottenere il suo consenso ai fini di una propaganda futura, per poterlo facilmente utilizzare a molti scopi a livello di sviluppo marino insomma. >>

<<D’accordo ma è proprio sicura di volersene separare poiché lo descrive come un eccellente portento?>> Le chiede Zlaika della fazione Farozec.

<<Si decisamente! Vede questo è un prototipo è mia intenzione produrne degli altri e qualitativamente migliori, proprio per questo lo dono volentieri, almeno lo potete testare. >>

L’abilità della donna nel sedurre le persone è tale da farla sembrare capace, intelligente e sicura di se, ogni qual volta si presenta agli occhi dello sventurato, che di conseguenza ne cade stregato. 

Il Cexana Marni delle due ripartizioni si dice convinto a dare udienza a questa donna che mostra delle credenziali di tutto rispetto e verosimili.

<<Va bene mi ha convinto si accomodi pure. >>

<<Grazie. >>

Matilde si apposta al trono e l’imponente conchiglia a ventaglio marmorea voltata di spalle con un movimento rotatorio gira su se stessa liberando la gemma a forma di perla, su cui è accomodata l’imperatrice. Le due fontanelle ai lati del trono zampillano prodigiosamente, creando spruzzi che si vanno a uniformare come una parete separatrice dove l’ospite è diviso dagli astanti. A quanto pare dividere la zona del trono separandola dagli ascoltatori quando tengono un’udienza è una prerogativa dei regni  di Etruria quando un imperatore gode di poteri straordinari. Quasi  a lasciare il potere assoluto in quel momento allo stesso. Matilde a quel punto intrattiene con l’imperatrice un’importante conversazione sulle possibilità dell’oggetto in questione. Oggetto del quale sa possa servire alla sua gente e per i naviganti, che nel giro di poco tempo avrebbero tratto beneficio dall’utilizzo dello stesso. La donna spendendo un po’ più di parole  spera che l’imperatrice bambina si lasci convincere perché incantata dalla proposta. Infatti, di lì a breve la stessa imperatrice spinse la donna a mostrarle l’astrolabio in questione, che con gioia si appresta a esibire soddisfatta.

<<Vede imperatrice questo astrolabio siderale è il più versatile in assoluto, il dispositivo indica l’ora e la posizione degli astri, rispetto a una rete di coordinate per riconoscere le costellazioni. >>

<<Si voglio vederlo, continui la prego. >> Dichiarò Zyxzyan.

<<Volevo dirle le ultime cose e poi glielo faccio vedere. >> le rispose Matilde vedendo nell’imperatrice sempre più enfasi.

<<D’accordo prosegua. >> Replicò Zyxzyan.

<<È un cercatore di stelle, capace di simulare la rotazione apparente della sfera celeste attorno alla terra, rispetto a una determinata latitudine. Eccolo vede, guardi quanto è magnifico. >> Le ripete Matilde sicura di attirare il suo interesse.

<<Meraviglioso!>>.

Perfino un raggio di luce in quel momento da adito a mille riflessi dorati, dove l’imperatrice lo vede enigmatico e stupendo al tempo stesso, attratta dal suo colore, dalle forme complesse e misteriose, con caratteri finemente incisi, uno strumento straordinario e raffinato per la scienza dei cieli.

<<Vede imperatrice la sua forma è sferica come una bussola dorata, finemente incisa. >>

<<Bellissimo!>>.

<<Nella parte centrale è tenuto assieme come un monile di cui al suo centro è incastonato un meraviglioso solitario, con decorazioni ai lati in oro arricciolate. Poi è caratterizzato da un labirintico e macchinoso motivo di linee curve intrecciate in lega metallica, che riproduce l’eclittica e l’ubicazione principale del cielo.

<<Continui Matilde la prego, vada pure avanti. >>

<<Infine ha un indicatore mobile a forma di piccola barra dorata con un mirino per misurare l’altezza degli astri. >>

Mentre lo sguardo dell’imperatrice  non riesce a distogliersi da quell’oggetto, lo stupore aumenta conoscendo pian piano la sua peculiarità, Matilde astuta prosegue il suo percorso di fascino. 

<<Questa meraviglia permette di stabilire la posizione relativa alle stelle in un dato momento è in concreto una raffigurazione a due dimensioni dell’universo, con la terra al suo centro, che mostra il viaggio della sfera celeste attorno al polo e consente di definire in ogni momento e per qualsiasi latitudine la posizione delle stesse. >>

<<È semplicemente magnifico!>> esclama Zyxzyan <<Sono sicura che sarà per noi fonte inesauribile di conoscenza, la ringrazio infinitamente per questa graditissima fortuna che ripone nelle mie mani, non so proprio come sdebitarmi con lei Matilde. >>

<<Non è necessario, non si senta in debito, le chiedo solamente di prenderlo in considerazione seriamente, tenendolo in mano per valutarne l’utilità. >> Le dice amabilmente falsa Matilde.

<<Sono veramente entusiasta, mi dia pure l’astrolabio, le prometto che di sicuro lo terrò gelosamente tra gli oggetti di valore di mia appartenenza, considerandone gli aspetti migliori. >>

<<Ecco vostra maestà. >> la donna glielo pone al centro delle mani.

<<Che meraviglia!>> Esclama Zyxzyan.

E come sempre succede… dal momento esatto che l’imperatrice lo gira su se stesso per ammirarne meglio la manifattura, l’astrolabio siderale o cacciatore di stelle … si apre a libro e scaturendo all’esterno un fascio dorato di luce accecante, che va subito sugli occhi dell’imperatrice e senza scampo la paralizza. In un secondo tempo Matilde con sveltezza ne approfitta. Con una mossa sicura e repentina ipnotizza all’istante l’imperatrice dirigendola sul blocco visivo Aqhyx dove viene immediatamente scaraventata a Urgon Zurhusrna.

Nelle prigioni di Urgon Zurhusrna …

Saturnia ben’accorta che il suo padroncino stesse  bene, si colloca sempre più vicina a lui per scorgere meglio qualsiasi movimento che la possa indurre a credere che si lasci andare.

<<Tutto apposto Niccolò?>>

<<Sì! Per ora si Saturnia. Penso a tutti quelli che sono costretti a vivere in un clima così glaciale, scandito da questo dispotico tiranno, che non lascia scampo alla mente umana per soggiogarla a suo piacere. >>

<<Hai ragione Niccolò sorge spontaneo il fatto di domandarselo. >> Gli dice Saturnia rattristita.

<<Inoltre mi chiedo come possano convincersi che la via della verità sia dettata da questi fenomeni di assolutismo?>> Dice ancora il giovane. <<Soprattutto mi chiedo come la gente riesca a coesistere senza necessità di libertà, di colori, di musica, di gioia, di sapori e profumi, senza l’arte manifestata nei vari profili, come non avere la necessità di assaporare le fragranze della natura?>>

<<Hai ragione è davvero triste. >>

<<Perlopiù guarda quante persone prese nella sua morsa di ghiaccio credono che possa esistere una realtà del genere? >>

<<Già! vedo Niccolò e raggelante davvero lascia un senso di amarezza infinito. >> risponde Saturnia.

Niccolò si rattrista e sopraggiunge la malinconia e maggiormente si lascia andare.

<<Sento un leggero torpore… >> replica Niccolò rivolgendosi a Saturnia

<<Come dici Niccolò?>>

<<Mi si sta annebbiando leggermente la vista. >>

<<Oh! Niccolò!>>.

Il giovane intrappolato dal freddo rischia di congelare.

<<Mi viene da assopirmi, se non fosse che una parte di me vuole uscire da questa situazione, mi sarei già addormentato, questa sensazione deve essere generata sicuramente da questa desolazione. >>

<<Sicuramente deve essere così. >> Gli risponde lei volteggiando vicino al volto.

Saturnia con le sue manine piccine cerca di tenergli aperti gli occhi.

<<Così Niccolò devi tenerli aperti mi raccomando. >>

<<Com’è difficile!>>

<<Ti prego provaci!>>

<<D’accordo Saturnia ci provo. >>

<<Niccolò ti prego non essere così triste tutto si risolverà per il meglio vedrai. >>

<<Grazie Saturnia non so come avrei fatto senza di te al mio fianco. >>


Capitolo quarantacinquesimo


In quello stesso momento un alone di mistero cala inatteso in un altro regno. Sovrapponendosi all’alabastro marmoreo che lo distingue, un raggio di sole illumina ampiamente il lago Fossae donandole una patina di lustrini fiabeschi, luogo questo in cui risiedono gli imperatori del regno di Fossae Papirianae. L’imperatore Zilaocapu robusto simpatico e aitante, dai capelli neri e gli occhi color cioccolata, tipicamente veste in modo sobrio per essere agevolato nei movimenti quando è solito andare a caccia da buon falconiere.  Con un farsetto che arriva fino alle ginocchia, abbottonato sul davanti con bordo inferiore dentellato e maniche fino al gomito che terminano a imbuto, un mantello corto con cappuccio e brache aderenti e cintura con appesa la borsa ricamata. Tatya sua imperatrice minuta e graziosa dai capelli castani chiari, occhi scuri, veste un abito color dorato con cintura posta molto in alto dalla quale la lunga coda della veste ricade in ampie pieghe, conferendo lo slancio alla figura, i capelli sono raccolti in nastri e fili di perle. Il lago di cui ha isolato parzialmente lagune e acquitrini, si snoda in un intercalare di incomparabile bellezza. Immerso in un’oasi completamente rigogliosa e rivestita di pregevole prosperità floristica. Dove l’ibisco, il falasco, lo sfagneto e rare orchidee dominano l’area circostante. Segue un meraviglioso canneto dotato di una magnifica veduta che fa da scenario a voli di aironi, falchi, Canareccioni e altri splendidi volatili,  in cui risuonano i loro vocalizzi che si congedano con il calare del sovrano. La palude eleva la sua bellezza ingemmata da una figurazione scenica di frassini, pioppi e stupendi salici. E proprio posta al centro del suo comprensorio dove la palude separa lo specchio d'acqua dal mare, si mostra ed erge meravigliosa e interamente costruita sul lago, la Fortezza Papyria degli imperatori. Luogo in cui si accede attraverso uno spettacolare sistema di camminamenti, costruiti interamente in alabastro con l’insieme a palafitta. Sulle cui sponde rialzate dall’acqua di almeno un metro e mezzo, si possono trovare passandovi attraverso delle piccole nicchie con panchina scolpite all’interno. Piuttosto che fontane curiose dove appaiono a volte le figurazioni di volatili e altre di un’originale volpe. Mentre i colonnati che accompagnano il percorso s’intersecano uno con l’altro a seconda degli stagni, delle lagune, delle isole con le superfici d’acqua. L’intero complesso si mostra come un tramaglio incredibile in alabastro fine, regolato in funzione del tempo, congeniato alla perfezione per salvaguardia. A beneficio dell’avifauna, infatti, consente ogni volta un sicuro riparo che si schiude all’alba, per favorire la visuale del paesaggio.

Piuttosto che chiudersi nelle ore del soleggiato sovrano, affinché ci si ripari dai suoi raggi, e in ultimo si richiuda al crepuscolo. Favorendo la passeggiata agli imperatori, senza il rischio di raffreddarsi o eventualmente trovarsi sotto la pioggia battente. Il materiale che ricopre i porticati di volta in volta, cambia colore e profilo a seconda della stagione e delle condizioni climatiche, consentendo più protezione in caso di tempo impervio. Si incontrano percorsi dove scalette, piccole gradinate, addirittura capitelli e statue stupende di stile imperiale concludono le intersezioni, i bivi e le confluenze che si snodano su tutta l’area dell’oasi, in un prosieguo di ponticelli, collegamenti e sopraelevate che uniformano l’insieme ordinato del luogo rendendo superba la superficie su cui sono posti.  Eccellente il passarvi attraverso. Invece a volte le chiatte che attraversano le paludi sembrano androni di un palazzo, e come una città sospesa sull’acqua si mostra placida e sinuosa e di notevole splendore all’occhio dell’osservatore.  L’ulteriore finezza degna di nota che ha voluto applicare l’imperatore consiste dal fatto, che su ogni chiatta definita da stagno o laguna, ci sia lavorato in alabastro uno speciale trespolo, dove falchi di ogni genere possano approdare e soffermarsi sull’oasi a loro piacimento. Sicuri di trovare ogni bene adeguato alle loro esigenze, senza per questo entrare in conflitto con la passione e interesse per i volatili del futuro imperatore Tryunur di Lescanletem che ne conosce alla perfezione tutte le specie. L’alabastro squisitamente lavorato con lo stile imperiale, rende la compagine di superba realizzazione, da dove attraverso balconate sospese da terra, poggioli, balaustre, splendide terrazze sono consentite le osservazioni agli specchi d’acqua adiacenti. Poi  si incontrano gli aggallati pezzi di palude galleggianti che sottoforma di vere e proprie isole formate da torba che poggia sui rizomi intrecciati dalle canne si forma uno specifico tipo di muschio che realizza soffici tappeti che ospitano la pianta insettivora Drosera Rotundifolia. Mentre regina fra tutte la grande felce Osmunda Regalis con la sua fronda verde pisello tinteggia tutta la zona con la sua avvenenza. Un incantevole ponte rialzato si snoda zigzagante terminando a ridosso della sontuosa fortezza reale Papyria dove si nota lo stile particolare con i tetti a pagoda che gli conferiscono un aspetto del tutto orientale.

D’impatto la fortezza reale Papyria risulta essere piuttosto sommessa, solo la torre sovrasta, ma l’area espositiva a partire dall’ingresso che ne attribuisce l’eleganza con i calchi di bassorilievi splendidi è davvero gigantesca. Comprende ben dieci sale delle quali non si può dire che manchino di magnificenza. Si aprono, infatti, dieci scene figurate di soggetto allegorico dove i falchi ne sono protagonisti. Due rampe di scale conducono al secondo piano che si affaccia alla sala del trono e si è calati immediatamente nell’area dedicata all’incontro con i falchi. Poiché il trono stesso è contornato di un’elegante oasi interna a effetto naturale. Ogni falco scultoreo è sapientemente posizionato su trespoli in alabastro. In prossimità della poltrona del trono decorata in rilievo a tema di un falco con l’apertura d’ali straordinaria c’è il blocco visivo Cahpu incastonato in un podio in alabastro marmorizzato. L’imperatore Zilaocapu e Tatya sua imperatrice sono famosi nel circondario per la loro grande dovizia nell’allevare falchi per la caccia. Sono soliti destinare tutto il loro tempo all’arte della falconeria ormai consolidata da anni, legata a una passione travolgente, dove il falco con la sua imponente energia primeggia nei loro cuori. Gli unici del regno di Etruria a possedere una straordinaria varietà di specie, vantando la nomea di principi dei falchi poiché ne hanno quantità mai viste altrove e tutte assieme. Il loro patrimonio in parte soggetto a migrazioni è davvero consistente. Esemplari di rara bellezza sovrani superbi e indiscussi guardiani del cielo fanno ritorno a Fossae Papirianae per assaporare le energie dell’oasi unitamente ad altre varietà. Un vario convegno di creature dell’avifauna. Come per esempio due splendidi Girfalchi regalatogli dall’imperatore del Giappone, dalla grandezza di 60 centimetri con un’apertura alare di un metro e cinquanta centimetri, bianchi con le punte delle ali nere che. Il loro volo è caratteristico, coraggioso, rapido e velocissimo sia in verticale che in orizzontale, da tempo pare abbiano conquistato l’amore degli imperatori con i loro grandi e bellissimi occhi. I quali dopo i primi periodi di addestramento un po’ estenuanti, ora si ritengono fortunati per aver instaurato con le creature una perfetta intesa. E non mancano di uscire a cavallo per divertirsi insieme alle creature beneficiando della meravigliosa sensazione di libertà. Talmente si è radicata l’intesa fra loro che quando si compiacciono delle rocambolesche virate, i volteggi sicuri, la loro potenza che domina l’area circostante, gli imperatori acquisiscono la reale sensazione di credersi capaci di volare in prima persona.

Una vera e propria colonia popola quelle superfici. Dove gli imperatori vantano per di più della presenza di quattro Falchi Pellegrini potenti e capaci nel cacciare in volo a incredibili velocità. Poi hanno tre Falchi Sacri regalatogli dall’imperatore arabo Jazuk, con le loro faccette simpatiche gli occhi tondi, grandi e vispi bordati di giallo, alcuni hanno il colore del piumaggio sul grigio e altri bianchi. Sul versante nord ci sono solitamente tre Falchi Lanario, molto più magri del pellegrino ma non meno eleganti.  Più avanti dall’altro lato compaiono due Gheppi di colore bruno rossiccio con macchie scure sul dorso. Gli imperatori Zilaocapu e Tatya dispongono inoltre di una superba Aquila Nera di Mare, di un metro di lunghezza con l’apertura alare di due metri e mezzo dal piumaggio bruno scuro, il collo, la testa e la coda di un bianco giallastro che elegante e maestosa la si vede ogni tanto signoreggiare il cielo dell’oasi per poi dirigersi compiaciuta a ridosso degli scogli nell’area più lontana vicina al mare. In prossimità del tramaglio di canali che si intersecano lungo i camminamenti sono presenti quattro Poiane curiosissime che per particolarità si distinguono quando sono in calore, perché emettono grida piangenti la cui coppia poi si innalza in cielo e ridiscende con rocambolesche e intrepide picchiate, realizzano ampi cerchi ad ali distese e si rincorrono vigorose per lungo tempo. Lungo il percorso che accompagna il canneto si mostrano fieri due deliziosi Falchi Smeriglio di trenta centimetri, dalla colorazione grigia azzurra sul dorso e rossiccia sul ventre, con le ali corte e la coda abbastanza lunga e nonostante la sua piccola taglia è un agilissimo volatore capace a catturare le sue prede al volo. Un mondo intero da percorrere sopra il drappo dell’acqua, dove volteggiano estasiati e sicuri due Falchi Pecchiaiolo sui cinquanta centimetri con un’apertura d’ali di circa un metro e trenta, bruno scuro con macchie biancastre striate di grigio. I pecchiaioli sono curiosi a causa della loro golosità per il miele quando nidificano sugli alberi e da buon divoratore di insetti li insegue fino ai nidi, anche sottoterra se capita e addirittura a una profondità di quaranta centimetri. Vicino ai soffici tappeti di rotundifolia alberga un Falco Biancone di grosse dimensioni con larghe ali smagliate, pare quasi come un’aquila reale. La sua bizzarria deriva dal fatto che si nutre quasi esclusivamente di serpenti, il suo manto è di un banco argenteo, bruno scuro, esegue volteggi di tale portata da stupire. In prossimità della palude caracolla felice un Falco Astore dal dorso grigio e il petto bianco con bande orizzontali più scure. Gli imperatori Zilaocapu e Tatya danno asilo anche a tre falchi di Palude di grandi dimensioni marrone cioccolato e più scuri sul dorso con la coda e le ali grigiastre, la testa e il collo di sfumatura più chiara. Curiosa la loro caccia prevalentemente improntata a pelo d’acqua dove catturano la loro preda con abilità. Attraversando lo stagno si presentano con capaci acrobazie due imponenti Nibbio Reale con la loro grande mole allo stesso tempo aggraziata, vantano di una maestosa apertura alare che arriva al metro e sessanta, dal capo grigio bianco e la coda color camoscio, occhi e becco giallo arancio. A ridosso del bosco dimorano due Falchi Cuculo con curiosi piedi rossi e sottocoda ramata che spicca sul resto del manto colore ardesia, con una voce stridula e acuta, sono i più crepuscolari poiché si mostrano verso sera. In lontananza nella zona del querceto alloggia un Falco Lodolaio piccolo e snello con il dorso grigio metallizzato, con curiosi mustacchi evidenti sulle guancie bianche, dal petto e il ventre bianco crema con fitte macchie nere longitudinali dal sottocoda e calzone rosso, primeggia in aria spensierato. Sul litorale sabbioso dove le dune occupano la zona, ogni tanto si intravedono due straordinari Sparvieri lunghi circa 35 centimetri, con un’apertura alare di ottanta centimetri, furbi, veloci, tenaci e instancabili, pur non elevandosi a superbe altezze la velocità nell’inseguimento della loro preda è strepitosa. Inoltre Zilaocapu e Tatya possiedono una coppia di magnifici Gufi Reali dotati di un’apertura alare di un metro e novanta lungo settanta centimetri, dall’occhio dorato e i due ciuffi di penne erettili. Signoreggiano sicuri e superbi nell’oasi al crepuscolo, liberi e selvaggi, dove ha inizio la caccia di lepri, conigli, fagiani e pernici, in cui le possenti zampe gli permettono di stritolare la preda anche di grosse dimensioni come ad esempio la volpe, rispettati da tutta la specie alata per la maestosità, potenza e fierezza che li caratterizza. E per finire danno asilo a due pettegole Civette che si elevano sovrane indiscusse nella torre. Luogo in cui le civette amano crogiolarsi al sole incantando gli imperatori, quando emette il … ku - vitt - kuvitt e il lamentoso kviun …, seguiti da gridolini stridenti che mettono in guardia gli astanti da eventuali cambiamenti climatici. Un’altra particolarità che contraddistingue questo regno è che a ogni cambio di stagione la presenza dell’avifauna nell’oasi, fornisce uno spettacolo del tutto singolare. Di buon mattino con il sorgere del sovrano esibiscono uno spettacolo unico e di incomparabile bellezza. Tutte le varietà di volatili presenti si riuniscono e da bravi dominatori e imperatori della volta celeste, si alternano e si congiungono riunite tutte le specie volti a una manifestazione di giubilo, dove danno inizio a uno spettacolo a dir poco sublime. Come in una parata o un corteo, una sfilata, esibiscono il loro peculiare défilé di razze. Realizzando un turbinio di volteggi e vortici di piroette spettacolari, giostre di acrobazie sincronizzate da esaltare a teatro lo scenario. Abili virate e incredibili planate, generando un tumulto di tale forza da infonderla a chi ne è partecipe. Per poi concluderlo rappresentando nella volta celeste un’esibizione mozzafiato. Come lo scenario del nostro tricolore quando esibisce gli aerei in un disegno ben disposto in cui si librano superbi sincronizzando ogni minimo volteggio e apertura d’ali, creando una visione solenne e soprannaturale del tutto esclusiva con un trasporto e unicità da stupire. Tutti, infatti, nel circondario ogni tanto si deliziano a questo fenomeno, che vede gli imperatori propensi a invitare i compaesani a prendere visione dello spettacolo per condividere tale splendore.  Senza contare che a Fossae Papirianae si può notare a volte un vero e proprio carosello di coleotteri e farfalle variopinte che esaltano la luminosità dell’intera oasi.

 Ecco che …

Matilde giunge a Fossae Papirianae dove si addentra in prossimità dei salici piangenti e si avvicina alla Fortezza Papyria degli imperatori, che appare racchiusa in uno scrigno lussureggiante di florida macchia mediterranea. La donna si presenta con una tunica ornata da bande decorative di color porpora, sopra di questa un mantello color cremisi ornato di fili dorati e una coroncina imperlata che le tiene i capelli raccolti. Ha con sé una grossa sacca dorata a tracolla. Decisa come sempre bussa all’ingresso principale dove il maggiordomo Nystrion si appresta a verificare chi è giunto alla loro dimora.

<<Buona giornata mia signora, posso sapere con chi ho il piacere di parlare?>> Le chiede Nystrion tranquillo ammirando la bellezza della donna.

<<Buongiorno a lei sono Matilde la duchessa di Velx, giunta fino a voi per conferire con gli imperatori in merito a un esemplare di falco, che credo loro non abbiano mai visto, e ci tenevo per questo a portarli a conoscenza della specie. >> Sostiene lei.

<<D’accordo mi dia un attimo, il tempo di avvisarli e sono da lei, nel frattempo si accomodi. >>

Il maggiordomo già di ritorno dopo due minuti esatti le dice.

<<Venga Matilde la accompagno dagli imperatori. >>

<<Si arrivo. >>  Risponde raccogliendo la sua sacca che all’apparenza sembra pesi anche molto.

Salgono le due rampe di scale che conducono al secondo piano dove la sala del trono appare immensa, e la conduce a ridosso del trono dopodiché Nystrion si congeda.

<<Benvenuta, Matilde il suo nome vero?>> Le dicono entrambi gli imperatori.

<<Si vostre maestà buon giorno a voi. >>

<<Ci faccia capire per quale motivo ci onora della sua visita?>>

<<Sapendo la vostra reale passione ho pensato di portarvi a conoscenza di un’esemplare di falco che magari manca ai vostri saperi. >>

<<Ma certo siamo curiosi di conoscere tale creatura, ebbene lei come lo ha saputo?>>

<<Beh! Tutti a Etruria conoscono la peculiarità che distingue il vostro regno, l’ambizione e la passione che segnano i vostri impegni con la falconeria e di molte altre specie dell’avifauna di cui siete in possesso. >>

<<Ci mostri allora questo esemplare, ma mi permetta la domanda banale, dove lo tiene?>>

<<Qui nella mia sacca, vedete?>>  Risponde serafica Matilde estraendolo dalla stessa lentamente per mostrarglielo. <<Eccolo vedete?>>

<<Oh! Meraviglioso, di un’eleganza innata, portamento distinto e fiero, stupendo esemplare!>> Esclamano entrambi.

<<E di quale razza si tratta?>> Chiede l’imperatrice.

<<È denominato il Falco della Regina, poiché con le ali lunghe e strette che superano la coda quando sono chiuse è come se cingesse un manto, oltretutto gli permettono un volo elastico, erratico ed raffinato. >>

<<Davvero bello, elegante il suo manto color cioccolato. >> Afferma l’imperatore.

<<Sì e guarda il becco è di colore corno e nero verso la punta, stupendo. >> Afferma Tatya.

<<Di cosa si nutre?>> Le chiede Zilaocapu.

<<Si nutre di coleotteri, libellule, cavallette, locuste, cicale che cattura e mangia in volo. >> Risponde Matilde vagliando l’ilarità degli imperatori felice quindi di estasiarli.

<<Guarda Zilaocapu che occhio gagliardo e acuto possiede. >> Dice Tatya rivolgendosi all’imperatore con un soave sorriso, facendole chiaramente capire che vuole tenere con sé quell’esemplare.

<<Si hai ragione mia cara, sarei contento anche io di tenerlo. >> Le risponde l’imperatore, munito di una sensibilità estrema e in un’intesa perfetta con l’imperatrice.

<<Posso accarezzarlo?>> Chiede Tatya rivolgendosi a Matilde.

Matilde d’altro canto non aspettava altro per stringere i tempi di cattura di conseguenza le rispose.

<<Ma certo, farò di più, glielo porgo sul braccio imperatrice. >>

<<Oh! Che meraviglia! Grazie. >>

Gli imperatori non immaginavano di poterlo avvicinare così presto e felici esprimono il loro totale beneplacito alla venuta della creatura. Ed ecco che nell’attimo in cui la donna sta per poggiare l’esemplare sul dorso del braccio di Tatya, l’anello di cui era fornito posto nella zampa destra, si sfila.  Generando un turbinio di evanescenti raggi luminosi che li avvolge entrambi in un vortice di fumo, avviluppandoli a spirale dentro questa giostra di vapore. Inebetiti e storditi si lasciano attirare da Matilde che con l’abilità di una volpe li conduce nel blocco Cahpu dove da lì avrebbero attraversato Xzarlopea lo specchio del tempo che li condurrà a Urgon Zurhusrna dall’imperatore Zorhobos.

Frattanto nella cella…

<<Niccolò? Niccolò?>> Lo chiama ansiosa Saturnia.

<<Sat…sa…s…>>. Il giovane ormai esanime cerca di pronunciare il suo nome.


Capitolo quarantaseiesimo


Intanto a Tarxuna Zec Mlax città madre di tutta Etruria unica nel suo genere, un’invasione silenziosa velata di arcano si insinua fra le lande. Il borgo sorge su un ampio altopiano in provincia di Castrum Viterbii a Latium Vetus nel litorale Maremmano, stretto in uno scorcio di prateria adiacente alle saline di Tarxuna a ridosso di uno sprazzo recondito della riserva naturale. Dove dimorano ambienti di spiaggia, stagni salati, steppa mediterranea e serena pineta. Nel luogo in cui la duna costiera è soggetta  a erosione marina e la vegetazione muta a seconda del luogo. Ebbene al suo centro vi è un’estesa radura che ospita in tutta magnificenza la reggia degli imperatori Zixhjlar e Zilcanea. Reggia lussureggiante e rigogliosa progettata in modo tale da essere del tutto speciale per via delle peculiarità singolari dell’imperatrice. Zilcanea ha un aspetto davvero paradisiaco, si muove sinuosa con la capigliatura color rosso purpureo, ha le lentiggini sul viso che le donano un aspetto originale e la sua gracile figura appare luminosa da lasciare stupiti chi la osserva. Tutto dell’aspetto dell’imperatrice è sublime, dal colore dei capelli, piuttosto che dalla figura; dalla pelle che oltre alle lentiggini gode di sfumature screziate di madreperla rendendola celestiale, dagli occhi blu cobalto che creano un contrasto sconvolgente, alla bocca permeata di un color fucsia che irrompe nel suo volto delizioso. Zilcanea indossa una tunica di un delicato tessuto a minutissime pieghe colore avorio, con i lembi allacciati sulle spalle, il mantello avviluppa il braccio sinistro e scende fino a coprire quasi completamente la parte inferiore della tunica. Porta i capelli sciolti lasciati cadere alle spalle e trattenuti con fili di perle e ai piedi calzari semplici color avorio. A vederla si ha l’impressione che abbia la sembianza di una bambola di pregiata porcellana. L’imperatore Zixhjlar invece è uomo solare, allegro è decisamente scrupoloso ed è felice di stare accanto a una perla di saggezza come sua moglie. Ha conquistato la stima dei suoi sudditi, per aver reso decisamente dinamico il servizio di divulgazione agli interscambi dei suoi lussureggianti giardini. Di cui vanta varie specie di piante, alberi e fiori, che di volta in volta elargisce al suo popolo portandoli a conoscenza dove ce ne sia l’occasione delle nuove varietà. Gli impegni relativi al suo florido eden lo tengono occupato per gran parte del tempo, in cui si dedica con entusiasmo a favore della gioia dell’imperatrice che riempie di doni. L’imperatore Zixhjlar ha la pelle bronzea forse generata dal fatto che sta sempre nei rigogliosi giardini all’aria aperta. Ha gli occhi neri e i capelli alle spalle leggermente ramati tendenti al bruno, due fossette quando ride e una bocca rubacuori. Veste con una tunica color crema, la cui ricchezza è contenuta in vita da una cintura, ai piedi calza scarpe con larghi rinforzi di cuoio aderenti al piede, le brache coprono il ginocchio e indossa un medio mantello puntato sulla spalla destra  che scende sul dietro, lasciando completamente libere le braccia. La caratteristica che contraddistingue l’imperatrice Zilcanea è generata dal fatto che ha una predisposizione insolita e molto particolare. Vale a dire che quando sogna ha il potere di alzarsi in volo proprio come un fantastico uccello del paradiso. La cosa incredibile però sta nel fatto che lei è convinta di sognare, al contrario invece tutto si distingue nella realtà come un vero e proprio prodigio. Nel vero senso della parola, qualora l’imperatrice avverte un pericolo incombente e sviluppato in un luogo preciso, o una situazione particolare, subentra impetuosamente in lei la voglia di alzarsi in volo per non mettere a repentaglio la sua incolumità. Con l’energia semplicemente generata da una spinta determinata con il solo pensiero di poterlo fare, lei si alza appena un poco… ed ecco che come un fenomeno si libra in volo ed è pronta a sorvolare i cieli della zona circostante. Realizza prodezze non indifferenti eludendo gli eventuali malfattori o pericoli in corso rivelandosi il giorno dopo come azioni realmente accadute.  Ad esempio una volta le capitò di sognare che mentre era a Tarxuna a fare acquisti, la volevano a tutti i costi rapire. Scaturì in lei e senza indugio la forza della sua difesa particolare, ancor prima che i manigoldi la potessero toccare, davanti a tutti i borghesi si alza spiccando il volo con tale semplicità, come fosse una cosa così naturale e fossimo nati con quella caratteristica. E serafica con stupore di tutti sorvola al di sopra delle loro teste l’area attigua. Non solo, grazie al fatto che si era alzata in volo si accorge di una damigella che stava per cadere da un parapetto che aveva ceduto sotto i suoi piedi e Zilcanea passando proprio di lì la prese e la riposizionò a ridosso della finestra della sua stanza, lasciando la stessa incredula all’accaduto. Non sapeva nemmeno se doveva piangere o andare a ringraziare direttamente l’imperatrice che sa abitare nella reggia più bella del regno di Etruria. La gente del borgo stupita e meravigliata non poté che sbarrare gli occhi dinanzi a quella visione, ammirando incredula i volteggi dell’imperatrice e la sua meravigliosa figura celestiale, quasi invidiandola per quel dono particolare. Che a quanto pare le è stato concesso unicamente da qualche fonte di ignota natura o chissà da quale entità. Il fattore principe però è che il giorno seguente si ritrovava assediata dalla gente del borgo che è solita farsi preannunciare dall’imperatrice per poterla ringraziare, considerandola una vera eroina. Poiché c’era a chi aveva salvato la vita, piuttosto che prestato soccorso ed evitato a un ladro di rapinarlo, o a chi magari il piccolo gattino si era intrufolato in un tetto e risultava troppo alto per poterlo recuperare. Di cui azioni l’imperatrice stessa ignorava di averle compiute visto che la sua è una sindrome che si può quasi definire “sonnambulismo volante”. Di conseguenza il mattino dopo non può ricordare nulla di quanto accaduto. Quindi mentre gli astanti si prostrano a lei ringraziandola ne rimane ogni volta stupita e allo stesso tempo divertita. Li asseconda ascoltandoli dando loro il benvenuto, accettando i loro doni, che altrimenti avrebbe recato loro offesa respingendoli. L’effetto era generato da un sonnambulismo specifico dovuto all’influenza di Cassiopea che le permetteva in stato di sonno-veglia, di adempiere il suo sogno formulandolo con la facoltà di volare. Ma la peculiarità più curiosa sta nel fatto che all’insaputa della stessa imperatrice può generare un effetto domino se solo riesce a trovare la chiave per poterlo realizzare affinché anche i suoi sudditi possano beneficiare di tale dono. Non dovette aspettare molto perché si verificasse tale concessione. Poiché durante un altro sogno capì realmente come doveva fare per donare anche agli altri la stessa possibilità. Nel sogno successe che il borgo fu assediato da furfanti e veri malfattori i quali cercavano in tutti i modi di recare danno alla gente bene del luogo. A quel punto Zilcanea scampata dalle grinfie di un truffaldino, sorvolando i tetti del delizioso borgo di Tarxuna Zec Mlax inizia a incutere forza, energia, determinazione e costanza anche a quelli che si trovavano in momenti di difficoltà. Successe così per caso… quando la si scorgeva volteggiare in prossimità delle loro abitazioni le chiedevano apertamente.

<<Zilcanea di anche a noi come fare per librarci in aria e scampare ai pericoli?>>.

Con modi gentili lei proferiva.

<<Dovete credere in voi stessi, al fattore coraggio che regna all’interno di ognuno, alla forza che vi contraddistingue e soprattutto dovete essere convinti di poterlo fare, vedrete che anche per voi come per me, sarà semplice, come bere un bicchiere d’acqua. >>

Zyunha una dama alle prese con un dispotico ammiratore, vuole mettere in atto i consigli di Zilcanea e ci prova quasi istintivamente e proprio a causa di questa reazione è possibile che si verifichino i prodigi. Perciò con un primo balzo e come d’incanto Zyunha si libra il volo sorvolando al di sopra della testa del dispotico ammiratore e con uno sberleffo, ponendo il pollice nel naso gli dice marameo! E se ne va felice di esserci riuscita.

<<Sto volando … non ci credo... volo!>> esclama entusiasta Zyunha. Non ci credo si ripete fra se Zyunha e volteggiando felice raggiunge Zilcanea che non crede di essere riuscita a infondere coraggio ad altri per lo stesso fine di eludere le prepotenze. Al che gli abitanti notando le due donne che volavano come niente fosse al di sopra delle loro teste, vollero provarci anche loro. Ma non tutti hanno questa possibilità. Solo chi è mosso da buoni sentimenti, ha il cuore puro e agli scopi di autodifesa può riuscirci. Chi ha già pensieri reconditi in merito alla possibilità di scopo lucroso per il fatto di saper volare, può stare certo che rimane ben saldo con i piedi per terra e di alzarsi in volo non se ne parla proprio. Dopo Zyunha ci volle provare Thuil un garzone che da anni sopportava le angherie del padrone che lo sfruttava al massimo e ogni tanto gli faceva subire anche le sue frustrate. Il giovane Thuil rivolgendo lo sguardo in aria incuriosito più che mai da questa realtà che permetteva grazie a Zilcanea di librarsi in volo, si decise dicendosi fra se, ma sì io ci provo. Altresì Thuil spinto da un’energia senza pari ci prova e come un vero prodigio riesce ad alzarsi in volo e a raggiungere gioioso le due donne che rallegrandosi con lui lo salutano carinamente. Lo stupore della gente, nel notare le tre entità del regno di Tarxuna Zec Mlax volare sopra le loro teste era al culmine dell’entusiasmo. Dopo di lui volle provarci Ztrisy una damigella bella come il sole, ma rimasta vittima di un incidente che le ha segnato una gamba quindi zoppicante e per questo derisa dalle sue coetanee. Decisa a provarci a tutti i costi con determinazione, esegue alla perfezione i suggerimenti di Zilcanea e immediatamente con sua grande sorpresa, si ritrova in aria senza nemmeno dover aspettarsi un’attesa più lunga e come per un fenomeno straordinario, le sue gambe riprendono a funzionare normalmente come se l’incidente non l’avesse mai fatto.

<<Non ci credo sto veramente volando? E le mie gambe? Sono tornate come prima? Wow!>> Domanda a Zilcanea.

<<Certamente che stai volando anche tu. Mi felicito con te per la condizione fisica, te lo meriti poiché hai creduto fortemente nei miei suggerimenti. >> Le risponde l’imperatrice sorridente e raggiante a quel carosello di persone svolazzanti che la accompagnavano deliziate dalla possibilità di volare.

Zilcanea si ritrova in aria con una sorta di dieci, venti persone motivate dallo stesso fine, cioè potersi  slegare dalle ingiustizie. Felici sorvolano il cielo di Tarxuna Zec Mlax come un nugolo di rondini repentine che richiedono uno spazio nel mondo più onesto, di quanto lo abbiano potuto avere fino a quel momento.

<<Meraviglioso!>>. Esclama Zilcanea rivolta a Ztrisy.

<<Si decisamente è da considerarsi un miracolo. >> Esplode in un impeto di gioia indescrivibile Ztrisy la damigella. Per questo motivo Tarxuna Zec Mlax è detto il regno dei volanti e conosciuta per la sua gente rinomata a essere giusta e buona. Poiché da quel momento diminuì la malignità, la perfidia e tutti cercano di vivere in serenità e delizia, approfittando di quella prodigiosa possibilità qualora ce ne fosse stato bisogno. Mentre dettati dall’amore verso la loro imperatrice decretarono a segno di una nuova rinascita venutasi a creare per il prodigio di Zilcanea la data che in futuro diverrà ricorrenza da celebrare. L’incanto che domina questo luogo è inverosimile. A partire dall’estesa radura di cui inizia un processo di camminamenti condotti per ben trenta metri da un largo itinerario, che porta alla dimora degli imperatori.

La strada è interamente rivestita di mattonelle smaltate in alabastro di un delicato color avorio con sfumature salmone, con un profilo verde e abbellite con figurazioni allegoriche, che rappresentano un centinaio di aquile alte oltre un metro, con le ali spiegate e dipinte con maestria. Si passa per il maestoso portale ad arco fiancheggiato da dieci torri rotonde merlate in alabastro. Interamente rivestite delle stesse mattonelle di cui figurazioni si improntano su animali alati, leoni e tigri. Si snoda in seguito in una sorta di paradiso sospeso, la sontuosa veduta dove sulla parte inferiore si scorge il palazzo reale munito di incomparabile splendore. Questa straordinaria compagine è stata fatta erigere dall’imperatore, per la moglie che è incline a questa stranezza del volare. Per dar luogo a un posto di eccellente bellezza qualora si libri in volo. Con una struttura a gradoni a dieci piani sovrapposti che vanno restringendosi a forma di piramide.

Le terrazze sopraelevate, formano una specie di altura che si va restringendo man mano, dove l’ultima si pone a trenta metri di altezza dal suolo. Guarnita di rigogliosi alberi e piante di ogni specie, di cui un efficace sistema di drenaggio a catena combinato a un grande congegno ideato a tale scopo caratterizzato da recipienti che si intersecano tra di loro, procedono sinuosamente all’irrigazione. Sfruttando l’acqua dei fiumi Marta e Mignone. L’acqua scendendo forma delle cascatelle, ruscelli, rivoli che scorrono attraverso i giardini mantenendo la superficie umidificata e rendendo di sublime stupore la suggestiva visione. Su ogni piano sfoggia una sorta di loggiato traboccante di piante rare, fiori profumati e alberi da frutto, come l’albicocco, il melograno, ciliegi, fichi e peschi. Vi sono angoli con rigogliose fragole che spuntano come corolle in mezzo al verde lussureggiante. E la compagine singolare trabocca di fulgore. Abituati a percorrere lunghi tratti di mare per conto degli imperatori, il personale di bordo della galea Tarxuna ogni volta si prodiga a concludere per loro novità assolute. Come ad esempio in merito all’ultima escursione l’equipaggio ha portato delle palme da cocco e banane, cosa che ha suscitato contentezza nei reali, che hanno voluto premiarli ampliando la flotta del capitano Hjiatak. Sui vari piani dello splendido complesso dove si mostrano congiunti da gradinate maestose, si può ammirarne l’incomparabile bellezza che li distingue, contornati da attraversamenti di pilastri, archi e colonne ornate. Un carosello di scale intervallate da superbe statue; capitelli, panchette, sedili, altalene in alabastro, arricchita da passerelle, pedane, canali e mura irrobustite emerge splendente, dove abbarbicato su se stesso incastonato come un gioiello e posto al centro vi erge lo splendido palazzo. Di cui si snodano meravigliose siepi esibendosi in una parata di figure mitologiche etrusche e stupendi animali, magistralmente realizzate da sapienti maestri nell’arte della potatura. Successivamente appare possente il cuore del palazzo, dove domina il grande mastio decorato in alabastro e piastrellato a tema come il resto dell’articolato. L’accesso è percorso da camminamenti fino ad arrivare al fossato dell’ingresso dove si ritirano i difensori quando il resto del castello cade in mano al nemico. Gli arieti, le catapulte, persino gli incendi possono essere causa di irruzione, per questa ragione hanno all’ingresso un foro dal quale gettare l’acqua in caso di incendio. Il palazzo è dotato di un ponte levatoio decorato raffinatamente per oltrepassare il fossato che circonda la fortezza, attorniato da una cinta muraria splendida e merlata, composta da tratti di mura intervallate da torri rotonde. 

Lesta e determinata Matilde giunge a Tarxuna Zec Mlax. Arriva all’ingresso luogo più vulnerabile del palazzo, a causa che esiste la possibilità che chiunque possa entrare per acquisire l’energia dell’imperatrice.

Il corpo di guardia deve fronteggiare una miriade di minacce e stare all’erta, nonostante si viva in un clima di serenità. Si appresta a battere al portone per farsi annunciare dagli imperatori con aria solerte, vestita con una semplice tunica lunga blu, con mantello di un colore più scuro in leggero tessuto che la copre fino a metà, con piacevoli effetti prodotti da fermagli decorativi, che trattengono la ricca stola decorata con fili dorati sulle spalle e sulle braccia, mentre porta i capelli raccolti con una coroncina di fine bellezza.

<<Chi va là?>>. Chiede Fabrizio il capo delle guardie.

<<Sono Matilde duchessa di Velx. >>

<<Cosa la porta qui?>>

<<Vengo a conferire con gli imperatori per far dono di un pregevole sistema di irrigazione che vorrei annoverare. >>

<<Cosa le fa credere che possa interessare agli imperatori?>>

<<Per il semplice motivo che darò modo all’imperatore di rinnovare il sistema che risulta essere si efficiente, ma piuttosto retrogrado. >> Rispose lei sicura come al solito.

<<Matilde mi dia il tempo di avvisare gli imperatori se sono interessati alla cosa, poi tornerò da lei con la risposta. >> Rispose la guardia

<<D’accordo. >> Confermò.

Matilde mentre aspettava il ritorno della guardia, si limita a guardare la facciata del palazzo che altissima appare imponente costruita in mattoni, travertino e alabastro. Dove un cornicione inghirlanda il frontespizio, composto da una larga fascia di fiori di loto e orchidee, sottraendo alla vista completamente il tetto. Leggiadre si mostrano due logge al primo piano, circondate da quattro colonne in verde antico, in cui sono inseriti particolari decorati in rilievo. Da dove spiccano gigli scultorei, che sbordano in rialzo e ai lati due scudi a forma di foglia che si alzano imponenti. La donna dentro la sua tracolla tiene un marchingegno grande poco più di trenta centimetri, munito di un meccanismo elaboratissimo a intersecazioni di raccordi, tubicini, attacchi e giunti, nell’attesa di usarlo come esca per gli imperatori. È incredibile come la donna riesca a procacciarsi di volta in volta, particolari di rilievo veramente eccezionali, con l’aiuto dei poteri conferitale da Zorhobos, per quanto riguarda gli oggetti appropriati a seconda delle caratteristiche degli imperatori dei reami dissimili, dove a volte recupera animali, piuttosto che qualsiasi altra cosa, sia inerente alle loro attitudini.

<<Matilde la prego mi segua la condurrò ora dagli imperatori che la attendono alla sala del trono. >>

<<D’accordo arrivo. >>

Percorrono due o trecento metri e procedono attraverso il cortile interno dove fanno sfoggio di se due meravigliosi pozzi ottagonali decorati, un dondolo raffinato e un delizioso gazebo, il tutto squisitamente lavorato in alabastro. Il mastio ospita la sala del banchetto e le stanze private degli imperatori. Dove quella del trono, infatti, è posta sopra un’altura di gradoni raffinata e delicata. Composta da un diadema arcobaleno dal calco di un fiore sbocciato dove a ridosso e su un basamento è poggiato il blocco Vohlx avvoltolato in una corolla di glicine, mentre alle pareti all’interno di due maestose arcate, si notano dipinti in modo magistrale affreschi dei nobili della casata in procinto di fare un pic nic in aperta campagna.

<<La prego si accomodi. >> Le dice Zilcanea.

<<Ci racconti allora di quale progetto si tratta. >> Disse l’imperatore.

<<Ebbene, si tratta di un importante impianto d’irrigazione. >>

<<Importante?>>.

<<Si ecco… il sistema risulta essere molto più efficiente rispetto agli altri, poiché permette l’azionamento autonomo a un’ora precisa. >>

<<Interessante. Prosegua pure. >> Dice l’imperatore.

<<Vede imperatore con questo rimedio non deve più come il precedente andare due volte al giorno ad azionarlo, poiché è munito di una precisione tale che permette a chi lo programmi di eseguire magistralmente l’apertura e chiusura dello stesso. >> Rispose lei serena come di consueto.

<<Matilde tuttavia è sicura che sia veramente così? Ha avuto modo di testarlo?>>. Chiese l’imperatore.

<<Si certamente! A Velx assieme a dei collaboratori, lo abbiamo testato almeno un paio di volte e credo che il risultato sia stato eccellente, senza paragone, ecco perché sono qui. >> Asserì lei.

<<Allora venga andiamo nelle terrazze così possiamo provarlo subito. >>. Disse Zixhjlar.

Giunti all’apice delle terrazze sopraelevate a giardino, la donna estrae l’apparecchio e lo appoggia a ridosso delle condutture dell’acqua e la realizzazione dell’evento genera immediatamente stupore, nel notare la celerità di azione. In cui un’acquerugiola si solleva delicata in tutta l’area dei gradoni di cui ospita i rigogliosi alberi e piante di ogni specie, dove si generano all'istante cascatelle, rigagnoli e ruscelli, che scorrono animosi attraverso i giardini permeando la lussureggiante coltura.  Zixhjlar e Zilcanea estasiati da tale manifestazione si incoraggiano a vicenda, dicendosi, ora grazie a questo sistema innovativo ci potremo concedere un po’ più di tempo per stare insieme. Ma inevitabilmente la trappola si è innescata. Scatta e sprizza all'istante nell’aria una strana coltre che emana un odore acre e l’esalazione vellutata ottenebra gli occhi degli imperatori. Dove si vedono costretti ad appoggiarsi uno con l’altro per non barcollare e stramazzare a terra, nell’attimo che si congiungono abbracciati. Ecco … in quello stesso istante Matilde li guarda negli occhi e li ipnotizza, convogliandoli nella sala del trono, posta sopra l’altura di gradoni e sul basamento dove è poggiato il blocco Vohlx per integrarli al suo interno.

Nella cella gelida.

<<Svegliati Niccolò!>>. Gli dice Saturnia cercando di distoglierlo dall’addormentarsi nuovamente.

<<Eccomi Saturnia ma dove siamo?>>.

<<Niccolòo … tutto bene? Quanti sono questi?>>. Gli domanda Saturnia mostrandogli due dita della sua mano.

<<Eh? Emh… Cosa dici Saturnia?>>. Risponde lui tenendo a fatica gli occhi aperti.

Nonostante Niccolò cerchi di mettercela tutta, Saturnia capisce che il freddo sta prendendo il sopravvento su di lui.

<<Niccolò?>>

<<S…s…si…>>

<<Niccolò?>>

<<S…>>


Capitolo quarantasettesimo


Intanto a Velathri Zix che signoreggia solitaria nel cuore della Tuscania in una posizione determinante, dall’alto delle valli dell’Era e del fiume Cecina qualcosa si avverte nell’aria. Velathri Zix è circondata da un panorama di incomparabile bellezza, dove vaste distese, anfratti e impressionanti dirupi la adornano di rigogliosa vegetazione mediterranea. E sul ciglio di una voragine elevata e abbarbicata alla roccia vi è la cinta muraria solida e possente che protegge la città. Poco distante dal centro abitato attorniata da un vasto territorio coltivato a frutteti, olivi, vigneti e arricchita da numerose sorgenti naturali che confluiscono in specchi d’acqua, che ospitano splendide ninfee e pesci, vi è la dimora degli imperatori Hjlarou e Hynoial. L’imperatore dallo sguardo cortese ha i capelli di un biondo dorato, occhi grigi azzurri, naso pronunciato e accattivante. È intelligente colto e appassionato di cultura letteraria, poesia e a tutto quello che l’arte esprime in tutte le sfaccettature. Si diletta in qualsiasi campo la sua sete di sapere lo conduca. Veste con una houppelande, una specie di tabarro verde screziato, la cui ricchezza viene trattenuta in composte pieghe in vita da una cintura, dove le maniche ricadono abbondanti ai lati. Indossa scarpe leggermente appuntite e sul capo porta un leggero copricapo verde scuro. Hynoial invece è molto bella, con capelli lunghi neri corvini. Il dolce sorriso e gli occhi vivaci le conferiscono un’aria apparentemente leggera, tutt’altro invece è di sicuro la più colta del circondario. Indossa una ricca veste color giallo rossiccio, con guarnizioni di pelliccia rialzata per creare la vivacità di contrasto con la veste sottostante, la cintura segna la vita molto in alto, con la scollatura a punta, parzialmente coperta da una pettorina ricamata. E indossa un curioso copricapo a punta dal quale ricade un leggero velo da sembrare quasi una fatina. Attraverso un antico percorso in mattonelle finissime, si raggiunge l’ingresso al castello da dove scaturisce l’impeccabile alabastro, mentre si rimane sorpresi dalla cura dei dettagli come a sembrare la cancellata che si apre a sipario a un paese da fiaba. Fiancheggiato da due colonne stile imperiale, di cui sopra vi poggia due statue di rara bellezza, rappresentanti due putti che accolgono il visitatore quasi con un inchino, di cui uno tiene in mano un liuto e l’altro un libro. Proseguendo si ammira la lavorazione dell’arcata che rappresenta probabilmente il gonfalone degli imperatori, sulla cui cima al centro si erge la riproduzione scultorea in alabastro delle muse ispiratrici. Come Urania musa dell’astronomia raffigurata con il mappamondo. Talìa che ispira alla commedia e poesia, allegra e giocosa è riprodotta con una maschera. Clio colei che ispira alla storia raffigurata con un rotolo in mano.

A  fare da cornice a tale sfarzo un grande sole a significare la luce, il sogno, la bellezza, la vita e l’arte. Infatti, il castello si presenta come un’imponente figura significativa dove raccoglie tutte le possibili espressioni umane dedicate all’arte e comprende una vasta area con strutture create per gli eventuali obiettivi.

Come la poesia, la commedia, la pittura; la scultura, la letteratura, la musica, il canto, la danza, il teatro, l’architettura, l’arte tessile, la profumeria e applicazioni alla scienza, riuniti in una straordinaria compagine da lasciare sbalorditi.

La dimensione del castello è a dir poco possente, sembra quasi un piccolo borgo assestante.

Dove l’imperatrice Hynoial dona il meglio di se nell’ala est della pittura, realizzata in un vasto salone dove al termine vi sono ampie balconate da cui può trarre il paesaggio circostante. Provvista di cavalletti disposti nei punti luce dove accolgono tele di svariate misure. Vi sono nicchie poste ovunque possa interessare l’artista a favorire l’esposizione dei contenitori di colori, pennelli e quant’altro possa servire ai fini dell’esecuzione delle opere. 

Un paradigma di finestre singolari che creano un gioco di ombre e luci a favorire la pittura a seconda delle necessità. Affiorano magnificando l’intera area quattro eleganti nicchie disposte a salottino con dei posti a sedere in alabastro e un tavolo su cui ci si può fare portare da mangiare qual ora l’opera ti impegni oltre misura e risulti difficile staccarsi dall’esecuzione anche solo per consumare il pasto.

Nei quattro angoli del salone poi vi è uno strumento che serve nel caso i pittori desiderino un sottofondo musicale o dar sfogo alle loro giornate rallegrandosi anche nel suono.

Sviluppata a incrocio vi è poi la sala per la scultura dove primeggia la materia prima che ogni volta diversa viene interpretata da abili maestri di scultura, dove allievi partecipano con entusiasmo alla realizzazione di opere scultoree meravigliose.

La sala del mappamondo dalle pareti altissime è a dir poco straordinaria. Dedicata alla poesia. Nel luogo in cui se si desidera elaborare componimenti in versi, si possa essere del tutto immersi nella fusione fra natura e incanto, in cui solo contemplare l’ambiente lussureggiante circostante agevola la composizione.

Si presenta, proprio, con pareti adorne di decori che sfoggiano tutto in circolo, di cui protagoniste sono le quattro stagioni con il suo evolversi e al suo centro superbo il punto luce in cui domina il fondo, una cascata fatta erigere dall’imperatore generando uno scenario insolito e allo stesso tempo paradisiaco.

C’è da chiedersi come all’interno di un palazzo vi possa essere tale magnificenza naturale.

Ai lati della cascata si apre allargandosi da parete a parete uno specchio d’acqua che ospita tartarughe di tutte le dimensioni, luogo in cui un lussureggiante sviluppo di felci e muschi esalta lo splendore dell’allestimento scenico, dove caracollano giocosi dei simpatici pesci canarini che adornando la superficie d’acqua che riflette dorata.

A ogni pannello rappresentato da una stagione vi sono posizionate delle panche in alabastro poggiate su piattaforme a forma di zona collinare, da dove si può ammirare tutta l’estensione scenica, in cui il poeta di volta in volta, può rendere ricco il suo componimento traendo spunto dallo splendore circostante.

L’imperatrice Hynoial adora recarsi anche nell’ala ovest della biblioteca a nord della profumeria e a sud della sala della musica, dove il senso della vita è offerto sublimemente appagando gli stati d'animo e lei può contare su una serenità che altrove non percepisce, esprimendo al meglio le sue doti.

Quando si reca all’ala ovest, può gustarsi il fascino di guardare attentamente la miriade di libri esposti in maniera impeccabile e legge serafica e motivata dall’ambiente circostante.

Dove la suggestiva realizzazione dello spazio aiuta la concentrazione. Speciali loggiati ricevono una serie infinita di tipologie di libri, che a seconda del genere alla parete è raffigurato un tromp, l’oil che ne evidenzia il significato e la bellezza.

Di cui all’entrata si presenta la facciata accompagnata da una terrazza fiorita da dove è possibile affacciarsi e godere del meraviglioso panorama delle valli Maremmane.

Ornano lo spazio adiacente, una serie di poltroncine marmorizzate accoglienti con i poggiapiedi e un bavero di tavolino accogliendo il lettore che può permettersi di leggere in tutta tranquillità senza essere disturbato.

Avvolto da una cornice di piante a grappolo che si snodano nei colonnati sfociando in una piccola sorgente naturale incastonata alle mura, dove una scultorea gabbia in alabastro racchiude gli usignoli che con il loro canto deliziano e rasserenano il lettore.

Una prestigiosa arpa domina l’androne, circondata da una balaustra rotonda su cui unica entrata si può accedere per sedersi ad ascoltarla. A causa che non si sa comè, l’arpa ha la prodigiosità di attivarsi da sola, come se una mano invisibile si poggia sui fili d’oro e possa far generare una leggera brezza che scaturisca il soave suono. Invece è mossa dal solo fatto che chi entra per dedicarsi alla lettura dimostra una sensibilità grandissima alla vita in se. Un altro eden primeggia nell’ala nord esaltando lo sguardo, dove paradisiaci fiori prevalgono disposti a isole su terrazzini e oasi a seconda della specie, allo scopo di rendere servigio a chi affina l’arte della profumeria, sperimentando altresì svariate possibilità per sublimare un particolare profumo.

Hynoial, infatti, vi si reca spesso perché oltre a piacerle il profumo è alla ricerca di una fragranza particolare, di conseguenza controlla sovente gli sperimentatori i quali sono subito disposti ad assecondare le sue richieste.

Fiori di loto, vaniglia, camelia, magnolia, orchidea e gelsomino, potrebbero presentarsi come la fusione per il suo profumo ideale.

Nell’ala sud vi è in un complesso di elementi abilmente rappresentati distribuiti in modo impareggiabile, per conferire al luogo una suggestiva area dedicata al canto, alla musica e alla danza, dove in un tripudio di eleganza fanno sfoggio i migliori strumenti.

L’interno dell’auditorium presenta le sue funzioni su quattro ambienti che sfruttano la struttura dell’ala nord e si connettono attraverso gli archi gotici della grande sala unica, tra parterre e gradinate di cui contiene collocazioni per ben quattrocento spettatori.

L’area dedicata alla danza è racchiusa in una stupenda cornice dove la larga sala in marmo bianco è circondata da arcate finemente decorate contornate di fiori, realizzata in uno spazio a dir poco fantastico.

Dove eccellono calchi marmorizzati che figurano salici piangenti, felci e glicini squisitamente dipinti di cui magnificenza stupisce l’osservatore e gli artisti possono realizzare abili esercizi di volteggi e piroette in un ambiente del tutto magico.

Il luogo dove artisti di teatro avanzano abilmente la professione del recitare è rappresentato da un incantevole teatro, dove primeggia una struttura che coglie il palcoscenico a forma di ventaglio madreperlato esteso su ambi i lati e si chiude a sipario una volta ultimata la rappresentazione. Il palcoscenico, di fatto, si estende in tutta la larghezza della sala e inoltre si snoda a spirale fra la tribuna per donare allo spettatore uno spettacolo ravvicinato del tutto suggestivo.

Nella prestigiosa sala della musica che si affaccia al magnifico giardino, larga dieci metri per una lunghezza di sei realizzata in mattonelle di marmo rosa, si può notare la sinuosità dello stile, arredata di sedie, divani ad angolo, poltroncine e cuscini. Sovrastano maestosi due pianoforti a coda.

Agli angoli sud e ovest vi sono una loggia per l’orchestra e una per l’organo a canne che prende tutta la parete. Lo spazio dedicato al canto alberga nell’area a ridosso della loggia dove un meraviglioso camino marmorizzato e decorato con motivi floreali impone la sua bellezza. Sul lato est della parete circostante un meraviglioso trittico con raffigurato un dipinto a panorama con fontane, esalta lo sguardo dell’osservatore.

Nell’angolo nord della sala uno specchio finemente intarsiato d’avorio smerlato si apre fino in alto e un basamento rialzato in alabastro ospita due leggii per i cantori.

Nella sala dei ricevimenti spicca l’enorme tavolo in marmo massiccio, imponente e lungo almeno otto metri, ai lati due enormi consolle con specchi, poi attraverso un’apertura particolare schiacciando una mattonella sulle pareti si accede a una seconda sala con cinque nicchie. Cinque angoli solitari con tavolo, poltroncine e candelabro, dove si può pranzare comodamente appartato e circondato da meravigliosi strumenti. In alternanza sulle pareti che attraversano l’area delle sale si susseguono diversi dipinti meravigliosi.

Ai lati della scala che porta al primo piano sono collocate alcune pregevoli opere, realizzate a calchi in marmo rappresentanti un putto con il violino in mano e un altro con il flauto.

La sala del trono invece è situata nell’ala adiacente alla profumeria. Si erge imponente come a sembrare un complesso di elementi musicali pronti a essere suonati di cui primeggia centrale il podio del trono. Formato abilmente da una tastiera di pianoforte a spirale e squisitamente lavorata in alabastro, dove risalta il nero dei tasti come cuscini, mostrandosi luminoso e bizzarro al suo centro c’è il blocco Ahrtes.

Nel circondario gli imperatori Hjlarou e Hynoial sono rinomati e stimati per l’imponenza del palazzo di Velathri Zix, dove al suo interno racchiude una vasta e ineguagliabile magnificenza volta alle arti, espresse in tutte le sue forme e sfaccettature. Al punto da essere presa in considerazione dai reami limitrofi per punti di incontro a stabilire convegni di interscambio, tavole rotonde, verifica di discipline, compartecipazioni e spettacoli. 

Il tempo …

scorre velocemente pertanto Matilde giunge prontamente anche a Velathri Zix.

Passa attraverso l’antico percorso in mattonelle e raggiunge la cancellata che si apre a sipario come un paese da favola. Veste un abito rosa acceso a vita alta con lo strascico, un ampio mantello senza maniche, impreziosito da festonature e gioielli, l’insieme dell’acconciatura si presenta con un copricapo a veli trasparenti e leggiadramente colorati. Matilde giunta all’ingresso si presta a bussare al portone. Sopraggiunge Hyugò il maggiordomo.

<<Buon giorno bella signora?>>.

<<Sono la duchessa Matilde di Velx>>.

<<Mi dica mia signora in cosa posso esserle utile?>>. Domanda il maggiordomo Hyugò con un sorriso.

<<Buon uomo io sono qui per esporre in dono agli imperatori Hjlarou e Hynoial una serie di nuovi pigmenti per colorazioni particolari.

Matilde ogni volta si preparava con solerzia di particolari, per incantare magistralmente gli eventuali malcapitati alla sua attenzione.

<<Cosa intende?>>.

<<Ecco intendo dire che con questi colori si ottengono oltre a cinque milioni di sfumature diverse, mentre sono sicura che a loro possano decisamente incuriosire>>.

<<Interessante provo ad avvisarli allora, mi attenda per favore>>. Le disse Hyugò il maggiordomo.

Hjlarou e Hynoial si vedono disposti a conferire con la donna, poiché tutto quello che riguarda l’arte e i vari perfezionamenti, per approfondire le conoscenze della materia li affascina, di conseguenza sono sempre alla ricerca di nuove soluzioni e propensi alle innovazioni.

<<Accompagnate pure la donna alla sala del trono>>. Disse l’imperatore Hjlarou al maggiordomo Hyugò.

<<Venga Matilde l’accompagno dagli imperatori>>.

Attraversano così l’area delle sale, per arrivare a quella del trono.

<<Ci dica Matilde, buon giorno, quali colori vuole farci vedere>>. Dice l’imperatrice Hynoial.

<<Buon giorno a voi, ecco vedete si tratta di tre colori specifici detti primari>>.

<<Ebbene?>>.

<<Mescolandoli si ottengono i colori secondari che con l’aggiunta del bianco e il nero si raggiungono tutte le tinte possibili e immaginabili>>.

<<Interessante davvero, ma diteci qualcosa di più in merito a queste colorazioni particolari>>.

<<In dotazione vi lascio anche il cerchio cromatico>>.

<< A cosa serve?>>.

<<Serve per la percezione dei colori:

<<Sembra molto bello con quale materiale è prodotto?>>

<<È realizzato in alabastro con la struttura sferica, come un ornamento prezioso, decorato e profilato in oro, dove ogni punto del cerchio rappresenta un colore, ma prima voglio definire la teoria>>.

<<D’accordo vada pure avanti è davvero interessante>>. Disse Hynoial.

<<È stato sperimentato che la luminosità del sole non è un’essenza regolare, ma è composta da diversi tipi di luce prodotta dai suoi raggi, separabili mediante la deviazione che si propaga all’esterno.

<<Oh! Si?>>.

<<E anche che i toni dell’arcobaleno rappresentano lo spettro base da cui è composta tutta la luce che noi percepiamo>>.

<<A si? Molto interessante, incredibile ma lei come ha approfondito tutto questo?>>.

<<Non io ma un noto scienziato, (Newton) un caro amico di famiglia, mi ha concesso il benestare di poter elargire a voi questo dono visto che ha appreso la vostra predilezione per le arti>>.

<<E quali sono questi colori ditecelo, moriamo dalla voglia di saperlo?>>.

<<Sono il Giallo, il Magenta e il Ciano>>. Assicurò Matilde.

<<Solamente con questi tre colori si possono ottenere quelle quantità infinite di sfumature che ci dice?>> Asserì Hynoial stupita da quella possibilità.

<<Già, anche molte di più>>. Rispose lei.

<<Incredibile non ci credo, mi faccia capire bene questo cerchio, come ha detto che si chiama?>> Le chiede Hjlarou interessato.

<<È il cerchio cromatico di Newton, dove sul perimetro dello stesso sono disposti i colori spettrali, che vanno dal rosso al violetto, mentre i colori al suo interno, non lo sono, perché ottenuti con la mescolanza dei primi dove al centro c’è il bianco>>.

<<Spettrali, mescolanza dei primi, non capisco? Mi spieghi meglio?>>. Asserisce l’imperatore.

<<Allora … se noi mescoliamo il rosso e il violetto a seconda delle proporzioni, faranno nascere una serie di vari viola, ognuno con la sfumatura di un tono diversa, nessuna simile al colore spettrale, ma nettamente differente e appaiono visivamente intermedi tra il rosso e il violetto>>.

<<Capisco! Vede Matilde abbia pazienza. Fino ad ora noi siamo stati abituati a macinare i colori con olio di noce e di lino, aggiungendo resine calde come l’ambra, o il copale, che regolano la rapidità di essicazione dei pigmenti; variando di volta in volta la quantità e qualità dei diversi oli essenziali con la trementina, per la completa realizzazione delle opere, con questi pigmenti creiamo le sfumature diverse ma non molteplici come dice lei>>.  Le diede risposta Hynoial.

<<Ecco vede proprio per questo ci tengo a portarvi a conoscenza di questa teoria, lo scienziato dice che la luce che vediamo bianca, in realtà è composta da sette colori dello spettro solare, proprio perché il nostro occhio percepisce solo una piccola parte delle onde luminose note in natura>>.

<<Sì! Incredibile! E ci dica quali sono questi colori allora>>. Le chiede Hjlarou.

<<Sono il violetto, l’indaco, l’azzurro, il verde, il giallo, l’arancio e il rosso di cui il bianco è la somma di tutti i colori>>.

<<Proprio interessante>>.

<<Mentre il colore che assorbe tutte le onde tranne il verde è il nero.

<<Che altro ci dica?>>.

<<Dice anche che il bianco e il nero sono, non colori, cioè neutri, per il fatto che il bianco è dato dalla somma di tutti i colori e il nero dall’assenza degli stessi>>. Asserì lei.

<<Senta Matilde a questo punto ci faccia vedere il cerchio cromatico per la percezione dei colori, crediamo davvero che sia interessante al punto da attuare tale soluzione>>.

Matilde non attendeva altro, appena lo porse in mano all’imperatrice Hynoial. Il pregiato monile realizzato in alabastro dalle policrome sfumature, comincia a roteare girando vorticosamente in un confondere di multicolori. Mentre si realizza un processo di magnetismo da avviluppare i due sventurati ipnotizzandoli e rendendoli inermi a qualsiasi reazione volontaria, dove Matilde come sempre ne approfitta immediatamente per condurli al blocco Ahrtes. 

A Urgon

<<Niccolò tutto bene?>>. Continua premurosa Saturnia caracollandogli vicino per rincuorarlo.

<<Satur … >>.

<<Niccolò!>>

<<Sì … Saturnia tutto ben … >>.

Matilde sempre determinata a portare a termine la missione,come ultima destinazione …

sa che deve recarsi al regno del giorno dopo, nel luogo in cui l’imperatore Krankru e Tjura sua imperatrice vive a Jsveita. Un isolotto calcareo nel canale di Falesia, a circa otto chilometri dall’isola Argon. Interamente coperto di macchia di cisto marino e gariga, in una posizione splendida che domina solitaria e selvaggia l’area che lo preclude circondata dall’abbraccio del mare. Padroni dell’isola accompagnati da una lussureggiante e rigogliosa macchia mediterranea, sviluppano i loro interessi rinomati in tutto il circondario per i progressi che riescono ad apportare a seguito dei loro studi.

Dove gli astanti si vedono inclini a chiedere pareri o consigli in merito alle condizioni climatiche. A guardia dell’isolotto vi è Porsjcersjs un grosso lucertolone blu cobalto, grande quanto un coccodrillo. Che conosce ciascun angolo, o ciottolo, ogni fiordo, qualunque anfratto, qualsiasi insenatura dell’isola, ma soprattutto conosce e ama proteggere i suoi padroni Krankru e Tjura, che si prodigano ogni giorno per procurarle il cibo necessario al suo nutrimento. Chiunque dimostra intenzioni azzardate nei confronti degli imperatori devono vedersela con lui, poiché percepisce il pericolo che corrono e a quel punto Porsjcersjs allunga esternamente la lingua e dall’estremità della punta viene fuori una sostanza blu, capace di addormentare chiunque.

Cosa che altrimenti non succede se si tratta di baciare la sua Tjura, nessuna sostanza ne fuoriesce, anzi la lingua diventa delicata come un petalo di rosa.

L’imperatore Krankru e Tjura sua imperatrice dimorano nel Torrione formato da quattro vani a cupola sovrapposti, dal fascino riguardoso e romantico.

Si erge fortificato sulla sua rupe a  ridosso di un anfratto, dove al suo centro vi è un titanico cristallo oculare. Che permettere all’imperatore l’osservazione del periodo temporale che attraversa le ventiquattro ore, a seguire una sequenza di fenditure ad arco dove si nota ogni angolazione estesa attorno all’isola.

La struttura dall’aspetto di un prisma è interamente inglobata alla roccia, di cui massi ne sono parte integrante, domina l’isola a picco del faraglione che sbocca direttamente sul mare. Il torrione dal colore dell’iride è stato concepito con l’intento di agevolare l’imperatore nella sua naturale attitudine per la meteorologia.

Infatti, ci sono sette piani e a ogni uno fino a salire sulla guglia, vi sono disposte delle bellissime logge, che si espandono all’esterno a porticato con colonne per circa tre o quattro metri. La peculiarità che caratterizza l’insieme ordinato architettonico sta nel fatto che a ogni pilone vi è un titanico cristallo oculare per l’esplorazione, in cui l’imperatore può disporre modificando se è necessario il principio di qualsiasi clima.

L’interno si presenta contornato da un eden rigoglioso creato apposta per suggellare la bellezza anche laddove non sembra possibile che sia presente.

Dove compaiono nicchie con gabbie dorate con uccelli paradisiaci all’interno. Oppure altalene legate fra due meravigliose piante dal verde smeraldo.

Siti scavati direttamente nella roccia di cui all’interno vi è una sorgente. Meravigliose strutture di fontane e di fianco a queste in una nicchia direttamente scavata nella parete da cui incastonata al suo interno vi è il blocco Gyody.

Il palazzo è contornato di sculture realizzate a tema meteorologico, dove a volte vedi la forma di una saetta, piuttosto che la figura di Cautha Dio del sole che sovrasta con la sua mole, oppure polle a forma di sole o luna.

Sopraggiungendo nella sala ovest si erge un imponente struttura abilmente realizzata da illustri professionisti.

La compagine è perfettamente in grado di simulare attraverso un procedimento del tutto ingegnoso e particolare, il sublime realizzarsi di un arcobaleno, piuttosto che l’aurora o il dolce crepuscolo.

Tutti i borghi vicini hanno sperimentato il carisma di Jsveita, l’isola rinomata per le virtù del suo imperatore Krankru e la bravura di Tjura sua imperatrice.

Ciò che caratterizza l’imperatore Krankru è quella di anteporre e precludere il tempo, riesce a prevedere il giorno dopo su che clima è basata la giornata, favorendo se è possibile gli abitanti del suo regno a seconda delle necessità.

Influenzando con le sue qualità madre natura che glielo permette, visto che non intralcia in alcun modo il normale processo del trasformarsi gradualmente del tempo, anzi le da fervidamente una mano.

Essendo un compito arduo, quello di rispettare il mutare del clima in funzione delle sue stagioni.

Gli imperatori Krankru e Tjura vivono serenamente, sperimentando ogni volta il piacere della scoperta, dello studio, della conoscenza attraverso l’avanzare del tempo conoscendone tutti gli aspetti.

Come le varie trasformazioni in funzione delle stagioni, il mutare improvviso del clima, i fenomeni eventuali tipo sisma, piuttosto che deflussi o turbini, bufere.

Nessun clima rimane indefinibile per loro, hanno conoscenza perfino delle condizioni climatiche coinvolte in altri paesi e che possano influire su di loro, prevedendone i rischi, di conseguenza riescono a evitarli. L’imperatore Krankru è un omone grande e grosso, di una simpatia impressionante, addirittura da richiedere la sua presenza qualora nel circondario si dovesse tenere un simposio sulle condizioni climatiche. Per quanto riesce a intrattenere gli astanti in un clima sempre gioviale e accogliente. Il suo aspetto è dotato di una folta barba, con fossette alle guancie come Babbo Natale e occhi castani vividi, porta un leggero baschetto in testa e veste con un farsetto indaco che gli arriva fino alle ginocchia legato in vita da una cintura, con brache aderenti e calzari a forma di stivaletto. Tjura invece veste con un abito in leggero tessuto paglierino, aderente nella parte superiore e molto ricco dalla vita in giù, con le maniche strette che terminano a imbuto, sboffi all’attaccatura e al gomito, porta i capelli composti in una reticella intrecciata con fili d’oro, perle e pietre preziose.  L’imperatrice Tjura bensì ammiri e spalleggi l’arte del suo sposo è dotata di un lodevole senso dell’espressione. Con gli anni è riuscita a sviluppare un’arte tutta sua e particolare, che consiste nel creare con l’aiuto delle ricchezze naturali che circondano l’isola, come pietre, sassi, conchiglie, monili, portafortuna, opere d’arte di notevole pregio.

Generando stupore allo sguardo dell’osservatore di cui sono richiamati abitualmente gli abitanti di Etruria alla compravendita, in una compagine sita in un punto preciso fatto erigere apposta per lei da Krankru affinché possa sviluppare i contatti con i viandanti interessati alle sue opere. Visto che Tjura è solita esplorare i fondali marini e recuperare quanto di più bello il creato possa avere generato, crea oggetti di inestimabile valore.

Pregiati dal valore inestimabile, che la giovane scopre a partire dalla perla al corallo, alle stelle marine, alle conchiglie di una bellezza straordinaria.

Di cui lei è capace a realizzare collane con la conchiglia Patella Ferruginea collocandole all’interno una pregiata perla. Piuttosto che bracciali fatti con la Monodonta mutabilis, anelli realizzati con l’Astraea rugosa, oppure orecchini con la Gibbula magus, di cui ornamenti preziosi ve ne fanno spesso richiesta le genti di tutta Etruria.

Di preferenza per alcuni invece possono essere ninnoli di natura straordinaria come le fogge che si estrapolano dai meravigliosi coralli cremisi o rosa che si presentano a forma e sfaccettatura di volta in  volta diversa. I coralli meravigliosi si presentano a forma di rondelle, cilindri, piuttosto che ovali, di piccoli globi, a pallini sferici, a tronchetti dritti o a mazzi, dove l’imperatrice realizza con degli strumenti particolari opere di sicuro rilievo.

Piuttosto che piccoli capolavori realizzati con le stelle marine, o conchiglie di straordinaria bellezza, pietre pregiate trovate negli anfratti.

Insomma quanto di più bello possa offrire madre natura, lei lo fregia alla perfezione esaltandone la magnificenza, con un’abilità da fare invidia ai migliori maestri nell’arte del gioiello, di cui va molto fiero l’imperatore stesso.

Tjura espone queste rarità in una struttura circolare decisamente invitante estrapolata da un punto particolare dell’isola. Ricavata da un anfratto naturale dove una lussureggiante e particolareggiata cascata centrale sgorga a sorgente dalla roccia stessa imponendosi creando una suggestione incredibile nell’entrarvi.

Poiché l’ambiente è composto da fini colonnine con mensola e balaustre decorate a capitello corinzio che si cingono tutte attorno in alabastro.

Creando un pergolato largo almeno dieci metri, di cui copertura a pagoda è realizzata in marmo e la gronda in alabastro finemente decorato con motivi floreali sporge fiera.

All’interno emergono due micro gradinate laterali completamente in alabastro e avvoltolate a spirale fino a salire a un’altezza di almeno un metro e mezzo, da dove spiccano collocati in diverse cavità a mò di nicchia i vari monili da lei creati.

Al centro si mostra il bancone semicircolare lungo otto metri realizzato in cristallo attorniato da panchetti e tavolini. 

Per dar modo di consumare un antipasto offerto dagli imperatori ai visitatori venuti anche da lontano. Mentre il cuoco Trunzio si dispone a preparare la specialità tipica dell’isola, Aragosta al mirto, che Thanya l’ancella con diligenza si prodiga nel farla trovare sempre predisposta, di cui gli ospiti in tutta tranquillità possono godere beatamente di un attimo di ristoro per dedicarsi poi nella confortevole quiete ad ammirare le meraviglie create da Tjura. Invece il guardiano dell’isola Porsjcersjs come sempre ne approfitta oltre che a fare la guardia anche a farsi coccolare dalla sua Tjura.

Matilde …

si accinge ad avvicinarsi all’ingresso del Torrione ma purtroppo e per fortuna ad accoglierla vi è Porsjcersjs lo straordinario lucertolone blu il quale percepisce immediatamente la pericolosità della donna e si para davanti all’entrata, seriamente intenzionato a impedire il proseguire di Matilde. Il maggiordomo Khiatoi sente il brusio che normalmente emette Porsjcersjs quando si ingigantisce per proteggere la dimora da stranieri o malfattori, intuisce quindi che gli conviene rimanere all’interno del palazzo per rassicurare gli imperatori.

<<Mi raccomando non uscite>>. Dice il maggiordomo agli imperatori.

Krankru e Tjura chiedono spiegazioni al maggiordomo in merito al divieto di uscire visto che normalmente non succede capiti un’evenienza del genere.

<<Come mai non possiamo uscire Khiatoi che cosa sta succedendo?>>.

<<Porsjcersjs si è posizionato all’entrata della dimora a segno che c’è qualche visitatore sgradito e pericoloso>>. Risponde Khiatoi cercando di tranquillizzarli.

<<D’accordo allora Khiatoi cercheremo di non uscire>>. Risposero loro gli imperatori.

Dal momento in cui Matilde si trova la strada sbarrata da Porsjcersjs, cerca di trovare la maniera di spiazzarlo. Infuriata cerca volutamente di ipnotizzarlo. Però l’ubiquità dello stesso e la capacità di porre attenzione nel riconoscere le persone malvagie, facendo bene la guardia alla fortezza, si manifesta immediatamente. Laddove percepisce la cattiveria, non si spende per niente a guardare negli occhi la persona della quale non si fida, di conseguenza subisce una trasformazione, divenendo ancora più grande in modo da ostentare la sua imponente figura, dove chiunque al tentativo di prevaricare su di lui, si ritrova ad avere serie difficoltà. La donna cerca di opporre resistenza incitandolo ad andarsene, ma non se ne parla, Porsjcersjs ben deciso alla difesa dei suoi padroni, non demorde e si fa sempre più guardingo nei confronti della donna. Percependo in anticipo che se la donna sarebbe entrata avrebbe di sicuro messo in serio pericolo i suoi padroncini. A quel punto Porsjcersjs allunga esternamente la lingua e dall’estremità della punta viene fuori una sostanza blu che sta quasi per lambirla. Sennonché la donna frustrata dal fatto di non riuscire a vincerla sulla bestia, piuttosto di niente, mossa dalla rivalsa, si accontenta di sgominare a suo modo la situazione del tutto incresciosa. Se non altro salva la pelle. In un gesto repentino e convulso, infligge alla creatura una scarica di saette di ghiaccio, dove è partecipe alla trasformazione, che lo vede ghiacciarsi abbarbicandosi alla parete dell’ingresso del palazzo, creando un tutt’uno con la struttura, compattandoli congiuntamente. Rendendo la compagine una scultura imponente, disarmante, glaciale e con lei gli stessi imperatori sono stati prelevati comunque, per condurli a Urgon Zurhusrna. Matilde delusa torna sgomenta e afflitta dalla rabbia a Urgon Zurhusrna, contenta comunque di avere portato a termine la sua missione e si presta ad avvisare il ministro Tyrhiaminzio il quale attendeva l’arrivo della donna per conto di Zorhobos con il risultato in merito agli imperatori di Etruria.

<<Buon giorno Ministro Tyrhiaminzio>>.

<<Buon giorno Matilde>>.

<<Come promesso ho portato a termine la missione datami, vi sarà pervenuta la consegna degli imperatori di Etruria?>>. Chiede Matilde.

Si Matilde è sopraggiunta l’imperatrice Haonhace di Caere Tusna del regno dei cigni.

Poi gli imperatori Fhoroan e Fhyestel di Falesia Pulum Huin del regno della primavera.

Dopo gli imperatori Thuhjnthial e Teyrha di Lescanletem del regno della lungimiranza.

In seguito l’imperatore Tyurhamyno pelle di luna di Manjmarjntyur Portus Scabri del regno della luna.

Più tardi l’imperatrice bambina Zyxzyan di Zelur Tezan Ois del regno della doppia via dell’acqua.

Successivamente gli imperatori Zilaocapu e Tatya di Fossae Papirianae del regno dei falchi.

In seguito gli imperatori Zixhjlar e Zilcanea di Tarxuna Zec Mlax del regno dei volanti.

Infine gli imperatori Hjlarou e Hynoial di Velathri Zix del regno dell’arte. Le dice Tyrhiaminzio.

<<Ebbene sono contenta. Ministro spero di avere reso un servigio all’imperatore di sicuro merito?>>.

<<Matilde ma lei non ha del tutto completato la missione>>. Asserì il ministro.

<<In che senso?>>.

<<Avrebbe dovuto ammaliarli normalmente>>.

<<Si lo so Tyurhamyno ma ho avuto dei problemi a Jsveita nel regno del giorno dopo di conseguenza ho preferito ghiacciarlo completamente, come fra l’altro so che ha fatto altrettanto l’imperatore Zorhobos con Aegylon Zecvers il regno del giusto fuoco non è così?>>.

<<Già è vero è così, ma lui è l’imperatore e può decidere in ogni momento cosa fare delle sue prede, in ogni caso manca un altro regno, del quale non è pervenuto nessuno e sinceramente non so se a Zorhobos vada bene quanto hai eseguito>>.

<<Ministro lo sa anche lei che Ocrasia Ati è praticamente irraggiungibile, non si sa mai la sua locazione esatta e specialmente quando possa approdare con la sua compagine a terra, quindi mi rimetto a lei, augurandomi che ne tenga conto>>. Disse la donna sgomenta.

<<Matilde quello che posso dirti è che ora riferirò a Zorhobos quanto avvenuto e vedremo il da farsi>>.

<<D’accordo ministro grazie>>. Gli risponde Matilde.

Più tardi nelle prigioni di Urgon Zurhusrna …

<<Sat …>>

<<Niccolò dimmi …>>.

Nonostante le traversie vissute nei vari regni a causa di Matilde dove nessuno per il momento può farci nulla, Niccolò si vede costretto ad attendere il momento giusto per agire anche perché ora è completamente inerme, rinchiuso nelle segrete della fortezza in balia di Zorhobos e della morsa di ghiaccio che sta via - via impossessandosi di lui. Ciò nonostante l’equipaggio della galea Aurinia è ancora nascosto nelle nicchie all’interno della torre, costretti a rimanere lì fino a che le sale non si sarebbero svuotate per l’allontanamento degli abitanti volti ad andare a dormire. All’improvviso sgomenti e decisamente turbati, sentono un turbine di freddo che allo stesso tempo emette una luce cristallina. Prorompendo in tutta la sala. Successivamente vedono catapultare come un prodigio ai piedi dei quattro giganteschi Grizzly marmorei a ridosso dell’imponente blocco zirbhas, due persone accasciate a terra, inermi, indifese e completamente assopite. Si tratta dell’ultima trasmigrazione scaturita da Xzarlopea di cui ha condotto lì gli imperatori Hjlarou e Hynoial di Velathri Zix il regno dell’arte. Attoniti si domandano cosa succeda e quale entità possa generare tale prodigio. Restando in silenzio e costernati dall’evento si limitano a osservare. Sopraggiungono le possenti guardie che si prodigano immediatamente a porre ai piedi del blocco zirbhas i due imperatori, che vengono all'istante risucchiati e incastonati alla parete, dove gli altri anteposti vi sono già racchiusi. Subito dopo le guardie attraverso un marchingegno disposto nel blocco zirbhas provvedono a far richiudere la parete a sipario confinandoli all’interno della stessa.

<<Avete visto che roba!>>. Esclama Martino.

<<Già! È incredibile quello che abbiamo appena visto e chissà quanta gente è racchiusa all’interno di quella parete>>. Risponde Adolfo il mozzo rivolgendosi a Martino.

<<Impavidi rematori e prodi assistenti di bordo, dobbiamo agire in fretta e liberare Niccolò, affinché possa decidere un piano di rafforzamento, per sgominare questo assurdo imperatore, che tiene un’intera popolazione alle sue dipendenze incapaci di reagire, amorfi, inetti e del tutto soggiogati dalla sua dittatura>>. Dichiarò il capitano Saturnino rivolto a tutti.

<<D’accordo capitano ora sembra il momento propizio che ne dice?>> Gli domanda il nostromo Michele.

<<Si Michele, direi che è il momento opportuno>>.

E sottovoce quasi a sfiorare l’aria, il capitano si rivolge a loro amorevolmente incoraggiandoli.

<<Ssst … dobbiamo essere cauti come non lo siamo mai stati, sinuosi, veloci e prudenti, attuando un’impercettibile movenza, allo scopo di raggiungere le segrete, senza destare sospetto alcuno, come fosse la sola brezza che spira nell’aria>>. Asserì Saturnino.

<<D’accordo capitano>>. Dissero tutti.

<<A quest’ora abbiamo la certezza che tutti stiano dormendo, di conseguenza ogni minimo rumore può suscitare un destarsi delle guardie, ma se facciamo attenzione riusciremo ad agire per il meglio>>.

<<D’accordo>>.

<<Mi raccomando quando siete vicini al portale d’ingresso delle segrete, adottate la solita tecnica sperimentata visto che funziona a dovere>>.

<<Quale tecnica capitano?>>. Domanda Adolfo il mozzo sempre un po’ sbadato.

<<Adolfo non ricordi? … quella del fazzoletto e valeriana e non dimenticate di legare mani e piedi per evitare che svegliandosi bruscamente possano essere pericolosi>>. Disse Saturnino.

<<È vero! Staremo accorti capitano si fidi di noi, non ci tradiremo>>. 

Dopo aver percorso alcuni scalini l’equipaggio della galea Aurinia deve varcare il portone monumentale chiuso, per addentrarsi fra i cunicoli delle tenebrose segrete costruite sotto la torre del palazzo, scavate fra sotterranei.


Capitolo quarantottesimo


Giungono …

al sontuoso portone che si mostra di notevoli dimensioni in legno massiccio levigato finemente e di grosso spessore.

Al centro del quale è intagliata la sagoma di Nethuns il Dio delle acque interne e del blocco zirbhas di Zorhobos e al suo centro l’effige di un bulbo oculare splendente cristallizzato, simbolo dell’ordine “Spirito Delle Influenze Negative Fonte certa Unica verità” che vi risiede.

Unendo le forze riescono con abile maestria e vari accorgimenti ad aprirlo, entrando sono subito pervasi dal freddo glaciale dell’ambiente circostante, dove si concede almeno a essere illuminato tramite torce perennemente accese, fissate ai lati di un varco breve e buio che porta alle segrete.

Dove di tanto in tanto lungo le pareti sono presenti altre torce a illuminare debolmente l’androne adiacente alle prigioni.

Sul lato destro e sinistro tra le torce quattro busti marmorei appoggiati a colonne d’avorio.

Tali busti rappresentano i quattro punti cardinali dell’ordine, quali il ghiaccio, l’acqua, il Dio delle piogge e la fonte della verità.

L’equipaggio si presta a valicare una botola attraverso la quale si scende direttamente alle segrete. Procedendo all’incirca di duecento passi, s’imbattono nella cella che finalmente custodisce il conte Orsini. Incredibile, pare non sia nemmeno controllata visto che sicuramente non immaginano qualcuno si possa addentrare fino a laggiù. La temperatura è polare, sembra rasentare i 30 gradi sotto lo zero. Notano per da lontano che Niccolò è riverso su se stesso in posizione fetale.

Per contenere il freddo …

Niccolò cerca di mantenersi sveglio ma nonostante gli sforzi di Saturnia per tenerlo vigile, non ce la fa più. Prima di assopirsi Niccolò accompagnato dalla sua fedele compagna Saturnia rannicchiata sotto le sue braccia, ha una percezione velata, una specie di premonizione, le appare come in sogno la farfalla Aurinia. La quale gli dice che qualora dovesse liberarsi da quella morsa di ghiaccio, per combattere Zorhobos, la soluzione è strettamente legata al fatto di recarsi nuovamente alla tomba di Sileno per prelevare gli oggetti apparsi all’interno delle pietre megalitiche tramite l’anello che lo renderà possibile.

Niccolò cerca di avvisare Saturnia che le forze gli vengono meno.

<<Satur … >>.

<<Niccolò ti prego resisti>>. Gli dice fedele Saturnia.

<<Non … c … la … facc … p…Sat… >>. Seguì un attimo di prolungato silenzio e poi più nulla.

Inevitabilmente Niccolò si lascia andare crollando in un sonno intorpidito di cui non può più nulla.

<<Oh Niccolò!>>. Pronuncia Saturnia con le lacrime agli occhi e impotente su quell’evento che segnerà forse la fine anche per lei, per cui si colloca accanto al suo petto, rassegnata all’idea di finire i suoi giorni se non altro con la persona che ha amato incondizionatamente.

All’arrivo dei marinai …

la scena che si presenta davanti ai loro occhi è agghiacciante.

La cella è permeata di ghiaccio frastagliato alle pareti e di tanto in tanto vi è una pozza d’acqua della grandezza di circa dieci centimetri, che cristallizza una stalagmite di formazione calcarea a colonna.

Che risale direttamente dal pavimento, prodotta dal lento e incessante gocciolamento dell’acqua che via - via si sta ingigantendo sempre più.

Invece in corrispondenza vi sono stalattiti che pendono dalla sommità creando l’effetto opposto, originando un aspetto glaciale e fatale alla prigione.

Saturnia felicissima dell’arrivo dell’equipaggio con impeto fulmineo si ridesta e giocosa realizza meravigliosi volteggi, ammirando il tempismo dei marinai che si attivano immediatamente per salvare il conte, da un principio di congelamento. Infatti, all’apparenza il conte sembra già in uno stato avanzato di assideramento, impregnato di uno strato sottile di ghiaccio. Le labbra tendono al violaceo, lo sguardo cristallino pare smarrito nel vuoto, ha brividi su tutto il corpo ed è pallido e assoggettato da un torpore che lo ha totalmente assopito.

Intanto il capitano Saturnino parla sottovoce …

<<Ciurma! … ci si deve sbrigare il conte rischia l’assideramento>>. Dice Saturnino rivolto a tutti.

A quel punto Michele si posiziona con Maurizio, Massimo, Mariano e Quintiliano un rematore dotato di una forza del tutto eccezionale, pari a quella di cinque uomini con un fisico da Ercole, a forzare la grata.

Con una forza grandiosa, nel giro di pochi minuti, riescono totalmente a sradicare i cardini dell’inferriata e a entrare per prestare soccorso a Niccolò.

Saturnino immediatamente si accinge ad allentare gli indumenti e a praticarle una serie di massaggi per riattivare la circolazione.

Svelta Saturnia che grazie al cielo protetta dal calore di Niccolò non è infreddolita, si sposta leggiadra, volteggiando a lato della zona d’intervento, lasciando gli uomini liberi di agire per rianimarlo.

Maurizio si prepara a fargli bere una bevanda calda che tiene sempre nella borraccia, quando scende dalla galea, per andare in esplorazione o si spostano da qualche parte.

E Quintiliano se lo carica immediatamente in spalla per condurlo assieme a loro al di fuori della torre diretti alla galea Aurinia.

Con abilità e destrezza da squadra speciale sono riusciti a lasciarsi alle spalle Urgon Zurhusrna e a procedere velocemente giù per il pendio riuscendo a oltrepassare l’altro versante. Lì il ghiaccio non era ancora sopraggiunto. Nonostante l’imperversare della signora della notte che rende più difficoltoso il muoversi, sanno che ce la faranno a salvare il giovane. L’equipaggio proteggendo il conte fino a destinazione che riverso e assopito ciondola sulle spalle e alla custodia di Quintiliano si accorge che proprio, un momento dopo, Niccolò lentamente comincia a riacquistare i sensi e rimettere in moto la circolazione. Affrontano con successo il salvataggio riuscendo, infatti, a salire senza indugio a bordo della galea Aurinia a Cala Scirocco sull’Isola di Urgon Zurhusrna pronta a prendere il largo. Da sotto il porticciolo, Firmino leva immediatamente l'ancora per prendere il largo e fare ritorno a Herbetum. Seppur ancora sgomenti dai fatti intercorsi e con una sensazione oscura e sinistra che invade i loro cuori. 

Difatti ...

nel momento esatto in cui mettono piede sulla galea, succede all'improvviso che una gettata di scariche gelate gli si scaglia addosso, come fulmini a ciel sereno. Mentre abili come sempre cercano di scansare le raffiche gelate se pur a fatica, per evitare di essere presi direttamente dalle saette.

<<Levate gli ormeggi forza>>.

<<Si d’accordo!>>.

<<Sbrigatevi partiamo veloci>>. Enuncia il capitano Saturnino rivolto a tutti. 

<<Svelti, l’ira di Zorhobos si deve essere risvegliata>>.

Infatti, dal blocco zirbhas come ogni mattina Zorhobos controlla la zona e l’accesso al palazzo. Con sua grande sorpresa si accorge che gli uomini del conte Orsini, non si capisce come, sono riusciti a realizzare la sua fuga. Imbestialito e adirato come non mai, Zorhobos comincia a saettare contro tutto e su tutti, lanciando dardi e saette di ghiaccio all’impazzata. Le lancia addosso al pulpito dei ministri. Verso la parete abbarbicata di anime. Contro l’isola, come a voler fermare con questa furia la fuga di Niccolò.

<<Su, forza miei valorosi marinai, diamoci da fare per allontanarci al più presto>>. Con aria benevola si rivolse alla ciurma Saturnino felice di essere riuscito a trarre in salvo il conte Orsini grazie ai suoi uomini.

Arrabbiato …

e fuori di sé, Zorhobos lancia ancora e a più non posso saette e dardi contro la galea Aurinia, dove una saetta repentinamente, sta quasi per prendere Lupus il gatto che beato stava acciambellato sul ponte, da dove abilmente riesce fortunatamente a sgattaiolare via evitando il pericolo. Un dardo si sta riversando su Mariano il musico, ma anche lui riesce a scansarlo. Una folgore arriva a ridosso di Marco il carpentiere che stava abbassandosi per prendere un attrezzo, ma giusto per quel motivo è riuscito a evitarla. Incredibilmente la fuga generale mette tutti sugli attenti, ma impavidi come cavalieri, riescono a sfuggire al pericolo. Il personale di bordo riesce miracolosamente a salpare. Fintanto che celermente Firmino il prodiere toglie gli ormeggi, Mauro impugna velocissimo il timone. Quintiliano per primo si mette ai remi seguito dagli altri rematori e Massimo il commissario di bordo consulta la bussola per prendere il largo alla volta di Herbetum. Nonostante le scariche di saette ghiacciate imperversano ancora su di loro, lanciate dall’imperatore di Urgon Zurhusrna, riescono a prendere il largo, dove la calma piatta delle acque cristalline li accompagna in un percorso del tutto tranquillo e solcano il tratto di mare che li separa da Porto Sant’Ercole. Adorni di consapevolezza sulla forza che riesce scatenare Zorhobos che adesso li preoccupa seriamente considerando a cosa possa scatenare.

È …

il crepuscolo quando giungono a Herbetum e il giovane Niccolò aprendo gli occhi lentamente, osserva con stupore il promontorio dell’Argentarius, meravigliato dalla bellezza che lo contraddistingue e dal fatto di trovarsi lì. Saturnia la farfalla dorata attendeva il suo risveglio raggomitolata al suo fianco, gli si avvicina e si posiziona delicatamente sulla spalla.

<<Ciao Saturnia grazie di essermi vicina>>. Esclama Niccolò sorpreso di trovarsi sulla galea Aurinia.

<<Niccolò non ti ho abbandonato un minuto ,sono felice di constatare che stai bene>>. Gli risponde lei.

<<Grazie infinite Saturnia>>.

<<Capitano ma questo è un prodigio, come avete fatto a liberarmi e più di ogni altra cosa, come siete riusciti>>.

<<A fare?>>

<<Non scherzate … a eludere Zorhobos e le sue guardie no?>> Chiede commosso Niccolò rivolto a Saturnino.

<<L’importante è che ora sia sano e salvo conte non crede?>>.

<<Già su questo non ci sono dubbi, grazie>>. Afferma Niccolò

<<Più di tutto, lo sa che stava rischiando l’assideramento?>>. Gli dice Saturnino.

<<È vero, lo immagino. Mi avevano chiuso in quella prigione fredda e triste. Tuttavia come ci siete riusciti? Incredibile! Non posso crederci. Non saprò mai ringraziarvi abbastanza, per ora mi cingo a darvi questa borsa piena di monete d’oro, poi di sicuro la prossima volta ci rimettiamo a pari e vi invito tutti a palazzo, dove terremo un ricevimento in vostro onore>>. Afferma Niccolò.

<<Non se ne dia pena la prego, per noi è una soddisfazione saperla di nuovo in forze, ora però è sicuro di farcela a rientrare a Statonia?>>. Gli chiede il capitano.

<<Sì! Si stia tranquillo, piuttosto vi aspetto puntuali fra un paio di giorni per tornare sull’isola di Zorhobos e questa volta sgomineremo le forze delle influenze negative, che si stanno buttando a terra sempre più>>.

<<Si d’accordo ci permetta di andare a casa dalle nostre famiglie e poi vedrà saremo puntuali fra due giorni, ci incontreremo allo stesso posto vero?>>.

<<Si! Allora fra due giorni. Mi raccomando allo stesso posto>>. Rispose Niccolò stringendo la mano con estrema cortesia a tutto l’equipaggio compreso, un saluto particolare a Lupus il gatto e Frisa la donnola che nel frattempo aveva stretto un’amicizia particolare con lui visto che ha percepito che il giovane ama indubbiamente gli animali. 

Niccolò …

rinvigorito dopo l’ottimo spuntino offerto da Maurizio si avvia verso la baia e sopraggiunge a Porto Sant’Ercole. Nel luogo in cui ha lasciato in custodia il suo destriero alla locanda Pulunza, dove ad accoglierlo trova l’oste che con solerzia lo accompagna alle scuderie. Il sovrano è ormai sceso e la volta celeste, avvolta nel suo manto ornato di stelle, si limita a scortare Niccolò nel cammino che lo riporta finalmente a palazzo Orsini. Saturnia accoccolata sulla spalla si limita assieme a lui a volgere lo sguardo intorno al paesaggio, che si prospetta incredibile ai loro occhi durante la cavalcata. Sebbene fosse buio scorgono quanta devastazione sta sbaragliando nei dintorni Zorhobos causando una vera e propria desolazione ghiacciata.

A Telamon ai bordi e in riva alle sue acque, chiatte imponenti di ghiaccio raggiungono livelli sconcertanti.

Il blocco di ghiaccio situato nella piscina naturale d’Aurinia ora è delle dimensioni di almeno tre metri lineari.

Per di più si percepiscono vere e proprie folate gelate, originate dal fatto che le acque si presentano a poco a poco quasi del tutto ghiacciate.

Lungo il sentiero che sta attraversando scorge prolungamenti di roccia tufacea completamente permeate di ghiaccio.

<<Niccolò scorgi anche tu quello che vedo io?>>. Gli chiede Saturnia.

<<Si Saturnia un leggero e sottile strato di ghiaccio veste già le acque di Albiniam il fiume che costeggiamo>>.

<<Volteggiando qua e là ho visto che anche il Lente, l’altro fiume, scorre colmo di una velatura di ghiaccio>>. Disse Saturnia.

<<Impressionante davvero, cercherò di fare presto ad arrivare a palazzo cosicché io mi possa recare subito dopo alla ricerca degli elementi per sconfiggere Zorhobos>>.

<<Noi andremo!>>. Ribatte Saturnia fingendosi arrabbiata per la mancata menzione.

<<Hai davvero ragione scusami, noi due andremo piccola>>. Le conferma il giovane Niccolò dandole un buffetto.

<<D’accordo ti perdono! Ma adesso ti prego fa attenzione, in alcuni punti della macchia mediterranea l’ignoto ghiaccio si presenta impervio e all’improvviso>>. Gli dice Saturnia.

<<D’accordo Saturnia farò attenzione>>.

Lungo il sentiero attraverso la rigogliosa valle della Maremma, lontano da Urgon e dalle grinfie di Zorhobos, il giovane sa di essere grato di mostrarsi ancora vivo. Si sente comunque in armonia con il luogo che si presenta, nonostante le avversità, in ogni modo straordinario, dove non può credere che succedano simili stranezze. Gli viene alla mente l’isola di Aegylon Zecvers dove ha visto l’imperatrice Xunerya, di cui sorvegliante Valente gli ha spiegato la sua storia e rimane ancora basito dal pensiero che l’isola è stata completamente resa una compagine gelida. Niccolò prosegue ascoltando il gorgheggiamento dell’acqua che si presenta in un modo del tutto nuovo, dettato dal fatto forse in parte è ghiacciata, sente il frullo delle ali di Saturnia che si diverte a volteggiarle leggiadra intorno. Da un versante del Monte Amiata si sente il segnale del falco che in lontananza richiama la sua compagna. Un vento leggero fa smuovere le foglie tra gli alberi e il frinire dei grilli e cicale accompagna il loro percorso.

Un fruscio improvviso …

lo fa desistere dal proseguire. Infatti, una coltre di ghiaccio a forma di propaggini aggrovigliate gli sbarra la strada riversandosi interamente contro di lui. Costretto a quel punto a bloccarsi per non rimanerne avvinghiato.

Si è formata repentinamente una barriera titanica.

È partita fulmineamente dal basso, per srotolarsi rapidamente fino al cielo, come un innalzamento comandato elettronicamente.

Il fatto è che cominciano a fuoriuscire dardi di ghiaccio alla cieca,  rendendo vulnerabile  il giovane che fatica a schivare i contraccolpi.

<<Niccolò sta attento mi raccomando>>. Gli dice Saturnia preoccupata, caracollando vicino a lui.

<<Si! Si! Sta tranquilla mi sono accorto dello sbarramento, dunque cosa facciamo ora?>>. Riflette Niccolò.

<<Niccolò ricordi come ti sei riuscito a liberare l’altra volta con lo stesso problema?>> Gli chiede Saturnia.

<<Sì! È vero, allora un attimo, … già Xhonil la spilla>>.

<<Non appena la tocca … la stessa si adopera subito a ridargli la via, spargendo un fascio di diffusione luminosa che lo sbroglia dal viluppo di ghiaccio, svincolandolo completamente dallo sbarramento e indicandogli la strada giusta da percorrere per uscire indenne da quella situazione.

<<Uh! … Per fortuna Niccolò>>. Sostiene felice Saturnia.

<<Già per fortuna piccola>>. Ripete lui.

Niccolò dopo essersi data una scrollata, rassicurato il cavallo e Saturnia dello scampato pericolo, rivolto verso il paesaggio, non può credere di essere libero da quell’ennesima morsa di ghiaccio.

A sera inoltrata …

il giovane finalmente giunge insperatamente all’ingresso del Palazzo Orsini.

Invece stupito vede che ai lati dell’antico portale sulla sinistra del frontespizio, c’è un lieve diamantino di cristallo a segno molto probabilmente che Zorhobos vuole sgominare al più presto anche Statonia.

Inoltre si accorge che non ci sono le guardie a sorvegliare il palazzo.

<<Saturnia ecco siamo arrivati, speriamo non sia tardi dato che c’è già quel diamantino di ghiaccio>>.

<<Si lo vedo Niccolò pensi che siamo arrivati troppo tardi allora>>?

<<Mi auguro vivamente di no altrimenti è grigia temo, sai da quel diamantino possono generarsi un’intera evoluzione di ghiacci, da ricoprire interamente il palazzo e i suoi abitanti>>. Le disse Niccolò.

<<Speriamo di no>>. Disse lei volteggiandole vicino.

Passando attraverso il cortile per giungere direttamente al piano nobile, sente ancora una leggera brezza che lo pervade, colto da un’emozione fortissima perché teme il peggio, inserisce Xaxat la chiave cardine e come attraversa l’ingresso si presenta uno scenario singolare. Nota con suo grande rammarico che effettivamente mancano molte persone e l’area delle sale pare interamente colmata da un alone cinereo da generare un insieme insolito. Un silenzio spettrale e traboccante di mistero copre l’area del palazzo. A passi lenti giunge nella sala dei ricevimenti e finalmente vi trova riuniti tutti, compresi altri ospiti che lui non conosce. Il maggiordomo Cassio e Tebaldo increduli a quella presenza, presi dall’entusiasmo gli corrono incontro esultando.

<<Mah! … Uoh! Conte non ci credo>>. Esclama stupito Cassio.

<<Cassio buona sera mi davate per disperso è?>>. Gli dice Niccolò di sottecchi per stemperare gli animi.

Ci fu un attimo di vera esaltazione dove tutti strabiliati urlavano la gioia di quell’arrivo inaspettato.

<<Il conte! Il conte! Il conte! È tornato!>>. Esplosero le ancelle sbalordite.

<<Il conte Niccolò! Il conte Niccolò!>>. Urlarono tutti.

<<Siamo compiaciuti di averla ancora qui con noi, la credevamo ormai disperso o catturato dalle influenze negative che incombono su Etruria. Incredibile!>>. Esclama Cassio.

Un plauso da parte di tutti i rimanenti si riversa all’improvviso nel salone, grati per il ritorno graditissimo del conte Orsini di Statonia.

<<Ma ci dica cosa è successo? Come mai è dovuto stare via così a lungo?>>. Gli chiede Tebaldo.

<< Carissimi! Per tutta una serie di motivi mi è stato impossibile giungere a palazzo prima di adesso, ma come vede sono vivo e vegeto>>.

<<Già ed è un vero piacere poterlo constatare, a parte gli avvenimenti che si sono verificati a palazzo di cui come vede hanno sbaragliato parte dei castellani>>. Gli dice Cassio.

<<Immagino Cassio e so anche chi ha generato tutte queste scomparse, ma ditemi chi sono gli ospiti non li avete ancora presentati?>> Chiede Niccolò.

 

Ebbene … gli abitanti di Etruria sono consapevoli dell’esistenza dei dodici regni che governano nel circondario, in piena autonomia.

E anche che sussistono grazie a un equilibrio che va a braccetto con l’armonia, la concordia, serenità e pace indiscussa.

Ognuno con una propria caratteristica in cui si limitano a vivere con chiarezza, facendo partecipe i sudditi dei loro saperi o discipline, di conseguenza per i castellani del palazzo Orsini è normale sapere di aiutarli qual ora ce ne sia la richiesta, vista la loro disposizione volta alla pace.

 

<<Ha ragione conte provvedo subito>>. Gli dice Cassio.

<<Grazie. L’ascolto>>.

<<Ecco conte si tratta dell’imperatore Hyon di Caere Tusna il regno dei cigni e delle sue forze di guardia>>.

<<Bene molto piacere. Come mai si trova qui?>> Gli chiede amorevolmente Niccolò.

<<L’imperatore Hyon si è visto portare via la sua figliola, futura imperatrice Haonhace, la quale ha la prerogativa di essere considerata una luminare per via delle sue virtù. Sa,la giovane riceve gli astanti nel suo trono a forma di cigno gigante, dove al riparo da altri mediatori, lo stesso si chiude per permettere a lei di interagire a seconda delle richieste comodamente racchiusa all’interno>>.

<<Ah! capisco! E quanti anni ha Haonhace?>>. Chiede Niccolò.

<<È giovanissima ne ha solo diciotto>>.

<<Caspita! Così giovane e già considerata una luminare e dopo cosa è successo?>>.

<<Sì! infatti, e stimatissima anche. Vede, l’imperatore Hyon si è fidato di una donna giunta a palazzo che ha chiesto un colloquio con Haonhace. All’apparenza sembrava mossa da buone intenzioni e certo di questo fatto, ha lasciato che si chiudesse all’interno del trono assieme alla figlia>>.

<<Oh! E invece?>>

<<Purtroppo però la futura imperatrice si è ritrovata alle prese con una cospiratrice, la quale scaltra ne ha approfittato subito per circuirla facendola sparire dopo averla tratta in inganno>>.

<<Imperatore ricorda il nome di quella donna?>> Gli chiede Niccolò.

<<Emh! Sì, mi pare si chiamasse Matilde>>. Rispose l’imperatore Hyon.

<<Acc …! Ancora Matilde! Pazzesco! Quella donna è sempre stata meschina, ma a quanto pare sta superando i limiti, sembra abbia acquisito gli stessi poteri di Zorhobos il quale ha intenzioni veramente serie dopotutto>>.

<<Cosa intendete? Quali intenzioni diteci?>>. Esclamò il visconte Alderico.

<<Buona sera visconte Alderico che piacere vederla a palazzo>>.

<<Anche per me è un vero piacere rivederla conte, ma ci dica>>.

<<Beh! Zorhobos ha intenzione di acquisire il potere assoluto, sgominando i dodici regni e tutta Etruria, facendo incrementare il suo e solo impero, all’insegna di un culto davvero assurdo>>. Risponde Niccolò.

<<Ma voi se è lecito come fate a saperlo?>>. Chiede Paride.

<<Non potete concepire nemmeno con la fantasia in che luogo mi trovavo fino a stamattina. Se non fosse stato per l’equipaggio della galea Aurinia, che fra l’altro ringrazio molto e gliene sarò eternamente grato, che mi ha salvato, di cui mi sono servito per andare a scovare il nascondiglio di Zorhobos, non sarei qui a raccontarvelo>>.

<<In che luogo si è nascosto quindi?  Diteci conte?>> Gli chiede Fabiana.

<<Sono stato nel suo regno, luogo in cui, la sola presenza anche per breve tempo, mette i brividi nel vero senso della parola>>.

<<Ci spieghi lo stesso di che luogo si tratta>>. Continua Fabiana.

Ebbene … dopo aver percorso l’ingresso subito si viene pervasi dall’ambiente glaciale, dove tutto è assurdo, sconcertante, freddo, amorfo. Dal palazzo permeato di ghiaccio, alle persone che ci abitano, alle sue assurde leggi e sopra ogni cosa alla moltitudine di esseri umani che tiene prigioniere, abbarbicate in gabbie di ghiaccio, che occupano gran parte delle impressionanti pareti del palazzo, dove sono riuscito a scorgere che tiene prigioniera anche Aurora>>.

<<Uh! … la nostra Aurora … l’avete vista e come sta?>>. Chiese Sabrina.

<<Purtroppo non sono riuscito ad avere un contatto con lei, perché la tengono rinchiusa in una gabbia di ghiaccio che poi richiudono alla parete con un sistema a sipario che va a scomparire>>.

<<Uh! … deve essere stato terribile averla vista. E sopra ogni cosa per non aver potuto fare nulla per salvarla?>>. Di rimando disse Germano il paggio.

<<Indubbiamente sì, è stato desolante, ma ora ditemi cavalieri vi siete ridotti veramente in pochi? Che cosa è successo qui?>>. Afferma Niccolò.

<<Purtroppo si Niccolò a seguito delle sparizioni improvvise, di cui non si è potuti intervenire proprio su nulla, come vedi siamo rimasti in pochi>>. Gli dice Davide sconfortato.

<<Chi manca?>>.

<<Per quanto riguarda l’ordine dei cavalieri sono spariti, Benedetto, Flaviano, Andrea, Goffredo e Ludovico. Siamo rimasti in otto me compreso, Lanfranco, Eligio, Callisto, Clemente, Cornelio, Bartolomeo e Maurilio>>.

<<Perdinciribaulina! Pazzesco>> Esclama Niccolò.

<<E per quanto riguarda gli abitanti del castello invece?>> Domanda il conte.

<<A palazzo sono rimasti Demetra, Cassio, Tebaldo, Egidio, Fabiana, Sabrina, Dafne, Elena, Brunilde, il paggio Germano, Enrico il compositore, gli ospiti di Velx Paride, Amanda la contessa, il Visconte Alderico, l’imperatore Hyon e le sue forze di guardia>>. Rispose Davide.

<<A  dispetto di quanto sta succedendo, dobbiamo ritenerci fortunati, tutto sommato non siamo nemmeno pochi. Soprattutto ora che si sono congiunti a noi l’imperatore Hyon e le sue forze di guardia, che saranno circa una ventina mi sembra no?>> Chiede Niccolò.

<<Si conte è vero sono esattamente ventidue>>. Risponde Davide.

<<Bene! Imperatore Hyon è certo di volersi alleare con noi? È consapevole che siamo a rischio? Non si è sicuri di impedire alle forze delle influenze negative di sovrastare inesorabili su Etruria?>>. Domanda Niccolò.

<<Sì! Si! Si!  Conte sono del tutto sicuro. Una volta unificate le forze vedrà contrasteremo le influenze negative>>. Gli dice gentile l’imperatore Hyon.

<<D’accordo allora prepariamoci a fare un piano d’azione, Cassio riunisca tutti alla sala ricevimenti>>.

<<Si conte subito>>. Rispose serafico e felice del ritorno di Niccolò il maggiordomo.

<<Allora ascoltatemi bene>>… dice Niccolò rivolto a Demetra, Fabiana, Sabrina, Dafne, Elena, Brunilde, il paggio Germano, Enrico il compositore, i loro ospiti di Velx Paride, Amanda la contessa e il Visconte Alderico, Egidio il cuoco, i cavalieri presenti rimasti, Davide, Lanfranco, Eligio, Callisto, Clemente, Cornelio, Bartolomeo e Maurilio, L’imperatore Hyon e le sue forze di guardia. 

<<Siamo giunti allo stremo delle presenze e questo comporta un rischio non indifferente è giunta l’ora di darsi da fare per recuperare i nostri conterranei>>.

<<Si hai ragione Niccolò>>. Disse Germano con enfasi sentendosi al sicuro al fianco di Niccolò contento di saperlo lì.

<<Già Germano e per fare questo c’è bisogno di energia, vigore e determinazione, con il beneficio di tutti>>.

<<È vero>>. Risposero in coro.

<<Vi chiedo però di pazientare ancora un po’.

<<In che senso?>>.

 Bè … a causa del mio partire un'altra volta per un breve lasso di tempo>>.

<< Ancora devi assentarti?>>. Ribatté Alderico.

<<Certo Si! Mi rimetto anche ora a voi. Confido sul vostro supporto, per il solo fatto di sapervi in attesa ad aspettarmi serenamente.

<<Nonostante questo lo sa che può contare su tutti noi?>>.

<<Allora parti subito?>>. Gli domanda Davide.

<<Per forza di cose. Avrò modo di recuperare gli elementi che consentiranno di fare crollare le forze delle influenze negative>>. Disse Niccolò.

<<Si va bene conte, saremo lieti di attenderla, ma diteci nel frattempo cosa dobbiamo fare?>>. Chiese Davide.

<<Grazie! Voi cavalieri per esempio al mio rientro dovete semplicemente essere pronti a partire assieme a me per Urgon Zurhusrna, mentre gli altri resteranno a custodia del palazzo per impedire che qualunque entità si possa insinuare>>.

<<D’accordo!>>.

<<Le guardie rimarranno unite a quelle di Caere Tusna, mentre l’imperatore Hyon verrà con noi perché capisco che voglia partecipare in prima persona alla rappresaglia qualora ritrovassimo sua figlia>>. Enunciò Niccolò.

<<Lei possiede una lodevole sensibilità grazie. Certo che verrò anche io>>. Asserì Hyon. <<Grazie per la comprensione conte sarà per me un onore unirmi a voi per il recupero dei prigionieri>>. Confermò l’imperatore Hyon.

<<Orbene adesso vi lascio, ringrazio tutti per l’indulgenza e mi dirigo a recuperare questi elementi di vitale importanza>>.

<<D’accordo conte faccia molta attenzione!>>. Gli dice Bartolomeo.

<<Certo!>>.

<<Non vedo l’ora che tutta questa storia sia finita Niccolò per comporre per lei un minuetto di rivalsa, faccia buon viaggio>>. Gli proferì Enrico.

<<Grazie Enrico che dire … cominci la stesura in ogni modo>>.

<<D’accordo!>>.

<<Ora saluto tutti voi con un ultimo avvertimento. Mi raccomando fidatevi l’un l’altro e cercate di stare sempre vicini e non guardate nessuno che non sia di vostra conoscenza nei bulbi oculari>>.

<<D’accordo conte grazie, lo faremo, ci vediamo, a presto allora e stia molto attento>>. Disse il cavalier Davide.

<<Sì! Davide sia pronto al mio arrivo mi raccomando>>.

<<Sì certo d’accordo>>.

Ci fu un attimo di silenzio e all’improvviso Niccolò si sente tirare leggermente il bavero. È Saturnia che giocosa come sempre cerca di comunicare con lui in maniera del tutto confidenziale. Niccolò a quel punto si sposta nella sala adiacente alla loggia per parlare in tutta tranquillità con la farfalla guida, che pare abbia da comunicarle qualcosa di immediato.

<<Dimmi Saturnia cosa c’è che ti preoccupa?>>. Chiede lui.

<<Niccolò ti sei dimenticato di dire a tutti che Etruria ha bisogno di un re per contrastare sul serio le forze delle influenze negative>>.

<<Hai ragione me ne sono proprio scordato>>. Afferma lui.

<<Devi dare una spiegazione esauriente, affinché loro possano divulgare la notizia, che bisogna decretare un nuovo re al più presto>>.

<<Hai ragione!>>.

<<In questo modo mentre tu esegui la missione, si avrà modo di riscontrare il parere di tutti i regni e i borghi confinanti, in merito alla tua proclamazione, ai fini di un nuovo impero contraddistinto dall’armonia e pace sicura>>. Gli enuncia lei con dolcezza.

<<Non immaginavo di renderli partecipi già da ora, mi emoziona sapere che dovrò diventare re e ancora di più di avere la benevolenza di tutti>>.

<<Non temere Niccolò, l’importante è che i cavalieri abbiano modo di divulgare la funzione importante della quale tu ti stai  per addentrare in nome del reame>>.

<<Dici?>>

<<La gente di Etruria sarà ben lieta di designare a te la predisposizione per divenire lucumone>>. 

<<D’accordo allora, se mi parli così, voglio credere che le cose possano andare in questo modo, grazie>>.

<<Sì, Niccolò, cosicché nel frattempo che tu sarai occupato alla ricerca degli elementi, loro siano già in grado di esprimere l’opinione concorde>>.

<<D’accordo Saturnia lo faccio subito>>.

<<Un momento Niccolò! … devi anche dire che gli elementi che andrai a recuperare ti serviranno altresì per l’investitura a lucumone re di Etruria>>.

<<Ah! si?>>.

<<Sì è quello il loro scopo!>>.

<<Ecco svelato finalmente il mistero degli elementi>>.

<<Prima di recarti a Urgon Zurhusrna devi essere in possesso di tali elementi e una volta conquistato il favore di tutti si potrà concludere l’investitura a lucumone di Etruria>>.

<<Va bene Saturnia ora gliene parlo subito, anche se devo dichiararti che mi sembra di imporre loro una presenza forzata, una specie di autoritarismo, non mi sento il diritto di prevaricare su tutto, non è nel mio carattere>>. Asserì il giovane un po’ confuso dal fatto di doversi imporre e quasi nominare da solo a lucumone.

<<Carissimo Niccolò qui non si tratta di imporsi sugli altri, il fatto è che Etruria ha bisogno di un respiro puro, non preoccuparti il tuo cuore pulito traspare attraverso lo sguardo e la gente lo ha appreso, riesce a percepire che sei clemente e non un tiranno>>. Gli conferma lei.

<<Ne sei certa!>>.

<<Certo! E poi non dimenticare che tu sei stato scelto per questa funzione, direttamente dalle forze indiscusse di Cassiopea>>.

<<D’accordo! D’accordo! … Mi hai convinto ora vado e speriamo bene>>.

<<Andrà tutto bene vedrai>>.

Gioconda e felice volteggia nuovamente al di sotto del bavero del farsetto di Niccolò, il quale rincuorato da lei si addentra nella sala dei ricevimenti, per mettere al corrente tutti dell’avvenimento prossimo.


Capitolo quarantanovesimo


Nel frattempo …

proprio in quel preciso istante … dal cielo permeato di colori plumbei si vede arrivare come per un prodigio Thetrys il meraviglioso “Microraptor Gui” di sei metri di lunghezza con l’apertura alare di tre metri. Si leva in aria concentrato a sorvolare i cieli di Statonia, ospitando sul dorso il suo nuovo amico Tryunur figlio degli imperatori Thuhjnthial e Teyrha.

Il Microraptor Gui Esegue volteggi mirabolanti, conducendo il futuro imperatore dirimpetto all’ingresso del palazzo Orsini, dove sa che potrà trovare sostegno per la ricerca dei suoi genitori.

Un silenzio curioso cala fra la gente del borgo che stupita nel notare tale creatura rimane a bocca aperta immobile, nella posizione in cui erano prima del suo arrivo.

Dopodiché Thetrys fa chiaramente capire a Tryunur che per invocare la sua presenza di nuovo, basta che lui pronunci il suo nome e all'istante si sarebbe catapultato in suo aiuto.

La creatura e il giovane futuro imperatore si guardano negli occhi con un’intesa sorprendente e si congedano ricambiando un buffetto sul dorso della testa.

Thetrys maestoso e imponente con delicata eleganza che lo contraddistingue si dissolve nel cielo svolazzando raggiante verso l’altura della valle Maremmana.

Tryunur bussa al portale di palazzo Orsini dove ad accoglierlo trova il solerte maggiordomo Cassio che lo accoglie vivamente. Cassio spiega a Niccolò il motivo per cui il futuro imperatore di Falesia Pulum Huin si è condotto lì, mentre lui si rende partecipe ad accoglierlo con tutti gli onori.

<<Benvenuto futuro imperatore Tryunur è un piacere sapere che si vuole unire a noi>>.

<<Grazie a voi per l’accoglienza>>.

<<Ora miei audaci e fidi castellani, per fortuna vi trovo ancora tutti qui. Ho da dirvi cosa molto importante e inoltre vi presento il futuro imperatore di Falesia Pulum Huin. Lui è Tryunur il quale si trova qui, per la ragione che anche a lui a causa di Zorhobos, sono stati rapiti con l’inganno i suoi genitori, e con piacere si unisce a noi per lo stesso fine>>.

<<Siamo lieti di fare la sua conoscenza e onorati di averlo con noi>>. Risposero tutti.

<<Vi ringrazio infinitamente>>. Pronunciò Tryunur.

<<Ebbene … dovete sapere che per sconfiggere definitivamente Zorhobos, bisogna che ci sia un re.

<<Un re?>>. Esplose curiosa Dafne.

<<Si insomma …  un lucumone che domini l’impero di Etruria a regime unico in equilibrio e pace>>.

<<Sì! Niccolò e come facciamo a trovarne uno?>> Chiede Egidio il cuoco.

Gli astanti si concedono un attimo di silenzio con lo scopo di porre maggior attenzione.

<<Dunque, … Egidio e tutti voi ascoltatemi bene, … non mi sarei mai sognato di avvicinarmi a questa onorevole carica, ma voi sapete che mi trovo qui per un motivo inequivocabile, dove tra l’altro mi è stato insignito questo compito>>.

<<Sì, lo abbiamo compreso e gradito>>.

<<Tuttavia mettiamo il caso che dovessi ottenere il favore di tutti i sudditi di Etruria … >>.

<<Di sicuro già ce l’hai>>. Rispose Davide.

<<Emh! Ecco … tale parere si può ottenere solamente se riuscirete a diffonderete fra le genti il motivo per cui svolgo tale missione vitale, per il regno.

<<Certo lo faremo più che volentieri>>.

<<In questo modo avrò allora la possibilità di raggiungere l’incombenza di divenire il prossimo lucumone del regno di Etruria se anche voi siete d’accordo ?>>.

<<Ma certo! Niccolò sarà nostra premura cercare di avvisare più gente possibile e avrai il nostro consenso a pieni voti felici di saperti re>>. Disse Davide.

<<Grazie Davide! Grazie anche a tutti voi per la comprensione. Nelle prossime ore sarò quindi occupato alla ricerca di questi elementi, i quali sono importanti ai fini della mia investitura a lucumone re di Etruria, dove prima di recarmi a Urgon Zurhusrna, se avrò conquistato il favore di tutti potrete realizzare la proclamazione>>.

<<D’accordo Niccolò va pure tranquillo penseremo noi a far divulgare la notizia>>. Gli disse sicuro Davide.

<<Sapevo di potermi fidare di tutti voi, e soprattutto è importante sapere, che per primi voi mi riteniate persona giusta>>.

<<Sì, in effetti, noi ti consideriamo già come nostro fidato e stimato re>>. Rispose il maggiordomo.

<<Non fatemi arrossire ora!>>

<<No dai non  la vogliamo mettere in imbarazzo, però sappia che da quando è qui la nostra permanenza a Etruria è sempre stata vigilata dalla sua presenza, all’insegna della comprensione e generosità, quindi sta sereno e va a cercare gli elementi>>. Gli disse Cassio.

<<Grazie Cassio! Grazie a tutti voi, ci vediamo presto allora e mi raccomando occhi aperti>>. Rispose lui grato di avere i suoi castellani così fidati e complici.

Poco dopo …

in groppa al suo destriero assistito da Saturnia che come al solito si è collocata antistante al suo farsetto, parte alla volta della necropoli di Sileno per la ricerca degli elementi per l’incoronazione. Niccolò imbocca la strada bianca per recarsi a Sileno dove proseguendo incontrerà le pietre megalitiche interamente create su roccia nel luogo in cui all’interno ci sono gli elementi.

Xritrio (ciondolo dorato), Xaxsyda (la corona australe), Xlonhe (il blasone), Xyarho (mantello prezioso), Xydha (fionda dorata), Xyuynya (giornea).

La giornata si è schiusa all’insegna di un quadro a tinte avio - bianche - azzurre, dove il sovrano della volta celeste poggia sicuro incuneato nella rientranza della valle Maremmana e il chiarore evidenzia il paesaggio che luminoso si è risvegliato accompagnato da un nugolo di splendidi volatili che sorvolano l’area con energia e vigore. Niccolò percorre il sentiero che conduce alla porta della rocca e dopo circa duecento metri giunge alla necropoli del Monte Rosello. Da lì cammina lungo il viottolo destro che sale sulla collina, incontrando le numerose tombe, giunge al bivio e prende il sentiero di sinistra che attraversa il ruscello.

L’imperatore di Urgon Zurhusrna

anche se è ben consapevole che non può contrastare più di tanto le forze che guidano il prescelto, cerca in tutti i modi di rendergli difficoltoso il suo proseguire.

<<Guarda Niccolò! … >>. Gli dice Saturnia.

<<Cosa c’è Saturnia?>>. Chiede lui.

<<Guarda! … Un brillantino di ghiaccio accompagnato da una nuvola di vapore sulfureo poggiato su quel versante roccioso>>. Gli dice lei preoccupata.

<<È vero, per fortuna sembra contenuto solo in quello spazio>>.

<<No! Purtroppo ti sbagli Niccolò si allarga in tutta la zona guarda>>.

<<L’area che circonda il percorso che conduce alla tomba di Sileno appare tutta incorniciata da un estendersi di cristalli luminosi seguiti da nuvole di vapore>>.

<<Osserva Niccolò!>>. Esclama la farfalla.

<<Cosa c’è ancora cara dimmi Saturnia>>.

<<Niccolò i brillantini generano una serie di percorsi intricati, guarda>>. Gli dice lei.

<<Ops! … caspiterina! È vero, sarà difficile oltrepassarlo>>. Attesta il giovane stupito.

<<Già anche secondo me, però credimi possiedi un’energia che ti permette di tentare anche l’imprevedibile, quindi Niccolò, non ci rimane altro da fare che provare>>. Gli risponde Saturnia cercando di infondergli coraggio.

I brillantini di cristallo ghiacciato in un turbinio di movimenti si espandono in altezza. Generando spruzzi alti quanto una via cava, di cui alcuni addirittura il loro percorso crea un girotondo di volute da realizzare una spirale di incroci glaciali, che si snodano e si muovono repentinamente. Pertanto Niccolò nonostante la titubanza si arma del solito coraggio prova a passarvi attraverso.

<<Saturnia ora tieniti ben salda>>.

<<Sì! Si! Niccolò>>. Rispose lei calma.

Si inoltra in quell’angusto passaggio, e nemmeno il tempo di fare due passi che un fascio di ghiaccio gli si avvinghia addosso, ghermendole la spalla, dove a momenti lo stesso prende in pieno Saturnia.

<<Accidenti! … ora riprovo piccola tieniti ben salda>>.

<<Si riproviamo>>. Gli risponde lei incoraggiandolo.

Il freddo che genera quell’area è a dir poco insostenibile. Il giovane Niccolò muove un altro passo però sventuratamente l’eventualità di riuscire a superare quella soglia senza rimanerne avvolti è ardua. Sia per il freddo che sviluppano questi getti, sia per la consistenza degli spruzzi che risulta davvero portentosa. A  quanto pare se si tenta di oltrepassare quella limite ti si abbarbicano addosso raggelandoti a passo a passo e all’istante.

<<Oh! … Niccolò cosa facciamo adesso?>>. Gli chiede Saturnia preoccupata.

<<Saturnia sai cosa ti dico … a questo punto, confido sulla probabilità che Xharax possa generare come al solito un valido portento>>.

<<Magari!>>

Ebbene se pur preso dal freddo Niccolò è mosso dalla necessità di sopravvivenza e ansioso dall’aiutare Etruria, si accinge così a toccare l’anello e come al solito spera in un suo sostegno.

Incredibile …

Xharax genera all'istante un impetuoso fascio di luce costituito da risonanti effetti acustici da cui fa scaturire una possibile spaccatura della coltre di ghiaccio. Con il risultato che il percorso di brillantini di ghiaccio si sfalda e lo sviluppo del fascio di luce, si estende rotante protendendosi interamente sul versante roccioso, al punto da delimitare la zona e creare un varco in cui i due impavidi possono passarvi attraverso senza correre il rischio di essere intaccati dal ghiaccio.

<<Wow! … Meraviglioso>>. Esclama Saturnia incuriosita dall’espandersi del prodigio.

Niccolò si rianima, scrolla gli abiti di dosso che erano stati aggrediti dal ghiaccio, si dà una ravvivata con le mani ai capelli e si assicura che la sua fida Saturnia stia bene>>.

<<Come va? Stai bene piccola Saturnia?>>

<<Si! Si!  sto benone. Tutto apposto>>.

Il giovane si guarda attorno, per vedere se l’accesso alla tomba sia praticabile e di possibile raggiungibilità e considera che dopo lo spavento preso, sia semplicemente stupefatto del corso degli eventi. Tuttavia ringrazia Aurinia per avergli donato Xharax che in quell’istante stava concludendo l’emissione di luce e chiudere il simbolo del leone intarsiato d’oro inserito al suo interno.

<<Saturnia come stai davvero è tutto apposto?>>.

<<Sì! Niccolò tranquillo è tutto apposto>>.

<<Bene! Proseguiamo allora prima di avere le vie di accesso bloccate>>. Dichiara.

<<Si andiamo>>. Gli dice Saturnia accovacciata più che mai sulle sue spalle.

Giungono a ridosso dell’ingresso della tomba di Sileno dove sinceramente il giovane sperava allo stesso tempo di trovare Aurinia, ma purtroppo non la vede. Muove il primo passo e tutto magicamente si illumina a giorno, di un colore dorato, splendente, da far risaltare ogni cosa, ciascun rientrante, qualsiasi anfratto, soprattutto quelle cavità con incastonato al suo centro gli elementi.

<<Non c’è!>>. Esclama a voce alta Niccolò.

<<Chi non c’è>>. Gli chiede Saturnia.

<<Aurinia, … speravo di trovarla>>.

<<È improbabile poiché quando la presenza di una farfalla dorata dell’ordine di Cassiopea è insieme al prescelto, l’altra deve rimanere abbarbicata alla roccia Xzarlopea>>.

<<Ah! Ho capito>>. Esclama Niccolò.

<<Non possiamo interagire, sfumerebbe il prodigio di ognuna, annullandosi a vicenda, di conseguenza se sei seguito da me, lei non può comparire per non rischiare di sopprimere la propria energia>>.

<<Straordinario! Capisco, va bene Saturnia grazie per la spiegazione>>.

<<Niente figurati! Mi auguro solo che tu sia comunque contento della mia presenza>>.

<<Ma certo ci mancherebbe altro>>.

In ogni specifica rientranza ora si riesce a vedere bene cosa vi sia racchiuso al suo interno, dove a quanto pare gli elementi questa volta non svaniscono al suo passaggio.

Eccolo il ciondolo con sopra la soprascritta Xritrio, con raffigurato il  simbolo araldico degli Orsini, dove attorno allo stesso, colori bronzei sfavillano, lasciando sprigionare una luce intensa e dorata e un alone circolare che lo avvolge, creando l’effetto evanescente al centro della pietra.

Ebbene il giovane Niccolò ora accenna ad avvicinarsi cercando di toccarlo. E l’oggetto questa volta si svincola da solo dalla parete rocciosa e si consegna a lui, alzandosi in aria direttamente, emettendo una brillantissima luce evanescente, andandosi a collocare come per un prodigio nel suo collo agganciato a una catenina dorata.

In seguito circa dieci passi dal lato opposto al centro di un’altra pietra, incastonato a lei c’è la Corona dorata ingemmata di pietre preziose, di cui soprascritta è Xaxsyda.  Il giovane la tocca lievemente e con la stessa aura del prodigio appena passato, gli si posiziona direttamente sul capo brillando vivacemente.

Subito dopo si sposta alla sua destra dove Xydha la bella Fionda dorata e pregiata è posizionata sopra un piedistallo di cristallo dorato.

Appena lui cerca di prenderla, questa prontamente si solleva in aria e con un giro vorticoso si dirige verso la sua cintura congiungendosi energicamente.

<<Incredibile hai visto Saturnia, quale incantesimo è così potente da rendere possibile tutto questo?>>.

<<Beh, vedi Niccolò le forze indiscusse di Cassiopea concretizzano tutto questo come dici tu e si muovono a tuo favore>>.

<<Splendido>>. Esclama lui nuovamente.

Due tre passi avanti e dall’altro lato del muro, al centro di un’altra pietra compare il Mantello raffinato di cui mostra la scritta Xyarho.  Nell’istante in cui si avvicina senza neppure ci sia il bisogno di toccare nulla, il mantello si libra in aria e si va a posizionare alle sue spalle, chiudendo il bavero con il prezioso brillante profilato in oro come allacciatura a gemma.

La stessa cosa succede due o tre passi avanti nell’altro lato, dove si trova questa volta il blasone di cui scritta è Xlonhe rappresentante lo stemma degli Orsini di Statonia di cui protagonista figurato è un leone rampante, metà dello stemma è bordata di rosso, argento, con fregi in oro sopra l’anguilla e nel capo una rosetta rossa in fondo argenteo.

Il simbolo araldico degli Orsini Xlonhe è costituito dalla riproduzione di un piccolo scudo che si va a collocare scomponendosi e materializzandosi sulla schiena del mantello incastonandosi a esso come simbolo reale.

In seguito percorrendo altri quattro o cinque passi dal lato opposto, al centro e incastonato a un’altra pietra c’è la casacca con la scritta Xyuynya che si mostra in tutto il suo splendore.  Il giovane si avvicina e la blusa completamente dorata genera un meraviglioso apparato scenico, dove prende piede un arabesco di vapore che avvolge Niccolò in un crescendo, fra sfolgorio e movimento da farlo volteggiare su se stesso più volte, dove avviene la fusione tra la blusa, il mantello, il simbolo araldico, la fionda, il ciondolo, la corona, che splendenti in un tutt’uno, di perfezione, esaltano del tutto il fascino perfettamente indossato a lui.

<<Per mille farfalle!  Ma sei bellissimo. Sostiene con enfasi Saturnia.

<<Non essere così cortese Saturnia mi fai emozionare>>. Le sussurra lui.

<<Non lo affermo così tanto per  dire, è la verità>>. disse lei.

<<Va bene adorabile Saturnia>>. Le risponde Niccolò dandole un piccolissimo buffetto sulle ali.

<<Che ne dici Niccolò ora è tutto pronto?>>.

<<Si direi che è giunta l’ora di rientrare, potremo renderci conto se i cavalieri e gli altri sono riusciti a indagare sul parere di eleggermi lucumone di Etruria>>.

<<D’accordo!>>.

Nello stesso tempo …

i dimoranti a palazzo Orsini tengono un contegno che rasenta un chiaro segno di agitazione, per il ritorno sia di Niccolò, sia di Germano il paggio, Paride e il Visconte Alderico di Velx, l’imperatore Hyon e le sue forze di guardia, che si sono recati nel circondario per richiedere i favori del popolo. E quindi attendono il responso della gente del borgo, i rioni confinanti e dei dodici regni, in merito all’eventuale proclamazione di re Niccolò.

 

Cassandra …

nel frattempo è stata preclusa a Urgon Zurhusrna poiché Matilde vuole essere certa che sia l’unica prescelta da Zorhobos e cogliendola di sorpresa l’ha ipnotizzata e condotta sull’isola. L’imperatore Hyon con le sue guardie e assieme ai cavalieri della farfalla dorata, nel tempo che il conte era in cerca degli elementi, si è recato per le vie dei dintorni cercando di contattare quante più persone possibili volte ad appoggiare la proclamazione a lucumone di Niccolò. Trovando di volta in volta un assenso alla sua ascesa al trono, come sovrano indiscusso nel reame di Etruria, poiché consapevoli che altrimenti siano perduti.

L’opinione fra le genti in merito al manto di ghiaccio che si sta riversando a Etruria è univoca e quindi intuisce che bisogna affidarsi a qualcuno per porre fine a questo misfatto, di conseguenza ripone pienamente la fiducia in Niccolò. Zorhobos ha già sparso fin troppo timore dal blocco zirbhas dove imperterrito e senza scrupoli ha condotto la sua ira lungo i margini meridionali del monte dell’Uccellinia.

 

In realtà … dove sorge l’antico borgo sul litorale splendente di Telamon la gente sgomenta, è corsa verso casa costretta a ritirarsi per via dell’estendersi di ghiaccio. Quindi è propizia all’incoronazione di Niccolò affinché si faccia luce sulla questione al più presto.

Alla rocca e all’intero borgo con la sua propaggine sul promontorio roccioso, proseguendo ai bordi e in riva alle sue acque smerlate, le chiatte di ghiaccio raggiungono livelli sconcertanti. La gente quindi già spaventata di per sé appare favorevole a eleggere Niccolò volentieri.

Ad Aurinia felici di poter contare su un’amabile persona si vedono d’accordo alla sua incoronazione.

 

Ugualmente sono favorevoli all’incoronazione i dimoranti di Caletra, Curtum, Cusium, Faesulae, Falesia, Herbetum, Herculem, Lacum Prilem trovandosi pienamente  d’accordo.

Si mostrano elettrizzati dalla novità, alla quale sono chiamati a far parte e ad approvare a pieno gli abitanti di Perusia, Popluna, Portus Scabri, Rusallae; Samprugnano, Sena Iulia, Statonia, Suana, Tarxuna Vada, Velathri, Velx, Castrum Viterbii.

I cavalieri e il suo seguito recandosi a Caere Tusna il regno dei cigni, consapevoli che gli abitanti sono sconcertati della scomparsa di Haonhace rapita da Matilde, spiegano in ogni caso agli abitanti la necessità di proclamare Niccolò re. Pertanto e per fortuna trovano il loro consenso a proseguire per l’incoronazione a pieno titolo.

Altresì a Falesia Pulum Huin il regno della primavera dove gli imperatori Fhoroan e Fhyestel sono stati raggirati dopo che Matilde donando loro un incanto di fiore potente e affascinante li ha ipnotizzati, beh considerano che la gente sia pienamente consapevoli che ci voglia un cambiamento. Davide domanda loro cosa ne pensano per la proclamazione a re di Niccolò e di tutta risposta, si sente replicare che accettano benevoli il nuovo lucumone.

Per quanto riguarda Lescanletem il regno della lungimiranza dove gli imperatori Thuhjnthial e Teyrha sono stati circuiti da Matilde dopo il dono di un colibrì, Davide si sente dire dalle persone del posto che comunque il figlio Tryunur farà luce in tutta la faccenda, assieme alle forze che dimorano a Statonia e nello stesso tempo si dimostrano felici di accogliere il nuovo re.

Anche  a Manjmarjntyur Portus Scabri il regno della luna, l’imperatore Tyurhamyno fu rapito da Matilde dopo averle fatto dono del ritrovato lunare, gli abitanti sono propensi a far eleggere Niccolò nuovo lucumone, poiché il loro imperatore gli manca moltissimo e sperano quindi di poterlo rivedere al più presto.

Giunti a Zelur Tezan Ois il regno della doppia via dell’acqua, dove Zyxzyan l’imperatrice bambina è stata circuita da Matilde attraverso il dono del cercatore di stelle, dunque anche qui dopo le dovute spiegazioni di Davide appartenente all’ordine dei cavalieri della farfalla dorata, gli abitanti sono pienamente  favorevoli all’incoronazione di Niccolò.

A Fossae Papirianae il regno dei falchi, dove gli imperatori Zilaocapu e Tatya sono stati raggirati dopo il dono dell’esemplare falco della regina, la gente del posto rilascia il beneplacito all’incoronazione.

A Tarxuna Zec Mlax il regno dei volanti dove gli imperatori Zixhjlar e Zilcanea sono caduti nella trappola di Matilde in seguito all’aver ricevuto in dono il sistema di irrigazione. La gente si è vista costretta ad adottare il sistema di Zilcanea, librandosi in volo alla ricerca della verità diretti chissà dove. Infatti, al loro arrivo non vi trovano nessuno, mentre con stupore li scrutano svolazzare in cielo.

<<Chissà dove si sono diretti>>. Si chiede Davide.

Proseguendo per il borgo di Tarxuna Zec Mlax ai fianchi di un viottolo trovano una nonnina appoggiata alla balconata della sua casa che serafica sentiva l'odore della fragranza del gelsomino spargersi nell’aria circostante. Rimasta sola nel borgo. Con un viso dolce e l’aspetto grazioso, si mostra del tutto pensierosa. Si era trattenuta lì perché da quando il suo defunto marito è andato a miglior vita lasciandola sola, non se la sente di lasciare nemmeno per un minuto la sua casa. Purtroppo è non vedente, per lei è praticamente impossibile muoversi liberamente in aria. Oltretutto ignara di quanto stava accadendo, non si è spostata.

Molto probabilmente dalla fretta, gli abitanti si sono completamente scordati di lei, visto che solitamente è sempre disponibile e prodigo nell’offrire un aiuto per le necessità alle quali la nonnina non può adempiere da sola. 

<<Buon giorno Lisa>>. le dice l’imperatore Hyon conoscendola attraverso la sua storia.

Lisa, infatti, un giorno, si era recata da Haonhace per farsi predire gli eventi dei quali l’imperatrice era riuscita a prevedere se pur disastrosi e dannosi per la donna, dove a seguito di un evento increscioso ha perduto la vista. Successe che rimase implicata in una sventura ai bordi di un precipizio da dove lei salvando la vita a un giovane ne ha subite le conseguenze. Un’avversità del tutto imprevista a causa di una pianta misteriosa che rilascia un’essenza velenosa che le è penetrata negli occhi. Lisa fu costretta ad accettare il fatto di non vedere più. Ecco perché stimata e amata da tutti perché a seguito di quell’episodio fu considerata un’eroina.

<<Mah! … questa voce appartiene all’Imperatore Hyon?>> Esclama la donna stupita di sentirne la voce.

<<Si cara Lisa sono io>>.

<<Dolcissimo imperatore Hyon buon giorno. Qual buon vento la porta da queste parti?>>.

<<Graziosa Lisa come sta?>>.

<<La prego si avvicini imperatore>>. Gli dice la nonnina con una voce flebile.

L’imperatore Hyon uomo di cuore e benevolo verso tutti si avvicina a Lisa delicatamente. Come l’imperatore si avvicina la donna allunga la mano rivolta al suo volto e gli porge un amabile carezza. 

<<Volevo sentire la sua presenza imperatore e accertarmi che fosse veramente lei. Con piacere confermo che la sua amabile persona anche se non ho la possibilità di vederla, lascia trasparire un’aura di benevolenza che non lascia dubbi sull’identità>>.

<<Ma mi dica cosa sta accadendo percepisco nell’aria un brusio di disagio>>. Sostenne l’amabile Lisa.

<<Siamo qui dolce Lisa per chiedere agli abitanti di Tarxuna Zec Mlax se è d’accordo all’incoronazione a lucumone per regnare a Etruria a favore del conte Orsini di Statonia, per contrastare la venuta dello spirito delle influenze negative>>.

<<Oh! Sì, ne ho sentito parlare, credo fermamente che siano tutti d’accordo in proposito, li avete incontrati già e informandoli vi hanno risposto di si vero?>>. Gli domanda la nonnina.

L’imperatore per non recare inquietudine alla donna le fa capire che ha già sentito tutti e le risponde che hanno dato il consenso, sperando in cuor suo che anticipandolo sia il giusto volere di Tarxuna Zec Mlax.

<<Si certo! Tuttavia Lisa la prego di unirsi a noi, la porteremo a palazzo Orsini per l’incoronazione>>. Le dice l’imperatore Hyon.

<<Non per contraddirla imperatore … ma deve sicuramente venire a prendermi la damigella Ztrisy che di solito si occupa di me>>. Rispose Lisa.

<<Lisa devo comunicarle che l’ancella Ztrisy si è dovuta assentare per andare dai suoi genitori, pertanto si fidi di me, la condurrò volentieri a palazzo d’accordo>>. Assicura l’imperatore Hyon cercando di non far trapelare la verità.

<<Va bene allora! Mi fido di lei imperatore>>. Rispose serena la nonnina.

Il gruppo si sposta ora sperando di incontrare presto la gente di Tarxuna Zec Mlax  per il riscontro, sperando almeno che non siano in pericolo.

 Capitolo cinquantesimo

Con il prodigio …

che Zilcanea ha donato al suo popolo, di librarsi in volo nelle situazioni di pericolo qualora ve ne fosse l’esigenza, era certa che l’avrebbero seguita in quella decisione. In poche parole li ha incoraggiati a schierarsi per la giustizia. All’unisono determinati e coraggiosi si sono convogliati a raggiungere il palazzo Orsini, alla ricerca della verità. Decisi a collaborare per la cattura dello spirito delle influenze negative assieme al conte e ai cavalieri. Ed ecco che il popolo di Tarxuna Zec Mlax giunge a palazzo dove ad accoglierli c’è il fido maggiordomo Cassio che come sempre si accinge a fare gli onori di casa.

Nello stesso momento …

Il gruppo disposto a fare l’indagine per le approvazioni giunge poi A Velathri Zix il regno dell’arte, degli imperatori Hjlarou e Hynoial raggirati da Matilde con il dono del disco cromatico. E notano che  vi è lo sgomento della sua gente dove non si da pace e non sa più che fare, di conseguenza con l’arrivo dei cavalieri della farfalla dorata sentendosi protetti si vedono in dovere di appoggiare l’elezione di Niccolò.

Un trionfo di suggestione unita a un sentimento comune di rivalsa sul male ha coinvolto tutta la gente di Etruria a dare il consenso all’incoronazione di Niccolò. I cavalieri e il seguito che hanno preso parte alla missione si vedono soddisfatti. Dopo aver invitato i componenti dei vari regni a palazzo per l’incoronazione che si terrà l’indomani al sorgere del sole a Statonia, se ne tornano contenti a palazzo per attendere l’arrivo di Niccolò.

Nel frattempo Zorhobos …

esulta, finalmente il suo piano sta avanzando dilagando a più non posso l’estesa di ghiaccio, al più presto vuole ottenere il suo scopo. Di conseguenza fa portare davanti a se gli imperatori e le donne racchiuse in gabbie cristallizzate di ghiaccio, compresa Aurora.

 

Ridigulfo vr tzeito dh ipaicre hul cixntro Tyrhiaminzio.

Ridigulfo va subito a chiamare il ministro Tyrhiaminzio.

Gli dice Zorhobos.

 

Tzeito.

Subito.

Gli risponde Ridigulfo.

 

Amche naho tatre.

Eccomi mio signore.

Risponde Tyrhiaminzio.

 

Tyrhiaminzio screnga matnten el leitione hegirnat.

Tyrhiaminzio esponga nuovamente la situazione aggiornata.

 

Trequea limaprente Zorhobos, neque dhaitam na mutro cuhpset ell limaprinci Xunerya, Fhyestel, Zyxzyan, Teyrha, Tatya, Zilcanea, Hynoial c sc hul varto uchun xelitatio Tjura e Haonhace, dis

shitno nigrda zli limaprent plieice dhaitam Fhoroan, Thuhjnthial, Tyurhamyno, Zilaocapu, Zixhjlar, Hjlarou c sc hul varto uchun xelitatio Krankru.

D’accordo imperatore Zorhobos. Allora abbiamo al nostro cospetto le imperatrici Xunerya, Fhyestel, Zyxzyan, Teyrha, Tatya, Zilcanea, Hynoial e con il loro regno ghiacciato Tjura e Haonhace.

Per quanto riguarda gli imperatori invece abbiamo Fhoroan, Thuhjnthial, Tyurhamyno, Zilaocapu, Zixhjlar, Hjlarou e con il regno ghiacciato Krankru.

 

Aix tan snro qittai Tyrhiaminzio menreco zli limaprent Ximohmlax, Xhyla, Tryunur e Hyon, ic ania?

Ma non sono tutti Tyrhiaminzio mancano gli imperatori Ximohmlax, Xhyla, Tryunur e Hyon, come mai?

 

Amch vror snolom limaprente shauto, Ocrasia Ati net limbrael tr slarger hi scaneiza uchreare zli limaprent

Ximohmlax e Xhyla, Hyon e Tryunur plieice ein ta muh doch taino.

Ecco vede sommo imperatore assoluto, Ocrasia Ati è improbabile da scorgere di conseguenza recuperare gli imperatori Ximohmlax e Xhyla, Hyon e Tryunur invece non si sa dove siano

 

A quel punto Zorhobos si adombra e irritato più che mai sente un forte senso di collera che lo pervade, conducendolo ad accendere fulmineamente la sua ira all'istante, distribuendo a destra e a manca ordini in merito al procedere per dare un significato concreto alla sua ascesa.

L’uomo per metà di ghiaccio si reca al blocco zirbhas e comincia a sfoderare quanta più forza ha in corpo, per invalidare di ghiaccio tutto quello che può nel giro di poco tempo.

Le imperatrici … Xunerya, Fhyestel, Zyxzyan, Teyrha, Tatya, Zilcanea, Hynoial, Tjura e Haonhace, vengono immediatamente  piazzate in un apposito contenitore cilindrico, serrato ermeticamente privo di uscita, per realizzare le intenzioni di Zorhobos qualora lo desideri. 

Deciderà poi l’imperatore se farlo riempire di acqua e congelare lentamente la persona che vi è all’interno. Lo scenario a suo dire è al massimo del divertimento. Poiché fa posizionare tali contenitori in circolo nella sala del trono, in modo che tutti possano vedere la lenta e patita trasformazione. Vale a dire come dallo stato di visibile bellezza, si possa passare a una condizione eterea, del tutto ineffabile e glaciale, in una totale evoluzione vitale dove si diviene elevatissimi fautori di Urgon Zurhusrna.

Ogni imperatore invece viene collocato all’interno di globi di ghiaccio chiusi ermeticamente, posizionati sopra un piedistallo, dove basta la minima inclinazione per dare il via a un meccanismo di distruzione a effetto domino, di cui il ghiaccio diverrà autorevole protagonista di una rappresentazione a comando che ha davvero dell’inverosimile.

Qual ora il malcapitato si dovesse muovere anche solo di pochissimo, genera immediatamente un’espandersi di ghiaccio che si connette fra tutti i globi adiacenti, da cui basta un soffio, una qualsiasi mossa, per generare la realizzazione finale di completo congelamento degli stessi. I poveri imperatori sono sistemati a gambe e braccia aperte, per fare in modo che il momento della stanchezza fisica sia più favorevole all’accrescere di ghiaccio. Di conseguenza possa avere luogo in breve tempo e incida su di loro velocemente, indotti quindi loro malgrado, a tenere un portamento rigido e del tutto immobilizzato per evitare che ciò accada. Tutto si cristallizza in breve tempo.

Contemporaneamente …

minutissimi cristalli gelidi si materializzano e scompongono per riunirsi in tutto il regno di Etruria. Sembra siano impossibili da quantificare e vedere dove vanno a posizionarsi.

Un tonante fragore sta per permeare interamente di ghiaccio tutto il territorio. La lastra di ghiaccio che ricopre i fiumi, forma una solida coltre cristallina a pelo dell’acqua.

I borghi e le case stanno lentamente prendendo le sembianze di un paese volto all’innaturale, dove una patina screziata avanza serpeggiando imperterrita, impregnando tutto ciò che incontra trasformandolo in un flagello di ghiaccio del tutto spaventoso.

Sembra tutto perduto!

Fintanto che …

Niccolò motivato e fiero della nuova tenuta accompagnato dalla fedele Saturnia è costretto a divincolarsi fra labirinti di ghiaccio e impervi percorsi dove a volte pare non ci sia via di uscita. Durante il tempo in cui a quanto pare non gli rimangono altro da fare che cercare di superare ugualmente quei percorsi, con l’aiuto del suo amabile destriero, che capace come sempre riesce a trovare la via del ritorno nonostante gli impedimenti.

Sopraggiungendo

nuovamente a palazzo spera di trovare l’assenso dei regnanti di Etruria alla sua ascesa a lucumone. Avvolto in un’aura dorata che sfolgora al di sopra di lui, Niccolò si addentra a palazzo, dove nel vederlo tutti rimangono a bocca aperta.

La giornea dorata, il mantello con il simbolo araldico, la fionda, il ciondolo, la corona, che indossa da vero re, si mettono in evidenza, risplendendo in un fascio luminoso dorato, dove al solo muoversi si genera accanto alla sua figura un alone da creare un tutt’uno di perfezione esaltandone del tutto il suo influsso perfettamente sinuoso e incantevole.

<<Per mille farfalle ma li vedi come ti guardano, sembrano incantati?>>. Gli dice Saturnia.

<<Si! Si! Sono emozionato non lo nego. Lo vedo Saturnia, non essere sciocca a sottolinearlo mi fai arrossire>>. Gli dice il giovane dandole un curioso buffetto.

<<Sai che io scherzo>>. Gli dice caracollandole vicino raggiante.

Ad accoglierlo, infatti, ci sono oltre i castellani e i cavalieri della farfalla dorata rimasti, anche Paride, il Visconte Alderico di Velx, Tryunur del regno di Lescanletem, Lisa di Tarxuna Zec Mlax, l’imperatore Hyon e le sue forze di guardia con il responso della gente del borgo dei rioni confinanti e dei dodici regni.

<<Buon giorno a tutti voi mi fa piacere rivedervi>>. Dice Niccolò emozionato

<<Oh! … Maestà … anche noi siamo felici per il suo ritorno buon giorno Niccolò>>. Rispondono in coro estasiati.

<<Su! Non tenetemi sulle spine ditemi vi prego come è andata?>>. Chiede rivolto a Davide.

<<Ecco … Niccolò, dato che a Telamon la gente è sgomenta dell’estendersi di ghiaccio è tuttavia propizia alla tua incoronazione affinché si faccia luce sulla faccenda al più presto>>.

<<Bene>>.

<<Ad Aurinia sono soddisfatti di poter contare su un’amabile persona, quindi si vedono d’accordo>>.

<<Sono felice non credevo la gente dei borghi mi conoscesse>>. Asserisce Niccolò.

<<E invece ti devi ricredere poiché sono favorevoli alla tua incoronazione anche i dimoranti di Caletra, Curtum, Cusium, Faesulae, Falesia, Herbetum, Herculem, Lacum Prilem, di Perusia, Popluna, Portus Scabri, Rusallae, Samprugnano, Sena Iulia, Statonia, Suana, Tarxuna,Vada, Velathri, Velx, Castrum Viterbii>>.

<<Davvero straordinario! Incredibile non ci credo>>. Pronuncia Niccolò

<<E invece è tutto vero>>. Gli dice Cassio il maggiordomo.

<<Per quanto riguarda i dodici regni piuttosto?>>. Chiede ancora il giovane.

<<Beh! Per quanto riguarda Caere Tusna il regno dei cigni per fortuna ha dato il loro consenso a proseguire nell’incoronazione a pieno titolo.

<<Oh! Bene>>.

<<Anche a Falesia Pulum Huin il regno della primavera, considera che la gente sia consapevole che ci voglia un cambiamento>>.

<<Bene>>.

<<Per quanto riguarda Lescanletem il regno della lungimiranza, la gente si dimostra contenta di accogliere il nuovo re>>.

<<Incredibile e invece a Manjmarjntyur Portus Scabri il regno della luna come l’hanno presa?>> Chiede Niccolò rivolto al cavaliere che gli stava dando un’illustrazione dettagliata in merito alle adesioni della gente del circondario.

<<Beh, gli abitanti di Manjmarjntyur Portus Scabri sono propensi a farti eleggere nuovo lucumone>>.

<<Pazzesco!>>.

E invece a Zelur Tezan Ois il regno della doppia via dell’acqua, gli abitanti sono favorevoli?>>.

<<Si Niccolò>>.

<<A Jsveita invece?>>. Chiede Niccolò.

<<Beh, Niccolò il regno del giorno dopo è stato ghiacciato completamente, come fra l’altro so che ha fatto altrettanto con Aegylon Zecvers il regno del giusto fuoco, l’imperatore Zorhobos. Mentre lo sa anche lei che Ocrasia Ati è praticamente irraggiungibile, non si sa mai la sua locazione esatta e in modo particolare in quale tempo possa approdare con la sua compagine a terra e dove>>.

<<Bene. Ho capito>>. Dice Niccolò pensieroso.

<<A Fossae Papirianae il regno dei falchi, la gente del posto rilascia il beneplacito all’incoronazione>>.

<<Oh! Bene>>. E ditemi … la gente del regno di Tarxuna Zec Mlax?>> Chiede Niccolò.

<<Beh, ecco la sorpresa, i Tarxunesi, il regno dei volanti adottando il sistema di Zilcanea librandosi in volo, sono pervenuti a palazzo Orsini dove al momento si vedono radunati nei nostri sotterranei>>.

<<Spettacolo! Bene così siamo veramente in tanti a osteggiare le forze delle influenze negative, voi non sapete nemmeno che energia mi state donando>>. Disse Niccolò.

<<Lo sappiamo. Lo sappiamo Niccolò anche per noi è una gioia>>. Rispose Davide.

<<Anche a Velathri Zix il regno dell’arte, appoggia la tua proclamazione>>.

<<Perfetto … sono entusiasta ed emozionato allo stesso tempo>>.

<<Un vero plebiscito Niccolò. la gente di Etruria all’unanimità appoggia la tua ascesa e come vedi non esiste nessun impedimento affinché non si possa realizzare la tua incoronazione a lucumone>>. Disse Davide.

<<Sono elettrizzato da tanta partecipazione e allo stesso tempo felice di avere ottenuto la piena approvazione alla mia ascesa da re, vi ringrazio tutti e spero vivamente di farvi onore con i poteri che mi assegnerete>>.

<<Miei prodi cavalieri, nobili e saggi presenti vi porto a conoscenza che questa notte ci ritireremo alla veglia prima dell’investitura a re del conte Niccolò>>. Disse Davide

<<Si! Si! E cosa si farà di preciso?>>. Chiese Lanfranco.

<<Ci dedicheremo alla meditazione dove Niccolò considererà le gioie e le incombenze che gli converranno dal momento dell’accettazione a divenire re>>.

<<Bene Davide. A che ora dobbiamo presentarci domani>>. Domandò Lanfranco contemporaneamente a Cassio interessato all’eventuale sveglia di ognuno.

<<Guardi Cassio disponga prima di tutto dei preparativi, affinché sia tutto apposto ai fini della solennità in atto e in seguito l’orario della cerimonia è previsto per le nove del mattino>>.

<<D’accordo Davide sarà fatto>>.

Ed ecco …

giunto il giorno dell’incoronazione inaugurato con il rintocco delle campane, che con il loro segnale danno rilievo al momento regale, che sta per aver luogo presentandosi di estrema importanza per il regno di Etruria.

Tutto il paese è in fermento ...

la gente è felice di accogliere il futuro re e con giubilo elogia la sua persona a essere leale, fida e giusta in un percorso di accoglienza di tutto rispetto.

Il borgo di fatto appare attorniato da una luce fulgente e vivace. Mostra le sue vie adorne e ingentilite di fregi, corone di fiori e decorazioni.

I vicoli, le stradine rifulgono di ghirlande di ginestre appese alle finestre, mentre splendide corolle dalle molteplici colorazioni spargono profumazioni aromatiche.

Pregiati nastri di tessuto colorato, decorano il tratto di strada che dovrà percorrere il re con il suo seguito in un alternarsi di letizia.

Mentre …

addirittura in alcuni vicoli vi sono posti in ogni angolo piccole banchine adorne di fiori, con ogni prelibatezza  per consentire agli astanti che non riusciranno a entrare a palazzo, di beneficiare comunque di un ristoro a lode del re.

Lungo la strada si incrociano antichi viandanti, si odono vocalizzi e musiche, i paesi confinanti saranno partecipi con giubilo a questa solenne cerimonia.

Le viuzze le strade, le vie, si fanno vedere ospitate da cavalli, da ambulanti con abilità di antichi mestieri, da musicanti che producono note carezzevoli, da danzatori che mostrano gioiosi balletti, da attori che nei cortili rivelano ai bambini, storie di nobili valorosi.

Gli astanti giunti da ogni dove si raccolgono nella stupenda Cattedrale dalla facciata barocca, fiancheggiata sulla sinistra dal campanile dalla lavorazione finemente generata dal tufo.

Un raggruppamento di elettori è sopraggiunto a Statonia perfino da Laurentius. Un piccolo borgo medievale situato in mezzo al verde rigoglioso, in una posizione da cui è possibile osservare interamente le stupende colline Pisane che si estendono sulla valle, da cui fiume Tora domina il territorio.

Sono giunti fin qui per rendere omaggio al re portandogli in dono prodotti tipici come  Ricotta di pecora Toscana – Pancetta arrotolata e Cinghiale speziato.

Gente di Favulia un lieto borgo che sorge sulle colline Pisane a sinistra del fiume Era porta alacremente una scultura di legno di rara bellezza per porgerla in dono al re.

È giunta la plebe e nobiltà di Arisa in provincia di Castrum Viterbii, una cittadina ridente collocata su un’altura che domina la valle da cui fiume Paglia muove le sue acque, dove si può notare la torre dell’orologio che spicca all’esterno della cinta craterica del lago di Bolsena a cavallo fra il Lazio e la Toscana. Ricolma di luoghi interessanti. Vista l’abilità nella lavorazione, i suoi abitanti portano in dono al nuovo re delle bellissime ceramiche.

La gente di Aquilam porta al suo re reperti archeologici di gran valore.

Gli abitanti di Arretium gradevole cittadina sviluppata nei dintorni di un pendio collinare accerchiato da un bassopiano, porta in dono dei metalli preziosi.

I residenti del borgo di Biturgia città natale del pittore Piero della Francesca, estende il suo territorio al confine sud-orientale della Toscana, portano cesti di ghiottonerie di ogni tipo.

I dimoranti di Chamars da dove il suo lago ai confini fra Sena Iulia e Perusia si mostra circondato da basse colline di un verde rigoglioso, portano dell’ottimo pesce.

Gli abitanti di Mutianum Castrum dove il ponte del diavolo mostra una spettacolare visione da cui domina la valle sulla strada in cui Fiume Serchio a Luca, si accingono a porgere in dono al re canestri ricolmi di castagne.

I cittadini di un piccolo paese sulle splendide colline di Herculem immerso nel verde della macchia mediterranea di nome Piscinas, porta in dono per il nuovo re dei barili di pregiato olio.

Si è presentata a Statonia una frotta di gente proveniente dalle “Strade del Vino” di Etruria.

Dove incantevoli itinerari si snodano attraverso il territorio Toscano da cui vanta una caratteristica particolare e pregiata.

Questi paesi emergono, di fatto, nella produzione di ottimo vino, grazie alle sue terre denominate dolci colline, nelle quali numerosi vigneti producono vini bianchi e rossi dal gusto singolare e pregiato.

Terre immerse in scorci di panorama incontaminato e borghi medievali di rara bellezza, esaltando ognuno il loro squisito prodotto vinicolo.

In realtà, le quattordici strade del vino nelle terre di Lunigiana ricche di storia e bellezza partono da Ponte Tremulus fino a arrivare a Vaccareccia.

Ponte Tremulus località posizionata a ridosso tra la Liguria e l’Emilia in cui sorge ai piedi dell’Appennino tra montagne che rasentano i duemila metri, al centro di una conca che abbraccia l’ampio territorio delle valli su cui scorre Fiume Magra e dei torrenti Verde e Gordana.

Si collega alle regioni confinanti tramite i passi della Cisa, del Bratello, Cirone e del Rastrello, considerata città del libro, per via dei baratti fra librai alle fiere dove l’evento stesso in un breve lasso di tempo assunse caratteristiche vistose e di sicuro prestigio, divenendo un luogo determinato di scambio e divulgazione davvero significativa per tutto il territorio.

Ecco che Ponte Tremulus considerata la chiave e porta della Toscana, designa l’itinerario delle strade del vino di cui si passa attraverso Fosdinovo per giungere a Montignoso.

Per mezzo di messaggeri portavoce la sua gente si è riunita per giungere fino a Niccolò re di Etruria percorrendo congiuntamente tale tragitto con i doni relativi alle loro terre.

Invece si incontrano borghesi di Filattiera che si prodigano a offrire al re la spalla cotta dal color rosa e dal profumo speziato.

Giungono a Statonia i borghesi di Capanne portando del miele.

Spettatori di Carrara con orgoglio donano marmi pregiati.

Gente di Castelpoggio paese che sorge sulle pendici delle Alpi Apuane, porta testaroli e salsicce.

Gente di Castiglione e di Ceserano, giunge entusiasta di donare a Niccolò re di Etruria prodotti tipici.

I cittadini di Gragnana splendido paese circondato da boschi di castagne, porta in regalo le erbe selvatiche dal grande valore medico e nutrizionale.

I borghesi di Merizzo cittadina ridente situata nelle terre di Lunigiana in una posizione soleggiata al centro della valle, da cui primeggia con i suoi accessi a volta di collegamento interno tra le sue case di pietra.

Posta a ridosso delle terre confinanti Villafranca, nel luogo in cui si dice che esista la quercia detta Morian dal fascino misterioso, di cui si proferisce che è un punto di ritrovo insediato da ammaliatrici protette dagli spiriti della notte che girovagano sottoforma di draghi, serpenti e figure fantastiche.

I suoi cittadini onorano il nuovo re con un tripudio di canestri ricolmi di fragole, primizie di bosco e olio extra vergine di oliva dal retrogusto piccante e leggermente amaro decisamente pronunciato.

I cittadini provenienti da Mirteto piccolo borgo adagiato sui monti Pisani porta in dono il prezioso mirto.

Altrimenti gli abitanti di Quercia un borgo che sorge lungo la strada per Olivola, dove a Gennaio dal campanile della chiesa scende la calza della befana più grande del mondo, portano contenti la conchiglia del pellegrino al nuovo re.

I cittadini provenienti da Ulmeta un paese che ospita l’insediamento fortificato da cui primeggia la torre di forma rettangolare a difesa del borgo, custodita nella sua selva del bosco sacro, hanno ritrovato molte statue e con piacere ne portano in dono al re due e altrettanti oggetti realizzati in vimine intrecciato come ceste e gerle.

I castellani di S. Terenzo un borgo marinaro situato tra le due insenature limpide della Venere Azzurra e della baia Blu. Circondato da colline lussureggianti da cui si erge su uno sperone roccioso attorniato da angoli di paradiso mostrando litorali coste e lidi di magnifico splendore. In cui dimora la pace incontrastata custodita e vegliata costantemente dal mar ligure. Si spingono felici a Statonia portando in regalo pesci prelibati.

Gli abitanti del luogo definito per eccellenza il golfo dei poeti per la splendida facciata suggestiva che regala La Spezia, considerato rifugio ideale per scrittori, romanzieri, studiosi e artisti.

I signori del castello portano in dono bouquet di freschissime e deliziose rose in un carosello di rappresentazioni floreali tanto da esaltarne l’ammirazione da parte degli spettatori, grazie ai colori seguiti dalla deliziosa fragranza che spargono.

Fra gli astanti ci sono anche borghesi di Solegnanum cittadina circondata da boschi rigogliosi sul crinale del Monte d’Arma che allegri portano in omaggio dell’ottimo vino derivato dai loro vigneti.

I cittadini di Turano in provincia di Massa Carrara portano in regalo in un’esplosione di ceste di vimine con funghi e frutti di bosco.

I borghesi di Vaccareccia portano in omaggio con entusiasmo i miceti del loro territorio.

E per ultimo ma non per incanto ci sono i rappresentanti dei regni di Etruria riuniti per presentare i loro encomi al nuovo re.

Precisamente, gli abitanti di Caere Tusna offrono al re un meraviglioso esemplare di cigno.

I residenti di Falesia Pulum Huin portano fieri meravigliosi bouquet di fiori di una bellezza indescrivibile.

La gente di Fossae Papirianae porta su trespoli due esemplari di falchi pellegrini.

La gente di Lescanletem regala al re l’Uccello del Paradiso della Nuova Guinea.

La moltitudine di persone di Rasenna Manjmarjntyur - Portus Scabri dà in dono il cerchio della luna, uno strumento di pregiato valore per percepire ogni fase lunare.

Gli abitanti di Tarxuna Zec Mlax hanno pensato di portare dell’ottimo miele.

I cittadini di Velathri Zix sono fieri di regalare al re i libri delle acquisizioni di nozioni.

I borghesi di Zelur Tezan Ois porta in dono un astrolabio per avere sempre sotto osservazione la posizione dei corpi celesti.

Gli astanti tutti si predispongono a mettersi vicino alla cattedrale con lo spirito ricolmo di giubilo felice di esultare per il nuovo re. Lo stile barocco che determina l’interno della cattedrale si mostra del tutto misurato e la navata unica con cappelle laterali esibisce varie opere d’arte di sicuro rilievo.

Ecco …

che da ultimo giungono in processione a cavallo gli elettori e i loro invitati marciando davanti al futuro re che procede sotto un baldacchino portato da dieci scelti di Statonia.

Di fronte

il quale i cavalieri della farfalla dorata cavalcano con la spada custodendo il ciondolo, lo scettro e la corona. Lo segue … la corte, … il corpo di guardia, … gli accompagnatori del sovrano … e gli elettori.

La giornata si mostra permeata di una luce del tutto fulgente, di cui sovrano del cielo si presta a espandere il suo brio nella valle Maremma a coronamento dell’evento. Invece la processione giunge raccolta davanti alla Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, colma di elettori che benediranno il futuro re.

Ed ecco che …

Niccolò dunque entra in chiesa accompagnato dalla corte che si mostra sorvegliata da guardie impettite con l’uniforme da cerimonia. A quel punto gli elettori conducono il futuro re all’altare. Il giovane emozionatissimo appare estasiato da tanta considerazione.

Dove c’è chi gli stringe la mano, chi lo acclama, chi vuole una parola di cuore, sentendosi gli occhi di tutti puntati addosso con benevolenza e ammirazione, non può fare a meno di considerare la gradevole situazione che si è venuta a creare.

Saturnia sorpresa di tanto giubilo gli si è posizionata a ridosso del farsetto nella parte centrale per ammirare tutto quanto al meglio.

<<Hai visto che moltitudine di persone volte a renderti omaggio Niccolò?>> Gli chiede Saturnia con un sorriso.

<<Si Saturnia è davvero incredibile>>. Gli risponde lui accarezzandogli leggermente le ali.

A un certo punto fra la folla Niccolò si accorge di un paio di occhietti vispi che trepidano un suo sguardo e si avvicina. Si tratta di Cirillo il piccolo paggio nominato da Niccolò che con stupore guarda ammirato il conte che sta per essere eletto re. Niccolò si blocca e con lui tutto il seguito, si inginocchia lentamente e avvicinandosi a Cirillo gli parla.

<<Buon giorno cavalier Cirillo come stai?>>. Gli dice affettuoso Niccolò con un buffetto sulla guancia.

<<Acc … C … c … onte …emh! … re … buon giorno … ma lei mi ha riconosciuto?>>. Rispose facendo un attimo di pausa, emozionatissimo Cirillo.

<<Certo Cirillo>>.

<<Sto bene grazie>>.

<<Devi sapere Cirillo che difficilmente dimentico un amico e i tuoi occhi mi facevano chiaramente capire che avresti voluto conferire con me o mi sbaglio?>>.

<<Ha visto giusto come al solito e la ringrazio per questa sensibilità. Sono contento che lei si sia fermato ho da dirgli cosa importante?>>. Gli dice il bimbo con occhietti vispi e brillanti.

<<Dimmi allora Cirillo ti ascolto come sempre con piacere lo sai>>.

<<Ecco emh! … conte … anzi … no … re … di Etruria … volevo semplicemente dire che i cavalieri mi hanno insignito l’incarico di eseguire in nome dell’ordine della farfalla dorata e davanti al pulpito, un poema di buon auspicio in suo onore, ma volevo essere sicuro di non mancarle di rispetto>>.

<<oh! Bene ma cosa dici Cirillo perché mai dovresti mancarmi di rispetto?>>.

<<Ecco vede … perché ora lei diverrà re e so che ricoprirà una carica importantissima>>.

<<Cirillo guarda che anche se diverrò re sono lo stesso amico che incontrasti quel giorno, anzi sono io che devo ringraziare te. Sono onorato della premura che dimostri e per l’opportunità che dai a tutti noi di beneficiarne rendendo lode al momento con il tuo poema mio giovane cavaliere>>. Gli disse dolcemente Niccolò accarezzandogli la capigliatura affettuosamente.

<<Grazie! Evviva! Grazie!>>. Con occhi di giubilo ed entusiasta come nessuno, Cirillo ringrazia il suo futuro re, felice di compiacerlo e sgattaiola a ridosso del pulpito per posizionarsi correttamente nell’attesa del suo momento.

Il futuro re …

si inginocchia presso l’inginocchiatoio a lui destinato e si mette con diligenza a pregare. Dove il massimo esponente degli elettori di nome Venanzio inizia a porgli delle domande.

<<In nome del popolo di Etruria esporrò una serie di domande a cui lei mi dovrà a breve dare risposta d’accordo?>>.

<<Si mi dica cominci pure Venanzio>>.

<<È disposto in qualità di futuro re a essere garante della giustizia?>>.

<<Si sono disposto a garantire per la giustizia>>.

Risponde sicuro Niccolò.

<<È disposto a essere difensore delle vedove?>>

<<Si lo sono>>.

<<È disposto a proteggere gli orfani, gli oppressi e a essere di sostegno per tutta Etruria?>>.

<<Si sono disposto a impegnarmi in tutto questo>>.

Replica Niccolò.

<<Bene ora cedo volentieri la parola al piccolo paggio dell’ordine dei cavalieri della farfalla dorata Cirillo>>. Dichiara Venanzio.

Ecco che si presta a salire sull’altare Cirillo impettito e vestito di tutto punto per l’occasione, pronto a divulgare il poema destinato al re.

 

Il nostro re Niccolò sarà l’artefice di un’Etruria giusta e felice

Regnerà con coraggio e amore, dando ascolto al suo cuore

Sarà saggio e competente, verrà amato dalla gente

La giustizia regnerà, nessun altro lo impedirà

Per volontà della nazione, ci sarà questa designazione

Attraverso Niccolò grande amante della pace, auspichiamo che il nostro regno possa essere felice

Sovrano e imperatore di Etruria, a te glorifichiamo pace sicura

Vita e vittoria al re! Vita e vittoria al re!

 

<<Viva! Cirillo!>>. Acclama Niccolò. Iniziando a distribuire un plauso per ringraziare il bimbo dove tutti si uniscono all’unisono applaudendo sia per Cirillo sia per il nuovo futuro re.

Venanzio prosegue chiedendo ai presenti se lo accettano come imperatore.

<<Allora siete d’accordo affinché Niccolò sia il nostro nuovo re di Etruria?

<<Sia re>>.

Risposero tutti all’unisono.

Il futuro re quindi viene spogliato da tutto, compresi i preziosi, fino a rimanere con una sorta di sottoveste e attraverso aperture volutamente praticate nella stoffa, l’arcivescovo Paolo lo unge sul capo, sul petto, sulla nuca, sul gomito sinistro, sul palmo destro fra le scapole e sul braccio destro con le parole 

Ti ungo o re … nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

L’olio venne poi asciugato dai vescovi con mollica e cotone.

Dopodiché tre incaricati lo rivestono con i pantaloni e le scarpe, altri inviati lo vestono nuovamente della Xyuynya giornea preziosa, gli porgono la cintura che il re stesso cinge, un ultimo elettore gli porge Xyarho il mantello prezioso con incluso Xlonhe il blasone.

Passano poi di nuovo in chiesa dove fra preghiere di vescovi e altri elettori giunge la fionda dorata Xydha che viene tenuta dall’elettore sopra un cuscino di fine velluto color avorio fino alla fine della preghiera.

Il futuro re indossa i guanti, mette Xharax l’anello imperiale profilato in oro con il leone intarsiato, dove lo stesso emette bagliori del tutto fulgenti.

Stringe lo scettro nella destra e indossa Xritrio il ciondolo dorato.

A quel punto l’elettore che ha in custodia Xydha la consegna al vescovo Giovanni di Popluna che la appoggia vicino all’altare per poterla benedire.

Il vescovo esegue quindi l’incoronazione accompagnato da tre ministri che pongono sul capo di Niccolò inginocchiato Xaxsyda la corona, l’emblema simbolo rappresentativo di un’Etruria unita.

Il vescovo Giovanni nel frattempo rende noto agli astanti dell’evento importante a cui stanno per prendere parte con la donazione della regalia dove a seguire vi sarà il giuramento.

Cirillo consegna al vescovo Giovanni che a sua volta dona al re un orbe cesellato in oro e preziosi,  sormontato da una croce a segno che il re è il vicario di Dio nel governare un gran popolo e che ha ricevuto da lui la Grazia di amministrare questo dominio.

Niccolò ora in piedi sulla navata centrale, bello come il sole e agghindato con abiti regali si appresta a ricevere i doni dell’investitura a re.

L’arcivescovo Paolo dona al nuovo re la chiave dorata a simbolo che apre e chiude ogni atto di volontà del re, cioè indica, che nulla può essere fatto senza il consenso del sovrano imperatore del regno.

I cavalieri della farfalla dorata donano al re la piccola spada ricoperta d'oro e smeraldi con il fodero e l’elsa rivestita di velluto bordò, realizzata apposta per il re, nonostante sia risaputa la tendenza a odiare le armi, ma a segno evidente che in ogni caso il sovrano difenderà i buoni e punirà i malvagi.

Per ultimi si avvicinano tre esponenti degli elettori per consegnare al sovrano Xydha datale in consegna dal vescovo Giovanni di Popluna una volta conferita gli ordini, affinché il popolo stesso sia garante e partecipe delle sue virtù e possa saperla in mani audaci e fedeli.

<<E ora si accomodi sui gradini dell’altare nostro re e lucumone di Etruria dove avranno luogo i giuramenti>>. Disse il vescovo Giovanni.

<<D’accordo>>.

Si avvicina così al trono dove scortato da Cirillo e dalla sua amata Saturnia si inginocchia nuovamente per giurare fedeltà alla corona. Saturnia con solerzia e fiducia caracollante vicino al suo Niccolò cerca in tutti i modi di rendersi utile e in questo caso più che mai per donargli il giusto valore necessario di energia.

<<Ora Niccolò ci dica cosa è disposto a fare per il suo regno?>>. Gli domanda con voce diplomatica il vescovo.

<<Niccolò giura di difendere Etruria?>>

<<Giuro di difendere lo stato e di proteggere con energia i sudditi di Etruria con la grazia di Dio e il volere della nazione>>.

<<In nome di chi giura?>>.

<<Giuro in nome della corona simbolo della dignità e onore regale e dello scettro simbolo del potere secolare del re e del diritto divino di governare e giudicare il suo popolo con intransigenza rigorosa>>.

<<Vita e vittoria a re Niccolò pacifico imperatore lucumone insignito di poteri assoluti, mediatore degli uomini di Etruria e incoronato da Dio>>.

Acclama il vescovo Giovanni a voce piena ed entusiasta.

<<Vita e vittoria al re! Vita e vittoria al re!>>. Acclamarono tutti all’unisono. In un’esplosione trionfante volta a un fragoroso e sonoro battito di mani.

Il re viene fatto poi collocare sul trono fabbricato apposta su una pedana, qui assiste alle salve dei cannoni e al suono festoso delle campane e riceve gli auguri degli elettori. Il nuovo re Niccolò lascia quindi la chiesa e va alla loggia del palazzo Orsini da cui si affaccia per ricevere le acclamazioni del suo popolo che come un incanto pare felicissimo di quell’incoronazione.

Subito dopo ebbe inizio la cerimonia del banchetto, che a detta di tutti fu memorabile poiché il cuoco Egidio ha dato veramente il meglio di se. Con scenografie da lasciare senza fiato nei salotti del palazzo Orsini. Dove  gli invitati sono posizionati a ridosso del podio a sei gradini fatto erigere per la locazione del nuovo re. Lo sfarzo che mostra la disposizione dei tavoli con i pregiati tessuti impiegati per le tovaglie, permette di cogliere l’allestimento scenico nel suo insieme, particolarmente sontuoso.

È stato subito preparato dal pittore di corte un’ambientazione alle pareti che simula un eden immerso nella natura davvero suggestiva.

Cassio diede disposizione di sistemare i tavoli alle pareti in uno schema particolare dove permette di avere l’attenzione al posto privilegiato del re al suo centro.

Come artifizio a ridosso di ogni tavolo è disposto un basamento con una fontana che zampilla acqua profumata e durante la fuoriuscita degli spruzzi prorompono lievi petali di rosa che come coriandoli deliziano lo sguardo.

Il re viene accolto sulle note carezzevoli di flauti, trombe e tamburi.

<<Evviva!  Evviva! Viva il re! Viva il re! Viva il re! >>. Acclamarono tutti.

Sebbene Niccolò fosse rattristato per il fatto della mancanza di Aurora e di tutti gli altri rapiti da Zorhobos, motivo per cui lo indurrebbe a non desiderare di celebrare i festeggiamenti. Ha cognizione che è riconoscente verso i suoi sudditi, che in qualunque modo confidano in lui, pertanto si lascia accompagnare dal loro giubilo con assoluta dedizione.

La musica primeggia e domina il banchetto annunciando le portate evidenziate da strumenti dissimili.

I tavoli si presentano ornati di sculture zuccherate di sorprendente realizzazione interamente progettate da Egidio.

Su un tavolo la scultura riproduce due voragini a forma vulcanica da cui zampilla lo spumante che si canalizza nei calici.

Un'altra scultura mostra il re Niccolò a cavallo fra due leoni adorno di sudditi che lo acclamano.

La statua collocata nel tavolo a destra dell’ingresso, mostra un fulgore di cascate che sfociano la loro linfa lungo un rivoletto che conduce al vassoio dei dolci.

In un altro tavolo si mostrano animali di ogni sorta intenti a porre il saluto ai commensali, rivolti quindi in posizioni da cerimoniale.

 

Un’altra scultura presenta corolle di fiori bellissimi e palme seducenti.

 

In conclusione delle figurazioni di zucchero, mostra Etruria con tutte le sue terre che srotolano lungo tutta l’estensione del tavolo, dove lo zucchero si confonde con nuvole di panna.

Più avanti le trombe introducono salse, confetture e marmellate.

Pasticcini e pinoli posti su piatti d’argento e oro spuntano al suono delle arpe.

Dopo una zuppa di latte e piatti di portata che esibiscono teste di capriolo, maiale e  pernici, si immettono i tromboni che annunciano cinquanta portate di polli in salse multicolori, rappresentati ognuno con una figurazione diversa.

Le portate degli arrosti e dei fagiani presentano una lavorazione magistrale dove il risalto delle penne viene evidenziato da gocce tempestate d’oro oscillanti che volteggiano nel salone sull’armonia delle viole.

All’ingresso del dolce creato con  panna montata, marzapane, cioccolato con scorza di limone e muschio, seguono le danze di una giovane danzatrice del ventre.

Intanto che al passaggio dei bacili di acqua profumata per gli ospiti affinché si detergano le mani, … si libra in aria un carosello di colibrì svolazzanti rallegrando alacremente il momento, suggestionati dalle note di uno zufolo.

Ceramiche, maioliche, argenti e cristalli vengono esposti con rigorosa perizia, contornati di fluorescenze che irradiano i pregiati fiori posti a regola d’arte.

Le portate vengono per prime presentate al re e a tutti gli elettori ognuno al loro tavolo, che felici si congratulano con lo stesso.

I cibi raccontati come mostre artistiche, lasciano interdetti i presenti per la magnificenza che ne risulta, dove ornati di polvere di lapislazzuli, foglie d’oro e argento ne completano la figurazione. Un tripudio.

<<Vogliamo sederci e onorare le portate di Egidio il cuoco per eccellenza?>>. Esclama il nuovo re.

<<Si nostro re e buon appetito>>.

<<Anche a voi signori tutti buon appetito>>.

<<Nessun regno può nascere alle spalle degli oppressi di conseguenza siamo grati che tu sia qui>>. Disse Davide sollevando il calice a un brindisi in nome di tutti.

<<Già! Brindiamo miei sudditi, alla rivalsa degli oppressi>>.

<<Si brindiamo>>. Pronunciarono tutti.

<<Tuttavia dovete sapere che è un onore per me far parte di questo regno come figura emblematica>>.

<<Anche tutti noi si è felici di avere come re … una persona fida come te, capace di leggere nel cuore della gente>>.

<<Che la pace imperi sicura e indiscussa su tutta Etruria>>. Esclamò Niccolò.

<<Pace!>>. Acclamarono.

<<Viva il nostro re Niccolò>>. Lodarono tutti.

<<Viva il re>>. Enunciò Saturnia caracollandogli sulla spalla.

<<Viva il re>>. Si accodarono all’unisono gli astanti.

Osservando la magnificenza che lo circonda Niccolò si blocca un attimo per una breve pausa.

Bensì subito dopo si ritrova incantato a riflettere a occhi aperti. Prende atto che da questa incantevole prospettiva seducente, non si vorrebbe per nulla risvegliare.

Nel luogo in cui fra l’altro trova il senso di appartenenza che gli infonde sani principi.

Accusa il sapore dell’energia. Prende parte a un disegno comune, riuscendo a specchiarsi in una visuale della vita, di cui al fine di tutte le ostilità  è  utile comprendere di essere capace a viverla in pace e serenità. Dove la ricchezza trabocca di bellezza naturale, di arte, di musica e danza.

Un luogo in cui tutti avranno l’opportunità di mettere a frutto il loro talento, la possibilità di espandere la conoscenza, fruire di una locazione con adiacente oasi dove coltivare la passione per la natura ricolma di meraviglie.

Sarebbe bello risiedere in un castello e avere notizia che a regnare sia un sovrano con ideali volti alla giustizia, all’equità e all’amore.

Si dice pronto a essere onesto e solidale restituendo valore al suo popolo, di cui opportunità siano disposte a svilupparsi equamente in tutta Etruria e i suoi regni custoditi all’interno.

Per uno scopo collettivo volto a un superbo modo di vivere.


Capitolo Cinquantunesimo


Sospendendo al momento queste considerazioni, Niccolò si risveglia dallo stato di sopore e divenuto ormai re si alza e decreta che a fine festa, gli ospiti si possano congedare per tornare alle loro abitazioni.

<<Miei sudditi siamo fiduciosi e domani avrò l’onere di sgominare le forze delle influenze negative. Quindi è mia premura congedarmi al più presto, affinché possa studiare gli ultimi profili di questo incarico così importante>>.

<<D’accordo nostro re>>.

<<Vita e vittoria al re! Vita e vittoria al re! Vita e vittoria al re!>> Esaltarono tutti rivolgendosi a lui con affetto.

Dopo aver fatto consegnare tramite le ancelle un particolare presente a tutti gli astanti, che consiste in un sacchettino di velluto bordò. Colmo di granelli di spezie e semi di ogni sorta, a segno di buon auspicio. Per i raccolti affinché rigogliosi germogli si espandano sviluppandosi sul territorio di Etruria, Niccolò si congeda e assieme ai cavalieri della farfalla dorata si convoglia nella sala del consiglio.

<<Miei prodi cavalieri è giunto il momento di recarci d a Urgon Zurhusrna per mettere fine alla sopraffazione di Zorhobos>>.

<<Si Nostro re. A proposito congratulazioni>>. Risposero tutti.

<<Grazie. In ogni modo partiremo domattina di buonora, armandoci di tutto il nostro coraggio e porteremo finalmente pace, serenità e daremo lustro a una nuova Etruria>>.

<<D’accordo. Evviva Niccolò. Evviva il nostro re>>. Risposero entusiasti.

Nel frattempo …

Zorhobos funesto e adirato più che mai,  si è organizzato per dare disposizioni all’orda di seguaci che avrebbero operato in sua vece. Attraverso l’ampio territorio di Etruria, seminando sbigottimento, terrore e sconvolgimento fra le genti.

Prima di ordinare ai corpi racchiusi alla parete presi dalla morsa di ghiaccio di riemergere sottoforma di sicari. Li ha scongelati mettendoli in funzione per riprogrammarli.

Intervenendo direttamente dal blocco zirbhas, l’imperatore Zorhobos li ha indotti come burattini mossi da dei fili a prodigarsi ad agire per lui. Andranno in giro per i vari territori di Etruria a seminare il panico. Congelando tutto quello che incontrano e reclutando quante più persone possibili.

Addirittura i castellani di Statonia una volta liberati dalla parete ghiacciata, che li teneva racchiusi, appaiono ora del tutto irriconoscibili. Si stanno facendo largo nel territorio diffondendo panico glaciale.

Precisamente, Basilio, Galeno, Eberardo, Benedetto, Andrea, Flaviano, Tarcisio, Agnolo, Ugo, Elfisio, Sigfrido …

Teodorico, Nicodemo, Ferdinando, Gustavo, Ermenegildo, Nestore, Leopoldo, Placido, Dionisio, Protasio, Goffredo …

Demetrio, Alfonso, Tarquinio, Pericle, Ludovico, allineati in fila indiana, inconsapevoli di svolgere un compito del tutto opposto alla loro natura. Si spostano come degli ossessi, come fossero morti viventi.

Del tutto in balia delle forze delle influenze negative, volti a proseguire in quello che sembra un tragitto di devastazione.

Si avvicendano, infatti, per le vie, accompagnati da un potere incredibile. Che permette che tutto si addormenti dopo il loro passaggio, e che qualsiasi cosa si cristallizzi in breve tempo.

Per di più dalla loro figura fuoriescono minutissimi cristalli di ghiaccio, che si vanno a materializzare lungo i declivi, scomponendosi subito dopo, per riunirsi nuovamente e poggiandosi in ogni dove.

Fasce di ghiaccio racchiudono pontili, assumono consistenza gelida le case a sentinella dei borghi. Opere architettoniche si abbandonano all’ipotermia desolante e gelida.

Piante e animali vengono letteralmente racchiusi in stalattiti e stalagmiti. L’acqua circostante prende la forma solida e cristallina di una compagine glaciale, come una sorta di tavolieri  sterili e titanici.

Rocce e anfratti stritolate dalla morsa ghiacciata danno al territorio un aspetto a dir poco sconcertante.

 Una desolazione mai vista …

Lisetta, Isabella, Cecilia, Drusilla, Arianna, Tiziana, Luigina, Cassandra, le fide ancelle del palazzo Orsini di Statonia si spostano verso l’uscita del palazzo di Zorhobos.

Dopo il loro andirivieni sono letteralmente investite da un’ondata di brezza gelida che si catapulta a ridosso del vasto territorio.

Pare tuttavia che non avvertano alcuna sensazione. Dato che sono del tutto ghermite dal potere di Zorhobos che le rende immuni a qualsiasi sensazione.

Le ancelle del palazzo Orsini inconsapevoli si vedono nientemeno camminare sopra il livello dell’acqua che è ora diventata una compagine ghiacciata. Così come se nulla fosse.

Per di più spargono anche loro tramite la corporatura dei minutissimi cristalli di ghiaccio, che si concretizzano e smembrano per riunirsi subito dopo poggiandosi in ogni luogo rendendolo sterile, lindo, ghiacciato e spettrale.

Aurora come le altre imperatrici dei regni di Etruria vengono completamente collocate a ridosso del blocco zirbhas. Per essere sottoposte a durissime prove, dove il sovrano assoluto cerca di impartire loro le generali regole del suo statuto. Motivandole a restare fedeli a lui e al suo regno.

 

Ridigulfo vr tzeito dh ipaicre hul cixntro Tyrhiaminzio.

Ridigulfo va subito a chiamare il ministro Tyrhiaminzio.

Gli dice Zorhobos.

 

Tzeito.

Subito.

Gli risponde Ridigulfo.

 

Cixntro Tyrhiaminzio acal muh esta in zeva efer.

Ministro Tyrhiaminzio lei sa quello che deve fare.

Gli dice Zorhobos.

Il Ministro Tyrhiaminzio, infatti, sa che deve agire al più presto. Quando l’imperatore si rivolge a lui in quel modo, deve immediatamente far posizionare Zorhobos a ridosso del blocco Xzarlopea. Impartire una serie di parole d’ordine, affinché l’imperatore venga carpito al suo interno. Per poi fuoriuscirne completamente trasformato e capace di esprimersi in lingua moderna. Allo scopo di dare la possibilità a tutti in assoluto di comprenderlo senza remora. 

Quhoto Xzarlopea inychio tr tur dh Zorhobos umana rin tmia tr xintichirie ximom oe lautns nosfah.

Blocco Xzarlopea, chiedo di dare a Zorhobos l’autorità del tempio di interloquire interamente in lingua moderna.

Ed ecco …

Che in un batter d’occhio Zorhobos si ritrova preso da un vortice turbinoso e carpito al suo interno. Uscendone subito dopo eccezionalmente trasformato.

Il suo aspetto pare maggiormente glaciale. Altero. Scuro. Gli occhi sono permeati di una velatura luminosa, la sua statura è incredibilmente aumentata probabilmente tocca ora più di quattro metri. Il suo aspetto è circondato da una patina di piccolissimi cristalli che gli si turbinano attorno a ogni sua movenza.

Dall’arco e dalla lancia emergono luminosi effetti e il suo mantello si libra nello spazio emanando incredibili spilli di ghiaccio che si diffondono in ogni dove.

La sua imponenza suscita terrore e fa temere il peggio. Poiché si è costretti a credere che nessuno possa sconfiggere un essere così spaventoso. I sostenitori dell’imperatore gli stanno a debita distanza aspettando le sue direttive. Tutta l’area del castello è avvolta da un alone glaciale di mistero, mescolato al panico che si sarebbe scaturito qualora si rivelasse l’arrivo improvviso del prescelto. Zorhobos si doveva sbrigare per non dar modo a nessuno di porre freno alla sua ascesa.

<<E ora sentitemi bene pusillanimi>>. Attestò Zorhobos.

<<Si l’ascoltiamo sommo imperatore>>.

<<È giunto il tempo che tutti siano riconoscenti a questo impero. Di conseguenza ordino che si dispongano a collaborare per accrescere il livello di autorevolezza del regno di Urgon Zurhusrna>>.

<<Sommo imperatore consegni pure le sue disposizioni, agiranno tutti quanti per suo conto>>. Risposero i ministri consapevoli che se non acconsentivano al suo volere avrebbero di sicuro fatto una brutta fine tutti quanti. 

<<Bene>>. Rispose. <<Ora vi dividerete in gruppi di sei uomini, tre dei quali faranno da supporto alla cattura dei nuovi discepoli che si uniranno al regno, mentre gli altri cercheranno di tributarsi la vittoria in opposizione al prescelto>>.

<<D’accordo sommo imperatore>>.

<<Non è permesso a nessuno di voi ritornare al castello senza avere almeno adescato tre persone. Pena … la reclusione alle segrete ghiacciate da dove poi si butta la chiave>>.

<<Sarà nostro compito  signore e padrone!>>. Risposero tutti intimoriti.

Sul fare del giorno …

quando la luna ha già concluso la sua successione e il sovrano del cielo si è impossessato della volta. Niccolò accompagnato dai cavalieri sopraggiunge a Herbetum. Il giovane osserva che il promontorio dell’Argentarius con le sue alte scogliere a picco sul mare e le bellissime spiagge di sabbia dorata, hanno subìto un leggero cambiamento, da cui traspare una patina di ghiaccio che ricopre ogni cosa con uno strato di ghiaccio. Le costruzioni adorne di stucchi, le statue, le fontane, i portali, gli obelischi e i sentieri della riserva naturale, giacciono come assopiti dal trascorrere di quell’intervallo.

I destrieri sembrano irrequieti, pare che avvertano nell’aria il pericolo imminente.

Sopraggiunti a Porto Sant’Ercole sulla parete scoscesa del colle, un pontile sembra permeato di ghiaccio e alla porta di accesso della locanda Pulunza scorgono dei piccoli cristalli qua e là che scintillano.

Niccolò sistema il suo destriero e così tutti gli altri. Per poi avvicinarsi all’ingresso della locanda e parlare dei particolari con l’oste Evaristo dall’aspetto rubicondo. Bensì con gran sorpresa si accorgono che la locanda è completamente desolata. Tutto è rimasto com’era, con la sola differenza che oltre a non esserci nessuno, alle pareti pareva ci fosse una ragnatela di ghiaccio che man mano si stava impadronendo di tutto il locale allargandosi tremolante.

<<Acciderbolina è terrificante quindi cosa facciamo adesso?>> Esclama il capitano Saturnino.

<<Adesso capitano proseguiamo senza soffermarci altrimenti ci facciamo sopraffare dagli eventi>>. Gli dice Niccolò.

L’equipaggio si prepara a salpare l’ancora e a sciogliere gli ormeggi, il prodiere Firmino intonando il suo solito motivetto per sdrammatizzare il momento, lascia il molo tenendo la galea Aurinia a velocità ridotta per poi proseguire dirigendo la poppa all’isola prestabilita. Da sfondo eccelso si presta il cielo visto, l’esibizione che offre il librarsi in volo di magnifici esemplari di falchi i quali regalano volteggi e acrobazie da veri protagonisti del palcoscenico azzurro.

I rematori smuovono l’acqua e il silenzio rotto solo dall’incresparsi delle onde contro la galea Aurinia si fa via, via sempre più robusto.

Niccolò riflette su Aurora, si augura stia bene e con lei tutti gli altri, se non altro pensa che almeno siano ancora vivi.

Saturnia appoggiata alla spalla di Niccolò intuisce che è pensieroso e gli parla con una vocina esile.

<<Non preoccuparti Niccolò vedrai che li ritroveremo tutti quanti>>.

<<Grazie Saturnia mi riempiono di gioia i tuoi rasserenamenti>>.

Scelta da Aurinia sapendo che il giovane di indole odia le armi, al farsetto da lucumone che indossa vi è Xydha la fionda dorata ben ancorata che brilla di un rosso acceso in attesa di sfoggiare un prodigio speciale volto alla sconfitta dell’imperatore Zorhobos.

In seguito …

Sorpassano l’isola di Artemisia senza aver trovato alcun ostacolo durante la navigata.

Man mano che la galea Aurinia si allontana, l’acqua da un verde cristallino, si muta in un azzurro vigoroso, dagli effetti stupendi per poi convogliarsi in un colore grigio pallido e raggelarsi inesorabilmente.

Nonostante l’amarezza, l’equipaggio della galea Aurinia sta veleggiando pacificamente, rivolti a un solo pensiero nella mente, lo sfacelo che attraversa tutta Etruria e trovare il metodo per fermare tutto ciò.

Precedono tutte le altre isole dell’arcipelago notando che in ognuna di loro si è poggiato un velo statico, permeandole di un alone misterioso e glaciale.

 La sensazione è quella di entrare a far parte di un paese fluttuante intinto nel ghiaccio velato. Come  in un sogno. Come l’approssimarsi in una realtà mai vissuta prima, dove ti lascia senza fiato e gelidamente sorpreso.

All’improvviso …

un’onda titanica si alza dietro di loro,  libertina e incredibilmente alta, che si materializza cristallizzandosi al loro passaggio, fermandosi sospesa in aria come un enorme faraglione verticale.

L’incredulità dell’equipaggio è al limite, non credono ai loro occhi, attoniti e spaventati si disbrigano ad affrettarsi per condurre la galea il più presto possibile a Urgon.

Finalmente …

Il capitano Saturnino approda dopo mezzogiorno a Cala Scirocco sull’Isola di Urgon Zurhusrna.  L’equipaggio questa volta si unisce a Niccolò e ai cavalieri della Farfalla Dorata, per seguire e osteggiare le forze delle influenze negative, assieme i pericoli eventuali affinché giungano a destinazione.

Ormai …già da dieci minuti gli ardimentosi percorrono i sentieri che si snodano a ridosso dei litorali, dove si aggrappano sulle coste rocciose arbusti smerlati. L’acqua sgorga dalla roccia cristallina è permeata di una patina glaciale e le pareti a picco che di solito sono abitate da numerose colonie di gabbiani, appaiono stalattitiche come a formare una parete ghiacciata. L’impareggiabile bellezza dei dirupi scoscesi contornati di ghiaccio assume ora una configurazione anomala. Dove addirittura le fragranze di erica e mirto che normalmente riempiono l’aria circostante, sono completamente alterate dalla velatura di ghiaccio che le ricopre. Calette, insenature e baie incontaminate lasciano intravedere dove il mare è per davvero limpido e colmato di un sottile drappo ghiacciato. Dinanzi a loro il trampolino naturale dell’insenatura di Punta Cala Maestra si presenta con l’imponente sbarramento composto dalla nota cascata di ghiaccio che impedisce il loro proseguire. Essendo l’unica via di accesso avrebbero dovuto trovare un'altra volta il modo di scalarla se volevano arrivare al palazzo dell’imperatore Zorhobos. La cascata sospesa là, crea un salto di parecchi metri, con un’inclinazione piuttosto evidenziata.

Bianca, cristallina e candida cade tutta di un fiato. Traboccando come un germoglio di cristallo incastonata fra i dirupi e il ghiaccio traditore permea tutto quello che vi è nelle vicinanze.

E  sorpassarla questa volta dovrebbe risultare di facile operazione, visto che sia Niccolò, sia l’equipaggio vi ha già provato riuscendo a concludere la traversata.

I cavalieri della farfalla dorata rimangono al momento stupiti dalla grandiosità della cascata subendo un attimo di smarrimento. E  si chiedono se riusciranno mai a scalarla.

Niccolò notando lo stupore degli impavidi li tranquillizza, dicendo loro che l’equipaggio è addestrato a questa evenienza e ne usciranno illesi.

Mauro il timoniere ha eseguito alla perfezione un’esemplare realizzazione di ganci e corde per dare la possibilità a tutti di sentirsi protetti, rafforzando la cordata, mentre ora possono cominciare sicuri l’attraversamento. Tuttavia nonostante la sicurezza indiscutibile dovuta alle corde ben ancorate a ognuno di loro, inevitabilmente un piede in fallo può significare un disastro imminente.

Difatti non appena comincia l’attraversamento Martino, il cambusiere dopo aver messo un piede in un punto scivoloso, sta per effettuare un ruzzolone trascinando con sé e senza scampo tutti gli altri.

<<Ahimè!>>. Esclama Martino.

<<Corpo di mille farfalle!>>. Sbotta il capitano Saturnino.

<<Non è possibile!>>.  Enuncia Marco il carpentiere.

<<Mantenete la calma>>. Pronuncia subito il re Niccolò.

<<Si io sono calmo ma stiamo irrimediabilmente precipitando>>. Esclama nuovamente Martino.

Aiut………….

In quell’istante, Saturnia la piccola farfalla strettamente legata alle forze benefiche di Aurinia.

Svolazzando di fianco al marinaio con un giro rocambolesco impedisce la caduta, portando il piede dell’uomo in un punto più stabile del ghiaccio evitando la caduta.

<<Grazie Saturnia>>.  Le dice Niccolò scambiandole un buffetto.

<<Non devi ringraziarmi l’avrebbero fatto tutti se ne avessero avuta la possibilità>>.

<<D’accordo comunque grazie di esistere>>.

Dopo momenti di vero panico seguiti dall’affaccendarsi per evitare a ogni spostamento la catastrofe di caracollare di sotto, si vedono finalmente svincolati dalla cascata. In quell’attimo  tutti assieme come una sorta di liberazione, si buttano a terra a braccia aperte, respirando a pieni polmoni con un’esclamazione unanime.

<<Yhoo l’abbiamo fatta franca siamo tutti d’un pezzo!>>.

Dopo essersi ripresi sbatacchiandosi di dosso il ghiaccio, il gruppo procede alla ricerca dell’imponente impero di Zorhobos cercando di tenere gli occhi ben aperti. Cento metri più avanti vi scorgono sovrana la Torre che emerge brillante, nivea, imprigionata sull’orlo di un dirupo a strapiombo sul mare, in uno sfolgorante insieme di ghiaccio che la ricopre. Si leva in alto al cielo in un crescendo di scale a chiocciola che la avvoltolano del tutto di cristallo ghiacciato in una curiosa coesione mai vista prima. Nel frattempo un bagliore improvviso invade il territorio. È opera della fitta nebbiolina formata da minutissimi cristalli che avanza imperterrita. È capace di un silenzio apparente, custodendo in se la purezza del candore, avvolgendo e permeando tutto glacialmente in un prosieguo tenace e implacabile. Incede e avanza nella superficie come una nuvola rapida, sfiorando il terreno e alzandosi al cielo in un estendersi almeno di dieci metri. Formando pareti verticali erte e cupe,  ottenebrando glacialmente la bellissima Etruria.

Il territorio che rispondeva a un tepore estivo, aveva ceduto il passo, all’etereo supremo glaciale, che poggia ora le sue spire cristalline, ghiacciando tutto ciò che incrocia in ogni dove.

In balia degli eventi l’equipaggio e il seguito del re si succedono in quella che sembra debba diventare la singolare diatriba. Fra le forze delle influenze negative e la bontà d’animo che regna sovrana in ognuno di loro.

Lo scenario …

è a dir poco raggelante da cui trapelano e ostentano orde di stolti che si muovono stralunati dappertutto …

esseri smorti completamente in balia delle influenze negative, si spingono  in prossimità di qualsiasi borgo, per impadronirsi di ogni essere vivente che si imbatte in loro.

Sagome esangui e  figure inquietanti si spostano a piedi lungo le vie …

Figure poco tangibili risalgono i fiumi rilasciando vischiosità raggelate …

Essenze evanescenti s’introducono sorde e con il volto incarnato nei vari villaggi, a disseminare panico e reclutare adepti …

Anche se tuttavia uomini e donne sbiaditi, mostrano dai globi oculari un lieve barlume di vitalità, celata dalla rigida tenuta imposta dal volere dell’imperatore di Urgon Zurhusrna.

Poiché li porta a essere subordinati a compiere gesta contro la loro volontà, mentre gli stessi ne sono completamente all'oscuro, pertanto ignari delle azioni che stanno svolgendo per mano sua. Ogni volta che i vari seguaci raggirano schiere di persone, c’è subito pronto l’imperatore che le predispone, affinché siano meccanicamente indirizzate a palazzo. Concentrazioni interminabili di vite … scendono imperturbabili dalle pendici propagando il gelo. Esseri umani plagiati al volere delle influenze negative non accusano nemmeno freddo, o caldo, piuttosto che qualsiasi altra sensazione naturale. Sono semplicemente limitati a esibire la loro figura amorfa e senza vita, spargendo perle di ghiaccio.

Siccome soggiogati dall’assurdo potere che dona loro l’influenza negativa di Zorhobos tutti si impiegano a rafforzare il suo impero.

Sono in ogni dove … li vedi spuntare dai rilievi,

… dalle alture, … dalle zone collinari …

e si muovono enigmaticamente rilasciando al loro passaggio cristalli di ghiaccio e devastazione.

Fintanto che spietati e inumani sottraggono moltitudini di persone.

Che oltretutto e in via del tutto incredibile assumono immediatamente le stesse loro sembianze.

Rivelando così una catena umana d’inesorabile grandezza …

che si espande muta e glaciale su tutto il territorio in brevissimo tempo.

Seguaci! È dir poco.

Non ci sono bambini, persone anziane, uomini o fanciulle che contrastino questo potere.

Dove in una frazione di secondo si ritrovano glacialmente coinvolte in questo girone di anime, che si muove nel territorio, come soldatini di piombo alla ricerca di coinvolgerne altrettante ineluttabilmente.

Un’apocalisse!

Una miriade di persone si convoglia a Urgon Zurhusrna.

Del tutto amorfe e sfibrate si predispongono a seguire alla lettera ogni riferimento imposto dal loro sovrano Zorhobos.

Concentrandosi a ridosso delle mura della fortezza dominando la piazza. Obbligate a dirigersi alle prigioni del castello poste al livello del fossato nei sotterranei del torrione poiché l’imperatore li deve controllare. Il corpo di guardia all’ingresso del palazzo si presta a fronteggiare una serie infinita di difficoltà, dovute al fatto di contenere la moltitudine di soffi vitali per le ispezioni. Al punto tale da indurre le guardie a non prestare abbastanza attenzione, al fatto che assieme all’orda di amorfi … vi si siano introdotti a palazzo anche elementi di tutt’altro genere … senza alcuna complicazione … passando oltretutto inosservati.

Per il re Niccolò e il suo seguito, infatti, seguendo una linea strategica ben delineata a semplice, è stato  facile introdursi a palazzo senza smuovere l’esasperato l’imperatore.

Una volta raggiunto il fossato, appunto, gli impavidi coraggiosi  si accovacciano a ridosso dei cespugli.

Totalmente d’accordo per intervenire con semplicità approfittando dell’ondata di persone che si sta convogliando implacabilmente alla fortezza.

Semplicemente … ognuno di loro con movenze del tutto magistrali … si dispone affianco a un seguace, che amorfo non si accorge di nulla, spostandosi alla loro stessa andatura, cercando di non attrarre l’attenzione su di se.

Incredibilmente e in men che non si dica, uno dopo l’altro giunge a ridosso del lato opposto dei pulpiti, che dominano imponenti l’altura della sala centrale del palazzo. I dieci pannelli di marmo bianco decorati con divinità Etrusche sito dei ministri suscitano stupore nei cavalieri. Che per la prima volta si accingono ad ammirare l’imponenza della struttura megalitica. Che comprende il palazzo dove il complesso di elementi che si prospetta dinanzi a loro è a dir poco mastodontico. E la sontuosità e lo sfarzo che padroneggia sono sconvolgenti. Di conseguenza senza dare nell’occhio si girano su se stessi per ammirarne appunto lo sfarzo.

Le altissime pareti con gradazioni di ghiaccio frastagliato, appaiono cineree e cristalline e l’avvolgersi a corolla di colonne e pilastri imperiali che circondano tutta l’area dei saloni ha dell’impressionante.

Le quattro balaustre con nicchia danno dimora a livello smisurato a uno scenario di sculture a dir poco sorprendenti. E lo stupore dei cavalieri è in totale aumento.

Oltre a tutto ciò, quello che li colpisce maggiormente è la singolare moltitudine di persone. Che giace supina o posizionata seduta in un angolo. In attesa di essere predisposta da Zorhobos.

Saranno migliaia di persone è impossibile quantificarle tutte.

Nella sala del trono si presenta invece una situazione a dir poco incresciosa. Esposte al centro si vedono le condizioni in cui sono tenute imprigionate una schiera di creature, che sembra mostrino le donne più belle di Etruria.

Collocate in un apposito contenitore cilindrico serrato ermeticamente e privo di uscita, situato a ridosso delle pareti di ghiaccio.

Ciascun imperatore invece è collocato all’interno di globi di ghiaccio chiusi ermeticamente, posizionati sopra al piedistallo sistemati a gambe e braccia aperte, costretti a sostenere un portamento inflessibile e del tutto immobilizzato per evitare sicuramente l’espandersi di ghiaccio.

<<Cosa facciamo adesso mio re?>>. Dice Davide.

Saturnia caracolla lentamente sulla spalla di Niccolò per stabilire al momento che deve appartarsi con lei per decidere la linea da adottare cercando di non farsi notare dagli astanti.

Il re e la sua piccola consigliera si dispongono appoggiati a terra con la schiena rivolta a ridosso di una colonna cercando in quel tumulto di anime di sviluppare una conversazione. Posta sopra le ginocchia del re coperta dalla coltre di Xyarho il mantello dorato del re per evitare sguardi indesiderati Saturnia comincia a parlare.

<<Niccolò purtroppo a minuti Zorhobos verrà a sapere che ci siamo introdotti a palazzo e andrà su tutte le furie>>.

<<Si lo so Saturnia>>.

<<Beh tieniti pronto a fronteggiarlo con le sole armi che possiedi>>.

<<Già>>. <<Ricorda solo un re può sconfiggerlo>>.

<<Si lo so Saturnia ma mi chiedo come possa riuscirci, guarda in questo momento che moltitudine di adepti è presente a palazzo e che strutture imponenti tengono serrate le persone catturate>>.

<<Non preoccuparti solo un re del tuo calibro che non pensa minimamente alla lotta armata può riuscire nell’intento>>.

<<Sei sicura?>>

<<Possiedi tutto il necessario affinché tu possa realizzare la sua sconfitta, ricorda Xaxsyda la corona, Xharax l’anello, Xlonhe e Xyarho il mantello con il blasone degli orsini, Xydha la fionda e Xyuynya la giornea in pelliccia elementi per i quali hai fin dall’inizio capito l’importanza che ne riguardava, non ti serve altro per sconfiggerlo>>.

<<Già si lo so ma come posso difendere tutta questa gente?>>.

<<Credimi ci riuscirai abbi fede e poi per ulteriori difese ci sono i Cavalieri della Farfalla dorata e l’equipaggio del capitano Saturnino>>.

<<D’accordo Saturnia fornirò prova del mio ardire per la causa di Etruria e tutta la sua gente>>.

Il gruppo dei dodici ministri del regno di Zorhobos si leva dall’alto dei pulpiti affinché i suoi sudditi possano udirli come si deve avendo loro il ruolo determinante di vegliare su Urgon Zurhusrna, impettiti e sicuri di determinare la vittoria indossano una zimarra con maniche larghe decorata con fili di cristalli biancastri, con il bavero rialzato che gli ricopre il collo.

Le ancelle ancestrali in perfetto assetto ai bordi del pulpito e attorno all’area del trono, sono predisposte all’obbedienza.

Indossando vesti cristalline e marmoree che le fanno sembrare delle dee.

Il palazzo si mostra gremito e totalmente glaciale.

La moltitudine di persone resta immobile in attesa degli eventi, mentre i cavalieri, l’equipaggio e il re cercano di stare attenti a non farsi notare.

L’imperatore a quel punto chiede ai ministri di decretare il loro trionfo scandagliando anche gli ultimi adepti racchiusi nelle celle affinché vadano a soggiogare gli ultimi viandanti.

Tuttavia di sorpresa le circostanze prendono una piega inaspettata, dato che Zorhobos dall’alto del suo trono si accorge di qualcosa fuori posto a ridosso dei pulpiti.

Mauro, infatti, si era messo a starnutire insofferente molto probabilmente all’effetto del ghiaccio che li accerchia.

<<Chi è là?>>. Chiede furioso l’imperatore. Consapevole del fatto che ogni individuo in suo assetto, non può assolutamente soffrire di alcun male e di conseguenza esibire uno starnuto.

Nel salone cala … un silenzio irreale …

Gli uomini di Niccolò si arrestano immediatamente! …

 Non muovono respiro …

Tuttavia la vista acuta di Zorhobos s’indirizza oltre la folla e ci mette poco ad accorgersi di un  gruppo di uomini che non fa certo parte del suo ordine.

<<Whooh … Whooh … Whooooooooohhhhhh!>>. Rimbomba gridando come una bestia incollerita sollevando arco e frecce.

In men che non si dica, alzandosi repentino dal trono, dirigendosi verso il nascondiglio degli avventati, sfodera con ferocia una serie di saette che si distribuiscono a cerchio, infilzandosi alla pavimentazione. Riuscendo a recingere l’equipaggio del capitano Saturnino, che si trovava proprio in un punto debole, dove è stato facile smascherarli.

Mentre gli stessi incapaci di muoversi ne rimangono confinati all’interno.

I cavalieri a quel punto si alzano impavidi. Cercando di controbattere l’attacco di Zorhobos con le loro spade.

Ma fulmineamente l’imperatore inveisce sproloquiando su di loro, ghermendogli le armi e collocandoli all’interno di uno spazio cuneiforme racchiuso nelle spire di ghiaccio. Subito Zorhobos ordina alle guardie di reclutarli e imprigionarli direttamente nelle segrete. A quel punto prima ancora di fare procedere l’armata di Zorhobos che stava trasportando nelle segrete i cavalieri, … il re Niccolò cerca di stabilire una possibile resa interagendo con lui.

Zorhobos se ne accorge poiché il giovane re è spuntato fuori spavaldamente, e ne conclude che nonostante la fretta per ultimare la sua ascesa, si vede costretto a frenare per il momento l’avanzata.

Sapendo le potenzialità eventuali del prescelto avendolo riconosciuto.

E si risiede al trono che ora è divenuto gigantesco, con i ministri che cercano di calmarlo.

La piccola Saturnia nel frattempo aggrappata al farsetto del suo re si prepara a eventuali attacchi.

<<Imperatore Zorhobos è il re ora che vi parla>>. Cerca di attrarre l’attenzione su di lui Niccolò.

<<No! Io non conosco nessun re!>>. Risponde iracondo.

<<Non io bensì la gente di Etruria mi ha nominato re>>.

<< Nooh! Noooooooooh! Nooh! Io sarò re!>>. Grida sempre più furioso.

<<Maestà  concedetemi la parola, … voi sapete che non disponete della facoltà per esserlo, almeno  fino a che tutto il popolo non acclami lei come possibile re>>. Gli proferì con voce gradevole e persuasiva.

<<Inetto! Come ti permetti? Come osi parlarmi in questo modo? Io mi sto letteralmente muovendo per avere tutti al mio cospetto, affinché sia io l’unico detentore del regno di Etruria>>.

<<Si lo vedo! Bensì maestà l’ho notato …  ma vede … non è questa la condizione per diventarlo, … lei lo sa bene … quindi si arrenda>>.

<<Non lo farò mai!>>.

<<Non si ostini imperatore con il cuore in mano, le chiedo una capitolazione, affinché si possa trovare una giusta tregua rispetto alla sua propensione assolutistica di potere>>.

<<Brutto saccente … non stabilisco proprio nessuna resa dato che ha osato profanare le mie prigioni evadendo spudoratamente>>.

<<Beh! Vostra grandezza mi è stata posta la possibilità di difendermi da una morte certa,  mi permetta di asserire che lei avrebbe fatto lo stesso>>.

<<Forse sì ma ora si deve fare da parte. Dato che ho il predominio assoluto su tutto il territorio di Etruria e finalmente posso adempiere i miei obblighi di imperatore universale>>.

<<Quale ragione la spinge a volere la totale supremazia su tutto e tutti?>>.

<<Eh! Eh! Eh! ... Il potere, … la gloria … la ricchezza … >>. Risponde sogghignando beffardo.

<<Mah! Sua maestà si rende conto che sarebbe lei solo a beneficiare di tale grandezza?>>.

<<Solo io? Eh! Eh! Eh! ... Non mi faccia ridere! Sono in grado di disporre di quante più persone lei stesso non possa immaginare>>.

<<Certo questo lo so!  Tuttavia se lei nota però … le stesse persone sono amorfe, totalmente soggiogate da lei, non certo qui per loro volontà, e di sicuro non per la sua bonarietà>>.

<< Non m’interessa! Mi sono servi in questo modo. Leali sottomessi e a mio favore. Inoltre non me ne faccio un bel niente della bontà>>.

<<Eppure imperatore possibile che non si accorga, che in questo modo la sua vita sarebbe improntata sulla glacialità, senza sbocchi di felicità, di emozioni, di amore? Contornata dal niente>>.

<<Inetto! Queste cose sono per i più deboli! A me non servono! Di conseguenza non mi importano. Anzi è quello che desidero maggiormente … voglio un mondo illimitato e diafano>>. Sostenne con voce straordinaria.

<<Sua grandiosità non può non tener conto del calore umano>>.

<<Non c’è nessun calore umano! C’è solo freddo! Questa vita è attorniata di gelo e basta>>

<<Oh! Come si sbaglia! il mappamondo è contornato dal calore dell’uomo, che ha il potere in assoluto di riscaldare gli animi, e lo stesso si sa di questo elemento ne ha bisogno più della stessa aria che respira>>.

<<Non sia insolente. Io posso evidentemente farne a meno>>.

<<Nessuno può farne a meno!>>.

<<Basta!>>. Contesta l’imperatore trattenendosi a stento dall’impugnare l’arco.

<<Mah! …>>.

Mentre i due oppositori si contrastano verbalmente, lo stesso Zorhobos rilascia nell’atmosfera aculei di ghiaccio impercettibili, che si propagano nell’ambiente. La gente sconcertata è costretta a stare immobile  per non incombere ai rovesci glaciali, che si infilerebbero eventualmente nella pelle.

Silenzio glaciale …

<<Zitto! … Quello che m’interessa è un regno disposto a essere superiore, eccelso a tutti gli altri. Anzi la mia sapienza indotta a culto glaciale sarà determinante per questo. Dove tutto rimarrà come lo decido, fermo, statico, senza forme e colori ... È questa e sarà per sempre la vera realtà di vita.

Non me ne faccio niente del calore umano, … niente … niente! … capisce>>.

<<D’accordo! D’accordo mah! … lei non capisce>>.

<<Uh! Dannazione! … mi ha stancato cosa non capisco?>>. Inveisce tremante poiché si contiene da esplodere in una rabbia furente.

<<Non comprende invece che andrebbe incontro a una serie di vicissitudini, dove nulla potrebbe soddisfare  la sua gloria in un futuro prossimo?>>.

<<Aaah!! Basta! … Non è vero!>> Urla! <<Sarò gratificato da una serie di eventi a cui darò seguito una volta raggiunto il potere, quindi credo sia superfluo quanto mi ha appena detto? E poi la sua insolenza ha raggiunto il limite mi ha davvero stancato>>. Rimbecca Zorhobos.

<<Pertanto credo ormai sia inutile affrontare un discorso dove sia possibile un punto di incontro fra le parti?>>. Avvalora il giovane re Niccolò.

<<Esattamente! Per di più è giunta l’ora anche per lei di essere messo a tacere e recluso nelle mie prigioni>>.

<<Mah! …>>.

<<Individui del mio culto … prendetelo e buttate la chiave>>. Ordina adirato Zorhobos alle sue guardie.

<<Va bene … d’accordo mi arrendo …  sono pronto a seguire le sue volontà>>. Disse Niccolò consapevole di avere una potenziale forza che si sarebbe espressa di lì a breve.

<<Ministri … a voi il merito di vigilare sul re di Statonia. Esigo che lo facciate nostro prigioniero affinché non sia di alcun ostacolo per la vittoria di Urgon Zurhusrna>>.

<<D’accordo nostro supremo imperatore>>.


Capitolo cinquantaduesimo


Nel frattempo … Su tutta Etruria il lento ritirarsi delle acque per dare spazio alle distese di ghiaccio …  si stava evidenziando maggiormente.

Si stanno verificando episodi di veri e propri cataclismi, dove isolotti e paesi in terra ferma, si abbandonano completamente all’incessante ghiaccio che avanza. Il suolo del territorio conobbe per la prima volta il consolidamento del potere di Zorhobos, che ora sorge fertile di ghiaccio, unificato, ed esteso in tutta Etruria. Anche Ximohmlax e Xhyla del regno di Ocrasia Ati pur volendo aiutarli si dovettero bloccare, poiché coinvolti nel processo di congelamento rimanendone intrappolati all’interno. Purtroppo l’amabile Gigantoraptor Thetrys si  precipita planando velocemente desideroso di andare in soccorso al giovane futuro imperatore Tryunur. Sennonché si ritrova a essere sospeso in aria del tutto vincolato alla parete glaciale formatasi  in cielo per arginare la zona. Gli insediamenti di Zorhobos imperturbabili danno origine a un succedersi di dolorosi coinvolgimenti. Riversandosi sulla regione in modo repentino, procurando disastrose calamità naturali, ed eventi Urgoniani che si protraggono per molte ore. La gente esterrefatta si ritrova a nascondersi nelle località più disparate. Sperando di farcela a sottrarsi allo sfacelo. Anche Statonia e i borghi adiacenti ne risentono pienamente rimanendone espugnati.

Mutate quindi le condizioni del paese.  … E mutato il governo dove lo stesso luogo che prima segnava gli albori di Etruria, diviene subito riconosciuto come l’attuale Urgon Zurhusrna con a capo assoluto Zorhobos che rinasce alla sua volontà di despota glaciale.

Nel palazzo di Zohrobos. Niccolò preso dalla stretta energica delle braccia possenti dei ministri medita sul da farsi e con un lampo di genio interagisce con Saturnia tramite la mente. Lei scaltra come sempre gli dice di usare Xharax l’anello.

E … il re Niccolò con una mossa agile e fulminea si appresta a svincolare dall’anulare Xharax l’anello.

Saturnia svelta caracolla vicino a lui e riesce a premere la pietra preziosa, mentre la stessa da subito rilascia un fascio di luce potentissimo, che va a scontrarsi immediatamente con il cuore dei  due ministri che serravano il giovane re. Questi immacolati e giulivi, si risvegliano come da un lungo sonno e intorpiditi si chiedono per quale ragione stavano affrontando i re di Statonia. Mossi da un’irresistibile voglia di ragionevolezza si mettono a giocare con i bambini. Che stupiti reagiscono trovando la cosa molto divertente nel vedere questi due elementi che si ribellano all’imperatore. Gli astanti che attorniavano le sale del palazzo nel frattempo si domandano cosa stesse accadendo.

<<Ministri ma non reagite? Uomini indegni di essere considerati tali!>>. Recrimina senza indugio Zorhobos.

I ministri rimangono ammutoliti senza comprendere l’entità della faccenda e rispondono a fatica al loro imperatore. Il quale adirato inizia a sentenziare che avrebbe fatto rinchiudere tutti quanti, compresi loro.

<<Mah! Maestà … non sappiamo con esattezza cosa stia accadendo.  Siamo completamente allo scuro del motivo per il quale si siano ribellati i due ministri>>. Risposero gli altri membri del consiglio.

<<Non mi interessa voi dovete tutelare Urgon e i suoi proseliti. Vi riterrò responsabili!>>. Inveì scagliando contro di loro una scarica gelata.

<<Acc! … Emh!>>.

<<Sbrigatevi massa di idioti>>.

<<Vv …va bene Ma … maestà?>>.

<<Muovetevi altrimenti farò a meno di voi>>.

<<D’accordo sua maestà>>. Risposero i ministri addentrandosi a ridosso delle colonne, dove era posizionato il re di Statonia cercando di frenare la sua improvvisa rivalsa.

Niccolò in quel frangente capì che doveva fare subito qualcosa, se non voleva di nuovo essere catturato.

E velocemente …

smuove come uno sventagliare d’ali Xyarho il mantello con il blasone degli orsini sbalzandolo rapidamente.  Mentre lo stesso come un fenomeno si  proietta in aria a ridosso del punto più alto della volta del palazzo … nel frattempo il re mosso da una forza incredibile che gli permette di piroettare in aria, si lancia sopra una balaustra e da lì dirige prontamente lo speciale fascio di luce emanato da Xharax. Andando a colpire la griglia che teneva racchiusi i cavalieri, rivelandosi provvidenziale per la loro scarcerazione. Riuscì così a  liberarli da quella morsa che li vedeva perduti. Fino al momento in cui il mantello scendendo a paracadute, riesce a delimitare la zona del trono dell’imperatore Zorhobos, confinandolo al suo interno, divenuto ora compagine a forma di cella prigione. Gli impavidi cavalieri pronti e arditi si misero subito a contrastare i ministri, lottando con impeto e dopo averli sgominati li legano alle colonne. La gente nel frattempo stordita e inerme si era accalcata dirimpetto alla parete ora ammutolita e impotente, ostentando solo un movimento statico che li induceva a non sapere come reagire.

Zorhobos accecato dall’ira non conteneva più la sua collera mordendosi il labbro superiore, per essere stato troppo indulgente con il prescelto.  E inveì su di lui con tale impeto che quasi il giovane re cadde da quell’altezza.

<<Tu straniero!>>. Inveì lanciando un dardo ghiacciato così forte che fece tremare le mura del palazzo.

Niccolò con scaltrezza riuscì ad evitarlo clamorosamente con un guizzo geniale che lo vede convogliarsi sull’altro versante della sala sopra il parapetto dei pulpiti.

<<Tu incapace! Essere immondo che non sei altro! Non sei meritevole neppure di esserti addentrato a palazzo, … muori!>>. Inveì lanciando un altro dardo. E di nuovo un altro ancora. Scagliò un potentissimo fulmine di ghiaccio da brandirlo a un centimetro dal giovane.

Nel frattempo il cielo che sovrasta Etruria trascina con sé i colori più funesti mai visti. In uno scorrere temporale violento, trasportando le nuvole in un succedersi di sfumature che procedono velocemente. Ampliandosi in tutta l’estensione del territorio dove si vede un avvicendamento di avifauna che si sta via, via dirigendo verso il palazzo di Zorhobos, svolazzando ad ali aperte in un seguito di volteggi repentini e turbinanti. Proseguendo in un vorticare di sequenze che li vedono protagonisti nell’assedio attorniando il palazzo in segno di fatale disgrazia che si abbatte sulla regione. Zorhobos si alza in piedi facendo tremare la pavimentazione, riuscendo grazie  alla forza dei ghiacci a disincagliarsi da quella gabbia prigione di breve durata e a scagliarsi furente, ancora sul giovane re mandandogli una scarica di saette raggelate. Niccolò impavidamente riesce a fare fronte anche a questo colpo infertogli, sgattaiolando da un lato all’altro della sala, eludendo le possibili collisioni abilmente. Scansandolo magistralmente e con sua gran sorpresa si manifesta davanti a lui Xlonhe il blasone simbolo degli Orsini che si trova incorporato a Xyarho il mantello e senza indugio prende forma ...

Magicamente … si figura un orso dalla coda lunghissima … provvisto di ali dal pelo dorato, con lo sguardo dolcissimo, mentre si vede perfettamente che la sua statura sovrasta su quella di Zorhobos. Ebbene è … Xvejxo l’orso prodigio mandato da Cassiopea per battersi con il gigante al suo pari.

Pertanto Xvejxo fulmineamente si precipita al suo cospetto recingendolo con la sua lunga coda immobilizzandolo all’istante. Tutti rimasero a bocca aperta nel notare quella gigantesca creatura scagliarsi su Zohrobos.

Due colossi a confronto iniziano a battersi ed è inevitabile notare quanto prevarichi l’orso in questo momento, poiché inerme l’imperatore a fatica si difende.

<<Corpo di mille farfalle!>>. Esclama il capitano Saturnino che con il suo equipaggio stava procedendo vicino ai cavalieri della farfalla dorata per unirsi al conflitto.

Chiarori smisurati …

scintillano in ogni luogo. Un aggrovigliarsi di fumo luminescente si schiera dappertutto, sconvolgendo i presenti che terrorizzati si ritirano a ridosso delle fiancate del palazzo. Un effluvio acre, quasi di morte, sovrasta su tutto, colpa dell’effetto generato tra gelo e fuoco  che di volta in volta incide sulla superficie a causa degli scontri. Il palazzo assume un’aria di arcano mistero che si rispecchia a ridosso delle anime che spaventate sono lì perdute nel limbo del non sapere. Ogni qual volta Zorhobos si sentiva oppresso e sul punto di essere sopraffatto, dava adito a tutta una serie di movimenti rotatori con il solo sguardo, da scaturire la sua forza disumana. E grazie a questo espediente, il complesso di elementi che comprendeva la sua dimora veniva rapidamente trasformato. Infatti, un attimo dopo il gigante con il solo sguardo, smuove la cinta composta da tratti di mura merlate intervallate da torrioni, lanciandola verso il cielo, dove immediatamente s’inerpica glacialmente raggiungendo livelli altissimi. Dopo rimuove le feritoie dalla loro locazione, per spostarle a calamita facendo fuoriuscire tutta una serie di spuntoni ghiacciati e appuntiti alle loro estremità. Con una forza sovrumana chiude il ponte levatoio ermeticamente. Generando una compatta incorporazione ghiacciata, strettamente legata alle pareti del fortilizio come a racchiuderli all’interno. Successivamente riempie il fossato di acqua ghiacciata con una gradazione davvero insostenibile. Da dove addirittura escono nuvole che generano fumo cristallizzato, giusto per rendere un ulteriore ostacolo rallentando ancora di più l’avanzamento di eventuali assalitori. Dando alla luce così una vera e propria posizione fortificata dove il castello si è completamente trasformato in una base protetta, da dove lui con il solo sguardo può controllare strategicamente il suolo circostante. Imperterrito Zorhobos sposta lo sguardo sempre più spietato nella sala del trono, dove sono tenute prigioniere la schiera di creature più belle di Etruria. E dirige l’apposito contenitore cilindrico serrato e privo di uscita che le teneva imprigionate, direttamente a ridosso delle pareti di ghiaccio incastonandole al muro. La gente attonita e ammutolita si ripara come può, poiché durante queste manifestazioni di rabbia, Zorhobos scandaglia da tutte le parti masse esorbitanti di ghiaccio repentino. Poi rivolge lo sguardo ai globi di ghiaccio che racchiudono gli imperatori dei regni dissimili e innesca il meccanismo glaciale che li vedrà protagonisti del loro congelamento. La creatura che teneva fra le sue spire Zorhobos nel frattempo, si accorge che quest’ultimo, spostava continuamente e repentinamente gli occhi, cercando probabilmente di muovere un nuovo assetto per creare maggiore disagio in tutto il palazzo. E quindi l’orso gigante con la sua zampa sinistra, cerca di tappargli gli occhi, ma non ci riesce, poiché la resistenza che opponeva l’imperatore era troppo potente. Rimbombi e frastuoni si riflettono in tutta l’estensione, dove rimbeccano folgorazioni dorate, contrastate da flagelli congelati, che si scagliavano addosso ai due combattenti. Tuoni, fulmini e saette si concentrano sulle creature, che combattendo non si rendono conto  che si stanno sfinendo tutti e due. Fra trambusti assordanti, boati e putiferi si contrastano fra quelle mura, due potenze indiscusse.  Dove emerge l’energia del fuoco sparsa da Xvejxo l’orso prodigio, a svantaggio di quella del gelo dei ghiacci di Zorhobos, durante il tempo in cui generano un’apocalisse senza confronto. Barlumi e luminescenze titaniche si riflettono lungo le pareti, intercalate da fuoriuscite di corpuscoli ghiacciati e infuocati allo stesso tempo, che vanno a scagliarsi contro il popolo di Etruria che spaventato si trattiene occultato fra busti e sculture, desiderando la fine di quell’incubo.  Niccolò fu preso immediatamente dal batticuore accusando un dolore così forte nel vedere la sua Aurora completamente incastonata al muro, da indurlo a essere impavido e veloce. Infatti, con uno slancio rocambolesco il re dall’alto della balaustra prende Xaxsyda la corona dorata e la lancia come un frisbee … mentre la stessa va fortunatamente a posizionarsi proprio al centro del cranio di Zohrobos, coprendogli interamente gli occhi rendendolo a questo punto quasi inerme.

Il re Niccolò a quel punto … notando che l’orso lo stava trattenendo a fatica decide di lanciare anche Xyuynya la giornea in pelliccia … che magicamente riesce … a intrappolare  … il gigantesco Zorhobos serrandolo definitivamente nella sua coltre senza lasciargli alcuna possibilità di fuga.

E …

Come un prodigio … Xyuynya la giornea impellicciata, smaterializza Zorhobos incastonandone la figura sulla sua coltre.

In un intervallo fulmineo scandito da fulgori di miasma glaciale che fuoriusciva dalla conformazione di Zorhobos … si vede lo stesso prosciugarsi del suo respiro corporale, divenendo diradato e sottile fino a conformarsi divenendo un tutt’uno con il tessuto. Infatti, come una figurazione già impressa su tessuto, l’imperatore Zorhobos rimase conglobato e impresso in esso, generando il suo profilo nell’estensione del drappo e … da lì non si sentì più parlare del gigante delle influenze negative.

L’orso grato per l’aiuto si libra velocemente in aria per dirigersi dal re Niccolò rimasto ancorato alla balaustra. Lo prende con sé in un abbraccio, per posarlo delicatamente subito dopo nel salone, dove i cavalieri e l’equipaggio lo attendevano con gioia elogiandolo per la sua abilità.

<<Evviva! l’imperatore è sconfitto! Viva il re Niccolò!>>. Acclamarono all’unisono.

<<Evviva! L’imperatore è sconfitto! Viva il re>>.

<<Viva il re Niccolò!>>.

<<Evviva! Evviva!>>.

L’orso dorato prima di andarsene prese con sé Xyuynya con racchiuso al suo interno l’imperatore Zohrobos per condurlo al cospetto di Aurinia a Xzarlopea nel portale di accesso dello specchio del tempo che convoglia aldilà del tempo chi si oppone direttamente alle forze indiscusse di Cassiopea.

Niccolò  …

A seguito di quel  rocambolesco combattimento, non si era nemmeno accorto della mancanza di Saturnia la farfalla che lo ha seguito fino a quel momento, infatti, si era appoggiata alla coda dell’orso dorato per convogliarsi assieme a lui da Aurinia. A  Xzarlopea Aurinia fu felice di notare che l’impresa era andata a buon fine. Ringrazia l’orso per avergli consegnato Xyuynya con incastonato al suo interno Zohrobos e gli dice di posizionarlo direttamente a ridosso di Xzarlopea. Dove in un attimo  dopo ne viene letteralmente carpito e risucchiato all’interno risultandone alla fine incorporato alla pietra lasciando che la sua figura ne traspaia come un personaggio primordiale.

E così …

 

Saturnia si compiace di avere concluso la missione sebbene se ne dispiaccia allo stesso tempo.

<<Farfallina Saturnia non piangere lo immaginavi che sarebbe giunto questo momento>>. Le disse Aurinia con voce gradevole provando malincuore per la stessa che si è adoperata al meglio in tutta questa vicenda.

<<Lo so Aurinia quello che mi dispiace maggiormente è il non aver potuto ringraziare il re Niccolò che ho potuto conoscere quanto sia persona adorabile e buona>>.

<<Sai una cosa Saturnia ti do la possibilità di porgergli l’ultimo saluto in compenso sai quello che devi fare vero?>>.

Grazie all’intervento del prescelto che ha sgominato l’imperatore Zorhobos si può realizzare la meraviglia  voluta da Cassiopea.

<<Si! Si certo grazie Aurinia>>. Grazie davvero tanto.

Ed ecco che in uno sfavillare repentino, Saturnia  … caracolla gioconda al cospetto di Niccolò,  il quale felice di rivederla le dà all'istante un buffetto sulle ali.

<<Niccolò volevo ringraziarti un ultima volta e dirti quanto sia stata felice di essermi imbattuta in te, che sei veramente persona leale, sincera e buona, non potevo andarmene senza dirtelo>>.

<<Carissima piccolina!Grazie! Grazie a te mia Saturnia per essermi stata vicina in ogni momento e per avermi regalato la tua lealtà. Sei stata davvero cortese hai anche messo a repentaglio la vita stessa ai fini di questa causa colmandola in ogni caso con la tua allegria. E i due si scambiano un affettuoso bacio ravvicinato. A quel punto Saturnia sbatte le ali e si dirige allegramente verso tutta l’area del castello a ridosso di ogni astante caracollando vicino a ognuno rilasciando una polverina. Tale polverina schermata di minutissimi cristalli li dissuade e risveglia dal torpore che li aveva tenuti prigionieri fino a quel momento, liberandoli definitivamente dalle influenze negative di Zohrobos. Poi si dirige verso la sala del trono e passa velocemente nella parete dove sono imprigionate le donne rilasciando la polverina che risulta benefica ai fini della loro liberazione dove immediatamente si accasciano a terra, esauste ma inebriate e felici. Successivamente si indirizza verso i globi di ghiaccio che racchiudevano gli imperatori dei regni dissimili e svincolata la polverina libera anche questi dalla morsa di ghiaccio e gli stessi si vedono crollare per terra sfiniti ma contenti di essere liberi. Saturnia si dirige poi da Matilde reclusa e immobile nel pulpito dei ministri in attesa della sua sentenza, per quanto riguardava la sua missione non svoltasi completamente. E in un turbinio di volteggi le svolazza attorno rimuovendole per sempre il dente avvelenato, che la rendeva succube di una perfidia assurda accresciuta con il tempo. Subito dopo finalmente Saturnia si volge delicatamente vicino ad Aurora e con una leggera movenza d’ali rilasciando la polverina portentosa, le restituisce risolutivamente la vista, e lo splendore del suo sguardo torna a essere più vivo che mai.  Aurora frastornata non può credere a quella benedizione che la vedeva partecipe di una visuale del tutto nuova grata di non essere più cieca. La gente raccolta a terra si rialza benevola e incredula di essere libera da una situazione che li vedeva legati a un imperatore che a dirla tutta non li rappresentava nemmeno esultano leggiadri. E per ultimo la deliziosa Saturnia trasporta e rinvigorisce tutta la gente amorfa, con un prodigio sfavillante generato dalla polverina, e riunisce tutta la popolazione negli androni del castello. Nel luogo in cui Aurora e Niccolò finalmente si corrono incontro increduli, scambiandosi un tenero abbraccio, dandosi il bacio più sentito che avessero mai sperato di potersi dare. E sia l’equipaggio sia i cavalieri si stringono a loro con gioia e felicità acclamando Niccolò loro re eccelso nel regno di Etruria. Dove Aurora sussisterà al suo fianco come  regina. Matilde si avvicina ad Aurora con il viso bagnato di lacrime e prostrandosi ai suoi piedi le chiede di perdonarla per tutte le angherie mosse nei suoi confronti riconoscendo in lei un’anima invasa dalla cattiveria mossa forse già dall’inizio dalle influenze negative. Aurora si rivolse a lei in una maniera del tutto soave. Matilde cara leggo ora nei tuoi occhi una luce nuova, diversa, finalmente svincolata dalla cupidigia volta a ferire gli altri e capisco che per te non deve essere stato facile dato che non potevi combatterla, sono felice di accoglierti come sorella prediletta non sai quanto lo abbia desiderato.

Grazie! Grazie infinite Aurora, sei la sorella che tutti desidererebbero avere al loro fianco.

E finalmente …

Le due sorelle si strinsero in un abbraccio volto alle lacrime come mai avrebbero potuto esprimere. Felici di essersi finalmente ritrovate, fino al momento in cui a conclusione ricongiuntasi alla loro stretta i loro genitori si resero conto finalmente di quanta gioia potessero esprimere le loro figlie.

                                                                                                                            Poco dopo.

Dalle bianche brume che si scagliano fra gli isolotti formatasi nel cielo da sembrare vere insenature scandite da scogliere, che poggiano sul mare. Mentre il sovrano del cielo al crepuscolo sfuma il disegno di un paesaggio sfavillando i colori più belli mai visti … si vedono ancora le distese ghiacciate generate dagli articolati sistemi di devastazione di Zohrobos.

Spalancando le porte del palazzo si vede il panorama ancora glaciale che offre il territorio cadenzato solo dai magnifici colori che presenta il cielo in quel momento. E … Prima di andarsene Saturnia caracolla sulla spalla di Niccolò e gli dice con una vocina allegra…

<<Ricordati di Xydha e … cosa ancora più importante … puoi inoltrarti a rendere manifesto il tuo giubilo con il popolo di Etruria a Bordano, ricordalo>>.

<<Ah! … d’accordo lo ricorderò>>. 

<<Sai … è una località appartenente a te ora. In quanto  ti è stata regalata direttamente dai principi sempiterni di Saturxzarlopea. Di cui mi prodigherò una volta giunti lì a parlartene … e  mi raccomando sii sempre te stesso>>.

<<D’accordo! Grazie Saturnia grazie davvero arrivederci a te>>.

Abbracciato alla sua Aurora il giovane re … seguito dai cavalieri della farfalla dorata … accompagnato  dall’equipaggio della galea Aurinia … unito agli imperatori dei vari regni … e da tutti gli altri astanti di Etruria … risvegliatosi da quell’incubo appena risolto …

si dirige oltre il ponte levatoio … che si apre su una spaccatura di valle a dir poco incredibile, da dove erompe il candore del ghiaccio rilucente a ridosso del panorama.

 

Raggruppatasi tutti all’esterno …

Niccolò presa visione della possibilità di mettere in assetto lo schieramento di ghiaccio che permea tutta Etruria … brandisce la sua Xydha proiettando lontanissimo il colpo. … Che giunge nel punto più alto del cielo … dove lo stesso si poggia alle pareti di ghiaccio … dando il via a una rigenerazione diffusa su tutto il territorio. … Nello stesso momento ha inizio una serie turbinante di fuochi d’artificio dorati, da dove sgorgano e si proiettano minuscoli proiettili di cristallo dorato che vanno a incunearsi in tutta Etruria. … Per il tempo in cui via, via si genera lo sgretolamento di tutti gli anfratti di ghiaccio e in breve tempo i minutissimi cristalli di ghiacci si smaterializzano e dissolvono, per rilasciare al loro posto una visione di una rigogliosa vallata piena di luce e calore. … Le liste di ghiaccio si sbriciolano e la forma solida cristallina dell’acqua, lascia il posto allo scorrere limpido e celestiale della sua natura che meravigliosa riprende il suo corso.

Succede l’incredibile …

Lo Xhonil che ha appostato alla giornea, prende a brillare di un’intensità mai vista e mossa da una forza indiscussa, segna quel momento indelebile. … Infatti,  la spilla riflette simultaneamente con quella corrispondente di Cirillo a Statonia in un folgorante bagliore. … E in un batter baleno si vedono tutti quanti catapultati a Palazzo Orsini dato che la spilla del bambino interagisce con quella di Niccolò.

Le spille  generano una forza mirabolante, da cui scaturisce il potere di ricondurre a casa i possessori delle Xhonil e tutta la sua gente, quando si ritrovano in un succedersi di vicende inquietanti che li ha condotti lontano.

La città torna a rinascere e quella che fino a poco prima si era trasformata in un’enorme coltre di ghiaccio disseminata in tutto il territorio, … ora si scioglie come neve al sole, rilasciando una sequela di fiori allo sbocciare. Mentre la fragranza ne esalta la bellezza. In una folgorante brillantezza esaltata da una nebbia caliginosa si ritrovano nelle sale di quella che sembrava la struttura più bella mai vista con un’esaltazione generale per l’accaduto, dove tutti si rivedono a scambiarsi affettuosi saluti di benvenuto.

<<Buon giorno mio benvenuto re>>. Esclama Cirillo gioioso.

<<Buon giorno Cirillo bravissimo!>>.

<<Oh! Mio re!>>

<<Mi congratulo con te vivamente!>>.

<<Grazie mio re mah! … perché … se non sono sfacciato?>>.

<<È grazie a te Cirillo sai che siamo giunti qui!>>.

<<Oh! Che bello! Mah! Come?>>.

<<Grazie dunque di avere custodito al meglio lo Xhonil. È tuo il merito se siamo ritornati a casa sani e salvi, dato che come migliore cavaliere integerrimo nei suoi compiti hai saputo vegliare su un importantissimo dono che ti avevo fatto>>.

<<Sono onorato di avere fatto parte del suo ritorno a casa, ma non mi dia meriti che ancora non ho. Sono ancora piccolo come mi diceva>>.

<<Certo che li hai invece, se tu non avessi custodito al meglio lo Xhonil o peggio lo avresti perso non si sarebbe potuto realizzare questo prodigo non credi?>>

<<Emh! … Si! Sì. D’accordo allora grazie mio re. E grazie tantissimo di averci liberato da quell’imperatore delle influenze negative che ci aveva soggiogato tristemente>>.

<<Grazie a te mio piccolo amico e … mi raccomando sii sempre te stesso>>.

<<D’accordo maestà è un onore per me seguire le sue disposizioni>>.

E il re saluta il piccolo Cirillo donandogli un bacio e un abbraccio affettuoso. Mentre tutti a quella scena si commuovono acclamando nuovamente il loro re portandolo in trionfo per le vie del borgo. 

Evviva! Evviva! Evviva! il re. Urrà! Urrà! Urrà!

Urrà! Urrà! Urrà … Evviva! Evviva! Evviva! il re. Urrà! Urrà! Urrà!

 

Tutto è sorprendente e sbalorditivo il paese è in totale subbuglio, la gente si ravviva in un crescendo di emozioni del tutto nuove. Mentre dai loro occhi traspare una generosa radiosità in un’esplosione di giubilo

acclamando il loro re all’unisono. A palazzo i castellani riunitasi tutti anche merito a quest’incantesimo abbracciano felici i loro salvatori. 

<<Corpo di mille farfalle!>>. Esclama Saturnino il capitano della galea Aurinia rivolto a Niccolò.

<<Che c’è Saturnino?>>. Gli chiede Niccolò.

<<Beh! … Mi sembra incredibile di avere preso parte a un’impresa tanto epocale da segnare un nuovo inizio per Etruria, all’insegna della pace e della giustizia. Sono felice>>. 

<<Sembra incredibile anche a me e ne sono pienamente contento allo stesso tempo capitano. Ah! … non è ancora tutto!>>.

<<Mi dica mio …emh mio re>>.

<<Ecco … con i poteri conferitami vi nomino Ammiraglio della corte reale e al più presto disporrà di una nuova flotta “Aurinia” per solcare i mari per me lungo rotte sconosciute>>.

<<Oh! … Davvero? Grazie ne sono onorato!>>.

E il nuovo re si accinge a  comunicare a tutto il popolo di Etruria riunito per l’avvenimento di rinascita, il suo nuovo intento.

<<Miei cari e stimati sudditi … non importa se abbiamo dovuto affrontare simili prodezze, quel che ora è vitale è che siamo liberi. … E da qui si può dar seguito  alla leggenda della farfalla dorata Aurinia. Che ha rigenerato con l’aiuto delle forze indiscusse di Cassiopea l’intera Etruria.

È il tempo in cui tutti potranno trarne sicuri benefici, ricordando sempre la meravigliosa trasformazione avvenuta>>.

<<Perbacco! È vero Niccolò questa sarà la leggenda da tramandare ai nostri discendenti>>. Intervenne il cavalier Davide.

<<Certo! Faremo conoscere loro che sussiste la possibilità di vivere in un regno in perfetta armonia, tra moltitudini di persone qualora si desideri con zelo. Bensì  di essere allo stesso tempo consapevoli, che esiste anche la possibilità che tutto questo possa svanire in un istante, se non si tiene accesa l’aspirazione che abbiamo nel cuore, alla ricerca di pace scandita dall’amore>>.

<<Giusto nostro re … ben detto>>. Afferma il piccolo Cirillo.

<<Peraltro non c’è nulla di più bello nel vedere attraverso lo sguardo dei singoli, la felicità che si manifesta attraverso il più grande sentimento che distingue e scandisce la vita terrena>>.

<<Già l’amore può suscitare fragore anche laddove uno non si immagina vi possa essere>>. Conferma il capitano Saturnino.

Più tardi.

L’imperatrice Fhyestel regina delle ninfee del regno della primavera Falesia Pulum Huin si riunisce in un abbraccio caloroso con il suo imperatore Fhoroan.

Intanto che …

Haonhace l’Imperatrice del regno dei cigni di Caere Tusna incontra finalmente Hyon … che correndosi incontro  si stringono tra le braccia teneramente. Felici di avere scampato il pericolo imminente che rendeva Etruria chiusa in una morsa di ghiaccio.

Nello stesso tempo …

Tjura Imperatrice del regno del giorno dopo Jsveita ritrova Krankru suo imperatore, accompagnato da Khiatoi il maggiordomo, Thanya e Trunzio il cuoco. Mentre il loro lucertolone Porsjcersjs si stringe in un abbraccio con la sua coda avvolgendoli tutti.

E …

Teyrha l’imperatrice del regno della lungimiranza Lescanletem si riunisce al suo imperatore Thuhjnthial e al suo amato figliolo Tryunur accompagnato da Celius l’anatra tuffatrice inseparabile compagna . … E in quel preciso istante si giunge anche Thetrys il meraviglioso Microraptor Gui …  che li accoglie nel suo dorso per condurli piacevolmente in un allegro volteggio per prendere visione del territorio finalmente libero dalla morsa di ghiaccio.

Poi …

Xhyla l’imperatrice del regno dei lupi con il suo imperatore Ximohmlax giunge al seguito dalla loro compagine magistrale Ocrasia Ati, scortata da Huin il loro Lupo fedele e si stringono al nuovo re in un abbraccio caloroso.

Più avanti …

Xunerya imperatrice del regno del fuoco Aegylon Zecvers stringe esaltata Valente il sorvegliante che l’accarezza. Felice di rivedere che stia bene. Poi  getta le braccia al collo a Hyhutor il suo maggiordomo che come un padre la avvolge affettuosamente notando al di sopra delle spalle dello stesso, uno sguardo puntato su di lei di un giovane di bella presenza che la scuote in un torpore mai provato, dato che l’età è quella ormai della ragione d’amore. È Tyurhamyno l’imperatore del regno della luna Rasenna Manjmarjntyur Portus Scabri che circondato dall’abbraccio del suo maggiordomo Tyess si è accorto a sua volta dell’incantevole imperatrice Xunerya della quale non riesce più a staccare gli occhi di dosso.

<<Vai Tyurhamyno ho visto nel tuo cuore l’amore che provi per lei>>. Gli dice con slancio il maggiordomo Tyess.

<<Emh! … Sei sicuro?>>

<<Ma certo! … vai e lo potrai appurare personalmente>>.

Come d’incanto, difatti, Tyurhamyno si avvicina all’imperatrice e con una vocina flebile gli parla.

<<La luna risplende attraverso il tuo sguardo e genera una luce di amore puro. Mia dolce imperatrice!>>

<<Adulatore!>>. Gli risponde lei fissandolo negli occhi riscontrando l’indole cordiale del giovane.

E  come mossa da un’attrazione irresistibile, si spinge verso di lui, dove dopo un attimo si stringono amorevolmente in un abbraccio caloroso, presi da una calamità incantevole che li ammalia.

Intanto che …

Zixhjlar l’imperatore del regno dei volanti Tarxuna Zec Mlax rivede con esultanza Zilcanea sua imperatrice. E scambiandosi un esaltante abbraccio si avvicina anche a Lisa la graziosa nonnina accompagnata da Ztrisy la fedele damigella avvolgendole in una calorosa stretta.

Poi ancora …

Zyxzyan l’imperatrice bambina del regno della doppia via dell’acqua Zelur Tezan Ois stringe Zherinald il suo fedele maggiordomo, che la prende proteggendola in una stretta affettuosa.

E …

Zilaocapu imperatore capo falco del regno Fossae Papirianae si riavvicina alla sua amata Tatya … i due si guardano e … baciandosi all’unisono per una due dieci volte si dichiarano amore eterno.

Contemporaneamente …

Hjlarou l’imperatore del regno dell’arte Velathri Zix corre incontro alla sua Hynoial amata sposa. Dando alla luce un abbraccio a giravolta sprizzante di gioia, seguito da una serie vorticosa di giri mirabolanti al punto da farla sussultare.

La gioia nel cuore di tutti si manifesta alacremente e il giubilo generale è sbaragliato a dismisura. Pompeo il giullare è praticamente entusiasmato da tale letizia che esulta in una delle sue sorprendenti parodie cantando a squarciagola un motivetto che tutti intonano.

 

Messer Niccolò convogliato a Statonia dal vento di maestrale

È con nostro piacere che ci compiacciamo che ora sia reale.

Il borgo incantevole scopre ora più che mai i suoi albori

e le dame con lo sguardo si piegano ai loro amori.

Nascerà un'altra volta il richiamo all’arte con i suoi profili

Sostenuta dai suoi modi gentili

Riponiamo i nostri pensieri nello scrigno da lei regalatoci

affinché siano finalmente felici

L’influenza negativa è stata sbaragliata

E la libertà ora è assicurata

Nelle contrade confinanti vi abitano i presenti

che ora si rallegrano ad attimi impensati

Grazie nostro signore dimorante di Statonia

Certi grazie a lei di una serena gloria

Alche Niccolò dopo aver ascoltato quelle parole ringrazia Pompeo per la sua prontezza di spirito e la celerità di cogliere l’attimo rendendolo sublime. Tessa e Alfiero finalmente si possono scambiare tenerezze promettendosi amore infinito. Agenore il maniscalco Agata e la moglie con gli altri figli si riconcilia, e tutti si vedono felici di constatare che tutto è tornato come prima. Edoardo il contadino dell’isola Aegilium si avvicina con il suo amico falco che gli volteggia dalla parte laterale, felice di rivedere la sua imperatrice che serena riprende il susseguirsi del tempo in totale serenità. Adele l’ancella dei genitori di Aurora si avvicina alla stessa la quale riconoscendola la prega di fermarsi a palazzo Orsini dove avrebbe trovato finalmente la sua locazione quieta. Alderico il visconte abbraccia serafico la sua amata. E  Paride dichiara finalmente a viso aperto il suo indiscusso amore per Fabiana cingendola in un abbraccio articolato da una serie di baci amorevoli. Bernardo del borgo di Velx tenuto ingiustamente in prigione a causa di Matilde viene finalmente scarcerato per non aver commesso il fatto. Cassio il maggiordomo da immediatamente disposizioni affinché si potesse svolgere il miglio ricevimento mai visto. Coinvolgendo in un’ilarità benevola Eberardo il castellano, Egidio il cuoco, Enrico il compositore. Lucilla come d’incanto si ritrova a gioire assieme a tutti gli altri, riconoscendosi inconsueta, dotata ora di uno spirito nuovo. Al punto tale da farle scorgere dei deliziosi occhi puntati su di lei, che provenivano dalla scalinata di marmo e rimanerne turbata. Enrico il compositore difatti nutriva per lei un sentimento che non aspettava altro di essere condiviso e a quanto pare l’occasione era giunta a quel punto. Brunilde si vede raggiungere dal cavalier Davide il quale dichiarata apertamente la passione che ha per lei, la bacia con trasporto. Tarcisio il pittore provava simpatia da tempo per Elena la quale senza nemmeno rendersene conto si lascia andare a sdolcinati sguardi presa dalla simpatia dello stesso. Eligio cavaliere della farfalla dorata maldestro e burlone si avvicina immediatamente ad Arianna accarezzandole dolcemente il volto e scambiando un abbraccio brioso e amorevole, mentre lei inevitabilmente si riconosce a scambiarle un grande sorriso di assenso generato dalla sua giocosità. Dafne e Lanfranco si scambiano la mano e arrossiscono al solo pensiero del bacio che si stanno per scambiare.  Benedetto il cavaliere audace raggiunge Cassandra che finalmente libera con un sottile e velato movimento lo abbraccia affettuosamente. Flaviano nonostante la sua giovane età si accorge che quello è il momento propizio per avvicinarsi a Sabrina che lo ha stregato con il suo visino incantevole e il nasino all’insù e come per magia, attirati come una calamita si concede un tenero abbraccio da dove affiora un lieve bacio dato con gran sentimento. Il cavalier Callisto brioso e burlone non manca anche in questa occasione di essere spavaldo e straripante di simpatia dove prese immediatamente Adalgisa cingendole la vita con trasporto cortese dandole un bacio facendola roteare a girotondo e dicendole che il diamante da lui scelto era lei. Andrea si appoggia accanto a Tiziana abbracciandosi teneramente.


 Capitolo cinquantatreesimo


Nel frattempo ...

 

Niccolò approvando il tumulto di emozioni che regna nel palazzo, considera bene di parlare al maggiordomo in merito ai festeggiamenti.

<<Cassio per quanto riguarda le disposizioni per il ricevimento la pregherei per il momento di temporeggiare, dato che ho una bellissima idea a riguardo che a breve andrò a illustrarvi>>.

<<Ma mio re si svolgerà qui non è vero?>>.

<<No! Cassio in una località straordinaria per concludere in bellezza l’avvenuta indipendenza di Etruria>>.

<<Ah! Va bene! D’accordo messere allora attendo che mi diate voi disposizioni sul da farsi?>>.

<<Si certo Cassio>>.

Gli incontri fra le genti di Etruria proseguono in un trionfo di gioie mescolate allo stupore dell’avvenimento. Goffredo si avvicina garbatamente a Demetra, la quale si accorge della gioia che regna sovrana attraverso i commensali e decide finalmente di lasciarsi andare a un trasporto nuovo dimentica delle sue vicissitudini. Bella delicata, suadente e il sottile velo di mistero che aleggia attorno a lei pare abbia finalmente abbassato la guardia mentre il cavaliere si sente pervaso da una nuova emozione che mai prima lo aveva coinvolto così tanto e accostandosi uno all’altra si smosse una stretta inesorabile scandita da un bacio impetuoso. Clemente spavaldo come al solito si precipita da Cecilia baciandola e cingendola a giostra per il giro vita facendola roteare più di una volta.

Perfino Cornelio ha riabbracciato la sua Giuditta di Semproniano. E  Maurilio ha potuto gettare le braccia al collo ad Arietta. Ludovico si stringe alla sua Baronessa Eneide e Bartolomeo alla sua Giulia di Roccalbegna.

Il re Niccolò da disposizioni affinché tutti fossero in grado di ascoltare quanto aveva loro da dire e si reca alla sala del trono.

<<Miei fidi sudditi.  Popolo di Etruria!>>.

<<Si nostro re>>.

<<Con entusiasmo e sentito affetto ci tengo a esprimere il mio giubilo in merito a questo avvenimento importante che contraddistinguerà la storia di Etruria. Da adesso e nei tempi a venire segneremo questa data con la rivalsa della riacquisita libertà un momento davvero autentico e memorabile>>.

<<Si! Evviva il nostro re. Evviva!>>.

<<Ed è per questo che ci tengo a dirvi che andremo a compiere i festeggiamenti in una località che credo dopo averla vista ammirerete molto>>.

<<Si nostro re si verrà dove tu vorrai>>. Risposero all’unisono.

<<D’accordo allora preparatevi che avremo un cammino lungo da percorrere>>.

<<Si nostro sire>>.

Più tardi …

 lo scenario del cielo a volte sembra incredibile. Durante il tempo in cui esibisce una serie infinita di rappresentazioni a dir poco sorprendenti, soprattutto se a colmarlo di gaudio vi è tutto il popolo di Etruria. Niccolò nota che Frisa e Lupus gli caracollano vicino, come a ricercare la sua attenzione, per indicargli la strada che conduce alla galea Aurinia, forse a voler far vedere chissà quale realtà oggettiva. Il re e il suo seguito si convoglia a esodo sul litorale, dove li attende una sorpresa fortuita.

Giunti lì …

In un tripudio di giocosità Niveo il piccolo delfino e per conto dei dimoranti marini, vuole beneficiare il re di uno show straordinario, grati per avere liberato le acque dal gran gelo sceso su Etruria. Desideroso di ringraziarlo come si conviene a un re Niveo e il raggruppamento di delfini, si diletta a scene mirabolanti, generate da volteggi imponenti e allegre acrobazie, coronate da un trionfo di felicità. A fare da corona protraendosi nel vasto territorio che determina la costa mediterranea di Etruria vi sono la compagine di Ocrasia Ati dell’imperatore Ximohmlax e la sua bella Xhyla. Che con la loro moltitudine di meraviglie alate genera affiancati all’avifauna di tutti i regni, il più suggestivo degli spettacoli mai visti. Dove falchi aquile, gabbiani e quantaltro si uniscono giocondi allo spettacolo. Provocando l’ilarità del popolo di Etruria che con giubilo encomia a gran battito di mani il loro re. Il giovane Tryunur futuro imperatore di Lescanletem con l’inseparabile Celius in un esilarante esercizio acrobatico e sul dorso di Thetrys il Gigantoraptor rapisce Thuhjnthial e Teyrha suoi genitori. Per condurli volti in aria al di sopra della compagine per ammirarne la rappresentazione dall’alto. L’imperatrice Haonhace e Hyon si alternano a una giostra di esercizi acrobatici sul dorso di due esemplari di cigni splendidi e imponenti, accompagnati da Zilaocapu l’imperatore capo falco di Fossae Papirianae. Tatya con i meravigliosi esemplari di falchi si destreggia a mettere in evidenza la sintonia che ha saputo creare nel tempo, dando origine a un’esibizione brillante. Mentre in conclusione si alzano in volo Zixhjlar e Zilcanea Imperatori di Tarxuna Zec Mlax con tutti gli abitanti al seguito, felici di dividere la gioia che traspare da questo istante memorabile che li vede raggianti per la stessa letizia.

Dall’alto di un dirupo Niccolò parla ancora ...

<<Mio stimato popolo vi ringrazio dell’affetto dimostratami, inoltre voglio complimentarmi con voi per la mirabile rappresentazione di gaudio appena svoltasi. Di cui rilucente brillantezza traspariva a gran voce>>.

<<Grazie a te nostro re!>>

<<Ebbene … ho da chiedervi se confermate di partire con me per festeggiare in un posto incantevole?>>.

<<Si! Si! Si!  Certo nostro re ti seguiremo dove vorrai>>.

<<Ebbene … allora sarete miei paladini mentre vi condurrò alle sette valli di Carnia>>.

<<Si! Si! Si!>>.

<<Quando partiamo?>>. Domanda Cirillo.

<<Ora! Ovviamente se siete d’accordo>>.

<<Si siamo tutti d’accordo andiamo pure fido re>>.

 

E …

Etruria al completo si raccoglie per dare il via all’esodo più spettacolare si fosse mai visto il territorio,  lungo il tratto che li condurrà alla volta delle sette valli di Carnia a cavallo dei loro destrieri.

Il cielo sfolgora le sue colorazioni principe, dove a cornice si distende cromatico e aggraziato di pennellate scarlatte. Spira nell’aria un gradevole profumo di fragranze portentose, munite all’eccelso potere che rilascia  l’energia di moltitudini di cuori. La gente sorride a festa e colma di grazia si sposta leggiadra e contenta di seguire il suo re. Saturnia caracolla gioconda e va ad appoggiarsi sul farsetto di Niccolò. In orario perfetto per dare l’ultimo saluto e a segnalare al re di beneficiare dei tesori che sprigiona questa meravigliosa località, spiegandogli durante il cammino, ogni suo sapere in merito.

<<Devi sapere Niccolò che alle origini delle sette valli della Carnia terra di pietre lacustri e lussureggianti piante, attraversate da emissari del fiume Tagliamento ai confini di Corinzia; vi è una terra di sapore antico esplorata per di più dagli Etruschi ai tempi che furono>>.

<<Che meraviglia! Non metto in dubbio che inoltrandosi sul territorio vi sia una moltitudine di bellezza da lasciare senza respiro>>.

<<Già!  Infatti, è una località ridente situata alle pendici del monte San Simeone e il fiume Tagliamento, dove sorge il villaggio di Bordano che signoreggia fiero mostrando la sua tipicità. L’aspetto particolare è dovuto alle case del borgo, definite da splendidi murales in cui affiora e primeggia  il soggetto delle farfalle>>.

<<Oh! … davvero?>>.

<<Già! il borgo si stende su una zona rigogliosa di bellezze naturali, dove ospita il comprensorio della casa delle farfalle>>.

<<La casa delle farfalle? … Mah è meraviglioso>>.

<<Te ne accorgerai. Devi sapere che è la Dimora dell’ordine delle farfalle dorate di Cassiopea presieduta da Aurinia, dopo aver concluso la missione con il prescelto, ha la possibilità di recarsi nel luogo in cui con orgoglio e prestigio avrà la possibilità di riunire e invitare tutta Etruria>>.

<<Questa dimora di cui parli è a Bordano allora?>>

<<Si! Dimora regalatole in occasione di un suo compleanno dal suo amato re, del quale era perdutamente innamorata, assassinato a sua volta da malvagi cospiratori>>.

<<Capisco!>>.

<<Devi sapere che qualche tempo fa era il luogo in cui lei si recava ogni volta che lo desiderava. Amava recarsi lì. Amava essere circondata da fragranze e buoni profumi, adorava circondarsi di fine bellezza e soprattutto godeva di tale serenità. Dedicandosi alla sua ben radicata passione, vale a dire il mondo straordinario delle farfalle. Di cui questa valle vanta e si contraddistingue per la gran frequentazione di moltitudini di tali creature sibilline>>.

<<Chi non lo vorrebbe>>. Ribadì il re felice di tali rilevazioni.

<<Ora Aurinia appunto in occasione del “Festival del sentiero delle farfalle” ha desiderato che sia invitata tutta Etruria a beneficiare di tale piacere.

<<Che meraviglia! Il Festival del sentiero delle farfalle in cosa consiste?>>.

<<Dunque … il sentiero delle farfalle è sviluppato in percorsi entomologici tra il lago di Cavazzo e il monte Simeone>>.

<<Così esteso?>>.

<<Certo!  È fiorente di oltre 100 specie di farfalle giornaliere e ben oltre 500 della notte, che si dilettano a prillare volteggiando leggiadre nel loro ambiente>>.

<<Magnifico!>>.

<<Inoltre durante tale festival tutti potranno prendere parte alla competizione di figurazione con la pittura, piuttosto che la scultura, musicale o altro, per realizzare opere di natura diversa purché ispirati al luogo della casa delle farfalle>>.

<<Oh! Bello! Quindi si svolgono anche competizioni in merito?>>.

<<Certo! E di solito  vi partecipano moltitudini di genti felici di dilettarsi in tale percorso>>.

<<Sono molto curioso … e dimmi Saturnia che altro si trova nel sentiero?>>

<<Ebbene … sono stati ricreati  appositamente dei giardini di paesi lontani. In cui giornalmente si fanno la corte, piuttosto che alimentarsi, anziché esibirsi in abili acrobazie o a riprodursi … ben oltre 400 tra le più belle farfalle esistenti al mondo>>.

<<Mah! È semplicemente sbalorditivo!>>.

<<si tale luogo ospita creature divine che sussistono in tutta libertà in un’oasi di sconfinata grazia, regalando all’osservatore un tripudio di emozioni volte a un carosello di colori e incomparabile splendore>>.

<<Deve essere di sublime bellezza>>. Asserisce Niccolò.

<<Senza alcun dubbio!>>.

<<Tuttavia a fine competizione Aurinia convocherà tutti gli ospiti alla casa delle farfalle, dove sulla fiancata è stato realizzato un ciclopico anfiteatro.

<<Un anfiteatro?>>.

<<Si! pensa che è costruito in alabastro contornato di colonne stile impero e decorato con mattonelle pregiate volte a formare un trionfo di farfalle di tutte le specie e colori possibili.

<<Splendore! Non vedo l’ora di vederlo>>.

<<Le farfalle avvoltolate al verde dei panorami rigogliosi si pregiano di beltà>>.

<<Lo immagino>>.

<<Poi ci sono delle pedane che circondano l’area del complesso che si aprono a ventaglio, per accogliere  quanti più ospiti possibili, attorniati da divanetti e poltroncine di fine lavorazione.

<<Un trionfo!>>.

<<Si! E poi ci sono dei pregiati tavolini, che da sopra una pedana di marmo a forma di farfalla, ogni tanto si spostano con moto circolare, cambiando il posto.

<<Che bello come mai?>>.

<<Ecco sono stati creati in quel modo per dare l’impressione di non stancarsi mai del luogo e poter ammirare con facilità la bellezza delle farfalle che trapela in ogni dove>>. 

<<Incantevole>>.

<<Per ultimo ci sarà il ricevimento>>.

<<Adoro i ricevimenti>>.
<< Sono decisamente piacevoli e in quell’occasione saranno invitati tutti a concludere un banchetto accompagnato dalle note soavi di una romanza compiuta da abili musici.

<<Mi sembra giusto! La musica è il fulcro della gioia>>.

<<E nel frattempo si potranno ammirare le più belle farfalle mai viste, che prillano giocose in un vorticare danzante. Poi  le stesse come damigelle scortano le pietanze formando una moltitudine di creature sibilline, che si muovono sinuose esaltando la suggestione del momento>>.

<<Interessante e stupendo allo stesso tempo, non vedo l’ora>>. Conclude il re.

 

Etruria giunta a Bordano.

 

Approdati nella rigogliosa laguna s’indirizzano subito ad ammirare quanto di più bello il creato possa aver generato, entusiasti e sbalorditi di fronte a tanta bellezza, scaturita da quella moltitudine di farfalle, custodita in quell’oasi di pace. I presenti si convogliano poi a ridosso del ciclopico anfiteatro. Per dar seguito a quello che a detta di tutti, sarà e rimarrà nella storia, come il leggendario festeggiamento di Aurinia la farfalla dorata che ha risvegliato gli albori di Etruria tutta. Bensì i signori di Etruria riunitasi per l’occasione danno sfoggio delle loro capacità artistiche sfoggiando le capacità eccellenti che li distingue partecipando al concorso. Per finire gloriosamente a gustare il simposio imponente di Egidio il cuoco, che senza eccezione ne ha resa elevata l’esposizione. Nello stesso momento gli uomini di Urgon Zurhusrna si pongono delle domande.

<<Mi chiedo che fine abbia fatto Zorhobos?>>. Domanda Ridigulfo rivolto al ministro Tyrhiaminzio

<<Non saprei? Per quanto ne so è completamente sparito nel nulla, dissolto, …  quello che conta … è che ha finito di infliggere il suo furore inflessibile>>.

<<Mah! … pensa che ritornerà>>.

<<No! Penso proprio di no>>.

<<Per fortuna ah … ah … ah … >>. Rispose ilare Ridigulfo.

<<Quello che posso dire è che mi sento un uomo nato un'altra volta e libero da ogni costrizione finalmente improntata a vivere una vita piena di amore e felicità da dove scaturirà la pace indiscussa>>. risponde il ministro Tyrhiaminzio

<<Ha ragione ministro>>.

<<E … Ridigulfo … la prego … non mi chiami più ministro! Sono esattamente al pari di tutti gli uomini comuni, felici di essere finalmente ritornati alla normalità.

<<Ah … ah … ah … d’accordo!  ah … ah … ah … Benevolo Tyrhiaminzio>>. Risponde sorridendo felice Ridigulfo.

E come il ministro Tyrhiaminzio tutti gli altri abitanti di Urgon Zurhusrna si ritrovano a essere svincolati da ogni asperità, provata fino a quel momento e indotti a una nuova realtà che li vede finalmente spensierati e felici.

Il re dà inizio ai festeggiamenti …

Con la gioia nel cuore Aurora è lieta di prenderne parte al suo fianco beneficiando entrambi di quel gaudio riconquistato che li circonda, attraverso lo sguardo dei dimoranti di tutti i regni di Etruria. Cirillo in compagnia dei cavalieri della farfalla dorata, da inizio a una sciarada incatenata, che implica vari quesiti. Coinvolgendo tutti i suoi coetanei, che con entusiasmo cercano di risolvere i rebus proposti, cercando di guadagnarsi un giro a cavallo e lo stemma dell’ordine.

<<La parola che dovete indovinare per determinare il vincitore che si aggiudicherà il premio è molto semplice basta fondere fra loro una serie di vocaboli>>. Asserisce Cirillo.

<<Come una serie di vocaboli?>>.

<<Si! Si! Dovete unire fra loro le parole, per dopo cercarne il significato>>.

<<Ho capito quindi c’è un indizio? Indovinando la parola questa si unisce quella dopo?>>. Domandano.

<<Ecco … bravi>>.

<<Mah! … dacci un aiutino Cirillo>>. Esclamano tutti in coro i bambini.

<<Sì! Si state tranquilli ora vi do gli indizi>>.

<<Grazie si!>>.

<<Allora … cercate la parola che racchiude il significato di

- una sostanza adesiva -

Poi … cercate la parola che contiene il senso di

- il vento di Trieste -

e  per ultimo cercate il termine che include

 - l’atto che si compie per fare ogni cosa -.

<<D’accordo! Che bello!>>.

In combutta tutti i bambini si sedettero sui gradini dell’anfiteatro per cercare di risolvere il quesito.

<<Allora vediamo un po’... >>. Comincia a sollevare Evaristo di Velx.

<<Si dai mettiamocela tutta … io vorrei davvero conquistare un giro a cavallo con un cavaliere e avere lo stemma che li distingue>>. Asserisce Ferdinando di Popluna.

<<Adesiva? …emh! … vediamo potrebbe essere una sostanza?>>. Afferma Evaristo.

<<Si! Oppure un collante? Ma certo! La colla. La colla>>. Esclama Gilberto di Herbetum.

<<Bravo! Bravissimo Gilberto la prima parola è esatta>>. Cadenza felice che tutti gli prestino attenzione Cirillo.

<<Emh! … emh! … vediamo il vento di Trieste … che parola può contenere? >>.

<<Allora ... Vento? Trieste emh! ... ?>>. Replica Vladimiro del Borgo di Vetluna.

<<Allora siete riusciti a risolverlo?>>. Chiede Cirillo ai suoi nuovi amici.

<<Io ci sono credo, …>>.

<<Si! … dicci allora!>>.

<<Ecco … sapete quando tira forte quel vento … come lo si chiama?>>. Sostiene Evaristo di Velx.

<<Mah! … certo! … la bora. È la bora di Trieste!>>. Esulta Adamo di Saturnia.

<<Allora … abbiamo … la colla …>>.

<<La colla va bene,  poi abbiamo la parola bora … mi pare?>>. Afferma Adamo.

<<Si! Bora!  è  l’altra parola è colla>>.

<<Quindi è semplice ora … colla + bora uguale collabora>>. Dichiara Evaristo di Velx.

<<Bravooo! … Giusto! Giusto! Bravi, ora vi manca l’ultima parola>>. Asserisce Cirillo.

<<Dicci … dicci l’indizio com’era?>>. Domanda Gilberto.

<<Quale è la parola che accomuna il significato di un atto che si compie per fare ogni cosa?>>

<<Emh! … vediamo … emh … quando noi compiamo un’azione … mah! … eccola! … certo la parola da unire è azione. Esclama Ferdinando.

<<Bravissimi! Quindi si ottiene?>>. Dice Cirillo contentissimo.

<<Colla - bora – azione … si proprio così collaborazione>>. Esclamano all’unisono raggianti.

<<Bravissimi! Allora Ferdinando che ha concluso la soluzione devo dire che si aggiudica il premio>>.

<<Mah … Cirillo noi tutti siamo giunti alla conclusione>>.

<<Con ordine, cortesi bambini, la vostra bravura ha decretato la risoluzione unanime>>. Enuncia Davide dopo aver assistito alla scena.

Poiché tutti voi siete giunti alla sorprendente conclusione vi aggiudicate il giro a cavallo con un cavaliere a sua scelta>>.

<<Quale diteci>>.

<<Noi cavalieri ci prodigheremo a condurvi tutti a compiere un giro a cavallo dove ognuno di voi otterrà lo stemma dell’ordine della farfalla dorata>>.

<<Evviva! Evviva! Evviva! Evviva! Grazie! Grazie. Evviva! Urrà per i cavalieri della farfalla dorata!

Urrà>>. Esclamarono tutti.

E così …

uniti all’allegria di Callisto e Cornelio simpatici giocherelloni i cavalieri Flaviano, Eligio, Maurilio, Ludovico, Bartolomeo, Andrea, Clemente, Benedetto, Lanfranco e Goffredo si distribuiscono a concludere un’escursione a cavallo lungo il territorio portando con sé ognuno un giovane amico.   

Più tardi …

Il banchetto seguito dalle note gradevoli di una romanza si svolge all’insegna della beatitudine. Durante il’intervallo in cui emergono e prillano giocose le più belle farfalle mai viste. Si spostano leggiadre scortando di volta, in volta, le pietanze, in un alternarsi di acrobazie sinuose esaltando il fascino che caratterizza la festa. Lucilla l’ancella per la quale nutriva un risentimento di invidia nei confronti di Aurora, vanta ora una nuova luce negli occhi, svincolata da quel torpore che la rendeva succube alla cattiveria. Si mostra ora sotto una veste di tenera dolcezza, al punto tale che Terenzio il giovane conosciuto da Niccolò con i libri a Statonia se ne innamora perdutamente.

Ecco il tempo …

in cui Saturnia caracolla a fianco del suo re …

<<Grazie per la tua lealtà mia dolce amica>>. Le dice lui.

<<Grazie a te per avere incrociato il nostro cammino>>.

E … dopo avergli dato un delizioso buffetto …  lo saluta allegramente per poi dileguarsi del tutto rivolta a est della regione … per ricongiungersi alle sue prodigiose terre di appartenenza …

Il proseguire della giornata si fa sempre più interessante dove al “Festival del sentiero delle farfalle” tutti prendendo parte alla gara di figurazione realizzando opere di gran pregio, sotto la propagazione luminosa dei giardini esotici ricchi di suggestione. Niccolò al settimo cielo dalla gioia è raggiante e in un impeto fulmineo prende in braccio Aurora per farla girare su se stessa. E caracollando a fianco di una felce disgraziatamente va per errore a sbattere su una pietra. La pietra dorata lo attrae al suo interno incorporandolo a essa.

 Il giovane re è stato per ultimo convogliato a Xzarlopea tramite il portale di accesso di Etruria.

Shyo si ridesta e scorge Aurinia che lo accoglie con lo sguardo raggiante felice di rivedere quel giovane che tanto ha fatto per il suo regno. In uno stato di inconsapevolezza si ravvede nel luogo che lo ha rapito al principio di questa avventura dove è stato catapultato in un territorio di fine bellezza come per un prodigio straordinario. In un fluttuare di movenze sibilline seguite da veli multicolori vede muoversi Aurinia che si ritrasforma in una piccola bimba.

<<Grazie di quanto hai fatto per me>>. Gli dice la bimba con una vocina flebile.

<<Dolce Aurinia non ho fatto nulla di così clamoroso. >>

<<Tu sei riuscito a ridare lustro a Etruria affinché i regni dissimili possano sussistere fra loro in una semplicità collettiva, portando il territorio agli albori, in una totale armonia ed equilibrio anche laddove sembrava impossibile ambire. >>

<<Devo ringraziare te che mi hai fatto conseguire una splendida avventura. >> 

Al fine Shyo scorge che la bimba subisce l’ennesima metamorfosi … La vede mutata in una splendida farfalla che si va a posare sul portale di accesso. … Nel luogo in cui Aurinia acquisisce del tutto la sembianza di donna delicata ed eterea. Felice di giacere ora in pace. Avendo cognizione che assieme al prescelto il prodigio è compiuto. Che vede Etruria  ravvivata negli albori.

E all’improvviso…

<<Ops! Mah! che cosa succede?>> Dichiara stupito il giovane Shyo che si risveglia a seguito di uno strepitio insinuatasi nell’ambiente. È’ il merlo Rugantino che  come sempre ravviva la giornata procurando il suo ciangottio singolare già sovrano sicuro del terrazzo.  Shyo apre lentamente gli occhi e si ritrova ad ammirare … una splendida farfalla … la vede caracollare delicatamente di là dal balcone svolazzando raggiante, generando una miriade di acrobazie repentine. All’improvviso il giovane Shyo sente una lieve brezza carezzargli il viso. Che lo risveglia da quel torpore che lo teneva saldo a terra. Allora si guarda in giro ancora mezzo addormentato chiedendosi nuovamente dove fosse. Realizzando subito dopo di avere potuto conseguire un sogno straordinario con novizia di particolari all’insegna dell’avventura. 

Tuttavia rammenta che si era recato ad annaffiare le piante sul ballatoio e poi più nulla. Si tocca la testa e sente un leggero dolore che scompare lieve forse era caduto si. E ricorda anche che la sera prima si era addormentato dopo aver letto un libro riguardante il territorio che va dalla Baia Spezzina al bacino del fiume Magra. In seguito di avere scoperto l’esistenza del Golfo dei poeti e della magia che si sviluppa attorno al promontorio Caprione.

<<È stato … semplicemente un chimerico e sorprendente sogno!>> Esclama fra se. Colmato di una lieta e robusta forza.

Ebbene. Nel luogo di San Lorenzo al Caprione tra il Golfo di La Spezia e il fiume Magra. In prossimità del seno di Lerici in cui sito megalitico si raffigura il particolare “Quadrilithon Nemeton” vi è una propaggine composta da due massi verticali. Che sorreggono una pietra a forma di rombo. Poggiata su un gran macigno diagonale, foggiata a forma di una guglia.

Pertanto dirimpetto a quella della pietra a forma di losanga, vi si forma un valico, che viene oltrepassato dalla luce del sole al tramonto del solstizio d’estate. Proprio in quell’occasione la luce del sovrano del cielo dopo aver attraversato con i suoi raggi la feritoia della compagine prorompe vivida. E non par vero riproduce incredibilmente una sagoma luccicante a forma di “farfalla”. Tale fenomeno realmente si protrae per ben sei giorni. Invece gli studiosi determinano che la simbologia della farfalla rappresenti la trasmigrazione dell’anima verso una meta astrale. Inoltre ritengono che risalga almeno a 6000 anni prima di Cristo e propendono per un’ipotesi sciamanica. Secondo la quale gli spiriti degli uomini si davano forma presso un insieme di stelle detta genitrice, che dovrebbe combaciare con la figura della … costellazione Cassiopea.

 

E il giovane Shyo pertanto sa di essere fortunato per aver dato alla luce tale visione. Poiché spinto a perseverare sul suo proposito, vale a dire seguire le orme della storia, studiandone le faccettature; per divenire un ottimo critico e curatore del patrimonio storico e artistico dell’umanità, ha potuto fruire in via indiretta di tali grandezze. Shyo in questa circostanza ha riscoperto il valore dell’amore che si prova a stare con le persone giuste, felice di aver preso parte a un rinnovo di pace in un territorio Italiano di tutto rispetto. Tale sogno Shyo lo terrà ben stretto al cuore. E appena ne avrà necessità potrà dare origine a uno sgorgare di calore e serenità ricordandone le ambientazioni. Porgendo maggior attenzione alle pregevolezze dell’arte e della storia, che prosperano disseminate lungo il sentiero intricato e magnifico del nostro planisfero. Divenendo uno stimato storico e ricercatore d’arte.

 

C’è sempre un sogno astratto che alberga nella parte interna di ognuno di noi. Che non aspetta altro di prendere vita. Sta a noi abbozzarne gli schizzi affinché questo si realizzi. Mentre quello di poter scegliere con chi stare, se dalla parte dei prepotenti, o da quella degli onesti è predominante per il nostro essere. Conquistando un valore incommensurabile qualora riuscissimo a distinguerlo. Un valore pregiato che genera una vera e propria ricchezza. Che diviene necessità, bisogno, esigenza. Dove a trarne beneficio non è solo il nostro cuore, bensì il congegno per eccellenza “il cervello”. Che assetato di pace si compiace di tali distinzioni. Amare la vita nonostante le difficoltà che comporta è d’obbligo per l’essere umano. Poiché è un’opportunità che c’è concessa una sola volta. Contendere il “sonno eterno” fa parte della vita. Dal momento che ne è parte integrante. E conoscerne tutti gli aspetti senza averne paura è motivo di intima trasformazione positiva. La sofferenza, il dolore, il dispiacere, l’amarezza sono paladini della vita. Perché ti avvertono che sei vivo. L’amore, la gioia, l’affetto ne sono imperatori. Poiché ti affermano che in ogni caso è incantevole sussistere. Stimare a piccole dosi le gioie celate negli angoli più remoti della vita, diviene uno straordinario itinerario di rigore per l’uomo. E come si dice fare di necessità virtù. La volta celeste tempestata di stelle, con la regina della notte che impavida posa la sua sfericità sul trono di nuvole dorate; rende noto che in ogni tempo e in qualsiasi modo, alle prime luci dell’alba c’è sempre lui. Il sovrano del cielo che solerte elargisce il suo raggiante splendore diffondendo la sua energia, sempre e comunque. 

Una stretta di mano a tutti quelli che si danno coraggio nella vita nonostante le difficoltà e cercano di continuo di proseguire la corsa verso l’orizzonte. Una carezza a chi soffre. Un bacio a chi è malato. Una tenerezza a chi è solo. Una stretta affettuosa a chi durante il tempo che srotola i suoi passi lungo il percorso intricato dei meandri vitali, ammira sereno le bellezze di cui siamo adorni. Un sorriso a chi è triste. Un grosso abbraccio di buona vita a tutti ringraziandovi di esistere. Dal momento che tutti. Senza rendersene conto, concedono uno straordinario e grande regalo alla vita. Vale la pena dir loro grazie.

 

The End


Città con il nome Etrusco di Etruria e il corrispondente moderno

 

Nome Etrusco

Nome moderno

 

 

Aegilium

Giglio                                                                          Isola

Aegylon

Capraia                                                                       isola                                                                        

Albiniam

Albegna

Aquilam

Figline Valdarno

Argentarius

Argentario

Argon

Elba.                                                                             Isola

Arisa

Acquapendente

Arretium

Arezzo

Artemisia

Giannutri                                                                  Isola  

Aurinia

Saturnia

Biturgia

San Sepolcro

Caere

Cerveteri

Caletra

Manciano

Castrum Viterbii

Viterbo

Chamars

Chiusi

Cosa

Ansedonia

Curtun

Cortona

Faesulae

Fiesole

Falesia

Piombino

Favulia

Fauglia

Fossae Papirianae

Massaciuccoli Viareggio

Gens antiquissima Italiae Umbri

Umbria

Herbetum

Orbetello

Herculem

Livorno

Jsveita

Isola di Cerboli

Lacum Prilem

Castigliane della Pescaia

Latium Vetus

Lazio

Laurentius

Lorenzana

Luca

Lucca

Manliana

Magliano

Mutianum Castrum

Borgo a Mozzano

Ocrasia

Montecristo                                                            isola                 

Perusia

Perugia

Piscinas

Castelnuovo Della Misericordia

Planasia

Pianosa                                                                       Isola   

Ponte Tremulus

Pontremoli

Popluna

Populonia

Porto Sant’Ercole

Porto Ercole

Portus Scabri

Scarlino

Rasenna  Marina

Etrusca Marina

Roccalbiniam

Roccalbegna

Rusallae

Roselle

Samprugnano

Semproniano

Sena Iulia

Siena

Solegnanum

Sorgnano

Statonia

Pitigliano

Suana

Sovana di Sorano

Tarxuna

Tarquinia

Telamon

Talamone

Tuscania

Toscana

Ulmeta

Rometta

Urgon

Gorgona                                                                    Isola   

Vada

Cecina

Velathri

Volterra

Velx

Vulci

 

Città Fantasy con il nome Etrusco e il significato moderno

 

Nome Etrusco

Significato

Nome moderno

Regno

 

 

 

 

Aegylon Zecvers

Giusto fuoco

Isola di Capraia

Il regno del Fuoco

Caere Tusna

Cigni

Cerveteri

Il regno dei Cigni

Falesia Pulum Huin

Stella di primavera

Il canale di Piombino

Il regno della Primavera

Fossae Papirianae

Viareggio

Massaciuccoli

Il regno dei falchi

Jsveita

Giorno seguente

Isola di Cerboli

Il regno del giorno dopo

Lescanletem

In lungo e in largo

Isola di Palmaiola

Il regno lungimiranza

Ocrasia Ati

Isola incantata

Montecristo Madre

Il regno dei lupi

Rasenna Manjmarjntyur

Portus Scabri

Etrusca Marina

Il regno della luna

Tarxuna Zec Mlax

Giusta e buona

Tarquinia

Il regno dei volanti

Urgon Zurhusrna

Esercito

Isola di Gorgona

Il regno di ghiaccio           

Velathri Zix

Disegnare dipingere

Volterra

Il regno dell’arte

Zelur Tezan Ois

Doppia strada acqua

Le secche Meloria

Il regno doppia via acqua

 

Elementi prodigiosi

 

Nome Etrusco

Significato

Provenienza

Ahrtes

Blocco visivo

Velathri Zix

Aqhyx

Blocco visivo

Zelur Tezan Ois

Aurinia

La farfalla dorata

Promontorio Caprione

Auxyry

Farfalla guida dorata

Tomba Sileno

Cahpu

Blocco visivo

Fossae Papirianae

Cynye

Blocco visivo

Caere Tusna

Flhuz

Blocco visivo

Aegylon Zecvers

Gyody

Blocco visivo

Jsveita

Lheygem

Blocco visivo

Lescanletem

Luhx

Blocco visivo

Manjmarjntyur Portus S.

Lyohp

Blocco visivo

Ocrasia Ati

Porsjcersjs

Pordacis sicula lucertola

Isola Cerboli

Prhimx

Blocco visivo

Falesia Pulum Huin

Eberardo

Re di Etruria marito di Aurinia

Aurinia -Saturnia

Saturnia Farfalla

Pavonia maggiore

Aurinia - Saturnia

Thetrys

Dinosauro Microraptor gui

Lescanletem

Vohlx

Blocco visivo

Tarxuna Zec Mlax

Xaxat

Chiave cardine

Tomba Sileno

Xaxsyda

La corona australe

Tomba Sileno

Xharax

Anello in oro leone intarsiato

Tomba Sileno

Xhonil

Le spille dorate con farfalla

Tomba Sileno

Xlonhe

Blasone

Tomba Sileno 

Xritrio

Proteo – ciondolo dorato

Tomba Sileno

Xyarho

Mantello prezioso

Tomba Sileno

Xydha.

Fionda dorata

Tomba Sileno

Xyuynya

Giornea Profilata preziosa

Tomba Sileno

Xzarlopea

Portale di accesso

regno di Etruria

Zirbhas

Blocco visivo

Urgon Zurhusrna

Tarsia Saturxzarlopea

Apertura mosaico che accede a

Xzarlopea

Sataury

Libro a ideogrammi pregiati.

Il glossario di Xzarlopea

Khuazjn

Piedistallo dorato

Xzarlopea

Xaavalla

Linea comparizione farfalle

Saturxzarlopea

Saturxzarlopea

villaggio ai confini del mondo

Dimora dei principi sempiterni

Koketzy

Unità dei villaggi piccoli abitanti

 

Kokhet

Piccoli folletti

 

Kwaly

Maggior longevo delle unità

Koketzy

Shuri-Jo

Castello ricoperto d'oro

Saturxzarlopea

Mon

Spillone ricoperto d’oro

 

Xyotha

Mutevole Ciocca Dorata

 

Omomori

particolare amuleto

 

Xhohronte

custode della linea di confine

Xzarlopea

Korkhy

Unità Kokhet destinati a Etruria

 

Krydoro

Località rocca pericolante

 

Mykykho

Imperatore di Krydoro

 

Zveyta

La rocca pericolante a Krydoro

 

Xymodo

Imperatore di Crespadoro

 

Kykhy 

anziano della stirpe dei Korkhy

 

Kyushybe

Korkhy compagna di Kykhy

 

Krohtnal

Principe Sovrano Sempiterno

Di Saturxzarlopea

Kyrakyky

Principi sempiterni

Saturxzarlopea

Gorgiera magica

Collare con pietre prodigiose

Per il cane Jacko

Khomebispolpy

Bestia voluta da Kokhe 3 parti

Bisonte- uomo -  piovra

Albicchea Prunus Mume

Albicocco Giapponese

Mezzo di trasporto magico

Korzyk

Il torrione  di Crespadoro

alle pendici della gradinata

Korkhy

Unità destinata a Etruria

discendente popolo Koketh

Hachiko – Shibuya

Vascello – Farfalla

Mezzo di trasporto magico

Daruma

Portafortuna prodigioso

Mezzo di trasporto magico

Carretto

Dorato prodigioso

Mezzo di trasporto magico

Maneki - Neko

Portafortuna prodigioso

Mezzo di trasporto magico

Aurinia

La galea del capitano Saturnino

Mezzo di trasporto reale

Xvejxo

L’orso prodigio blasone

 

 

Animali  reali

 

Nome

Specie

Celius

Anatra tuffatrice

Frisa

la donnola

Huin

Lupo che ha cresciuto l’imperatore

Lupus

Il gatto

Niveo

Il delfino

Pigri

Falco pellegrino

 

 

Le coraggiose unità Korkhy

 

Kanton

Forte, atletico, lavoratore, simpatico e premuroso

Kakrer

Temerario. Impavido, inguaribile burlone con il nasino all’insù e vigoroso

Kamrya,

Timida ma geniale, studiosa, amante degli animali e avvenente

Kandra

Canterina e di buon umore sempre, giocherellona e attenta.

Kaolha

Passionale bella sentimentale e romantica

Karhyo

Gongolante.  Ha la testa sempre per aria e per questo un po’ sbadato, zelante e bello.

Karisa

Artista, e pittrice e scultrice amabile e piacevole.

Katahu

Timido ma intelligente, volonteroso, amante degli animali e dell'arte

Kathay

Abile ginnasta, amante della natura, delle donne e del buon cibo

Katrin,

Un po’ altezzosa ma buona, perspicace dal nasino all’insù.

Kehbbe

Bello, tormentato, sensibile e amorevole

Kepphe

Un po’ presuntuoso ma di cuore, sagace, appassionato e idealista

Keretr

Lavoratore eccellente, austero, tenebroso ma avvenente e fiero

Kernic

Canterino e di buon umore sempre, giocherellone, parsimonioso e vitale

Kertre

Simpatico, burlone, affettuoso e avvenente

Kessha

Leale, ballerina, dolce e modesta

Ketrih,

Sensibile e cara, benvoluta da tutti, data la sua indole dolce.

Kichae

Un po’ tondetta ma atletica, amante delle escursioni, bella e gioviale

Kiorgia,

Possiede una straordinaria bellezza, brava, brillante e sensibile.

Kleola

Sfarfaleggiante. sempre per aria e un po’ sbadata, premurosa e bella.

Kokhse

Possiede una straordinaria bellezza, abile, sfavillante e sensibile

Kometa

Stellare come il nome giacché ama l’astrologa, cortese e amabile.

Krahna

Abile persona di fiducia adora le pulizie, seria e molto garbata.

Krunho

Leale, ballerino, gradevole e modesto

Kruya

Temeraria, audace, combattente impavida dalla bellezza cerulea, audace e astuta

Ksimoe

Simpatica, burlona, premurosa e disponibile

Kuahku

Giocherellone, scherzoso, simpatico e impavido

Kuotho

Musicista, scultore, amabile e simpatico

Kykhy

Governatore delle unità Korkhy. Saggio, audace, sensibile, ama Kyushybe

Kyushybe

Compagna fedele di Kykhy equilibrata, saggia, amorevole e molto bella

Xella

Piccola Kokhet ballerina al castello Shuri-Jo

 

Località straordinarie

 

Cala del Sasso

Valle di Asiago che ospita la gradinata

Cascata Calgera

Impervia e misteriosa a Durlo di Crespadoro

Gradinata

Vanta 4444 gradini-la gradinata naturale più lunga al mondo

Sorgente Papalini

La sorgente da cui prende vita il torrente Chiampo

Tolda di Veja

il ponte naturale di roccia  calcare rosso 

Torrente Chiampo

torrente chiampo della valle Durlo - Crespadoro.

 

Bambini coraggiosi rapiti da Kokhe

 

Alice

Timida e Taciturna, perspicace, risoluta, bella e buona, bionda, occhi castani.

 

Andrea

Abilissimo fiero, risoluto, capace, diligente, bello e di cuore. Occhi azzurri, castana chiara la chioma.

Chiara

Molto fiera, avvenente, sognatrice, artista sensibile, piacevole e amabile. Chioma testa di moro occhi nocciola

Davide

Incredibilmente geniale, bello, scaltro, ardimentoso, buono, mattacchione e sicuro artista. Occhi azzurri, chioma bionda.

Denise

Una vera Artista, giocosa, spensierata, buona, bella e riservata. Chioma nera, occhi color cioccolata.

Giorgia

Molto generosa, affascinante, brillante, giocherellona, amabile simpatica, pazzerellona e buona. Bionda, occhi mori.

Irene

Abile Ballerina, sensibile, raziocinante, moderata, buona e molto divertente. Chioma nera, occhio marrone chiaro

Matteo

Simpaticissimo, attore, musicista, cordiale e buono. Biondo, occhi azzurri.

 

Meryan

La figlia di Edgardo rapita da Kokhe

Michael

bello e ardimentoso, giocherellone, intelligente, astuto, buono, sensibile, e perspicace. Chioma castana occhi bruni

Simone

Simpatico, buono, elegante, capace, furbetto e avvenente . chioma nera, occhi bruni.

 

 

alcune definizioni

 

Alpenstock

Bastone da montagna per le escursioni

Ampolloso

esagerato

Antropico

Concernente all’uomo

Daruma

Portafortuna giapponese

Datejime

Sciarpa rigida per tenere l’obi in posizione

Entomi

Insetti 

Geta

Sandali

Gore

Paludi

Gragnola

Grandine

Hakama

Ampia gonna pantalone

Haori

Soprabito che arriva fino a metà gamba

Haori-himo

Corda decorata per stringere l’haori

Koto

Strumento giapponese a tredici corde

Maccha

Tè verde

Maneki-neko

gatto leggenda di Gotoku Naotaka

Mon

Simbolo decorato di appartenenza

Mugliava

Rombava minacciosa

Obi

Cintura di seta satinata o broccata

Omomori

Speciale amuleto portafortuna

Padmasana

Posizione del loto a gambe incrociate

Rizomi

Radici

Sakura

Fiore di ciliegio

Sanshin

Strumento Giapponese a corde famiglia/liuto

Shamisen

Strumento giapponese simile al liuto

Shibuya

Tokyo situata la statua di marmo del cane

Shibuya – Hachiko

Statua leggenda del cane e fedeltà  a Tokyo

Silofagi

Parassiti del legno

Solinghe

Solitarie

Stambugio

Piccolo locale buio e misero

Yu

Acqua calda - La via del tè

Zen

Filosofia e arte, al di là, delle religioni

 

Donne giapponesi

 

Ciokan

donna giapponese esile dagli occhi verde-azzurro

Fumiko

Suonatrice del Koto con kimono color rosa antico

Harumi

Suonatrice dello Shamisen con il kimono color verde acqua

Momoko

Suonatrice del Sanshin con il chimono azzurro chiaro

Suyko

donna giapponese eterea

Yokho

donna giapponese più giovane con il kimono dorato

 


Nomi dei regni imperatori e personaggi dei dodici reami dissimili

 

Nome

Importanza

Regno

 

 

 

Kokhe

Guardiano tarsia

 

Krohtnal

Sovrano Sempiterno

 

Kyrakyky

Principi Sempiterni

 

Saturxzarlopea

regno sotterraneo

Al centro della terra

Xhyho

Imperatore tempio

Sotterraneo Xzarlopea a Etruria

 

Nome

Importanza

Blocco visivo

Regno

 

 

 

 

Fhoroan

Imperatore

Prhimx

Falesia Pulum Huin

Fhyestel

regina ninfee

 

Regno della primavera

Ultimo

maggiordomo

 

 

 

Nome

Importanza

Blocco visivo

Regno

 

 

 

 

Haonhace

Imperatrice

Cynye

Caere Tusna

Hyon

Imperatore

 

Il regno dei cigni

Teodoro

maggiordomo

 

 

 

Nome

Importanza

Blocco visivo

Regno

 

 

 

 

khiatoi

maggiordomo

Gyody

Jsveita

Krankru

Imperatore

 

Il regno del giorno dopo

Porsjcersjs

Lucertolone blu

 

 

Thanya

ancella

 

 

Tjura

Imperatrice

 

 

Trunzio

Il cuoco

 

 

 

Nome

Importanza

Blocco visivo

Regno

Celius

Anatra tuffatrice

Lheygem

Lescanletem

Teyrha

Imperatrice

 

Il regno della lungimiranza

Thetrys

Microraptor gui

 

 

Thuhjnthial

Imperatore

 

 

Tryunur

Futuro imperatore

 

 

Xhyho

 

 

 

 

Nome

Importanza

Blocco visivo

Regno

 

 

 

 

Huin (anima)

Lupo fedele

Lyohp

Ocrasia Ati

Xhyla

imperatrice

 

Il regno dei lupi

Ximohmlax

imperatore

 

 

 

Nome

Importanza

Blocco visivo

Regno

 

 

 

 

Hyhutor

maggiordomo

Flhuz

Aegylon Zecvers

Valente

Il sorvegliante

 

Il regno del fuoco

Xunerya

Futura imperatrice

 

 

Xynya

Imperatrice  uccisa

 

 

Xynyon

Imperatore  ucciso

 

 

 

Nome

Importanza

Blocco visivo

Regno

 

 

 

 

Equipaggio

 

Vohlx

Tarxuna Zec Mlax

Fabrizio

Capo delle guardie

 

Il regno dei volanti

Hjiatak

capitano galea

Tarxuna

 

Lisa

Graziosa nonnina

 

 

Thuil

Un garzone

 

 

Zilcanea

imperatrice

 

 

Zixhjlar

imperatore

 

 

Ztrisy

Una damigella

 

 

Zyunha

Una dama

 

 

 

Nome

Importanza

Blocco visivo

Regno

 

 

 

 

Ridigulfo

maggiordomo

Zirbhas

Urgon Zurhusrna

Tyrhiaminzio

ministro

 

Il regno di ghiaccio

Zorhobos

imperatore

 

Urgon Zurhusrna

 

 

Nome

Importanza

Blocco visivo

Regno

 

 

 

 

Cexana Marni

Senato Magistratura

Aqhyx

Zelur Tezan Ois

Farozec

Il faro giusto

 

Il regno della doppia via dell’acqua

Maru

magistrato

 

 

Torretular

confine torre

 

 

Zayta

Imperatrice uccisi

 

 

Zherinald

Il maggiordomo

 

 

Zlaika     Maru

magistrato

 

 

Zrechile  Maru

magistrato

 

 

Ztrifido   Maru

magistrato

 

 

Zysxur

Imperatore ucciso

 

 

Zyxzyan

Imperatrice bambina

 

 

 

Nome

Importanza

Blocco visivo

regno

 

 

 

 

Tyess

maggiordomo

Luhx

Rasenna Manjmarjntyur Portus Scabri

Tyurhamyno

Imperatore

 

Il regno della luna

 

Nome

Importanza

Blocco visivo

Regno

 

 

 

 

Nystrion

Il maggiordomo

Cahpu

Fossae Papirianae

Papyria

Fortezza

 

Il regno dei falchi

Tatya

imperatrice

 

 

Zilaocapu

Imperatore capo falco

 

 

 

Nome

Importanza

Blocco visivo

Regno

 

 

 

 

Hjlarou

imperatore

Ahrtes

Velathri Zix

Hynoial

imperatrice

 

Il regno dell’arte

Hyugò

maggiordomo

 

 

 

Personaggi dell’equipaggio della galea Aurinia

 

Nomi   

Ruolo

provenienza

 

 

 

Adolfo

mozzo

Herbetum

Edmundo

Barbiere - dottore

Herbetum

Firmino

prodiere

Herbetum

Frisa

donnola

Herbetum

I rematori n° 12

galea Aurinia

Herbetum

Lupus

gatto

Herbetum

Marco

carpentiere

Herbetum

Mariano

musico

Herbetum

Martino

Cambusiere

Herbetum

Massimo

commissario di bordo

Herbetum

Maurizio

cuoco di bordo

Herbetum

Mauro

timoniere

Herbetum

Michele

nostromo

Herbetum

Quintiliano

rematore forza di 5 uomini

Herbetum

Saturnino

Ammiraglio - Capitano

Herbetum

 

Personaggi dei borghi confinanti a Statonia e delle isole

 

Nomi

Ruolo

Provenienza

Adalgisa

Duchessa moglie di Ottavio

Borgo di Velx

Adamo

Bimbo

Borgo di Saturnia

Adele

Ancella dei genitori di Aurora

Borgo di Velx

Alderico

visconte

Borgo di Velx

Aristide

scudiero

Borgo di Velx

Bernardo

Fabbro Ferraio

Borgo di Velx

Demetrio

Fratello di Uberto

Borgo di Velx

Eberardo

Re di Etruria

Aurinia Saturnia

Edoardo

contadino

Isola Aegilium

Ermanno

soldato

Borgo di Velx

Eusebio

maresciallo

Borgo di Velx

Evaristo

Bimbo

Borgo di Velx

Evaristo

oste

Porto Ercole

Ferdinando

Bimbo

Borgo di Popluna

Gilberto

Bimbo 

Borgo di Herbetum

Giovanni

Vescovo

Borgo di Popluna

Ignazio

oste

Borgo di Velx

Lapo

barone

Borgo di Velx

Matilde

Sorella di Aurora

Borgo di Velx

Melissa

Madre di Aurora

Borgo di Velx

Niveo

piccolo delfino

di Planasia

Ottavio

duca

Borgo di Velx

Paolo

Arcivescovo

Borgo di Statonia

Paride

Assistente di bottega

Borgo di Velx

Plinio

Padre di Aurora

Borgo di Velx

Tiberio

visconte

Borgo di Velx

Uberto

domestico assaggiatore

Borgo di Velx

Vladimiro

Bimbo

Borgo di Vetluna

 

Personaggi del borgo di Statonia

 

Nomi

Ruolo

Provenienza

Agata

figlia del maniscalco

Borgo di Statonia

Agenore

maniscalco

Borgo di Statonia

Albina

Moglie di Agenore il maniscalco

Borgo di Statonia

Aldo

Mastro cartaio

Borgo di Statonia

Alfiero

Futuro sposo di Tessa

Borgo di Statonia

Alvaro

maggiordomo

Borgo di Statonia

Brando

macellaio

Borgo di Statonia

Cirillo

bimbo

Borgo di Statonia

Gianfranco

conte palatino

Borgo di Statonia

Giuditta

Proprietaria di bottega

Borgo di Statonia

Pompeo

giullare

Borgo di Statonia

Severino

Figlio di Agenore il maniscalco

Borgo di Statonia

Terenzio

Ragazzo con i libri

Borgo di Statonia

Tessa

Futura sposa di Alfiero

Borgo di Statonia

Valeria

Moglie di Gianfranco

Borgo di Statonia

Venanzio

Massimo esponente elettore

Borgo di Statonia



 Ospiti a palazzo Orsini di Statonia

 

Dama

Cavaliere

Titolo

Provenienza

 

 

 

 

Adelaide

Tiberio

Visconte

Castello di Velx

Amanda

Alderico

Visconte

Castello di Velx

Benedetta

Menelao

Arciduca

Villa Lante a Bagnaia Viterbo

Brigida

Gianni

Barone

Castello Ottieri di Sorano

Daria

Egidio

Duca

Castello di Triana

Diletta

Gregorio

Barone

Castello di Manciano.

Dorotea

Fiorenzo

Marchese

Rocca di Telamon.

Elena

Guglielmo

Conte

Castello di Capalbio.

Elisabetta

Tolomeo

Conte

Castello di Popluna

Flavia

Torquato

Conte

Casa degli archi a Statonia

Giada

Alfio

Duca

Rocca di Sorano

Giuditta

Lapo

Barone

Castello della badia di Velx

Irene

Falco

Conte

Castello di Vetluna

Liliana

Denis

Marchese

Castello di Tarxuna

Priscilla

Annibale

Duca

Castello di Manciano

Teresa

Nestore

Visconte

Castello di Vetluna

 

Castellani abitanti a palazzo Orsini di Statonia

 

Nomi

Ruolo castellani

Provenienza

 

 

 

Adalgisa

Aiutante in cucina

Castello Orsini Statonia

Agnolo

diacono

Castello Orsini Statonia

Alfonso

aiuto cuoco

Castello Orsini Statonia

Arianna

Aiutante in cucina

Castello Orsini Statonia

Aurora

consigliera Niccolò

Castello Orsini Statonia

Basilio

stalliere

Castello Orsini Statonia

Berenice

Aiutante in cucina

Castello Orsini Statonia

Brunilde

Ancella

Castello Orsini Statonia

Cassandra

Ancella

Castello Orsini Statonia

Cassio

maggiordomo

Castello Orsini Statonia

Cecilia

guardarobiera

Castello Orsini Statonia

Dafne

Ancella

Castello Orsini Statonia

Demetra

Ancella

Castello Orsini Statonia

Demetrio

Sguattero

Castello Orsini Statonia

Dionisio

Paggio

Castello Orsini Statonia

Drusilla

guardarobiera

Castello Orsini Statonia

Eberardo

castellano

Castello Orsini Statonia

Egidio

cuoco

Castello Orsini Statonia

Elena

Ancella

Castello Orsini Statonia

Elfisio

tesoriere

Castello Orsini Statonia

Enrico

compositore

Castello Orsini Statonia

Ermenegildo

Addetto al granaio

Castello Orsini Statonia

Fabiana

Ancella

Castello Orsini Statonia

Ferdinando

lavandaio

Castello Orsini Statonia

Flora

Aiutante in cucina

Castello Orsini Statonia

Galeno

dottore

Castello Orsini Statonia

Germano

Paggio

Castello Orsini Statonia

Gustavo

fabbroferraio

Castello Orsini Statonia

Isabella

domestica

Castello Orsini Statonia

guardie n° 12

guardie

Castello Orsini Statonia

Leopoldo

Mastro di caccia

Castello Orsini Statonia

Lisetta

lavandaia

Castello Orsini Statonia

Lucilla

Ancella

Castello Orsini Statonia

Luigina

Sarta madre Cecilia

Castello Orsini Statonia

Nestore

Mastro d’armi

Castello Orsini Statonia

Niccolò

Conte Orsini Statonia

Lucumone Rasenna di Etruria

Nicodemo

sarto

Castello Orsini Statonia

Ortensia

Vice cuoca

Castello Orsini Statonia

Pericle

Sguattero

Castello Orsini Statonia

Placido

muratore

Castello Orsini Statonia

Protasio

Paggio

Castello Orsini Statonia

Sabrina

Ancella

Castello Orsini Statonia

Sigfrido

domestico dei tavoli

Castello Orsini Statonia

Tarcisio

pittore

Castello Orsini Statonia

Tarquinio

Sguattero

Castello Orsini Statonia

Tebaldo

maresciallo di scuderia

Castello Orsini Statonia

Teodorico

assaggiatore

Castello Orsini Statonia

Ugo

falegname

Castello Orsini Statonia

 

I colori dell’Aura

 

Colore

Specifica 

Aura arancione

Indica equilibrio, armonia, guarigione, ambizione.

Aura bianca

Purezza e verità

Aura gialla

Determina l’intelletto e l’energia

Aura nera

Indica frustrazione, determina la distruzione.

Aura rossa

Vitalità, energia, calore, dinamismo, passione, temperamento

Aura Verde/indaco

Crescita, rinnovamento – intuizione e spiritualità

Aura Viola/blu

Ottimo sviluppo intellettuale e spirituale - indicano la pace, la sensibilità e onestà.

 

Bottoni prodigiosi

 

Binocolo di giada

Protegge dalle disgrazie e malattie

Bottone di Ambra

Simbolo d’amore e di virtù

Bottone di Ametista

Porta stabilità e senso della giustizia

Bottone di Corallo

Rende invincibile

Bottone di Occhi di tigre

Porta gioia e letizia

Bottone di Turchese

Protegge dagli incidenti

Bottone di Zircone

Difende dai pericoli

 

Nomi dei cavalieri dell’ordine della Farfalla Dorata di Samprugnano

 

Nomi

Indole

Provenienza

 

 

 

Andrea

Spavaldo - impavido

Da Samprugnano

Bartolomeo

Prudente - gentile

Da Samprugnano

Benedetto

Audace - spiritoso

Da Samprugnano

Callisto

Simpatico - giocherellone

Da Samprugnano

Clemente

Spavaldo - impavido

Da Samprugnano

Cornelio

Scrupoloso - allegrone

Da Samprugnano

Davide

Saggio - valoroso

Da Samprugnano

Eligio

Maldestro - burlone

Da Samprugnano

Flaviano

Giovane - riflessivo

Da Samprugnano

Goffredo

Temerario - affascinante

Da Samprugnano

Lanfranco

Imprudente - sagace

Da Samprugnano

Ludovico

Impetuoso - attraente

Da Samprugnano

Maurilio

Giudizioso - avveduto

Da Samprugnano

 

La storia richiedeva una terminologia antico-etrusca. Nelle mie modeste ricerche non ho riscontrato in realtà un vasto dizionario della stessa, pertanto è stato necessario attribuire per gran parte delle parole un linguaggio immaginato. Dove in alcuni casi lo stesso significato presenta una denominazione completamente diversa.

 

A                                                       

DH

ABBIA                                              

DHAITH

ABBIAMO                                                      

DHAITAM

ACQUA                                                        

OIS

ADDIO                                                              

DREMM

AFFINCHE’                                                

HAPRETHE

AGOSTO                                                            

ERMIUS

AI                                                      

HHI

AL                                                                               

NA

ALL                                                   

HHA

ALLA                                                                      

NAHL

ALTE                                                                    

LATIE

ALTRIMENTI                                                   

RHILTRE

AMORE                                                                   

AMIN

ANIMA                                                        

HUIN

ANIME                                                         

HINOIAE

ANNO                                                          

AVIL

AO-ANTENATO                                                  

NACN

APPELLARMI                                             

HABEREMI

APRILE                                                        

ABERAS

ARBITRO                                                         

TEURAT

AREA SACRA                                             

MUNISULE

ARMA                                                          

SHATMA

ASCESA                                                       

SHUETA

ASSOLUTO                                                      

SHAUTO

ATTACCATO                                            

SHTACAITO

ATTIMO                                                      

SHIATMO

AURORA                                                             

OESAN

AUTORITA’                         

RIN

AUTORITA’                                                           

UMANA-RIN

AUTORITA’DEL TEMPIO          

UMANA RIN TMIA

AVETE                                                           

MNAVTES

BANDITO                                                     

BHANDUA

BEH                                                  

BHD

BENE                                               

BHADA

BLOCCO                                                      

QUHOTO

BROCCA                                                      

QUTUN

BRONZO                                                     

RUO

BUONO                                                                

MLAX

CAMERA                                                             

SCUNA

CAMPO                                                        

LUO

CANONI                                                      

MUNIACA

CARICA POLITICA                           

MULA/MULAUC

CASA                                                

PERA

cavità                                                            

SPEL

CERCA                                                               

GESARC

CERCARLA                                                    

GESALAR

CHE                                                  

IN

CHI                                                                               

IPA

CHIAMARE                                                     

IPAICRE

CHIEDO                                                          

INYCHIO

CIGNO                                                                 

TUSNA

CIMITERO                                                               

NES

CINQUE                                                                

MACH

CITTA’ CAPITALE                                         

MAOLUM

COLLINA                                                           

MLESIE

COLPO                                                                   

BOTR

COMANDARE                                                          

TES

COME                       

IC

COMPLETO                                                          

XURU

COMPRESA                                                        

XURUIS

CON                                                                             

SC

CONCEDERE                                                       

SCUN

CONDUCETELO                                    

NETEOCOLO

CONDURLO                                   

NATES

CONFINE                                                           

TULAR

CONSACRAZIONE                                        

SACNISA

CONSEGUENZA                                        

SCANEIZA

CONTENUTO                                                        

MUX

CONTO                                                       

RUINA

COSA            

ETO

COSI’                                                                            

EO

COSPETTO                                                    

CUHPSET

COSTEGGIAVA                                               

CUHEST

COSTRUTTORE                                                    

CERU

CREATIVA                                                      

FOROAN

CULTO                                                                   

PILTU

CUORE                                                                 

PUOLE

D’ACCORDO                                              

TREQUEA

DA                                                                                

TR

DA PARTE               

TRA

DAI                                                                            

TRI

DARE                                                                        

TUR

DECIDONO                                    

MLETONO

DECISO                                                           

MLETHO

DEDICARE                                     

MUL

DEGLI                                                               

MUGLIE

DEGNATI                                        

MULUANTI

DEI                                                                            

DNI

DEL                                                                             

DR

DELLA                                                         

DREA

DELLO                                                                   

DREO

DENARO                                                     

RUO

DENTRO                                                                  

HAR

DESIDERA                                                  

VANASREA

DESIDERIO                                               

VANASIRIO

DESOLATA                                                 

VHENITRA

DESTINO                                                             

VANO

DESTRA                                                             

HAMQA

DETENTIVA                                               

ZRIUGIUNI

DEVI                                                                      

ZEVA

DI                                                                                  

HI

DIA                                                                          

HIDI

DICHIARAZIONE                                     

ZUC

DIECI                                                                      

SHAR

DIMMI                                                           

HECHEBR

DIMORARE                                                           

MUR

DIO                                                                            

AIS

DIPINGERE                                                             

ZIX

DIRETTORE                                                    

TESINO

DIRITTO                                                     

TRIOLOGI

DISCIPLINA                                                           

PAVA

DISCREZIONE                                        

ZRICHIONIE

DISEGNARE                                                             

ZIX

DISEGNERO IL TUO DESTINO          

ZIX UN VANO

DISPIACE                                                   

ZIXOUNUO

DIVINO                                                         

ZICHJUNA

DIVINO                                                                 

AISNA

DOMANI                                                           

MANISX

DOMESTICO                                                      

TAMIA

DONARE                                                              

MULU

DONO                                                                   

CVER

DONO                                                            

TINSCVIL

DONO DEGLI DEI                             

ALXUVAISERA

DOPO                                                                                    

NAC

DOPO QUELLA DICHIARAZIONE

NAC ESTA ZUC

DOPPIO                   

ZEL-UR

DOVE                                                                     

DOCH

DOVERE                                                       

DOCVERX

DOVUTO                                                       

DOCIASA

DUE                                                                           

ZAL

DUE VOLTE            

ESL

DUNQUE                                                            

NEQUE

DURATA DELLA VITA                                            

RIL

E                                                                                      

C

È                                                                                

NET

ECCO                                                                    

AMCH

ECCOMI                                                             

AMCHE

ELIMINATO                                              

DELTERTIO

ELIMINAZIONE                                     

DELTERREN

ELLA                                                                           

AM

ENTRO                                                                  

AMNR

EPOCALE                                                             

EPLAC

EREDE                                                          

CLARUXIE

EREDE                                                             

ILOCVAV

ESCE                                                                 

HUDESC

ESERCITO                                                        

HUSRNA

ESIGUO                                                                  

SHUT

ESITI                                                                    

SHITIO

ESSERE                                                             

SREHRE

ESSO                                                

IN

ESTENSIONE                                                        

SRAN

ETRUSCO                                                      

RASENNA

FACCIAMO                                                      

CRIAMO

FACENDO                                                     

CRENDSO

FALCO                                                                    

CAPU

FAMIGLIA                                                        

LAUTUN

FARE                                                                       

EFER

FATTO                                                                     

LEIA

FAVORE                  

RI

FELICE                                                               

HAONA

FESTA                                                                  

MATAN

FESTE                                                          

ILACVA

FIGLIA                                                                       

SEX

FIGLIO                                                                   

CLAN

FIGURA                                                                 

SREN

FINO A                                                                      

EPL

FLAUTISTA                                                           

SUPLU

FLAUTO                                                               

LIGUN

FORZA                                                             

FOROAN

FRATELLO                                      

RUVA

FULMINE                                                         

FRONTA

FUOCO                                                                  

VERS

GARANTE                                                    

NUOANAT

GATTO - PANTERA                                              

KRANKRU

GENIO                                                              

FOROAN

GHIACCIATO                                             

XELITATIO

GHIACCIO                                                      

XELITTO

GIACCHE                                                             

FREIE

GIORNO                                                                  

TINS

GIORNO                                                     

TIN

GIORNO SEGUENTE                                     

ISVEITA

GIOVINEZZA                                                     

MEAN

GIUDIZIO                                       

ZEXLITO

GIUGNO                                                              

ACLUS

GIUSTO                                                                    

ZEC

GLI                                                   

ZLI

GRADITA                                                         

CATUVA

GRANDE                                                              

EITVA

GRANDE                                                     

NACE

GUARDIE                                                   

TRAGREDE

HA                                                                              

RE

HAI                                                                           

HOV

HO                                                                              

OH

I                                                                                  

HHI

IL                                                                               

HUL

IL DIVINO SOLE                                        

AISNA USIL

ILLUDETE                                                

HILLADAITE

IMMEDIATAMENTE                             

IOMMUNTHU

IMPERATORE                                        

LIMAPRENTE

IMPERATORI                                 

LIMAPRENT

IMPERATRICI                                           

LIMAPRINCI

IMPROBABILE                                            

LIMBRAEL

IN                                                                                 

OE

IN LUNGO E IN LARGO               

LESCAN   LETEM

IN TE PER TE                                                

UNE MUR

INCALZARE                                           

HINGALRASE

INCASTONARLO                                       

HINCHIUSA

INDOLE                                                      

LINSAN

INFANZIA                                                            

MEAN

INFERTO                                                    

PILTIN

INFLUENTE                                                

PLINTIENE

INGIUSTIFICABILE                                 

INPLHSATIE

INGIUSTIZIA                                              

INPLHSI

INSEGNAMENTE                                      

PAVA

INSIEME                                                            

STELEO

INSINDACABILE                                 

XIMINTARTRE

INTERAMENTE                                               

XIMOM

INTERLOQUIRE                                    

XINTICHIRIE

INVECE                                                             

PLIEICE

IO                                                                               

MI

L’HO                                                                            

LIE

LA                                                     

EL

LAGO                                                                  

NEI TIS

LASCI                                                                   

NESICI

LE                                                                               

ELL

LEGA                                                                       

MEZ

LEGATO                                                            

MIZTTO

LEGGE                                                                    

LIGA

LEGGE                                                                

TESNA

LEI                                                                            

ACAL

LEONE                                                                     

LEU

LIBERARLA                                             

LAUTNAOSA

LIBERTA’                                                     

LAUTNIOA

LINGUA       

LAUTNS

LO                                                                             

ELU

LODE                                                                   

VACIL

LORO                                                                 

VARTO

LUCUMONE-RE                                             

LAUXUM

LUGLIO                                                          

TRANEUS

LUI                                                    

LU

LUNA                                                                     

TIUR

LUSTRO                                                             

BRIOLX

MA                                                                              

AIX

MADRE                                                                       

ATI

MAGGIO                                                         

AMPILES

MAGISTRATURA                                              

MARNI

MAGNIFICO                                              

MARGNITO

MAI                                                                        

ANIA

MANCANO                                                  

MENRECO

MANCARE                                                 

MENRECHE

MARRONE                                                  

MARUNUX

MARZO                                                    

UELCITANUS

MATTINO                                                           

OESAN

ME                                                                              

AHI

ME                                                                            

HAH

MEGALITICA                                               

MASSTAN

MERITO                                                      

MRITION

MESE                                                                      

TIUR

MEZZOGIORNO                                       

USIL

MI                                                                              

AHH

MIA                                                                         

NAH

MINISTRI                                                       

CIXNISTR

MINISTRO.                                                      

CIXNTRO

MIO                                                                       

NAHO

MISFATTO                                                     

NESFATH

MODERNA                                                     

NOSFAH

MOGLIE                                                                 

PUIA

MOLTO                                                                

PIUNA

MONUMENTO                                                  

MANIM

NEL                                                                          

NYL

NELLA                                                                    

NIAH

NELLE                                                                    

NIED

NEMMENO                                                    

MAMEDL

NINFA                                                                     

LASA

NIPOTE                                                       

NETFS

NO                                                                               

PA

NOI                                       

PAHH

NOME                                                                 

MATAN

NON                                                                          

TAN

NON                                                                          

EIN

NONNA                                                                 

TETA

NONNO                                                                 

PAPA

NOSTRO                                                     

MUTR

NOVE                                                                     

MURP

NUCA                                                               

FRISHEN

NULLA                                                               

TOMMA

NUME                                                                   

FLERE

O                                                                                   

LF

OFFERTA                                                               

FLER

OFFRIRE                                                                 

MUL

OGGETTO                                                             

CVER

OGGI                                                                  

CVIUO

OGNI                                                                      

XIEM

OLTRE                                                                 

ATRAL

OPERA                                                        

ACIL

OPERAIO                                                            

TREPU

ORA                                                                         

RAE

ORDINE                                                              

MUNO

ORDINI                                                       

MUNOI

ORNAMENTO                                                       

LURI

OTTO                                                           

CEZP

OTTOBRE                                                               

XOF

PADRE                                                                      

APA

PADRONE                                                     

HILAROU

PARLANDO                                    

PEVALDRO

PATRONO                                                         

PARNIX

PENA                                                                   

DRTHA

PER                                                                             

DIS

PERCHE                                                        

DRECHSE

PERIODO                                                             

ILUCU

PERMETTE                                                     

PREMAM

PERSONA                                                       

PRIONSA

PERSUASIONE                                 

PRIONESSENE

PICCOLA                                                     

PLICC

PIENO                                                                 

PROTH

PIETRA                                                                

PRETH

PIU’                                                   

OPIO

PORTA                                                                    

CULS

PORTARE                                        

ARA

PORTARMI                                                      

ARAEM

PORTATELO                                                                

PROSLA

PORTATO                                       

ARAHMTO

PORTERAI                                                  

PROSTREI

POSSO                                                             

MULUAN

POSSONO                                       

MULTONO

POSTO                                                         

SCUNA

POTERE                                                      

PTONZER

PREFERENDO                                          

NEREPENO

PREGHIERA                                   

NUNA

PRESENTARSI                                            

KAEESE

PRESTIGIOSO                                          

DRESTIGEO

PRETORE                                                                

ZILC

PREVISTI                                                    

HERPISTIA

PRIGIONI                                                         

GALSEA

PRIGIONIERO                                           

GALSSETO

PRIMO                                                               

QU-SNA

PRINCIPIO              

QUINTIOP

PROFONDAMENTE                               

HILARMENT

PROPRIETA’                                                        

HILAR

PROPRIETA’                                                           

PERA

PROPRIO                                                             

EPROI

PROVVEDEREMO             

TRUOPIEDREM

PUNIZIONE                                                           

TUPI

PUOI                                                                   

TUROP

PUPLUNA     

POPULONIA

QUALE                                                                   

SHEL

QUANTO                                         

SHITNO

QUATTRO                                                                

SHA

QUELLO                                                                  

ESTA

QUESTO                                               

ECA

QUI                                                                          

HEN

QUI                                                                           

OUI

RAGAZZO                                                              

HUS

RAGIONE                                        

MENTIDS

RAME                                                                       

RUO

RAMETTO                                                               

RAO

RE                                                                

LAUCHUM

REAME                                                            

UCHUME

REGNANTI                                            

UCHUNTANT

REGNO                                                              

UCHUN

RENDE                                                                 

NRDA

REPUTI                                                                 

NRTUI

RICHIEDERVI                                          

NIRIACHED

RIGUARDA                                     

NIGRDA

RIMEDIARE                                                  

NREMIDA

RITENETE                                                    

NUEETOR

RITENGO                                        

NUETR

SA                                                                            

MUH

SACRIFICATA                                                

FLERHIA

SACRIFICIO                                                           

FLER

SACRO                                                                    

CVER

SACRO                                                              

MUNICA

SAPETE                                                             

LANEES

SAPEVO                                                              

LANDS

SARA’                                                                       

HAD

SARAI                                                                              

HADJA

SARCOFAGO                                                 

MUTANA

SAREBBE                                                           

HUNTA

SAREI                                                                      

HIDS

SCARAVENTATO                                          

SLAPCAR

SCELTO                                                                

SLTOT

SCHIAVO                                                             

MARIS

SCORGERE                                                    

SLARGER

SCRIVERE                                                              

ZICH

SCRIVERE                                                                

ZIX

SE                                                                                

HN

SEGRETE                                                    

HUTRGTIE

SEI                                                                          

HUTH

SENATO                                                          

CEXANA

SENTIMENTO                                         

CMEOENTO

SENTO                                                                

SOATO

SEQUESTRATO                                        

RAPTLLATO

SERVO                                                                

ETERA

SERVO                                                              

SNENAO

SETTE                                                          

SEMPH

SETTEMBRE                                   

CELIUS

SFERE                                                                 

PUENE

SI                                                       

TA

SIGNORE                 

TATRE

SINISTRA                                                             

LAIVA

SOLA                                                                    

USLAH

SOLE                                                                        

USIL

SOLO                                               

SNOL

SOMMO                                                       

SNOLOM

SONO                                                                     

SNRO

SOPRA                                                                   

CEXA

SOPRA                                                                  

SRENC

SORTE                                                               

VANKA

SOTTO                                                                 

CIPEN

SPECCHIO                                      

MALENA

SPICCO                                                              

MLIGFO

SPINTO                                                               

MLETO

SPLENDE                                                            

PULHE

SPLENDIDO                                   

PUL

SPONTANEAMENTE                         

SPLENTEMEN

SPURA                                                                  

CITTA’

STA                                                                        

HHER

STARE                                                              

HTRERE

STATE                                                                  

HTART

STATUA                                                              

HERMU

STELE                                                              

PENONA

STELLA                                                                

PULUM

STELLINA                                       

PULUNZA

STESSO                                                             

PULTHO

STRADA                                                             

TEZAN

STRUMENTO                                           

TRUSTUENT

SU                                                                              

TUH

SUA                                                                          

TZA

SUBITO                                                             

TZEITO

SUO                                                                          

TZO

SUPREMO                                                  

PUTRUANO

TALAMONE                                                       

TLAMU

TARQUINIA                                                 

TARXUNA

TE                                                                             

NHA

TE                                                                                

UN

TEMPIO                                                                  

TMIA

TERMINE                                                   

TMENERRE

TERRA                                                                       

CEL

TESTIMONE                                                

NUOANAT

TI                                                                                 

AH

TIPO MAGISTRATO                                            

MARU

TIPO MAGISTRATO                                        

ZILACH

TITOLO                                                            

PLIOTHO

TOMBA                                                              

SHUTHI

TORRIONE                                                         

TUGRE

TRAMITE                                                       

AKAFTIE

TRAMORTIRLO                                              

AKAFAN

TU                 

OUI

TUA                                                                          

QUA

TUO                                                                          

QUO

TUOI                                                                       

QHUI

TUTTE                                                                

QITTAE

TUTTI                                                                  

QITTAI

UBBIDIRE                                                               

QEMI

UCCIDERMI                                            

QUIRMINTIO

UCCIDIMI                                                       

QUIRMIN

UN                                                                               

INI

UNA                                                                        

FRAD

UNO                                                                          

THU

URGENZA                                                   

QUDGERZ

USARMI                                                       

QUERAMRI

VA                                                                                

VR

VEDE                                               

VROR

VENGO                                                              

VRIOIR

VENIRE                                                               

VRIER

VENUTA                                                           

VRARAT

VERSO                                                                          

PI

VETULONIA                                                

VETLUNA

VI                                                                               

TAI

VIA                                                                      

TEZAN

VIENI                                                                      

OUI

VIOLENTO                                                     

NIETTOL

VISCERE                                                                

NETS

VISTO                                                          

VIED

VITA                                                 

TIZIA

VITALE                                                             

FOROAN

VOI                                                   

FOIO

VOLONTA’                                      

FLONTARER

VOSTRA                                                             

NRTVA

VOSTRE                                          

NRTVE

VOTIVO                                                              

TINSCVIL

VULCI                                                               

VELX

VUOI                                                                   

VETLO

 

Nell’arco vitale tutti si ha bisogno di coccole e io nel mio piccolo cerco di dispensarle  attraverso le parole. Appunto per questo vi dico che adoro i ringraziamenti. Poiché penso diano un tocco indelebile nel firmamento della produzione letteraria. È mia convinzione pertanto che nel corso degli eventi letterari non esista un’evocazione di gratitudini tanto estesa. In conclusione. Ora preparatevi a una serie epocale di riconoscenze.

Ringraziamenti

A te Michael. Paladino della tecnologia. Grazie per essere un figlio mirabile e di grande cuore, sei più santo tu che quelli citati nel calendario. Resta sempre così. Ti voglio un mappamondo di bene ti amo mà. 

Ringrazio e amo mio marito e genio Maurizio nonché magistrale cultore dell’arte bonsai e di tutto quello che è manuale. 

Un ringraziamento di cuore ai miei amati fratelli: Mariano, Simonetta, Massimo, Maristella Polato. 

Grazie sorprendenti nipoti: Giorgia e  Alice Scomparin – Simone e  Denise Polato – Valentina e Michele Carrer e Federica Barca – Alessandro e Mirko Figini –Thomas e Giulia Picerno – Ingrid e Adka  Petracin – Davide, Matteo e Andrea Polato – Chiara e Irene Vivarini -   le pronipoti benvenuta Gaia, benvenuta Sofia, benvenuta Silvia. Voi siete la forza della vita e della famiglia.

 Grazie amabili cognati: Patrizia-Barbara-Cristina-Sonia-Daniele Petracin - Marco Scomparin - Elisa Bonanno -Marco Barca - Laura Bolis - Giorgio Vivarini - Fabrizio Figini .Grazie di esserci. Vi voglio tutti un mondo di bene. 

Grazie mamma Albina Fasolato e papà Severino Polato per avermi dato la vita siete scolpiti nel mio cuore. Vi voglio un mondo di bene. 

Ringrazio Ernestina Moroni eccezionale fautrice esclusiva che non manca mai di avere un pensiero per noi. Ti voglio bene Tina sei il mio angelo. 

Ringrazio Mario Cavazzoni per la sua cordialità e animo nobile x essermi sempre vicino. Ti voglio bene. 

Ringrazio Valeriano Parizzi , Savio Urrata, per l a preziosa amicizia  nel tempo. Ti voglio bene. Ringrazio Simona Scotti straordinaria fautrice personale. Ti voglio bene Simona. Edda Centofante mirabile e dolcissima amante del bello e amabile amica. Ringrazio Luisa Cicala per la sua dolcezza. Ti voglio bene. Ringrazio Elda Colangione per il suo sorriso sprizzante di simpatia. Per essere grande fautrice dei miei quadri. Ti voglio bene. Ringrazio Rosella Nale per la sua preziosa amicizia. Ti voglio bene.  Ringrazio Emanuela Graziano cara amica mirabile spirito artistico e imprenditoriale Ringrazio Barbara Trabattoni per la sua sempre graditissima amicizia. Ti voglio bene. Ringrazio Denise Trabattoni. Per la sua forza vitale. Paladina della bellezza. Ringrazio Laura Bolis per la forza della vita che trasmette. Ti voglio bene. Ringrazio Eva Vitrano per essere presente continuativamente. Ti voglio bene. Un ringraziamento particolare va ai miei cari “amici di cuore d’arte” su Facebook ormai divenuta vetrina sul mondo che unifica conoscenze laddove non immagini. Francesco Paone. Straordinario scrittore e fotografo. Nonché paladino della sua Gaeta.


Tributo al mondo forza non mollate mai

 

Vi prego regie del pianeta cessate le ostilità in tutto il mondo, stabilite una tregua definitiva con i belligeranti, decretate attraverso i comandanti supremi delle rispettive forze armate operanti, una definita trattativa di armistizio, per poter finalmente vivere in pace tutti quanti.

Un bacio e una carezza a tutti i bambini, vera linfa del globo. 

Un grazie a chi fa volontariato. 

Una stretta di mano ai cuori coraggiosi. 

Un sorriso a chi è triste. 

Un riecheggiamento volto ai ragazzi/e di cui scomparsa prematura ha preso la supremazia a causa di morte accidentale. 

Un grazie agli attori

Un grazie alle forze dell’ordine. 

Un riecheggiamento volto alle persone scomparse misteriosamente. 

Un grazie ai cantanti. 

Un grazie agli artisti. 

Un buffetto a chi sbaglia. 

Un grazie alla scienza. 

Un grazie ai genitori. 

Un grazie ai compositori. 

Un riecheggiamento volto alle morti bianche. 

Un grazie ai talentuosi. 

Un grazie ai sensibili. 

Un grazie ai suonatori. 

Un girotondo a chi è solo. 

Un grazie ai Chirurghi. 

Una giostra ai guerrieri della vita. 

Un grazie agli studenti. 

Un riecheggiamento volto alle persone scomparse a causa di incidenti stradali accidentali o determinati. 

Un grazie agli insegnanti. 

Un grazie al telefono azzurro. 

Un grazie ai nonni. 

Un riecheggiamento volto alle persone scomparse a causa di malattia fatale. 

Un grazie alla Croce Rossa. 

Un grazie alla medicina. 

Una carezza a chi è malato. 

Un grazie a chi lavora dietro le quinte. 

Un cinque a chi è allegro. 

Un riecheggiamento volto a tutti i nostri cari, che si trovano nel territorio senza confini dell’altro mondo. 

Un grazie ai figli. 

Un grazie ai papà

Un grazie alle mamme

un grazie ai chirurghi

Un grazie ai pittori. 

Un arcobaleno ai non vedenti. 

Un grazie agli scultori. 

Un grazie alla scienza tecnologica. 

Una girandola ai diversamente abili. 

Un grazie ai poeti. 

Un grazie a chi si adopera per gli altri. 

Un grazie a chi ama. 

Un grazie agli addetti ai lavori. 

Un grazie agli uomini. 

Un grazie a tutto il panorama musicale. 

Una luce a chi è isolato. Un grazie ai vigili del fuoco. 

Un grazie a chi cerca la verità. 

Un grazie a chi non si fa sottomettere a dittatura. 

Una Rapsodia a chi non sente. 

Un grazie agli scrittori. 

Un grazie a chi dona. 

Un abbraccio a chi soffre. 

Un grazie alle donne. 

Un grazie agli autori. 

Un grazie ai dottori. 

Un grazie ai compositori. 

Un grazie agli inventori. 

Un grazie ai comici. 

Un grazie ai poveri che fanno fatica a tirare non solo alla fine del mese, bensì a metà dello stesso, soprattutto oggi che si è ribaltato il mondo con la pandemia Covid19. 

Un grazie a chi è senza lavoro forza guerrieri della vita. 

Un’opera a chi non parla. 

Un grazie ai nati prematuri che divengono più vigorosi di altri. 

Un Arlecchino a chi è timido. 

Un Grazie a chi legge il mio scribacchiare. 

Un bacio.  

Amarsi... nonchè Marisa     








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BUONA VITA

BUONA VITA
AUGURI A TUTTI

VIVI E LASCIA VIVERE

VIVI E LASCIA VIVERE
TUTTO E' PIU' SOPPORTABILE IN TAL MODO

BUONA VITA

BUONA VITA
BUON AMORE

AUGURI

AUGURI
BUONA PACE

NON TI CURAR DI LORO...

NON TI CURAR DI LORO...
BUONA PACE

BUONA STAGIONE

BUONA STAGIONE
UN ABBRACCIO