Toh guarda una meraviglia!- esclama il giovane sorpreso.
Ed ecco che all’improvviso uno straordinario nugolo di farfalle multicolori prilla alzandosi in volo, danzano gioiose, rallegrandosi a vorticare sinuose per dare al giovane il benvenuto.
<<Saluto te giovane Shyo buona giornata. >>
Si schiude celata sotto una cupola che si apre sul più bel
paradiso naturale della terra.
Pare improbabile che abbiano nascosto i bambini in un posto del
genere. Da ogni sponda sorprendentemente vi è un custode fidato e naturale.
Come i giovani colli silvestri che silenti e operosi rinvigoriscono la chioma
imperatrice. Mentre il sovrano del cielo ormai si è spostato a oriente e al
silenzio della grotta è subentrato a un tratto il vigoroso cinguettio degli
uccelli che si reclamano sugli apici dei pioppi bianchi. Nella parte anteriore
della grotta si nota un vero e proprio sfolgorio esilarante. Dove la stessa
concede uno scenario di corolle policrome inerpicate ai loro esili steli. Uno
spettacolo che solo madre natura sa regalare. Magnificando lo sguardo e
rilasciando un aroma stupefacente. Nonostante quell’andirivieni di natura
scomposta la messa in scena del teatro della terra, regala nuovamente uno
stupore inatteso. E la combriccola ammira adesso la sua rocca selvaggia che si
solleva titanica e sublime. Più avanti si mostra invero con la mole imponente
un macigno a piombo. Reso affine dal tempo e dai violenti temporali, dalle
tormente e trombe d'aria, elevando un’opera architettonica naturale
indubbiamente prodigiosa. Il dirupo naturale niente meno è attorniato da
torrioni e bastioni. Fortificandosi alla genitrice terrena conglobandosi a essa
in un simposio di elementi straordinari. Pare un castello incantato che si
abbandona tra le moltitudini di nubi che gli fanno da ghirlanda. Conseguendo
un’opera vigorosa ed elegante.
<<Woooooooo… Che meraviglia!>> Esclama sempre attenta
la piccola Kruya.
<<Bello! Vero? Questo castello è adagiato al margine
dell’acqua sorgiva con le sue falde posate e affidate al manto di viole, che
intinte nel verde rigoglioso abbracciano la compagine. >> Esplode Niccolò
meravigliato dalle sorprese mentre procedono.
La gradevole frescura sotterranea che proviene dall’antro e l’aria
tiepida che spira dalla vallata, regala una percezione di spensierata letizia.
Mentre la vaporosa brezza alzatasi all’esterno, genera una sequenza di raffiche
improvvise; che lambiscono le fronde degli alberi che sinuosi e repentini si
inarcano, sviluppando una sorta di danza hawaiana che caracolla al suolo.
Emettendo allo stesso tempo un volubile sibilo mormorante.
I cinque impavidi proseguono nel bel mezzo di quel rumorio che
sibila in sordina, sempre più convinti di ritrovare i bambini.
<<Sssssssst! ... Non vi sembra di sentire
piagnucolare?>> Domanda la piccola.
<<Si! Sono singhiozzi! Pare anche a me.>>. Da risposta
Jacko.
<<Da dove proviene? Sembra impossibile definirlo. >>
Un gioco di risonanze acustiche si è generato all’improvviso e
ogni tanto si percepiscono le note di una voce umana che piagnucola. Mentre
subito dopo la si sente dissolversi.
Non c’è modo di percepire da dove arriva. Il rimbombo mette in
confusione la percezione uditiva e li conduce da una parte, per poi fare in
modo di inoltrarli in un altro fianco. Girano come trottole per cinque minuti
prima di riuscire a comprendere da dove effettivamente provenissero quei
lamenti.
<<Sembra proprio che il lamento provenga da
quell’anfratto!>> Asserisce Kakrer.
<<Si andiamo a vedere. >> Suggerì Kruya.
<<Sigh! Sigh! Sigh! Sigh! ……>>
<<In effetti, si sente un piagnucolamento provenire
dall’anfratto situato a ridosso di quella pietra dorata appuntita!>>
Afferma il principe delle valli.
<<È vero! Però non si vede nulla. >>
<<Pare che occultato al suo interno vi siano tutti i
bambini. >>Conferma Edgardo.
<<Sembra anche a me. I piagnucolii pare provengano da un
posto vicino e allo stesso tempo molto lontano. >> Afferma Niccolò.
Jacko a quel punto si avvicina alla parete e comincia ad annusare
al margine della stessa più volte, e percepisce delle presenze che si muovono
di là da quella parete rocciosa.
<<Si padroncino qualcuno dall’altra parte pare piangere ne
sono sicuro. >>
<<Come si può fare a oltrepassare la parete pietrosa? Non
esiste un’altra entrata, purtroppo si ferma qui la grotta. >> Dichiara
Edgardo.
<<Forse non abbiamo guardato attentamente. Magari esiste un
varco che conduce dall’altra parte. >> Asserisce il giovane.
Non sanno che in definitiva si sono inoltrati
dalla parte sbagliata dove si presenta il fondale della grotta, ma l’accesso è
sull’altro fianco. La parete nasconde in realtà anche un'altra entità che non
ci mise molto a manifestarsi.
Proseguendo … entrano nell’acqua fino al ginocchio. Toccando punti
dove la corrente al riparo di enormi frammenti di roccia, si riposa in brevi
tratti di specchietti cristallini.
E spostandosi zigzagando fra i sassi per riuscire a passarci
attraverso, si vedono sgattaiolare avanzando in diagonale, piccoli animaletti
che paiono dei crostacei di una natura sconnessa mai visti. Poiché presentano
una conformazione del tutto stravagante.
<<Mah! guardate che strane creature!>> Afferma Jacko.
<<È vero! Incredibile! hanno la testolina come fossero
tartarughe, le chele come granchi e mostrano il corpo di una poiana dal becco
bianco. >> Osserva Kakrer meravigliandosi di non conoscerne l’esistenza.
<<Che strambe creature guardate!>> Disse loro Edgardo.
<<È incredibile sono piccole poco più di un gattino, ma
nell’insieme si mostrano eccezionalmente fameliche. >> Aggiunge Kruya già
preoccupata.
<<State attenti a dove mettete i piedi potrebbero essere
pericolose!>> Afferma Niccolò.
<<Acc… accipicchia!>> Esclama Jacko evitandone due che
si stavano rovesciando tra le sue zampe.
<<Non ti preoccupare Jacko se ne stanno andando. >>
Assicura Kakrer.
<<Mamma mia! Che roba! Erano veramente irritanti. >>
Disse la piccola
Una stalattite sembrava più grande delle altre come una cortina
gigante. Quando Niccolò si accosta per sincerarsi di quale mistero sia avvolta,
si rende conto che un qualcosa di strano gli si schiudeva in mano e gli colpiva
il viso con un’ala fredda e molliccia.
<<Un pipistrello! Non siamo ancora in piena notte?>>
Esclama Kruya.
Quello strano pipistrello dalla livrea violacea tendente al lillà.
Prosegue il suo volo e incredibilmente altri pseudo pipistrelli appesi a testa
in basso si scrollarono stupiti svegliandosi del tutto. Istintivamente presero
a seguire le orme del primo svolazzando intorno al fiordo. Presto tutta la
caverna fu invasa da un volteggiare silenzioso di quei pipistrelli dalla
curiosa parvenza somiglianti a scimmiette in miniatura. I cinque impavidi
furono investiti da una brezza generata dalle ali che turbinosa si avvoltolava
intorno a loro. Il pullulare e lo sbatacchiamento rapido delle ali.
Generava un trambusto assordante,
profondo. La combriccola inerme e immobile avverte le carezze originate dalla
pelle di quegli strani pipistrelli. Li sentono lambirgli la fronte, la bocca,
attorno alle orecchie rimanendone sconcertati. Bensì subito dopo vedono lo
stesso nugolo che con fare straordinario realizza una danza sconclusionata
all’altezza del fronte della caverna.
Per dirigersi repentinamente come una pattuglia richiamata
all’ordine all’esterno della grotta. Quelle creature di natura bonaria forse
una volta accertato che i visitatori erano apposto hanno pensato bene di
svolazzare altrove.
Dalle fenditure, qualche cosa di arcano e
imperverso si solleva velocemente fuoriuscendo all'improvviso. Un liquido
giallognolo, melmoso, denso e come si poteva concepire con la fantasia del
tutto puzzolente. Il liquido prende profilo ed erige una figura gigantesca,
dalle grandi corna bernoccolute e attorcigliate.
<<Bleah! Aiut………oh!>> Che cosa succede? Guardate che
immondo! Cos’è quell’essere che si muove piano, piano voltandosi indietro ogni
tanto a mugghiare. >> Esplode Kruya.
<<Oh! Kruya mia cara! Non ne ho mai visti così! È un
incrocio tra un polpo, un umano e un bisonte. Incredibile. >>
<< Bleah! Rivoltante!>> Dà risposta lei.
<< Mostruoso! Ha gli arti inferiori a ventosa con
un’estensione di due metri. Un qualcosa di simile a una piovra. Mah! è
spaventoso. >> Dice Edgardo.
<<Guardate… fluttuano da tutte le parti muovendosi brulicanti,
alla maniera della testa di Medusa. >> Attesta Niccolò.
<<Invece guardategli il torace. Si presenta come quello di
un omone nerboruto. E la testa ha la fisionomia di un bisonte dagli occhi
concavi e bianchi. Mentre il resto del
corpo è quasi indefinibile. Forse proprio come dite voi assomiglia a una
piovra… mah!>> Afferma Niccolò.
<<Iddio solo sa… quanto questo coso... puzza! E dai suoi
dieci tentacoli cinque da ogni lato, esce una melma collosa e giallognola che
coagula tutto quello che incontra. >> Ammonisce La piccola stanca di quel
continuo sconcertarsi.
<<La bestia o come si voglia chiamarla, appare cieca, si
muove a casaccio, però percepisce le presenze. >> Dichiara Jacko.
<<È vero!>>
La bestia a un certo punto si ferma bofonchiando. Volge la testa
lanosa per grattarsi un fianco con la punta aguzza di un corno. Che estensibile
come animato si sposta a suo piacere, poi mugghia a lungo. Allora come uno
scenario immaginario, per qualche ragione strana, il terreno circostante pare
vivere un’anima propria agitandosi e trasformandosi.
A uno a uno tutti quei blocchi scarsamente illuminati, le pareti
rocciose, le stalattiti, s’innalzano. Si rimuovono incredibilmente
sbatacchiando la polvere e oscillando mosse lente. Avanzando sull’anfratto e
andando incontro ai cinque coraggiosi. All’inizio pareva che la montagna
medesima stesse per incamminarsi andando addosso ai temerari come a dare alla
luce qualche strana essenza. In seguito una due, dieci, trenta bestie enormi
spuntano dalla caverna. Una dietro l’altra come concepite direttamente
dall’incrostazione terrestre.
<<Aaah… acciderbolina! Guardate lì che esseri
spaventosi!>> Dà in escandescenze la piccola.
<<Wooo… si! Niccolò… guarda che roba! Sono munite di corna
bernoccolute, avanzano del tutto scombinate e ciondolanti, con tentacoli odiosi
e puzzoni. >>
<<È davvero inverosimile! Tutte si uniscono man, mano alla
prima e schematizzano un percorso del tutto bizzarro, avanzando striscianti,
lambendo il suolo. Eludendo se non altro almeno per il momento la nostra
presenza. >> Conferma Niccolò.
<<Si dirigono verso Altar Knotto. >>Aggiunge Edgardo.
Le bestie una volta uscite dalla dimora rocciosa, realizzano uno
sbarramento di pietra serrando completamente l’ingresso. E i paladini si vedono
sfumare le possibilità d’introdursi all’interno della stessa. Mentre la prima
bestia della schiera mugugnava sempre. Fermandosi a ridosso di un albero in
attesa dell’arrivo di tutte le altre bestie. Che come scombussolate si
distoglievano sonnecchiando fra le sterpaglie gialle bruciate dal vento
proveniente da sud-ovest. In seguito si rialzano, si scuotono, mugghiando e
s’indirizzano sospettose e infastidite sulle orme della loro guida. Tutto il
territorio si è inverosimilmente animato, come se il terreno rampollasse
energia vitale generando un tragico intervallo formicolante.
Quelle strane bestie decisamente ripugnanti e puzzolose, si
muovono in quello spazio recondito da originare un momento di paralisi dei
cinque. Il vento rafforza arido la sua furia ribelle. Sbatacchiando in faccia
ai giovani impavidi ogni sorta di effetto naturale.
Un susseguirsi di ramoscelli, foglie, fuscelli, pagliuzze a
velocità stratosferica si scaglia in ogni dove. Mentre tutta la schiera di
bestiole mugugnava in coro a pause ritmiche, quasi a un segnale e la sorgente
rispondeva invisibile con un fragore di rabbia.
<<Bleah! Accipicchia!
Spaventoso! Quanti sono quei cosi?>> Domanda seccata la piccola Kruya.
<<Sembrerebbero una trentina.
>> Risponde Jacko.
<<Chissà dove sono
diretti?>>
<< Guarda! La direzione che hanno preso. Parrebbe
proprio come diceva Edgardo che si dirigano ad Altar Knotto. >>Asserisce
Kakrer.
<<Forse! Mah! Non ci hanno
visto?>>
<<Sono completamente in balia del
potere di Kokhe che li richiama a se molto probabilmente!>>
<<A ogni buon conto? Che cosa
sono?>> Chiede nuovamente Kruya.
<<Non ho mai visto… niente del
genere!>> Esclama Kakrer.
<<Sembra che l’equilibrio
ambientale abbia trasformato non solo l’ambiente bensì anche il regno animale,
scombussolando la loro natura, generando creature del tutto bizzarre. >>
Sostiene Niccolò.
<<Poffarbacco!>> Infatti,
credo proprio sia così. >> Sostiene Jacko.
Capitolo dodicesimo
A un certo punto … il
giovane sente pulsare l’omomori riposto
nella tasca.
D’impulso accosta dentro la mano e
subito accusa un calore insolito provenire dallo stesso e lo estrae. Come
d’incanto il piccolo sacchettino poco più grande di una
mela ornato con la farfalla dorata prende ad animarsi. Il giovane schiude le
mani a libro e il sacchettino discioglie i suoi legacci per far fluire
all’esterno le piccole pergamene ricoperte d'oro a ideogrammi giapponesi. Che
racchiuse al suo interno tutelano il fortuito con la preghiera dedicata alle
essenze divine a protezione e simbolo di fortuna. Invero, i caratteri doro
sprigionano il prodigio generato dalla necessità del momento e cominciano ad
animarsi.
Un nugolo di caratteri doro prende profilo materializzandosi. Formando un compatto
drappello serrato, che si scandaglia a ridosso della parete lambendola man mano
fino a ricoprirla tutta. Intanto che una piccola pergamena caracolla libertina
andando a fermarsi sul cuore del giovane che ne prende visione
sollevandola. La stessa anima i
caratteri doro che si affastellano dinanzi a lui come fossero sollevati da
un’entità straordinaria che li rasenta in aria e… la voce straordinaria prende
a parlargli.
Vi sarete accorti
di quante anomalie abbia generato la rottura della tarsia?
<<Si, infatti!>> risponde
il giovane Niccolò.
Avrete anche visto
una sorta di strane creature aggirarsi lungo le vie durante il vostro cammino?
<<Appunto! È incredibile appare
tutto così strambo!>>
Ebbene per l’esattezza quelli che avete appena visto
sono una specie richiamata alla luce in quella conformazione particolare
chiaramente riveduta da Kokhe che li ha denominati Khomebispolpy.
<<Khomebispolpy?>> Si chiedono tutti.
Si! Inoltre Kokhe li ha voluti senza il bulbo
oculare, per avere il pieno potere su di loro e gestirli come meglio gli
aggrada. Possiedono articolazioni a tentacoli generati appositamente per
appropriarsi di quante più masse terrene possibili. Mentre il muso a bisonte
serve a incutere timore quanto basta.
In realtà quegli esseri passivi si stanno dirigendo
proprio ad Altar Knotto richiamati esattamente da Kokhe per proteggere l’area circostante
il talamo dove sta rinchiusa Meryan.
<<Capisco!>> Afferma il giovane.
Ebbene ora si tratta solo di riuscire a
trovare i bambini. Poiché tali creature non sono in grado di attaccarvi se non
esplicitamente su richiesta dalla loro guida che al momento non sospetta che
siete qui.
<<Si d’accordo! Tuttavia non è possibile trovarli, poiché la
coincidenza che si è creata non ci dà modo di addentarci nella grotta. >>
Quale coincidenza?
<<Ebbene! Pare impossibile ma quando stiamo per avvicinarci
a loro, un attimo dopo, tutto si
scompone per ricondurci increduli al punto di partenza, come una sorta di
labirinto da cui non si esce mai. >> Testimonia il giovane.
Oh! Bè! Lo so! Lo so! Carissimi paladini
rincuoratevi! Ora potrete assistere a come le forze indiscusse di Cassiopea
legate a quelle dei principi sempiterni siano incredibili. Per farvi perseguire
nel migliore dei modi.
Inoltre
dovete sapere che se riuscite a trovare i bambini, questa volta sarà facile
scovare anche Kokhe. Dal momento che la forza indiscussa di cui è provvisto la
trae soprattutto dalla vigoria imprigionata nei cuori infantili.
<<Capisco!>>
Ora spostatevi…
<<D’accordo!>>
Senza avere la possibilità di replicare il giovane si sente
lambire le mani da una forza incredibile che si getta dritta sulla piccola
pergamena fuoriuscita dall’omomori.
A quel punto la pergamena impregnata di energia prende vita dando origine a una nuvola
corposa e indorata che veloce e repentina come un turbine si attiva
immediatamente. Convogliandosi velocemente lungo il punto in questione
scagliando in un botto le lettere a ridosso della parete. Ed ecco che i
caratteri d’oro abbarbicati alla parete cominciano a brulicare inestricabili,
intercalando una sequenza singolare, che da vita agli stessi.
Invero, un susseguirsi di segmenti cominciano ad attorcigliarsi e
ricomporsi, intanto che gli stessi si sminuzzano e si rincollano fino ad
arrivare a disintegrare completamente la
materia di cui è formata la roccia, cancellandone ogni minimo granulo,
originando un ampio varco che li condurrà aldilà della grotta.
<<Wow! Incredibile!>> Esclama la piccola.
<<È vero! Mirabolante. Pazzesco! Non c’è un attimo che non
sia degno di stupore in quest’avventura. >> Risponde Kakrer.
<<Mah! Avete visto che roba? Come hanno fatto i caratteri ad
assorbire completamente la pietra? … come l’avessero ingoiata! Bah!>>
domanda la piccola Kruya agitata.
<<Incredibile si!>> conferma Niccolò.
<<Guardate! Nel frattempo le bestiole stanno convogliandosi
altrove… vedete… se ne vanno!>> Afferma Jacko.
<<Si! Si finalmente. >> Risponde Kruya spossata dagli
avvenimenti.
<<Tuttavia ascoltate? Si sentono
dei gemiti provenire da laggiù. >> Attesta il principe delle valli.
<<Dove?>>
<<Lì! Ascoltate! A ridosso di
quel costone sulla sinistra della grotta madreperlacea. >>
<<È vero! Sembrano proprio
singhiozzi di bimbi in agitazione. >> Assicura Edgardo.
<<Ciò nonostante visto che quegli
esseri immondi se ne sono andati, possiamo approfittare per addentrarci nella
grotta seguendo i piagnucolii. >>
<<Si d’accordo!>>
I cinque coraggiosi discendono
lentamente una cunetta impregnata ancora di materia viscosa e puzzona e
cominciano a seguire le oscillazioni delle vocine che percepivano angoscianti.
Passano rasenti la parete e man mano che si avvicinano le voci si fanno più
nitide. Fino al momento in cui comprendono che si tratta proprio dei bambini
reclusi e che si trovano esattamente aldilà di un'altra parete che li divide.
<<E adesso come facciamo?>>
Domanda la piccola Kruya.
<<Ora vediamo! Se noi restiamo
uniti, nulla ci spaventerà e questo apparente muro che ci separa dagli stessi
bambini ci sembrerà di carta. Quindi armiamoci di coraggio e sfioriamo ogni
angolo remoto di questo anfratto, può darsi che ci sia un punto nascosto che
genera l’apertura, magari una scanalatura, una fessura, un incavo!>>
<<D’accordo cerchiamo. >>
Dopo aver girovagato inutilmente per
ben dieci minuti, non trovano nemmeno un particolare che li possa aiutare.
<<Oh! Guardate là?>>
Esplose Kruya.
<<Dove kruya?>> Domanda
Kakrer.
<<Si! Niccolò. Ha ragione la
piccola. >> Conferma Jacko.
<<Là! Guardate a ridosso della
parete bluastra si mostra inatteso uno spuntone di roccia abbarbicato sulle
pendici di un’altra pietra megalitica. >> Accentua lei.
<<È vero! E vi è smussata un
incantevole figura di farfalla dorata che si erge pericolante sulla cima.
>> Aggiunge Kakrer.
Come un evento inspiegabile le cose si
stravolgono da sole e per i fortuiti cinque accade ancora l’imprevedibile.
Jacko con la coda inavvertitamente lambisce l’angolatura di tale pietra che
sposta la farfalla e questa immediatamente genera l’apertura del varco della
spelonca.
<<Wow! Si apre!>> Esclamano
i piccolini.
<<Meraviglioso! Open
sesame!>> Aggiunge allegro il giovane Niccolò.
La combriccola si sposta a rilento per
evitare d’imbattersi in eventuali individui sgraditi e procedono lungo un
cunicolo che li convoglia direttamente su un’ampia estensione.
Jacko ha il sentore che si stiano
avvicinando sempre più al nascondiglio e scodinzola felice.
<<Yeee…….>> Urla la
piccola.
<<Che c’è Kruya?>> Domanda
Kakrer non accortasi ancora di nulla.
Infatti, pochi metri dopo scorgono finalmente tutti i
bambini. Che impauriti e sconvolti erano raccolti vicini
uno all’altro. Pressati contro il muro, legati con quella limacciosa corda
lurida e puzzolente avvinghiata contorta ai loro corpi ghermendoli
completamente.
Mentre la faccia rivolta alla parete rocciosa rendeva loro
faticoso il respiro.
<<Mah! si! I bambini… i bambini eccoli finalmente. >>
Strepitò Niccolò.
<<Wow!>> Esclama strafelice Michael vedendosi arrivare
quel simpatico cagnone che subito gli leccò la corporatura slegando
completamente quella limosa corda che lo stringeva.
<<Wow! Evviva!>> Replicano tutti i bambini sebbene
fossero spossati dallo sforzo,
meravigliandosi di quel miracoloso soccorso.
<<Vi manda il cielo! Chi siete bel signore?>> Domanda
Chiara rivolgendosi a Niccolò.
<< Ben trovati ragazzi! Non c’è tempo ora di fare le
presentazioni l’importante è trarvi tutti in salvo nel minor tempo possibile.
>> Disse loro Niccolò felice di costatare che nonostante l’episodio
malevolo i bambini stavano bene.
<<Va bene! va bene!>> Ribatté Michael accorgendosi
stupito che assieme alla combriccola c’era suo padre.
<<Papààààà…! Mio caro padre sapessi come sono felice di
vederti. >> Esplose correndogli incontro abbracciandolo.
<<Michael figlio mio! Quanto vi abbiamo cercato! Stai bene
figliolo?>> Gli domanda Edgardo srotolando una vivace euforia preso dalla
contentezza di averlo ritrovato sano e salvo.
<<Si! Si papà sto bene. Ma dimmi chi è questa gradita
compagnia?>>
<<Loro sono anche i miei salvatori nonché Niccolò conte
Orsini di Statonia, il suo fedele Jacko
mirabile cagnolone che custodisce fra la sua coltre due piccoli paladini
del tutto speciali. >> Disse a voce alta Edgardo gettandogli le braccia
al collo calorosamente.
<<Mah! È meraviglioso! Babbo! Babbo! Sapessi come sono
contento di poterti riabbracciare … mah! Come hai … come avete fatto a
trovarci?>>
<<Eee … quante domande figliolo, dopo vi racconteremo tutto.
Ora non c’è tempo perché potrebbero giungere a nostra insaputa i puzzolenti.
>> Gli disse carezzandolo.
<<D’accordo! D’accordo babbo sono troppo felice, anche i
miei amici vi ringraziano non è vero?>>
<<Si! Si! Urrà… Urrà. >>Urlarono di gioia tutti
quanti.
<<Bel cagnone!>> Esclamano alcuni di loro che una
volta liberati dai legamenti limacciosi, si avvicinano a Jacko per fargli le
carezze sperando di scorgere anche i piccoli paladini menzionati da Edgardo.
Che nascosti aspettano di uscire al momento opportuno.
<<Ben liberati bimbi io sono Jacko. >>
<<Mah! Questo cane parla? Non può essere!>> Esclama Davide.
<<Già pare proprio sia così! Non pensi che sia un
sogno?>> S’intromette Denise.
<<È vero tutto appare cossì fantasstico che quassi, quassi
mi do un pizzico. >> Afferma Matteo accentuando la sua esse cascante.
<<Lo so! Lo so! Che tutto vi sembra strambo. Tuttavia grazie
a un gioco di squadra siamo giunti a voi. >> Risponde felice Niccolò.
<<Evviva! Evviva! Evviva!>> Strepitano i più piccoli
che felicissimi si precipitano su Jacko che a sua volta contento di rincuorarli
li lecca freneticamente in segno di affetto.
<<Mah! Guardate! Ragazzi questo bel cagnone ospita due
graziose creature. >> afferma Giorgia entusiasta di quel che vede.
<<È vero! Che meraviglia! Chi siete? chi siete?>>
Esulta Alice.
<<Ben trovati bambini. Siamo felici di sapervi ora al
sicuro. Io sono Kruya. >>
<<E io sono Kakrer molto lieto di vedervi e felice di sapere
che state bene. >>
<<Mah! siete bellissimi, carinissimi ma da dove
venite?>> Domanda curiosa Denise.
<<Oh! Piccola scusa la fretta ma non c’è tempo ora per
ulteriori spiegazioni dobbiamo affrettarci e uscire di qui al più presto.
>> Gli dice l’amorevole Jacko.
<<D’accordo! D’accordo bel cagnone. >> Gli risponde
dandogli una serie infinita di carezze vezzeggiando anche i piccoli Kokhet.
In quello stesso istante la gorgiera di Jacko espande una raffica
di raggi, che luminosi si vanno a diradare lungo l’estesa superficie.
Irradiando i bambini che subiscono un brusco accecamento per poi rivedersi
subito dopo ripuliti e disciolti da tali limosi legacci che li tenevano prigionieri.
<<Evviva! Urrà! Urrà! Guardate! Siamo finalmente liberi da
quella puzzola di corda!>> Esclama Irene.
Raggianti e felici si stringono tutti in un grande abbraccio e all’unisono saltellano dalla gioia. Canterellando siamo liberi, siamo liberi. E alla loro vivacità si uniscono gli impavidi caracollando briosi a terra estasiati dalla felicità.
Niccolò si organizza e aiutato da Jacko, Edgardo e dai più
grandicelli, riunisce tutti i bambini per farli convogliare lungo l’imbocco
dell’uscita. Dove a sentinella ci sono i
quattro altopianesi del triangolo
magico. Preposti a tenere a bada l’entrata dell’anfratto di roccia naturale.
Che magicamente tornati a essere persone
esemplari, si stupiscono costernati di essere lì, ma felici di costatare che
tutti i bambini stiano bene.
A Crespadoro, anche se al momento non possono
rendersene conto, giacché avvinti dal tormento di Altar Knotto Kokhe. Pare
cambiare rotta la fortuna che si aggira ora fra la popolazione custodendone la
pace. Una nuova realtà si prospetta nella valle schiarendone immediatamente
l’aspetto. La cinquantina di bambini a partire dal più piccino ai giovinetti di
quattordici anni, strafelici seguono Jacko che da guida, li convoglia lungo la
strettoia a ritroso.
Evitando
così di far rivivere ai bimbi il frangente triste che li ha visti segregati.
<<Su! Piccoli! Seguitemi e non fate rumore mi
raccomando!>> Disse loro Niccolò con una voce amabile.
<<D’accordo!>> Risposero sereni, contenti di sapersi
al sicuro.
Mah! Nel bel mezzo dello spostamento improvvisamente alcune copie
di luridi Kokhe giungono a ridosso della grotta e affetti da mutismo serrano
loro la strada.
Con una forza inaudita si muovono repentinamente e inferociti
impregnano qualsiasi anfratto dando origine a una massa collosa di quella
maleodorante materia viscosa e puzzolente. Che diviene grande quanto un portale
che realizza uno sbarramento, impedendo così ai fuggitivi di proseguire. Gli
uomini di vedetta accortasi dell’agguato si dirigono prontamente in aiuto. Ma
poco possono contro quegli esseri immondi.
I Khoke, infatti, accortasi che gli uomini di Crespadoro gli
stavano andavano incontro, li serrano velocemente alla parete avvinghiandoli di
quella sostanza che li incorpora alla stessa disarmandoli. Tuttavia Jacko per
fortuna si accorge che in un punto preciso della parete una piccola luce si
riverbera.
<<Pssssst…….padroncino Niccolò guarda!>> Esclama Jacko
euforico di avere avuto una visione.
<<Che c’è? Dimmi bel cagnolone che cosa hai visto?>>
<<Lo vedi? Lì contro quella parete vi è riflesso un piccolo
fiore di ciliegio. >>
<< No! Non lo vedo! Ma ne sei certo? Fosse così … sai che
cosa significa?>>
<<Si padroncino significa che abbiamo individuato il vero
Kokhe. >>
<<E a dirla tutta all'esterno della grotta pare non imperversare
nessun temporale! Quindi potrebbe essere il momento giusto. >>
<<Vero! >>
<<Perciò assicuriamoci che sia così e cerchiamo di trovare
un’immediata soluzione per sbaragliare il vero Kokhe. >>
La gorgiera … ridà la possibilità a Jacko di formare una quintessenza.
Che
riflessa mostra il contenuto celato oltre le pareti che si stagliano dinanzi a
loro per approfondire la ricerca del particolare segno identificativo del vero
Khoke.
<<Ebbene sì! Quel
Kokhe a ridosso della roccia che dà all’esterno del bacino d’acqua che fa da
specchio vanta il Sakura!>>
<<Cos’è il Sakura?>> Domanda curiosa Kruya.
<<Bè! è la piccola cicatrice a forma di fiore di Ciliegio
nascosta dietro l’orecchio destro all’altezza del collo del vero Khoke.
>>
<< Woooo… Oh! Strepitoso! Quindi avete individuato chi
è?>>
<<Si! Ed è un’opportunità straordinaria per cercare di
raggirarlo poiché non si riversa il maltempo. Non ci resta altro da fare che
intervenire sbattendo giù la parete vischiosa. >>
<<Proviamo a lanciagli contro queste rocce appuntite.
>> Disse Simone
<< Padroncino forse è’ in grado il mio fiuto a esservi di
appoggio in questo momento?>>
<<Certo Jacko cos’hai in mente e in che modo?>>
<<Bè! Vedi percepisco un profumo particolare che aleggia
nell’aria. >>
<<Che tipo di fragranza, cosa avverti?>>
<<Ecco! Mi pare di sentire un formicolio al naso, che si
genera quando l’approssimarsi di un altro prodigio è nelle vicinanze, generato
dalla mia gorgiera. E chissà a questo punto quale altra realtà voluta dai
principi sempiterni dobbiamo attenderci. >>
In realtà, il Mon lo spillone prodigioso ricoperto d’oro delle due
piccole unità, prende il sopravvento e comincia ad animarsi. Ed è proprio
grazie alla gorgiera di Jacko che si è potuta rivelare la loro prodigiosità.
All’istante il Mon origina un fascio di energia luminosa che si scaglia sulla
parete. Fino al momento in cui ne viene fuori un arcobaleno dalla gravità
compatta che comincia a disperdersi. Divenendo materico e articolato, finendo
fatalmente incuneato alle fenditure. Il corposo arcobaleno sfida intrepidamente
la sostanza melmosa e puzzolente. Contrastandola senza esclusione di colpi.
Riuscendo dopo una sequenza repentina ad
accartocciare lo sbarramento su se stesso riducendolo a un mucchietto di
polvere che presto si dissolse nell’aria.
<<Wow! Che roba! Avevi ragione Jacko! Il tuo fiuto fa sempre
centro. >> Conferma Niccolò.
<<Stupendo si! Mah! Ora come facciamo con quei brutti
ceffi?>> Chiede Kruya.
I Kokhe replicati cominciano ad avanzare serrando le labbra
digrignando i denti, per poi aprire le fauci cosparse di bava inferocita e come
forsennati si scaraventano sui bambini.
<<Aiuto! Nooo……Quei mostri ci riprendono!>> Esclama il
più piccolo.
<<È…è.………. no! Non toccatemi i bambini!>> Strepita
Niccolò scaraventandosi addosso ai bavosi.
Tutto succede in un attimo! La grotta prende la conformazione di
un’enorme sfera di cristallo riflettente. Che cosparsa di raggi luminosi genera
saette, lampi, tuoni, fulmini dorati e argentati. Impedendo quasi la visuale a
chiunque dalla potenza dello sfavillio.
<<Accidenti! Guardate un’enorme sfera cristallina ha
racchiuso al suo interno i putridi e il giovane Niccolò!>> Esclama
colpito Kakrer.
<<Pazzesco! Avete visto Niccolò intrepido si è lanciato
subito contro di loro!>> Aggiunge la piccola Kruya.
<<Ohi! Niccolò ora si sta
avvicinando al vero Kokhe sicuramente vuole trovare un modo per placare
la sua ira. >> asserisce Edgardo stupito dal coraggio del giovane.
Invero… Niccolò a quel punto è subito investito da poteri
soprannaturali che lo fanno piroettare ardimentoso attorno al sito di stallo
dei putridi. Mentre esegue una danza a spirale sorprendente cominciando a
flettersi su ognuno di loro.
Dal momento che la pietra corallo incastonata
alla gorgiera di Jacko si è messa in azione. Ha reso invincibile il giovane
Niccolò che con audacia straordinaria si spinge deciso a sfidare gli ossessi.
In realtà, il bel cagnone si è posizionato seduto dinanzi alla sfera risoluto e
concentrato volge lo sguardo prevalentemente su ogni mossa del giovane
partecipe ad aiutarlo con il suo
prezioso collare.
Instancabilmente il giovane svetta in aria continuando la sua
dipartita a suon di Taijiquan, quale maestro di tale disciplina. Eseguendo
training armonico sviluppa una straordinaria forza interiore che sbaraglia gli
stessi, poiché riesce a eluderli di continuo.
Per di più la pietra zircone si infervora e dà alla luce una
schermatura protettiva dorata che preserva il giovane da ogni calamità. Mentre
i luridi Kokhe cercano di contrastarlo scaraventandogli addosso quella schifosa
materia puzzolente che lui magistralmente riesce a schivare. In seguito la
pietra turchese fa in modo di impedire gli incidenti. Mentre un’altra pietra
quella d’ametista comincia a raggiare attorno alla superficie della sfera forti
baleni di stabilità e giustizia. In seguito la pietra d’ambra distribuisce
amore e virtù ai malevoli poiché succubi dell’influsso del malefico. Ed infine
il giovane temerario si cosparge di letizia complice la pietra occhi di tigre.
Jacko si diverte moltissimo a riflettere la sua forza verso il giovane, che
ogni tanto furtivamente scambia uno sguardo d’intesa ringraziandolo.
Per finire il binocolo di giada attraverso i cristalli oculari
cosparge tutti i Kokhe con una polverina
dorata che si veste attorno ai loro corpi. Preservandoli dalle disgrazie che
gli sono piombate addosso e dalle eventuali sventure causate dalla rottura
della Tarsia.
Il giovane dopo essere riuscito a convogliare gli stessi Kokhe
all’estremità della grotta, si vede avvicinare nuovamente da quello vero. Che
si mostra tuttora confuso e piuttosto incollerito. Purtroppo gli influssi dei
bottoni prodigiosi per lui non sono bastati a farlo tornare alla normalità. E
Kokhe delirante e cosparso di bava inveisce rabbiosamente contro il giovane
urlandogli dietro.
<< Tuh... mi dai il voltastomaco! Puah! Brutto intrigante!
Chi ti ha dato l’ordine di sfidare i miei affini?>>
Niccolò cerca di controbattere ma Kokhe non gliene dà l’occasione
quindi decide di lasciarlo parlare.
<<Grrrrau……Come ti sei premesso di creare subbuglio e
liberare i miei prigionieri?
Non posso perdonare un affronto del genere. Nessuno mi impedirà di
sposare Meryan per creare il mio impero?>> Sostiene Kokhe certo di
riuscire a spuntarla sul giovane scagliandosi furioso su di lui.
Nel momento esatto però che l’energumeno alterato si avvicina per
spodestarlo.
In un balzo Niccolò riesce a svettargli alle spalle senza farsi
sfiorare e con un leggero tocco, preme la mano sul collo dove celata dietro
l’orecchio destro si trova il Sakura la piccola cicatrice a forma di fiore di
Ciliegio.
È il punto fatidico affinché si riesca a
dominare lo stesso da quello stato non voluto. Che lo vincola a
quell’automatismo sorprendente quanto fatale per tutti.
Ebbene come per magia succede che lo spillone dalla capocchia
preziosa di Niccolò prende a roteare. E in un giro vorticoso si posiziona sul
Sakura premendo velatamente la punta preziosa sui petali di ciliegio. E questi
sberluccicando si mettono a far uscire impetuosamente un pulviscolo torbido che
si disperde nell’aria.
<<Woooo…... guardate che miasma tenebroso fuoriesce dalla
sfera?>> Dichiara la piccola Kruya sgranando gli occhi a quella scena.
<<Ooooh!>> Esclamarono a bocca aperta i bambini.
Subito dopo Kokhe viene investito da un anello dorato riflettente
che lo racchiude all’interno, facendolo roteare su se stesso come un gorgo che
crea l’effetto miracoloso immediato, giacché libera immediatamente lo stesso da
quell’insopportabile sortilegio cadutagli addosso a causa della rottura della
tarsia.
Crollato a terra spossato e ormai senza forze Kokhe si ridesta.
Sbatacchiandosi sui vestiti per togliersi di dosso la polverina dorata in
eccesso. E sbalordito di quel trambusto si guarda in giro.
<<Non par vero. Il suo aspetto ora è raggiante, limpido e
solare distinto dalla sua indole impeccabile e bonaria. >> Attesta
Kakrer.
<<Finalmente! Guarda ha perfino ripreso la sua dimensione
originale!>> Aggiunge Kruya.
Tuttavia Khoke stupito di trovarsi lì e ignaro di quanti disastri
siano potuti succedere in quell’intervallo di tempo che lui ignora di aver
vissuto, decide di parlare agli estranei che lo attorniano. Nello stesso
momento i replicanti Kokhe si disciolgono come neve al sole, smaterializzandosi
completamente e così tutta la materia viscosa limacciosa e puzzolente sparisce
da ogni anfratto, ciascuna roccia, qualsiasi punto remoto dove si era
malauguratamente posata.
<<Uuuh…guardate!….quei… quei cosi… stanno definitivamente
sparendo!>> Esplode felice Simone.
<<Evviva! Siamo liberi finalmente da quegli ossessi!
Evviva!>> Rafforza Michael.
I bambini, infatti, non credono ai loro occhi e attorniati a Jacko
esultano per l’avvenuto prodigio. Che alla fine ha liberato la valle Crespadoro
dal tormento di quei putridi individui che l’assediavano, riportando ordine e
serenità in ogni dove.
<<Buon giorno a voi carissimi. Di grazia sapete dirmi come
sono giunto in questo luogo? E dove mi
trovo esattamente?>>
<<Oh! Benvenuto tra noi Kokhe. >> Gli dice Niccolò felice di costatare il suo
nuovo aspetto che grazioso si manifestava anche cordiale.
<<Grazie anche per me è un piacere conoscervi. >>
<<Ebbene sei ora a Crespadoro nella valle del triangolo
magico, casualmente piombato a ridosso di queste rigogliose tenute a causa
della rottura della tarsia di Saturxzarlopea.
>>
<<Comeeeeeeee?Noooooooo…. non ci posso
credere? Si è rotta la tarsia?>>
<<Si purtroppo a causa di un terremoto.
>>
<<Oh! Numi del cielo! Si mah! Io come posso
essermi inoltrato fino a qui?>>
<<Bè vedi è una lunga storia che ti
racconteremo strada facendo. Dal momento che adesso dobbiamo andare a
verificare che tutto sia finalmente apposto e
soprattutto a liberare Meryan che è
ancora rinchiusa nel torrione Korzyk.
<<Potenze divine! E come mai questa povera fanciulla si
trova rinchiusa nel torrione?>>
<<Bè tu l’avevi reclusa poiché volevi sposarla. >>
<<Io intendevo cosa? Sposare un’altopianese? Non può essere!
Devo avere davvero affrontato un intervallo a me sconosciuto. Poiché la mia
amata vive a Saturxzarlopea e non sognerei
altro che sposare lei. >>
<<Ah si? Hai un’amata anche tu
allora?>> Gli domanda Niccolò.
<<Si! Certo! Il suo nome è Xella ed è proprio bellissima come una stella. Ah! Dovreste vederla ha
le gote come una rosa, la bocca di fragola e gli occhi di cielo. E dimora come
ballerina al Castello Shuri-Jo. >> Pronunciò felice Khoke sebbene
fosse ancora confuso dagli eventi.
<<Oh! D’accordo va bene! Va bene! Sappi che
ci rallegriamo e tanto più saremo felici quando ti condurremo finalmente da
lei. >>
<<Grazie miei nuovi e amorevoli amici.
>>
Così l’intera brigata … felice e radiosa si avvia all’esterno
della grotta che ora luminosa pare un paradiso terrestre.
Stanchi confusi ma felici i piccoli si vedono finalmente liberi di andare incontro alle loro famiglie.
allo sbocco Un imponente Hachiko-Shibuya dalla strana conformazione era lì per
loro.
<<Wow! Ragazzi guardate che roba!>> Esclama Davide.
<<È una compagine pazzesca!>> Aggiunge Andrea.
<<Sembra un gigante congegno che nasconde la forma di un
vascello!>> afferma Irene.
<<Decisamente si! E che serba al suo interno qualcosa di
portentoso!>> Associa Matteo.
Lo straordinario mezzo di trasporto dorato in realtà custodisce
davvero nella sua coltre un prodigio. Sfoggia una conformazione particolare
poiché nell’insieme somiglia a un enorme bozzolo dorato che cela per
similitudine un favoloso vascello anch’esso ricoperto d'oro. Rialzato da terra
di almeno ottanta centimetri. Il prodigioso mezzo si anima all’improvviso
svelando un titanico cane al suo centro che srotola al suolo una splendida
scalinata dai colori dell’arcobaleno. Magicamente come la scala fosse munita di
nastro trasportatore, li trascina sulla fiancata di quell’imbarcazione
straordinaria.
<<Wow!Ragazzi! Mah! quello sono io!>> Afferma Jacko.
<<Mah! Come? Non ti somiglia per niente. >> Assicura
Kruya.
<<Devi sapere piccola Kruya che Hachiko-Shibuya è sinonimo
della leggenda Giapponese legata al cane
Hachiko. Che vede il cane fedele recarsi per dieci anni consecutivi alla
stazione Shibuya. Nel luogo in cui sperava invano di trovare il suo padrone
Ueno che facesse ritorno dal lavoro. Ebbene è proprio lui! Jacko. Nonostante in
questo frangente abbia acquisito le sembianze di un Bovaro del Bernese
esclusivamente a mio favore. Capisci ora?>>
<<Si! Si! Sapevo che il principe delle valli era
meraviglioso ma anche Hachiko non scherza. Grande Jacko. >>
Bentrovati beniamini del
bene. Io sono Hachiko-Shibuya
giunto a voi per compiacervi. Accomodatevi salite a bordo è giunta l’ora per tutti di tornare
alle proprie destinazioni.
Pronuncia la soave voce del titanico cane.
<<Wow! Che meraviglia!>> Esclamano all’unisono.
>>
<<Come sarebbe tutti anche io?>> Salta fuori
preoccupato Jacko.
Certo Jacko anche per te è giunta l’ora di
tornare a casa.
<<D’accordo sono consapevole del fatto che non dipenda da me
la volontà di rimanere. Tuttavia sappi che mi sono affezionato molto a questo
paladino e a tutti i suoi amici. >>
Lo so! Lo so caro e saggio Jacko. Ma credimi
ti serberanno un posticino particolare
nei loro cuori e sarete sempre uniti fino alla fine dei tempi.
<<Or bene! D’accordo! Mi hai convinto! Ciò nonostante sono
felice di avere dato il mio contributo ai fini di una buona e spettacolare
causa. >> Osserva il saggio
principe delle valli arrendevole al suo destino che lo vedrà ritornare al suo
sito.
Ecco così sì che ti riconosco bravissimo
cagnolone. >>
<<Evviva! Allora andiamo anche a recuperare gli altri Korkhy?>> Domanda raggiante
Kruya allo stesso tempo preoccupata che se ne dimenticassero.
Certo! Ora andrete laddove c’è bisogno di
verificare che sia tornato tutto alla normalità e con il mio appoggio la prima
sosta sarà proprio Tanzerloch.
<<Bene! Favoloso! Urrà!>> Esplode la piccola Kruya
abbracciando e baciando il suo Kakrer che ricambia felice le lusinghe.
<<Hai ragione Kruya quella voragine impervia situata ai
margini del bosco cobalto, mi preoccupa un po’ al pensiero che possano essere
in pericolo i vostri benamati. >> Asserisce Niccolò.
<< Sì! Sì grazie. >>
Il vascello … dai poteri straordinari espande la sua capienza
allargando la scalinata. Dando ospitalità rapidamente a tutti gli ospiti
graditi e sberluccicando particelle dorate in ogni dove si predispone a
partire. Hachiko-Shibuya dalla voce soave riparla.
Ebbene miei valorosi preparatevi alla partenza
che sarà un po’ impetuosa.
<<Si! Si siamo pronti!>>
D’ora in poi sappiate che sorvoleremo la
fiorente macchia all’insegna dell’armonia e pace, mentre al più presto vi
accorgerete che tutto tornerà alla totale normalità.
<<Si! Si! Si! Evviva!
Evviva! Evviva!>> Esultarono tutti i bambini.
Ed ecco che un arcobaleno di proporzioni gigantesche si alza in
cielo, nel punto in cui magicamente si convoglia molto lentamente il vascello.
Un mirabile turbinio di polvere dorata madreperlacea si svolge intorno al mezzo fortuito. Che comincia a dare origine a uno spettacolo
stupefacente. Come l’evoluzione di una crisalide delibera una metamorfosi
straordinaria.
<<Woooooooo…. ragazzi che meraviglia di mezzo di
trasporto!>> Afferma Giulia.
<<È vero! Guardate! L’intera compagine schiude un paio d’ali
dorate, divenendo una sorta di vascello-farfalla. >> Rafforza Thomas.
<<Strepitoso!>> Aggiunge Alice.
In realtà si verifica il portento nell’attimo in cui l’Hachiko-Shibuya spiega le gigantesche ali prendendo
incredibilmente il volo. Le ali di una bellezza straordinaria al pari di una
farfalla flettono leggiadre caracollando serpeggianti, rilasciando una
polverina madreperlacea sul territorio. La scia che rilascia durante lo
spostamento, infatti, è sorprendente.
Pare uno spettacolo teatrale dove prendono vita colorazioni
straordinarie mai viste.
Tutto ciò desta sorpresa e stupore nei bambini che euforici si
guardano gli sfarzi distribuiti lungo il tragitto. Tenendosi abbracciati uno
all’altro del tutto su di giri.
<<Guardate! Guardate!>> Esplode Kruya.
<<Cosa c’è? Scoppiettante Kruya?>> Chiede Edgardo.
<<Guardate là. L’Hachiko-Shibuya realizza piccoli mulinelli
repentini che racchiudono al suo interno ogni sorta di anomalia naturale
generata dall’intervallo trascorso. >>
<<È vero! Guardate! Qualsiasi realtà che sia questa inerente
alla fauna o alla flora la risucchia in una specie di vortice.
Ridimensionandone le essenze. >>
<<Incredibile li convoglia direttamente lungo il viale di
madre natura che se ne occuperà nuovamente rimettendo apposto ogni cosa.
>> Afferma Jacko.
Mentre l’imponente statua Hachiko-Shibuya si anima di un’entità
fisica delicata e accogliente, realizzando un simposio di elementi al suo
interno del tutto mirabile. Spazio in cui gli ospiti possono godere di ogni
prelibatezza possibile. Concedendosi un lauto pasto rinvigorendosi con un
banchetto succulento.
<<Strepitoso!Bambini forza diamoci da fare. È la manna che
ci rimetterà in forze!>>Riscontra Michael.
<<Che meraviglia ragazzi! Pazzesco ai limiti
dell’immaginazione. Tu pensi che possiamo favorire?>> Domanda Alice.
Certo che dovete favorire vi
rimetterà in sesto come dice Michael. Assicura con voce
soave Hachiko-Shibuya.
All’improvviso a ridosso della parete dorata frontale, la stessa
regala a tutti una cascata rigenerante dove i bambini traggono il beneficio di
un cambiamento di vesti completo. Riacquisendo un aspetto decente.
Capitolo tredicesimo
Trasportati da Hachiko Shibuya giungono placidamente alla Sorgente
Papalini che regala il respiro del Torrente Chiampo. La sorgente pare
avvoltolata da ebbrezze fluenti e soffici di spuma bianca. Che si spingono
morbide racchiuse in una cornice di rocce straordinarie.
Il vascello farfalla si convoglia lentamente planando nel punto
dove sono custoditi i piccoli Korkhy.
<<Guardate! Guardate! Sopraggiunge uno strano velivolo a
forma di farfalla volante!>>
Esclama risoluta Kometa la piccola Korkhy con
la faccina punteggiata di lentiggini e le guance rubiconde.
<<È vero Kometa è meraviglioso
saranno sicuramente i nostri paladini. >> Le risponde affabilmente Kykhy.
Finalmente l’Hachiko Shibuya approda sulla piana verdeggiante.
<<Ecco vedete è Niccolò e con lui tutti
i bambini, Jacko e anche i nostri amati Kakrer e Kruya. >> Enuncia Kometa euforica
e felice.
<<Si! Si! Che meraviglia sono
loro… mah! È fantastico!>> Esplode
anche Kykhy.
<<Wow! Che meraviglioso mezzo di
trasporto!>> Esordisce colmo d’ilarità Kuahku. Inconsapevole di avere
attraversato un intervallo di tempo dove la sua personalità era completamente
trasformata.
In realtà dal mometo esatto
che l’Hachiko-Shibuya ha intrapreso il viaggio per la sorgente Tanzerloch.
Rimettendo le cose apposto ha tolto anche l’effetto che di riflesso si era
impadronito dei piccoli Korkhy.
<<Decisamente fantasticissimo!>>. Aggiunge la
romantica Kaolha.
<<Davvero chissà se possiamo
salire anche noi?>> Domanda l’atletico Kanton.
<<Si dai! Ci farete
salire?>> Domanda il burlone Kertre.
<<Porterete anche noi vero?>> Si assicura la gioviale Kichae.
<< Mah! Certo! Si! Si! Ben
trovati piccoli Korkhy. Siamo tornati sani e salvi ed è un piacere vedere che
anche voi state bene. Ora con piacere vi condurremo al vostro sito. >> Assicura
Niccolò.
<<Grazie! Grazie!>> rincara
i ringraziamenti la dolce Ketrih.
<<E ora senza fretta vi farò
salire uno per volta. >>
<< Grazie! Grazie Niccolò. >>. Risposero tutti.
<<Ciao carissimi paladini dei Korkhy come siamo felici di
vedervi. Kruya, Kakrer state
bene?>> Domandano loro Kyushybe e il suo amato Kykhy felicitandosi della loro ricomparsa.
<<Si! Si! stiamo benissimo e voi come ve la siete passata
senza di noi?>>
<<Bè! Sapessi … poi ti racconteremo tutto, l’importante ora
è che tutto sia tornato alla normalità. >> Afferma Kakrer
<<D’accordo anche noi abbiamo tante cose da raccontarvi
sapeste!>>
<<Non mi sembra vero che sia tutto apposto. >> Espone
Kyushybe
<<Hai ragione, infatti, siamo strafelici di costatare che i
nostri benevoli Korkhy non sono più perseguitati dall’influsso malevolo che si
era abbattuto su di loro. >>
Con pazienza e serenità il giovane
Niccolò li sistema all’interno del vascello-farfalla.
Nello spazio in cui uno spaccato
concavo permette loro di unirsi agli altri per rigenerarsi, scambiandosi
vicendevolmente amichevoli effusioni d’affetto. Una volta collocati
nell’imbarcazione i piccoli Korkhy si avvicinano uno per volta a Jacko che
attento saluta tutti calorosamente.
<<Che meraviglia di principe
delle valli. >> Dice entusiasta Kichae.
<<È vero! È una
meraviglia!>> Aggiunge colmandolo di coccole Kertre unito a tutti gli
altri Korkhy che vivaci e
allegri lo riempiono di carezze.
<<Piano! Piano! Piccolini … così
mi fate il solletico. >>
I piccoli Korkhy felici e aggraziati dalle
testoline sberluccicanti che riacquisiscono ora le loro vere sembianze.
Sfoggiando di nuovo Xyotha la Mutevole Ciocca Dorata che
gli arriva fino ai piedi e che con garbo la raccolgono annodata dietro la nuca
con la berretta.
Felici e sollevati si convogliano dagli
amici avendo la certezza di essere
finalmente fuori pericolo.
<<Sono stupendi!>> Incita Jacko rivolgendosi a Niccolò
dopo averli visti tramutati e tornati alle loro vere sembianze.
<<Evviva! Evviva!>> Esulta
Kykhy incredulo e al settimo cielo dalla contentezza per merito di quel
fenomenale prodigio, collocandosi senza indugio vicino alla sua amata Kyushybe.
<<Hai visto cara abbiamo fatto
bene a lasciar partire assieme al giovane Niccolò i nostri due paladini,
sembrano rifioriti e muniti di nuova energia, senza contare il fatto che hanno
riportato finalmente l’armonia a
Krydoro, Altar Knotto e Crespadoro. >>
<<Hai ragione Kykhy sembrano raggianti e… non noti anche
tu uno strano sberluccichio d’amore nei loro occhi?>>
<<Si! Si hai ragione ora che
guardo bene …osserva!>>
In quel preciso istante, infatti, Kruya e Kakrer si scambiano
reciprocamente un bacio struggente avvicinandosi uno all’altro amorevolmente,
felici per l’accadimento favorevole.
<<Guarda si! si! si baciano! Carini!>> Afferma Kyushybe.
<<Si molto!>>
Conferma Kykhy.
<<Wow ! si parte mah! … Guardate
su che mezzo straordinario siamo!>> Esordisce Kichae.
<<Hai ragione è una meraviglia e
stiamo davvero volando… straordinario. >> Afferma Kertre.
<<Grazie! Grazie! Grazie! Nostri
benevoli eroi per averci riportato i nostri cuori e restituito la pace nel
magico veneto. Ve ne saremo eternamente grati. >> Esultano tutti assieme.
<<Buona vita a voi benevoli a
presto. >> Disse a voce alta Niccolò dall’alto dell’imbarcazione che
prosegue per andare a riportare in salvo Meryan e riconsegnare
l’imperatore Xymodo alla sua dimora.
Il vascello-farfalla volteggia in
seguito a ridosso di Altar Knotto dove pare sia finalmente scomparsa la grande
e mostruosa pira del falò che
impuzzolentiva la vallata.
E incredibilmente con lei sono spariti
tutti i Kokhe replicanti.
Il benevolo equipaggio trova
l’imperatore accasciato a terra a ridosso della roccia che lo teneva serrato.
Ancora scosso dagli eventi. Come realizza che per lui le cose si stanno
mettendo meglio grazie a quell’arrivo benevolo, si rianima di pienezza vitale e
ringrazia tutti per il salvataggio.
<<È un piacere incontrarvi e
sapere che state bene. Accomodatevi imperatore la condurremo in men che non si
dica nel torrione. >> Gli dice Niccolò caldamente.
<<Benvenuti a voi carissimi
chiunque voi siate. >>
L’Hachiko-Shibuya plana ora a ridosso delle pendici del torrione Korzyk
nel punto focale dell’altura di Crespadoro. E giunge esattamente sopra i
pendii della gradinata più lunga al mondo che vanta ben quattromila,
quattrocento, quarantaquattro scalini in pietra calcarea cinerea che pare
mutata. La scalinata è custodita ora in un luogo mirabile colmo di un numero
incalcolabile di rigogliose beltà.
<<Wow Non par vero!>> Esclama la piccola e coraggiosa Kruya.
<<Che cosa non par vero?>>
Chiede Kyushybe rivolgendosi a Kruya.
<<Che non vi sia nessun segno di
quella dannata infestazione d’insetti abnormi che
vagavano fra le arterie della scalinata. Sapessi è stato…stato…bè vi
racconterò. Quello che è certo è che ora la scalinata è racchiusa in uno
scrigno di ricchezza verdeggiate. Magnifico!>> Conclude felice Kruya.
<<Hai ragione mia piccola. Non par vero. È sbalorditiva la
sua magnificenza. Dobbiamo esserne felici non ti sembra?>> Assicura
Kakrer che dolcissimo accarezza amorevolmente la sua amata stringendosela a se.
<<Certo amor mio. >> Risponde serafica la piccola
schioccandole un sonoro bacio.
Mentre l’Hachiko-Shibuya
si dispone esattamente sopra i declivi della gradinata e con le movenze di una
farfalla flette la scalinata che pare fatata come fosse un paio d’ali e preleva
la giovane Meryan. Che felice si dispone ad abbracciare il padre e suo fratello
che ancora sull’imbarcazione non vedevano l’ora di vederla.
L’imperatore Xymodo colpito e folgorato
dallo splendore incantevole che effonde quella ragazza si compiace vivamente di
averla incontrata. E di effetto, garbato e distinto lo manifesta immediatamente
alla giovane.
<<Mi presento sono l’imperatore
Xymodo governatore della torre. Invece è così gentile da dirmi qual è il
suo di nome graziosa gentildonna?>> Le disse cordialmente. Incrociando
volutamente lo sguardo con lei mentre porge un baciamano amabile e soave.
<<Buon giorno imperatore Xymodo il
mio nome è Meryan. >> Reagì timida la giovane. Che non poté non
accorgersi sostenendo lo sguardo del giovane imperatore, di provare un brivido
inspiegabile attraversarle la schiena. Mentre Xymodo si rialza lentamente dal
baciamano un ciuffo di capelli srotola verso il volto da lambirlo come una
carezza e lei come stregata se ne innamora a prima vista. Poiché traspare la
bontà d’animo racchiusa nello specchio di quegli occhi che incisivi e bruni le
premono il cuore.
<<Guardate come sono carini? Si
sono innamorati!>> Sostiene Kleola che adora le storie d’amore allo sbocciare.
<<Si! Kleola pare proprio che
siano due cuori in nuovo fervore. Tutto questo è meraviglioso!>> Esclama
Kathay che abile conquistatore ne
approfitta per adulare la piccola Korkhy dandole una carezza sulla guancia che
lei contraccambia a sua volta.
I piccoli Korkhy felici di sapere che
il loro protetto è ora in salvo e per giunta innamorato. Stabiliscono tutti assieme di onorare il loro imperatore,
realizzando con l’ausilio di Xyotha la Mutevole Ciocca Dorata una danza straordinaria. Gli incantevoli piccoli Korkhy liberano
in contemporanea la chioma dal berrettino. E le stesse in un trionfo
spettacolare cominciano a roteare fino a che si
librano in aria simultaneamente. Realizzando un intrattenimento di
giostre sfarfallanti che modellano un carosello di saluti esilarante.
Un vero e proprio spettacolo virtuoso colorato e goliardico. Da
dove fuoriescono a seguito delle loro delicate movenze, lucine madreperlate che
si spargono in ogni dove rendendoli eterei. Per poi convogliarsi nuovamente dagli amici che li attendono nel
vascello, finalmente sollevati di sapere che tutti sono fuori pericolo.
<<Sono stupendi!>> Incita Jacko rivolgendosi a
Niccolò.
<<È vero Jacko sono degli esserini eccezionalmente speciali.
>>
<<Grazie! Cari piccoli paladini di giustizia. Sappiate che
non vi dimenticheremo tanto facilmente. >> Dichiara Niccolò.
<<Anche noi. Vi custodiremo nei nostri cuori per sempre.
>> Risposero tutti i Korkhy.
A quel punto l’imperatore invita tutti a
palazzo per un regale banchetto di benvenuto.
<<Voi accomodatevi Edgardo,
Michael e tutti gli altri venite a saggiare le leccornie preparate dal mio
cuoco. >> Proferì euforico l’imperatore.
<<È un piacere accettare il vostro
invito maestà. >> Asserisce Edgardo.
<<Bene! E voi conte Niccolò non
venite?>>
<<Vi ringraziamo imperatore Xymodo
per il gradito invito. Però dobbiamo davvero affrettarci, non possiamo
trattenerci oltre. Sarebbe rischioso per l’intero ecosistema, qualora dovessimo
trattenere le piccole unità al di fuori del loro sito più del dovuto. Come
avessimo accettato davvero. Pertanto vi
auguriamo un buon vivere. >>
<<D’accordo! D’accordo! Allora
buon vivere anche a tutti voi e ancora grazie, grazie per il vostro ardire.
>> Conferma salutandoli con una stretta di mano l’imperatore.
<<Grazie! Grazie a lei per la
comprensione. Arrivederci. >>
<<A voi paladini. Buona vita.
>>
Capitolo quattordicesimo
L’Hachiko-Shibuya si
allontana adagio dal torrione
sfarfallando in direzione del sito che custodisce i fortilizi delle unità
Korkhy destinate a Krydoro e Crespadoro.
Di cui fanno parte i nuovi amici di Niccolò e Jacko Kakrer e Kruya. Quando
giungono finalmente ai piedi del piccolo villaggio abbarbicato nella roccia,
dal cielo già faceva capolino il sovrano che riflette la sua raggiera sulla
vallata illuminandola di sublime dorato. I fortilizi appaiono ora sotto una
coltre dorata, di cui alone giallo riflette riverberi in tutta l’area.
Aleggiano nell’aria fragranze di gelsomino e rosa muschiata che si
espandono in ogni dove. E i graziosi paladini felici di costatare che le loro
abitazioni hanno acquisito beltà si esaltano a salutare gli amici di avventura.
<< Uhm! Buon odore!>> Dice con enfasi Jacko.
<<Il tuo fiuto non sbaglia, di certo hai ragione Jacko. Si
avverte un profumo delizioso.
E a dirla tutta dal momento che siamo stati partecipi a
sconclusionate evoluzioni della natura che hanno esaltato e riflesso nella
valle una serie infinita di cattivi odori. Bè! Questo pare il paradiso.
>>
<<Già padroncino proprio così.>>
L’Hachiko-Shibuya sciorina
la sua scalinata realizzandola su misura per i
piccoli paladini e come un
tappeto trasportatore li convoglia nei loro fortilizi.
<<Ebbene! Eccoci giunti nel vostro regno paladini del cuore.
Grazie del vostro solare aiuto. >> Dichiara il giovane Niccolò.
<<Grazie a voi amici! Grazie di cuore per avere reso
possibile questo meraviglioso salvataggio. >> Ringraziano e salutano con
voce soave Kyushybe e Kykhy.
<<È stato un piacere. Baci a tutti voi. >> Risponde
Niccolò.
<<Ciao! Ciao a tutti voi carissimi guerrieri. >>
Custodite sempre nel vostro cuore la pace mi raccomando. >> Disse loro
Jacko.
<<Si! bel cagnolone lo faremo e grazie ancora. >> Pronunciarono
Kakrer e Kruya correndo incontro al cane caracollandogli in prossimità delle
orecchie per poi baciarlo e abbracciarlo
tenendolo stretto. Ringraziandolo per averli protetti.
<< Su! Su cari amici ora dobbiamo proprio separarci e mi
raccomando felice vita. >> Concluse Jacko.
<<Anche per te felice vita principe delle valli. >>
<<Arrivederci! Buona
vita a tutti!>> Esclama ad alta voce il giovane Niccolò.
<<Emh! Un momento! ...>> Esplode all’improvviso la
piccola Kruya
<<Che c’è amata Kruya?>> Domanda il governatore Kykhy.
<<Non ho baciato il conte
Niccolò!>> Risponde.
<<Hai ragione piccola e
coraggiosa Kruya vieni qui!>> Dà risposta Niccolò.
Prelevandola al momento per avvicinarla
a se in modo che potesse salutarlo come desiderava. Mentre la piccola gli
schiocca un sonoro bacio sulla guancia porgendo i saluti, marcati da una
piccola lacrima che scendeva sul visino.
<< Bene! Niccolò si procede allora. >>
<<Si dai andiamo. Abbiamo ancora molte cose da fare prima
che sopraggiunga il crepuscolo. >>
Niccolò e Jacko in compagnia di Kokhe si
dirigono ora dal facoltoso Xhohronte custode
della linea di confine. Che vedendoli arrivare si prepara a riceverli.
Ecco che … giunti all’imbocco di
Xzarlopea il vascello-farfalla plana molto lentamente ormeggiando a ridosso
dell’ingresso.
Benvenuti! Amorevoli temerari. Felice di vedervi.
Saluta felice e
rallegrato Xhohronte che li attendeva accomodato su un masso a ridosso di un
glicine.
<<Un saluto a te Xhohronte.
>> Risponde Niccolò.
<<Ebbene abbiamo riportato Kokhe
il fedele custode della tarsia! Che sicuramente ora andrà felice incontro alla
sua amata. >>
<<Ben trovato illustre
Xhohronte. >> Dice con enfasi Khoke.
Straordinario! Ben trovato Khoke. Davvero bravi. Bene! Ho
constatato che siete stati capaci di indirizzare la vostra abilità oltre il
consentito e vi ringraziamo moltissimo per questi servigi.
<<È stato un onore Xhohronte.
>>
Dunque! Miei prodi paladini dell’armonia. Voi sapete che il giorno
dell’equinozio è per noi sinonimo di festa, poiché sul promontorio Caprione dopo un’attesa di circa duecento
anni il crepuscolo penetra sul quadrilithon.
<<Si! Si! Lo abbiamo appreso. >> Risponde Jacko.
Ebbene sapete anche che al calar del sole la
figura che sgorga dalle energie di Cassiopea ha sprigionato la forma della
farfalla dorata, simbolo di rigenerazione dopo la morte, in pratica la luce che
torna dopo le tenebre.
<<Emh! Si!>>
Tuttavia a causa di questo succedersi di eventi a Saturxzarlopea si celebra e concretizza appunto la Linea di comparizione
delle farfalle.
In pratica
quell’intervallo di tempo in cui è possibile l’inalterabilità dell’apertura
“mosaico” che accede alla luce di Xzarlopea.
Dove sussiste la
realtà che regna indisturbata e serena con i suoi dimoranti. Dove i reali ne determinano
gli ordinamenti e le farfalle con il loro delicato prillare ne accordano
l’armonia. Conferma Xhohronte fermandosi un attimo per vedere come stava Jacko
poiché lo vedeva agitato.
<<Che c’è? Bello!>> Gli
domanda l’amorevole Niccolò.
<<Emh! C’era un po’ di
pulviscolo nel mio occhio Niccolò. Ma non si preoccupi è tutto apposto continui
pure Xhohronte. >> Gli rispose Jacko nascondendo le sue lacrime, poiché
consapevole che a breve le cose per lui muteranno.
Stavo dicendo che grazie ad Aurinia quando ancora sussisteva a
Etruria a
seguito di un’usanza tramandata ormai dalle più antiche origini. Ogni
imperatore è stato premiato dai reali di Saturxzarlopea con trenta unità Koketzy. Ai fini di avere le
giuste provvidenze per aspirare a dimorare vantaggiosamente.
<<Si! Sappiamo altresì che le farfalle sono paladine di tali
unità, rivestono il ruolo di ambasciatrici di buone novelle e che assieme ai
Koketh bilanciano vivaci gli equilibri a
Xzarlopea a beneficio dei riverberi dei regni
fondati a Etruria. >> Aggiunge Niccolò.
Esattamente! E voi benevoli con il vostro
gesto siete riusciti a giungere in tempo affinché Kokhe possa tornare al suo
intervallo di tempo al centro della terra.
<<Non abbiamo fatto altro che il
nostro dovere è stato un piacere. >>
Sappiate che l’Imperatore Xhyho di Xzarlopea ve ne sarà
eternamente grato e con lui il
Principe Sovrano Sempiterno Krohtnal
che vive al castello Shuri-Jo. Poiché ora
l’intervallo temporale sospeso nella parabola della linea di comparizione delle farfalle è contiguo.
Elargirà nuovamente la
custodia dei segreti del passato per riabilitare la linea che trascende
l’utopia del mondo reale.
Lasciate
discendere ora Kokhe sarà un piacere per me condurlo a destinazione. Disse con gioia Xhohronte.
<<Si certo! un grande saluto Kokhe ti ringrazio per quanto
hai sempre fatto e cerca di dimenticare quanto è accaduto di funesto. >>
Gli dice l’affettuoso Niccolò.
<<Perché? È per caso successo qualcosa d’inadeguato?>>
Replica dal tono beffardo Kokhe che fino a poco tempo prima era immoralmente
sfigurato.
<<Ah! Ah! Ah! ... è dotato anche di uno spiccato senso
dell’humour. >> Sostenne Jacko divertito.
<<Si! Lo vedi Jacko è
l’effetto benevolo che concede la gioia di sapere che tutti stiano bene e che
presto rivedrà la sua amata. >>
<<Evviva! È vero! Saluti a te grande Kokhe. >>
<<Saluti a voi prodi paladini di armonia. Vi ringrazio
infinitamente per il vostro straordinario contributo affinché tutto tornasse
alla normalità. >> rispose Khoke.
Tuttavia per quanto riguarda voi Niccolò. La
ringraziamo ulteriormente auspicandovi un lieto seguito in quello che sappiamo
sia un altro animoso compito da portare a termine. >> Disse
Xhohronte.
<<Si Xhohronte grazie anche a voi per gli auguri di buon
favore. >>
E ora andate su non fatevi attendere.
<<D’accordo. Emh! Arrivederci. >>
Bene caro e coraggioso Jacko sai che è giunta
anche per te l’ora di spiegare le vele? Gli disse con affetto Xhohronte.
<<Emh! Si mah! Un momento! Non
ho ancora salutato come si deve il mio padroncino Niccolò. >>
<<Fai pure figurati non c’è
problema. >> Acconsente Xhohronte.
<<Oh! Jacko! Mio amatissimo e
fedelissimo cagnolone! Sapessi quanto ti voglio bene. >> Gli dice Niccolò
baciandolo sulla fronte più volte. Lasciando trapelare le lacrime che gli
segnano il volto.
<<Mio giovane e coraggioso amico
siamo sopraggiunti ormai nel Tempio Xzarlopea che mi
vede congiungermi al mio sito. >> Espone Jacko scodinzolando raggiante
seppur pensoso.
<<Si! Emh! Jacko lo so! Mi rammarica comunque doverti salutare.
Tuttavia sappi che sono davvero onorato di avere diviso quest’intervallo
straordinario con te. Ti voglio bene. >> Gli dice fissandolo negli occhi
leggendovi una chiara tristezza generata dal distacco.
<<Si Niccolò ti voglio bene
anch’io. Ed è stato un piacere seguirti in questo evento. Con tutto il cuore ti
auguro una buona vita. E … mi congedo donandoti la mia gorgiera. >>
<<Oh! Buona vita a te. Grazie!
Grazie infinite Jacko e mi raccomando porta i miei saluti all’imperatore Xhyho custode di Xzarlopea. >>
<<Certamente!>>
Ed ecco che rigorosamente …
a seguito di uno sfarfallamento assoluto la
gorgiera di Jacko si stacca dal collo. Posizionandosi incredibilmente su
Niccolò modificando la sua forma.
Divenendo ora un pregiato bracciale con incastonate le stesse pietre prodigiose
e si colloca sul braccio destro del giovane Niccolò.
<<Wow! Grazie bel cagnone
arrivederci!>> Gli dice carezzandolo e baciandolo sulla fronte.
<<Grazie a te Niccolò addio.
>>
Arrivederci giovane e benevolo Niccolò. Va! E che il fato sia con
te.
<<Si! Grazie Xhohronte
arrivederci. >>
Niccolò rimane l’unico membro di
quell’equipaggio fortuito nel vascello-farfalla e con uno sguardo malinconico
guarda dissolversi le figure di Jacko e Xhohronte che si avviano all’interno di
Xzarlopea. Provando un’emozione nostalgica davvero forte. Si capacita di
proseguire seppur da solo ricordando teneramente le peripezie stravaganti
appena vissute.
Cala velocemente la notte e
magicamente l’intervallo che passa alle prime luci dell’alba è già vicino.
Poiché trascorre in un baleno come se il tempo favorisse i suoi movimenti
rischiarandoli con il fare del giorno. Eccolo l’Hachiko-Shibuya che plana ora nella verde collina dell’Albegna e della Fiora, dove
le unità Kokhet chiamati Korkhy sono destinati a sussistere per
proteggere i regnanti di Etruria. Come ultimi discendenti del popolo Koketh. Fintanto che a Etruria gli altri
Koketzy che comprendono trenta essenze per ogni imperatore, sussistono
all’interno dei loro giardini come un vero e proprio abitato.
Diligenti nel tutelare e vigilare la pace nei regni, invisibili e impercettibili al cospetto di occhi indelicati. Lo straordinario vascello approda ora dove comincia la terra screziata di Etruria salutando il temerario Niccolò.
Và ora Niccolò ricorda di mantenerti sempre guardingo, ma allo stesso tempo lasciati scorrere nelle vene il respiro di Etruria. Gli disse con affettuoso slancio l’Hachiko-Shibuya.
<<D’accordo! Lo farò
grazie. Grazie davvero per tutto. >>
Buona vita a te.
Lo straordinario vascello-farfalla sfarfallando pigramente scompare all’orizzonte. Lasciando dietro di se una coltre di polvere madreperlacea che rischiara la zona. Quand’ecco … che il giovane Niccolò si ritrova depositato nel suolo adiacente Aurinia. E sprigiona a gran forza un ampio respiro instillandosi nuova vigoria, schiudendo lo sguardo vigile sul territorio rallegrandosene entusiasmato. La bellezza che denota la regione è straordinaria e si posa in ogni dove... dalle prime luci del giorno per finire al crepuscolo della sera dove il sovrano espande i suoi raggi sul territorio. Terra soave e screziata in cui si può ascoltare la piacevole voce della natura che prorompe vivida. Nel luogo in cui si può ottenere il favore della gradevole brezza, culla dei pensieri. Mentre le fragranze scaturite dalle corolle in fiore ingentiliscono il panorama. Tuttavia l’ammirare questa meraviglia infonde in lui la sicurezza di proseguire in un’avventura singolare in quel d’Aurinia nella pregevole Tuscania a Etruria di anni or sono. Insorge in lui il senso di appagamento che elargisce tale luogo, e si accorge che a volte il silenzio della natura con le sole voci del creato è un toccasana del tutto sublime per la mente, da cui trarne beneficio immediato. Felice si addentra in quella riserva di benessere impagabile. Ai lati del bosco una fitta vegetazione di diversi alberi riveste la piana. Gli alberi hanno tronchi fini, fini, ritti, inclinati a fronde piatte ed estese, dai più diversi profili e strani colori. Prosegue fino al momento in cui arrendevole e senza rendersene conto, passa attraverso il ruscello dove prova un piacere enorme nel bagnarsi fino alle ginocchia. Rinvigorito da quella linfa di acqua cristallina. La volta celeste regala il carosello della natura in ogni momento. Dando sfoggio alle sue tele che permangano splendenti come opere uniche, effigiate nel firmamento con figurazioni sublimabili. E il sovrano del cielo dona la sua completa sfericità. Poiché rilascia colorazioni purpuree. Trasformandosi abilmente elargendo nuove gradazioni, che vanno dal giallo paglierino, ai cremisi. Mentre i sublimabili vigenti e boriosi si pavoneggiano sopra le fronde degli alberi volteggiando aggraziati. Il giovane armato della solita curiosità prosegue e si scopre in un’estensione magnifica. Fuoriesce dal ruscello e percorrendo il sentiero di strada sterrata, si ritrova a MonteMerano. Che si mostra imperioso innalzato su un colle rivestito d’olivi, estesi tutto intorno al suo maniero recinto da mura. Mentre appare invero il suo incantevole borgo. La sensazione che avverte è quella di essere completamente in un’altra realtà. Pochi passi più avanti si mostra quella che valuta di primo acchito, una ridente cittadina, Immersa da splendore unico, provvista di una scenografia naturale e poetica incredibile. Mentre addirittura percepisce la dolcezza che aleggia nell’aria, sicuramente contraddistinta dal senno acquisito e raggiunto dalle acque miracolose della sua sorgente e cascata della giovinezza, che regala a questi borghi, tesori di natura inestimabili. Di cui il torrente Stellata che si congiunge ad Albiniam primeggia con le sue acque azzurre. Effettivamente tutta la zona si mostra di superba bellezza, presentandosi racchiusa da mura preestrusche, dominando il colle e caratterizzata da un falsopiano d’origine vulcanica. Zona straordinaria. Scortata da valloni, gorre e gole create dai corsi d’acqua. Mentre abitazioni, necropoli e strade scavate nel tufo, sfolgorano in incantevoli borghi antichi che ne esaltano la bellezza, custodendo un valore unico di ricchezze etrusche nei latifondi Maremmani. In seguito si mostra magnifico tutto il comprensorio regalo di madre natura. E in quel luogo di sogno sorge Aurinia poggiata su un cuscino da sovrano. Come un gioiello pregiato adagiato sulle colline della Maremma. È un luogo sorprendente. Le cascate formate da una serie di piscine naturali, disposte su vari livelli, sono avvolte in volute di vapore caldo. Estese per circa parecchi metri quadri. Emergendo avvolte come in uno scrigno. Dove risalta immediatamente la bellezza della sorgente che si riversa con impeto ai piedi della collina, deponendo le sue acque sulfuree che toccano il livello di 37° gradi. <<Wow! Nell’osservare questo bagliore cristallino sorge il ghiribizzo di entrarci per trarne beneficio immediato. >>. Considera a voce alta Niccolò. In realtà poco più avanti si rialzano i percorsi vascolari con acqua calda e fredda, provenienti dalla falda sotterranea a 200 metri di profondità. Che sgorga perenne e placida da circa 3000 anni. Le vasche pietrificate e carboniche sgorgano fumose e bollenti, sprigionando l’odore di zolfo, che prevale su tutto pizzicandoti il naso, mentre l’atmosfera si mescola a profumi di fiori circostanti. <<Incredibile come la natura stessa possa aver generato luogo tanto bello!>>. Esclama il giovane Niccolò. La sorgente rivela le sue cascate naturali generate dal cratere vulcanico che si trova all’interno, dando profilo alla fonte che si snoda attraverso il ruscello detto Gorello che scorre pacifico e regolato dalle acque perenni. <<Svelato l’arcano mistero di quell’effluvio così forte, che avevo percepito all’inizio quando ero nei sotterranei. Tuttavia questo luogo sembra scaturire da un prodigio. Compare completamente immerso nella creazione soprannaturale, dando origine a un effetto divino da rimanerne costernati. >>. Considera in realtà Niccolò. La bellezza che circonda tutta la zona adiacente è sconfinata. Nel luogo in cui procedendo si ritrova a scoprire caverne, catacombe, gallerie e splendori d’arcaici mondi trascorsi. Di fatto il giovane non si capacita di essere in una località a dir poco splendida, poco lontano da Milano. Non può nemmeno concepire con la fantasia che questa sia la lussureggiante Toscana, dove racchiude inestimabili e incomparabili bellezze al suo interno. Considera inoltre a quanti tesori solitari e celati ci sono in Italia senza che la gente se ne renda davvero conto. Pur amando il suo paese d’origine, si sente Italiano più di quanto immagina, ed è per questo sempre pronto a contemplarne ogni profilo. Dal luogo in cui è uscito, addirittura c’è un intero mondo arcaico e occultato nel mistero, che sussulta e vive sotto i piedi. Procede a buoni passi e una leggera brezza lo investe. Il suo viso è completamente travolto da un bagliore accecante. Il riverbero del sole a contatto con le acque limpide della sorgente è nuovamente fulgido e lui si sente inebriato da tanto splendore rimanendone stregato. L’acqua sulfurea pare sgorgare direttamente da un punto fatato e la bellezza che ne scaturisce esaltano i sensi lasciandolo stupito. Verificando una volta di più quanto l’insieme prodigio di naturalezza, unito al mistero che distingue questo luogo, appaia veramente incantevole. Il giovane si vede costretto a passarvi attraverso per giungere al punto prestabilito, nonostante fosse vestito di tutto punto. Ebbene in un crescendo di sensazioni che non riesce nemmeno a descrivere, s’inebria al suo interno. L’acqua è caldissima, lieve, soffice. Beatitudine forse la racchiude in se o il completo piacere dei sensi. Lo scroscio dell’acqua gli si proietta addosso, solcando i suoi stati d'animo. Mentre il sovrano del cielo con i suoi insiemi luminosi è vicino lodandolo. Al giovane pare addirittura avere visioni celestiali. Si lascia andare a una sensazione corporea amabile. Mentre è invogliato a stare sempre a bagno, rallegrandosi di quel beneficio paradisiaco. Sperando quasi possa durare in eterno. Lasciandosi cullare dai caldi vapori e dalle dolci fluenti delle correnti termali, che a quanto pare hanno oltretutto forti virtù terapeutiche. Il verde indiscusso e rigoglioso aggiunge valore al paesaggio, regalando un rinnovamento di percezioni. Uno straordinario e sinuoso connubio dove tutto si unisce armonicamente. Una vera coesione fra il retroterra e la forza generatrice. Tutto quanto ama il giovane è custodito in quei luoghi incantevoli. Dove Storia. Antichità. Cultura. Superbe aree del bosco. Borghi medievali. Torrenti. Salti d’acqua vertiginosi. Ponti e vie cave scavate direttamente nel tufo dagli Etruschi si unificano al paesaggio in un alternarsi di splendore. L’intera estensione genera un susseguirsi di fascino arcaico che sovrasta questa meravigliosa vallata. Gli occhi primi spettatori ne pregustano la vista e un turbinio di realtà visive, sfila rapidamente nella sua testa da sbalordirlo. Nuovamente trapela l’attenta valutazione di non credere per nulla di essere in Italia se ben arcaica. <<Mah! Sono in paradiso.>>. Dice felice di ammirare quelle meraviglie che conoscevano solo attraverso i libri. Si sente davvero emozionato. Una serie di magnifici volatili spensierati e graziosi s’innalza in volo, dirigendosi verso il mare cristallino della Maremma, dando esibizione della loro magnifica e naturale arte del volare. Dopo aver beneficiato della celeste sensazione di immergersi in quelle acque. Il giovane decide di alzarsi da quel bagno ristoratore per avvicendarsi al borgo di Aurinia. Proseguendo a piedi raggiante e felice nonostante si fosse completamente bagnato. In ogni caso ci mise poco ad asciugarsi giacché la giornata è al culmine di una calura primaverile dalle calde temperature. Attraverso le vie della borgata incrocia un carosello di bambini. Alcuni giocano spensierati vicino a una fontana annaffiandosi a vicenda, altri invece si spalleggiano curiosi cercando di raggiungere per primi i muretti lontano circa cento metri. Il giovane Niccolò compiaciuto nota che i loro volti irradiano felicità e il sorriso li rende luminosi. Alcuni di loro sembrano sacrificati dalle trine, dai merletti e ricami. Altri dal colletto e dal rigido busto che li riveste. Altri ancora costretti dai cappellini elaborati che riprendono l’abito. Nonostante questo pare si divertano molto senza farci troppo caso. I padri li guardano di soppiatto, dicendo loro di prestare attenzione a non scivolare. A un certo punto Niccolò nota un giovane simpatico, che sta passeggiando assieme a coetanei, tenendo sottobraccio dei libri. Volto a raccontare aneddoti curiosi. È il più minuto di tutti loro. Ha l’aspetto giocoso e si espone per primo accortasi che il giovane che passa dall’altro lato del selciato è uno straniero. Pertanto gli si avvicina subito salutandolo con una raffica di domande esposte in maniera cortese. <<Buona giornata. Qual buon vento la conduce da queste parti? E’ appena arrivato? Non vi ho mai visto?>>. Gli domanda con trasporto e simpatia rivolgendosi a Niccolò. <<Buon giorno a voi. Sì! Sono giunto ora e considero con piacere che questo posto è a dir poco incantevole. >>. Gli risponde con un sorriso a seguito dell’impeto di quel ragazzo. Terenzio così il nome del ragazzo, risponde entusiasta. <<Sì! È sicuramente il luogo ideale per chi desidera quiete, serenità e solerzia artistica. >>. <<Davvero?>>. <<Certamente! Qui ci si diletta nella pittura, nella scultura, nella musica, nella danza e a tutto quello d’espressione poetica possa esserci nel creato.>>. Risponde allegro il giovane che indossa un farsetto molto corto tipo blusa di color viola. Dalle maniche e brache rosse con bande arancioni. Con aperture in corrispondenza delle spalle dei gomiti e della vita. Da cui esce la camicia bianca e in testa porta un baschetto in tinta. L’altro giovane indossa un farsetto simile aderente al busto fino alla vita, che si allarga a imbuto, di color rosso spento. Ha la camicia bianca che si vede al gomito e al collo. Le brache di colori differenti verdi, rosso, bianco. E una specie di berrettino morbido in testa. Il giovane Niccolò dopo averli osservati con piacere, rivolgono loro una domanda. <<Toglietemi una curiosità! Come mai non vedo nessuna donna in giro per il borgo?>>. <<Beh! Vede oggi è l’avvento di primavera e tutte loro si radunano sulla Montagna Incantata. >>. <<Che meraviglia! Esiste una montagna denominata in questo modo?>>. <<Sì! Certo è il Monte Amiata. La montagna della Maremma distinguibile da tutta Etruria, dove lussureggianti foreste d’inestimabile splendore, sussistono piene di riferimenti antichi. Mentre si può incontrare la fontana del diavoletto, che sgorga a fianco della Madonna della Mula, che offre ininterrottamente acqua purissima al viandante, anche nei periodi più secchi. >>. <<Capisco! Splendido e curioso. E per quale motivo si addentrano lì?>>. Chiede. <<Le dame armate di lodevole serenità, si recano spensierate e felici nella magica montagna, alle pendici Fiume Fiora e nella grotta della sua sorgente, per dare origine attorno alla stessa a una vera e propria cerimonia di ringraziamento. >>. <<È indubbiamente degno di nota il loro entusiasmo e una volta giunte alla sorgente cosa accade?>>. Chiede incuriosito Niccolò.<<Una volta lì. La adornano con meravigliosi mazzi e diademi di fiori agresti, con ghirlande perfettamente collocate attorno alle rocce che fuoriescono dall’acqua, ricoprendola con petali di fiori d’Aurinia Petraea. A segno di devozione. Rivestendo tutto lo specchio d’acqua, esaltandone lo splendore. >>.<<Magnifico!>>. Esclama raggiante il giovane. <<Le donne poi realizzano il rito di ringraziamento, porgendo parole auspicanti di felicità e abbondanza. Chiedendo nuovamente futuri albori nel regno di Etruria affinché nessuno ostacoli il quieto vivere. >>. <<Ohi! Meraviglioso!>>. <<Sì! Soprattutto si raccomandano affinché lo “spirito delle influenze negative” di cui ogni tanto si senta parlare in giro, non abbia mai prendere il sopravvento su Aurinia e i suoi abitanti. >>. <<Pertanto intuisco che siete a conoscenza della possibilità che questo spirito possa alterare gli animi di Etruria?>>. <<Beh sì! Tutti noi qui si ha la facoltà di intendere che un’entità a noi sconosciuta, potrebbe introdursi nella nostra serenità per alterarla. E stiamo ben accorti nel formulare qualsiasi discorso negativo e deleterio. >><<Infatti, le donne attribuiscono al momento un gran significato, compiacendosi e inebriandosi nelle sue acque in un bagno bonificatore. Per poi finire la cerimonia, con danze e canti solenni che le suonatrici di flauto con abilità e maestria eseguono per elevare momenti di vero fascino>>. Aggiunge un altro giovane. <<E per quanto tempo restano via?>>. <<Bè! Stanno via dal borgo per l’intera giornata. E di ritorno sul far della sera, i loro mariti le fanno trovare delle pietanze fumanti e gustose per ristorarle dopo il cammino. >>. <<Incantevole! Bello! Ho capito, quindi voi nell’attesa dell’arrivo delle vostre donne. Vi deliziate a passeggiare in giro per i borghi spensierati e sicuri di regalarvi momenti beati. >>. <<Beh certo! E a loro fa piacere. Oltre a questo per noi uomini è una giornata dedita all’aperto, se ne approfitta per sperimentare la nostra arte a contatto con la natura. >>. <<Davvero entusiasmante e dove andate?>>. Chiede il giovane sedendosi momentaneamente su un muretto. <<Ci rechiamo solitamente al Golfo di Baratti sul promontorio di Popluna. Dove il paesaggio sovrasta incantevole animandoti di vitalità e sapienza. >>. <<Magnifico! Interessante. Di sicuro una cerimonia del genere è di buon auspicio, rammenta antichi valori e tradizioni, dove il ringraziare madre natura primeggiava nei cuori e animi della gente. >>. Asserisce il giovane Niccolò.<<Già e di sicuro per noi è motivo di ringraziamento e di buon augurio. >>. Risponde Terenzio grattandosi la testa con un soave sorriso e occhi vivaci. <<Scusate ne approfitto per chiedervi se sapete indicarmi la via per la fortezza Orsini>>. <<Beh! Il Castello Orsini è… mah! Un momento come mai v’interessa? >>. Gli chiede curioso Terenzio. <<Ecco! Emh! Avete ragione mi presento sono Niccolò Orsini conte di Statonia. >>. <<Oh! Perbacco! Ah! Molto piacere. Onorato del suo arrivo. Si narrava fra le genti che sarebbe arrivato un forestiero con lo sguardo vivo, audace e dal cuore buono. >>. <<Davvero?>>. <<Sicuro! Ebbene la fortezza, infatti, si trova a Statonia, deve proseguire per il cavone. Un sentiero scavato interamente nel tufo che congiunge Suana e Statonia. >>. <<D’accordo Grazie. >>. <<Alla fortezza si accede attraverso le antiche porte medievali. Inoltre si accorgerà subito del luogo poiché il paese è situato in una posizione strategica e sovrastante. Che pare aggrappato sull’orlo di uno strapiombo. Vedrà è incantevole una vera perla. >>. Gli risponde Terenzio.<<Grazie infinite. Emh! Chiedo scusa un’ultima cosa. Sapreste indicarmi cortesemente quanto tempo circa ci impiegherò ad arrivare?>>. <<Posso offrire più che una semplice informazione! Posso darle del tu vero? Giacché siamo coetanei?>>. <<Sì certo. >>. Risponde compiaciuto Niccolò.<<Vieni! Ti accompagniamo a prendere un cavallo. Così sopraggiungerai a Statonia verso sera. >>. Dà risposta Terenzio. <<Grazie, sono incantato dalla vostra cortesia. Non so proprio come ringraziarvi. Vi sono debitore. >>. Disse il giovane. <<Non fa nulla. Siamo soliti ospitare gli stranieri e persone come te che incutono a prima vista benevolenza. Affidando tranquillamente la nostra fiducia aiutandoli volentieri. >>. Assicurò Terenzio.<<D’accordo per ora vi ringrazia enormemente. Vi assicuro che al più presto riporterò il vostro cavallo. >>. Garantì Niccolò. <<Non darti pensiero per questo e mi raccomando fanno buon viaggio>>. Ripeté Terenzio. <<Grazie davvero. >>. Ribatté grato Niccolò armato d’emozione unito a un alone di magico sogno dopo aver salutato Terenzio. Si mette sulla via per Statonia piuttosto felice di avere trovato degli amici e un mezzo più veloce per recarvisi. La cosa che gradisce di più è l’affidarsi a un cavallo. Questo dal canto suo è un bell’esemplare. Un purosangue autoctono di un deciso color nero. Che si presta per il momento da vero ambasciatore per condurlo nei posti da lui designati. Giungendo al comprensorio il giovane nota che è circondato da abbondante grazia verdeggiante. In seguito attraversa una serie di numerose vie cave, dove la sorpresa che ne scaturisce è grandissima. Le strade Etrusche sono costituite da percorsi interamente ricavate dal taglio della roccia tufacea. Esserci di persona è meraviglioso. Sembrano prolungate di parecchi chilometri. Addirittura sorprende la loro altezza che a occhio e croce sembra sia almeno di venti metri. <<Wow!Pazzesco!>>. Esclama con il naso rivolto all’insù, meravigliato nel passarvi attraverso, provando un’emozione impossibile. Forse mirabile. È come avere la sensazione di uno spiraglio trascinato nell’arco temporale transitorio. Racchiuso e custodito in questi involti del tutto straordinari. Tale percorso protetto e indefinibile suscita riecheggiamenti di un passato davvero speciale. Si ha come l’impressione che chi abbia voluto disporre simili vie, l’abbia fatto affinché siano varcate da giganti ciclopici vissuti chissà in quale epoca. <<Meraviglioso! >>. Pronuncia con enfasi il giovane, sbalordito da tale imponenza. All’uscita delle titaniche vie, si ritrova al contrario proiettato nel presente. Tuttavia s’inoltra pacifico attraverso il sentiero che porta alla cascata. Dove mostra a ridosso la foce del “Fiume Lente” che rilascia la sua corrente limpida. Al passaggio del giovane si alzano in volo caracollando allegramente, una serie meravigliosa di farfalle multicolori, regalando un carosello di sensazioni di libertà e fascino. Procede poi attraverso il ponte romano, nei pressi della Cascatella del Torrente Procchio. Invece pochi metri più avanti incontrano un riccio con la sua famigliola, che si aggira nel sottobosco e non manca di fare un sorriso curioso. Il giovane percorre le rive dello specchio d’acqua trasparente. Imbattendosi poi in una serie di necropoli stupende e singolari. È particolarmente euforico e si sente protagonista a sorpresa di una meravigliosa favola. Lungo la strada per Sorano sul costone tufaceo e oltre il torrente che da vita a una bella cascata del luogo un albero abbattuto dal vento fa sfoggio di se sbarrando il passaggio, anzi creando allo stesso tempo, un ponte fra una e l’altra sponda. Un’insenatura a sembrare una piccola grotta a ridosso della riva si erge imponente e magnifica. Mentre si accorge di un meraviglioso territorio protetto, gioiello della natura tangibile. Dove prevalgono padiglioni con statue di manifattura eccellente, sedili intagliati nel tufo completamente immersi in una vegetazione florida e splendida. Tra muschio, felci e il fitto fogliame degli alberi, che intersecano le necropoli adiacenti. Un leggero venticello si alza agitandogli la giacca. Il colpo di vento passa veloce gelido e terso, come una velatura da fendere l’aria, al punto da farlo rabbrividire. Tuttavia svanisce all’improvviso com’è arrivato. “Chissà perché ogni tanto avvengono tali folate di vento gelido?” Si domanda. “Che siano sinonimo di sventura come a ricordarmi che il gelo farà parte di questa circostanza?” “Mah!” Non se lo spiega e procede elettrizzato. Passa oltre il Torrente Meleta e non osa descrivere la zona talmente è fiabesca. Un incanto senza uguali. Pare racchiusa in una nicchia. Con fiordi e dirupi scoscesi, aggrappati al rigoglioso verde che vi è, affianco. L’epico muschio con il suo manto lucente riveste ogni ciottolo, incorniciandolo di un color prato acceso, rendendo lo scenario surreale. In un crescendo di sfumature certamente sublimi. Nell’avvicinarsi man mano alla cascata. Mentre le acque cristalline sberluccicano immutate a ridosso di quell’eden. Il giovane ha la sensazione di pace sicura. Il luogo in cui si fermerebbe a contemplare gli effetti sonori che accordano il creato. Cogliendone le note. I rumori. Le melodie. Ammirando le colorazioni della natura. Godendone le fragranze e l’equilibrio che vi regnano per un tempo illimitato. Era già l’ora del tramonto quando dopo aver percorso qualche miglio, si ravvicina alla borgata e nota immediatamente la magnificenza che lo attornia. Con lo sguardo stupito ammira la fortezza che s’impadronisce del suo campo visivo. Mentre il borgo è circondato interamente da splendide valli e da una natura fresca e florida che lo carezza senza volere. Gli alberi impongono la loro figura elevando il paesaggio. Il cielo si presta a creare l’effetto sfumatura monocromatica dai colori tenui. E le creature alate sorvolano indisturbate queste contee dando al paesaggio un gradevole fascino, nel luogo in cui finalmente appare in tutto il suo fulgore dotato di un’incomparabile imponenza il castello di Statonia. Eccolo maestoso! Imponente. Avvolto in una totale culla di magnificenza. Immerso nel verde lussureggiante e illuminato di luce propria. Mirabile l’aspetto architettonico, che denota un particolare gusto da fondere natura e opera dell'uomo in un sincrono perfetto. I colori mutevoli generati dal sovrano avvolgono le case, concedendo un intervallo di luci e ombre da far brillare ogni cosa di un vigore proprio. Che si proietta dirimpetto come un tessuto pregiato e finissimo. La sensazione che prevale è quella di addentrarsi in un sogno lontano perso nell’oblio. A dire il vero sembra proprio d’essere all’interno di una favola stupenda. Dal sapore antico e misterioso. Il giovane si sente un principe e il borgo con la natura abbinata realizza una splendida cornice. Lo stupore è superiore a qualsiasi attesa e si chiede se possa davvero rappresentare una sorta di fantasia o esista veramente tale luogo. Il castello imperioso è costituito da due torri e un torrione. Arcate e arcatelle fanno breccia nella parte residenziale, ingentilita da una loggia rinascimentale. Mentre tre arcate si affacciano sulla valle di Sorano. Sembra un paese fatato come i più belli nei libri di fiabe. Con la differenza che questo è vero come lo è il giovane ardimentoso. La fortezza emerge da grandi rocce tufacee che ne rappresentano la base e le radici stesse. Sopra di loro sorgono le innumerevoli case che strette l’una all’altra rendono il tutto pittoresco. Piccole torri. Rocche brulle di color beige s’intiepidiscono al sole. Mentre corti principesche si mostrano a picco sugli strapiombi spuntando frastagliate direttamente sulla roccia. Un incanto impareggiabile. Il giovane si chiede come avranno potuto realizzare un paese del genere. Grandioso e misterioso. Davvero non se lo spiega. Tuttavia lo ammira curioso. La vegetazione rigogliosa si allarga su tutta la vallata, circondandola come per abbracciare questo luogo senza tempo. L’insieme confinante è incredibile. La fortezza si estende su tre vie principali, collegate da una moltitudine di vicoli intricati. Alcuni si schiudono a strapiombo sulla rupe di tufo. E altri si sviluppano sull’intero complesso stretti ad abitazioni medievali. L’area della fortezza è circondata da muraglioni perimetrali, con due grandi bastioni d’angolo a levante e a ponente. Sormontati dagli stemmi marmorei degli Orsini. <<Wow! Sensazionale! Un paese interamente costruito sulla roccia. >>. Esclama ad alta voce il giovane mosso dal totale desiderio di conoscere ogni angolo remoto di quel luogo. Domandandosi una volta di più come può essere presente a quel vedere. Dove la compagine disposta magistralmente da madre natura è unita alla mano abile dell’uomo in un simposio armonioso. È una specie di Castello Sforzesco gigante. Con abitazioni concentrate tutt’attorno. Innalzato a uno strapiombo di roccia naturale. Mentre cinge il borgo con verdi pendii, valli, torrenti, cascate, rupi, su cui il sovrano del cielo al calare della sera sfoggia fiero i suoi colori. Terenzio inoltre gliene ha parlato, la fortezza è spalleggiata da tre castelli minori. Situati su altrettanti poggi dirimpetto a Sorano. Si tratta della dimora Rocchette. Il maniero Castellaccio. E il fortilizio Castelvecchio. Postazione che difende il passo verso Sena Iulia. Clusium e l’interno della penisola. Un luogo circondato da tanta bellezza raggiunge l’apice dello sguardo elevandolo al sublime. Le imponenti arcate dell’antico acquedotto mediceo che aprono il sipario al castello Orsini. Sfoggiano ben 15 archi e chiavi di volta ,pregevoli al punto da far sembrare il complesso una sorta di castello magico. Come fosse una compagine scolpita in un periodo senza tempo. Situato nell’alta Maremma nel cuore della bella Italia. Fino al momento in cui sbuca all’interno della contrada che si presenta come un mondo antico. Il giovane s’introduce lungo le vie ed è investito da un alone di pensieri lontani. Mentre l’intero comprensorio è dominato da un respiro arcaico. E sopraggiunto al borgo Niccolò, s’immerge nell’immediato in un periodo senza tempo. Dove percepisce una nota di singolari sapori. Profumi e colori si mescolano elevati dalla brezza. Infatti, il buon odore di ginestra, che gli anziani legano appesa alle finestre, si unisce a quello amabile del pane caldo appena sfornato del forno. Proseguendo ammira le mattonelle di travertino bianco che compongono il mosaico della piazza centrale. Dove appare invero l’imponente palazzo storico della famiglia Orsini. Ecco che all’improvviso s’imbatte in un personaggio al quanto stravagante. Un curioso menestrello con la pelle bronzea. Forse generata dal fatto che passa molto del suo tempo all’aperto. Poiché è cantastorie, poeta e giullare. Incaricato dai signori di Etruria affinché decanti la bellezza delle città. Il curioso menestrello indossa un farsetto abbottonato sul davanti. Con bordo inferiore dentellato e maniche a palloncino fino al gomito. Che terminano a imbuto ai polsi di due colori, azzurro e oro, di cui la metà è finemente ricamata. Lo stesso disegno è poi ripetuto sulle maniche. Indossa calze e brache variopinte verdi, bianche e gialle. Sfoggia inoltre scarpette allacciate con la punta leggermente pronunciata. E un copricapo di feltro con svariate punte che ricadono a cono e impreziosite da pendagli con ricami e campanellini come a voler segnalare il suo arrivo. Il suo sguardo dimostra un’intelligenza agile e pronta. Canta con occhi vispi ed è di sicuro molto simpatico. Rivolgendosi a Niccolò gli dice intonando una canzonetta. L’ha scortata a Statonia il vento di maestrale, dove è risaputo, non esiste un reale.
Il borgo incantato scopre i suoi albori, le dame conquistano i loro amori.
Danno
sfoggio d’opere gli artisti, i signori si prestano a fare acquisti.
A Statonia,
Suana e Sorano, tutti ci si tende la mano.
Poniamo
attenzione ai nostri pensieri, affinché non siano funesti e neri.
L’influenza
negativa subentrerebbe e senza controllo aumenterebbe.
Nelle
contrade confinanti, vi abitano gli animi astanti.
Che
inconsapevoli cominciano discussioni inamovibili.
Sia guardiano
alla dimora di Statonia, dove predomina la begonia.
Con
tanti auguri di giorni sicuri, siamo sinceramente puri.
Capitolo sedicesimo
<<Messere benarrivato e buona giornata. >>. Gli dice infine con energia il menestrello. Niccolò non fece caso più di tanto a quelle parole, che celano un sottile velo di sventura prevedibile. Anche se gli rammentava quanto detto da Aurinia la farfalla dorata, si limitò a non proferire parola in merito e a ossequiare il menestrello. <<Buon giorno a lei. Grazie per le sue parole di benvenuto, posso avere l’onore di conoscere il suo nome?>>. Domanda Niccolò. <<Oh! Messere si! Sono Pompeo menestrello e giullare di una reggia che di corte ancora non sa, se e come ci sarà. >>. <<Piacere Pompeo io sono Niccolò Orsini conte di Statonia. Ed è proprio alla fortezza che mi sto dirigendo. Gli posso offrire alloggio al castello? Che ne dice? Quando vorrà, sarò lieto di ospitarla. >>. <<Grazie conte me ne ricorderà e buona giornata. >>. <<A lei Pompeo buona giornata. >>. Dopo aver salutato Pompeo, il giovane Niccolò è assalito da un pensiero improvviso. Come di una calamità che si stia per abbattere su Etruria. Sopraggiunto al borgo, lo stupisce l’elegante portale da fiaba d’ingresso a palazzo. È proprio come addentrarsi in un mondo fatato. Sopra l’arco spicca un’arme monumentale dai particolari ornamentali di spicco. Sotto il cimiero dell’orsacchiotto araldico vi sono inquadrati leoni Aldobrandeschi le barre e le rose degli Orsini. Pertanto ora è sicuro, che il Ciondolo visto scomparire alla necropoli di Sileno sia proprio il Proteo Dorato degli Orsini. Da lontano nota che per arrivare all’ingresso bisogna salire una rampa. Che sfocia in un portale a forma di arco rotondo. Mentre sulla piazza retrostante che si estende fino ai due margini della rupe, si ammirano vedute spettacolari. Padroneggia la fontana medicea preceduta dall’acquedotto che scavalca l’antico fossato con un maestoso arco in tufo che si eleva al cielo. La bellezza di questa compagine architettonica ha dello spettacolare. Dalla piazza tre vie affiancate s’inoltrano nell’abitato. Intersecate da una serie di vicoli pittoreschi. Caratterizzati da gradinate e piccole stradine soggette e decorazioni cinquecentesche che ne esaltano la bellezza. Portali e finestre delle case antiche del centro sono spesso ornati in bugnato rustico. E la piazzetta con il colonnato è a dir poco incantevole. Mentre prosegue la gente della cittadina pare non notarlo. Continua il suo tranquillo andirivieni per il borgo come un giorno qualsiasi. Niccolò è elettrizzato nel notare la poesia che si manifesta visibile in ogni angolo arcaico di questo luogo. Lo stupore aumenta quando si accorge che non par vero ci sono dei pittori lungo le stradine. Gli artisti sono posti agli angoli delle vie del borgo. Mentre danno sfoggio della loro magnifica bravura, creando vere e proprie opere d’arte contemporanea. Stemperando i colori con eccellenza. Dando rilievo alla perfezione con toni sfumati e decisi. E ritraendo quasi a effetto fotografico il paesaggio limitrofo. Dove il verde rigoglioso domina la vallata disegnando la bellezza incalcolabile che prorompe vivida. Un pittore in particolare si presta a dipingere la casa degli archi a Statonia. Che si estende per quasi duecento metri sulla parte terminale dello sperone tufaceo. Dove appunto il tufo rosa la rende particolarmente incantevole. E la posizione, la mostra esclusiva, infatti, le sue finestre si affacciano su entrambi i lati del paese offrendo scorci di panorama a dir poco spettacolari. Niccolò prosegue e nota un ampio piazzale sostenuto per due lati da muraglioni a picco. Che separa il baluardo con un torrione al centro da costituire la prima fortezza. In seguito vede un secondo cortile munito di portici. In cui si snodano prolungati camminamenti all’interno delle mura, con lunghi passaggi di tufo. Che pare conducano fino ai livelli sotterranei della fortezza. Dove ci sono gli scantinati che si estendono per tutto il sottosuolo rappresentando una seconda città. Il giovane nota per di più che il borgo è attraversato da cunicoli intercomunicanti da pozzi. Posti su diversi livelli e che ogni abitazione si avvale di una cantina. Ne nota una che scende particolarmente in profondità, che lo invoglia ad addentrarsi lungo la discesa. Dove incontra l’abitazione del bottaio. <<Buongiorno buon uomo. Mi presento. Sono Niccolò Orsini conte di Statonia. La disturbo se faccio una domanda che mi sorge spontanea?>>. <<Buon giorno a lei conte, non mi disturba per niente dica pure. >>. <<Come mai è così profonda la sua abitazione?>>. <<Vede conte è tutta questione di fragranze!<<Fragranze?>>. <<Certo! Affinché il vino sia amabile e possa acquisire le note di cuore. Ha bisogno di essere mantenuto a una temperatura piacevolmente fredda. E questo luogo è ideale a questo scopo. >>. Gli risponde con un sorriso impettito Pilade il bottaio. Che indossa un camicione bianco con una sopravveste che gli serve a non sporcarsi. L’uomo dal viso tondeggiante su cui gote si accende un color paonazzo, steso su un naso a patata, gli mostra un sorriso simpatico. <<Ho capito. La ringrazio per l’esauriente risposta. La sua dedizione al mestiere di bottaio gli fa onore complimenti e buon lavoro allora. >>. <<Posso conoscere il suo nome?>>. Gli domanda Niccolò stringendogli la mano prima di congedarsi. <<Sono Pilade il bottaio. Conosciuto a Statonia per la produzione del miglior vino della zona. >>. <<Ecco bene molto piacere Pilade. Una volta giunto al castello sarò lieto di assaggiare i suoi prelibati vini e magari ne comprerò alcune damigiane. Venga presto a trovarmi d’accordo?>>. <<Va bene conte grazie. >>. << A lei buona giornata. >>. <<Buona giornata anche a lei conte>>. Rispose cortese Pilade. Il giovane osserva che la gente apparentemente è serena e in tranquillità svolge le attività quotidiane con una solerzia da far venir voglia di unirsi a loro. Scorge delle fabbrerie, un frantoio, ci sono più in là depositi per alimenti. Più avanti cisterne e pozzi per l’acqua. Una macelleria interamente scavata nel tufo e il forno delle azzime che arcaico offre un tocco particolare alla borgata. Che sfoggia i suoi abitanti in un tripudio di solerzia e dinamicità. Posto a est vi è un laboratorio, dove i lavoranti della seta si prodigano ad affinare il processo di lavorazione. Mentre il tintore reagisce a un errore commesso da un lavorante il quale si scusa dicendogli che d’ora in poi si propone di stare più attento. Il giovane Niccolò sopraggiunge dinanzi a un’incantevole bottega. Dove all’entrata l’insegna riporta il nome “Mastro Aldo il cartaio”. E lo stesso è preso a dare disposizioni in merito al processo per ottenere la migliore carta possibile. Un vero e proprio paese fecondo sussiste all’interno delle mura di Statonia, del tutto attivo e vigoroso. Il giovane si accorge di una donna scrivana. Che sedeva curiosa intenta a copiare fedelmente uno scritto commissionatale. E riflette di quanto strano per quei periodi sia questa eventualità. Allo stesso tempo lo ritiene fatto straordinario che sia valorizzata la donna al punto tale da affidarle un compito così stimato. Donzelle e paladini si aggirano per il borgo conversando briosamente. Il notaio figura altolocata e importante si aggira impettito è vestito di tutto punto. Indossa la zimarra lunga fino ai piedi di color verde con i bordi rosso scuro ricamati in oro. Tiene appesa alla cintura una borsa e una corta pellegrina con bordo orlato le ricopre le spalle. Ha inoltre un copricapo rosso scuro a falde larghe rialzate e ai piedi indossa stivaletti con la punta leggermente allungata di color bruno. Lo stesso è intento a conversare con lo Speziale per delle forniture di aromi. Il quale veste con una casacca blu corta aperta sui fianchi con un’ampia scollatura posteriore. Con pieghe irrigidite da cordonetti che ne mostrano i profili e le bordature in tinte vivaci in velluto. Ha le brache di due colori e in testa un simpatico copricapo di feltro. La moda curiosa di quel periodo entusiasma Niccolò ogni qualvolta incontra qualcuno. E si chiede allo stesso tempo come facciano alcuni a indossare quelle vesti che sembrano pesanti. Poiché fa un caldo assurdo. Tuttavia pare che la gente non ci faccia molto caso. Incrocia un carosello di oche, anatre e maiali che girano indisturbate. Mentre la borgata sembra contraddistinta da serenità e quiete. E la gente che vi abita pare allietata da un’energia senza pari. Il giovane osserva attentamente la compagine della fortezza e deduce che dagli spalti dei torrioni sicuramente si riesca addirittura ad ammirare il panorama che versa sul lago di Bracciano e a vedere tutta la vallata adiacente. Nota già da quella distanza un particolare di spicco. Come a sembrare far la guardia a tutta la fortezza. Posto su un basamento all’ingresso del palazzo vi è un meraviglioso leone in pietra marmorea simbolo di forza, coraggio e giustizia. Incredibile lo sguardo del giovane è volto a procedere lentamente propenso a guardare l’ingresso come a esigere di ammirarlo da vicino. Nel torrione centrale si apre la porta massiccia attraverso il fossato lungo il ponte levatoio. Mentre si entra nel cuore della fortezza. Le dame che passeggiano nel cortile adiacente al Palazzo Orsini probabilmente appena tornate dalla cerimonia augurale presso il Monte Amiata rivestono d’ampia bellezza. Una gentildonna dagli occhi verdi e capelli castani cammina a pochi passi da lui. La donna veste un abito di broccato color giallo. La cui ampiezza è accentuata in modo uniforme dall’alto in basso. Con aperture ai fianchi che lasciano intravedere la veste di sotto. Le cui maniche sono minuziosamente composte di sboffi e nastrini, lasciando intravedere il tipo di lavorazione decorativa molto fine. Un’altra nobildonna dai capelli neri indossa una sopraveste composta di un corpetto attillato al qual è unita una gonna. La cui ricchezza composta in vita ricade liberamente in fondo. Dalla scollatura a triangolo s’intravede la veste sottostante. Sul petto e sulle maniche piccoli tagli fanno intravedere la fodera di diverso colore. La sopraveste di un’altra dama dai curiosi capelli rossi invece è intera in velluto foderato e aperto sul davanti fino in fondo. La veste sottostante è in damasco con bordatura e sboffi ai gomiti. Le dame chiaramente sfoggiano le acconciature del periodo. Che prevede la fronte spaziosa e capelli raccolti sul dietro, divisi in molteplici trecce e ornati con decori monili, perle o altri preziosi. Niccolò considera che l’eleganza che le distingue somigli ai dipinti di stimati pittori del periodo. Dove non occorre menzionarli vista la loro bravura e notorietà. A un certo punto le donne scorgono Niccolò il quale non si accorge che è guardato con sospetto perché si sta addentrando vicinissimo all’entrata del castello. <<Psssssst……. Hai visto che fascino particolare ha quel giovane?>>. Domanda curiosa la gentildonna dagli occhi verdi. <<Sì! Indubbiamente! Chissà chi è?>>. Risponde e si domanda la dama dai curiosi capelli rossi. <<Potrebbe essere quel giovane di cuore buono che tutti attendevano!>>. Aggiunge la dama dai capelli neri. <<Sì potrebbe essere così!>>.Concludono. Di fatto le nobildonne incuriosite confabulano fra loro. Chiedendosi chi sarà mai quel bel giovane dal fascino di paesi lontani che sta per entrare nel castello rimasto incustodito per anni. E si limitano a osservarlo da lontano. Niccolò è confuso e un po’ disorientato. Bensì allo stesso tempo è notevolmente stupito dall’incanto che sprigiona quel luogo incantevole senza tempo. Vi respira aria di culture e civiltà diverse. E pervade la sensazione di mutevolezza dello scorrere del tempo con i suoi periodi che fluiscono in un meraviglioso equilibrio. Il giovane passeggia e di volta in volta lo spettacolo si svela dissimile. E cerca di immaginarsi le persone che vi hanno abitato nel tempo e la loro distinta cultura. Cominciando proprio dall’epoca più lontana. Quella preistorica poiché custodisce segni neolitici incontrati prima di giungere lì. Fintanto che si scorgono le impronte decise dell’epoca Etrusca molto marcata, dalle vie cave, dai fortilizi con le case caratteristiche scolpite su roccia, dai laboratori sterrati nella pietra, alle necropoli, il tutto ingentilito con il prezioso tufo. Si mostra poi lo splendore di popolarità Greca. Il fulgore dell’epoca arcaica romana. Si ha il sentore dell’epoca medievale, dove gli Aldobrandeschi signori supremi della Maremma hanno regnato per circa mezzo millennio. Spira e si diffonde nell’atmosfera il succedersi dei percorsi del regno dei Medici. Della Lorena e dei loro eredi. Niccolò con occhi carichi di giubilo gira su se stesso per ammirare meglio tutti i particolari. Ed esclama entusiasta come pochi. <<Che splendore! Che meraviglia questo luogo. Incredibile e misterioso allo stesso tempo. Difficilmente un paese racchiude quest’incanto. >>. Il giovane stava quasi per raggiungere l’ingresso principale del castello, quando all’improvviso gli si avvicina un bimbo e spontaneamente lo tira per un lembo del farsetto. <<Ciao bel signore. E tu chi sei?>>. Pronuncia il bimbo con una vocina simpatica. <<Ciao bel bambino. Sono Niccolò e tu come ti chiami? >>. <<Oh! Io sono Cirillo. >>. Risponde il bimbo che indossa un farsetto blu abbottonato sul davanti. Con il bordo inferiore dentellato a maniche lunghe. Veste calze e brache color cobalto. Sfoggia scarpette allacciate con la punta lievemente pronunciata e un copricapo blu di feltro. <<Molto lieto Cirillo. E che cosa ci fai qui se posso chiedertelo?>>. Domanda incuriosito Niccolò.<<Beh! Vedi è il figlio di Gianfranco il conte palatino. E di Valeria nobile dama di Statonia e dovevo proprio trovarmi qui ora. Lo sai?>>. Replica il piccolo elettrizzato. <<Davvero? Mi fa piacere conoscerti. Mah! Dimmi come posso esserti utile?>>. <<Sai… i miei genitori mi hanno sempre detto. Che quando il sole è rosso e dalla punta del Monte Amiata espande i suoi raggi fino a toccare il torrione di Statonia. Bè… sarei potuto venire alla fortezza perché sapevano, vi sarebbe giunto un nobile di cuor gentile ad abitare. Che mi avrebbe preso in stima per farmi da maestro. >>. <<Ops! Perdinciribaula!>>. Esclama Niccolò Guardando con tenerezza quel bimbo molto grazioso dai capelli biondi e occhi verdi vivaci. <<Pensi che dovrei farti da maestro? >>. <<Emh! Si!>>. <<E che cosa dovrei insegnarti se è lecito saperlo?>>. Gli chiede con un buffetto al sorriso Niccolò. <<A diventare Cavaliere no! Sciocco. >>. <<Come sarebbe a diventare Cavaliere?>>. << Sì proprio Cavaliere. >>. <<Ah è così!>>. Stette al gioco Niccolò. <<Sì! E i miei genitori hanno anche detto emh! Che farò parte dell’ordine dei Cavalieri della Farfalla Dorata. >>. <<Come sarebbe a dire? Non ne so nulla! I tuoi genitori ti hanno parlato dei Cavalieri della Farfalla Dorata?>> Gli domanda Niccolò facendo credere che non ne conoscesse l’esistenza. <<Sì! Non sai proprio nulla? >>. <<Vedi la leggenda dice che tredici cavalieri siano rimasti nascosti chissà dove per lungo tempo. All’arrivo di un nobile signore dal cuor gentile che abiterà il Castello Orsini. L’intero ordine dei cavalieri un giorno alla fine dirigerà lo sguardo agli abitanti del regno di Etruria. Per portare il loro servigio a difesa del territorio. E la farfalla scolpita in rilievo su ogni spada, darà forza, vigore e coraggio all’ordine dei Cavalieri d’Etruria e più di tutto di Statonia.>>.<<Ah! Ho capito molto interessante!>>. L’ambizione del bimbo è notevole, come pochi adulti riescono a manifestare e Niccolò comprende che deve trattarlo con riguardo come fosse un valido paladino in erba. <<Capisco! Ascolta Cirillo ma dove sono i tuoi genitori?>>. <<Ah! Loro? Sono andati nella Chiesa di Santa Maria. Per la funzione. Mentre io dopo aver notato il sole che ripeteva i suoi raggi fino al torrione. Come dicevano i miei genitori e l’ho vista avvicinarsi al castello… bè… non ho resistito a raggiungerla. >>. <<Ah! Ho capito. Dimmi un po’ quanti anni hai?>>. <<Io? Beh… ne ho cinque. >>. Risponde Cirillo deciso, eccitato e scoppiettante di vitalità. <<Caspita! Non ti sembra un po’ presto per la richiesta di divenire paggio e formarti per essere prossimo Cavaliere?>>. Replicò Niccolò dandogli un buffetto sulla guancia, scompigliando i capelli e sorridendogli teneramente. <<No! Come presto?>>. Rispose accigliato Cirillo. <<Sì! Troppo presto! Vedi il processo per diventare Cavaliere è notevolmente lungo. >>. <<Si! Lo immagino. Ciò non toglie che io voglia farne parte già da ora. >>. Afferma sicuro di se il bimbo. Il giovane Niccolò non aveva mai visto nulla del genere. Dagli occhi di quel bimbo zampilla chiaramente una forza propria che prescinde dall’età. Generando in lui una determinazione che ha del talento prodigioso. Dove al solo sentirlo parlare manifesta quanto di vero ci sia nella verità che lo vuole cavaliere. <<Sai Cirillo. Innanzi tutto devi sapere che per diventare cavaliere ci sono molti aspetti da considerare. >>. <<Si! Bene! E quali sono?>>. <<Vedi! Gli impegni da seguire sono pesanti. E il cammino è faticoso. Inizia sì da bambino e come paggio, ma da quando si compiono almeno i sette anni. >>. Afferma Niccolò con dolcezza. <<Come sarebbe a dire all’età di sette anni? Dovrei aspettare ancora due anni?>>. Replica Cirillo dimostrandosi accorto e sveglio. <<Sai Cirillo. Per cominciare i paggi devono andare a servizio dei signori. Dove inizialmente devono badare ai cavalli. In seguito a quattordici anni il paggio diventa armigero e poi scudiero per imparare a maneggiare le armi. >>. <<E non vado bene io che ne ho cinque, ma sono disposto a diventarlo subito?>>. <<Troppo simpatico! Vedi Cirillo il prossimo sollecitato cavaliere s’istruisce sulle regole del combattimento. E quando il sovrano va in guerra, gli tiene le armi e lo scudo. >>. <<E lo scudo e le armi sono pesanti! Vero?>>. <<Esattamente! Più tardi a ventuno anni compiuti finalmente ottiene l’investitura da Cavaliere a seguito di un’insigne cerimonia. >>. <<Capisco! È tantissimo tempo. Io voglio diventarlo adesso!>>. Afferma sicuro di se il piccolo. <<Devi sapere che l’impegno cui si va incontro è veramente difficoltoso. >>. <<Emh! Io sono capace. E correrei il rischio di affrontare questo destino già da ora. >>. Gli dice il bimbo sempre più sicuro di se. <<È lodevole la tua volontà sai? Tuttavia un altro aspetto che devi considerare è quello dell’investitura dove la notte prima della stessa. Quelli che saranno prossimi cavalieri devono dedicarla alla meditazione. E in ginocchio davanti all’altare devono rivolgere il pensiero sui compiti che lo attendono dove chiedono a Dio di dargli la forza di superarli. >>. <<Si lo immagino! Sarei bravo in questo ne sono sicuro. Mi dedicherei davvero di cuore a pregare. >>. <<Lo vedo che sei proprio bravo. >>. <<E allora posso?>>. <<Un’altra cosa che devi sapere è quella cui fa seguito un cavaliere per tutta la vita. >>. <<E quale sarebbe?>>. <<Ebbene! Quella di seguire una corretta e rigorosa disciplina. >>. <<Capisco! Io lo voglio! Sono certo di riuscire a seguire la disciplina imposta ai cavalieri. >>. <<Certo ci credo. Lo leggo chiaramente nei tuoi occhi. >>. <<E allora?>>. <<Emh! … Ciò nonostante vedi… per esempio qualora un cavaliere dovesse mancare alle leggi della Cavalleria o tradisce il suo giuramento … >>. <<È… dimmi? Che succede a quel punto?>>. Domanda il bimbo sempre più entusiasta. <<Ebbene in quel frangente è immediatamente privato dell’armatura. Del suo onore e inevitabilmente sarà trascinato sulla pubblica piazza, dove sarà degradato e deriso. >> .<<Caspiterina!>>. esclama Cirillo.<<Non ti sembra di essere un pochino piccolo allora per quest’impresa?>>. Gli dice con tenerezza Niccolò.<<Beh! Sì un pochino piccolo lo sono. Io voglio diventare Cavaliere. >>. Controbatté il bimbo quasi con un sussulto volto al pianto. Niccolò vede in quel bimbo un impeto ed entusiasmo tale, che solo chi ha un dono innato può determinare, generando stupore al solo pensiero di diventare cavaliere, appassionandolo senza eguali, per cui lo prese teneramente con sé dandogli una carezza e gli parlò teneramente. <<D’accordo Cirillo. Mi hai convinto. Allora facciamo cosi… ora ti accompagno alla chiesa e diremo ai tuoi genitori di condurti a palazzo quando sarà il momento. Ti prometto che sarai il primo della lista per diventare Cavaliere della farfalla dorata. Anche se ne dobbiamo riparlare al compimento dei tuoi sette anni. >>. <<E va bene! Uff … D’accordo!>>. Rispose il bimbo un po’ abbattuto. <<Non è tutto!>>. << non è tutto?>>. <<Ecco! Nel frattempo devo assegnarti una missione molto importante. >>. <<Oh! Davvero? Si! Si! Quale missione, dite?>>. Rispose appassionato Cirillo. Che a quel punto dimostrava una vivacità briosa e una spigliatezza colma di saggezza che gli ridà risolutezza. <<Beh! Vedi. Ogni qualvolta ti capiterà l’occasione di incontrare i cavalieri>>. <<È? Dimmi che cosa devo fare?>>. <<Devi porre molta attenzione alle loro movenze. >>. <<Attenzione? Si! Si lo farò ma cosa devo osservare precisamente?>>. << Osservi tutto loro. Per conoscere inizialmente le loro abitudini. Devi guardare attentamente la postura che impiega, il loro atteggiamento e le consuetudini. Verificherai poi altre qualità che li caratterizzano dal modo singolare che adottano per salire a cavallo. Al modo in cui tengono le armi. Osserverai il modo in cui sono vestiti, la loro eleganza. Esaminerai il loro contegno e le buone maniere che magistralmente sfoggiano sotto gli occhi di tutti. >>. <<Oh! … si! Si! D’accordo! Va bene!>>. <<Compito molto importante da svolgere già da ora invece è comportarti come degno Cavaliere. Poiché in via del tutto eccezionale ti nomino il più giovane e ambizioso paggio per la vicina investitura da Cavaliere nell’ordine della farfalla dorata. >>. <<Oh! Dici sul serio? Caspita! Conte ho capito bene sono già paggio allora?>>. Gli chiede scoppiettante di gioia. <<Esattamente! E lo confermo assegnandoti questa Xhonil.>>.<<Una Xhonil? Cos’è una Xhonil?>>. Domanda elettrizzato. <<Ebbene, è una spilla molto importante. Xhonil è la spilla con inciso in rilievo il simbolo della farfalla dorata dal valore unico. >>. <<Sul serio? Non ci posso credere!>>. Risponde il bimbo quasi senza fiato. A quel punto il giovane Niccolò gliela fissa al petto con orgoglio e immediatamente questa sberluccica in segno di approvazione. Poiché l’ha consegnata alla persona che Niccolò reputa fiduciario. << Mi raccomando Cirillo ora sarà tua premura fare in modo che questa spilla sia conservata nei migliori dei modi>>. <<Emh!Mh! Certo! Certo!>>. <<Invece cosa più importante… >>. Il bambino non lo lascia nemmeno finire di parlare che interviene frettoloso. <<Cosa? Qual è la cosa più importante. >>. <<Ecco! È molto importante che tu faccia molta attenzione a non perderla. Poiché la sua virtù si rivelerà a te proprio in funzione della maniera in cui la custodirai. >>. <<Accipicchia! D’accordo! D’accordo! Lo farò. Si! Prometto che farò molta attenzione. Non posso crederci è davvero per me?>>. <<Certo che è per te. Ti ho appena nominato giovane e ambizioso paggio. >>. <<Grazie! Grazie. Posso dire che sono molto contento e felice. La custodirò nel mio cuore sempre. E nessuno potrà dirmi che io non diventerò Cavaliere grazie davvero. >>. Rispose Cirillo con un’esplosione d’allegria. <<Siamo d’accordo allora? In via esclusiva fai già parte dell’ordine dei Cavalieri della farfalla dorata. >>. Affermò con tenerezza e serietà Niccolò.<< D’accordo grazie. Grazie!>>. <<E ti dirò di più ti eleggo mascotte per eccellenza dell’ordine. >>. <<Davvero? E la Xhonil è proprio mia?>> Domanda con esultanza Cirillo. <<Si! Davvero è proprio tua. >>. <<D’accordo! Allora farò come dite conte, m’impegnerò già da ora a osservare e a comportarmi con i modi che si convengono a un Cavaliere. Grazie. Grazie molte. >>. Cirillo fu raggiante al punto che si butta di sorpresa in braccio a Niccolò schioccandogli un bacio compiaciuto, mentre il giovane non poté fare altro che contraccambiare quella repentina gioia, dandogli un bacio sulla fronte. Subito dopo Cirillo corse radioso incontro alla madre crepitando di felicità. <<Mamma! Mamma! Guarda cosa mi ha regalato il conte Niccolò.>>.<<Tesoro e chi è di grazia il conte Niccolò?>>. <<Mamma, ma è il conte giunto ora del Palazzo Orsini di Statonia?>>. <<Oh! Davvero? Che meraviglia Cirillo. Sai che ti dico? Che è proprio una bella spilla. Bella e originale. >>. Rispose Valeria con trasporto. Che risalta un’eleganza ragguardevole poiché sfoggia una veste di broccato color rosa la cui larghezza è mostrata in modo uniforme dall’alto in basso. Con aperture ai fianchi che lasciano intravedere la veste di sotto. Le cui maniche a sboffi e nastrini rosa antico, lasciano intravedere un tipo di lavorazione ricercata. E felice per l’entusiasmo del figlio lo bacia più volte sulla guancia.<<È una Xhonil guarda! Sai mamma il conte mi ha anche assicurato che diventerò Cavaliere!>>. <<Sul serio?>>. <<Si! Dovrò aspettare di compiere sette anni, ma lui mi attende sai?>>. <<Bene! Sono felice per te. >>. <<Sai mammina mi ha anche detto che sono il paggio in via esclusiva più giovane dell’ordine dei cavalieri della farfalla dorata e quindi insignito della carica di mascotte. >>. <<Bene Cirillo è meraviglioso! Sono certa che diverrai il miglior cavaliere dell’ordine. Ora va pure a giocare con i tuoi amici e sta attento a non perdere la spilla. >>. Gli dice la mamma con tenerezza e orgogliosa per il suo piccolo. <<Non la perderò mamma! Starò attentissimo. >>. << Grazie ancora conte e arrivederci. >>. <<Arrivederci Cirillo. >>. Cirillo saltellando allegramente corre verso i suoi compagni di gioco, col petto in fuori come a mostrare meglio la sua nuova e bellissima Xhonil. Sentendosi fiero e orgoglioso come nessuno dei suoi amici l’era stato negli ultimi tempi. Mentre loro compiaciuti per lui gli fanno i dovuti complimenti. Entrambi i genitori di Cirillo si presentarono a Niccolò.<<Ben trovato! È un piacere fare la sua conoscenza. >>. Dice Gustavo il padre di Cirillo che veste un farsetto marrone, con aperture legate sul dietro e sulle maniche, brache di un color bruno con calze marrone e un berrettino floscio color caffè sulla lunga capigliatura. Stringendogli la mano. <<Emh! Benarrivato! Conte siamo commossi nel notare con quanta tenerezza si è preso cura del nostro figliolo. >>. <<Non preoccupatevi è un piacere potersi intrattenere con bambini così svegli e desiderosi di un sogno già a un’età così piccola. Non è bene spegnere l’entusiasmo, anche se si è ignari a quell’età dell’entità dell’argomento, non potevo fare altrimenti credetemi>>.<<Bene grazie ancora conte e buona permanenza a Statonia. >>. <<Si! La ringraziano infinitamente. Assicuriamo di venire a palazzo al più presto. >>. Risposero entrambi. <<Devo ringraziare voi per l’accoglienza e per aver tirato su un meraviglioso bimbo. Buona giornata. >>. <<Buona giornata a lei conte. Auspichiamo per lei una buona permanenza a Etruria. >>.<<Grazie >>. Niccolò contento di avere regalato la Xhonil a Cirillo sapendo che è in buone mani. Si presta da ultimo a raggiungere il Palazzo Orsini, inoltrandosi verso i cunicoli del borgo attraverso interminabili quartierini. Dove ampi cortei di case compatte e zigrinate sfoggiano numerosi infissi pullulanti di ricolmi cortili. Mentre i bambini corrono su e giù allegri e felici.<<Vi presento la contessa Flavia e il conte Torquato della
casa degli archi a Statonia. >>.
La contessa indossa un vestito verde a vita alta, con la
scollatura quadra e le maniche a sbuffo e un ampio cappello piumato molto elegante.
Mentre il conte Torquato invece veste una sorta di camiciotto in raso visibile
al petto e ai polsi, dall’ampia scollatura da dove appare la camicia fine
pieghettata e chiusa alla base del collo. Indossa calzoni attillati oltre i
ginocchi con tagli longitudinali. Un’ampia cappa impellicciata le cui maniche a
palloncino abbondanti rendono la sua figura già imponente ancora più notevole.
<<È una coppia armoniosa. Sebbene lei un pochino di aria da
gran signora se la dia.>>. Asserì’ Cassio.<<Simpatici! Si!>>.
Risponde il giovane.
<< Appartenenti alla dinastia del Castello Ottieri di Sorano
vi presento il barone Gianni e la baronessa Brigida.
>>.
Lui veste una casacca rossa foderata con tessuto di colore
contrastante marrone. Con ampia cimosa al collo e all’estremità delle maniche.
Brache aderenti e di differente colore giallo-rosso. Porta un basco in testa e
un collare prezioso.
<<Etruria benarrivata!>>. Esclama il barone
rivolgendosi giocondo a tutti gli invitati.
<<È talmente simpatico da sprizzare di gioia. La sua
allegria non manca di essere notata. A
dispetto degli invitati che placidi appaiono ammutoliti ma abituati alle
sue uscite impetuose e così vivaci, portano senza indugio una ventata di
allegria. Con cruccio a volte della stessa baronessa Brigida che pur volendo
stare in disparte, l’ilarità dimostrata dal barone glielo impedisce. >>.
Afferma Cassio.<<Davvero sembra simpatico. >>. Risponde il conte
rivolto al maggiordomo. I due uomini rimangono stupiti ad ammirare la bellezza
della baronessa Brigida, che si mostra soave, sfoggiando fili di perle e
diadema sulla capigliatura, composta in una lunga coda ricadente sul dietro e
trattenuta da una lista di velluto blu incrociato. Veste un abito a corpetto a
spina di pesce a strisce colorate blu e nere alternate sul fondo giallo oro
sull’ampia gonna. Osservandola ti fa distogliere comunque lo sguardo dal
barone. Ampiamente fa capire, che l’amore fra due persone che scelgono di stare
insieme. Ha confini ben più estesi rispetto a quanto uno si possa immaginare.
<<Il duca Alfio e la duchessa Giada della Rocca di Sorano.
>>.
Il duca Alfio indossa una cappa semicircolare blu. Dagli ampi
bordi bianchi ricamati con fili d’oro che contrastano il colore. Veste brache
aderenti e ha capelli lunghi, dove poggia un curioso baschetto. Invece lei
indossa un abito rosso con ampie maniche. Si nota un eccesso di decorazioni sul
petto che lasciano intravedere le incastonature di perle e pietre preziose, mentre
le maniche divise a più piani terminano a imbuto, in più la sua figura appare
rigorosamente impreziosita da un’acconciatura in pizzo e broccato d’oro.
<<Pensi conte che è conosciuto nel circondario per essere un ottimo
intenditore d’arte. Collezionista incallito di vere e proprie rarità. Mentre la
duchessa è una dama cordiale, gentile e a modo, con una venerazione per la
floricoltura, al punto tale da sfoggiare nella sua acconciatura fiori di rara
bellezza. Vede conte?>>. Afferma Cassio. << Davvero Interessante e
lei è deliziosa>>. Risponde Niccolò salutandola cordialmente dal vertice
del salone.
<<Vi presento la splendida marchesa Dorotea e il marchese
Fiorenzo della Rocca di Telamon. >>.
Lui indossa una casacca in broccato rosso ricamato con bordi ampi.
E un cappello a falde larghe con piuma. Mentre la marchesa veste in abito in
broccato color blu. La cui ampiezza si accentua in un modo uniforme dall’alto
in basso. Le aperture ai fianchi lasciano intravedere la veste di sotto e la
sua figura graziosa e tondeggiante. <<Il marchese è conosciuto nel rione
per essere un eccellente viticultore. È sempre alla ricerca di nuovi terreni
per ampliare il suo già vasto territorio ricco di vigneti. >> . affermò
Cassio. <<Invece la marchesa è stupenda. Incredibilmente vivace. Non
manca mai di un sorriso e la sua gioiosità la estende a tutti. Pensi conte che
ha una prole da invidia, ben quattro figli, un maschio e tre femmine. >>.
<<Bene! Interessante e lei è davvero simpatica>>. Risponde il
giovane.
<< Ecco vi presento il barone Lapo e la Baronessa Giuditta
del Castello della Badia a Velx. >>
Lui veste una casacca color bordò, foderata con tessuto di colore
contrastante rosso, con ampio bordo al collo e all’estremità delle maniche.
Veste brache aderenti e di differente colore bianco, rosso. Porta un copricapo
floscio con piuma in testa e un collare prezioso. Mentre la baronessa dal naso
adunco ben pronunciato, veste un abito di color verde con bordo giallo oro. Ha
un diadema sulla capigliatura composta in una lunga treccia ricadente sul
dietro e trattenuta da un nastro di seta verde. Mostra un evidente figura
imponente vista la sua statura di un metro e ottanta circa. <<Il barone
Lapo è noto per essere persona buona. Rispetto a tanta altra gente che vive
alla borgata. Un po’ inerme forse all’altezzosità della moglie. Di cui si sa
che l’abbia dovuta sposare per rappresentanza. >>. <<Che peccato
sembra proprio una persona buona. >>.<<già >>.
<<Vi presento il duca Annibale e la duchessa Priscilla del
castello di Caletra>>.
Lui ha capelli biondi. E affascinante sguardo luminoso. Indossa
una casacca senza maniche e con falde ricadenti posteriormente con pieghe
regolari in vita serrata da una cintura. Brache di due colori. Guanti e un ampio cappello. Lei ha capelli
castani chiari, visino d’angelo, occhi verdi. Piccola ma ben proporzionata.
Veste un abito di broccato rosa, la cui ampiezza si accentua uniformemente
dall’alto in basso. All’estremità dei capelli le ciocche ricadono sciolte sopra
un velo. Trattenuto sulla nuca da uno spillone gemmato. Mostra pregiati
gioielli con perle incastonate alla sommità del capo e al collo. <<Sono
una coppia splendida e felice. La bellezza di entrambi non passa inosservata.
Si sono visti pensi per caso alle cascate del Gorello ad Aurinia e da lì un fulmine a ciel sereno si è impadronito
dei loro cuori che li hanno visti convolare a nozze >>. Asserì
Cassio.<<Sono davvero incantevoli. >>.
<<Vi presento la contessa Elena e il conte Guglielmo del
Castello di Capalbio. >>
Lui veste un farsetto castano, con fenditure allacciate sul dietro
e sulle maniche, poi veste brache a motivi e colori diversi con calze
variopinte e un berrettino floscio sulla lunga capigliatura. La contessa veste
un abito color salmone con due aperture laterali allacciate di un tono
arancione. Si nota la stoffa pregiata e profilata in oro. Ha i cappelli raccolti con una reticella
impreziosita con perle da renderla incantevole. <<Sono stimati nelle
contrade perché hanno una bottega di tessuti. Di cui vanno molto orgogliosi per
le pregiate stoffe che riescono ogni volta a realizzare. Sbalordendo i mercanti
di ogni borgata. Inoltre si fanno voler bene da tutti quanti, dato che aiutano
anche la gente meno abbiente. >>. Afferma Cassio.<<Bravi davvero.
>>.
<< Appartenenti alla dinastia del castello di Caletra vi
presento la Baronessa Diletta e il barone Gregorio. >>.
<< Mentre di Vetluna vi presento il marchese Nestore e la
marchesa Teresa >>.
Lei indossa una veste gialla ampia con un alto bordo verde sfrangiato
e ricamato d’oro. Porta i capelli finemente legati a una delicata reticella
d’argento. Lui indossa un farsetto rosso scuro a scollatura rotonda. Con
mantello marrone alle spalle. Il volume delle maniche è composto in vari piani
e ha un cappello morbido a falde larghe con piuma. <<Sono rinomati e
conosciuti come i migliori intagliatori. Realizzano una tipologia di
lavorazione indiscutibile per la manifattura di pietre e materiali preziosi.
Persone divertenti e portate al sorriso. Non abusano della ricchezza e si
distinguono per elargire grosse somme di denaro ai bambini orfani, maltrattati
o abbandonati. >>. Avvisa Cassio.<<lodevole >>.
<<La duchessa Daria e il duca Egidio del castello di Triana.
>>.
Lui veste con un farsetto a due colori arancio verdi con i bordi
dorati. Brache variopinte. E come copricapo ha dei capelli posticci applicati
per aumentare il volume di quelli naturali. Lei ha una veste in tessuto damasco
celeste con ampia scollatura. Una deliziosa e delicata collana di perle le scende
fino alla vita e l’acconciatura si mostra ricercata, è impreziosita con le
stesse perle. <<pensi conte che la coppia è conosciuta per i mirabili
giardini all’interno del loro castello e per le varietà di piante importate da
ogni parte del globo. >>. Asserisce Cassio.<<Davvero mi piacerebbe
vederli. >>. <<Si può fare conte basta che voi lo chiediate.
>>.
<<Il visconte Tiberio e la contessa Adelaide di Velx.
>> .
Lei veste un abito di broccato verde e oro con piccoli sboffi decorativi alle maniche a palloncino. Pelle di zibellino alle spalle e mostra un incantevole monile prezioso al collo. Lui veste un abito di damasco argento. Con un’apertura dalla quale si vede il farsetto con maniche lunghe fino ai polsi. E decorato con sboffi e incastonature di pietre preziose. <<Sono persone abituate a stare alla ribalta per via dei progetti delle lavorazioni in alabastro. >>. Lo informa Cassio.<<Interessante notare come illustri signori bene, dispongano anche di buone attività da cui ne traggano soddisfazione e appagamento. >>.<<Già!>>.
<<Vi presento la contessa Irene e il conte Falco del
Castello Colonna di Vetluna. >>.
Il conte veste un farsetto nero. Brache a motivi di due colori.
Calze multicolori e un baschetto morbido con piuma. Lei porta un abito color
dorato. Con due aperture laterali allacciate. E i cappelli raccolti con una
reticella ingioiellata con preziosi. <<La contessa è stimata per la
peculiare dedizione a impartire lezioni sull’uso dell’ago e del telaio alle
giovani dame del borgo. Le insegna a cantare, danzare a leggere e scrivere.
Tutti gli insegnamenti hanno lo scopo di prepararle al matrimonio e a comparire
esemplari nobildonne agli occhi della società bene. >>. Afferma Cassio.<<Davvero
valente. >>.
<< Mentre di Tarxuna vi presento il Marchese Denis e la
marchesa Liliana >>.
Il Marchese indossa un farsetto verde decorato con fenditure trasversali. Mostra poi un copricapo piatto e inclinato con applicate le piume di struzzo. La Marchesa indossa una veste a vita alta, con ampia scollatura delimitata da una pettorina ricamata con fili d’oro. Le maniche a imbuto aderenti in alto e notevolmente ampie ai polsi dove si ripiegano gli ampi bordi. Mostra una preziosa collana e un’elegante acconciatura impreziosita da una cuffia a rete dorata. <<Sono famosi perché hanno prestigiosi laboratori per la concia delle pelli. E anche per la nomea di essere persone squisite. Pensi conte che ogni qualvolta li s’incontra, si trae beneficio al solo stare in loro compagnia. Hanno la battuta pronta in ogni occasione e il sorriso che predomina su tutti i fronti non manca di essere esibito. >>. dichiara Cassio.<<Si vede guardandoli negli occhi. >>. Asserisce il giovane.<<già >>.
<<Vi presento il conte Tolomeo e la contessa Elisabetta di
Popluna.>>.
<<Appartenenti alla dinastia del Castello di Popluna vi
presento la contessa Elisabetta e il conte Tolomeo. >>. <<Sono
stimati nei dintorni perché possiedono vari laboratori dove realizzano i
migliori elmi di tutta Etruria. Allo stesso tempo perché sono veramente
burloni. Anche se non lo fanno di proposito la loro goffaggine ogni volta,
diverte moltissimo. >>. <<Davvero?>>. Difatti, appena fatto
l’annuncio. Non par vero la contessa inciampa sul vestito giallo dalle aperture
laterali legate. Accade che dai cappelli raccolti dalla reticella dorata
ornata, si sfilano le perle, e una di queste caracolla a terra facendo incespicare
il conte Tolomeo. Che rovinosamente si accascia ai piedi di Cassio il
maggiordomo. Che prontissimo li aiuta a rialzarsi senza suscitare scalpore per
l’accaduto. Rialzandosi lei esclama: <<Mi avevano parlato del fascino che
avvalorava il maggiordomo Cassio. Bensì non credevo avesse il potere di far
prostrare ai suoi piedi le persone in questo modo!>>. Cassio dal canto
suo si limita a un sobrio sorriso sotto i baffi. Anche se sarebbe scoppiato in
una risata non indifferente, ma la sua indole diplomatica glielo impedisce. Il
conte Tolomeo è tipo veramente curioso dal naso pronunciato e lo sguardo buffo.
Veste un farsetto nero con fenditure allacciate sul dietro e sulle maniche.
Porta brache a motivi di due colori, calze panna e un berretto floscio con piuma
sulla lunga capigliatura rossiccia. Il conte Tolomeo elargisce nell’immediato
una simpatia squisita e di rimando dice rivolto alla contessa. <<Mia
cara! Guarda che non è colpa del maggiordomo. È per via delle splendide dame
che mi hanno fatto gli occhi dolci. Forse non te ne sei accorta?>>. E
strizza l’occhio a una delle dame che compare davanti a lui. Elisabetta la
contessa intuisce il giocoso scherno. Per coprire la caduta in maniera
divertente e sta al gioco. <<D’accordo caro! Che ne dici se ora andiamo a
occupare il nostro posto?>>. Domanda lei con un sorriso invitante e
un’andatura resa curiosa apposta per ridare al momento il gusto divertente agli
occhi degli astanti.<<Si cara. È meglio altrimenti non si sa mai,
qualcuno potrebbe anche impadronirsene. >>. Afferma sorridendo
prendendola a braccetto. <<Sciocco ti va sempre di scherzare. >>.
<<Lo so cara. È la mia indole che vuoi farci!>>.<<Già!>>.
Rispose lei con una nota d’ilarità. A quel punto tutti, compreso Niccolò
sorrisero compiaciuti per la simpatia dimostrata dal conte Tolomeo e la
contessa Elisabetta.
<<Vi presento l’arciduca Menelao e la duchessa Benedetta di
Villa Lante a Bagnaia a Castrum Viterbii. >>.
<<Vi presento il Visconte Alderico e la
contessa Amanda di Velx. >>.
Lei veste un abito di broccato arancione e oro. Con piccoli sboffi
decorativi alle maniche lunghe. Un’accurata acconciatura pregiata. E mostra un
ornamento prezioso al collo. Lui veste un abito di damasco dorato con
un’apertura. Dalla quale si vede il farsetto con maniche lunghe fino ai polsi e
decorato con sboffi e incastonature di pietre preziose. <<Ebbene deve
sapere che sono rinomati nella contea per essere i migliori scultori di bronzo
del circondario. Realizzano opere di sicuro rilievo e ritenuti fedeli poiché
persone disponibili e rispettose. >>. <<Bene sono felice di
conoscerli. >>.
Capitolo diciottesimo
Niccolò non manca di stupirsi dinanzi a tanto fasto di abiti e gioielli riunitasi a palazzo Orsini in un carosello di eccellenze proprio per l’occasione. Notando che il défilé si mostra di confezione impeccabile. <<Grazie Cassio per il suo supporto. Mi ha fornito un luminoso profilo sui signori di Etruria. Mi è stato davvero di grande aiuto. >>. Gli dice Niccolò sicuro di avere avuto chiare delucidazioni in merito agli ospiti, che altrimenti non avrebbero avuto modo di sapere. <<È mio dovere conte. >>. Risponde Cassio dopo aver mostrato gli ospiti illustri. E a quel punto non meno importanti presenta il Giullare Pompeo di Statonia. I giocolieri. Gli acrobati. I buffoni e i menestrelli i quali si prodigano con maestria a intrattenere i nobili. I musici con Clavicembalo, Liuto, Flauto e Viola li cominciano a deliziare con soavi minuetti. Quand’ecco che Niccolò al centro della sala prende la parola. <<Benvenuti graditi ospiti! Ringrazio tutti per la cortese partecipazione. Sarò lieto di mettermi a disposizione per qualsiasi eventuale necessità. Confido in voi per la riuscita della serata. Divertitevi. Segneremo questo goliardico intervallo come svolta a un nuovo risorgimento>>. <<Si! Evviva! Grazie a voi Niccolò per essere qui. >>. Risposero tutti. In seguito Niccolò si presta volentieri a dar inizio alle danze. Mentre l’atmosfera favolosa domina la sala sulle note cadenzate di un rondò. Il ballo trasporta sia dame, sia cavalieri in una giostra di danze soavi e spensierate. Danzano felici e leggiadri nell’attesa che il banchetto ufficiale del conte Orsini abbia inizio. Nel salone dove si consumeranno i cibi che a detta di tutti. Saranno sublimi perché creati dal magistrale Egidio il cuoco. Precettore indiscusso dell’arte culinaria. Lo spettacolo scenografico della sala dei ricevimenti rapisce l’occhio dell’osservatore, il quale non può che rallegrarsi nel costatare che persino le pavimentazioni sono ricoperte di petali di fiori ed erbe aromatiche che ingentiliscono il tutto e che il pregiato tavolo gigante decorato in alabastro a forma ovale; presenta un’imponenza sconvolgente. L’illuminazione è garantita da lucerne che incredibilmente inclinano verso i commensali a un’altezza adeguata. Magistralmente elaborate di fine bellezza e ingegno. Realizzate in maniera tale che le giunture sembrino trasparenti. Poiché le vedono appese al muro. Bensì magicamente. Come avessero un supporto trasparente, si propendono eleganti e sinuose al centro del tavolo. E da candelabri che presentano una manifattura impeccabile con decori che decantano il blasone degli Orsini. Una sorta d’incanto si svincola dagli affreschi alle pareti. Poiché all’improvviso a seguito preciso comando di Cassio. Gli addetti al salone schiacciando delle levette dorate. Fanno sì che si srotolino panoramiche spettacolari a tre dimensioni. Come fossero apparati scenografici teatrali. Che raffigurano quanto di più bello può offrire il territorio. Con vedute di sorgenti, cascate, specchi d’acqua cristallini e le vallate della Maremma che vivida prorompe la sua sfarzosa rigogliosità, per finire al centro del salone con un tripudio a favore delle donne. Si mostra una sublime scenografia nella nicchia centrale. Custodisce un salto d’acqua eccezionale che termina sulla pavimentazione dove ad accoglierlo, vi è il pregiato bacino di cristallo-dorato a forma di farfalla. Che serba lo speciale dono per le dame all’interno, formato da u’incantevole bouquet di fiori avvolti pregevolmente da un nastro ricoperto d'oro. Alle finestre invece si sbrogliano straordinari rampicanti opalescenti. Mentre su di essi vi sono appollaiati i volatili più incantevoli si possano vedere. Che liberi e aggraziati diffondono il loro delicato ciangottio di benvenuto. Con accorato stupore Niccolò osserva la travolgente tavola imbandita. Che si snoda virtuosa esibendo un decoro di suggestione inimmaginabile. La tavola adorna di splendore mostra la bianca tovaglia di lino. Ornata a strisce dorate con balze dai colori perlacei. Che raffinata concede un simposio d’armonia eccellente. In bella mostra si esibiscono delicati bicchieri in vetro di Murano. Vassoi d’argento dalla manifattura impeccabile. Piatti in maiolica d’argento cesellato con pietre preziose. Caraffe e bottiglie dal collo slanciato di vetro soffiato artigianalmente. Nel mezzo dell’imponente tavolo non mancano le preziose saliere. Invece servite in diverse ciotole, sfoggiano spezie e salse di tutti i colori e sapori. Poi cosparsi in tutta l’estensione delle tavole deliziosi petali di rosa, si riposano delicati e ornati a regola d’arte fiori e marzapane al centrotavola in un trionfo a effetto ornamentale davvero raffinato esaltato dalla briosità delle colorazioni e dagli amabili profumi. Invero il giovane percepisce una sollecitazione al naso di fragranze e buoni odori che esplodono improvvisi di mai sentiti così specifici, al punto da influenzargli positivamente lo stato d’animo incline al rilassamento. Il cuoco Egidio che appunto per reputazione è stimato e famoso come il più grande artista delle arti culinarie. Quel giorno ha superato se stesso. L’esperienza unita alla sapienza ha affinato le sue arti. Da farlo divenire sublime ed esclusivo nelle sue creazioni. Inoltre si dimostra abile nel far giungere i piatti in tavola nella giusta successione. In Egidio l’ardore dell’artista innato sopraggiunge quando inizia a disporre, comporre, creare e decorare. Dando vivacità e forza alle sue composizioni e portate. Ideando con ingegno nuove forme ogni volta che c’è un ricevimento. Sistema a regola d’arte pezzi tondi, quadrati, circolari e rettangolari. Sminuzza parti a schegge, sferiche, chiare o scure secondo la pietanza e del vassoio. Evidenziando con ingegno e ricercatezza qualsiasi particolare di ogni creazione. Guarnisce magistralmente i piatti con petali di rosa e violette per poi profumare e insaporire i cibi. Abbinando i colori alla perfezione. Proprio come la tavolozza di un pittore è predisposta per definire il quadro. Egidio dispone finemente i cibi sui piatti adoperando colori naturali, ottenuti con bietole, spinaci, basilico, prezzemolo, cannella, zafferano, uva passa, prugne e more. Con eleganza pone i dolci, i vini e gli intingoli con effetti e tinte da magnificare l’occhio dell’osservatore. Niccolò nota che il cuoco Egidio per dare l’effetto del bianco. Ha messo insieme riso, mandorle, carne di pollo e latte di capra. Ha usato il succo del legno di sandalo che rilascia una colorazione rosa antico, per rendere sublime la rappresentazione della portata del pesce. In seguito per accentuare la delicatezza delle portate dei volatili. Ha usato la radice d’alcanna, che rilascia una colorazione rossa luminosa che arriva al violaceo e al blu. Dando origine a vere e proprie opere d’arte. Che raffinate con novizia di particolari concedono uno straordinario effetto scenografico a tavola, sublimando i commensali, esaltandone tutti e cinque i sensi, vista, udito, olfatto, gusto e tatto. Egidio sa cogliere alla perfezione la sensibilità dell’uomo, conscio quindi di procurare piacere rendendo i sensi dell’olfatto e del gusto inscindibili. Ha poi composto vere opere scultorie, con arrosti, porchetta, anatra, lepre, pavoni, pernici, generando effetti a dir poco stupefacenti. I commensali a bocca aperta. Sono veramente stupiti nel notare con quanta grazia e maestria il cuoco usa gli elementi scenici. Guardando i menù di frutti di mare con scampi, asparagi, pasticcio d’ostrica e il pavone che domina il centro per i piatti d’uccellagione, sono per lo più estasiati al punto da formulare una richiesta. <<Conte Orsini dovrebbe dare in prestito anche a noi il vostro rinomato cuoco Egidio per le occasioni importanti. >>. Domanda il marchese Denis. <<Bisognerebbe chiederlo direttamente a lui. È libero di scegliere di fare una dimostrazione in altri palazzi. Anche se a dirla tutta non so se lui sia disposto a lasciare la sua amata Ortensia suo prezioso aiuto in cucina. >>. Rispose compiaciuto Niccolò. <<Grazie. Proveremo a chiedere a lui allora. >>. Replicò il marchese Denis. Mentre le dame non mancano di spendere una parola fra loro, in merito al fascino particolare che stilla il giovane conte Niccolò. Ed ecco che a ravvivare ulteriormente il simposio. Giungono inaspettate in una giostra di beltà le giovani ancelle. Che vantano uno splendore incantevole. Preparate a festa in onore dei commensali. Di fatto per l’occasione sfoggiano abiti dal colore bianco-rosato. Dotati di un delicato décolleté con rialzi sulle maniche a sbuffo. In vita vestono una fascia di raso scarlatto. Portano i capelli raccolti a treccia con fili dorati che incorniciano il volto aggraziato. Che dona all’intera figura uno splendore indiscusso. Le ancelle adorabili e dotate di sicura grazia s’immettono nel salone dei ricevimenti trasportando ogni prelibatezza, in un turbinio di simpatia e luminosi sorrisi. Avanza per prima Brunilde. Poi subentra Cassandra. In seguito si accodano Dafne, Cecilia, Elena, Demetra, Fabiana, Sabrina, Tiziana, Arianna e Adalgisa. Fintanto che si prestano cortesi a servire garbatamente le pietanze ai commensali. Niccolò soddisfatto di questo connubio si alza e parla nuovamente. <<Propongo un brindisi a quest’incontro e al banchetto allestito e preparato dall’encomiabile Egidio. Mentre mi complimento oltre che con lui, anche con tutti gli altri aiutanti che hanno reso questo momento indimenticabile. >>. Brindano tutti assieme esclamando in coro “Viva”. <<Viva!>>. Replicarono tutti. Tra sorrisi galanti. Fugaci pettegolezzi. Conversazioni singolari. Dialoghi curiosi e intrattenimenti goliardici si consumano via, via le magistrali portate. Durante il tempo in cui gli astanti ne gradirono avidamente il sapore. Gustandone ogni minima porzione. Intanto che velate note di melodia cortese, rallegrano l’udito. Il banchetto sta giungendo al termine e gli invitati ampliano la conversazione sulle condizioni di Etruria. <<Abbiamo giusto il tempo di gustare il dolce e ultimare il nostro discorso conte Niccolò. Affinché si possa tornare presto alle nostre dimore prima che imperversa il brutto tempo. È meglio prevenirlo. >>. Espose il marchese Denis.<<Sì! Giustamente prosegua pure!>>. Replicò Niccolò<<Ebbene! Ho gradito moltissimo questo delizioso banchetto. Senza escludere la bravura dei musici, degli intrattenitori e anch’io mi unisco alla lista di chi fa i complimenti a Egidio. Aggiungo solo che per ora l’inquietudine che ci tormenta è legata alle insidie che adombrano Etruria. >>. << Dite marchese a cosa vi riferite?>>. chiese Niccolò.<<Ebbene purtroppo alcune presenze del tutto singolari mettono in discussione la serenità dei borghi. >>.<<Capisco!>>.<<Sta a lei ora conte porre attenzione affinché questa serenità si conservi. >>. <<Si certo farò del mio meglio. >>. <<Abbiamo saputo che gli animi della gente stanno iniziando a vacillare e a preoccuparsi per il futuro dei loro figli!>> afferma Alderico il visconte. <<Non potete nemmeno accennarmi di che tipo di presenze si tratti?>>. chiede Niccolò. Sapendo in realtà che forse gli ospiti si riferivano a Zorhobos. <<Ecco! Sappiamo a grandi linee che una forza oscura minaccia la tranquillità d’Etruria. Non ne conosciamo per nulla la fonte né l’aspetto. >>. Dà risposta il Visconte Alderico di Velx.<<Abbiamo appreso solo che tale presenza è legata alle acque benefiche d’Aurinia. Che si può risvegliare da un momento all’altro. E che è chiamato “lo Spirito delle Influenze Negative”>>. dichiarò il visconte Alderico. <<Ho capito! Deve trattarsi sicuramente di Zorhobos!>>. Afferma il giovane. <<Zorhobos?>>. Chiedono insieme.
<<Si! È un individuo singolare. Il suo corpo si mostra per metà umano e l’altra di ghiaccio. Mostrando un’altezza di circa due metri!>> asserì Niccolò. <<Sì! Sì può essere che sia questo l’elemento. >>. Risposero tutti. <<D’accordo carissimi farò attenzione. In modo particolare a quanto accade a Etruria per salvaguardare la serenità. Nel frattempo vi auguro di cuore una felice vita. >>. <<Anche a lei conte. >>. Il ricevimento si è concluso all’insegna del buon umore. Circondato dalla sana compagnia degli ospiti, che amanti della buona cucina hanno approfittato per far conoscenza del conte Niccolò, della quale pare attendessero vivamente l’apparizione, dopo aver sorseggiato acqua di rose e liquore aromatizzato con garofani. Al momento del commiato Niccolò gratifica i suoi ospiti con piccoli doni. Mentre l’ancella Aurora con solerte gentilezza, si presta a porli agli invitati salutandoli con grazia. Distribuendo balsami. Oli ed essenze profumate e preziosi bouquet in ricordo del banchetto. <<Bene signori miei. Siamo giunti al termine di questo delizioso ricevimento in onore della mia venuta a Palazzo. Vi ringrazio di aver preso parte a quest’accoglienza, che si è dimostrata calorosa. Spero di portare avanti quanto di più conveniente per riconoscere e fronteggiare questa presenza oscura che incombe su Etruria. >>. <<La ringraziamo anche noi moltissimo. Per ora conte la salutiamo augurandogli una buona permanenza a Statonia. >>. Risposero gli invitati. Per ultima Aurora saluta caramente Lapo il barone. Mentre lo stesso si congratula con lei apertamente per le doti acquisite e la serenità ritrovata. E la saluta brevemente. Poiché sa dell’occhio vigile e geloso della Baronessa Giuditta. <<Arrivederci grazie a voi>>. risponde compiaciuto di averli avuti al ricevimento. Più tardi sul far della sera dopo essersi congedato dagli ospiti il giovane Niccolò, si reca alle scuderie. Nel luogo in cui sa esserci Basilio lo stalliere. Decide di osservare meglio i cavalli per scegliere quello che sarebbe andato bene per lui, per riportare a Terenzio il purosangue gentilmente prestatagli per recarsi a palazzo. <<Buona sera Basilio. >>. <<Buona sera conte giacché è qui mi permetta di dirgli una cosa?>>. gli chiede piuttosto ansioso. <<Sì certo dite!>>. Si ferma appoggiandosi di fronte all’ingresso della scuderia. <<Ecco! Volevo informarla sul fatto che ho incontrato una persona alquanto sinistra aggirarsi per il borgo che non m’ispira per niente. >>. <<A sì? Esattamente verso quale luogo o dove si aggirava?>>. Gli chiede piuttosto preoccupato. <<L’ho visto inoltrarsi nei sotterranei del castello. >>. <<Ops! Caspiterina! Grazie Basilio. Vada pure a dormire darò io un’occhiata non si tormenti. >>. <<D’accordo grazie conte. >>. Alquanto impensierito che possa già trattarsi dello spirito delle influenze negative. Si spinge subito a cercare di capire quale entità possa essere. In realtà c’è davvero una presenza sinistra che si aggira per il borgo. Che si nasconde nei sotterranei non appena pensa d’essere vista. Non si sa ancora a chi appartenga. Pare sia la figura di un uomo di media statura con una veste semplice. Un mantello che lo avvolge completamente e una maschera che gli copre l’intero volto. L’uomo che di nome fa Agenore in verità si sente una minaccia perché non sa cosa stia accadendo. Un giorno espresse il desiderio di possedere un terreno appartenuto a un suo conterraneo. E da lì successe una cosa stranissima. Gli si è completamente congelata la mano destra. E il brutto è che come si avvicina a toccare qualcosa con la stessa. Questa immediatamente si congela. La moglie e i tre figli non si danno pace. Non capiscono come mai il loro padre se ne sia andato così all’improvviso. L’uomo non riesce a parlare con nessuno di questo fatto. Perché si vergogna. Di conseguenza si nasconde, indugiando esterrefatto dal susseguirsi degli eventi, o meglio attribuendo tale opera agli spiriti malevoli. Niccolò segue l’itinerario indicato da Basilio e vanno avanti lungo i sotterranei del castello. S’introduce circospetto, mentre prosegue nei vicoli dove all’improvviso. Sente un vertiginoso colpo d’aria, talmente forte da farlo spostare di qualche centimetro. Prosegue e vede lo spostarsi in tutta velocità di una presenza. Che si dirige verso un cunicolo ben nascosto. E fa in tempo a vedere un lembo di tessuto che sembra un mantello. Il giovane finalmente inoltrandosi a ridosso di una parete riesce a vederlo. Non ne ha timore perché guardandolo negli occhi, vede che si tratta di una brava persona. Sa che deve fare qualcosa per quest’uomo. Che pare si sottragga alla vista degli altri più che altro per paura. <<Buona sera. Buon uomo che cosa vi succede?>>. chiede amabile Niccolò. <<Andate via ve ne prego!>>. risponde accigliato l’uomo. <<No! Non me ne vado se prima non mi avete detto cosa succede!>>. Esclama. <<Andatevene vi scongiuro! Non ho bisogno di nessuno!Lasciatemi in pace!>>. Reagisce scontroso ma più che altro spaventato. <<Non sono abituato a lasciare in difficoltà persone che necessitano d’aiuto, voi di sicuro in questo momento ne avete bisogno. >>. <<Lei chi è? E posso sapere come mai v’interessate a me?>> domanda perplesso. << Sono Niccolò conte Orsini di Statonia. E per mia fortuna ho la sensibilità di percepire gli animi in difficoltà. Di cui mi posso fidare al punto da volerli aiutare. Non è mia intenzione farvi alcun male. Cercate di fidarvi. Può darsi che sia la persona più adatta per aiutarvi in questo momento. >>. A quel punto vista l’insistenza del conte, Agenore prudentemente esce dall’insenatura che lo proteggeva da sguardi altrui, tenendo la mano ben nascosta dentro il mantello all’altezza della vita. <<Buona sera conte Orsini. Ehm! Bè! Io ecco… io sono Agenore il maniscalco. >>. <<Agenore buona sera a lei. Ora mi dica! Per quale ragione fugge a quel modo?>>. <<Vede conte. Mi è successa una cosa incredibile. Guardi? Guardi la mia mano!>>. Afferma angustiato Agenore. <<Ops! Sì! La vedo e allora? Non mi pare che ci sia qualcosa che non vada?>>. risponde senza aver guardato accuratamente. <<Non vede? È completamente congelata!>>. <<Ops!Perdinci e ribacco! È vero! Come mai? Mi dica ma, lei sta bene? Sente dolore? Freddo?>>. <<No! No! Non sento freddo. Io sto bene. Almeno per ora non sento alcun dolore. Solo che appena tocco qualcosa con questa mano. La stessa la trasforma in ghiaccio. >>. <<Ops! Capisco. Incredibile!>>. <<Vede conte! Non capisco come sia potuto succedere? Soprattutto non posso farci nulla per evitarlo!>>. Sostiene l’uomo corrucciando la fronte. <<È davvero raccapricciante!>>. Esclama Niccolò.<<Non potevo rimanere a casa e farmi vedere in questo stato dai miei figli. Lo capisce. Conferma Agenore.<<Accidenti! Bensì Agenore non sa dirmi almeno quando si è verificata tale trasformazione?>>. <<L’unica cosa che mi viene in mente è che l’altro giorno stavo considerando un terreno così bello al punto da desiderarlo a tutti i costi. E da lì è cambiato tutto. >>. <<Ora capisco. È sicuramente opera di Zorhobos. >>. <<Zorhobos? Di che cosa sta parlando conte?>>. chiede confuso e avvilito sincerandosi sull’individuo menzionato dal conte. <<Vede Agenore Zorhobos e lo spirito delle influenze negative, approfitta anche di un solo vacillare di qualsiasi persona che abbia pensieri avversi, per impadronirsi della sua anima e farlo suo seguace. E in seguito reclutare quante più anime possibili affinché divenga unico detentore del regno di Etruria. >>. <<Capisco! Ho smosso la sua sete di potere?>>. <<Esattamente! Purtroppo senza volerlo si! Agenore lei mi deve promettere una cosa?>> gli chiede Niccolò.<<Si mi dica!>>. << Mi prometta che non avrà nessun altro tipo di pensiero malevolo. Piuttosto che d’invidia. Gelosia. O simili. Altrimenti Zorhobos sarà così abile nell’impossessarsi completamente del suo cuore. Che lei nemmeno avrà il tempo di accorgersene. La prego lo prometta!>>. supplicò il giovane. <<Emh! E va bene! Sì lo prometto. Come faccio? Questo vuol dire che dovrò stare recluso qui per giorni?>>. Domandò rammaricato. <<Già purtroppo è così. Provvederò io stesso a portargli il necessario per sopravvivere. Nel frattempo sarà mia premura andare a casa sua per avvisare la moglie. Dirò che lei ha bisogno di almeno tre giorni per riprendersi e poi tornerà a casa. >>. <<D’accordo! Grazie!>>. << Nell’attesa non deve farsi vedere da altri perché potrebbe suggestionare e persuadere anche loro. Ecco perché è importante che lei stia qui. Io lo aiuterò. >>. Conferma Niccolò. <<La ringrazio conte. A questo punto sono nelle sue mani. Non ci tengo proprio a farmi circuire dallo spirito delle influenze negative. >>. <<Bene! Non succederà. Vedrà che se mi ascolta non subentrerà nessuno spirito delle influenze negative>> gli ripete cercando di rincuorarlo. <<D’accordo allora ci vedremo domani. >>.Nel frattempo alle cascate di Gorello una lacrima impercettibile di ghiaccio. Si è introdotta in un piccolo punto a ridosso di una pietra, poco distante dall’ultima scalinata della piscina naturale Aurinia. Niccolò tornando al castello si vede riconoscente a passare nella casa del maniscalco. Per avvisare la moglie delle vicende che implicano al momento suo marito. Ed è trattenuto fuori di casa. Albina con una gentilezza estrema e con molta comprensione ringrazia il conte, porgendogli i vestiti e un fagotto con dentro qualcosa da mangiare da portare a suo marito. <<Grazie allora mi raccomando stia tranquilla. >>. <<Grazie a lei per tutto quello che sta facendo>>. rispose serena Albina. <<Dove avete messo mio papà?>>. Esplode Severino il più piccolo dei figli del maniscalco. <<Ops! Piccolo ciao! Ecco. Il tuo papà arriverà presto non preoccuparti. <<Io si che mi preoccupo!>>. Afferma deciso Severino.<<Lo so! Lo so! Allora … ehm! Vediamo Considera che sia fuori al momento per un incarico importante d’accordo.>>.<<Emh! D’accordo se lo dite voi, ci credo conte>>. Gli dice salutando il bambino. Scompigliandogli i capelli rassicurandolo. Rientrando a Palazzo Niccolò rivolge lo sguardo ai colori del crepuscolo. Che sparge pennellate di lustrini aranciati, gialli ramati e bianchi luminosi, dipingendo uno scenario incantevole. Fino al momento in cui il sorvolare al suo cospetto degli imperatori del cielo a seguito volteggi mirabolanti e vigorose planate, evidenzia ed esalta il suo splendore. I gendarmi di guardia al castello si vedono arrivare il conte e premurosi lo salutano. <<Buona notte a voi conte. >>. <<Anche a voi buona notte. >>. Tuttavia prima di coricarsi Niccolò si reca alla terrazza. Dove può vedere tutta la vallata e ammirare il paesaggio. Ed è proprio in quell’istante che si accorge di un brillantino, un piccolissimo diamantino di cristallo che sberluccica in un punto preciso della valle a ridosso di una pietra, poco distante dall’ultima scalinata della piscina naturale Aurinia alle cascate Gorello. E quel diamantino sprigiona fasci di luce luminosi a intermittenza. “Che cosa può essere?” Si chiede. “Domani all’alba andrò a controllare di cosa si tratta.” Nel frattempo Aurora come ogni sera gli porta l’acqua fresca per la notte. <<Ecco a voi la brocca dell’acqua, vi auguro una buona e serena notte signore. >>. << Buona notte a lei Aurora grazie. Ah! Mi permetta di dirle ancora una cosa?>>. << Certo! Mi dica?>>. <<Ho un impegno domani che è meglio svolgere di primo mattino. Gentilmente la pregherei di svegliarmi presto. >>. <<Si! Va bene la sveglierò all’alba non si preoccupi. Mi devo destare presto anch’io. >>. <<Per quale motivo così presto?>>. <<Bè! Ci sono da preparare le varie stanze all’occorrenza degli ospiti in arrivo per il ricevimento. >>. <<Abbiamo un altro ricevimento?>>. <<Sì conte. Sarà la giornata dei giochi. in occasione del “Festival dei covoni” poiché cade l’equinozio di primavera. >>. <<E dove si svolge?>>. <<Vede la torciata coincide con la festa di San Giuseppe e la gente si snoda proprio lungo la via cava che vanta lo stesso nome del santo. E con torce e fiaccole si dirigono attraverso la strada lastricata giungendo infine al castello. <<Sul serio? Che meraviglia! E quali invitati ci sono questa volta?>>. Domanda incuriosito. <<In quest’occasione normalmente s’invitano molte presone, di diverse fasce sociali e differenti ranghi, come i gendarmi non di guardia, le sarte, il cuoco, le contesse, i fabbri ferrai, i cartai, i dignitari, le dame, i nobili, i contadini. Insomma il borgo di Statonia si riveste a festa. Per celebrare questo ringraziamento dove tutti sono invitati alla fortezza. >>. <<Ah! Magnifico! D’accordo! E come si svolge quest’evento?>>. <<Beh! Vede conte oltre alla fiaccolata ci saranno più che altro giochi. <<Che tipo di giochi si faranno sono curioso?>>. << Ci sarà il salto con l’asta. La tragitto con le maschere. La corsa con i bastoni e altre fantasie goliardiche simili. >>. <<Che bello! E mi dica. In cosa consiste la corsa con i bastoni?>>. <<Ah! È una specie di staffetta. Ognuno dopo avere iniziato, cede il bastone al compagno successivo e così via fino al traguardo. >>. <<Ho capito! Bello. >>. <<Durante lo svolgimento del festival interverranno anche i giullari ad allietare di sorrisi. Attesi dai bambini che spesso gli corre incontro, una vera e propria giornata all’insegna della spensieratezza improntata sui divertimenti insomma?>>. <<Si! Certamente!>>. <<Complimenti! Un modo per rallegrare il cuore?>>. <<Appunto! Durante il tempo in cui ci sarà il gioco della Truia. Quello della lippa e altri divertenti svaghi. >>. <<Della lippa?>>. chiede il giovane. <<Si! Quel gioco che si fa’ con un bastone appoggiato a terra. E in seguito si percuote sull’estremità con un legno più lungo. Per poi colpirlo in aria gettandolo il più lontano possibile. >>. <<Ah! Capito! Divertente. >>. <<Poi eseguiranno il salto in lungo. Il lancio del giavellotto. Il combattimento a mani nude e per ultimo disputerà l’incontro di giostra con la spada. >>. <<Bello m’incuriosisce il gioco della truia non l’ho mai sentito. Di che cosa si tratta?>>. <<È un incontro fra due cavalieri. La gara si svolge con una corsa a cavallo spostandosi all’interno di un labirinto. Dove i concorrenti devono sapersi districare al suo groviglio e uscirne indenni. Vince, infatti, chi per primo esce con ancora ringuainata la sua spada. >>. <<Divertente si! E in occasione della festa vi partecipa tutto il borgo ogni volta?>>. <<Sì certamente vi partecipa conte e con grand’entusiasmo addirittura. Poiché la proverbiale torciata ha albori smarriti nel crepuscolo dell’epoca. E ogni anno all’equinozio di primavera. Si evoca di nuovo la leggenda propiziatrice. >>. <<interessante >>. <<Inoltre la torciata in se ha radici molto antiche. Infatti, il popolo Etrusco festeggiava il rito del “seme interrato”. Emblema vitale. E Proprio in occasione di questa festività. Erano appiccati enormi fuochi. Ecco perché a conclusione di serata si va dove è allestito il falò e stretti tutt’attorno alla pira si ringrazia con canti e balli. >>. <<Davvero Fantastico! Bene! Direi che è giunta l’ora di congedarci cara. Allora conto su di lei per la sveglia domattina. Buona notte Aurora. Grazie per la sua cordiale premura. >>. <<Si! Si! Non si preoccupi. Buona notte conte riposi bene >> risponde lei con una vocina gradevole. <<Anche lei riposi bene. Grazie ancora Aurora. >>. Quella sera Niccolò andò a letto con un sogno nel cuore. Vale a dire quello di riuscire a difendere Etruria al meglio e per quanto l’era possibile. Quella meravigliosa realtà arcaica e affascinante l’ha trattenuto senza respiro sino a quel momento entusiasmandolo al punto da immedesimarsi a pieno. Prendendone parte vividamente come fosse la cosa più normale al mondo. Quand’ecco che alle prime luci del giorno, dove l’azzurro imperversa tenace nel cielo. La luce energica entra spavalda attraverso gli infissi del palazzo Orsini. Mentre i tendaggi prontamente spalancati da Aurora mostrano in tutta la sua radiosa bellezza. La tenuta che si apre a una giornata all’insegna del bel tempo. Invece l’albore del mattino ha colorazioni che toccano le sfumature turchine. Mentre fiere le nuvole marmoree si dileguano man mano che s’introduce il sovrano con i suoi sfolgorii. La fragrante colazione portata dall’ancella. Si mescola al profumo dei fiori posti nel vassoio. Con un impeto tale che inebria il giovane invogliandolo ad alzarsi solerte. <<Buon giorno Aurora. Grazie. Sia per la sveglia, sia per la colazione mirabile. Che sia amabile per te questa giornata. Poiché così presto già al lavoro. >>. <<Ben svegliato conte. Auguro anche a lei una felice giornata. >>. Dopo i convenevoli mattutini con i domestici, Niccolò si reca alle scuderie, dove incontra Basilio e gli stringe la mano felice di vederlo a quell’ora. Si fa sellare il cavallo affinché possa andare nei paraggi della contea e lo saluta augurandogli buon lavoro. Basilio non manca di chiedergli com’è andata nei sotterranei. <<Ah! Conte mi dica? Com’è andata poi ieri sera nei sotterranei?>>. <<Oh! Bene Basilio non si preoccupi. Quel fuggitivo è persona fidata. Ah! Senta, mi deve fare una cortesia. >>. <<Si mi dica conte. >>. <<Porti gentilmente lo stallone bruno a Terenzio al paese. E lo ringrazi da parte mia per avermelo prestato. Ah! E non dimentichi d includere una bottiglia di quell’ottimo vino del bottaio Pilade. >>. <<D’accordo lo consideri già fatto mi farò accompagnare da Germano per tornare poi indietro. Buona giornata conte. >>. <<Grazie infinite Basilio. Buona giornata anche a te. >> Gli dice facendo inchino col capo. In groppa al suo destriero risale le strette d’Albegna per raggiungere il canyon. Prova delle sensazioni bellissime. Al punto che gli sembrano zone Americane viste attraverso i libri che mostrano fotografie del canyon che imponente domina il paesaggio. Passa in seguito attraverso il cavone. Un sentiero completamente scavato nel tufo che unisce Suana e Statonia. Dove nota l’olivone. Che la gente del posto dice essere vecchio più di 2000 anni e alto più di 20 metri. Stupendo. Torna poi nel luogo, dove la sera prima si era accorta di una lacrima di brillantino che si mostrava alla cascata del Gorello ad Aurinia. Si avvicina lega il cavallo a un ramo di un albero. E si mette a cercare nel punto in cui è sicuro di avere visto quel riverbero strano. In realtà si accorge di un particolare piuttosto bizzarro. Una perla trasparente incastonata alla roccia. Sembra un cristallo. Un prezioso. Lo tocca e capisce che è proprio di ghiaccio. La cosa è strana! Si domanda come possa sopravvivere un frammento di ghiaccio a una temperatura di 37° rilasciata dalla sorgente. Incredibile se lo spiega forse solo attraverso la versione datagli da Aurinia in merito a Zorhobos. Che lentamente tende a tramutare tutto di ghiaccio. Realtà oggettiva che certamente spera non succeda così presto. Dopo aver appurato l’esistenza di quell’entità così stramba. Torna indietro e si reca direttamente nel sotterraneo, dove si trova Agenore il maniscalco. Che appena lo vede gli va incontro preoccupato. <<Guardi? Guardi il mio braccio conte vede? È completamente di ghiaccio. >>. <<No! Oh! Agenore. Non è possibile! Com’è potuto accadere? Mah! Mi dica con sincerità, ha pensato a qualche cosa di cui poteva fare a meno. Tipo che so all’invidia, all’odio, alla gelosia, al potere?>>. <<No! Almeno non mi sembra! Ho solo pensato che uscito da quest’incubo, farò erigere un muro imponente nella mia terra. In maniera che nessuno possa vedere oltre la mia proprietà. >>. <<Ecco! Lo vede? Anche questo particolare può avere scatenato un atteggiamento volto al malanimo. E Zorhobos prontamente ne approfitta per renderla sempre più pieghevole al suo volere. >>. <<Mah! No! Non è possibile!>>. Esclama Agenore. <<A quanto pare sì! Forse l’orgoglio. Mah! In ogni caso gli fa male il braccio?>>. <<No! No! Per ora no>>. <<Ecco! Ho portato da mangiare. Dei vestiti. Una coperta per la notte con gli auguri di sua moglie. Ora la saluto. Mi raccomando non pensi a nulla. Cerchi di rilassarsi, dorma, altrimenti per lei è finita. Tornerò al più presto lo prometto. >> Confermò con gentilezza Niccolò.<<D’accordo! Grazie conte si farà del mio meglio per non pensare. E questa notte di dormire. >>. <<Bene! Mi raccomando confido in voi. >>. <<Va bene. >>. Sulla via del ritorno nota lo sfolgorio trepidante che si è generato al borgo. È in atto un allegro carosello di rappresentazioni, dove colori a festa sfoggiano in ogni dove, un’esplosione di bandiere colorate da sfarzo di se lungo il viale, mentre i festoni adornano le osterie. Le botteghe si pavoneggiano concedono ai loro invitati una fresca immagine per gozzovigliare a gradimento durante il transito. Il profumo di spezie rilascia un aroma fragrante. Mentre gli osti sono indaffarati a rifocillare i viandanti con piatti tipici dal sapore deciso. Sulla via principale del borgo il giovane Niccolò incontra una damigella. Che indossa una sopraveste color ocra, con corpetto attillato in vita e la gonna ampia di pieghe, mentre la veste sottostante è in damasco con lievi bordi in fondo. Con una lunga e fluente capigliatura legata a treccia sul dietro. La dama è in procinto di piangere e passeggia con aria funesta lungo la strada che porta alla fortezza. A quel punto con estrema gentilezza Niccolò si avvicina e le parla. <<Buon giorno a voi gentildonna, mi permette di chiederle come mai sospese lacrime bagnano il suo grazioso viso?>>. <<Buon giorno! Mah! Mi scusi io di solito non parlo con gli sconosciuti. >>. <<Ah! Già! Dimenticavo che maleducato. Mi presento. Sono Niccolò conte Orsini di Statonia per servirla. >>. <<Ah! È lei il conte Orsini?>>. gli risponde lei avendo sentito voci che annunciavano la sua venuta a Statonia. E dal resoconto che le aveva fatto sua madre in merito al conte. <<Si! Sono io. >>. <<Io per servirla conte. Ehm! Agata la figlia di Agenore il maniscalco. >>. <<Ah! Buon giorno. Allora sta piangendo per suo padre?>> gli chiede con un tono amorevole. <<Si! Sono già trascorsi due giorni da quando se n’è andato da casa. E nonostante lei abbia rincuorato mia madre. Siamo ugualmente preoccupati. >>. <<Ascolti Agata. Io sono sempre in contatto con suo padre e le garantisco che sta bene. Ancora un po’ di tempo e tornerà a casa vedrà. >>. <<Davvero? Lei dice?>>. domanda quasi persuasa. <<Sì! Ne sono certo vedrà. >>. <<D’accordo Ma mi dica conte è sicuro che stia bene e come mai è lontano di casa senza darci alcuna spiegazione?>>. <<Sì! Sì Sta bene. Al momento però non si può dire nulla. Tuttavia l’ho detto sta bene. Credo non debba preoccuparsi oltre il dovuto. Non ha lasciato spiegazioni perché è una questione delicata. Di cui non si deve preoccupare perché ben presto sarà risolta, vedrà>>. <<Mi ha convinto d’accordo! Allora la saluto e ringrazio di avermi confortato, buona giornata. >>. <<Anche a lei buona giornata Agata e porga i miei saluti a sua madre. >>. <<Va bene lo farò di sicuro. >>. Stava per recarsi alla fortezza per osservare i festeggiamenti che avvenivano nel borgo. Quando si accorse che ai bordi di una delle scalinate. Che scendono fino al margine della rupe della fortezza Orsini. Vi era un’altra fanciulla in procinto di buttarsi giù dalla sporgenza. <<Oh! No! … Perdinci! Un’altra dama allo sbaraglio non è possibile!>>. Esclama preoccupato. Fulmineo si reca immediatamente a ridosso della rupe per cercare di strappare al pericolo la donna. Che indossa una lunga veste color verde bordato di giallo e ha i capelli lunghi raccolti. In quel momento presa da quell’azione impulsiva, non si accorge nemmeno di lui. <<Ops! No!>>. Esclamò lui. <<Non lo faccia! La prego!>>. ripete cercando di fermarla. Lei non lo sente nemmeno. E prosegue con il suo intento sporgendosi sempre più avanti. <<La prego non lo faccia. Mi dia la mano, la prego!>>. aggiunge delicato. <<Ehm? C…come?>>. Esclama debolmente la donna che dirottata dall’intento si vede smarrita. <<Come mai vuole porre fine alla sua vita?>>. le chiede con tono vellutato e garbato. <<Chi è lei scusi? Che cosa vuole? Mi lasci stare!>> sosteneva imperterrita. <<Mi dia la mano! La prego?>>. <<No! Mi lasci in pace! Non m’interessa più vivere!>> esclama determinata<<La vita è una continua sorpresa laddove non lo immaginiamo. Per quale motivo lei vuole perdere tale opportunità?>>. ammise Niccolò con tono suadente e persuasivo. <<Mmh… Mi lasci andare per la mia strada. >>. Rispose secca lei. <<Mi dia la mano e mi dica graziosa fanciulla. Qual è il suo nome?>>. <<No!> risoluta. <<Su da brava! Mi dia la mano. >>. <<No! Non do la mano. Comunque il mio nome è Tessa. >>.rispose.<<Bene! Tessa. Sia gentile mi dia la sua mano!>>. Riprova lui vedendo uno spiraglio di arrendevolezza.<<Mmh…!Noooo!>>.Un attimo lunghissimo ed estenuante incombe su di loro. Dove sembra che la giovane stia definitivamente per caracollare a ridosso della rupe. Lui preoccupato. Con estrema cautela lasciando prevalere la sua voce flebile e guardandola negli occhi le parla nuovamente. <<Si fidi di me! Mi dica come mai vuole farla finita?>>. Osservando la tenacia e l’insistenza di quel giovane così speciale dal fascino insolito, la giovane si lascia andare e cedevole gli porge la mano, che lui prontamente prende delicatamente. allo stesso tempo con il vigore necessario a sollevarla…e…Oplah! In uno scatto fulmineo la trae in salvo, caracollando subito dopo a terra insieme con lei. Dopo che Niccolò si aggiusta i capelli, il farsetto e si riordina un pochino, decide di parlare dolcemente alla giovane donna. <<Gentile fanciulla! Ora mi vuole concedere l’onore di spiegare i motivi che l’hanno spinta a tanto?>>. << Ecco! Volevo farla finita!>>. Risponde lei presa dallo sconforto, ma sicura di avere trovato un amico, si lascia andare a confidenze. <<Si! Perché?>>. aggiunse paziente. <<Perché il mio promesso sposo non vuole più saperne di me!>>. <<Oh! Mah! Ne è certa?>>. <<Si! Almeno credo! Da un giorno all’altro si è dileguato senza dare alcuna spiegazione. Ed io non accetto in nessun modo di provare affetto per qualcun altro. Lo amo e mi ha spezzato il cuore>>. Risponde lei con le lacrime agli occhi. <<Suvvia! Probabilmente si tratta di un impegno improvviso che lo vede lontano al momento. O qualsiasi altro imprevisto. Succede sa?>>. <<Un imprevisto? Ci dobbiamo unire in matrimonio domani!>>. afferma lei inflessibile. <<Ops! Perdinci! Ho capito. Tutto questo è di sicuro molto triste. Mi creda, non al punto di voler farla finita. Come si chiama il suo promesso sposo?>>. << Alfiero! Il suo nome è Alfiero>>. Rispose ora con una vivida brillantezza negli occhi, trattandosi del suo Alfiero.<<Sigh! sigh… Lei! Ecco. Lei per caso non l’ha visto?>>. Chiede dimessa. << Non saprei! Mi dia almeno qualche altro indizio. Come si presenta. Qual è il suo aspetto?>>. <<Ecco! Indossa un farsetto blu con ampi bordi bianchi ricamati con fili d’oro. Veste con scure brache aderenti e ha capelli lunghi, dove poggia un curioso baschetto color cobalto. La sua statura è robusta e ha una faccia simpatica. Con un naso aquilino che gli sta benissimo e gli occhi di un bel color bruno scuro. <<No! Mi dispiace non credo di averlo visto! Tuttavia non sa immaginare dove si possa essere diretto?>>. chiede Niccolò. <<No! Purtroppo no! L’unica cosa che ho saputo dai suoi amici è che l’altro ieri si è disposto per raggiungere Sorano e non è più tornato. >>. <<Non abbia fretta a trarre conclusioni. Può essere successa qualsiasi cosa. Magari si trova in brutte situazioni. Chi può dirlo. >>. <<Ha ragione! Non confidandomi con nessuno. Devo ammettere che è stata una brutta idea quella di venire quaggiù da sola. Il solo pensiero che lui possa aver pensato di lasciarmi ha scatenato in me un’insicurezza tale da indurmi ad agire d’impulso, senza avere il tempo di riflettere a sufficienza. >>. <<Capisco la sua preoccupazione. Non è normale che due giorni prima di celebrare le nozze sia sparito in questo modo. Tuttavia dobbiamo mantenere il controllo e riflettere sul da farsi. >>. <<Allora! Mi spieghi bene. Non sa immaginare il motivo che lo avrebbe portato a Sorano?>> le domanda Niccolò preoccupato di rincuorarla.<<Non ne ho la minima idea. Lui non mi ha voluto dire niente. Era ambiguo e misterioso. Forse i suoi amici lo sanno. >>. << si tranquillizzi. Facciamo così! In questo momento la pregherei di seguirmi. E sedersi sul bordo della fontana in piazza. In attesa del mio ritorno. Poi con calma faremo luce sulla questione vedrà. >>. <<Si!Va bene! Dove va?>>. <<Mi permetta. Starò via un attimo solo. Vado a formulare qualche domanda in giro e poi arrivo. Mi creda, si risolverà tutto. Nel frattempo si riprenda e stia seduta qui. Torno subito. Mi attenda, è?>>. Avvalora Niccolò intuendo che in quei casi bisogna rincuorare copiosamente la persona che si è resa vulnerabile alla vita. <<D’accordo lo aspetto! Giusto perché i suoi occhi esprimono dolcezza e sincerità. >>. <<D’accordo allora!>>. Niccolò fece una breve ricerca sulle vie del borgo. Ponendo alcune domande in giro e agli amici di Alfiero. Che diedero risposte piuttosto esaustive. <<Eccomi!>>. esclamò chiaramente affaticato poiché aveva corso come un ossesso. <<Oh! Ha fatto presto. Ben tornato gentile signore. >>. <<Allora Tessa a quanto pare gli amici d’Alfiero sostiene che voleva farle una sorpresa. E per questo motivo ci teneva rimanesse tale. Fino il giorno del vostro matrimonio. >>. <<Noooooooo…! Ah si?>> reagì costernata. <<Doveva incontrarsi a Sorano con mercanti di tessuti raffinati e preziosi. Per farle un dono di nozze molto speciale e di pregio. >>. <<Ops!Stupida! Stupida!Veramente?>>. rispose incredula Tessa stupita e attonita per la sua stoltezza.<<Ebbene sì Tessa. Lo vede che in ogni caso. Prima di agire bisogna aspettare senza trarre conclusioni affrettate?>>. <<Già! Ha perfettamente ragione. Ho imparato la lezione e di sicuro mi pento d’averla anche sola pensata. >>. <<Non si dia pena ora. Per fortuna ha incrociato il mio cammino. Destino vuole che mi prodighi per le persone che hanno bisogno di sostegno. >>. <<È proprio vero. Grazie! Anzi non la ringrazierò mai abbastanza. >>. <<Si figuri! Vedrà che sarà come dico. Alfiero a Sorano sarà indubbiamente incappato in qualche sventura. E in merito a questo le dico che sono disposto ad accompagnarla per vedere di cosa si tratta. Va bene?>>. <<Mah! Lei è un angelo! La sua gentilezza è mirabile. Farebbe una cosa del genere per una sconosciuta?>> chiede incredula dinanzi a tanta generosità. <<Certo! Senza indugio. Allora vediamo. Ora mi dia la mano. >>. <<Ss…si d’accordo. Va bene>>. << Salga che così possiamo partire >>. Le disse con garbo ed estrema gentilezza conducendola al suo destriero. <<A proposito mi presento, sono il conte Niccolò Orsini di Statonia. >>. <<Oh! Che onore! Non immaginavo! Si diceva fra le genti della sua venuta. Molto piacere di conoscerla conte Orsini. >>. <<Il piacere è mio di averla incontrata Tessa. >>. Dopo aver riacquisito la giusta calma, si misero sulla via per Sorano. Dopo aver attraversato un tratto di strada coronato di verde esuberante oltre l’altura, giungono nell’area collinare della Maremma Grossetana, dove incontrano tre gole vulcaniche che discendono serpeggianti fino al lago Bolsena. Il borgo anche qui si affaccia su rupi di tufo. Ricoperte da una fitta e rigogliosa vegetazione, di cui si vedono alberi magnifici. Querce, frassini, castagni, felci si espandono con grazia lungo i tratti di strada. Orchidee e svariati tipi di funghi costeggiano l’area. Inoltrandosi nelle stradine verdi a un certo punto il sentiero si fa più fitto. Al punto da far fatica a scorgere la via d’uscita. E senza volerlo perdono l'orientamento smarrendosi inevitabilmente al suo baricentro. <<Ora che si fa?>>. chiede lei ansiosa. <<Non si preoccupi una maniera, la troviamo per uscire da qui vedrà. >>. Il giovane un po’ sconcertato si chiede come facciano ora a trovare la via d’uscita. Giacché gli arbusti e i cespugli s’inerpicano lungo i sentieri confondendo il percorso. Che a quanto pare si fa sempre più intricato. Decisero di scendere da cavallo per cercare di fare mente locale. E involontariamente Niccolò si appoggia a ridosso di una pietra vicino a un albero secolare. In quel preciso istante a seguito di uno sberluccicoso chiarore da invadere tutta l’area circostante, prorompe per un breve istante Auxyry la farfallina dorata che da sfoggio a tutta la sua bellezza. Con uno sfarfallio cortese e un movimento rotatorio si appoggia delicatamente sulla Xhonil. La spilla dorata che Niccolò ha fissato alla giornea. Per poi scomparire immediatamente subito dopo. Il giovane capì all’istante che doveva afferrare la spilla per far emergere il vero sostegno che avrebbe potuto trarne. Infatti, succede, che non appena afferra la spilla, di sorpresa questa genera un forte movimento a propulsione creando una vera e propria estensione luminosa. Che si va a porre sull’aggrovigliamento di cespugli, sugli arbusti e vari grovigli, dando origine a un’apertura delle fronde rischiarando un percorso luminoso. Facendo vedere al giovane il giusto cammino che conduce a Sorano. <<Wow! Che meraviglia!>>. esplose Tessa. Pur sorpresa dal prodigio ne fu indubbiamente grata. E seguì fedelmente Niccolò certa di trovarsi in buone mani. Più tardi giungono al paese. Disposto su una scoscesa e ampia rupe di tufo che si presenta mirabile. Si addentrano all’ingresso di una via cava che sembra quella che conduce al Poggio Castellaccio. Dove ritengono sia il luogo d’incontro di Alfiero. Al borgo sembra regnare la tranquillità. I due giovani incrociano i passanti e ne approfittano per chiedere in quale luogo è possibile trovare i mercanti di stoffe e preziosi. <<Dovete andare in piazza, lì sicuramente li troverete. >>. Afferma un bottegaio. <<Grazie buon uomo. >>. Rispose Niccolò. In piazza, infatti, una concentrazione di mercanti li induce a credere che siano nella strada giusta. E iniziano a chiedere a commercianti e bottegai se conoscono Alfiero di Statonia. Venuto a Sorano per l’acquisto di stoffe e altro. Nessuno di loro però sa dare indicazioni in merito all’uomo in questione. Tuttavia a un certo punto uno di loro dopo aver ascoltato la conversazione, li chiama. <<Scusate forestieri! Ho sentito per caso il vostro colloquio dove dite, che state cercando un uomo venuto a Sorano per far compere. O sbaglio?>>. <<Si! Sì! Lo stiamo cercando! Ha notizia? Sa dirci qualcosa in merito?>>. gli chiede Niccolò ansioso di sapere. <<Qui da noi non si è visto. Una persona corrispondente alle vostre note mi pare d’averla vista aggirarsi per il borgo esattamente verso la via cava di San Rocco. >>. <<Oh! Bene! Molto cortese. Grazie. >>. Risponde garbato Niccolò. Entrando nella via cava. Entrambi accusano un brivido di freddo, perché pervasi da una ventata d’aria gelida. Senza comprenderne il motivo proseguono in ogni modo. E dopo qualche metro scorgono un giovane seduto a terra appoggiato a un grosso albero e affianco a un cavallo. <<Uuuuh! Guardi? Conte è proprio Alfiero!>>. Sbraita angosciata Tessa. Scendono da cavallo e Tessa si precipita immediatamente dal suo amato. <<Alfiero! Alfiero! Buon giorno Alfiero mah! Che cosa ti è successa? Perché resti lì inerme e impalato. Dimmi come mai? Sembri paralizzato e stai con gli occhi rivolti al cielo?>>. Chiese a raffica lei. <<Emh! …>>. <<Cosa ti è successo mio caro?>>. Cercò di spronarlo. Con voce più composta. <<Ehm! Ciao Tessa tesoro mio! Come vedi non sono in grado di rialzarmi. >>. <<Per quale motivo? Che cosa succede?>>. <<Se provo ad alzarmi ho paura di commettere un errore. >>. <<Errore? Quale errore? In che senso?>>. <<Ecco vede. In questo momento temo per qualsiasi cosa. >>. <<Mah! Perché? Che cosa ti senti?>>. Chiese lei sempre più affranta. <<Vedi Tessa qualora dovessi tentare di muovermi ho paura di generare una paralisi glaciale. >>. <<Per quale motivo dovrebbe generarsi tale paralisi?>>. <<Ho una parte di me completamente ghiacciata. <<Come?>>. <<Si! Ghiacciata sì nel vero senso della parola, che m’impedisce di reagire e mi fa sentire frastornato. >>. <<Amore! Mi dispiace!>>. esclama Tessa realmente dispiaciuta. <<Tessa! Sono commosso e stupito allo stesso tempo di vederti. Mi chiedo come hai fatto a trovarmi?>>. Le domanda stupefatto. <<È stato il conte Niccolò Orsini a darmi una mano nelle ricerche. Poiché sapevamo se non altro il luogo in cui ti saresti diretto. >>. <<E come siete venuti a saperlo non ti avevo detto nulla?>>. <<Il conte l’ha chiesto ai tuoi amici che gli hanno poi indicato il posto. >>. <<Oh! Grazie conte!>> affermò sorridendogli. <<Mah! Ora dimmi Alfiero perché sei in questo stato?>>. <<Vedi Tessa. Sono quasi convinto che il motivo scatenante sia stato quello dell’aver cercato di negoziare la stoffa più bella a tutti i costi. >>. <<E solo per questo motivo ti sei ridotto così?>>. <<Ecco! Un viandante prepotente. Purtroppo le ha acquistate tutte quante. >>. <<E tu sciocchino! Potevi lasciare stare allora. >>. <<Lo so! Mah! Sai cara. Al momento mi sono arrabbiato talmente tanto per l’arroganza di quel tipo. Che ho perso la ragione. >>. <<Di conseguenza cosa può essere accaduto di così tremendo. Per ridurti in questo stato? Hai per caso provato malanimo?>>. <<Cara! Mi ero arrabbiato al punto tale da farmi guidare dall'intenzione di rubare quelle stoffe ad ogni costo. >>. <<Ops! No! Caro! Non dovevi! Non pensavo che la sorpresa che volevi farmi ti potesse addirittura indurre a considerare di rubare!>>. aggiunse lei teneramente comprensiva. <<Lo so mi dispiace!>>. Aggiunse dimesso e costernato. <<Non ti biasimo! Poiché se devo essere sincera… io stessa stavo commettendo un’imprudenza. >>. <<Come sarebbe un’imprudenza?>>.<<Ehm…>>.<< Oh! Tessa mia amata. Sai mi dicevano, qualora fossi riuscito nell’intento, anche se disonesto per una volta tanto non lo avrebbe saputo nessuno. >>. << E invece sappiamo benissimo che non funziona così vero?>>.<<Già!>>.<<Alfiero amore mio! Mi dispiace!>>. <<Pare a questo punto che non sia stato solo un modo di dire. Guarda qui. Mi si è completamente paralizzata una gamba. Ti dirò di più è di ghiaccio. E per me è faticoso salire a cavallo. Sono pietrificato. >>. <<Mi dispiace. Come può essere? Si chiede Tessa guardandolo con un sentimento mai provato. Forse dettato dalla preoccupazione per il suo stato. >>. <<Mi sono meritato tale castigo! Probabilmente se non avessi desiderato di rubare non sarebbe successo. Pensiero talaltro che non mi aveva sfiorato minimamente nel corso della mia vita. >>. <<Già! Sono informato di cosa vi sta succedendo e purtroppo per evitare il peggio. Alfiero vi si conduce immediatamente nei sotterranei del castello. Dove c’è già il maniscalco ridotto come lei. >>. Asserì Niccolò.<< Perché cosa gli è successo?>>. <<Diciamo bè vede anche a lui è successa la stessa cosa. Dovrete contenervi almeno per tre giorni di seguito. Non dovrete pensare minimamente a possibili congiure, ripicche, provare livore o altro. Ebbene solo in quel caso, sarà evitato il pericolo. >>. <<Altrimenti cosa succederà?>> domanda sempre più preoccupato Alfiero.<<Diversamente gelerà del tutto. E in seguito sarete avvinti dalle forze di Zorhobos e condotti nel suo regno. >>. <<Oh! No!>> . esclama Tessa desolata al solo pensiero. <<Ah! Ne avevo sentito parlare in paese. Non credevo fosse possibile una cosa del genere. >>. Ripeté Alfiero scoraggiato. <<Purtroppo è così invece. Le forze delle influenze negative al suo volere sono talmente potenti. Che senza indugio s’impadroniscono dell’animo di una persona al minimo vacillare, piegandola al suo volere. >>. <<Non è possibile!>>. Esclama Tessa. <<Lo so cara Tessa cerca di stare tranquilla, troveremo il modo di eludere tale sciagura vedrai. >>. <<Ora vi faccio salire a cavallo Alfiero, Io e Tessa andremo a piedi fino a Statonia. Tanto non dista molto da qui. >>. <<D’accordo! La ringrazio conte. >>. << Mah! Cara non credere che non abbia ascoltato le tue parole prima! Che cosa dicevi poco fa in merito al fatto che stavi per commettere un’imprudenza?>>. <<Oh! Sì! Pensa Alfiero. Che se non fosse stato per il conte Niccolò. Ora non sarei qui a parlare con te. >>. <<Come?>>. <<Bè… vedi se non era per lui che prontamente mi ha salvato. Si! Insomma. Senza il suo intervento non sarei qui. >>. <<Come mai? Che cosa ti è successo tesoro?>>. chiede preoccupato ignaro di cosa avesse potuto commettere di così sconveniente. <<Sai! Quando si dice, la ragione ti abbandona. Per lasciare il posto al primitivo sconforto che si lascia andare all’impulso di sbaraglio? Ebbene come una sciocca mi era venuta l’idea di lanciarmi dalla rupe di Statonia. >>. << Tu cosa? Che cosa dici? ... Mah! Sei pazza e come mai?>>. Chiede lui confuso. <<Ehm! Vedi! Ero fermamente convinta che tu non volessi più saperne di me. Invece guarda un po’ in che guaio ti sei cacciato proprio a causa mia!>>. esclamò lei amareggiata del pensiero che ha avuto. <<Non è colpa tua è successo e basta! Piuttosto come stai ora? E vuoi sostenere che hai messo in dubbio il mio amore è?>>. le domanda lui con un sottile velo d’ironia scherzando. <<Mi dispiace perdonami Alfiero. >>. <<Mia dolcissima sciocchina! Sì figurati! Sei proprio un’inguaribile imprudente. Avvicinati a me, vieni qua ora! >>. Le dice Alfiero dolcemente dandole un bacio amorevole. Che tolse ogni dubbio sui suoi ipotetici e mancati sentimenti. Nel frattempo nei sotterranei del castello. Il maniscalco scalpitava senza darsi pace. Gli sembrava di essere lì da un’eternità. E pensando di essere ormai fuori pericolo si mise riflettere. In ogni caso una parte del suo corpo è già di ghiaccio ed è difficile non lasciarsi trasportare dalle forze negative. Che in qualche modo s’introducono nei suoi pensieri. Agenore si lascia andare a un pensiero ben preciso. “Spero vivamente di passare oltre a questo momento.” “Così potrò avvalermi di far vedere a quei bifolchi quanto valgo.” “E la terra la prenderò anche con la forza s’è necessario.” Morale. Si era messo in testa di possedere a tutti i costi, il pezzo di terra appartenente al suo vicino che voleva venderla ad altri. Da quel pensiero non lo distoglieva più nessuno. L’imperatore Zorhobos felice di osservare che l’uomo non riusciva a mantenere fede alla parola “data” al conte. Ne approfitta all’istante per insediarsi maggiormente nell’anima di Agenore. E fulmineamente gli congela il braccio e parte dell’altra mano. Grazie al ritrovamento di Alfiero e giunti finalmente a Statonia. La piccola Tessa rimane ferma sui suoi buoni propositi ed è costretta a salutare il suo amato almeno per un po’ di giorni. <<Arrivederci mio amato. Mi raccomando Alfiero non avere pensieri funesti. Ora sono costretta a salutarti. Ci rivediamo presto te lo prometto. >>. Gli dice lei amorevole. <<D’accordo Tessa sta tranquilla ci rivediamo fra un paio di giorni. >>. La rincuora salutandola con un bacio dolcissimo. Inoltrandosi nel sotterraneo assieme ad Alfiero per raggiungere il maniscalco. Niccolò rimane di stucco nel vedere che il processo di congelamento aveva preso il sopravvento sull’uomo. Congelandogli completamente il braccio e parte dell’altra mano. <<Agenore! Che cosa è successo? Come mai è ridotto così? Com’è potuto accadere che il congelamento progredisse così velocemente?>>. gli domanda deciso ma allo stesso tempo preoccupato. << Non lo so! No! Non me ne importa niente! Né di lei. Né della mia famiglia ha capito!>>. Sbottò Agenore completamente mutato nell’indole. E totalmente assorbito dalle influenze negative. <<Sembra proprio che siamo arrivati tardi! Agenore è del tutto cambiato! >>. Afferma ad alta voce Niccolò.<<No! E adesso? È così grave? E ora cosa succede?>>. esplode Alfiero con una sfilza di domande. <<E adesso Piuttosto! Se almeno riuscissi a far capire ad Agenore che bastano solo tre giorni di pensieri sereni per uscire da questo stato. Saremmo apposto. Evidentemente non ne vuol sentir parlare. >>. Disse Niccolò rivolto ad Alfiero. <<Mi spaventa questa eventualità. Spero di riuscirci almeno io. >>. Rispose Alfiero stupito del fatto che anche il maniscalco è paralizzato. E non dandosi pace. Comincia a imporsi sui pensieri corretti, di buon auspicio per il futuro, d’armonia e unione. Con le sole forze consentite. Il conte a quel punto li saluta raccomandando loro di cercare di pensare equanime per il loro bene. <<Ora devo lasciarvi. Mi raccomando confido in voi! Buona giornata. >>. <<D’accordo conte le auguro una buona giornata anche a lei. >> Salutano gli uomini cercando di farsi coraggio a vicenda. Prima di rientrare Niccolò volle andare alla cascata Molino ad Aurinia. Per controllare eventualmente se il brillantino di ghiaccio fosse ancora incastonato alla roccia. Giungendo lì scopre, di fatto, con sua gran sorpresa, che da un piccolissimo diamantino di cristallo che si dimostrava all’inizio. Ora si è trasformato in un frammento di ghiaccio grande quanto una noce. E la cosa straordinaria è che rilascia fasci luminosi a intermittenza. Resistendo all’alta temperatura della sorgente. A quel punto. Ha lo strano presentimento che presto il diamantino possa assumere dimensioni ben più grandi e allargarsi in tutta l’area della cascata fino a ricoprirla interamente di ghiaccio. Spera in ogni modo che non succeda. Il giovane raggiunge il borgo nel tardo pomeriggio. E osserva con attenzione come tutti siano concentrati nei festeggiamenti. Mentre regna un subbuglio d’allegria e allo stesso tempo di tranquillità. Niccolò nonostante sia suo pervaso nonostante una strana sensazione. Si vede spinto a seguitare. All’interno della piazzetta delimitata da un porticato di colonne ioniche. Poco prima dell’ingresso del palazzo Orsini c’è un prezioso pozzo. Il giovane si avvicina senza indugio. Poiché il pozzo in quel momento sprigiona un forte riverbero che pare solo lui veda. Si sente provenire dal profondo un sobrio rigoglio. Mentre l’acqua all’improvviso fuoriesce roteando a mulinello. Elevandosi a spirale repentina fino al margine del pozzo. Da cui il giovane scorge delle immagini. Si vedono chiaramente le figure che hanno scorto nel sotterraneo da dov’è sopraggiunto. E quegli oggetti strani scomparivano al suo passaggio. Un fascio di luce dorata si sprigiona all’improvviso e a seguito di un piccolo boato, fuoriesce Xharax un anello prezioso che si catapulta inverosimilmente a fianco di Niccolò, un anello tempestato di grani dorati e cristalli d’ambra, con un grosso cameo raffigurante un leone intarsiato d’oro. Molto probabilmente è un anello che apparteneva alla casata degli Orsini e il giovane a quel punto decide spontaneamente di indossarlo. Non appena lo infila. Lo stesso si adatta immediatamente alle sue dita. Cambiando magicamente colorazione. Niccolò non ha cognizione che quello è un anello prodigioso con poteri incredibili che gli saranno rivelati al momento opportuno. Sul far della sera prima di cenare. Niccolò vuole recarsi a osservare la sala dei dipinti. Dove trova una parete affrescata che rivela una figurazione straordinaria. Si tratta della rappresentazione di una battaglia che mostra tre cavalli divinamente dipinti. Fintanto che i cavalieri sfoderano le spade per scacciare gli oppositori. Mentre le magistrali sfumature donano al dipinto una velatura di realtà certamente eccellente. Talmente lo appassiona l’aspetto artistico. Che in quella stanza sostenta un’emozione particolare. Avverte un gran calore che si estende e propaga in tutta l’area da farlo desistere dall’andare a mangiare. E prosegue come stregato nell’ammirare la bellezza che erompe dai dipinti affrescati. La sensazione è così forte che si avvicina per ammirarli meglio. E nota che le figure impresse sembrano addirittura reali. Al punto da dare l’impressione che tutto si sposti. È una percezione forte e momentanea. Probabilmente la suggestione dell’arte unita al mistero che lo circonda da un effetto d’illusioni fuori del normale. O forse si tratta della sindrome di Stendhal. Che prende il sopravvento su di lui. È risaputo. Qualora si generasse una particolare attenzione rivolta all’ammirare opere d’arte di straordinaria bellezza. La sindrome di Stendhal provoca batticuore, capogiro, vertigini, confusione e a volte anche allucinazioni. In soggetti messi al cospetto della stessa meraviglia, decide quindi di distogliere lo sguardo rivolgendolo altrove. Per non dare origine a una situazione di malessere che potrebbe accrescere senza intenzione. Quand’ecco che compare all’improvviso Aurora. Per avvisarlo che il pasto serale è servito e i commensali lo attendono trepidanti nel salone dei ricevimenti. <<Grazie d’accordo Aurora ora arrivo. Bensì mi dica per curiosità. Cosa si mangia questa sera?>>. risponde lui ancora sconcertato. Grato della sua venuta. Che lo fa distogliere da quello stato. Per dirigersi al salone. <<Mio Signore. Questa sera si mangia: pane tostato e minestra d’erbette, poi ci saranno oche, anatre e formaggi. E sarà servita sul piatto d’argento con effetto scenico un’aquila che sputa fuoco. Non mancherà del buon vino, frutta e dolce di miele, il tutto guarnito dalla sapiente arte del cuoco Egidio. >>. <<Meraviglioso! Queste portate saranno sicuramente deliziose. Grazie Aurora arrivo subito. Ah… sia così gentile da dirmi quali commensali hanno l’esigenza di conferire con me?>>. <<Sì conte subito. Ci sono ancora le figure rappresentative di Caletra. MonteMerano. Capalbio. Scansano. Sorano. Suana. Statonia e Aurinia. >>. <<Oh! Bene. E sa per caso le loro rimostranze?>>. le chiede gentile. <<Credo che il conte Tolomeo di Popluna voglia far vedere dei tessuti. >>. <<Bene così potremo sceglierne di nuovi per voi dame. >>. <<Poi c’è il visconte Alderico di Velx che vi mostrerà le straordinarie statue di bronzo di nuovi modelli. >>.<<Interessante!>>.<<Dopo il conte Falco di Vetluna vuole parlarvi in merito alla lavorazione di minerali. >>. <<D’accordo sarà un momento speciale. >>. <<Poi il marchese Denis di Tarxuna. Sottoporrà alla sua attenzione dei prodotti tipici come vino, olio e lino, poiché ha ideato nuove creazioni con raffinate tecniche di produzione. >>. <<Certamente meraviglioso>>. <<Per ultimo il macellaio Brando di Statonia intende allargare la sua bottega e vi chiederà il benestare. >>. <<Perfetto! Ebbene Aurora grazie. Come farei senza di lei? La ringrazio infinitamente. >>. <<Si figuri conte. E mio preciso dovere ottemperare alle sue richieste. >>. <<Gentile Aurora. Sa che le dico?>>. <<No mi dica?>>. << Sostengo in verità che lei si riveli più di una semplice ancella. >>. <<Che cosa intende dire?>>. <<Vede la sua persona è proprio valente sotto tutti i punti di vista. >>. <<Oh! Non mi aduli in questo modo!>>. Invece Niccolò memore delle parole pronunciate da Aurinia che diceva di far rinascere Etruria rivedendola nuovamente con i suoi occhi, si vede riconoscente già da ora ad apporre cambiamenti, cominciando proprio con lo scegliersi le persone di fiducia. <<Si è vero lei è preziosa, garbata e merita qualcosa di meglio. >>. <<Così mi lusinga mio signore grazie!>>. Gli risponde Aurora incredula porgendo i saluti. Fece per andarsene per fronteggiare i suoi compiti. Quand’ecco. <<Un momento! Non se ne vada!>>. Esclama Niccolò trattenendola gentilmente per un braccio. <<Sì! Mi dica!>>. Gli risponde lei fissando quegli occhi vitali. <<Aurora mi è venuta in mente un’idea. Anche se susciterà non poche polemiche. >>. <<Un’idea? Mi dica conte non mi faccia stare sulle spine?>>. <<Ebbene Aurora proprio da oggi che segna l’equinozio di primavera.>>.<<È? Prosegua. La prego?>>. <<Allora! Da oggi ho il piacere di annunciarle che le conferisco la nomina di consigliera personale. E mia dama di corte. Così mi assisterà in prima persona a qualsiasi evento si sostenga a palazzo e in altro luogo. >>. <<Ops…! Woooo… Mah! Conte cosa dite?>> esplose raggiante e sbigottita. <<Sì! Confermo la sua promozione. Inoltre. Le dico che ora può dormire da subito nella stanza gentilizia affianco alla mia. >>. <<È come? Ops…! È troppo per me! Grazie mio signore! Mi lusinga tantissimo la promozione a consigliera, ma francamente ritengo sia veramente troppo per me. E poi cosa direbbero gli altri! Non so se posso accettare questa graditissima proposta. >>. Rispose frastornata ma felice allo stesso tempo. <<Certo che deve! Non si preoccupi per questo. Confido nelle sue capacità e qualità. Ed è giusto che meriti tutto questo. >>. <<Grazie però non so davvero se posso accettare. >> Affermò Aurora tentando di frenare una lacrima che scorreva inaspettata bagnandole il viso. <<Garantito che può accettare!>>. la rincuora lui e con un leggero tocco delle dita le asciuga la lacrima. Ammirando stupito la bellezza che ne traspare.
Lei con gli occhi in lacrime e raggiante si vede grata ad accettare quel nuovo incarico insperato. <<Ora vada. E si cambi d’abito. Ne indossi uno molto bello. Che valorizzi la sua già straordinaria figura. La attenderò con ansia affinché si unisca alla nostra tavola. >>. <<Vv… a bene… mah! Così? Da subito?>> domanda lei confusa e felice. <<Sì! Si! Adesso. È giusto perseverare da subito. Onorando questo sodalizio a tavola questa sera. >>. <<Mah… i miei lavori?>> replica ancora titubante. <<Li demandi a chi ritiene più opportuno! Faccia in modo che siano altri a eseguirli. >>. <<Ehm! D’accordo conte! Come desidera! La ringrazio di cuore. >>. Risponde incredula e sconcertata da tanta riconoscenza. Stupita oltremodo che tutto ciò capiti proprio a lei. Aurora s’incammina solerte verso la cucina per avvisare il resto dei domestici, che in qualche modo non avrebbe potuto proseguire la collaborazione al loro fianco; visto il nuovo incarico, giunto talaltro all’improvviso da parte del conte a suo favore. Dove la vedrà protagonista in prima persona come consigliera. Purtroppo ignara poverina di suscitare avversità e invidia negli altri.
Capitolo diciannovesimo
Fatto l’annuncio subito,
si scatena un vero putiferio tra i colleghi di lavoro. Al punto tale che tutti
iniziano a smuovere contro di lei accuse infondate. Bensì lei stupita si
rammarica di tale insolenza inimmaginabile. <<Ah è così? Noto che ti sei
proprio comportata male, è Aurora?>>. Afferma dispotico Alfonso l’aiuto
cuoco. <<Oh! Perché dici così Alfonso?>>. Gli domanda lei
sconcertata. <<Avrai sicuramente lusingato il conte con delle moine. Le
solite tattiche che adoperano le donne in questi casi no?>>. Aggiunge
seccato. <<Alfonso ma cosa dici? Perché parli in questo modo? Non ho
mosso alcuna moina nei confronti del conte. >> Affermò lei decisa e
amareggiata allo stesso tempo. <<Sì! Invece! Sarai stata tu a provocarlo.
Le avrai fatto gli occhi dolci? Un bel sorrisetto? Dì la verità?>>. La
aggredì velenosa più che mai Lucilla.<<No! Lucilla mah che dici? Non ho
bisogno di fare gli occhi dolci a nessuno per il momento, tantomeno al conte
appena arrivato. >>. Risponde lei costernata dal fatto di tenere una
conversazione così assurda e mai pensata. <<No! No! Sarai sicuramente
stata tu a fare nascere in lui la passione per te. Avrai avanzato uno sguardo
malizioso? O piuttosto che sollecitare il suo sguardo con movenze sibilline? Dicci
qual è la verità!>>.<<No!>>.<<Non è vero? Gli hai
acceso la passione? >>. Afferma ancora Lucilla guardandola malignamente.
Senza risparmiare di sputare veleno dagli occhi. <<Mah! Di quale passione
parli?>>. Domanda Aurora sempre accorta di mantenere il controllo gradevole
che si addice. <<Certo! Dichiarami la verità che non vedevi l’ora di
metterti in mostra. Volevi far notare che tu sei la migliore di modi e stile è?
Non è vero?>>. Aggiunse animata di pura cattiveria. < Vuoi
scherzare?>>. <<No! Non scherzo! Di sicuro il conte ha perso la
testa per te. Non lo vedi che sei tutti
ossa e per di più insignificante! >>. Replica sprigionando ancora
rancore. <<Non ha perso la testa per me!>>. Cerca di replicare
calma lei. <<Allora sputa il rospo. Sei stata tu vero a
rabbonirtelo?>>. la incita e provoca Lucilla animosa più che mai.
Avvicinandosi addirittura ad Aurora a un palmo di naso quasi fosse una
minaccia. <<No! Davvero io… >>. Aurora fu interrotta da un'altra
ancella. <<Ti credi la più bella è?>>. Afferma Berenice.
<<Oh! Si ti credi la più brava? Forse la più vera è?>>. Segue
spietata Lucilla.<<No! io…>>. Sconcertata cerca di ribattere. <<Mah!
Zitta! Le avrai dato ad intendere che ti piacesse! E lui ti ha fatto dono di
questa promozione!>>. Le dice decisa Berenice che è addetta a pelare
patate e verdure, ancella credulona e dispettosa, invidiosa, gelosa e risentita
di non essere stata scelta lei come consigliera. E senza dar modo ad Aurora di
proseguire si unisce alle accuse degli altri. <<No! Io… io non vi
riconosco! Certo che no! Mah! Cosa vi succede? Voi mi conoscete da qualche
tempo e sapete bene che non sarei capace di simili nefandezze. >>. Cercò
di respingere le accuse. <<Guardatela! Con questi capelli da civetta.
>>. Le intima Lucilla facendo roteare una ciocca di capelli di Aurora in
segno di disprezzo. <<È vero guardatela!>>. Confermò Flora. <<Smettetela
per favore. >>. <<Sei una delirante indegna! Se tu credi davvero
che il conte abbia disposto questo per te? Ti sbagli di grosso! Inoltre
guardati! Ti dimostri ingiusta nei nostri confronti. >>. Afferma in
aggiunta Berenice.<<Mah! Nei vostri confronti? In che senso?>>.
<<Sì! Nei nostri confronti!>>. <<Perché?>>. <<Per
prima cosa il tuo lavoro ora ricadrà su di noi, seconda non perdoniamo che tu
abbia civettato con lui così svergognatamente. >>. Insisté Berenice
attaccando Flora dimostrando di essere realmente invidiosa. <<Ancora
seguitate? Niente affatto! Non è mia abitudine civettare. Non solo con il conte
ma con nessuno!>>. Esclama risentita. Aurora gentile e corretta come
sempre. Risponde di rimando. Se pur indignata e triste per le accuse gratuite
mosse da tutti. Principalmente da chi non se lo sarebbe aspettata come da Flora
e Berenice.<<Ribadisco! Io non ho civettato proprio con nessuno! E non
pensavo minimamente di tramare contro di voi! Piuttosto sono stupita quanto
voialtri di quest’inaspettata decisione che mai più mi sarei sognata di
ottenere. Permettetemi di nuovo di dire che il conte ha fatto tutto da solo.
Domandateglielo pure se volete! Non ci sono problemi chiedeteglielo! È stato
lui che ha visto in me una potenziale consigliera! Senza che io avessi mai dato
a intendere di provare sentimenti d’ambizione, o di migliorare la mia già
stabile e gradita situazione a corte. >>.<<Bugiarda!>>.
pronunciò Flora. <<Non sono una bugiarda e non lo sarò mai. >>. Ribatte
sempre più delusa dalla mancanza di comprensione, decisa comunque a non prestar
fede alle offese, rendendosi conto dell’inflessibilità dei compagni di lavoro.
Reagisce decretando l’ultimo appello. Affinché si ravvedano dalle accuse mosse
nei suoi confronti e si decide in qualche modo a zittire tutti loro. <<Voi
come vi sareste comportati qualora avessero mosso una riconoscenza di questo
tipo nei vostri confronti?>>. Attende risposta. <<Non posso certo
oppormi a tanta gratitudine dimostratami da parte del conte cosa ne dite? Non
rispondete? Pensate di essere indulgenti e capirmi?>>. Domanda decisa e
risoluta seppur mantenga i suoi modi cortesi.
<<Noo…! E quindi dopo che cosa fecero?>>. <<Decisero che era
giunto il momento di mandarmi a servizio. Dato che ormai avevo dodici anni.
>>. <<No! ?>>. <<Si! Dissero che era giusto
allontanarmi da Matilde. Poiché di riflesso soffriva della mia cattiva
influenza. Oltretutto quello dell’allontanamento lo ritenne un buon metodo.
Affinché mi potessi ravvedere di tutte le malefatte perseguite negli anni a
discapito di mia sorella. >>. <<Pazzesco! Oltre l’inganno anche la
beffa di essere allontanata non ho parole!>>. <<Solamente Adele
l’ancella al servizio dei miei genitori sapeva tutto. Matilde la minacciava in continuazione. Assicurandole
che l’avrebbe fatta allontanare con l’onta più brutta ci potesse essere per una
donna. Diffamandola in tutto il paese. >>. <<Oh! Questa è pura
perfidia. Pazzesco!>>. Esclamò lui avvilito. <<Di conseguenza alla
povera Adele non rimaneva altro da fare che tacere. Conoscendo la probabile
cattiveria di Matilde. >>. <<Che peccato! Immagino la tristezza nel
suo cuore per non aver potuto contare su nessuno?>>. <<Bè! A ogni
buon conto. Oggi con il senno del poi mi ritengo fortunata. >>. <<E
come mai di grazia, dopo di quello che ha passato?>>. <<Mi sento fortunata
per il semplice fatto di avermi mandato a servizio. >>. <<A
sì?>>. <<Sì! Perché… staccandomi così da mia sorella. Hanno
garantito se non altro la mia stabilità. Non so altrimenti che fine avrebbe
fatto la mia ragione se avessi continuato sotto la sua spietatezza. >>.
<<Questa storia ha dell’incredibile! Non trovo parole. A volte le
avversità familiari rendono il cammino di certe persone più faticoso di quanto
lo possa già essere. Mi dica, almeno si
è trovata bene a servizio e da chi era andata?>>. <<Oh! Beh! Non
proprio! Andai a servizio dal barone Lapo al Castello della badia di Velx. Che
è posta in alto a una gola meravigliosa fiancheggiata dal fiume Fiora. Ebbene
il barone Lapo è persona stimata e di buon cuore. Le malelingue sono sempre in
agguato e pronte a ferire gli animi gentili. >>. <<Oh! Perché cosa
successe ancora?>>. <<Ecco! Erano sorte delle voci artificiose, le
quali asserivano che il barone fosse persona subdola. >>. <<Così
senza motivo?>>. <<Già! Dal nulla chissà? Forse per spietatezza, o
per il solito flagello della gelosia che imperversa sugli animi e colpisce
irremovibile, chi può dirlo!>>. <<E su quali maldicenze si basò, che
cosa insinuarono i malfidenti?>>. Le domanda, prendendole la mano, questa
volta carezzandola più volte, quasi a volergliela baciare. << Fecero
nascere il sospetto che il barone si approfittasse di me. Per di più che poneva
maggiore attenzione nei miei riguardi, anziché alla moglie, dandogli per questo
la nomea di cattivo marito. Ripeto tutte frottole inventate di sana pianta per
pura invidia e animosità. >>. <<Non vi è dubbio vi credo! Mentre il
povero barone come si scagionava?>>. <<Bè lui persona dabbene cercò
di difendermi. Poiché le vere intenzioni del barone rivolte a me erano per pura
cordialità. Dove benevolo vedeva in me una perizia affine alla sua. E il suo
scopo risoluto era quello d’istruirmi, regalandomi i segreti della conoscenza
riportata nei suoi bellissimi libri. Secondo poi era anima gentile, garbata e
non disseminava odio o cattiveria gratuitamente, disposto per questo alla
tolleranza. >>. <<Bella persona questo barone Lapo>>. <<Sì!
Pertanto il motivo principe che lo legò a me come a una figlia. Era proprio legato al fatto che desiderava tanto
averne una. Mentre e purtroppo gli fu sempre negata dalla consorte baronessa
Giuditta. Persona subdola, egoista e meschina. Poiché voleva essere l’unica ad
avere il potere e l’autorità del casato senza altri successori. >>.<<No!>>.<<Ecco
spiegato il motivo per cui il barone mi prese a favore. Insegnandomi parte del
suo sapere. Insegnandomi a scrivere, a leggere e a fare di conto. Vedeva che
nutrivo un grande interesse per l’applicazione, di qualsiasi genere questa
fosse. Si prodigava affinché la mia sete
di sapere fosse finalmente appagata. >>. <<Capisco! Straordinario
questo barone. >>. <<Nel frattempo intorno a me si stava rendendo
concreto la trama dominata dall’odio, dal malanimo e dall’invidia. >>.
<<Immagino il susseguirsi delle ostilità nei suoi confronti. A
prescindere dal rendersene conto?>>. <<Precisamente! La baronessa
ormai era in malafede e non vedeva di buon occhio la mia presenza a castello.
>>. <<Ops! Mah! È incredibile quanto il fato a volte possa prendere
direzioni sbagliate. >>. <<Attorno alla nostra disinteressata
amicizia. Che fra l’altro si dovette rompere. Si erano venuti a creare rancori
di gelosia e invidia tali, da generare una vera e propria diatriba. Cosicché
decisero di allontanarmi da palazzo indirizzandomi altrove. Nonostante il
biasimo del barone che non avrebbe voluto. Alla fine dovette cedere e con
malincuore lasciarmi andare. >>. <<Inconcepibile! Sventurata Aurora
e dove la mandarono?>>. <<In seguito mi fece andare al castello di
Triana. Che si trova in direzione del Monte Amiata posto sopra un poggio
roccioso. A occidente del Monte Labbro che s’inoltra fra le valli della “Fiora”
e dell’Albiniam. Un luogo davvero bello. <<E lì com’è andata?>>.
<<Bè! Diciamo che in quel luogo mi sono indubbiamente trovata bene.
>>. <<E dopo?>>. Domanda lui senza toglierle gli occhi di
dosso, mentre tra una parola e l’altra sbocconcellava il dolce.
<<Emh! Ecco vede Davide si dovevo analizzarli attentamente, ma quel giorno lì per mia sfortuna li vidi di sfuggita, poiché ero obbligato a sanare una dissenteria che non mi lasciava tregua. >>. <<Capisco! Ora dicci almeno quello che ti ricordi. >>. << Quello che ricordo è di aver notato che erano molto lenti nelle movenze a causa della metà del loro corpo rivestita di ghiaccio che gli precludeva i movimenti, un po’ come quelli che abbiamo battuto, solo che indossavano delle vesti. >>. <<E poi cos’altro ha notato?>>. Chiede Goffredo.<<Ecco… ho notato i loro occhi chiarissimi quasi bianchi, parevano cristalli e si notava che la luce del sole li disturbava molto, insomma facevano fatica a muoversi. >>. <<Capisco! Tuttavia non sapete nemmeno dirmi che fine ha fatto? O per lo meno se sono ancora in pericolo gli abitanti di Roccalbiniam? >>. <<No… non so, dove siano finiti. Credo che non abbia trovato pane per i loro denti e vista la scaltrezza della gente che furba si era nascosta in maniera tale da non essere scoperta, gli abitanti siano al sicuro. Sappiamo con certezza che sono spariti nel nulla e nessuno li ha più visti. >>. <<Già! Forse Zorhobos non era abbastanza rafforzato. >>.
Capitolo ventiquattro
<<Beh adesso è ora di agire, qualcun
altro ha sentito fatti strani ultimamente?>>. <<Si! Io!>>. Afferma
Goffredo.<<Dove dimmi?>>. <<Ecco…precisamente a Lacum Prilem.
>>. <<E dove si trova esattamente tale luogo?>>. <<È
l’antico borgo racchiuso da mura. Sorge in una posizione straordinaria da cui
si possono vedere panorami stupendi riversi sulla costa, verso i Monti
dell’Uccellina e il parco naturale della Maremma. >>. <<Bello! E
cosa è successo lì?>>. << Nel castello della Rocchette che spunta
sul mare a pochi chilometri da Follonica, da cui si gode una splendida vista
della rocca, beh all’interno della stessa si è verificato un omicidio. >>.
<<Un omicidio? Così? Senza motivo?>>. <<Oh! Si! Il motivo
c’era. >>. <<E quale?>>. <<Per colpa di un’eredità.
>>. <<Che strano a Etruria nessuno ha mai provato ostilità da far
insorgere dispute a causa di motivi così futili. >>. Asserisce Aurora. <<Non immaginavo
certo ci fossero così tante ostilità fra le genti del regno di Etruria.
>>. Dichiara Niccolò. <<Invece sì purtroppo, anch’io ho notizia di
un fatto avvenuto in un'altra località. >>. Dice Maurilio.<<Anche
tu e dove. Gli chiede Niccolò
maggiormente stupito da tali rivelazioni. <<Ecco… ho sentito che a Triana
è avvenuto un fatto increscioso. >>. <<A Triana? Sul serio?>>.
chiede Davide.<< Si! È successo
che al suo castello posto sopra un poggio roccioso, a occidente del
contrafforte montuoso che dal Monte Labbro s’inoltra fra le valli Fiora e
dell’Albiniam, alcuni individui hanno avvelenato le dame di compagnia della
signoria di Triana. >>. <<Oh! Per quale ragione?>>. <<Pare
per gelosia. >>. <<Mah! Guarda tu!>>. <<Si dice anche che sulla baia ai margini meridionali del
parco dell’Uccellinia in posizione dominante sulla costa tirrenica, dove sorge
l’antico borgo di Telamon, siano stati rapiti dei bambini. >>. <<Come?
Sarebbero stati rapiti dei bambini? “ancora!”>> dice perplesso Niccolò.
<<Sì! Tutti i bambini di età superiore a tre anni, pare siano stati
sfortunatamente rapiti e portati chissà dove. >>. risponde mesto
Maurilio.<<Oh! Non toccatemi i bambini!>>. Esclama inorridito
Niccolò.
Matilde nel frattempo rivolgendosi con estrema smoderatezza al
maggiordomo.
<<Lei Cass, coso, … si insomma si sbrighi! Porti dentro i
bauli e badi bene di stare attento a non
rovinare niente mi raccomando!>> redarguì lei insolente.
La cortesia ed esperienza del maggiordomo Cassio non gli permette
di eseguire male il suo incarico, nemmeno dinnanzi a una screanzata di quel
genere. Di conseguenza provvisto di una competenza eccellente che lo porta a
essere padrone di se con garbo e tatto, non se ne cura e da disposizioni in
merito alle richieste della donna. Pur rimanendo costernato, chiama a se
garbatamente Eberardo il castellano, Cecilia e Drusilla, al fine di prendersi
cura degli effetti della dama. Notando tuttavia che questa donna comparsa
all’improvviso, non ha certo le maniere da nobildonna, ma sembra intenta a obbligare
la sua figura in ogni modo.
<<Un momento solo signora e vi annuncio. >> Dice
garbato Cassio.
<<Si ma si sbrighi!>>
In seguito a quell’intervallo per il momento i cavalieri
interrompono la conversazione e ne approfittano per finire di gustare il dolce,
sorseggiando con calma lo squisito vino in compagnia dei nuovi ospiti,
nell’attesa del nuovo incarico, ignari di chi si sia presentato a palazzo.
“Oh!” “No!”Aurora rimane basita nel trovarsi davanti il ciclone di sua sorella,
soprattutto nel sentire che si fa annunciare come duchessa. Niccolò non da
meno, rimane esterrefatto nel vedere i modi poco raffinati della stessa e si
dice già preoccupato per Aurora. Ciò nonostante la bella Aurora nota che la
sorella almeno pare si sia sistemata. Poiché indossa un abito in broccato verde
con l’ampio mantello dai profili d’oro, un elegante cappello con piume, un
collier con motivi incastonati di pietre preziose e orecchini. E vedendola
agghindata a quel modo Aurora si compiace a pensare se non altro che sta bene,
deducendo almeno che non sia venuta a chiedere denari. Mentre il piano di
Matilde è ben diverso e munita di nuova contorta falsità, comincia la sua
messinscena.
Attonita e sprovveduta Aurora
segue quell’attimo di silenzio presagendo sventure. Ed ecco che Matilde
esplode irruente. Con un impeto non richiesto e dal tono elevato si rivolge ad
Aurora con la solita supremazia.
<<Buon giorno Aurora sorellina!>>.
<< Matilde buon giorno a te!>> risponde lei
bendisposta.
Con la solita falsa cortesia la donna comincia a lusingare la
sorella, sperando di incuterle lo stesso timore di un tempo.
<<Però come ti sei fatta graziosa!>> le dichiara
girandole attorno con fare cicalante.
<<Come stai? Fatti vedere, vieni qua!>>
<<Un momento!>> replica Aurora contenendosi poiché a
poca voglia di moine.
<<Fatti abbracciare! Mah! Guarda! Ti sei fatta proprio una
bella ragazza anche senza di me!>>
Aurora guardinga e raggelata dall’irruenza e potenza che sprigiona
la sorella, ne rimane disarmata (anche dopo questo lasso di tempo che le ha
viste lontane) lasciandosi tuttavia andare a convenevoli. Conoscendola sa che
non le rimane altro da fare che lasciarsi abbracciare e desistere da fare
domande al momento. Per fortuna Aurora ha avuto modo di raccontare a Niccolò le
vicissitudini con sua sorella, di conseguenza è sicura di avere almeno lui
dalla sua parte, qualora succedesse qualcosa di ineffabile. Aurora rivolgendosi
a Matilde.
<<Allora Matilde
quale buona nuova ti porta da queste parti?>>
<<Oh! Caaa…raaa … ma per il solo desiderio di vederti
sorellina. >> Rispose stucchevole e finta sdolcinata, sapendo che aveva
tutti gli occhi puntati addosso.
<<Come hai fatto a sapere che mi trovavo qui?>> Le
domanda Aurora pur immaginando da dove avesse tratto l’indirizzo. Sicuramente
grazie alla lettera perduta da Paride. Chissà come l’ha trovata lei? Si chiede.
Matilde scaltra e sprezzante approfitta del fatto che Niccolò si
intrattiene nel salone con i cavalieri, per sfidare divertita e beffarda
Aurora. Nel frattempo gli ospiti si erano allontananti, lasciando le due donne
sole in maniera che potessero mitigare essenze passate, all'oscuro della
malvagità che celava quella donna. >>
<<Sorellina! Tu sai vero che la gente delle borgate è solita
essere in buona fede?>>
<<Si lo so! Ma cosa ha
a che fare questo con la tua venuta?>>
<<Sai che amano parlare delle persone bene, così sono venuta
a sapere che sei diventata con tuo stesso stupore, consigliera del conte Orsini
di Statonia. >> Rispose dandole ad intendere che lo ha saputo dalla gente
di borgata.
<<Già capisco. >> rispose costernata Aurora. Allo
stesso tempo titubante e restia nell’accogliere tale rivelazione. Chiedendosi
in che modo ne fosse venuta a conoscenza, visto che come prerogativa per averla
allontanata da casa, c’era quella di non far sapere per il momento nulla di
Aurora alla sorella. Con gli anni forse qualche notizia poteva trapelare, ma
per un bel po’ di tempo non dovevano sapere niente di lei, a questo punto
l’unica possibilità rimane davvero quella della lettera. Matilde agguerrita e
disposta a distruggere senza indugio la sorella aggiunge.
<<So che tu con solerzia e giubilo ogni giorno svolgi al
meglio il tuo nuovo incarico. >>
<<Bè si>> rispose cominciando a realizzare che sapesse
davvero di lei tramite il suo scritto.
<<Sorellina! Sono a conoscenza che il tuo nuovo incarico ti
ha conferito un aspetto migliorativo, nonché un incremento economico, inoltre
indossi abiti che non ti saresti mai sognata di poter mettere giusto?>>
Aggiunse beffeggiandola. Capendo che le cose stavano come pensava, vale a dire
che in un modo o nell’altro, Matilde era venuta in possesso della lettera,
seppur indispettita, al momento non volle lasciar trapelare che lo avesse
capito.
<<Ti sembra il modo questo di presentarsi a casa di persone
che non hai mai visto, facendola da padrona?>> Le risponde basita Aurora.
<<Oh! Quale modo Aurora cara?>> disse sorniona.
<< In questo modo altezzoso e beffardo!>>
<<Oh! Aurora mia cara sorellina! Hai paura di fare brutta
figura? Per di più la gente sa che all’interno
del castello il tuo alloggio è sicuramente il più regale che potevi sognare.
Non è così?>>
Aurora non ne poteva più, dopo l’ennesima prova che la sorella
stava citando le parole scritte nella lettera le disse tutto.
<< Come hai potuto? Tu hai preso la lettera. >>
Replica Aurora con una vocina flebile ma decisa.
<<Uh! Ma senti qua … non è finita, so che partecipi a
ricevimenti con illustri ospiti di tutta Etruria, che fai passeggiate
divertenti con il conte Orsini il quale nutre per te profonda stima, che tu
ricambi del tutto, non è vero forse?>> Proseguì imperterrita la donna.
<<Sei la solita spudorata! Ma come puoi essere così
cinica?>> Ribadì Aurora offesa dal fatto che la sorella stesse citando le
stesse parole dello scritto rivolto ai genitori.
<<Sta buona sorellina, fa parlare me per favore. >>
Ribadisce Matilde con aria sprezzante.
<<Sono anche al corrente che avresti voluto vedere mamma e
papà per riabbracciarli e mostrarle tutto il tuo affetto vero? E magari con
l’occasione poter chiarire alcuni punti rimasti irrisolti nel tempo non è così?
>>replica sprezzante.
<<Sei … Beh! Vedi Mati…>>
<<Zitta! Non parlare!>>
<< Lasciami rendere comprensibile alla tua fioca delicatezza
come stanno le cose. >> Replicò a fatica Aurora.
<<Taci per favore! Non è ancora giunto il tuo momento
d’intervenire!>> La blocca subito con un’animosità che lascia
tranquillamente trapelare il suo astio.
<< Ti stavi per tradire cercando di dire loro che persona
corretta sei, non è vero?>>
<<Vedi…>>
<< Taci! Maliziosa! Avresti voluto raccontare le
vicissitudini che ti hanno impedito di essere una persona giusta e contro il
tuo volere condotta a comportarti non proprio come avresti gradito, non è
così?>>
<<Matilde non ti sembra di esag…>> Stava per parlare
ma Aurora venne nuovamente interrotta dalla sorella.
<<Ho detto di non parlare fino a che non ho finito
sorellina! Traaanquilla… non temere… sono cambiata sai. >> esplode
dispotica e secca più che mai, bloccandola dal braccio per procedere sgradevole
e irritante.
<<Allora cara sorellina! Sono a conoscenza che ora sei
pienamente appagata e soddisfatta del tuo stato e che per questo vorresti fare
chiarezza e chiudere con un passato che per tutti noi si è dimostrato
difficile?>>
<<Credo sia gius…>>
<<Allora sei proprio tonta! Brutta stupida! Non capisci la
lingua italiana, sta zitta!>> Ribatté maligna.
Matilde è fortunata che gli ospiti siano impegnati nella sala dei
ricevimenti e nessuno possa ascoltare la sua prepotenza nei confronti di
Aurora, perché altrimenti sarebbe subito redarguita.
<<Uh! Senti qui … ho appreso per certo che sei così di animo
nobile da ringraziare i nostri genitori per averti regalato la vita. >>
<<Cert…>>
<<Taci! Tonta! Eh! Aurora! Aurora! No! No! No! Mia cara… sai
che devi stare attenta alle cose che dici, sono io che ti ho cresciuto!>>
Affermò sfrontata girandole attorno.
A questo punto Aurora sconcertata nel notare quanto la sorella sia
assurda e insolente, domandandosi una volta di più come sia venuta in possesso
della lettera, si immerge a pensare. “calmati Aurora rifletti prima di
parlarle” sostenne la sua vocina interiore.
Quello che è certo è che la lettera ai loro genitori non è mai
pervenuta. Per fortuna Paride ne aveva anticipata la notizia della perdita,
informando Aurora, ma sinceramente per un caso fortuito che cadesse nelle mani
direttamente di Matilde, questo non se lo aspettava proprio.
<<Sai piccola che non devi mai auspicare di crederti
superiore a Matilde perché altrimenti per te è finita!>>rincalza la
spudorata.
Aurora si sentì gelare e capì immediatamente che Matilde si era
recata lì per delle deplorevoli intenzioni. Rimasta senza parole, Aurora cerca
in ogni modo di risponderle tentando di trovare la maniera giusta di agire.
Sforzandosi di mantenere un equilibrio e frenando l’istinto che prevarrebbe
prendendola a schiaffi. Amareggiata per il modo in cui l’ha trattata per tutta
la vita persistendo nel farlo tuttora, si dispone nel migliore dei modi a prima
vista per nulla scalfita da quel tono. Mostrando una calma estrema, un autocontrollo
da fare invidia a chiunque e con una gentilezza che caratterizza la sua eterea
personalità, decide finalmente di dare sfogo al suo pensiero.
<<Matilde io credo che tu stia facendo uno sbaglio a
obbligare la tua infelice figura a palazzo. >>
<<Cooosa? … Come ti permetti? Stupida sorella. >>
Imperterrita continua Aurora.
<<Penso che tu sia venuta a palazzo solo ed esclusivamente
per creare inimicizia!>>
<<No! Sorellina! Cosa te lo fa credere?>>. .
<< La tua solita superbia, ma questa volta ti sbagli di
grosso se credi di abbindolarmi!>>. Disse più decisa che mai.
<<Superba io?>>.
<<Bè sappi che non ho più intenzione di farmi raggirare da
te, i tempi sono cambiati, sono giunta anche io alla conclusione che tu abbia
il dente avvelenato e per questo non intendo sottopormi alle tue angherie
ulteriormente. Quindi ora se vuoi scusarmi, avvertirò Basilio lo stalliere che
ti riaccompagni subito a casa. >>. Le dice serafica e sicura di se
Aurora.
<<Aurora! No! No! No! … Mia cara! Guarda che stai
commettendo un grosso errore, non ho nessuna intenzione di raggirarti, ti
voglio bene lo sai!>>. Le disse con aria falsa e beffarda.
<<Sinceramente ho dei dubbi a riguardo!>>.
<<Considera amichevole la mia venuta a palazzo, intendo solo
prendere quello che è mio di diritto e poi me ne vado. >>. Dichiarò
fingendosi addolorata e offesa.
<<Ma di che cosa stai parlando?>>. Domanda Aurora
stupita.
<<Sorellina non dirmi che non hai capito vero?>>
<<Cosa pretendi dopo anni di angherie nei miei
confronti?>>
<<Tontolona! Semplicemente Pretendo quello che è
mio!>>
<<Quello che è tuo? Cosa può essere tuo di diritto, non
abbiamo niente da spartire, giacché me ne sono dovuta andare via a causa tua
insolente che non sei altro. >> Proferì Aurora quasi perdendo la
pazienza.
<<Io insolente? Nooo! Come non lo sai? Poiché una sorella è
più abbiente dell’altra deve dividere ogni suo bene con l’altra meno fortunata.
>> Replicò sicura di se Matilde pensando di suscitare commiserazione.
<<E questa? … quando l’hai studiata la notte mentre dormivi?
Non mi incanti come tuo solito, stai dicendo un sacco di eresie!>>
<<Brutta ingrata che non sei altro! Non credi che potrei
spezzarti le ossa se solo lo volessi?>> Rispose dispotica non riuscendo
più a tenere a freno la cattiveria.
Non è da escludere che ad Aurora avrebbe fatto piacere
un’improvvisa incursione di Niccolò, ma sapeva di dover affrontare da sola una
volta per tutte sua sorella di conseguenza armata di tranquillità proseguì
nell’affrontare la circostanza.
<<Matilde la tua aggressività mi sgomenta, credi che mi
lasci imbrogliare ancora e per di più ora che ho finalmente trovato un po’ di
pace?>>
<<Sorellina non fare la tonta! … Lo sai che mi spetta tutto
quanto hai tu! Altrimenti se solo volessi potrei provocare qualche danno alla
tua immagine che nemmeno immagini. >>
<<Innanzi tutto non mi chiamare più sorellina! In secondo
luogo la tua insolenza non mi tocca minimamente e le tue parole dato che sento
nell’animo che sono frutto di falsità, non scalfiscono il mio cuore che si è
educato alla tolleranza. >>
<<Auroraaaa! Sorellina! Bella come un fiore! Cerca di non
inveire contro il tuo stesso sangue. Sarebbe deleterio lo sai?>> La
tormentò Matilde girandole repentinamente attorno provocandola in tutti i
modi.
<<Non ci posso credere, ma ti accorgi di quello che dici
almeno?>> Esorta Aurora sorridendo giusto per sfatare la sua insolenza.
<<Certo che so quello che dico! Sorellina cara … mi spetta
di diritto tutto quanto tesoro mio, proprio la metà di quello che hai tu.
>>
<<Tu non sai quello che dici! Parli a sproposito Matilde. Ma
se nemmeno io ho nulla, salvo quello che
a quanto pare ha disposto per me il conte per sua scelta, di cui al momento non
ne voglio conoscere l’entità. E poi ti rivolgi a me dicendomi di non inveire
contro il mio stesso sangue, ma tu ti stai esaminando almeno?>>
<<Oh! Ma sentila… cosa dici Aurora io sono giusta con
te>>
<<Tu giusta? Non sai nemmeno cosa voglia dire la giustizia!
Mi blocchi la parola, mi accusi di essere tonta, mi sminuisci, ti burli di me
chiamandomi sorellina, per di più pretendi una cosa fuori dal mondo, da non
credere è incredibile il tuo senso unico delle realtà. >>
<<Ma quale senso unico… io dico solo che tu sei la mia amata
sorellina e per questo devi dividere con me quello che per merito mio ti sei
conquistata. >> asserì convinta Matilde.
<<Per merito tuo! Ma cosa stai blaterando?>>
<<Sì! Aurora prova a pensarci?>>
<<Innanzi tutto non oso pensare a un tuo merito e poi è
veramente assurdo quanto mi vorresti far credere. >>
<<Ebbene cara la mia sorellina ragionaci! Se tu rimanevi a casa non ti sarebbe mai
successa l’eventualità di incontrare il conte Orsini non credi?>> Le disse ridendo Matilde.
<<Ah! Ironia del caso … su questo punto hai ragione!
Tuttavia non posso crederci! Tu credi che io sia l’ingenua che è vissuta per
anni sotto la tua egemonia?>> Proferì con sicurezza Aurora.
<<No! Te l’ho detto sono cambiata! Credo solo che tu sia la
mia sorellina più piccola e di diritto ti dico che devi fare come voglio io.
>> Asserì Matilde più decisa che mai.
Aurora sempre prudente nei suoi confronti si sbigottisce di quanto
sia cinica la sorella e le risponde di rimando.
<<Dovrei fare quello che vuoi tu? Matilde con quale foga e arroganza ti
sottoponi a me come se nulla fosse? Ho mandato giù abbastanza rospi per colpa
tua! Non credi che sia giunta l’ora di farla finita con questa storia? Non
credo minimamente a una sola parola di ciò che dici e nemmeno che tu sia
cambiata con gli anni. Piuttosto devi credermi non ho proprio intenzione di
rifarmi ingannare un’altra volta dalla tua natura meschina. Non sono più una
bambina da plasmare sotto le tue grinfie. >>le rispose autorevole.
<<Ma Auro…>>
<<No! Ora basta! Stammi bene a sentire tu! E smetti di
parlare dato che adesso lo sto facendo io. >>
<<Aurora non ti riconosco più!>>
<<Nemmeno io intendo riconoscerti, non susciti più timore e
di sicuro non mi incanti oltre con le tue falsità. Come ti ho già detto sono
cambiati i tempi in cui mi facevi credere quello che volevi, incutendomi paura
e soggezione, ora ho ben presente cosa è il giusto e sbagliato, non sono più
disposta ad ascoltare la a tua arroganza. >>
<<Sono io la giusta per te Aurora. >>
<<Ma fammi il favore! Tu stai scherzando vero?>>
Replicò perdendo la pazienza.
<<No! Non scherzo! Di sicuro non avresti trovato una sorella
migliore di me. >> Persiste Matilde.
<<Al contrario! Il destino ha voluto che lo fossi tu.
Tuttavia questa tua maniera di intervenire nei miei confronti è di sicuro la
più meschina che io abbia mai visto assumere da una sorella credimi. >>
<<Ma caaara… Aurora non ti ricordi quanto ti ho voluto
bene?>>
<<Mi hai voluto bene tu? Hai uno strano modo di percepire il
bene! Non discuto che alla tua maniera mi avrai voluto anche bene, ma posso
dirti con assoluta certezza che sei moralmente contorta e seriamente
complicata. >>
<<Brutta stupida! Non mi offendere. >>
<<Non ti sto per nulla offendendo. Quello che è certo è che
non stai molto bene a livello interiore se ti comporti in questo modo, la tua
vita è circondata da cattiveria, solitudine, falsità, prepotenza e cospirazioni
a tuo favore. >>
<<Mah! No! Aurora, guarda che ti sbagli ti dico! Sono stati
i nostri genitori che mi hanno mandato. Volutamente! Perché sanno quanto sei
buona, dal momento che attraversano un brutto periodo non se la sentono di
spostarsi personalmente. >>
<<Cosa ti inventi ora?>>
<<Guarda che è vero! Devi sapere che sono soggetti a
ristrettezze considerato che ora vivono in povertà. Loro erano certi di sperare
sulla tua comprensione, credimi lo faccio per loro, non certo per me. >>
Ribatté Matilde con la sua aria da commediante, confidando di riuscire a
sottomettere la sorella come quando era piccola, ai tempi che le faceva
eseguire ogni cosa a suo piacere. Ma la sofferenza accumulata nel tempo di
Aurora è stata talmente incisiva, che adesso non permette a nessuno di
impadronirsi del suo intelletto.
<<Sei così perfida che pensi di incutermi timore agendo sui
sentimenti! Non credo proprio che mamma e papà ti abbiano mandato da me.
>>
<<Si invece!>>.
<<Anche fossero così le cose non sta a te preoccupartene, ci
penserò io ad andare a trovarli al più presto, presentando il mio aiuto di
persona. >> Ribadì decisa Aurora.
<<Emh! No!Tu di persona? Mah! Non puoi!>> Afferma
Matilde.
<<Come dici? Non posso?>>
<<No! Non puoi andare a trovarli perché hanno mandato
me!>>
<<Oh! E sentiamo? Perché non potrei?>>
<<Perché li faresti piangere. >>
<<… Lo vedi? Sei sempre uguale mi vuoi sottomettere alle tue volontà, non
credo a una sola parola di quello che dici. >>
<<Come? ... non mi credi? Aurora cara sorellina! Loro si
sono raccomandati di farti gli auguri per la tua nuova carica e di cercare di
farti capire la loro situazione economica che ultimamente si è indebolita
all’inverosimile>>.
Più Matilde parlava, maggiormente si sentiva in diritto di
ingannare Aurora. Eseguendo la parte melodrammatica per farle credere che i
suoi genitori erano a conoscenza del suo stratagemma per impossessarsi dei beni
di Aurora e di tutte le sue credenziali a Palazzo. Stava quasi riuscendo a
cavarsela facendo credere ad Aurora una cosa per un'altra, se non fosse stato
per il suo sguardo ingannevole. Con il tempo Aurora è riuscita a imparare
leggendo fra le righe e osservando sempre gli occhi delle persone a lei vicine,
a non farsi più abbindolare. E in quell’occasione lo sguardo di Matilde
comprova l’ipocrisia e la cattiveria che c’è in lei e che certamente il tempo
non ha dissipato.
<<Penso che tu stia solo cercando di far breccia sul mio
buon cuore, per accattivarti la mia comprensione. >>
<<Noooo!>>
<<Si invece e sono anche convinta che i nostri genitori non
sappiano nulla delle tue intenzioni. >>.
<<Ti sbagli Aurora. >>
<<Posso anche sbagliarmi, ma sono indotta a credere che ti
sia impossessata della lettera che ho scritto a loro, anche se mi domando
ancora come sia potuto succedere. >> Le risponde decisa Aurora seriamente
colpita dalla sua stessa determinazione nel risponderle.
<<Ma di che lettera parli?
Io non ho con me nessuna lettera! >> affermò crucciata Matilde.
<<Ah! sicuramente non l’hai con te ora! Eppure hai citato
per filo e per segno quello che vi ho scritto, come potevi altrimenti se non ne
sei venuta in possesso?>>
<<Io beh …sono solo tua sorella! Ecco! E certe cose si sentono o percepiscono.
>>
<<Smettila per favore! Guarda che non mi incanti più,
finiamola con questa farsa e deciditi a togliere il disturbo. >> Le dice
secca.
<<No! Sono seria in tutto quello che dico. >>
<< Ho i miei dubbi sulla serietà delle tue parole. Ciò
nonostante sei pregata di uscire subito dal castello Orsini. >>
<<No! Mia cara! Non se ne parla! Ora Aurora sbrigati tu
piuttosto! Dammi quello che mi spetta e io ti assicuro che andrò via come sono
arrivata. >>
<<Matilde ripeto, ti accorgi almeno di quello che dici, tu
vaneggi! Che cosa dovrei darti?>> domanda sgomenta Aurora.
<<Come cosa dovresti darmi? Soldi, gioielli, vestiti,
preziosi! Tutto quello che possiedi insomma e che per te ormai non è difficile
ricevere d’abitudine. >> Ribatté Matilde ringhiando.
<<Tu stai scherzando vero?
Questo tira e molla non ha senso. Con quale diritto ti presenti qui e
replichi diritti su tutto quello che nemmeno io possiedo?>> Pronunciò
Aurora più costernata che mai.
<<Te l’ho detto Aurora con il diritto di essere tua sorella
più grande, memore di tutti gli anni che ho dovuto dedicare a te sacrificando
la mia persona per insegnarti a vivere! Devo assolutamente essere ripagata di
tutta la mia fatica. >>
<<Gli anni che hai sacrificato? Tu insegnarmi a vivere? … Ma
non pronunciare ingiurie!>> Le rispose sbigottita.
Aurora evita di proposito le stoltezze della sorella e ponderando
bene le parole dimostra un comportamento esemplare, dove prevale la calma
serafica.
<<Sai cosa c’è Matilde credo fermamente che nella tua vita
ci sia un grosso problema. >>
<<Non essere stupida! Quale problema? Io non ho problemi
sorellina!>>
<<Credo che nella tua vita ci sia effettivamente una chiara
e lampante carenza di amore o addirittura manchi una sfera affettiva. Questo è
molto triste che amarezza. >>
<<Mah! Brutta stupida non azzardare ipotesi del genere. >>
<<Ti sei fatta terra deserta di fronte a te, pochi
conoscendoti ti riconoscono benevola!>>
<<Brutta stupida! Sei diventata arrogante Aurora come ti
permetti di parlarmi così? In fondo sono pur sempre tua sorella più grande.
>>
<<Oh! Si questo lo so! Ma vedi… la questione con te non è
essere o meno arroganti, semplicemente è poter andare avanti per la propria
strada senza che tu la ostacoli malignamente. >>
<<Io pongo ostacoli?
Tu non mi dai quello che mi spetta!>>
<<…Sai che c’è Matilde?>>.
<<No … dimmi cara
sorellina. >>
<<Mi sgomenta il fatto che tu non sia e non sarai mai
felice. >>
<< Io! Ma cosa dici? Io sono felicissima invece. >>
<<Penso proprio di no! Affinché ti prodighi a dar respiro
solo alla tua meschinità anziché all’amore non sarai mai felice!>>
<<L’amore? Ah! ah! ah! … non farmi ridere… questo mondo non
è fatto per i cuori dolci e teneri. >>
<<Si Matilde! L’amore! probabilmente non sei in grado
nemmeno di definirlo tale sentimento. Poiché è soffocato e regna chiuso come in
una gabbia dentro di te. Finché questo non si sprigiona non avrai mai pace e
con il tuo comportamento non troverai la giusta strada. >>
<<Nnnon… dire eresie Aurora non lo vedi… sto bene. >>
risponde furente.
<<Il tuo comportamento è incline alla cattiveria, di
conseguenza non c’è spazio per sentimenti benevoli verso le altre persone.
>>
<<Perché? Non mi venire a dire che io tratto male
alcuno?>>
<<Ma secondo te? Oltraggiando le altre persone come fai
tu, pensi di conquistare la loro
amicizia o affetto?>>
<<Non mi interessa tutto questo… io aspiro a ben altro.
>>
<<Si certo! Ambisci fortemente a padroneggiare su tutti. Sai
che c’è Matilde? Credo fermamente
che tu sia in definitiva molto fragile,
triste e sola. >>
Matilde ha quasi il voltastomaco dalle maniere sdolcinate che
dimostra sua sorella e furiosa credendo di fare breccia su di lei come un tempo
la esorta a obbedirle. Giusto prima che Aurora pronunciasse altre parole, come
una furia Matilde si accanisce contro la sorella andandole vicino quasi a palmo
di naso, minacciandola nuovamente. Aurora se pur guardinga non se l’aspettava.
Matilde le imprime di sorpresa una
pizzicottata fortissima al braccio destro che brandì tenendo la presa e con una
cattiveria inaudita proferì.
<<Stupida sorellina! Devi assolutamente darmi tutto ciò che
possiedi, altrimenti dirò a tutti quale essere equivoco tu sia! Che la tua
persona è inaffidabile, che non vali nulla e dirò loro di non attribuirti più
alcun incarico perché sei pazza!>>.
I domestici e le ancelle pur assistendo a quell’oltraggio non
osano intervenire, poiché i modi arroganti della donna contrariavano anche
loro, erano sicuri di smuovere ulteriore malanimo, nonostante fossero partecipi
a tutti gli effetti come testimoni, poiché passavano di lì per riportare altre
portate a tavola. Aurora esasperata e affranta da quel gesto inaspettato che le
ha procurato fra l’altro piuttosto dolore, rimane allibita, e ammutolita, non
riuscendo a formulare nessuna parola, sbigottita da tanta rabbia. Il respiro si
fa pesante e a rompere quella parete di ghiaccio che si è creata fra loro, per
fortuna e incredibilmente sopraggiunge il cavalier Lanfranco che cercava la
stanza da bagno. Con sua sorpresa riconobbe Matilde, conosciuta da tutti nelle
contrade per persona spietata senza scrupoli e subdola.
<<Matilde a Palazzo Orsini?>> esclama stupito
Lanfranco.
<<Come mai si trova qui?
Ha perso la strada per la locanda dopo che se n’è andata lasciando nei
guai i suoi genitori?>> Afferma apertamente Lanfranco.
<<Mah! Maledetto idiota! Brutto essere abbietto! Chi è
costui, io non la conosco e poi come si permette, sono la duchessa Matilde.
>>
<<Si! Certo! Certo! Lei è duchessa come i miei stivali sono
le babbucce della regina. >> Rispose sicuro Lanfranco e si sposta
alquanto infastidito nella stanza da bagno dove era diretto prima di
quell’incontro sgradevole.
Aurora ovviamente rimane sbalordita nel constatare che
effettivamente sua sorella non è altro che un’ignobile bugiarda e che
addirittura è conosciuta nel circondario per persona sleale. In seguito alle
affermazioni del cavalier Lanfranco, Aurora se ne fa ancora di più una ragione,
attestando che Matilde sia giunta lì per il semplice fatto di voler seminare
malanimo e avere la possibilità di spillare più soldi possibili. Subito dopo
sopraggiunge anche Paride diretto a portare nelle stanze previste per loro, il
baule del visconte Alderico e anche lui riconosce la donna.
<<Accidenti! Adesso che ci penso! Io ho notato la sua
presenza al borgo di Velx il giorno della morte di Ubaldo!>> espresse a
chiare lettere.
<<Orribile bifolco! Ma cosa dice? Io non la conosco!>>
<<Sì! Si insulti pure. Dica quello che vuole, sta di fatto
che sì, mia cara signora, ho visto proprio lei quel giorno che si aggirava per
la rocca nelle vicinanze dell’entrata del castello del visconte Alderico. Cosa
ci fa da queste parti? Che attinenza c’è con il palazzo Orsini?>> Le
chiede Paride convinto.
<<Impertinente! Ma lei chi è? Io non la conosco? Come si
permette di farmi queste domande? Non rispondo agli sconosciuti. >>
Asserì Matilde adirata e sconcertata dal fatto che la conoscessero.
Paride non è tipo da farsi spaventare o raggirare e le risponde
sicuro di se.
<<A proposito, adesso che la guardo attentamente, sa cosa
penso? Penso che potrebbe proprio avere raccolto lei la lettera che mi è caduta
nella zona che stava percorrendo quel giorno. >>
<<Porca miser… brutto insolente! Cosa le fa credere che sia
stata io?>>
<<Dal momento che mi viene in mente un particolare dapprima
trascurato, l’ho vista abbassarsi repentinamente e poi dileguarsi in fretta
verso la sorgente. >>
<<Lei non ha visto proprio un bel niente e nessuno! Il
giorno del tentato omicidio. >>
<<Oh sì invece! L’ho
notata poiché aveva un’aria svagata e il suo vestito rifulgeva di tinte briose
in mezzo alla folla che vestiva invece con colori più sobri. >>
<<Ma come si permette! buttatelo fuori!>> Esclamò
Matilde con rabbia.
Per fortuna al momento nessuno era disposto a dar retta a quella
dama, che con la sua sfrontatezza ha fatto irruenza a palazzo cercando di
imporre la sua autorità. Il maggiordomo Cassio sinceramente attendeva uno
sguardo da Aurora la quale gli fece intendere di lasciare che il colloquio
proseguisse senza intervenire, poiché conoscendo la sorella non si immagina
come possa andare a finire. Essendo più costernata che mai Aurora si augura a
questo punto che magicamente arrivi Niccolò senza doverlo chiamare.
<<Come dice Paride? È convinto che questa donna fosse a Velx
quel giorno?>> Gli chiede amorevolmente Aurora.
<<Certo che sono convinto, difficilmente mi sbaglio a
riconoscere un volto, ho una fervida memoria. >>
<<Fatele tagliare la testa! Gridò Matilde imbruttendosi
poiché digrignava i denti dalla rabbia.
Per fortuna nessuno le presta attenzione. Fabiana notando la scena
avrebbe voluto difendere il suo amato Paride ma nota comunque con quale esito
lui riesca a tenere testa a quella dama così indisponente e lascia correre.
<<Lo ammetta ha trovato lei la lettera?>> chiede nuovamente Paride girandole attorno.
<<Lei è uno screanzato! E non deve nemmeno permettersi di
chiedermi cosa ci faccio qui! La sua insolenza supera i limiti, ribadisco io
non l’ho mai vista e non so nulla di quella lettera. >>
<<Bugiarda!>>
<<Sfrontato! Come si permette? Non la conosco per niente,
come può insinuare che mi sia appropriata della lettera che era caduta vicino
all’inferriata del cancello del palazzo di Velx. Sbrigatevi! Imprigionatelo! Ma
non c’è nessuno in questo maledetto castello che dia retta a una dama in difficoltà?>>
Contestò furente Matilde rivolta a tutti collerica più che mai con Paride.
<<Ecco è presto detto! Lo vede? Le persone indisponenti come
lei e troppo sicure di se a volte commettono degli errori
imprevedibili!>>
<<Cosa sta dicendo? Di quali errori parla?>>
<<Ebbene! Lei ne ha appena compiuto uno e molto grosso
anche. >> Le rispose con sicurezza Paride.
<<Io! Non commetto mai errori!>> Pronunciò inacidita
Matilde rivolgendosi a Paride.
Nel frattempo Aurora assisteva esterrefatta alla diatriba tra i due,
rendendosi conto una volta di più del cinismo di sua sorella.
<<Quale errore? Beh! Vede mia cara signora lei ha appena
asserito che la lettera è caduta vicino all’inferriata del cancello del palazzo
di Velx no?>> asserisce Paride con tono sarcastico compiendo una
giravolta divertita.
<<Emh! Si! l’ho detto … mi pare. >>
<<Ecco lo vede! Nemmeno se n’è accorta! Sono propenso a
credere che nessuno potesse sapere questo particolare se non colui o colei che
l’ha raccolta. >>
<<Insolen … No! … ma io non intendevo … bah sicuramente sarà
caduta da quelle parti e qualcuno, emh…non io, l’avrà raccolta. >>
Sostiene Matilde confusa per l’irruenza del giovane che l’ha spiazzata.
<<Matilde ti conviene confessare, tanto ormai si capisce
chiaramente che ti sei impossessata della lettera ai fini di servirtene a tuo
piacere. >> Le ribadisce Aurora sicura di se.
Con una cadenza a cantilena Matilde fingendo una non colpevolezza
risponde tergiversando.
<<Caa … ra … Aurora possibile che tu sia così prevenuta nei
miei confronti? Non pensi che io mi sia potuta ravvedere da tutte le malefatte
mosse contro di te. >>
<<Non cambiare discorso. Ebbene sono convinta del contrario.
Comunque a questo punto non serve più sapere se hai o non hai la lettera. Ora
l’importante mio malgrado è che tu te ne vada al più presto. nonostante abbia
cercato di volerti bene, non c’è soluzione con te. Devi tornare alla tua vera
destinazione, o preferisci che chiami il conte Niccolò e te lo faccia dire da
lui in persona?>> replicò Aurora.
<<Oh! Quanta veemenza Aurora non ti riconosco? Mandalo pure
a chiamare allora! Esporrò a lui le mie credenziali se tu non mi credi.
>>
<<D’accordo come preferisci. >>
Al sopraggiungere di Niccolò, Matilde decide di dare sfoggio alla
sua migliore interpretazione e con estrema abilità finge subito uno svenimento
cadendo di proposito ai piedi del giovane. Nonostante lo avessero informato di
quanto stava per succedere e dell’irruenza della donna, essendo un gentiluomo
Niccolò non poté fare altro che sorreggerla e cercare di rianimarla,
picchiettando gentilmente sulla guancia per farla rinvenire.
<<Su! Su si svegli! Andate a prendere un bicchiere d’acqua
per favore. >> Ordinò Niccolò rivolto ai domestici continuando a
picchiettarla sulle guance.
Le porge il bicchiere d’acqua e Matilde con un occhio semiaperto,
sfoggia un risolino al giovane, che subito si accorge che la donna altra non
era che una spietata attrice beffarda.
<<Su! Si accomodi sulla poltrona e cerchi di rilassarsi, ora
starà subito meglio vedrà e poi potremo chiedere a Basilio di riaccompagnarla a
casa dove potrà finalmente riposare, visto che la sua presenza a palazzo, come
avrà compreso, non è gradita. >> Le dice Niccolò cercando di mantenersi
comunque educato.
<<Ma come conte? Mi lasciate andare così? Dopo che il mio
stato di salute ha subito un’esperienza dolorosa?>> esplode esasperata la
donna.
<<Un’esperienza dolorosa? Ma sentila che insolente. >>
dichiara Aurora.
<<Vede Matilde la sua messa in scena è durata poco, tutti
hanno potuto constatare che lei fingeva, di conseguenza non me la sento di
esporre Aurora alle sue bassezze. La prego gentilmente di andarsene così come è
venuta, farà un favore prima di tutto a se stessa. >> Le dice con garbo
Niccolò con una voce dolce e calma.
<<Però conte lei deve sapere che sono stati i miei genitori
a pregarmi di chiedere ad Aurora un aiuto per affrontare il brutto periodo che
stanno attraversando. Se io adesso vado a casa a mani vuote cosa mi diranno?
Lei capisce vero che non me la sento di tradirli, dopo che hanno riposto la
loro fiducia in me. >>
<<Mi dispiace Matilde che i suoi genitori stiano affrontando
un increscioso momento, ma le assicuro che assieme ad Aurora provvederò io
personalmente a sostenerli. >>
Nel frattempo sopraggiunge Lanfranco di ritorno dal bagno, che
dopo aver sentito le proteste di Matilde si permette di intervenire.
<<Però signora! Se mi permette? Tutti sanno che è stata lei
la rovina dei suoi genitori riducendoli sul lastrico, di conseguenza come può
pensare che noi le crediamo?>> Afferma Lanfranco.
<< Brutto mascalzone! Come si permette? Che cavaliere è lei
che si permette di ingiuriare una dama. >> Gli urla Matilde.
<<Non può far credere che si preoccupa per loro ora, lei è
semplicemente interessata a farsi una posizione di agiatezza a discapito di
tutti, anche dei suoi genitori. >> Asserì nuovamente Lanfranco
<<Scostumato e impertinente che non è altro! Non osi andare oltre, altrimenti … >>
<<Altrimenti cosa? Sa cosa credo, che lei vuole solo trovare
il modo di truffarli per raggiungere i suoi scopi. >> Ribadì Lanfranco
<<Non state ad ascoltare quest’uomo, sarà sicuramente
ubriaco vi dico!>> replicò lei più furiosa che mai.
<<Devo inoltre dirle che le accuse mosse a suo favore per la
morte del barone Vladimiro sono ancora dubbie, perché si è sicuri che Bernardo
è innocente >> proferì nuovamente il cavalier Lanfranco.
<<Ma come si permette io la faccio incarcerare! Come è al
corrente di questa storia? Sono stata prosciolta da quelle calunnie, inoltre ho
persone influenti disposte ad aiutarmi, vedrà che non finisce qui! La farò
rinchiudere di sicuro. >> Rispose Matilde incattivita.
I cavalieri della farfalla dorata pur non uscendo mai allo
scoperto, sapevano tutto dei borghi del circondario e di quello che succedeva
al loro interno. Poiché venivano costantemente informati da Alvaro il loro
fedelissimo maggiordomo, che quando si recava in paese, alla bottega dove si
servivano per le vivande, incontrava Giuditta la proprietaria, che puntuale
come sempre era al corrente di ogni cosa e sul conto di tutti i borghi vicini.
Di conseguenza Lanfranco conosceva abbastanza bene la storia di Matilde che
appunto sulla bocca di tutti nutriva la nomea di persona abietta e
indisponente.
<<Sì! Non lo dubito! Persone influenti come l’oste Ignazio
magari? Che per colpa sua è sparito!>>
<<Sparito? Non so nulla!>>
Dal momento che Paride era passato in locanda prima di giungere a
palazzo e avendo notato il trambusto che vi regnava ha chiesto spiegazioni. Ed
è lì che gli hanno comunicato appunto della sparizione dell’oste.
<<Non fingete! Tutti sono al corrente delle tresche che ha
con lui. >>
<<Tresche? Io…Voi! Voi non potete trattarmi così! Io sono
una nobildonna e di sicuro la farò pagare a tutti quanti per l’insolenza a
questa incresciosa circostanza, dove mi si accusa di essere falsa e addirittura
assassina. >>
Matilde presa dall’ira si alza di scatto dalla poltrona e come una
furia muove uno schiaffo al giovane.
Lanfranco quale gentiluomo non si lascia prendere dalla foga di
controbattere poiché è una donna, di conseguenza si limita a parlarle senza
accusare alcun livore per la sberla ricevuta.
<<Faccia pure come crede! Ribadisco solo che lei è
sicuramente la più maligna delle donne. È sicura che tutti debbano fare quello
che lei vuole, ma non sempre questo tipo di sfrontatezza paga. >>
Al sonante rumore dello schiaffo i cavalieri giungono di sorpresa
a difendere il loro ardito cavaliere del quale sanno che se dice una cosa,
questa, rispecchia la verità. Mossi anche dalla curiosità di sapere come mai
Aurora si intrattenesse così tanto. Lo sgomento di tutti nel notare le cinque
dita impresse sul viso di Lanfranco e lo stupore che trapelava dallo sguardo di
Aurora, fu tale da lasciarli confusi.
<<Madame! Le conviene raccogliere le sue cose e andarsene se
non vuole ulteriormente peggiorare la situazione di se già controversa, inoltre
dovrebbe accorgersi che la sua presenza non è gradita a palazzo>>
dichiarò Davide sicuro.
Ad Aurora vista la sua indole bonaria tutto sommato un po’
spiacque nel vedere che tutti si oscurano nei confronti di sua sorella, in
fondo è sempre del suo stesso sangue. Avrebbe voluto in cuor suo essere prodiga
e dimenticare tutte le aggressività permettendole di rimanere a palazzo,
purtroppo per via che Matilde non a freni nel compiere malefatte antepone il
bene di tutti davanti a ogni cosa e preferisce lasciare che se ne vada. Suo
malgrado sia convinta che al momento non ci sia altra alternativa e sia la cosa
giusta da fare. Matilde presa dallo sconforto per non suscitare alcun potere
persuasivo, non si da vinta, di conseguenza recita la parte della risentita e
giocando la sua ultima carta, decide di far credere che se ne voglia andare.
Cassio il maggiordomo dubita fortemente che la donna se ne voglia
davvero andare, in ogni caso chiama lo stalliere per condurla a Velx.
All’uscita del palazzo mentre scende le scalinate che conducono all’esterno,
Matilde in men che non si dica e senza suscitare dubbio alcuno, mette di
proposito il piede in fallo, e inevitabilmente si ferisce prendendo una storta
al punto da non riuscire più a camminare e costretta quindi a trascinarsi
zoppicando.
<<Ahi! Ahi! … >> Urla Matilde sicura di gridare
abbastanza forte in modo da farsi sentire dallo stalliere.
Basilio avendo assistito alla scena però dubita fortemente che sia
stato un incidente. Suo malgrado non può fare altro che aiutarla a sorreggersi
e a malincuore ricondurla all’interno del palazzo. Dove avrebbe ricevuto i primi
soccorsi da Galeno il medico che subito interviene decretando la distorsione
della caviglia che richiede una fasciatura e riposo assoluto affinché non si
aggravi ulteriormente. Con sua grande gioia Matilde apprende che il suo piano è
ben riuscito e finalmente potrà trattenersi a palazzo tutto il tempo che vuole
nonostante sappia che non è gradita. “Gliela farò pagare amaramente a tutti
quanti.” pensò fra se.
Lo stupore di tutti fu al culmine, sconcertati e un po’ titubanti
decisero che era meglio lasciare correre per non accrescere il risentimento a
seguito dell’episodio che ha cambiato il decorso delle cose, ritrovandosi ora a
doverla ospitare forzatamente per chissà quanto tempo, altrimenti non ne
venivano più a capo.
<<Qualora non dovessimo aiutare questa donna correremmo il
pericolo di suscitare ostilità e attirare l’attenzione di Zorhobos. >>
Disse a fil di voce Niccolò rivolgendosi ad Aurora.
<<Hai ragione Niccolò. >> Cercando con lo sguardo di
tranquillizzarlo nonostante la furia della sorella incombesse repentina fra le
mura del castello.
Aurora pertanto con le sue maniere gentili si prodiga a offrire a
Matilde un bicchiere d’acqua per rincuorarla dallo spavento preso. Niccolò non
avrebbe voluto riaccendere in Aurora vecchi risentimenti, ma si vede costretto
a questo punto a rassegnarsi dicendo a Matilde di trattenersi a palazzo il
tempo necessario per guarire, dopodiché con maniere gentili avrebbe dovuto
togliere il disturbo.
<<D’accordo va bene conte appena sarò guarita le garantisco
che andrò a Velx senza fiatare. >> Gli disse Matilde smuovendo un sorriso
malizioso.
Aurora fece disporre una stanza da Isabella, la quale suo malgrado
non avesse la ben che minima voglia di prepararla vista la persona sleale che è
Matilde, si vide costretta a non farci caso e disporre ugualmente la stanza
affinché sia pronta per l’ospite. Niccolò dopo aver portato a termine
l’imprevista vicenda di cui Matilde ne è stata protagonista e assicurando ad
Aurora che nonostante si dovesse assentare per i sopraluoghi a Suana sarebbe
comunque tornato presto, le ribadì di stare serena in merito a sua sorella.
<<Aurora cara … la farò tenere a bada direttamente da Galeno
il dottore e da Cassio il maggiordomo non si preoccupi. >>
<<Si d’accordo non preoccuparti>>.
E in seguito Niccolò chiama in disparte Aurora, invitandola un
momento alla loggia.
<<Mia dolce Aurora mi è dispiaciuta la maniera che ha
originato l’intrattenimento forzato di tua sorella. >>
<<Non t’impensierire Niccolò ora sono più forte, non la temo
più come una volta, nonostante le cose che dice siano davvero indisponenti e
provocatorie. >>
<<Davvero? Posso stare sereno, anche se ti lascio sola a
palazzo con lei?>> le domanda con voce suadente carezzandole il viso.
<<Sì, non preoccuparti me la caverò vedrai, poi c’è Cecilia
con me e Cassio, Egidio, insomma tutti hanno visto quanto sia esagerata nei
miei confronti>>.
<<D’accordo! Ma stai molto attenta le si legge in faccia che
ha sete di grandezza e che farebbe di tutto pur di ottenere i suoi scopi.
>> Le ribadì Niccolò.
<<Starò molto attenta Niccolò fa buon viaggio, avete un
incarico ben più importante da risolvere. >> Rispose lei stringendole la
mano.
<<Grazie Aurora in ogni caso ti faccio gli auguri per una
buona costanza a palazzo, nonostante la presenza imprevista di tua sorella.
>> La saluta con gentilezza estrema sfiorandole il volto e scambiando uno
sguardo di intesa affettuoso.
<<Grazie Niccolò anche io ti faccio i miei auguri per
un’ottima risoluzione, ora va. >>
Capitolo venticinquesimo
Niccolò al momento si congeda da lei e insieme a Davide raduna
l’ordine dei cavalieri della farfalla dorata per dirigersi a Suana a verificare
l’eventualità di poter osteggiare le forze delle influenze negative. E come
un’alchimia che si stabilisce solo tra innamorati Niccolò torna indietro un momento
repentinamente, si fa porgere la mano delicata di Aurora e stringendola con
energia la guarda amabilmente negli occhi. Aurora stupita da quell’impeto
improvviso ebbe un sussulto e fissandolo tenacemente negli occhi gli porge la
mano, la sensazione che la pervade è quella di non voler lasciargliela più.
<<Per ora ti saluto Aurora mi devi promettere però di stare
tranquilla e non lasciarti influenzare dalla sua cupidigia. >> Le dice il
giovane con calore baciandole la mano.
<<Ciao Niccolò te lo prometto e grazie per le tue premure>> rispose con una vocina flebile. Aurora se pur basita decide di chiudere l’argomento, facendosene una ragione, concludendo che Matilde ha una tempra decisamente forte e presto si ristabilirà così potrà levare le tende come si vuol dire. Nel frattempo …
e in questa precisa circostanza l’imperatore Zorhobos al tempio di
Suana stava irrobustendo la sua linea distruttiva. Ha già allineato alle pareti
rocciose molti seguaci, ubicandoli a dovere in ordine di cattiveria. Scrutando
il blocco Zirbhas esclama inamovibile nel dialetto antico etrusco:
“Net hul tins
in hul usil dr oesan pulhe nyl tmia c hul zichjuna vers vr deltertio!”
È il
giorno che il sole del mattino splende nel tempio e il divino fuoco va eliminato!
Decreta quindi che è giunta l’ora di carpire il numero più alto di
anime, per agire su serio ai fini di congelare tutta Etruria e dare del tutto
origine al suo regno, in un equilibrio inalterato tra l’agglomerato glaciale e
il globo terrestre per governare incontrastato su tutti.
Per ottenere tale dominio però ha bisogno di un alleato spietato e
ha scelto nientemeno che Matilde per questo, poiché la ritiene idonea a tale
scopo. Così con voce controllata e imprecando a chissà quali entità Zorhobos
esclama:
In te per te!
Prende risoluto il suo arco e tramite uno speciale dardo di
ghiaccio infligge a Matilde un sortilegio
particolare colpendola al cuore. Mentre lei all’istante emette un urlo
disumano e subito dopo sviene perdendo completamente i sensi.
In seguito a quelle grida gli ospiti a palazzo si preoccupano
immediatamente.
Aurora, Demetra, Fabiana, Sabrina ed Elena si precipitano nella
stanza della donna per vedere cosa le fosse accaduto. Ed entrando la videro
giacere a terra svenuta e priva di sensi.
<<Andate a chiamare il medico Galeno deve cercare di
rianimarla con i Sali. >> Proferì Aurora rivolta alle ancelle. Matilde
riprese i sensi dopo aver bevuto un sorso d’acqua. Sabrina poiché è persona
sensibile e incline alle sofferenze altrui, si prodiga per Matilde.
<<Che cosa le è successa signora, come mai ha urlato così
forte?>> Le chiede.
Però non ottenne nessuna risposta. Matilde sentì il cuore uscirle
dal petto e la voce che tardava a venire fuori, non riusciva a emettere parola,
si sentiva come non lo avrebbe mai potuto spiegare. La sola cosa che sapeva è
che ora si poteva permettere tutto quello che voleva, poiché si sentiva molto,
molto forte. Provava dentro di lei un vigore, un’energia, una forza mai provata
prima. Una potenza che la spingeva a essere imbattibile verso gli altri.
Esprimendosi a gesti e cercando di non destare sospetti tranquillizzò tutti,
facendo comunque capire a chi in quel momento si trovava nella stanza, di
lasciarla sola e che presto sarebbe stata meglio. I castellani seppur confusi,
si convinsero del suo stato apparentemente rinvigorito e lentamente uscirono
dalla stanza, ancora costernati da quell’urlo disumano che aveva emesso la
donna poco prima. Il dolore alla gamba è completamente cessato e si muove
meglio di prima, nonostante ora tutta la parte destra fosse ghiacciata come la
stessa parte del suo padrone. Tramite il potere che le ha conferito Zorhobos,
infatti, adesso è parte di lui, possedendo una piccola porzione delle stesse
qualità. Può suscitare timore con lo sguardo al solo guardarla, e con il tocco
della sua mano destra infliggere immediatamente il sortilegio di ghiaccio a
chiunque lei ritenesse opportuno. Le è stata tolta la parola per non equivocare
e suscitare negli altri qualche dubbio, tanto può comunque esercitare e
trasmettere tutta la sua cattiveria, adescando più seguaci possibili per il suo
padrone che presto si manifesterà a lei tramite il blocco Zirbhas, anche senza
parlare. Quando tutti furono usciti dalla stanza, infatti, Zorhobos ci mise un
istante a comparire davanti a lei attraverso un sortilegio. Una brezza gelata
s’insinua fra le pareti e la brocca dell’acqua che poggia sul comò, da inizio a
una danza repentina vibrando all’impazzata. L’intera stanza pare fluttuare in
una patina velata di ghiaccio e anche il pavimento si riveste di una lastra
argentea glaciale. Crepe di ghiaccio si mostrano sinuose, da cui fuoriesce un
liquido argenteo e cristallino che si espande a ragnatela. Il succedersi di
quell’intervallo fu a tal punto velocissimo che Matilde vide l’acqua sbalzare
al di fuori della brocca e scagliarsi contro la parete adorna di specchio, dove
all’istante si forma una schermografia di ghiaccio, intanto che l’imponente
figura di Zorhobos compare
all’improvviso. Lei come ipnotizzata si avvicina immediatamente in prossimità
dello specchio per ascoltare meglio le sue richieste e lui in tono persuasivo e
autoritario le parla.
<<Hul quo vano mur oe ahi. >>
Il tuo destino dimorerà in me.
Lei arrendevole e felice di avere trovato finalmente una persona
al suo pari, considera che finalmente sia arrivata la sua ora, in cui poter
finalmente dare prestigio alla sua grande personalità. Inoltre Matilde adesso
parla solo ed esclusivamente il dialetto antico etrusco e, infatti, gli
risponde a tono.
<<Hhi qhui munoi Zorhobos zichjuna limaprente. >>
<<Ai tuoi ordini Zorhobos divino imperatore. >>
In questo momento Zorhobos chiede a Matilde di sbrigarsi e che non
appena possibile deve dare inizio alla sua missione di estrema importanza.
<<Ahh prostrei oe cver qittai xuruisa
Aurora. >>
<<Mi porterai in dono tutti, compresa Aurora. >>
<<Vr bhada pul cver muglie dni, margnito limaprente had dis
hah eto catuva prosla. >>
<<Va bene splendido dono degli dei magnifico imperatore,
sarà per me cosa gradita portarteli. >> Gli risponde lei completamente in
balia del suo potere e soddisfatta di essere in relazione con lui ai fini degli
stessi obbiettivi.
Cosicché Zorhobos con la sicura complicità di Matilde dà inizio alla sua apocalittica cattura di persone che secondo lui sono totalmente abiette. Cominciando proprio dai ribelli di Roccalbiniam. In seguito attrae a se i rivoltosi di Rocca Silvana, poi il gruppo di lestofanti dell’orologio, successivamente i criminali dei ragazzi di Manliana e gli assassini delle dame di Triana. Li ha catturati tutti indistintamente e incastonati a ridosso della parete più estesa nel tempio. E subito dopo toccando il blocco Zirbhas, ha cominciato a rilasciare vilmente altra massa ghiacciata nel territorio, affinché propaghi riversa sui corsi d'acqua che si intersecano a Etruria. Zorhobos a questo punto deve solo attendere il momento giusto per spodestare il regno. Quante più anime riesce a plagiare, tanto prima può agire risolutivamente, avviandole alla loro vera funzione importante. Alle persone catturate da Zorhobos viene conclusa una vera e propria metamorfosi. Succede che dopo aver effettuato un accurato procedimento di scorporazione dalla pietra megalitica e passandoli poi attraverso il blocco Zirbhas per un’ulteriore rigenerazione, gli stessi si tramutano in odiosi seguaci completamente freddi e senz’anima. Lui li rielabora allo scopo di prepararli con attenzione cosicché abbiano da muoversi abilmente, in tutto il territorio di Etruria a disseminare il gelo che sovrasterà e dominerà globalmente il regno. La sciagura …che si sta per abbattere incredibilmente sul regno, fino a poco tempo fa gratificato dagli stessi albori è devastante. Dall’ultima scalinata della piscina naturale d’Aurinia il blocco di ghiaccio ora ha le dimensioni di almeno un metro lineare. Come ipnotizzati i piccoli animali che circondano la zona si dirigono lesti alla pietra ghiacciata conglobandosi ad essa. La gente che stava approfittando dei bagni tonificanti non crede a quello che sta succedendo. Gli astanti avvertono vere e proprie folate gelide che partono da sotto i piedi, dovute al fatto che le acque si presentano all'istante del tutto ghiacciate, facendoli rabbrividire. La sensazione è a dir poco incredibile, passare dai 37° gradi che la sorgente è solita trasmettere a una terrificante percezione di congelamento è sconcertante. Motivo per cui molti si danno alla fuga, vestendosi alla rinfusa per allontanarsi al più presto da quel luogo che fino a poche ore prima era paradisiaco. Dalla tomba di Sileno esattamente negli androni di Xzarlopea nel frattempo Aurinia la farfalla dorata si prese uno spavento. Poiché scrutando attraverso la pietra megalitica Xzarlopea può osservare gli eventi di Etruria. Si accorge così dello smisurato espandersi glaciale attuato da Zorhobos. È turbata nel notare che l’imperatore Zorhobos comincia a provare piacere nel dilagare questa superficie compatta di ghiaccio, divertendosi a generare tensione fra le genti. Mentre Aurinia purtroppo si sente del tutto impotente. Nonostante si sia potuta finalmente sprigionare dalla pietra megalitica a simbolo di rigenerazione dopo la morte grazie alle energie incontrastate di Cassiopea, non può intervenire in nessun modo. Giacché apparendo a Etruria come presenza benevola è vincolata alla sola possibilità di scegliere un predestinato che possa farlo, indicandogli la via da seguire ai fini indulgenti. Sarà Niccolò, infatti, a poter intervenire per lei. Si augura solo che lo possa fare al più presto prima che sia troppo tardi. Zorhobos imperterrito prosegue il suo accrescimento di seguaci carpendoli dai loro siti. Tante più anime acquisisce, con l’estremo potere di cui è provvisto, tanto più esercita speditamente la sua influenza su Etruria, mentre il suo tocco imprime i segni indelebili, decidendo di volta in volta dove colpire. In quel momento posando il dito nel blocco zirbhas decide che è giunto il momento di colpire il Castello Ottieri situato lungo la strada che dal Monte Amiata porta a Sorano. La sua posizione domina un piccolo rilievo di roccia vulcanica e le fortificazioni sono rivestite di fila retti in tufo che sembrano naturali prolungamenti di roccia su cui sorge. A seguito l’intervento di Zorhobos, infatti, parte della roccia tufacea si sta spiegando divenendo completamente di ghiaccio. Le mura sussurrano cristallizzate al vento, svolgendosi in un crepitio di ghiaccio indescrivibile. La roccia vulcanica spalanca le sue fauci fagocitando e espellendo lava di ghiaccio in fermento continuo che si propaga sulla superficie. Il brulichio che emette l’agglomerato polare, fluttua lungo l’altura, diramandosi velocissimo come lo scorrere di un rivolo, tramutandosi ben presto in una propaggine argentea e glaciale. L’imperatore Zorhobos subito dopo imprime le sue impronte sul Castello di Caletra posizionato a dominare la collina, da cui sorgente Albiniam sfocia nella valle dove e al vertice svetta la possente Rocca Merlata di forma e pianta rettangolare, con la torre quadrata sporgente sul lato sud-ovest. All’interno delle mura il borgo si snoda in vicoli stretti che seguono un percorso ellittico alla sommità di un rilievo tufaceo, che si fonde circondato su tre lati dal corso del Fiume Lente. Proprio qui inizia a prendere piede la vera e propria devastazione glaciale che si dilaga con il proseguire di ghiaccio attraverso le su acque. La gente del borgo di Caletra è stupita da questi straordinari avvenimenti e si chiede cosa essi rappresentino. Volti a chiedersi se averne paura e preoccuparsi o semplicemente lasciare al corso della natura il trasformarsi gradualmente. Molti di loro però sono decisamente confusi e spaventati, non sanno se e dove andare per evitare il dilagarsi della calotta di ghiaccio, che a quanto pare si è già ingrandita e senza dubbio suscita non poca inquietudine. La giornata si presenta propizia per Zorhobos è sicuro più che mai di diffondere il più rapidamente possibile il manto di ghiaccio a Etruria e soprattutto fra le genti. Dal blocco zirbhas l’imperatore glaciale tocca il promontorio ai margini meridionali del monte dell’Uccellinia, in posizione dominante sulla costa tirrenica, dove sorge la rocca. Residenza elegante, perno della cinta muraria che racchiude l’antico borgo di Telamon con la sua estrema propaggine sul promontorio roccioso verso il mare. Proprio qui ai bordi e in riva alle sue acque purtroppo a seguito l’intervento dell’imperatore malefico, si stanno frastagliando chiatte estese di ghiaccio che raggiungono livelli sconcertanti. La moltitudine di persone che stava approfittando del momento di pausa per una passeggiata tranquilla al litorale, o semplicemente per concedersi una balneazione nel fulgido mare di Telamon, si dà alla fuga, impaurita e sconcertata dal propagarsi improvviso di ghiaccio. Le persone in un susseguirsi di propulsioni alla rinfusa, vengono prese dal panico, spingendosi nell’entroterra, pigiandosi e cadendo rovinosamente uno addosso all’altro. Chi rimane indietro viene completamente assorbito dalla coltre di ghiaccio e incorporato in essa sparendo all’improvviso. Urla e schiamazzi prendono il sopravvento, pochi riescono a mantenere la calma e c’è addirittura chi riesce in quell’occasione a litigare per motivi futili. Con trionfo dello stesso imperatore che approfitta a requisirli. Sogghigna felice Zorhobos considerando che finalmente il suo piano sta funzionando a meraviglia e che si sta dilagando a più non posso l’estesa di ghiaccio nella regione. Anche se trae la conclusione che non ha ancora seguaci a sufficienza per poter peggiorare del tutto le condizioni di Etruria, si deve dar da fare per procurarseli e al più presto se vuole ottenere il suo scopo. Niccolò all'oscuro dell’evolversi del progresso che sta realizzando Zorhobos e consapevole di lasciare Aurora in balia di Matilde della quale non nutre per niente fiducia, si decide nonostante vorrebbe starle affianco a uscire. Poiché ormai è di vitale importanza concludere una soluzione per annientare la calamità devastante che incombe a Etruria grazie a Zorhobos.
<<Miei prodi cavalieri, preparate la vostra tenuta da
viaggio che si va a Suana. >> Dice Niccolò rivolgendosi valoroso ai
cavalieri.
<<D’accordo Niccolò. >> Risposero.
Davide li raduna impartendo loro le ultime direttive.
Più tardi.
Quando finalmente Niccolò e i cavalieri escono dal castello
sfilando fieri, dirigendosi in missione, ad attenderli c’è la moltitudine di
persone del borgo, che gremita e trepidante
attorno alle vie li elogia euforica.
Il popolo cerca di carpire un saluto, una stretta di mano, piuttosto che
un sorriso benevolo dei cavalieri che impavidi vanno con il conte Niccolò a
eseguire un incarico importante. Con sorpresa di tutti, si sente un tripudio di
campane straordinario, a simbolo di buon auspicio per il loro prestigio e il
campanaro quel giorno esegue la migliore interpretazione, mentre le note delle
stesse che suonano a festa giungono gioconde in ogni dove. I cavalieri e
Niccolò considerano che al momento il paesaggio appare del tutto normale,
passando attraverso la zona fluviale è inevitabile che si lascino pervadere
dalla mite sensazione che rilascia il sovrano raggiante nel cielo, che
riverbera i suoi raggi straordinariamente luminosi rischiarando tutta l’area.
Procedendo attraverso le vie cave che già di se liberano una sensazione non
comune, avvertono però uno strano presagio. Difatti, un inspiegabile freddo
improvviso filtra attraverso i loro corpi e al di sopra dei cavoni spunta un
oscuramento repentino dovuto a una nebbiolina argentea e glaciale.
All’improvviso si riconoscono partecipi in prima persona a un
brusco cambiamento climatico, talmente fulmineo e spaventoso da preoccuparli
parecchio. Nel luogo in cui si ravvisano a inoltrarsi percorrendola prudenti,
si accorgono che la strada subisce un mutamento istantaneo. Un brulichio
serpeggia sotto ai loro piedi. Il panorama passa da colorazioni vivaci
all’insegna dell’estate con relativi aromi, profumi e temperature elevate, a
condizioni termiche davvero freddissime. Convertendo l’intera estensione a una completa scomparsa di sfumature, dove
prevale in un crescendo sfolgorante il bianco e grigio. Finché lo sfondo
assediato da un freddo polare, risulta essere inerte, apatico, senza profumi e
come fossero a teatro dove il copione prevede un altro paesaggio, lo scenario è
completamente cambiato. Mostrando delle ripercussioni preoccupanti, dato che
dalle fronde degli alberi ridotti ormai a strutture glaciali, compaiono enormi
alabarde acuminate di cui è difficoltoso passarvi attraverso. Stupiti e
attoniti si chiedono come possono realizzarsi queste manifestazioni
apparentemente irreali. Gli impavidi si spostano zigzagando per evitare di
venire infilzati da quegli spuntoni spaventosi. Valicano il terreno circostante
con estrema cautela spostando di volta in volta con la spada gli eventuali
ostacoli che lambiscono la loro uniforme. Facendosi breccia con il solo
entusiasmo che li spinge a proseguire per il bene di Etruria. Callisto viene
letteralmente investito da un’alabarda che gli si conficca sulla sella del destriero,
fortunatamente Niccolò che gli stava dietro, accortasi del fatto lo disincaglia
tempestivamente liberandolo. Dopo aver superato il ponte sul fosso Picciolana
avanzando con fatica e giunti alla tomba Ildebranda al Tempio di Suana,
purtroppo trovano un’incresciosa sorpresa ad attenderli. L’accesso al tempio è
completamente inespugnabile.
Il sole ha perfino subito una vera metamorfosi divenendo ora del
tutto sbiadito, stinto, pare non abbia colore, i suoi raggi di mai visti così
argentei riflettono in tutta la zona colpita dalla fitta coltre di ghiaccio in
un crescendo di sfumature velate cristallizzando tutto il panorama. I cavalieri
e Niccolò si rendono conto che è praticamente impossibile proseguire oltre, per
verificarne gli accessi, le entrate o qualsiasi sbocco per accedervi.
Verificando che sono completamente inattaccabili e rivestiti di ghiaccio.
<<Ecco cos’era quella sensazione di gelo che
percepivamo>> sostiene Niccolò.
Tutta l’area è gremita da ghiaccio sfolgorante, impossibile il
solo guardarlo, esservi vicino fa venire i brividi e il gelo sale lungo la
schiena e tormenta la pelle. Sembra un paesaggio irreale, immaginario, sbiadito
e scolorito come un retroterra artico. I destrieri dei cavalieri nitriscono
confusi e realmente spaventati per lo scenario che si è presentato loro
davanti, dimostrano irrequietezza scalpitando a più non posso. Niccolò cerca di
rabbonire la creatura dicendo che tutto andrà bene, carezzandogli il dorso e la
criniera, facendogli sentire che non è solo e così fecero gli altri. Al momento
i cavalli si tranquillizzano un pochino, ma per poco. Appena scorgono la
radura, gli alberi circostanti e gli animali caduti sotto l’effetto
d’ibernazione rimasti bloccati nell’esatto punto in cui erano, con i candelotti
di ghiaccio che pendono dalla loro figura, i destrieri tormentati si rivoltano
inquieti, scalpitando e torcendosi a dismisura. Non stanno più nella pelle,
vorrebbero di sicuro andarsene da li.
<<Fate attenzione ragazzi!>> enuncia Davide rivolto
all’ordine dei cavalieri in generale.
<<Cercate di mantenervi
calmi il più possibile, anche i cavalli si possono alterare e creare
un’ulteriore difficoltà nel proseguire. Come vedete è tutto permeato di
ghiaccio e apparentemente è impossibile passarvi attraverso, ogni mossa va studiata
per non incombere in passi falsi, quindi tranquilli procediamo lentamente.
>>
<<Effettivamente è meglio essere cauti. A quanto pare il
processo di congelamento mosso da Zorhobos si è divulgato in men che non si
dica a nostra insaputa. >> avvalorò Niccolò.
<<Cerchiamo con calma di individuare una qualsiasi crepa,
falda o fenditura, che possa essere in grado di condurci ad accedere
all’interno senza correre rischi, ma state attenti potrebbe in alcuni punti
rompersi il ghiaccio ed è facile caderci dentro. >> Dice loro Niccolò.
<<D’accordo Niccolò faremo attenzione>> sostennero
muovendosi prudenti.
Prima ancora che i cavalieri avanzassero per tentare di fare
qualcosa, forse smossi da Zorhobos, gli arbusti ghiacciati con le loro
ramificazioni si raccolgono a groviglio, frapponendosi nel loro cammino, per
dare ancora più difficoltà di accesso al tempio, rendendo davvero difficile il solo avvicinarsi.
<<Guarda Niccolò i rami seguono un gioco a spirale e ti
avvinghiano al loro interno. >> dichiara Maurilio.
<<Grazie Maurilio si porrà attenzione>> rispose
Niccolò.
Benedetto il cavaliere audace per indole, non può credere che
quella parete sia inattaccabile e preso da un istinto combattivo, si spinge in
avanti, nonostante lo frenassero i tralci e le fronde congelate che si
avvinghiavano a lui. Proseguì imperterrito con il suo destriero che a sua volta
si dimostra essere veramente coraggioso. Si spinge oltre la vegetazione e
giunge alla parete che ricopre l’entrata del tempio. Sembra una superficie
riflettente gigante, uno specchio di ghiaccio che sbarra la strada davanti a
loro. Benedetto a questo punto con la spada prova a dirigere il fendente in
alcuni punti … ma è tutto inutile, come la lama giunge a contatto con la coltre
di ghiaccio, questa viene immediatamente carpita dalla stessa e incorporata
senza indugio al suo interno e con lei lo stesso cavaliere che non può nulla
contro quest’avvenimento. Andrea nel vedere la sparizione del suo fedele amico
ne rimane sconvolto e cerca senza indugio e in tutti i modi, di farsi largo con
la lama della spada a doppia impugnatura, ma è tutto vano, la lama rimbalza da
un sottile strato di materia inespugnabile e attratta dalla parete di ghiaccio
carpisce irrimediabilmente anche lui al suo interno. Davide e Niccolò si
accorgono che Flaviano con modo irruento e repentino si stava muovendo alla
stessa maniera degli altri due cavalieri per cercare di salvarli dalla
situazione. Di conseguenza cercano di anticiparlo e a persuaderlo
nell’intervenire.
<<Non andare!>> dichiarò deciso Davide rivolto al
ragazzo. Anche Niccolò gli dice la stessa cosa.
<<Ma io... >>
<<Aspetta Flaviano non azzardare a spaccare il ghiaccio, non
ti accorgi che ogni tentativo è inutile, ti succederà la stessa cosa, sarai
incorporato anche tu e conglobato nella morsa di ghiaccio. >>
<<No!>> urla <<è impossibile che succeda anche a
me, io ho intenzione di riprenderli!>>
reagisce Flaviano con un impeto irruento come solo un ragazzo
giovane trapela nei momenti di angoscia.
<<Non può essere successo davvero! Creerò una spaccatura nel ghiaccio, loro sono lì dietro, non possono essere
spariti è uno scherzo. Un pessimo scherzo!>> esclama sconvolto Flaviano
tristemente colpito dagli eventi.
<<No! Flaviano non è uno scherzo è tutto vero!
Fermati!>> ribadisce Niccolò.
Invece ostinato Flaviano prosegue nel suo intento, deciso più che
mai a vincerla sui fatti.
<<Chissà quale entità può permettersi di fare tutto questo?
Saranno lì di sicuro vedrete. >> Replica Flaviano.
Deciso Flaviano fende la spada con maggiore forza rispetto a
quella determinata di sempre, confidando di ottenere così un’incrinatura, ma
purtroppo tutto si rivelò superfluo, ne
rimane aggrovigliato lui stesso e rapidamente si crea il processo evanescente
per convogliarlo ai sotterranei del tempio di Suana come gli altri.
<<No! Anche Flaviano no! Non può essere!>> affermano
attoniti i cavalieri e preoccupati si lasciano per ora andare allo sconforto
rimanendo ammutoliti.
I cavalieri costernati cercano di guardare oltre la coltre
ghiacciata per capire che fine avessero fatto Flaviano, Andrea e Benedetto. Ma
non videro nulla, difficile dare una spiegazione, erano spariti totalmente. Il
gelo che passa attraverso la pelle stando lì ad aspettare di agire a ridosso
del tempio è incredibile, fa loro mancare il respiro. Riconoscere la
vegetazione rigogliosa rivestita di bianco in estate è davvero sconcertante e
lo è più di tutto vedere gli animali che solitamente regnano da queste parti,
carpiti e convogliati all’interno di questo suolo gelato.
<<Come facciamo adesso a recuperare i cavalieri e tutta la
gente sparita all’interno del tempio?>> chiede preoccupato Eligio rivolto
a Davide e Niccolò.
<<Forse è il caso di tornare a palazzo per ora e studiare un
altro metodo per fronteggiare tutto questo >> risposero entrambi
d’accordo.
Intanto Zorhobos … dall’interno del tempio e davanti al blocco zirbhas scorge tutto. Sogghigna compiaciuto nel notare che Niccolò e i cavalieri non riescono a conquistare la via di accesso al tempio. Sollecita a quel punto Matilde dicendole di sbrigarsi a farle pervenire al più presto i castellani affinché lui possa farli suoi seguaci. Pertanto Matilde dal canto suo comincia quella che sarà la disfatta dei castellani di Statonia. Li ipnotizzerà uno ad uno rendendoli incapaci di reagire e attraverso lo specchio ubicato nella sua stanza e ricoperto di ghiaccio li avvicinerà a Zorhobos che definirà l’acquisizione, per incorporarli alla roccia megalitica nel tempio di Suana. La perfida sorella di Aurora dà inizio così, alla sua scalata per il processo di reclutamento. Apre lo spettacolo negromante recandosi seducente da Basilio lo stalliere, proprio la persona che di lì a breve avrebbe dovuto accompagnarla a casa. La donna per quell’occasione indossa un abito che la rende amabile, realizzato in broccato colore del ghiaccio, con le maniche a sboffo e al collo una collana delicata come gli orecchini di brillanti. Non era mai stata così bella ed eterea. Il suo portamento assoluto e sinuoso attraversa quelle spaziosità di pregio, come mai aveva dimostrato prima, la sua aura è distinta da una nuova luce del tutto irraggiungibile. Al suo passaggio i castellani rimangono ammutoliti e stupiti allo stesso tempo. Completamente incapaci di prendere qualsiasi risoluzione, se fermarla perché teneva un atteggiamento sospetto o dimostrare indifferenza e lasciarla andare. Ovviamente preferirono lasciare che si diriga dove voleva, perché in questo caso nessuno aveva potere su di lei e la forza che diffonde è sufficiente per incutere paralisi sugli altri. Matilde si reca senza indugio alle scuderie, dove sfodera prontamente il suo fascino, per far cadere Basilio nella sua trappola e condurlo rabbonito dagli effetti del suo potere, direttamente da Zorhobos. Sul momento Basilio nel vedere quanto presto la donna ci abbia messo a guarire e a esibire la sua bellezza così sfrontatamente, ne rimane allibito. Tuttavia quando le si avvicina, subisce il suo fascino cambiando radicalmente, poiché commise l’errore di guardarla negli occhi. Lei, infatti, scaltra e abile, adopera per la cattura il sistema ipnotico. La donna facendo intendere che lo avrebbe baciato si protrae addosso a Basilio che reso inerme e remissivo, dopo averla guardata negli occhi di un colore del ghiaccio così intenso e a seguito di un suo cenno, languidamente la segue, pronto e docile come un agnellino che si fa condurre dal cane pastore dove vuole.
<<Ma dove vai Basilio?>> gli domanda Germano vedendo
lo sguardo assente dell’amico.
<<Non preoccuparti Germano vado con questa stupenda dama,
dal momento che me ne sono perdutamente innamorato>> rispose lui pacato e
stranamente rincretinito.
<<Innamorato? Non scherzare! Ne sei sicuro? Ma tu non eri
innamorato di Lisetta la lavandaia?>> gli chiede Germano.
<<Bah! Sì lo ero! Appunto! Però ragazzo mio ora come vedi
sono molto innamorato di Matilde la dama di Velx, anzi la duchessa e non ho
tempo per nessun’altra>> rispose nuovamente Basilio inebetito.
<<Mah! Sarà come dici tu! A me sembra alquanto bizzarro il
tuo contegno, poiché da un momento all’altro hai perso la testa per questo tipo
di donna, che fra l’altro a te non è mai piaciuto, ma se tu ne sei convinto,
sta bene anche a me>> assicurò Germano da buon amico con convinzione.
Capitolo ventiseiesimo
Matilde con un’ottima opera di persuasione conduce Basilio in
camera sua. Nelle segrete e nelle stanze rumori avversi annunciano il passaggio
di presenze sinistre e Aurora non può non accorgersene, si sposta prudente
verso la sala dei dipinti e sente attraverso le mura che qualcosa non va come
dovrebbe. Un rumore sgradevole e improvviso la fa preoccupare. e nota un
fulgore improvviso abbagliante e repentino con effetto raggi di luna provenire
proprio dalla stanza di Matilde. La luce accecante fuoriuscire da sotto la
porta e una brezza gelata vi passa attraverso facendola ora rabbrividire.
Matilde, infatti, in men che non si dica ha fatto poggiare di rimpetto allo
specchio ghiacciato Basilio, che senza indugio viene carpito al suo interno e
sbalzato al tempio di Suana, dove ad attenderlo Zorhobos con la solita tecnica
lo incastona a ridosso della pietra megalitica. A quel punto Aurora che sapeva
benissimo le reazioni di sua sorella qualora cercassero di entrare nella sua
stanza per fare chiarezza, decide che forse era meglio per evitare qualsiasi
disappunto, andare ad aspettare Niccolò nella sua camera. Di quello che aveva
appena notato gliene avrebbe parlato al suo rientro e si augurava nel frattempo
che la situazione non fosse preoccupante. Il dottor Galeno stupito
dell’improvvisa guarigione di Matilde volle farle visita per sincerarsene di
persona, bussa quindi alla porta.
<<Duchessa!>> La chiama il medico. Poiché non sente
risposta bussa nuovamente.
Lei ovviamente non risponde perché non ha più la facoltà di parlare,
ma ode comunque e apre la porta più fatale che mai.
<<Buon giorno duchessa>> pronuncia Galeno il medico.
Non ottiene risposta, ma comunque la donna gli fa cenno di
entrare.
Il medico nota che ha un aspetto affascinante e come d’incanto
vede che cammina e si muove perfettamente, anzi forse meglio di prima,
stupendosi di questa ripresa.
<<Mah! Duchessa! Noto con piacere che camminate benissimo
come vi sentite?>> chiede incuriosito il medico.
La donna non dice nulla. E il medico a questo punto notando
l’indifferenza della stessa a pronunciare qualsiasi parola, si chiede se mai
quella caduta possa in qualche modo, anche se oscuramente, averle potuto
provocare un trauma. La donna approfitta della costernazione del medico per
avvicinarsi di più a lui. Con le labbra quasi a un centimetro da quelle del
medico, gli fa credere che lo avrebbe baciato, quando invece il suo intento è
quello di guardarlo fisso negli occhi, mentre lui svenevole ne subisce il
fascino e stregandolo riesce a ipnotizzarlo. In seguito lo fa all'istante
appoggiare di fronte allo specchio ghiacciato dove viene preso subito al suo
interno e scagliato al tempio di Zorhobos che lo incastona a ridosso della
pietra megalitica. Combinazione Eberardo il castellano cercava Galeno poiché
gli aveva promesso che gli avrebbe dato un’occhiata, dato che da un po’ di
giorni sentiva un lieve dolore all’addome, ma nessuno seppe dirgli dove fosse,
chiese anche ad Aurora ma ovviamente non seppe dare alcuna indicazione.
Eberardo a questo punto tentò l’ultima possibilità, gli venne in mente che
potrebbe trovarlo dalla duchessa Matilde, magari era andato lì per verificare
se stesse bene, si arma di perizia e bussa alla porta.
<<Duchessa Matilde buon giorno>> le dice parlandole
attraverso la porta chiusa.
Lei ovviamente non rispose. Eberardo allora bussa un’altra volta.
A questo punto Matilde apre la porta e inclinando la testa in
segno di saluto gli fa credere che aveva visto il dottore indicando a Eberardo
di entrare e seguirla. Con estrema abilità lo carpisce prontamente senza
perdere alcun secondo, privandolo della facoltà di reagire, avvicinandolo
subito allo specchio dove avrebbe seguito il suo corso per Suana. Aurora ignara
della cospirazione mossa da sua sorella si vuole concedere un po’ di
tranquillità nell’attesa del ritorno di Niccolò e i cavalieri della farfalla
dorata, preoccupata degli strani fenomeni che si stanno verificando a Palazzo.
Si dirige quindi alla terrazza dove nota con suo grande stupore che il panorama
è completamente mutato. Scorge in lontananza una coltre velata d’argento che
primeggia nella valle, formando una specie di cupola di cristallo ed espandendo
un fiotto di raggi argentei sviluppati su tutto il territorio, creando uno
spettacolo suggestivo davvero entusiasmante ma allo stesso tempo
spaventevolmente raggelante. È confusa,
agitata, forse spaventata, gradirebbe sapere come stanno andando le cose.
Desidererebbe essere con loro, vorrebbe avere vicino l’unica persona che le
infonde sicurezza. Francamente sì, non lo esclude, desidera proprio che Niccolò
sia già lì con lei.
A poco a poco sente mancarle il respiro. Il suo cuore subisce un
forte sobbalzo, le sale la pressione, la circolazione del sangue si ribella
repentina. La sensazione di sgomento la soggioga mentre si sente un groppo alla
gola. Avverte un forte senso di malessere incomprensibile, come indotta a uno
stato confusionale. Forse è panico, paura. Si chiede cosa sia quello che sta
provando e non riesce più a tranquillizzarsi. Si sposta … su e giù per la
terrazza in preda a un’agitazione incredibile, cosa fare? Ripensa a tutto
quello che Niccolò le ha detto in merito a Zorhobos e ne è spaventa. Ha paura
che lui non possa tornare, sente che non sosterrebbe il peso all’idea di
perdere Niccolò. Che si sia innamorata? Che sia amore? Ha solo la cognizione
che sta malissimo e che darebbe qualsiasi cosa per essere vicina a lui. Cecilia
stava giusto passando in quel momento per ultimare le sue faccende e la vede da
sola e triste in terrazza, che articolava parole rivolte a se stessa più che
mai preoccupata.
<<Aurora piccola che ti succede? Che cos’hai? Ti senti
bene?>> chiede premurosa Cecilia.
<<Sì! Si, almeno credo di stare bene, non preoccuparti
Cecilia è che … vedi… mi sento … così…così…>>
<<Come così? È? Cosa dici Aurora, così come? Dimmi mia cara quali pensieri ti
preoccupano?>>
<<Mia dolce Cecilia credi che possa esistere l’amore a prima
vista, il colpo di fulmine insomma?>>
<<Bah, decisamente ho idea che possa esistere, si credo
proprio di sì, perché tesoro?>>
<<Considera due cose Cecilia o sono stata colpita da una
strana malattia, o credo proprio di essermi innamorata. >>
<< Oh! Cara, e posso sapere di chi ti saresti
innamorata?>> le chiede Cecilia.
<<Emh! … Del conte Niccolò Cecilia! Capisci?>>
<<Oooh! Ah! Tesoro, capisco. >>
<<Cecilia ora che faccio? Sto male al solo pensiero che lui
possa essere in pericolo. >>
<<Dai non fare così. Non devi preoccuparti, tutto andrà
bene, mi sembra una personcina davvero a modo e coraggiosa, non gli succederà
niente vedrai>> sostiene Cecilia cercando di tranquillizzarla.
<<Tu dici?>>
<<Ne sono sicura!>>
<<Mia cara Cecilia la sola idea di non rivederlo mi
restringe il cuore, vorrei raggiungerlo al più presto, mi piacerebbe fosse
scongiurato il pericolo delle influenze negative che incombono su Etruria già
da ora. >>
<<Lo so cara. Ma si che lo rivedrai presto non angustiarti
in questo modo>> rinforza la fida ancella.
<<Il desiderio più grande è quello di poter vivere
un’Etruria con la serenità che vi regnava prima della comparsa delle influenze
negative. >>
<<Anche per noi è così Aurora credimi. >>
<<Oh! Cecilia perché sto così male?>>
<<Dolce Aurora!>> enfatizza l’ancella.
Cecilia si sedette vicino ad Aurora la prese delicatamente fra le
sue braccia e facendole appoggiare la testa nella sua spalla le carezzò
amabilmente i delicati capelli e le parlò più che da amica, quasi come fosse
una madre.
<<Mia cara da queste tue emozioni se ne deduce che sei di
sicuro innamorata di lui. >>
<<Oh! Cecilia… >> sospira Aurora rilassandosi al tocco
della donna. <<È proprio così che si manifesta la nascita
dell'amore?>>
<<Credo proprio di si mia cara. >>.
<<Esattamente! Un tripudio di emozioni prende il
sopravvento. Accade tutto così in fretta che non hai tempo di fartene una
ragione. Un carosello di emozioni si accavallano. Ti si rivela una sorta di
tumulto interiore, un subbuglio di trepidazioni si sovrappone ai tuoi pensieri,
sembra che nemmeno la terra sotto i piedi ti possa sorreggere. >>
<<È vero! È proprio così che mi sento >> afferma con
un’esile voce Aurora.
<<Ti manca il respiro, il cuore sussulta nel petto, un
brulichio interiore domina lo stomaco e da attore protagonista ben deciso a
scalzare i tuoi pensieri non se ne va neppure se lo desideri. >>
<<Oh! Già! Proprio così>> conferma Aurora.
<<Sai dolce Aurora il succedersi della nascita dell'amore,
fa sì, che scatti un meccanismo particolare dentro di te,
come una specie di assillo che s’incastra nell’animo. >>
<<È incredibile come tu possa capirmi così bene. >>
<<Già! Perché anche io sono stata baciata dalla fortuna di
aver potuto assaporare la gioia e la pena dell’amore. >>
<<Sul serio?>>
<<Oh! Si! Vedi Aurora è come se una spina si conficcasse nel
tuo animo e inizia a pungere poi a rodere instancabile, come un tormento che
richiede tensione e nessun ritrovato terapeutico può debellarlo. >>
<<Oh! Cecilia cara ma dici che passerà?>>
<<Purtroppo procede tortuosamente qua e là, dal cuore si
sposta alla bocca, dalle labbra al fremito delle tue mani, mentre il pensiero
continua a posarsi su di lui costantemente. Oh! passera si che lo farà… dal
momento stesso in cui potrai confrontarti con lui.
<<È pazzesco! Il modo in cui si è inermi davanti a questa
manifestazione?>>
<<Già! È proprio vero! La sensazione che avverti è come
quella di una trivella che s’insinua nel cervello, ti si blocca nella cavità
dello stomaco, poi stringe le vie dei bronchi impedendo appunto il
respiro!>> assicura Cecilia
sapendo bene come ci si sente in quelle circostanze.
<< È proprio vero! Cecilia! ... che devo fare?>>
<<Nulla! Cara! Aurora è proprio come un tarlo che s’insinua
sfacciato e domina prepotente la tua ragione, in sostanza si appropria dei tuoi
pensieri fino a che non si trova il rimedio del compiacimento d’amore. >>
<<Si! È davvero così che mi sento Cecilia, come riesci a
descriverlo così, così … reale?>> Le domanda Aurora talmente su di giri
che quasi le gira la testa.
<<Vedi mia cara io ci sono già passata e ti assicuro che è
la sensazione più bella che abbia mai provato in vita mia. Nessun’altra realtà
si manifesta in questo modo, con tale irruenza, passione, con questa energia,
con un impeto che non ha eguali. >> Le rispose con sapienza Cecilia.
<<Sai che hai ragione! … nonostante ci si senta perduti in
qualche modo è proprio questa la sensazione che prevarica sulle altre. >>
<<Vedi cara, l’attuale realtà che stai vivendo si espande e
progredisce a dismisura, occupando i terreni fertili dei tuoi pensieri, in
questo modo smuove i primi sogni, riorganizzando i tuoi sentimenti e facendoti
sentire impotente a combattere questo germe meraviglioso che trabocca con tutto
il suo vigore in te. >> Le dice placida Cecilia.
<<Oh! Cecilia dici allora che mi sono proprio
innamorata?>>
<<Certamente figliola! Si! Proprio così, mia cara e non c’è
nulla che tu possa fare o dire per cancellare questo autorevole sentimento.
>>
<<Oh! Cecilia cara. >> rincalza Aurora posando la sua
testa nella spalla della donna favorita della sua sensibilità.
<<Devi solo essere paziente Aurora cara e vedrai che al suo
ritorno tutto si sistemerà. E ti stupirai quando ti accorgerai di essere
corrisposta, perché se non errò lui non ti è del tutto indifferente?>>
<<Oh! Lo spero Cecilia, per ora mi basterebbe che lui
ritorni sano e salvo. >>
<<Andrà tutto bene e vedrai che farà ritorno al più presto
con i cavalieri al seguito. >>
<<D’accordo! Cecilia amabile amica grazie di cuore, le tue
parole hanno il potere di rasserenare. >>
<<Figurati cara. >>
Pare una coincidenza ma Aurora e Niccolò in una simbiosi perfetta,
uniti dallo stesso fine, cercano di non pensare l’uno all’altra, per il momento
entrambi all'oscuro delle vicende che si stanno svolgendo attorno a loro,
procedendo ugualmente se pur inquieti e tristi, nei loro intenti. Aurora
cullata dalle tenere carezze di Cecilia si assopisce rincuorata. È molto presto
quella mattina, il cielo riversa i suoi colori già decisi in un crescendo di
rosso arancio e il raggiante è già spuntato in alto del suo podio a dominare
radioso la vallata.
Matilde esce dalla sua stanza per dirigersi dove sa che a
quell’ora qualcuno di facile preda è già sveglio e per di più chiuso nel suo
atelier senza occhi indiscreti. Si tratta di Tarcisio il pittore, il quale è
già all’opera per fare nascere un capolavoro richiesto da Agnolo il diacono per
adornare la navata della chiesa di San Rocco. Decisa la donna bussa alla porta.
Tarcisio si chiede chi possa essere alle sei del mattino che bussi alla sua
porta, visto che sa i primi a svegliarsi sono gli addetti alla cucina, si
immagina possa essere uno di loro. Si decide apre la porta e si trova davanti
quella visione inaspettata, l’aura che espandeva Matilde quella mattina è
decisamente incantevole, nonostante nasconda secondi fini che lui decisamente
non immagina nemmeno lontanamente.
<<Buon giorno duchessa. >> Le dice Tarcisio stupito di
quella visita.
Tarcisio è un uomo affascinante e per niente sgradevole quindi la
donna decide di giocare un po’ con lui a sua insaputa. Sfoggiando un aperto
sorriso e allungando la mano sul suo volto gli concede una benevola carezza. In
questo modo la donna rilascia una fragranza gradevole e il profumo lo inebria
immediatamente. Lui già colpito e stregato dal suo fascino la invita a entrare.
L’ispirazione di cogliere l’attimo per un pittore è basilare e osservando la
bellezza che rilascia la donna gli venne in mente che la stessa possa posare
per lui, per tentare di catturare quella luce che permea in lei. Glielo fece
capire invitandola ad accomodarsi nel sofà. Lei sagace, intuendo i propositi
del pittore, si accomoda e si sdraia risoluta raccogliendo il vestito e
lasciandone cadere un lembo che tocca terra. La visione agli occhi di Tarcisio
è a dir poco celestiale, senza che lui aggiunga altro, Matilde si abbassa le
spalle dell’abito, lasciando intravedere di sfuggita i seni esuberanti. Mentre
lui inevitabilmente confuso perde completamente la testa, non essendo abituato
a tale consenso legato a spudoratezza correlato a una modella, si dice con un
sospiro interiore, quanto è bella! Compiaciuto di tale regalo piovuto dal cielo
all'improvviso e gradito maggiormente perché non reclamato, si presta a
dipingerla.
<<Sì! Bene così! Matilde si lasci pure andare, cercherò di
rendere immortale quest’immagine così come mi appare, radiosa e fulgente.
>> Dichiara il pittore appagato della circostanza propizia. Lei perfino
si scioglie i capelli e con impalpabili voluttà, si concede senza sosta più
ardente che mai all’ignaro sguardo del povero Tarcisio, sfolgorando pose sempre
più eccitanti, mentre lui fatalmente e rovinosamente ammagliato, si offusca la
mente per la smania di averla. Fu per Tarcisio un attimo fugace, fulmineo, repentino, intanto che una vampata di calore
lo assale, sentendosi colare leggere goccioline che imperlano la fronte. Bensì
lei intuendo le vere intenzioni dell’uomo serra l’esca fatale per circuirlo.
Schiude la bocca a bacio e con la mano destra agitando l’indice avanti e in
dietro con un cenno provocante lo incita ad andare verso di lei, facendogli
credere che arde per lui e che non può più aspettare. La bontà dell’uomo è
tale, che nulla può fare di fronte all’astuzia della donna e cade letteralmente
nelle sue braccia, avvolto da quella spirale di sensualità sprigionante dalla
donna. Come l’uomo si avvicina Matilde lo avvolge stretto a se e lo sorprende
con un rovente bacio. Il pittore perso in una sensazione ineffabile, al punto
da perdere i sensi, si abbandona a quell’effusione seducente e chiudendo gli
occhi si lascia andare totalmente in balia della donna. Mentre lei scaltra e
senza scrupoli, ne approfitta immediatamente per ipnotizzarlo non appena lui
riapre gli occhi, per condurlo nella sua stanza e consegnarlo a Zorhobos.
Matilde più decisa che mai a portare a termine durante la mattinata almeno
quattro prese di possesso, si reca ora dal diacono Agnolo nella chiesa di San
Rocco dove sa che a quell’ora l’avrebbe trovato solo. La donna si avvicina
all’altare sedendosi ai primi posti. Ponendosi a testa bassa avvolta nel
cappuccio del suo mantello, per far intendere che si rivolge in preghiera,
mentre aspetta il momento opportuno per agire. Il diacono come la vede, le si
avvicina per salutarla e a congratularsi con lei per aver aperto la giornata
all’insegna della conversazione con il signore in nome dei buoni propositi. Con
una lentezza estrema Matilde alza piano la testa sfoderando lo sguardo celato
dietro il cappuccio e senza perdere tempo o dar modo ad Agnolo di reagire, lo
ipnotizza immediatamente esortandolo a seguirla. Mentre lui docilmente si
lascia condurre nella sua stanza, dove la donna lo consegnerà a Zorhobos.
Matilde considera che prima di tutti possa dedicarsi alla cattura di quegli
elementi che si adoperano con i loro favori a palazzo esercitando da soli,
quindi di facile preda, rispetto a chi svolge un lavoro in gruppo e deve farlo
nelle ore mattutine. Poiché tutti si sarebbero risvegliati di lì a poco e
magari l’avrebbero potuta notare e bloccare nei suoi intenti. Si reca pertanto
da Ugo il falegname, che prevede si alzi anche lui a un’ora presta, per
svolgere al meglio i suoi compiti. Risoluta si reca alla falegnameria e come
aveva previsto Ugo era già lì. L’uomo intento a lavorare alla segheria come la
vede arrivare si blocca all’istante. Cercando di togliersi di dosso
l’imbarazzo. Si da una pulita alle mani e la guarda risoluto. Non le piaceva
quella donna, le dava l’idea che nascondesse sempre qualcosa di oscuro, ma si
decide e la saluta.
<<Buon giorno duchessa, posso esserle utile in qualche
modo?>>
Lei leggiadra come una farfalla si aggira fra i banconi da lavoro
con volteggi e giravolte, sfoggiando la sua oscura bellezza e facendo girare la
testa all’uomo, al punto tale che sconcertato da tutto questo roteare, non
capiva più niente e nell’istante che le rivolge lo sguardo … beh è fatta, lei
se n’è impadronisce facendolo cadere in trance. Ora è pronta ad andare da
Elfisio il tesoriere che si alza presto per fare i conti e impartire i denari a
chi andrà a fare acquisti al mercato stabilendo quanti dovrà darne a ciascuno.
Matilde bussa nello studio. Subito Elfisio va ad aprire. L’uomo cerca di essere
gentile nonostante non gradisse quella visita inaspettata
<<Buon giorno signora come posso aiutarla?>> Non
riceve risposta.
La donna ormai allenata alla scaltrezza si precipita di soppiatto
e velocemente lo bacia senza indugio sulla bocca. L’agitazione di lui fu tale
che ne rimane scioccato e confuso al punto tale da aggredirla a parole urlando.
<<È forse impazzita? Guardi che io sono un uomo per bene e
per di più sposato, cosa crede?>> proferì furioso.
Purtroppo e inevitabilmente l’uomo commise l’errore di guardarla
negli occhi, dove lei rapida si presta ad accanirsi su di lui trascinandolo a
se con lo sguardo, consegnandolo con il solito processo a Zorhobos.
Capitolo ventisettesimo
Niccolò si rende conto che la situazione è veramente preoccupante,
poiché il luogo si mostra inespugnabile e permeato di ghiaccio e l’estendersi
di quella calotta è talmente profuso che nessuno può farci nulla per il
momento, visto che non si riesce a varcare alcuna soglia. I fendenti delle
spade non possono nulla, i cavalli si spaventano e faticano a proseguire. Gli
animali inevitabilmente si recano da soli verso le pietre megalitiche. Pare
proprio una situazione senza via d’uscita. Sgomenti e confusi i cavalieri dopo
aver cercato inutilmente di fermare i loro compagni, sono indotti a conferire con
Niccolò sul da farsi per non incombere tutti al medesimo sortilegio e a farsi
sopraffare dal gelo circostante.
Tale condizione mette il giovane in una situazione di
inadeguatezza dove si sente nettamente responsabile, e triste si sgomenta.
Senza che gli altri se ne accorgano quasi a sentirsi venir meno, si sposta in
prossimità di una pietra e all’improvviso prorompe in lui un pensiero
tormentato. Appare davanti a lui l’immagine di Aurora, sente che nel corso
degli avvenimenti potrebbe succedere che non la riveda più. Perfino il cuore
gli sobbalza in gola all’impazzata, desidera che tutto possa andare bene per
rivederla almeno un’altra volta. Avverte la straordinaria sensazione che può
definirsi solo nell’amore. Forse la ama e non desidera altro che tutto vada per
il verso giusto per poterla riabbracciare. Spontaneamente quasi barcollando si
ravvicina alla pietra non ancora ghiacciata, si appoggia per sorreggersi cercando di riflettere sui passi da seguire
per far fronte a quest’evento. In quel preciso momento e del tutto inaspettato
si concretizza per fortuna il sostegno che le è più congeniale in quel
frangente. In un vorticoso giro e un’espansione di fasci luminosi argentei,
compare Auxyry la farfalla guida dorata. Piccola e graziosa come la prima volta
che l’ha vide, esegue una serie di spirali attorno a lui per andare a posarsi
sulla sua mano, e con agilità e calore proferisce il suo sapere.
<<Auxyry è un piacere sapere che sei qui buon giorno a te.
>> Rispose entusiasta di vederla Niccolò. <<Ma dimmi Auxyry esiste
un modo per sconfiggere lo spirito delle influenze negative? Pare che al
momento non ci sia alcuna soluzione. >>
<<Uh! … alcune prove? ... Dimmi pure Auxyry in cosa
consistono queste prove?>>
<<Si certo ascolto. >>
<<Sei! Bene si d’accordo!>>
<<Ah! ... d’accordo!>>
<<Lo spero. >>
<<Perciò sono sei le prove che dovrò affrontare senza pormi
un ordine preciso?>> Ridomanda stupito ma deciso ad affrontarle.
<<Ah! Dimmi allora Auxyry in cosa consistono queste
prove?>>
<<Un momento, come le perle?>> chiede stupito.
<<Sul serio?>>
Niccolò la ascolta con molta attenzione appoggiato alla pietra
rassicurato dal suo arrivo.
<<Non di facile esecuzione questa! E cosa dovrei
fare?>>
<<D’accordo!>>
<<E la sesta prova invece in cosa consiste?>> chiede
Niccolò.
<<Ops! Bene! Mi pare che avrò da persuadermi con tali
compiti. >>
<<Spero di farcela. Il tempo scorre inesorabile e per fare
tutto questo ce ne vuole parecchio. >>
<<Quasi mi convinci!>>
<<Un re?>>
<<E come si fa a trovarlo?>>
<<Perbacco! Gli elementi e quali?>>
<<Vuoi dire … la corona …?>>
<<Oh! Ho capito! Ma non mi puoi dare qualche altro
suggerimento Auxyry?>>
<<Come sarebbe a dire sono già in mio possesso?>>
<<D’accordo, spero solo di essere in grado di mettere a
frutto il mio ingegno. >>
<<Beh si!>> risponde perplesso il giovane.
<<Ci sono degli imperatori oltre a quello malefico?>>
<<Vedi che è come dico, manca il tempo, come faccio a fare
in modo che si realizzi tutto questo?>>
<<Ho capito! Allora
cercherò di fare del mio meglio, grazie Auxyry>>. Rispose lui.
<<D’accordo!>>
<<D’accordo lo farò grazie. >>
<<Grazie Auxyry anche se confesso non mi sembrano compiti
facili, riuscire a intuire come muoversi senza una precisa indicazione, non è
cosa da poco e mi confonde il fatto di cercare le perle. >> Reagì lui un
po’ preoccupato.
<<D’accordo ma concedimi il beneplacito di accusare un po’
di stupore. >>
<<D’accordo allora e ancora grazie Auxyry>>. Le disse
con dolcezza.
Niccolò torna rincuorato e subito Callisto il più simpatico e
giocherellone, ma che in quel frangente si dimostra essere molto serio, gli
pone delle domande.
<<Niccolò ora cosa facciamo? Come possiamo muoverci visto
che sembra tutto inutile?>>
<<Callisto forse è meglio che andiamo per prima cosa ad
Aurinia a controllare le cascate naturali, per il momento qui a Suana non
possiamo nulla. Siamo costretti a ritirarci nostro malgrado e studiare qualche
altro accorgimento tornando al castello>> gli risponde Niccolò con
paziente comprensione.
<<D’accordo Niccolò. >> replica Callisto sistemandosi
meglio sul dorso del suo destriero.
Capitolo ventottesimo
Giunti … al calare della sera, s’inoltrano come possono in una
ormai visibile realtà glaciale, per avvicinarsi alle acque del Gorello, dove
con loro grande sorpresa scorgono che sono già in uno stadio piuttosto avanzato
e quasi del tutto trasformate in una coltre di ghiaccio.
Il liquido delle acque di Saturnia un tempo caldo e fluido,
sprigiona ora un vapore acqueo glaciale, da dove fuoriesce un turbinio di micro
particelle di ghiaccio che smuove l’aria congelando all’istante tutto quello
che vi si scherma davanti. Le cascate di Aurinia oscure e illuminate solo dalla
luna che fa una piccola comparsa regina della notte, appaiono cristallizzate,
ingrigite e spente di risate e incontri. Più nessuno è fermo a beneficiare
delle sue acque che grazie alla naturale temperatura hanno proprietà benefiche,
in grado di attenuare bronchiti, artrosi, faringiti e altro. Al momento
sfoggiano gelide, arrestate da chissà quale forza oscura provocata da Zorhobos.
<<Niccolò guarda!>>. Esclama Callisto.
<<Perdinciribacco! Anche i valloni, le gole, i corsi
d’acqua, il torrente Stellata, i percorsi vascolari, la sorgente, … per il
cielo divino! Quasi tutto il territorio
si sta trasformando di ghiaccio e si espande a dismisura senza controllo.
>> Osserva Niccolò.
<<D’accordo non perdetevi d’animo, ora miei prodi cerchiamo
di stare calmi e torniamo a palazzo, poi vedremo il da farsi. >>
Proferisce Niccolò cercando di dare al tono della sua voce una parvenza
comunque di serenità e di autocontrollo. E il suo solito temperamento incline
alla sapienza orientale erompe serafico, aiutandolo in quel momento così
particolare.
<<E va bene Niccolò ma tu sei sicuro che riusciremo a
recuperare la calma e la pace a Etruria?>> Gli dice nuovamente
preoccupato Callisto.
<<Sì! Ne sono certo! Bisogna avere fiducia nelle risorse che
ognuno di noi ha dentro di se che con
audacia prevarranno. >>
<<D’accordo!>>,
<<Vedrete se riusciamo a prendere di petto i problemi e con
calma, ci troveremo a risolvere in men che non si dica le situazioni del tutto
impossibili e agiremo da veri temerari anche laddove non lo crediamo possibile.
>> Risponde serafico il giovane rivolto a tutti.
<<D’accordo Niccolò hai ragione! Cercheremo di seguire la
tua linea di pensiero, così riusciremo a ritrovare Flaviano, Andrea e
Benedetto>> dichiara Callisto apparentemente rasserenato dalle parole
pazienti di Niccolò.
<<Ecco! Bravo!>>
Durante quell’intervallo …
a palazzo Orsini nell’arco della giornata, indisturbata e senza
destare sospetto, Matilde è riuscita nel frattempo a portare a termine la
cattura di altrettanti castellani, carpendoli a tradimento e ipnotizzandoli a
loro insaputa. Ghermendo nella sua rete Sigfrido il domestico, Teodorico
l’assaggiatore, il sarto Nicodemo, Ferdinando il lavandaio, Gustavo il
fabbroferraio, Ermenegildo l’addetto al granaio, Nestore realizzatore d’armi e
Leopoldo il mastro di caccia. Matilde era riuscita nell’impresa sfruttando il
fatto che Aurora dopo aver parlato con Cecilia si era assopita e quindi non
poteva essere pericolosa nell’eventualità che si aggirasse negli androni del
Palazzo.
Di sorpresa in un succedersi di dimostrazioni impetuose occupano
il sipario del cielo entrando in scena da veri protagonisti tuoni, fulmini,
folgori, lampi e saette. Il cielo pare spaccarsi! Luci e lampeggiamenti
improvvisi rischiarano il firmamento in un crescendo di rimbombi, frastuoni e
putiferi, traboccanti di chiarori e riflessi argentei che si sviluppano stupefacenti da ogni parte.
Mentre il riverbero forma diffusioni luminose di estrema vigoria, come se
dovesse da un momento all’altro scatenarsi una spaccatura fra cielo e terra.
Da lì a breve il tempo sovrano indiscusso della natura, riprende
nuovamente il suo riscontro. Sviluppando altresì la forza della brezza a una
velocità incontrollata. Il sibilo del vento s’incattivisce come la furia di un
tifone che si avvicina. Smuovendo gli alberi, le piante, i cespugli che si
piegano inevitabilmente alla sua potenza e al suo subentrare.
Il furore di quell’intervallo genera un andirivieni di sterpaglie
ghiacciate che si levano dal terreno e svolazzano lungo la superficie generando
un mulinello di cristalli roteanti che sferrano la loro forza contro qualsiasi
cosa. Dalle nuvole imperversano goccioloni d’acqua che si riversano a fiotti su
quello che incontrano scrosciando a più non posso. Mulinelli di pagliuzze glaciali
sfrecciano in ogni dove, mentre gli impavidi si coprono il volto per non venire
sfregiati da quel vortice di perturbazione atmosferica
<<Ehi! State molto attenti miei prodi! Dobbiamo trovare al
più presto un riparo! … Questa fulminea bufera può essere pericolosa vista
l’irruenza manifestata all’improvviso!>> urla Davide rivolto oltre ai
suoi cavalieri anche a Niccolò.
<<Si! Si! Stiamo attenti! Hai ragione Davide dobbiamo
dirigerci verso le vie cave, forse li abbiamo la possibilità di essere più riparati. >> Formulò Niccolò piuttosto
preoccupato. Tra i fischi del vento sovrastanti, la bufera che imperversa
repentina, la grandine signora e regina del ghiaccio che si manifesta
violentemente, si muovono rapidi i cavalieri cercando di trovare un riparo. Il
gruppo cerca di farsi largo per rientrare a palazzo, nonostante il tragitto sia
difficoltoso più di quanto potessero
immaginare, cercando di inoltrarsi attraverso la boscaglia per arrivare alle
vie cave, che li condurrà fuori di lì senza pericolo di rimanere pressati dalla
bufera. Sfortunatamente però i giovani cavalieri sprovveduti all’arrivo
dell’improvvisa bufera, sono obbligati a fermarsi ancora prima di dirigersi
alle vie cave, per la ragione che i cavalli spaventati da quel putiferio si
rifiutano di proseguire. Callisto distratto dal fatto che stava parlando con
Niccolò, non si accorge di un albero che sta per cadere. Purtroppo il suo
cavallo non fa in tempo a bloccarsi e vi stramazza al di sotto trascinato dalla
potenza del vento, costringendo il povero cavaliere a rimanerne intrappolato.
Niccolò fu il primo ad accorgersi dell’incidente e a prestare soccorso a
Callisto il quale stava soffocando per colpa di un ramo che le serrava la gola.
Intanto che il tronco del poderoso albero gli comprimeva il busto e le gambe.
Sebbene infuriasse la bufera e gli alberi del tutto sottomessi al potere del
vento, si spostavano inclini addirittura a sradicarsi da terra. E benché fosse
pericoloso per tutti rimanere nel punto esatto dov’era Callisto in balia dei
lampi, tuoni e fulmini, Niccolò scese senza indugio da cavallo. Immediatamente
con abilità e maestria si precipita a togliere il ramo che soffocava il giovane
per farlo respirare. E nota con piacere di avere almeno la certezza che è
ancora vivo. Il più in fretta possibile cerca di adoperarsi in modo conveniente
per quel salvataggio surreale. Niccolò si predispone a dipanare
quell’incresciosa situazione in un crescendo di attimi scanditi dalla velocità
temporale. I rami ghiacciati degli alberi svolazzano all’impazzata, interi
cespugli si sradicano da terra roteando nell’atmosfera, la grandine gli sbalza
addosso furente ferendogli la pelle… e un vortice di foglie seguita turbinoso
piombandogli in faccia con furia schiaffeggiandolo a ripercussione. Il freddo
comincia a impadronirsi della ragione, la pioggia battente lacera la pelle e
intuendo il pericolo imminente che sta imperversando su tutti si svolge a
sbrigarsi. Il giovane Niccolò in preda all’ossesso temporale, pensa che non sia
il caso che rischi la vita anche uno solo di loro, preferisce che proseguano in
cerca di una copertura. Ma Davide accorgendosi dell’emergenza che sta
affrontando Niccolò, come sempre è pronto a intervenire quindi parla ai suoi
cavalieri.
<<Miei prodi, torniamo indietro dobbiamo aiutare Niccolò.
>>
<<Si! Certo! Ci proviamo Davide ma i cavalli non ne vogliono
sapere di muoversi. >>
Mentre Niccolò accorgendosi delle intenzioni di tornare indietro
dei cavalieri si cura di avvisarli di non farlo. Poiché tornando indietro
rischierebbero di venire schiacciati da un costone che si sta per scagliare su
di loro.
<<No! Non muovetevi! Fermatevi e proseguite per le vie cave
ve ne prego!>> Gli urla deciso.
<<Mah! Niccolò!>>
<<Non si discute ve ne prego! Non perdete tempo! Proseguite
scendendo da cavallo, afferrateli con calma, aggiogate la briglia e conduceteli lentamente
all’interno delle vie cave. Muovetevi, non c’è un attimo da perdere! Non potete
tornare indietro! Ci penso io a Callisto!>>
Davide Bagnato fradicio con la pioggia che lo rende impotente e il
vento che gli scortica la pelle urla a sua volta.
<<Niccolò Sei sicuro di farcela da solo? Non vuoi che ti
diamo una mano?>>
<<Non preoccupatevi per me, non ho intenzione di mettere in
pericolo anche la vostra vita, siete preziosi per Etruria e se almeno non
dovessi farcela resterete sempre voi testimoni a difenderla, sbrigatevi andate.
>>
<<Ne sei sicuro Niccolò?>> chiede nuovamente Ludovico impensierito.
<<Si! Si! Ne sono
sicuro muovetevi. >>
<<Però anche tu corri il rischio di non farcela. >>
<<Meglio che sia una persona sola a esporsi in questo tipo di intervento, rispetto a
tanti che si prodigano mettendo a rischio a loro volta la vita credetemi. Ce la
farò. Su andate! altrimenti i cavalli ne risentiranno maggiormente e sarebbe
increscioso visto che per noi sono di grande importanza, non possiamo
permetterci di lasciarli irritati e spauriti in balia del tempo che imperversa
senza indugio. >>
<<Sta bene Niccolò faremo come dici. >>dà risposta
Davide.
I cavalieri se pur dispiaciuti nel lasciare da solo Niccolò, lo
ascoltano, comprendendo che se tornano indietro rischiano tutti quanti di
venire schiacciati dal costone, e conducono lentamente i loro cavalli a riparo
all’interno delle vie cave, dove apparentemente sembra che i purosangue si tranquillizzino.
Il giovane … Niccolò senza nemmeno rendersene conto, tocca
spontaneamente l’anello che si mette subito a scintillare e a creare attorno a
lui uno sfarfallio incredibile. Avvoltolato da un numero incalcolabile di
farfalle che gli prillano attorno, e stupito dall’improvviso prodigio,
ammira quello sfolgorante scintillio. Le
farfalle aggraziate si appoggiano repentine sulle sue braccia elargendogli la
forza di quattro uomini, regalando a quel momento rischioso, una sensazione
prodigiosa che ha del surreale. Il sollevarsi inaspettato del vento rende
comunque difficoltosa la liberazione, un ramo librandosi in aria si dirige e va
a sbattere violentemente contro la spalla di Niccolò che non riesce ad
evitarlo, provocandogli una ferita piuttosto profonda. Bensì al momento
reagisce fingendo di non essersene nemmeno accorto e prosegue in tutta fretta.
La pioggia battente non diminuisce, anzi sembra vorticare ancora più veloce.
Gli sprazzi di oscurità rendono ardua l’impresa, provocando la mancata visibilità,
ma nei momenti di bagliori provocati da lampi, tuoni e saette che imperversano
su di lui, cerca di scrutare meglio il groviglio di rami e prosegue
imperterrito e inamovibile per liberare Callisto. Con una forza estrema riesce
ad attaccare una corda alle briglie del purosangue sempre fedele, che con una
brusca tirata esegue lo spostamento della pianta e a liberare il cavaliere da
quella morsa. Agendo con sveltezza, bravura e aiutato dal suo fido cavallo che
ha la sua stessa tempra e merito della forza improvvisa assegnatole dalle
farfalle, ha evitato al cavaliere di
rimanerne abbrancato e indifeso sotto la pianta senza via di uscita. Per
fortuna la caduta rovinosa non gli ha provocato lesioni preoccupanti e Callisto
sta bene. Nello stesso istante il costone capitombola rovinosamente su
entrambi. Grazie al cielo un attimo prima che si riversasse a terra, il costone
miracolosamente si alza in volo, spostato dal turbinio delle farfalle e
condotto dalle stesse lungo l’avvallamento che sanno non avrebbe causato ad
alcuni nessun danno.
<<Fiuuu… ce la siamo davvero vista brutta! >>esclama
il giovane capitombolato a terra con il cavaliere.
<<Oooh… si. >> Lo ringrazia Il cavalier Callisto a fil
di voce e subito dopo sviene stremato dall’affaticamento provocato da quell’episodio.
Seppur sentendolo delirante e quasi privo di vita Niccolò si
assicura che Callisto non abbia nulla di rotto, dopodiché lo carica lentamente
in groppa al purosangue deponendolo prudentemente con il ventre all’ingiù.
Prosegue addentrandosi nelle vie cave, tenendo il cavaliere ben stretto
affinché non cadesse e spostandosi a piedi lentamente per non agitare il
cavallo. Raggiunge serafico e contento i cavalieri, che felici di vederlo gli
fanno i complimenti per il gesto eroico appena compiuto, soccorrendo
prontamente Callisto.
Per il momento la macchia che li tiene racchiusi sussiste in balia di una vera e propria tormenta. Dove l’unica cosa da fare è quella di fermarsi all’interno delle vie cave nell’attesa che si plachi, cercando di dare le prime cure al cavaliere prima di arrivare a palazzo. Nello stesso … tempo la bufera si convoglia anche a Statonia. Aurora tuttora addormentata nella terrazza si sveglia con un sobbalzo, scossa e spaventata dal rombo dei tuoni. Rivolge lo sguardo all'esterno e osserva con sorpresa che il tempo è a dir poco funesto. Il cielo è completamente plumbeo, lo sventolare impazzito di tendaggi alle scuri rumoreggia nell’ala nord del palazzo. Agitate dal vento le foglie si staccano inevitabilmente dai rami per volteggiare leggiadre, levandosi in aria impetuose. Cespi di erbaggi si spostano a raffica, trasportati altrove come richiamati dal sibilo della brezza. Ruotano all’impazzata pagliuzze, fuscelli di paglia, ramoscelli strappati agli alberi che indifesi si raccolgono a inchino cercando di non lasciarsi prevaricare da quella forza. Una sequenza incredibile di grandine grossa come una noce si abbatte sul castello. Teli e drappi caracollano in aria dopo essersi staccati dal filo che li teneva ad asciugare. Nel cercare di evitare quei chicchi glaciali, Aurora si barrica come meglio può di rimpetto alla panchina. Un brivido di freddo le entra all’improvviso nelle ossa, dovuto alle violente raffiche di vento che stanno iniziando ad attraversare la loggia. Aurora non ha tempo di reagire, si sta letteralmente inzuppando d’acqua, il freddo le giunge inaspettato su tutto il corpo, provocandole la pelle d’oca e tremando si dice costretta a ritirarsi al più presto. Tutto il personale a palazzo Orsini è in allerta e la tensione si abbatte sui castellani, che si affannano a chiudere le finestre, le gelosie, sistemano le piante all’interno, portano dentro le lingerie, chiudono nell’aia galline, oche, polli e galletti. Sfortunatamente e nonostante gli sforzi Aurora è fortemente trattenuta dalle rapide folate che giungono impetuose all’improvviso, impedendole di proseguire.
I capelli ormai sciolti liberatosi dalla reticella di fili
d’argento che li teneva acconciati, svolazzano in aria come impazziti, foglie
ghiacciate trasportate dal vento le si poggiano in volto schiaffeggiandola. Si
strascica il vestito a fatica perché grondo d’acqua e l’esile figura con un
peso decisamente inferiore rispetto alla velocità che esibisce la brezza, non è
sufficiente a impedire di essere quasi trascinata in aria. Di conseguenza è
costretta ad attaccarsi con forza alla panchina per non essere portata via da
quella velocità come se fosse un fuscello. La tormenta inattesa è talmente
vigorosa che dalla torre campanaria del Duomo di Statonia perfino la campana è
indotta a produrre da sola il rintocco, che ripetuto all’impazzata, dà un
elevato senso di grave inquietudine su tutto il borgo. Nel frattempo smosso
dalla furente bufera, l’intero torrione stava cominciando a ondeggiare,
correndo il rischio di flettere lentamente caracollando sul terreno. Aurora
cerca di superare quel momento collegando la forza del pensiero alla
determinazione, perciò con uno sforzo sovrumano stacca una mano per portarla a
terra nel piede della panchina, lentamente confluisce anche l’altra e riesce ad
accasciarsi al suolo. Trascinandosi a fatica cerca di abbarbicarsi sinuosa come
un alligatore alle mattonelle. Raggiunge a stento l’entrata della sala. Mentre
si prodiga senza indugio ad allontanarsi dalla loggia, chiudendo i battenti
velocissima, aiutata da Elena che in quel momento passava di lì cercando anche
lei di acchetare l’insinuarsi del vento, salvaguardando le piante che ricoprono
l’area del palazzo. Un’incredibile folata di vento s’insinua sul fronte del
torrione raddrizzandolo velocemente, per poi dileguarsi indomita e repentina
così come era venuta. In un lampo la furia si è attenuata.
<<Oh mio nume! Grazie Elena, questo tempo è inaudito non
credi? Mi sono decisamente presa un bello spavento. >> Le dice inzuppata
fino al midollo, graffiata e sanguinante a causa delle foglie gelide e della
grandine cadutale addosso.
<<Si sono davvero impressionanti questi avvenimenti
temporali e di tale genere poi, che io mi ricordi da che sono nata non ho mai
visto il tempo manifestarsi in questo modo. >> Risponde tristemente indebolita e raffreddata
anche Elena.
<<Hai ragione Elena anche io non ricordo niente del genere,
ora andiamo a riscaldarci ci sentiremo molto meglio vedrai dopo un bagno
rigenerante e una buona tazza di tè. >>. Enuncia Aurora con estremo
calore scrollandosi di dosso un po’ d’acqua dai vestiti grondanti.
<<Ma tu sanguini? Sicura di star bene?>>
<<Si! Si! Sto bene Elena non è nulla non preoccuparti. Ora
andiamo su. >>
Durante il trambusto nessuno ha fatto caso a Matilde, che più
pericolosa che mai, si aggirava indisturbata nei meandri del castello,
approfittando dell’occasione per far cadere nella sua rete, altri sprovveduti,
come Cecilia e Drusilla le addette al guardaroba, Placido il muratore, Lisetta
la lavandaia, Isabella la domestica e Alfonso l’aiuto cuoco. Presentandosi al
loro cospetto all'improvviso e con una banale scusa li ha sedotti e guidati
nella sua stanza, dove avrebbero fatto la stessa fine degli altri. Di lì a poco
… tutto si rasserena, la pioggia smette di imperversare furiosa, il vento
interrompe la sua ira cessando completamente. Tuoni e fulmini pare si dirigano
altrove e sull’intera vallata si sprigiona un autorevole arcobaleno, che
sapiente estende le sue incantevoli tonalità come un tappeto di benvenuto su
tutto lo scenario che è tuttora sinceramente confuso e in subbuglio.
Niccolò e i cavalieri vengono fuori dalle vie cave ancora in
tumulto, dove notano con stupore che con il sopraggiungere del temporale, pare
che la forza delle influenze negative si sia placata e abbia dato un fermo alla
sua ascesa. Tutto si è bloccato, stabilizzato e il propagarsi di ghiaccio come
d’incanto rimane statico senza evolversi. Invece lo sguardo rivolto al panorama
determina che la sua rigogliosità ne è stata interamente ripulita dallo
scroscio incessante dell’acqua. E ora
tutta la vallata appare immobile quieta e serena. Allora è vero si dice
Niccolò, se c’è una cosa che è più forte di tutti i prodigi del mondo è la forza
tangibile della natura, che segna con il suo andare e venire le varie
disposizioni del tempo attraverso le sue mirabolanti manifestazioni. Inoltre si
accorge nientemeno che sul ciglio delle vie cave, e lungo la sponda del fiume,
perle di muschio creano un tappeto morbido e vellutato che rinfresca l’anima,
sinonimo di rinascita e forse segno che non tutto è perduto. Il muschio,
infatti, trovando le condizioni giuste di temperatura e umidità riesce a
espandere le sue molteplici espressioni di forme armoniche con facilità, sulla
terra e sui sassi, creando un ambiente favorevole ad accogliere e far
sviluppare i semi di altri vegetali, poiché è di aiuto alla vita e alla
crescita delle altre piante, rivestendo così un ruolo importante nella grande
rigenerazione della florida vegetazione di Etruria. Aurora completamente
ripresa da quel bagno ravvivante e dopo lo spavento preso si chiede realizzando
solo ora, come mai si trovava nella loggia da sola. Cecilia, infatti, si era
prodigata a poggiare la testa di Aurora sopra un cuscino sapendo che era da un po’
che non riusciva a dormire e per non disturbarla l’aveva lasciata ben riposta e
beata nella panchina. Aurora si chiede
dove fosse Cecilia, poiché avverte una
strana sensazione di pericolo, si reca quindi preoccupata nei meandri del
palazzo a cercarla, ma non la trova, chiede allora a Egidio il cuoco.
<<Buona sera Egidio incredibile questo tempo è?>>
<<Si decisamente! Buona sera signorina Aurora! Per fortuna
siamo riusciti a salvarci da una sicura disgrazia che vedeva il castello
pericolante. >>
<<Già! Mi permette Egidio volevo chiedergli una
cosa?>>
<<Si mi dica Aurora. >>
<<Ha per caso visto Cecilia?>>
<<No mia cara! Tempo infernale è dir poco. Non sono neanche
riuscito a guardarmi in giro, tuttavia non l’ho vista, fra l’altro non ho più
visto nemmeno Alfonso il mio aiutante.
<<Dice davvero?>>
<<Ora che ci penso li ho visti, ma poco prima del temporale,
poi più niente. >> Asserì con certezza Egidio il cuoco.
<<Anche io prima del temporale ho visto Cecilia era con me
in terrazza, dopodiché devo essermi addormentata e non ho più saputo niente
fino all’arrivo della bufera. >>
In realtà, mentre Aurora giaceva addormentata appoggiata alla
panchina, con una scusa futile Matilde ha persuaso Cecilia a seguirla facendole
credere che Drusilla stesse male, al contrario l’aveva già circuita e fatta
cadere nella sua trappola. Aurora la cerca in ogni dove, ma di Cecilia nemmeno
l’ombra, anzi si accorge della mancanza di altri castellani, come il dottor
Galeno per esempio, o passando per l’atelier la mancanza di Tarcisio il
pittore, dove fra l’altro si dice impossibile che non sia lì a dipingere, o non
si vede il diacono Agnolo, piuttosto che la mancanza di Sigfrido il domestico.
<<Mah! Dove sono finiti tutti?>> dichiara in
conclusione a voce alta.
In quello stesso istante vede Matilde con un’aura fatale aggirarsi
per le sale del Palazzo, ma nonostante provasse un gran dispiacere sapendo
l’odio che nutre sua sorella nei suoi confronti, non può fare a meno di
accorgersi che qualcosa di dubbio vi è in lei. Osservandola di sottecchi nota
che c’è qualcosa di strano nei suoi gesti, qualche cosa di oscuro che la fa
muovere in modo strano, non è la solita Matilde insomma.
A quel punto Aurora poggiata a ridosso di una magnifica statua,
cerca di studiarla da lontano dove nota con sorpresa, che gli occhi di sua
sorella sono diventati di un azzurro glaciale e pare escano fuori dalle orbite
a cercare chissà quale entità. Nel momento esatto in cui decide di andarle
incontro per chiederle come stava, si trattiene. Per il semplice motivo che si
accorge che Matilde posa la mano in un modo alquanto singolare sulla spalla di
Tarquinio lo sguattero, che stava passando in quel momento per riporre i piatti
nella cristalliera.
<<Per mille farfalle!>> esclama sottovoce Aurora
preoccupata.
La scena è inspiegabile, come Tarquinio si volta per guardare la
donna, gli occhi della stessa tendono a sfolgorare e lui si ritrova proiettato
nel suo sguardo, perdendosi nello stesso, che lo induce a seguirla arrendevole,
e in men che non si dica è nella sua stanza. La stessa cosa successe anche ad
Arianna e Tiziana che stavano riponendo bicchieri e posate nella vetrina.
Aurora non può credere alla malvagia forza che sprigiona sua sorella e
silenziosa la segue senza farsi notare. I segregati giungono pilotati nella
stanza di Matilde che li chiude all’interno, subito dopo lo stesso bagliore
dell’altra volta ne fuoriesce da sotto la porta e da lì più nulla. Se non altro
Aurora ha capito lo svolgersi dei fatti che scioccanti implicano sua sorella.
Ha compreso che le sparizioni improvvise di molti castellani sono da
attribuirsi a Matilde e qualsiasi realtà possa aver scatenato in sua sorella
tale forza non è sicuramente benevola. Per di più ha capito che fa scaturire
tale potenza proprio dagli occhi, di conseguenza decreta che per nessun motivo
deve affrontare direttamente il suo sguardo.
Aurora decide di fare un’accurata ricognizione per esaminare
meglio il circondario del castello. Quello che riconosce la stupisce molto, al
punto di chiedersi come sia possibile che sua sorella da sola abbia fatto
sparire tante persone. Impossibile! Di sicuro è complice di qualcuno. Aurora
recandosi alla sartoria vede che Luigina è sola, indaffarata con delle stoffe,
ma non c’è Nicodemo.
<<Buona sera Luigina. >>
<<Buona sera cara. >>
<<Emh…Non ha visto Nicodemo per caso?>> chiede Aurora
ansiosa anche per Cecilia, ma per il momento non vuole farle sapere che è
sparita anche sua figlia, per non preoccupare ulteriormente la donna.
<<No! Aurora è un po’ che non lo vedo, hai ragione, non
saprei nemmeno dirti come mai, strano non mi ero accorta della sua assenza,
talmente ero presa con questo lavoro. >> dice preoccupata Luigina.
<<Grazie Luigina, fammi sapere se caso mai dovesse tornare.
>>
<<D’accordo Aurora, ti cercherò qualora tornasse. >>
Ciò nonostante prosegue nella sua ricerca e giunta nella sala del
tesoro, nota che non vi è alcuna traccia del tesoriere. Prosegue decisa poiché
vuole andare a fondo della storia per scoprire almeno quante persone Matilde è
riuscita a circuire e vede che nell’officina d’armi Nestore è svanito nel
nulla. Aurora si ritrova pochi passi nello spazio adibito agli attrezzi per la
caccia, ma purtroppo anche lì nessun segno di Leopoldo. Si sposta nella
darsena, ma Placido non si vede. Sempre più preoccupata aumenta il passo e si
ritrova in lavanderia però Ferdinando e Lisetta non ci sono. Sta sempre peggio
nel notare quante persone mancano e correndo si catapulta in falegnameria,
notando che è completamente deserta e Ugo svanito. Procede velocemente verso il
granaio e anche lì non c’è nessuna traccia di Ermenegildo.
Si sposta nelle fabbricerie e di Gustavo nemmeno l’ombra. Spera
almeno che giungendo alle scuderie trovi Basilio ma anche lo stalliere sembra
svanito nel nulla. Incredibile parte dei castellani si è volatilizzata, che sia
tutta opera delle influenze negative che hanno suggestionato Matilde al loro
volere? Questo non lo sa, ma di sicuro qualcosa non va come dovrebbe. Cosicché
si reca più preoccupata che mai dal maggiordomo sperando di trovare almeno lui.
<<Uh! Meno male! Buona sera Cassio, felice di vederla, come
va tutto a posto?>> Gli chiede ansante Aurora.
<<Si! Abbastanza bene grazie buona sera Aurora, come mai la
trovo ansante e allarmata? Che cosa le succede? Inoltre a essere sincero sono
angustiato da uno strano senso di sconforto. >>
<<Quale senso di sconforto?
Mi dica Cassio?>> chiede lei inquieta.
<<Non lo so! È una strana sensazione! È come se avessi
lasciato alle spalle qualcosa d’indefinito, o addirittura che manchi qualcosa o
qualcuno. Come se a Palazzo stesse per succedere qualcosa. >> risponde
lui inquieto.
Di conseguenza con una voce esile e preoccupata Aurora gli dice.
<<Oh! È così Cassio! Sta veramente succedendo qualcosa
d’indefinito, purtroppo strane sparizioni del tutto inspiegabili aumentano a
Palazzo. >>
<<Davvero?>> domanda lui costernato.
<<Ho perlustrato l’intero palazzo e purtroppo
inspiegabilmente ho riscontrato la mancanza di parecchie persone. >>
<<Dice sul serio?>>
<<Si purtroppo Cassio. Cecilia non l’ho più vista, Drusilla
sparita, manca il diacono, il pittore, Tarquinio, Tiziana, Arianna Isabella,
Alfonso, Drusilla, persino Elfisio il tesoriere non si trova più. >>
<<Per gli dei dell’olimpo! Aurora ma cosa mi dice? Sta
parlando sul serio?>> esclama
Cassio preoccupato.
<<Già purtroppo non solo loro, di molti altri ho riscontrato
la mancanza come; Eberardo, Nestore, Teodorico, Lisetta, Placido, Basilio,
Gustavo, Ermenegildo, Leopoldo, Berenice, Flora, Lucilla, Ferdinando, Ugo,
Nicodemo, spariti! Svaniti nel nulla … >>
<<Tutti spariti? Ma come può essere?>>
<<Non si ha traccia di loro, sono impensierita Cassio cosa
possiamo fare?>> chiede lei con una voce flebile e preoccupata.
<<Ohibò!>> esclama costernato <<Ecco perché mi
sento in questo strano modo e per di più il conte Niccolò non c’è, cosa dirà
quando si presenterà a Palazzo e si accorgerà che metà dei castellani è sparita
in modo così sconcertante?>>
<<Non immagino cosa dirà, so solo che per il momento tutto
questo è angosciante. >> risponde ora restia nel raccontarle quanto ha
visto in merito a sua sorella.
<<Aurora lei ha per caso qualche idea? Ha visto qualcosa di particolare che possa
darci una mano a scoprire l’arcana situazione, o ha notato per caso individui
con aria sospetta aggirarsi a palazzo?>> domanda con estrema ansia
Cassio.
<<Emh! Ebbene Cassio sinceramente credo che all’origine di
tutte queste misteriose sparizioni ci possa essere purtroppo mia sorella
Matilde. >>
<<Sua sorella? È sicura Aurora, come è giunta a questa
conclusione?>>
<<Beh! Ecco vede … in Matilde ho riscontrato un
atteggiamento strano ultimamente. >>
<<Strano in che senso?>>
<<Dunque un bel momento ho deciso di seguirla senza farmi
notare e ho capito che nella sua stanza succede qualcosa di anomalo. >>
<<Di cosa si tratta?>>
<<Non posso esserne sicura al cento per cento, ma temo che
lei agisca per conto delle influenze negative comportandosi in un modo strano
ed effimero, affinché avvenga la sparizione degli stessi che non si trovano
più. >>
<<Mah! Pensa che sia così davvero?>>
<<Già! non c’è altra spiegazione! Ho notato strani episodi di fulgore
rivelarsi attraverso la porta della sua
stanza, subito dopo dileguarsi all’improvviso. Riscontrando una volta di più
che le persone una volta entrate nella sua stanza non ne escono più. >>
<<Perdinci e ribacco! Incredibile?>>
<<Inoltre ho notato personalmente condurre Tarquinio
all’interno della sua stanza, quasi ad averlo ipnotizzato, e in seguito non
l’ho più visto uscire. >>
<<Non posso credere che sua sorella da sola possa avere
concluso tutto questo!>> asserì Cassio.
<<Sebbene fatichi a pensarlo anche io non lo credo
possibile. Mio malgrado temo sia proprio lei l’artefice di tutto questo.
>> afferma con sicurezza Aurora.
<<A questo punto bisogna fare qualcosa, dobbiamo impedire
che possa continuare a dare inquietudine e far scomparire le persone, direi di
andare da lei immediatamente. >> Pronunciò sconcertato Cassio.
<<No! La prego Cassio è veramente pericolosa, chissà da
quale mano è guidata! >> gli dice Aurora davvero preoccupata.
<<Mah! Mia cara Aurora dobbiamo pur fare
qualcosa!>> afferma lui deciso.
<<Si! Lo so! Però è troppo rischioso Cassio, inoltre per non
cadere nella sua rete, non bisogna assolutamente guardarla negli occhi, a
quanto pare è quella l’arma che adotta per lusingare le sue prede. >>
asserì lei.
<<D’accordo allora cercheremo di stare attenti, fin tanto
che rimaniamo qui non si conclude comunque nulla. >>
<<Ha ragione. >>
<<Proviamoci Aurora … sa cosa facciamo?>>
<<No! Mi dica?>>
<<Raduniamo tutti quelli che sono rimasti a Palazzo e
andiamo da lei, se siamo molti non potrà certo raggirare tutti assieme non
crede?>> le dice Cassio sicuro di se.
<<Ha ragione Cassio, proviamoci allora, vado subito a
chiamare i castellani rimasti. >>
Capitolo ventinovesimo
<<Aurora, infatti, decide di seguire il consiglio di Cassio e va a chiamare Egidio il cuoco, Demetrio, le ancelle Brunilde, Elena, Cassandra, Dafne, Demetra e Fabiana; le aiutanti in cucina Sabrina, il maresciallo di scuderia Tebaldo, le guardie, i paggi Dionisio, Germano, Enrico, Protasio e Luigina. Spiegando loro la delicata situazione. A quel punto anche se avrebbero preferito non farla preoccupare, si decisero a raccontare tutto a Luigina in merito alla sparizione di Cecilia sua figlia. Mentre la donna se pur sconcertata, si limita a dir loro di affrettarsi e andare immediatamente da Matilde. Cassio e Aurora dopo aver dato le dovute spiegazioni agli abitanti del castello e i ragguagli in merito a porre attenzione a Matilde per evitare di cadere vittime della sua perfidia, che la spinge chissà come ad attirare nella sua stanza il maggior numero di castellani, decidono di agire portandosi tutti uniti davanti all’uscio. Pericle dal temperamento audace e dal fisico robusto, si fa avanti e dice che sarà lui il primo a bussare alla porta. Tutti d’accordo lo lasciano andare dicendogli di stare attento. Bussa! Nessuno risponde. Bussa ancora. Nulla. Dall’altra parte vista l’insistenza Matilde decide di aprire, ignara di essere stata scoperta.
<<Buona sera duchessa!>> pronuncia Pericle seguito da
tutti gli altri ben decisi a tenerle testa.
Lei ovviamente non risponde, ma si accorge guardando attraverso le
spalle di Pericle, che tutti sono adunati fuori dalla porta in attesa di
chiederle qualcosa.
<<Emh… duchessa noi crediamo che lei possa avere qualcosa a
che fare con le sparizioni improvvise che si sono verificate a Palazzo.
Pertanto visto che abbiamo notato il miglioramento delle sue condizioni
fisiche, le chiediamo cortesemente di lasciare subito vitto e alloggio.
>> proferisce quasi con cortesia Pericle.
Matilde fa finta di non capire e guardando continuamente gli occhi
dell’uomo lo tormenta, fino a che lui non si abbandona al suo sguardo, dove
inevitabilmente cade travolto dal suo magnetismo. Gli fa capire di entrare e
che deve tranquillizzare gli altri, così lo fa avanzare e chiude la porta dove
irrimediabilmente il decorso degli eventi per Pericle è facile da intuire. Gli
altri rimangono interdetti nel notare con quanta velocità si sono svolti i
fatti e decidono di entrare anche se forzatamente. Aurora li blocca e dice che
spetta lei entrare per prima, poiché in fin dei conti si tratta sempre di sua
sorella e nei confronti degli altri spera di fare qualcosa per cercare di
fermarla, perché in parte si sente responsabile. Inoltre vuole sapere dove ha
recluso le persone scomparse e soprattutto la sua fida Cecilia. Quando Aurora
entra, Matilde è girata di spalle dalla parte della finestra di rimpetto allo
specchio in modo che potesse vederla ugualmente. Entrando nota che Pericle è
sparito e sgomenta cerca di farsi forza per contrastare la sorella. E la bella
Aurora a quel punto cerca in ogni modo di attirare l’attenzione.
<<Matilde!>> La chiama. Ma la sorella fa finta di
niente e non risponde.
La chiama di nuovo. <<Matilde>> non mi risponde.
Matilde sempre di spalle e irremovibile aspetta il momento giusto
per girarsi e appropriarsi felice anche dell’energia di sua sorella non
aspettandosi di poterlo fare così presto. Aurora cerca allora di rabbonirla con
i ricordi del passato, di un vissuto che per lei fu davvero doloroso, dove
spera che un barlume di lucidità possa ravvedersi dai suoi propositi.
<<Anche se non puoi rispondermi Matilde cerca almeno di
ascoltare quanto ho da dirti. … Ebbene! Ricordi quando da piccola mi dicevi che
eri tu l’unica persona che mi volesse bene?>> e da parte di Matilde solo
uno smuoversi di capelli generato dal venticello che filtrava attraverso la
finestra leggermente aperta.
<<Nella tua memoria magari ricordi quando mi dicevi che se
non c’eri tu che pensavi a me, mamma e papà mi avrebbero lasciato marcire nella
culla?>> proseguiva Aurora.
Matilde sempre girata si mostra indifferente guardandola di
sottecchi dallo specchio riflesso della finestra.
<<Ricordi che allora io non aspettavo altro che un tuo
sorriso, una tua carezza, un gesto gentile nei miei confronti e che invece
dovevo patire affinché mi fosse concesso, perché tu dicevi che non avevi tempo
di farmi molte moine? … Ebbene Matilde? …
Non dici nulla?>> alcuna risposta da Matilde che si dimostrava
essere più statica che mai.
<<Ricordi Matilde che io ti seguivo sempre, in qualsiasi
posto tu andassi e cercavo di imparare qualsiasi cosa mi insegnavi, pendevo
dalle tue labbra, eri una figura importante per me, tuttavia nutrivi un odio
sfrenato nei miei confronti e mi hai sempre reso la vita impossibile, ma chissà
comè riuscivo comunque a volerti bene?>> nessun movimento scaturiva dalla
sorella girata di spalle.
<<Forse perché d’indole sono buona e a te questo non andava
giù, anzi ti mandava ancora più in bestia. Pertanto sorella, ora è arrivata
l’ora che ti dimostri che ti voglio comunque bene e nonostante tutto sono
disposta ad aiutarti. >> Matilde imperterrita continuava a restare fissa
nel vuoto senza degnarsi di rispondere.
<<Sono pienamente convinta che tu sia vittima di un
sortilegio e non agisca per conto della tua facoltà di pensare. >> ancora
nessuna risposta.
<<Non parli più, ti muovi in un modo alquanto ambiguo, il
tuo atteggiamento spaventa i castellani e per di più giacché ti chiudi in
camera spesso durante la giornata, sembra che succedono cose molto strane qui
dentro. >> un colpo di vento più forte fece oscillare lievemente Matilde
ma nulla di più.
<<Dimmi Matilde cosa ti ha fatto cambiare così?>>
chiede con gentilezza Aurora. Ma la figura di spalle di Matilde non emetteva
respiro.
<<Sono seriamente preoccupata per te e per tutti noi, quale
entità ha preso il possesso della tua ragione e soprattutto perché? Per il
denaro forse? Per il potere? Perché Matilde?>>
Aurora tanto era presa nella speranza di fare in modo che sua
sorella si potesse ravvedere, che aveva completamente abbassato le difese,
lasciandosi andare, dimentica di porre attenzione nel caso Matilde l’avesse
guardata negli occhi. La donna non aspettava altro che una mossa falsa di
Aurora. In un impeto repentino Matilde si gira fulminea e senza lasciarle la
ben che minima possibilità di reagire, con gli occhi di un fulgore incredibile,
rilascia un fascio luminoso a sembrare un raggio perfettamente rettilineo. Lo
punta sui bulbi oculari di Aurora dove nientemeno la rende priva della vista e
con una cattiveria inaudita e una voce baritonale e dispotica le inveisce
contro.
<<Oesan cviuo net hul tin in Mur hul quo vano, hadja flerhia
Na zichjuna Zorhobos.>>
<<Aurora oggi è il giorno che dimorerà il tuo destino, sarai
sacrificata senza replica al divino Zorhobos. >>
Aurora inerme e indifesa, difatti, non ebbe nemmeno il tempo di
sviluppare una qualsiasi reazione, che fu subito ipnotizzata, raggelata e resa
cieca dalla sorella. Tuttavia una cosa però riuscì a farla, lasciar cadere il
suo fazzoletto che andò a finire nella fessura dello specchio.
<<Lf zichjuna Zorhobos Aurora oe cver dis nha.>>
<<O divino Zorhobos Aurora in dono per te. >> enuncia
felice Matilde rivolta a Zorhobos sorprendendosi di quanto facile sia stato
appropriarsi di lei.
L’imperatore Zorhobos che non aspettava altro, fu soddisfatto di
Matilde per essere riuscita così in fretta a carpire Aurora, la stella di
maggior bellezza, che desiderava più di ogni altra cosa. Così Zorhobos decide
che è tempo di farle rientrare a Suana entrambi. Nel luogo in cui assieme a
Matilde e Aurora avrebbero dato lustro a Etruria con il suo nuovo regno. Zorhobos toccò il blocco zirbhas e le
trasportò entrambi all’interno dello specchio senza indugio, eseguendo una completa
scorporazione per poi farle riapparire al suo cospetto.
Il maggiordomo Cassio e i castellani rimasti dopo aver stabilito
che era passato troppo tempo da quando
Aurora era entrata nella stanza, e non vedendola più uscire, decisero di aprire
la porta misurando le azioni e avvisando tutti di fare attenzione a qualsiasi
cosa di strano vi fosse all’interno. E soprattutto di non guardare negli occhi
quella donna.
<<Uh!>> urlarono i castellani allibiti e costernati.
Purtroppo sostarono impalliditi, esterrefatti nel rendersi conto che la stanza
era vuota, non c’era nessuno, né Matilde, né Pericle, né Aurora, spariti,
volatilizzati. Con accorato stupore il maggiordomo si avvicina agli altri e li
riunisce guardandoli negli occhi.
<<Adesso si che ci dobbiamo seriamente preoccupare e trovare
un modo per recuperare tutti i castellani spariti senza un motivo apparente.
>>
<<No! Non è possibile che sia sparita Aurora!>>
strilla Dafne spaventata da quegli eventi così bislacchi.
Brunilde e Cassandra cercano di tranquillizzare Dafne,
rassicurandola che di lì a breve tutto sarebbe andato per il verso giusto e che
non correva nessun pericolo se stavano insieme.
Il maresciallo di scuderia Tebaldo prese a radunare tutti i
gendarmi e impartì loro l’ordine di perlustrare tutta l’area del castello, per
accertarsi che non vi fossero altre persone sospette. Nello stesso tempo disse
ai paggi Dionisio, Germano e Protasio di cercare qualunque indizio potesse far
capire loro la pista giusta da seguire per poterli ritrovare. Però il giovane
Protasio con un impeto audace si allontana senza farsi vedere, giacché sentiva
che doveva intervenire diversamente per i castellani cercando da solo una
soluzione.
<<Demetrio lei vada nei sotterranei >> proferì
Tebaldo.
<<Si d’accordo!>>
Luigina rivolgendosi al maggiordomo. <<È seriamente
preoccupante la situazione Cassio cosa diremo quando il conte rientrerà a
palazzo e come salveremo mia figlia e tutti gli altri?>>
<<Gli diremo nientemeno che la verità Luigina, non possiamo
fare altro, sperando di trovare la maniera giusta per salvare tutti. >>
Rispose con risolutezza il maggiordomo.
E così le ancelle Demetra, Fabiana, Sabrina, il maggiordomo Cassio
e Luigina cercando di minimizzare il momento, sperando vada tutto per il
meglio, si riuniscono nella sala grande, in attesa del ritorno dei cavalieri e
di Niccolò.
Nonostante il tragitto che porta alla strada maestra sia impervio a causa della brezza che si è divertita a far vorticare ogni cosa, Niccolò si decide a partire seguito dai cavalieri, per fare ritorno a Palazzo Orsini. Al fine di non peggiorare la situazione trovandosi a far fronte alla signora della notte che più buia a volte non può essere.
Giungono poi … all'esterno
delle vie cave e inaspettatamente ad attenderli seduto a ridosso di una pietra
c’è Protasio che spinto dal desiderio di fare qualcosa per porre fine a queste
sparizioni, ha pensato bene di avvisare in anticipo i cavalieri e il conte,
spingendosi da solo sulla macchia mediterranea andandogli incontro.
<<Buona sera Protasio cosa fa in giro a quest’ora è successo
qualcosa?>> gli chiede preoccupato Niccolò.
<<Sapevo che al ritorno avreste percorso questo sentiero
conte, ebbene si è successo quello che nessuno avrebbe mai voluto. >>
<<Mah! Dimmi non tenermi sulle spine, parla Protasio.
>>
<<Conte… la sorella di Aurora si è dimostrata perfida,
funesta e in questa giornata più che mai, ha sequestrato molti castellani
e…>>
Niccolò lo blocca all'istante togliendogli la parola e con fare
preoccupato gli chiede.
<<Come sarebbe a dire molti castellani?>>
<<Vede conte…>>
<<Chi? Protasio? Dimmi chi?>> lo incita alla risposta.
<<E Aurora?>>
Ansioso Niccolò sceso da cavallo lo prende per le spalle e
scuotendolo delicatamente gli dice di parlare al più presto per enunciare di
Aurora.
<<Lei come sta? Spiega bene cosa è successo?>> gli
chiede trepidante Niccolò incapace di mantenersi perfettamente equilibrato.
<<Emh! Mi dispiace conte, non volevo agitarla ma è stata
rapita anche lei e condotta assieme agli altri chissà dove. >>
<<No! Non può essere!>> esclama costernato Niccolò.
I cavalieri vedendolo addolorato cercano di tranquillizzarlo
rincuorandolo.
<<Niccolò non darti pena, si troverà un modo per frenare
questa disfatta vedrai>> sostiene Davide rassicurandolo.
<<D’accordo sbrighiamoci ora andiamo. >> Ribadì
addolorato ma allo stesso tempo deciso a porre fine al misfatto.
Anche Eligio il cavaliere un po’ maldestro, dimostra dal profondo
dei suoi occhi azzurri aria di preoccupazione, nei confronti di Arianna. La
possibilità che Matilde o chi per lei l’abbia presa lo fa imbestialire ed è
inquieto per questo. Clemente come al
solito al colmo della sua spavalderia si pronuncia borioso.
<<Sicuramente non possono avere preso Cecilia lei è troppo
importante per me. >>
<<Già sbruffone pensa invece ad Andrea, a Flaviano e
Benedetto che si trovano assieme a loro in chissà quale limbo, invece che
pensare solo a te stesso>> afferma Maurilio.
<<No! Guarda Maurilio che non hai capito, mi sono forse
espresso male, intendevo dire, che non possono avere preso le dame che per noi
sono di grande coinvolgimento ora che le abbiamo finalmente trovate. >>
<<Ah, volevi generalizzare?>> ribadisce Maurilio in
tono di scherno.
<<Già, intendevo proprio questo. >> risponde quasi
offeso per non essere stato capito.
<<Su! Smettetela di discutere, lo sapete che non serve a
nulla e oltretutto non mi sembra il momento adatto questo per litigare.
>> Pronuncia con voce serena Davide, fintanto che proseguivano a cavallo.
<<D’accordo! Davide ha perfettamente ragione è inutile
litigare tanto più che tutti noi stiamo soffrendo allo stesso modo al solo
pensiero che le abbiano rapite>> asserisce Clemente.
<<D’accordo! D’accordo. >> replicarono consapevoli.
Giunti al castello nonostante ne fossero già stati informati, si trovano
di fronte a una sventura sconfortante nel notare quanta gente manchi. Il
maggiordomo Cassio si preoccupa d’informarli subito sugli sviluppi che
riguardano l’accaduto e che a causa di ragioni del tutto sconosciute si sono
ritrovati a essere in così pochi a palazzo.
<<Non ci posso credere! Bensì non siete potuti intervenire
in nessun modo?>> Domanda con tono pacato e arrendevole Niccolò.
<<No! Purtroppo! Non è stato possibile. Nessuno di noi è
stato in grado di farlo. >>
<<Incredibile! Mi dispiace molto! Sarete di sicuro
costernati per tutto ciò?>>
<<Si è così! Soprattutto nessuno se ne potuto accorgere in
tempo, a parte purtroppo che per Pericle e Aurora>>.
<<Come a parte
Pericle e Aurora?>> chiede Niccolò con voce accorata.
<<Si conte Niccolò… emh… avevamo deciso di intervenire
affrontando tutti assieme Matilde. Purtroppo una volta giunti in prossimità
della sua stanza, Pericle da buon coraggioso si è esposto per primo e
immediatamente la donna lo ha fatto sparire. >>
<<Ma come?>> domanda il giovane sempre più confuso.
<<Nemmeno noi lo sappiamo. >>
<<E Aurora ditemi di lei?>>
<<…Ecco… Aurora si è voluta esporre per tutti noi,
ritenendosi responsabile in prima persona, poiché c’era in ballo sua sorella e
da quel attimo in poi non l’abbiamo più vista. >>
<<Assurdo! Quale potere ha questa donna? Quale forza
sovrumana agisce su di lei? Deduco che l’unica forza che possa generare tutto
questo sia quella delle influenze negative legate a Zorhobos. >> Afferma
Niccolò.
<<Sarà così di sicuro!>> Ribadì Cassio rattristato.
<<Siamo sinceramente desolati conte. >> Pronunciarono
i cavalieri.
Niccolò a quel punto spinto dal ricordo di quanto gli aveva
proferito Auxyry si ravvede a pensare
che debba prendere sul serio la circostanza di agire da solo.
<<Mi rammarica molto questa situazione! Ma non angustiatevi,
a questo punto non mi rimane altro da fare che andare a cercare Aurora da solo
e con lei tutti gli altri. Mentre domani
i cavalieri si preoccuperanno di difendere il Palazzo Orsini assieme ai
gendarmi e al maresciallo Tebaldo. >> sostenne Niccolò.
Davide interviene in nome di tutti rivolgendosi al giovane.
<<Sei sicuro di non aver bisogno di protezione?>>
<<Si! Davide ce la devo fare da solo davvero grazie.
>>
<<Qualcuno di noi potrebbe venire con te per quest’incarico,
i cavalieri sono soliti concludere ragguardevoli prodezze sai?>>
<<Questo lo so Davide, sono validi paladini, mah, no! Ti
ringrazio per la premura, ma è una cosa che devo fare da solo. >>
<<Sei sicuro? Guarda che i cavalieri non si tirano indietro
alle imprese impossibili?>>
<<Riconosco che l’ordine della farfalla dorata è costituito
da insigni prodi, valorosi e coraggiosi cavalieri, appunto per questo credimi
sono convinto che saranno più utili a Palazzo. >>
<<D’accordo non insisto oltre, immagino che hai riflettuto
abbastanza coerentemente a questa eventualità. >>
<<Certo! Per di più a questo punto è una questione che devo
risolvere da solo, altrimenti non riusciremo mai a fare fronte a Zorhobos.
>>
<<Va bene Niccolò mi rimetto alla tua volontà e ti prometto
solennemente fin tanto che non sarai di ritorno, che ci occuperemo di
proteggere il palazzo e i suoi castellani in maniera del tutto sicura. >>
rispose deciso il cavalier Davide.
<<Bene! Grazie Davide per la tua generosa comprensione.
>>
<<Carissimo conte dato che domani vi spetta una giornata
lunga e tediosa, consiglio a lei e ai cavalieri di rifocillarvi e concedervi un
meritato riposo, affinché possiate affrontare al meglio la giornata. >>
disse il maggiordomo Cassio invitandolo a sedersi per consumare la cena.
<<D’accordo Cassio e convochi anche i pochi castellani
rimasti invitandoli a cenare con noi. Ah! E venga anche lei. >> pronuncia
Niccolò.
<<Come desidera conte. >>. Risponde il maggiordomo con
un fil di voce sconfortato per gli eventi.
Tuttavia le sorprese per Niccolò non mancano ad arrivare, dato che
Zorhobos è ben intenzionato a riversare il suo raggio d’azione verso altri lidi
e crearsi un impero dal potere assoluto, di conseguenza non appena ha arruolato
altri seguaci li converte a una destinazione più sicura, propizia e
inattaccabile.
Niccolò preso da un’euforia improvvisa per essere riuscito a
svelare l’arcano messaggio, si precipita dal maggiordomo Cassio e gli dice di
preparare l’occorrente da viaggio.
<<Cassio mi dovrò assentare forse per tutta la settimana,
sia così gentile da far preparare l’occorrente per viaggiare, il minimo
indispensabile però, perché gradisco un piccolo bagaglio. >>
<<D’accordo conte ma dove andrà?>> chiede il
maggiordomo più che altro per sapere quale tipo di abbigliamento porre nel
bagaglio.
<<Andrò per mare, quindi veda lei cosa mi occorre. >>
risponde il giovane pregustando già la futura avventura e bevendo un sorso di
acqua dalla brocca poggiata sul tavolino di legno intarsiato con dei rilievi
disegnati a mano.
<<Va bene conte, ma come sarebbe sta via una
settimana?>> chiede il maggiordomo fin da ora preoccupato per la sua
prossima assenza.
<<Certo Cassio, ha visto cosa è successo, ho intenzione di
trovare Aurora e tutti gli altri abitanti del reame di Etruria confinati chissà
dove. >>
<<Certo conte ma è sicuro di voler partire da solo? Se vuole
è in grado venire con lei Germano o Protasio, le potrebbero essere d’aiuto non
crede?>> domanda Cassio sicuro di ottenere approvazione dal conte per la
sua premura.
<<Grazie della preoccupazione Cassio, ma ci devo andare da
solo, altrimenti sarà impossibile sconfiggere Zorhobos è giunto il momento di
separarci. >>
<<È proprio sicuro?>>
<<Si! Mi raccomando affidatevi ai prodi cavalieri e mi
raccomando domattina mi chiami presto alle prime luci dell’alba. >>
<<E dove andrà almeno questo posso saperlo?>>
<<Mi recherò a Orbetello, prenderò una goletta o una galea,
qualche marinaio e da lì partirò in ricognizione, dove spero vivamente di
riuscire a trovare Aurora e con lei tutti gli altri. >>
<<D’accordo conte, voglio precisare che è a Herbetum che si
deve recare. >>
<<Herbetum? È vero a
volte dimentico che siamo a Etruria. >>
<<Farò come dite conte e che la fortuna vi assista, non
aggiungete altro?>> chiede perplesso il maggiordomo.
<<No Cassio, mi creda vorrei dirglielo ma purtroppo
salterebbe tutta la missione. >>
<<Non insisto oltre allora>> dichiara il maggiordomo
sistemandosi il bavero.
<<Grazie della comprensione Cassio e buona notte>>.
<<Dorma bene conte a domani. >>
Con il fare del giorno Cassio si presenta a Niccolò un po’
preoccupato ma rassegnato vista l’audacia del giovane.
<<Conte tutto l’occorrente per il viaggio è già stato
caricato a cavallo, ho fatto preparare anche la colazione, può partire quando
vuole. >>
<<Bene grazie Cassio! Gradisco proprio la colazione! E mi
raccomando non stia in pena per me, me la caverò. >>
<<D’accordo conte!>>
Dopo aver gustato la colazione Niccolò saluta Cassio e i cavalieri
che già svegli gli danno il buon viaggio.
<<Fa buon viaggio Niccolò. >>. gli dice Davide
stringendogli la mano e così tutti gli altri cavalieri.
<<Grazie Davide anche a voi miei prodi buona permanenza, mi
raccomando fate buona guardia al castello. >>
<<D’accordo Niccolò sta attento mi raccomando. >>
<<Starò attento non preoccupatevi. >>
Giunto al portone c’è il fido maggiordomo ad attenderlo.
<<Mi raccomando conte stia attento. >>
<<Grazie Cassio il suo sostegno è prezioso come sempre e mi
raccomando faccia in modo che si rasserenino tutti gli altri, ah… mi affido a
lei e faccia preparare una buona colazione per i cavalieri. >>
<<D’accordo conte parta tranquillo ci penserò io alla
colazione per i cavalieri e alla serenità del palazzo, può starne certo.
>>
<<Grazie ancora Cassio, la saluto, so che posso contare su
di lei. >>
<<La saluto e stia tranquillo. >>
<<Arrivederci a presto. >> gli dice Niccolò.
Capitolo trentesimo
In sella al suo cavallo il giovane si addentra per le vie che lo
conducono al porto. Giunto a Herbetum il giovane guarda con ammirazione il
promontorio dell’Argentarius con le sue alte scogliere a picco sul mare e le
due bellissime spiagge di sabbia aurea che l’arricchiscono di splendore.
Cittadina incredibile con un forte eccesso di magnificenza, dalle costruzioni
adorne di stucchi, all’incanto di statue, fontane, portali e obelischi che
portano l’effige di castelli e leoni sui blasoni. Compare attorniata per tre lati da laguna, con la
sorprendente caratteristica di essere situata lungo le rotte migratorie di
molte specie di volatili, meta ambita per il loro riposo e dove si può
percorrere i silenziosi e canterini sentieri della riserva naturale. Cospicua
di flora, di fauna e se si raggiungono le vette delle colline si può godere lo
spettacolo del mare blu cristallino che si estende fino al confine fra cielo e
terra e stimare una serie vastissima e policroma di specie di volatili. Niccolò
si avvia verso la baia per cercare un’imbarcazione che lo avrebbe condotto nel
suo avventuroso viaggio. Sopraggiunge a Porto Sant’Ercole dove nota che è
davvero singolare poiché poggia su una parete scoscesa di un colle, molto
somigliante a vedersi a una rampa di scale, dove ogni via pare un pontile e
l’accesso è protetto da un lato da un Forte e dall’altro da una Rocca.
Alla porta di accesso vi è una discreta locanda con l’insegna
Pulunza, dove Niccolò sistema il suo destriero perché dotata di una piccola
scuderia, rassicurando il cavallo che sarebbe tornato a riprenderlo al più
presto. Da tempo nei borghi del
circondario si stava spargendo la voce che sarebbe sopraggiunto un giovane, che
si sarebbe distinto fra tutti, per lo sguardo buono, per l’onestà e la sua
bellezza, dissimile rispetto alla gente tipica del paese.
L’oste Evaristo uomo corpulento ma dall’occhio vigile e le guanciotte rubiconde, avendo saputo chi fosse in realtà quel
forestiero a seguito le presentazioni fornitagli dall’uomo, a un certo punto si
rivolge a lui in tono burlone, notando che la locanda si è riempita di
gente.
<<Poiché sei qui con me e hai trasformato la mia locanda in
un luogo di festa, suscitando ilarità e curiosità negli ospiti, giacché da
molto si attendava la tua venuta, propongo di brindare tutti assieme in tuo
onore. >>
<<D’accordo. >> Rispose remissivo ma compiaciuto il
giovane.
<<E chi non beve guai a lui>> rinforzò l’oste.
Tutti accettarono di buon grado felicitandosene allegramente e
fecero il brindisi alzando il boccale in aria pronunciando: << Evviva!
Evviva! Alla salute del conte Orsini di Statonia. Evviva. >>
Dopo aver consumato il pasto a base di triglie rosse, ottimo vino
e conversato con l’oste chiedendogli informazioni su imbarcazioni e
condottieri, Niccolò raggiunge il porto e si ritrova a dover compiere la sua
prima vera scelta importante. Lì
per lì fra tanti, scorge con piacere che come probabile avventore per farsi
guidare per mare, la scelta potrebbe ricadere verso un simpatico condottiero.
Un uomo dallo sguardo privo di cattiveria e allo stesso tempo lo si vede che è
scaltro e audace e non fa quasi attenzione a lui.
<<Buon giorno capitano è vostra questa Galea?>> Gli
chiede Niccolò con garbo.
<<Sì e ne vado fiero>> risponde il capitano con un
sorriso beffardo, sicuro del fatto suo, senza quasi scomporsi tenendo la testa
bassa continuando nelle sue faccende.
Un personaggio originale con occhi vivaci e raggianti di un colore
blu intenso, capelli di un castano chiaro, barba e baffi ben curati. Indossa un
berretto piatto decorato, sul collo impellicciato della casacca aderisce un
finissimo colletto di pizzo, porta calzoni aderenti blu cobalto allacciati
sotto i ginocchi, sopra il farsetto una cappa foderata in pelliccia blu scura
finemente profilata in particolari dorati. E alla vita un cinturone in cui vi
cela un coltello di pregio. Niccolò pensa fra se, che quel marinaio abbia un
abbigliamento decisamente singolare per uno che ha una semplice Galea, ma non
gli pone domande imbarazzanti, semplicemente vuole sapere se lo seguirà.
<<Sto cercando un equipaggio!>>
<<Un equipaggio? E per fare cosa?>>
<< Ecco! Ho necessità di disporre di personale di bordo
affinché mi possa condurre attraverso le acque dell’‘arcipelago toscano nel
minor tempo possibile, dovrei fare scalo su ogni isola. >>
<<Ogni isola? E da quale comincerebbe?>> risponde già
interessato.
<<La prima fra tutte che vorrei visitare è Giannutri,
successivamente quella Del Giglio, poi di Montecristo, quella di Pianosa,
L’isola D’Elba, di Capraia e ultima di Gorgona.
<<Emh! Strani questi nomi anche se credo di capire di che
isole si tratti. >> mugugna il capitano pensando all’eventualità che gli
si prospettava davanti.
<<Ebbene lei sa per caso indicarmi quale di voi è il
migliore in questo campo?>> Gli chiede gentilmente Niccolò.
<<Mah! Sono io! Senza dubbio alcuno!>> rispose
scherzoso il marinaio.
L’ammiraglio per l’esattezza si presenta a Niccolò come il più
vantaggioso nella zona.
Per quanto riguarda l’arte del solcare i mari è senza dubbio il
migliore, in particolar modo nell’attraversare l’arcipelago toscano.
<<Come vi chiamate capitano?>> domanda cortesemente
Niccolò.
<<Sono l’ammiraglio Saturnino, fino a poco tempo fa guidavo
un’intera flotta di Galee molto più imponenti di questa. >>
<<Ah! E cosa è accaduto altrimenti?>>
<<Bè… uno strano individuo spacciatosi per re sopraggiunse
nel porto e all’improvviso le affondò tutte dopo averle completamente
ghiacciate facendo sparire i loro condottieri. >> Dichiarò il capitano
amareggiato.
<<Oh! Mi dispiace!>> esclama Niccolò.
<<Io mi sono potuto salvare perché ero fermo alla locanda a
rifocillarmi e quando sopraggiunsi al porto mi sono reso conto dello sfacelo,
trovando solo Aurinia la Galea che vede ora. >>
<<Aurinia! Capisco! Devono essere le influenze negative di
sicuro. >>
<<Influenze negative? Ma voi piuttosto ditemi chi siete? Non
vi ho mai visto da queste parti. >> chiede l’uomo incuriosito.
<<Sono il conte Niccolò di Statonia. È un piacere conoscerla
ammiraglio Saturnino. >> Gli disse stringendogli la mano e fissandolo
negli occhi, scorgendo la bontà dell’uomo.
<<Ah! Perbacco! Di Statonia?>> esclama stupito e
compiaciuto allo steso tempo il capitano, richiedendo conferma.
<<Si provengo dal borgo di Statonia dove è sita la fortezza
Orsini. >>
<<In realtà, si diceva in giro che sarebbe giunto a Etruria
un forestiero che avrebbe abitato in Statonia. Si tratta quindi di lei, bene,
sono onorato di fare la sua conoscenza molto piacere conte Niccolò. >>
<<Il piacere è mio ammiraglio Saturnino>>.
<<Perbacco! Sono perplesso sul fatto che Zorhobos sia
arrivato fino a qui. >> Pronuncia Niccolò convinto che l’ammiraglio
sapesse di cosa stesse parlando.
<<Ma mi dica conte di quale entità parlava pocanzi?
Influenze negative? Zorhobos? Cosa mi dice a proposito?>>
<<Già! Proprio
Zorhobos è il motivo che mi guida verso questi lidi. >>
<<Chi sarebbe questo personaggio?>> domanda confuso
Saturnino.
<<Vede Saturnino Zorhobos è un individuo diviso a metà.
>>
<<Diviso a metà? Per tutti i lupi di mare che
significa?>>
<< Si! Una parte è uomo e l’altra di ghiaccio, è alto poco
più di due metri e ha gli occhi di due colori, possiede un arco di ghiaccio che
tiene sempre a portata di mano sulle spalle, indossa una tunica blu e sopra di
questa un mantello, sembra una sorta di vichingo. Non ha l’aspetto mostruoso,
ma tanto è bello, tanto è inquietante. >>
<<Perché inquietante cosa dobbiamo temere di lui?>>
<<Dobbiamo stare all’erta dato che lui è sempre vigile e
come accusa sintomi di rivalsa tra gli uomini s’impossessa dei loro cuori.
>>
<<Come sarebbe a dire si appropria dei loro cuori?>>
<<Proprio così! Nel caso in cui si dovesse diffondere e
ampliare il processo di malanimo lui ghermisce nel suo tempio tali uomini per
farli suoi seguaci. >>
<<Sul serio? Ma tutta questa faccenda cosa centra con
lei?>>
<<Ecco! Io a quanto sembra sono destinato a ostacolare le
sue potenze, qualora riesca a scovare il suo rifugio. >>
<<Capisco!>>
<<E non è tutto! Qualora dovesse succedere che il numero dei
seguaci dello “Spirito delle Influenze Negative” accresca, porrebbe esserci il
rischio che Etruria e i suoi abitanti spariscano definitivamente soccombendo
alla sua volontà. >>
<<Non posso crederci ma ne è sicuro?>> domanda
Saturnino perplesso.
<<Certo che sono sicuro purtroppo. Qualora possieda livelli
di maggioranza come dicevo, è capace di spingere la sua ira glaciale fino ai
corsi d’acqua, ai fiumi, alle abitazioni, alle cascate, ai percorsi vascolari,
nelle sorgenti, e tutti sarebbero in serio pericolo, oltre che tutto
ghiaccerebbe nel giro di poco tempo. >>
<<Per tutte le galee!>>
<<A essere sinceri tale individuo ha già dato inizio alla
sua ascesa e a fare razzia di anime, per questo motivo mi trovo qui. >>
<<Acciderbolina! Quanto mi dice è terrificante. È quindi
questa la ragione per cui siete qui?>>
<<Sì, esattamente, devo a ogni costo scoprire il luogo
esatto dove si nasconde, poiché ha già fatto scomparire molti dei miei
castellani e ghiacciato parte delle acque di Aurinia e dintorni. >>
<<Qui invece avete notato nulla di strano a parte il fatto
delle Galee affondate?>>
<<Bè! Ecco! Per il momento no! Altri particolari di rilievo
non li ho notati. Tuttavia mi lascia davvero inquietante questa rivelazione
conte, sarò felice di aiutarla come posso. >> Risponde il capitano.
<<Quindi mi guiderete per mare?>>
<< Lo consideri un incarico concorde. La avverto conte però
che le isole menzionate da lei non le conosco, o perlomeno non sono di mia
conoscenza con quel nome.
<<Ops! Sì ha ragione avranno probabili nomi differenti
rispetto a quelli che conosco io. sono in questo luogo per un caso fortuito e
imprevedibile, tuttavia me ne compiaccio, chissà quelle località avranno di
sicuro altre nomee. Saturnino sia così gentile da informarmi lei sui dati delle
isole a questo punto?>>
<<Certamente. >> rispose il capitano.
<<Partiamo dall’isola che lei denomina Giannutri ebbene qui
si chiama Artemisia. Quella che lei chiama isola del Giglio si nomina Aegilium.
L’isola che lei denomina Montecristo, qui si chiama Ocrasia. Pianosa invece è
da noi Planasia. L’isola definita da lei d’Elba, qui si chiama Argon. Capraia è
denominata Aegylon Zecvers e l’isola Gorgona è Urgon Zurhusrna. >>
<<Bene grazie! Sa che le dico ammiraglio? … sono molto più
belle definite in questo modo, il suono dei monogrammi è più armonioso e godono
di un fascino arcaico e misterioso, quasi fiabesco. >>
<<Si forse, ha ragione!>>
<<Domando scusa, non ha ancora risposto alla domanda,
gradirei un riscontro al più presto poiché ho premura di partire, vede è
questione davvero di vita o di morte. >>
Gli chiede Niccolò con estrema fretta di sapere se sarà lui a
condurlo sulle isole.
<<Ah sì! Garantisco
conte che sarò io a seguirla e a condurla per mare. Poiché la mia Galea è di sicuro la migliore della zona per
attraversare le isole nostre perle di grande splendore, di cui conosco bene
tutte le venature quindi è un vero piacere per me. >>
<<Oh! Grazie capitano e mi dica la sua galea è sicura
allora?>>
<<Certo! La mia galea seppur piccola è una nave a cui sono
molto affezionato, ha un unico ponte e per questo ben governabile, inoltre deve
sapere che l’intera spedizione e la vita di bordo si svolgeranno all’aperto e
se non è abituato per lei non sarà facile. >>
<<Mi ci adeguerò per questo vedrà. >> Rispose Niccolò
sicuro di se.
<<Calcoli messere che ci sono a disposizione tre rematori
per banco, ciascuno dotato di un singolo remo di diversa misura, quando tutti i
vogatori sono in azione arriviamo a toccare un’elevata velocità e l’arrivo a
destinazione è previsto nel minor tempo possibile. Assicurato. >>
<<Bene! Mi sembra di notare che l’equipaggio sia valido.
>>
<<Certo! Giacché la mia ciurma è composta dai migliori
vigorosi della zona, conosciuti per l’abilità nel solcare i mari, inoltre la
mia Galea è stata battezzata “Aurinia” e si dice che sia un nome che porti
fortuna, lo dimostra il fatto che è l’unica scampata al disastro compiuto da
quell’individuo. >>
<<Si lo penso anche io, sa che gli dico capitano mi avete
persuaso, vada per la Galea Aurinia. >>
<<E mi dica? Quando possiamo salpare?>> chiede deciso
Niccolò.
<<Si sono certo! Come sono sicuro di potermi fidare della
sua bravura e pronto a rischiare il tutto per tutto pur di raggiungere le
isole. >>
<<D’accordo messere allora, salperemo fra mezzora, mi dia il
tempo di richiamare i miei uomini e nel giro di un’ora saremo ad Artemisia.
>>
<<Bene! Bene! D’accordo!grazie già da ora. >>
<<Di nulla!>>
Ed ecco che un entusiasmante equipaggio, oltremodo simpatico
giunge allo scalo e uno per l’altro senza distinzioni si prepara a salpare
l’ancora e a sciogliere gli ormeggi, in seguito alle dovute presentazioni con
il conte Niccolò. Senz’altro allegroni dalle personalità incredibili. Appena
sale a bordo il prodiere Firmino intona un motivetto, mentre gli altri lo
seguono a ruota da decisi coristi e il vento a favore permette che la galea
Aurinia lasci la banchina a velocità ridotta. Per poi proseguire indirizzando
la poppa all’isola predestinata.
Il cielo si presta all’appello vigoroso e partecipe, mentre il
sovrano dimora al suo posto radioso e brillante. Il mare piatto dona allo
sfondo sfumature antichissime, solo la brezza si leva sinuosa a ingentilire
l’aria. Infrange il silenzio lo smuovere dell’acqua dei rematori e lo stridio degli
uccelli marini. Invece il pensiero principe di Niccolò ricade nuovamente su
Aurora, che si augura stia bene e con quell’idea annovera l’emozione di
viaggiare per mare.
Capitolo trentunesimo
In breve tempo giungono sull’isola di Artemisia senza aver trovato
alcun ostacolo durante la navigata. Il giovane riscoprendosi sereno durante la
navigazione trova incantevole la situazione e quell’avventura e si dice
fortunato di non avere il classico mal di mare degli esordienti che s’imbarcano
per la prima volta. Lo sbarco a Cala Maestra con l’acqua che limpida mostra
fiera il suo fondale avviene in modo del tutto tranquillo. L’equipaggio esegue
l’operazione di ormeggio in maniera delicata, ponendo estrema attenzione alla
procedura. Si portano con la prua al vento, ammainano la vela di poppa tenendo
una velocità ridotta, fissando poi un certo numero di cime per non rischiare
che la galea sbatta contro la banchina e scappi via. Il prodiere Firmino visto
che è lui a pensare come tenere la rotta e trovare altrettante soluzioni ai
fini che a bordo funzioni tutto quanto, scende a terra per assicurare la poppa
con una cima alla banchina e getta l'ancora. Toccano terra entusiasmati dalle
condizioni climatiche che hanno favorito il primo tragitto all’insegna della
tranquillità senza complicazioni. E l’isola si presenta affascinante, grande
poco più di 500 metri in larghezza e 5 chilometri in lunghezza. L’ammiraglio
che semplicemente vuole essere chiamato capitano si rivolge a Niccolò.
<<Guardi conte la costa dell’isola è rocciosa e custodisce
numerose grotte. >>
<<Meravigliosa>> asserisce Niccolò.
<<È anche detta l’isola dei gabbiani, poiché stormi di
uccelli sorvolano spesso il suo mare, sono i veri padroni dell’isola
nell’attesa di prendere il volo prima che giunga la stagione fredda. >>
<<Lo vede? Conte Guardi lì che meraviglia. >> sostiene
Saturnino indicandogli un gruppo di gabbiani in perlustrazione che si riversano
sugli scogli.
<<Oh! Si! Sono creature straordinarie, quando si alzano in
volo per poi planare nelle battigie, rilasciano senza dubbio un’incantevole
suggestione>> replica Niccolò.
<<Consideri conte che Artemisia è una piccola isola a forma
di mezzaluna, interamente percorribile in un paio d’ore.
<<Oh! Bene niente di più gradito. >>
<<Pertanto svolga pure le sue indagini come crede e mi dica
a che ora ci dobbiamo ritrovare, nel frattempo faccio riposare i miei uomini
prima della prossima partenza. >>
<< D’accordo! Ci ritroviamo qui a Cala Maestra fra due ore
circa Saturnino?>>
<<Si va bene. >>
<<Ah! A proposito è sicuro allora che non voglia nessuno che
l’accompagni?>> chiede il capitano conducendosi a ridosso del pontile.
<<È meglio che vada solo, qualora dovessi incontrare
Zorhobos preferirei osteggiarlo con le mie sole forze, senza far correre agli
altri ulteriore pericolo, non me lo perdonerei se dovesse andarci di mezzo
qualcun altro. >> risponde
serafico Niccolò.
<<Allora d’accordo ci si ritrova fra due ore conte. >>
<<Fra due ore si. >>
Cosicché …
il giovane munito di borraccia e di vigore si avventura in
quell’isoletta così graziosa, sperando di trovare un particolare che lo possa
condurre direttamente da Zorhobos.
Proseguendo a passi lenti e decisi raggiunge Punta Secca e poi
Cala Spalmatoio, accorgendosi che oltre allo splendido scenario, la fragranza
che rilascia il territorio è sublime. L’isola fino a ora non mostra nessun
accenno a particolari rilevanti. In seguito
oltrepassa entusiasta delle darsene incantevoli, rimanendone
completamente incantato.
Lasciando che il suo sguardo si posi soave sulla bellezza
rilasciata dall’acqua pulita che verde e cristallina traspare tra i fiordi,
riflettendo i ciottoli di colorazioni purpuree illuminate dal sole cocente.
Pochi cespugli e giochi di rocce lo trasportano letteralmente in un sogno.
Pensa fra se. Chi è appassionato d’immersione, potrebbe in luoghi del genere scoprire quanto
di più bello abbiano da offrire, poiché tali territori sono ricchi
d’incantevole fascino. Avanzando di cala in cala, di avvallamenti in cavità, di
anfratto in anfratto, il fascino è irresistibile. Tutto il comprensorio
traspare in un turbinio incantevole generato dalle bellezze naturali, a partire
dai fiori con i suoi profumi e colori, dall’imponenza del mare;
dall’erba con le sue sfumature, alla fauna che lascia stupiti
concedendo un momento di reale libertà. E pensa a quanto l’uomo congiunto
all’ambiente naturale possa interagire scoprendo una pace indiscussa. Lungo i
sentieri, infatti, il giovane Niccolò si imbatte in conigli selvatici. Incontra
dei fagiani e si compiace nel notare come la natura sia sempre sveglia e sagace
con il suo popolo animato di animali, che regalano momenti davvero magici in
una sinergia unica. dove tutti sono fondamentali e necessari per la
sopravvivenza. E pensa ancora fra se. Quest’isola piacerebbe a gran parte dei
miei ragazzi, sarebbe bello poter fare esperienza di campeggio a contatto
diretto con la natura incontaminata, e fare lezioni di Taijiquan in un luogo di
tale splendore. Farebbe bene a chiunque visitare posti del genere. Qualunque
persona troverebbe un po’ di pace, sarebbe un modo forse per disintossicarsi da
inquinamento atmosferico che spira irremovibile e sfacciato nelle nostre città.
Durante il tragitto preso dalle sue considerazioni che lo accompagnano
attraverso i sentieri, senza accorgersene si è spinto fino a Cala Dello Schiavo
ed è quasi curioso il fatto, che sia riuscito per un breve intervallo a non
pensare alle influenze negative che stanno incombendo a Etruria. Tuttavia lungo
tali viottoli deliziato dalla natura, riscontra che non c’è alcun particolare
né di ghiaccio, né a far pensare che in luogo così etereo possa esservi
nascosto una qualsiasi entità malvagia. In seguito una strada sterrata lo
conduce attraverso Punta del Capel Rosso dove scorge un piccolo faro dallo
stile singolare molto suggestivo. Più avanti
s’inoltra fino a sporgersi sullo strapiombo di Cala Grottoni. È
estasiato da quel luogo senza tempo, dove scorci a picco sul mare e insenature
incantevoli dal fascino incontaminato e sbalorditivo t’ispirano all’arte
poetica. Mentre sopraggiunge invece a Cala Brigantina si sofferma incantato ad
assistere a uno spettacolo della natura che gli rimarrà vivido nella sua mente
per molto tempo. Accovacciati a ridosso di una piccola rupe, con un rauco
richiamo, si mostrano con un fascino impeccabile una coppia di stupendi
gabbiani reali in procinto di nidificare. Lo spettacolo è surreale. Li vede in
tutta la loro eleganza notando che sono molto più grandi rispetto al gabbiano
corso. Misureranno circa sessanta centimetri, hanno il becco giallo crema, con
una macchia rossa lucente sull’estremità della mandibola, il collo di un
candido bianco, la parte estrema delle ali è nera con macchie chiare, mentre
curioso a vedersi le zampe sono giallo rosa straordinario. Il giovane Niccolò
sporgendosi un poco di più, riesce anche a vedere le uova di marrone chiaro
verdastro con delle striature scure.
Non può crederci. Splendidi. Attraversa ora i tre rilievi Punta
San Francesco, Poggio del Cannone e Monte Mario il punto più alto, da dove è in
grado di scorgere tutta l’isola e può così ammirarne l’incomparabile bellezza
rilasciata dalla florida macchia mediterranea.
Per di più nota con stupore che la cornice che racchiude questa
beltà è contornata da eucalipti, dall’agave e in alcuni anfratti signoreggiano
i pini impreziosendo la macchia.
Oltrepassa le calle e nota scorrere veloce a ridosso di un incavo
della roccia un curioso geco.
Dopo alcuni passi e aver oltrepassato una selva di ulivi selvatici
il sentiero si schiude su un altro panorama affascinante di Cala
Ischiaiola, dove conclude la sua
perlustrazione rivolta a questi
gradevoli angoli di Artemisia. Finché è quasi sollevato di riscontrare che non c’è traccia di
Zorhobos.
Poco dopo …
Sopraggiunto a Cala Maestra si reca alla locanda, luogo di
appuntamento con il capitano Saturnino. Dove scopre con entusiasmo che ad
attenderlo c’è l’equipaggio al completo in un clima di allegria e
spensieratezza e con piacere si unisce a loro per uno spuntino prima di
ripartire.
<<Benevento conte allora come è andata?>> gli chiede
il capitano.
<<Oh! Bene! Mi rallegra sapere che Artemisia è e rimarrà
un’isola straordinaria>> replica il capitano.
<<Capitano secondo lei per che ora riusciamo ad arrivare
all’isola Aegilium?>> gli domanda Niccolò.
<<Conte come ho già spiegato in quanto a tempistica ci
distinguiamo per celerità. Riusciremo ad arrivare prima del crepuscolo vedrà,
il tempo di fare questo spuntino e si riparte>> dà risposta il capitano
Saturnino.
<<Bene. Grazie. >>
Alla luce del tramonto… come aveva assicurato il capitano,
approdano ad Aegilium nel porto Giglio a ridosso di un’insenatura della costa
orientale. Niccolò se ne compiace, ringraziandoli come sempre, per la loro
abilità nell’arte del navigare.
La bellezza del luogo anche qui è ammirevole. Da un lato il porto
ospita le varie imbarcazioni di diverse misure, dall’altro custodisce gli
stupendi colori dei gradoni di vigneti che sovrastano la cittadina, in un
prosieguo di mirabili baie, spiagge sabbiose e ripide scogliere di granito che
ne fanno da cornice.
<<Che ne dice se ci sistemiamo per la notte conte? E domani
alle prime luci potrà dedicarsi a visitare l’isola?>> chiede il capitano.
<<Va bene capitano! Credo sia la soluzione migliore visto
che andiamo incontro alla notte, inoltre sarebbe difficile scorgere qualsiasi
cosa. >> replica Niccolò.
Dopo aver cenato a base di pesce e sorseggiato dell’ottimo vino
che Saturnino tiene scrupolosamente nella stiva, si dispongono per la notte,
approfittando del chiaro di luna per conversare in merito all’isola e le sue
bellezze.
<<Capitano lei che conosce bene l’arcipelago quanto tempo si
impiegherà a visitare Aegilium?>> domanda Niccolò.
<<Vediamo, dalle quattro alle cinque ore circa, dipende se a
piedi o a cavallo>> risponde Saturnino.
<<Grazie. Meglio prendere a nolo un cavallo allora, anche se
confesso questi luoghi sono di un incanto che varrebbe la pena visitarli a
piedi. >>
<<Si! ha ragione>>.
Il sonno si predispone a concedersi mite e vista la stanchezza dal
giorno di cammino dovuta al primo viaggio, la notte li accoglie cullandoli fra
le sue braccia all’insegna di una lucente luna che risplende serena. Al risveglio la mattina si dimostra ricca di
fragranze che deliziano i sensi elargendo a Niccolò una vitalità insperata.
Dopo aver salutato il capitano e l’equipaggio, si reca a noleggiare un cavallo
per la visione dell’isola.
<<Ci ritroviamo fra un quattro, al massimo cinque ore qui al
porto Giglio capitano. >>
<<D’accordo conte l’aspetteremo>> risponde serafico
Saturnino.
Il cavallo mansueto e incredibilmente vigoroso con un manto che
volge al moro pezzato, si presta alla cortesia di Niccolò che lo accarezza per
conoscerlo meglio, instaurando subito un rapporto d’intesa straordinaria. In
groppa al destriero Niccolò osserva il tappeto di mare che splendente stringe
il confratello cielo in un crescendo di sfumature radiose e spettacolari, dove
lo smeraldo si unisce al diamante in uno sfolgorio raggiante e il solo
osservarli lo lascia senza fiato. L’isola Aegilium è coperta da numerosi
sentieri naturali, lungo i quali Niccolò si addentra in un’epoca senza tempo,
che custodisce uno scenario naturale d’incanto. Prorompe nella fitta boscaglia
di macchia mediterranea. Terra in cui primeggiano lussureggiante bougainvillae,
esplosive ginestre; radiose palme, fiori tropicali, orchidee selvatiche che
generano un’esplosione di effluvi, aromi e colori meravigliosi da fare
prigionieri i sensi. Un mantello di ciclamini si estende lungo il sentiero che
lo conduce alla Torre del Saraceno collocata a ridosso del porto, notando che
sembra a guardia dell’intera isola. “Meravigliosa!” Il borgo di un incanto
senza eguali si presenta arroccato in cima a un’altura, racchiuso fra mura
medioevali, con torri cilindriche e rettangolari che ne conferiscono il
fascino. Svariate casette di pietra sfoggiano la loro grazia le une accanto
alle altre, separate solo da stretti gradini e scalini impervi, ma seducenti e
caratteristici. Prosegue notando l’imponenza del faro ammirandone
l’edificazione. Oltrepassa Giglio Castello che solo a guardarlo gli infonde la
volontà di entrarvi, di un fasto e architettura sorprendenti, avvolto in una
cornice di verde rigoglioso, senza riscontrare nessuna anomalia.
In prossimità di una radura pascolano indisturbati mufloni e capre
selvatiche, concedono al paesaggio un tocco di particolare suggestione. Si
imbatte in spiagge dorate e solitarie calette da dove si riesce quasi a vederne
i limpidi fondali dai colori cristallini. Dove le striature smeraldo dominano
lo specchio d’acqua orientando lo sguardo dell’osservatore al loro volere.
Un’isola del tutto incantevole racchiusa da cinta muraria, come fosse in una
nicchia intervallata da torri. Giunge poi alla baia Campese che mostra fiera il
suo Faraglione che sorge imponente sul mare cadenzando la sua eleganza e luce.
Con un’andatura piuttosto bonaccia, ha modo di ammirare meglio il territorio.
Anfratti rocciosi affinano il loro aspetto in uno snodarsi di forme, misure e
sequenze che esposte al sole ne magnificano il fulgore, mentre la bellezza che
ne scaturisce lascia senza respiro.
A un certo punto… Niccolò scorge uno splendido condottiero dal
portamento orgoglioso. La sua divisa impeccabile ed elegante fa sfoggio di se
piroettando in aria. Si tratta dell’imperatore del cielo, superbo maestro
dell’aerodinamica, compagno e amante dei faraglioni e dei luoghi solitari, come
scogliere, pareti rocciose e dirupi. Si predispone a sorvolare l’area in cerca
probabilmente di un luogo dove giungere a terra per le sue necessità. Un
magnifico esemplare di Falco Pellegrino dal piumaggio spettacolare, che mostra
una trama finemente tessuta, impreziosito dalle piume che si fondono in un
crescendo di tale perfezione da sembrare inverosimile all’osservarlo. Niccolò
non può credere di averlo così vicino, ne vede addirittura i particolari è
l’esemplare più bello che abbia mai visto. Gli trasmette un’emozione a dir poco
surreale, dato che con lo splendido sguardo lo fissa negli occhi. Ha il
piumaggio grigio-blu nella parte superiore e beige pallido striato in quella
inferiore, una raggiante testa nera arrotondata; il becco giallo adunco con
mustacchi larghi e neri, la gola e i lati del collo bianchi e le ali sono
lunghe e appuntite. Sfoggia curiose zampe gialle molto robuste con artigli
affilati, ed emette richiami acuti e pigolii prolungati, come a dover chiedere
qualcosa con insistenza. All’improvviso sinuoso e repentino spicca il volo,
concedendo al giovane uno spettacolo unico. Lo splendido falco potente e veloce
con battiti d’ali molto profondi, volteggia controvento sfruttando le correnti
ascensionali. Le sue ali triangolari e appuntite gli consentono un volo
energico e aerodinamico, e poiché ha avvistato una preda, anche se era a più di
un chilometro di distanza, si getta in picchiata a una velocità pazzesca, di
circa a 200 - 220 chilometri l’ora, sorprendendo la stessa. Mentre con
scaltrezza la scalfisce con l’artiglio posteriore quasi tramortendola, per poi
finirla in volo con un mortale colpo di becco. Il giovane si meraviglia
dell’apertura alare che si mostra di almeno un metro e dieci e osserva inoltre
che si muove più velocemente che qualsiasi essere vivente lui abbia mai visto.
Veramente magnifico e imponente. Subito dopo l’esemplare si dirige verso la
Torre del Saraceno a ridosso del porto. Dimora che ha scelto come rifugio
favorito e alla sommità della torre. Lo si vede poi che sfila con la preda
conquistata fra gli artigli. Da lassù domina indiscusso l’ambiente circostante
ed è possibile vedere la sua figura slanciata e maestosa volteggiare e saettare
nei cieli del borgo, dove raffigura percorsi sconcertanti con accelerazioni
improvvise, virate mozzafiato e repentini cambiamenti di direzione. E ancora
pensa fra se il giovane. Il senso di autorevolezza e supremazia che trasmette
il falco è assoluto, la potenza del suo essere è indiscutibile, ora capisco gli
arcaici Egizi spinti a venerare Horus considerato il Dio del cielo e
dell’energia. Il giovane del tutto esaltato dalla maestosità dell’esemplare,
non si accorge che un certo punto passeggiando lungo il sentiero c’è una
persona originaria del luogo. L’uomo indossa uno strano paio di guanti e dopo
aver osservato il ragazzo si rivolge a lui.
<<Buon giorno io sono Edoardo, lei è straniero di queste
parti? Sicuramente è amante dei falchi, vero?>>
<<Buon giorno Edoardo io sono Niccolò Orsini conte di
Statonia, credo lei abbia colto nel segno la mia passione celata. Adoro questi
esemplari, ritengo siano dei rapaci straordinari. Effondono una straordinaria
potenza, forza e vitalità assoluta, da lasciarti quasi senza respiro,
regalandoti il vero senso di libertà. >> risponde Niccolò non riuscendo a
staccare gli occhi di dosso all’esemplare.
<<Già! Condivido pienamente, poiché è una mia virtù
occuparmi di tali esemplari, non solo sotto l’aspetto venatorio bensì da vero
estimatore, diciamo che posso considerarmi il loro custode. >>
<<Sul serio?>>
<<Certo! Controllando giornalmente la zona delle loro nidificazioni,
mi assicuro che non gli vengano rubate
le uova, li proteggo da eventuali cacciatori di frodo; qualora avessero
intenzioni di depredarli dalla natura che ne sono paladini, e li preparo per le
funzioni di corte quando gli imperatori ne fanno richiesta. >>
<<Per le funzioni di corte?>>
<<Certo! Dal momento che il falco è considerato un bene
prezioso, a corte è molto richiesto, addirittura a volte li chiedono per la
dote di nozze. >>
<<Interessante! Quindi lei è un falconiere?>>
<<Si! Diciamo di si. Amo questi esemplari e mi occupo di
loro ormai da vent’anni. >>
<<Che meraviglia!>>
<<Credo che falconiere indichi di essere a conoscenza della
più completa e difficile forma di caccia mai vista. Poiché richiede da parte
dello stesso un alto livello di concentrazione, sensibilità e dedizione.
>> asserisce l’uomo.
<<lo credo anch’io! Immagino non sia facile preparare tali
creature a interagire affabilmente con l’uomo?>>
<<È una complicità che si crea con il tempo, mentre la
creatura impara a porre affidamento su chi le vuole bene concedendogli
l’alleanza, instaurando un equilibrio perfetto. >>
<<La persona che se ne occupa deve indubbiamente sentirselo
nel cuore. >>
<<Esatto! Il
cacciatore è spinto da un intimo legame verso la natura, disposto a esercizi di
vicende naturali e spesso anche a vere e proprie ricerche rigorose per quanto
riguarda gli uccelli da preda. >>
<<Il nome della creatura che ha visto prima è Pigri ed è
pronto al mio richiamo ogniqualvolta ne ho bisogno. >>
<< Sul serio? Meraviglioso. >>
<<Guardi!>> Gli dice l’uomo emettendo un sibilo
particolare, di cui suono viene subito percepito da Prigi che si precipita con
slancio sull’avambraccio del falconiere. >>
<<Sorprendente magnifica creatura davvero complimenti.
>>
<<Grazie>> risponde l’uomo rilasciando immediatamente
la creatura che si riversa altrove.
<<Ma mi dica conosce qualcuno sull’isola o è qui solo in
visita?>> gli chiede Edoardo.
<<Ecco… sono qui in veste di visitatore, ma mi stava dicendo
qualcos’altro? Continui la prego. >>
<<Ebbene! Vede laggiù quei due?>>
<<Due falchi superbi si li vedo. >>
<<Dunque sono per eccellenza gli amanti più discussi e
osservati dell’isola. >>
<<Sul serio? Fantastico!>>
<<Si! Successe due anni fa quando una sera rischiarata dalla
luna, posata in cima alla torre c’era lei che lo chiamava incitandolo a
raggiungerla. Dopo un periodo di tempo non più lungo di cinque minuti, lui
fiero e posato si decise, realizzando per lei la parata nuziale. Apparve
davvero uno spettacolo straordinario ed emozionante. Fu il corteggiamento al
quale ho assistito che più mi ha emozionato. >>
<<Veramente? Molto interessante!>> afferma Niccolò
interessato.
<<Già! Furono momenti davvero emozionanti dove il falco in
quell’occasione si è fatto protagonista regalando allo sguardo degli
osservatori uno spettacolo unico. >>
<<Provi a descrivermelo. >>
<<Ebbene fece un girotondo di spettacolari volteggi, per poi
sorvolare in aria elevandosi altissimo, e accompagnato dalla regalità del suo
fiero portamento in un impeto velocissimo planò al suolo. Era riuscito a una
velocità sbalorditiva a recuperare una preda, che offrì alla compagna a simbolo di consolidamento per la loro
unione, che come lei sa resta per tutta la vita. >>
<<Spettacolare!>>
<<Bè dopo un po’ di tempo la compagna depose le uova
direttamente su una cavità della parete rocciosa sulla cima della torre, che si
schiusero dopo cinque settimane. Da allora altri tre esemplari sorvolano i
cieli incontrastati e sovrani della zona, dove li vedi a volte planare sul
faraglione, piuttosto che sulle pareti rocciose dell’isola, regalandoci
spettacoli scenografici indiscussi di incomparabile bellezza. >> spiega
Edoardo fiero e orgoglioso.
<<Davvero entusiasmante, la ringrazio per avermi regalato
questa nota colorata nel mio cammino, volto a cercare qualche insediamento di
natura pericolosa. >> pronuncia Niccolò rallegrato dalla conoscenza di
Edoardo e dalle delucidazioni in merito al falco.
<<A proposito ha notato qualcosa di particolare
ultimamente?>> Gli chiede Niccolò.
<<No! Almeno non credo, mi dica esattamente di cosa si
tratta?>>
<<Ecco vede Etruria è in una situazione un po’ particolare,
ma non è mia intenzione preoccuparla più di tanto. >>
<<No! No! Mi dica.
>>
<<Per il momento al fine di trovare determinate realtà
oggettive, non posso svelare il vero motivo della mia presenza, verrebbe alla
luce la mia intenzione agli occhi dell’entità per cui mi sto inoltrando in tali
luoghi a cercarla. >> risponde calmo Niccolò.
<<Capisco! Orbene mi dica almeno se siamo in pericolo, se è
possibile aiutarla in qualche modo? Posso magari consigliare alcuni falchi che
potrebbero essergli d’aiuto?>>
<<No la ringrazio! Diciamo che per ora il consiglio che
posso dargli è di porre attenzione a qualsiasi strana figurazione sottoforma di
ghiaccio e mi raccomando infonda armonia alle genti, che non abbiano malanimo
fra loro, sarebbe rovinoso quello che ne scaturirebbe. >> Ribadisce
Niccolò.
<<Colgo l’occasione d’averla incontrata, per porre maggiore
attenzione alle prudenze che mi ha consigliato, aver saputo in anticipo come
comportarci d’ora in avanti è congeniale per evitare sbagli. Grazie conte è
stato un piacere, spero trovi al più presto quello che cerca, buona
continuazione. >>
<<Grazie a lei Edoardo e buona continuità in questa
meravigliosa isola. >>
Capitolo trentaduesimo
Più tardi… dopo aver attraversato i magnifici percorsi attraverso boschi di leccio, pinete e macchia mediterranea straripante di colori e profumi, Niccolò si vede contento nel non aver riscontrato nulla che possa far presagire che in qualche maniera l’entità di Zorhobos possa aver intaccato l’isola. Dopo essersi lasciato suggestionare dalle bellezze dell’isola si ritrova a Giglio Porto e con letizia si ferma alla locanda per ristorarsi, distogliendo per un momento il pensiero dagli oneri del viaggio. Inoltre conduce a riposare il cavallo ridandolo al gestore della scuderia che ringrazia vivamente. Come al solito il capitano Saturnino fedele compagno di viaggio lo rassicura dicendogli che avrebbero fatto in tempo a recarsi sull’isola di Ocrasia la più impervia.
Nel frattempo… a palazzo Orsini succede l’imprevisto. Matilde è
rimandata da Zorhobos alla residenza signorile per porre fine all’esproprio
delle personalità che vi abitano. La donna si mostra questa volta malvagia e
decisa ad annientare tutti i castellani come oscuramente chiesto dal suo
imperatore. Mentre i cavalieri della
farfalla dorata procedevano alacremente per evitare potenziali imprevisti.
Tuttavia alcuni di loro erano intenti a corteggiare le ancelle, altri invece a
scambiarsi qualche contesa giocosa. Sennonché avvertono all’improvviso dei
rumori ambigui provenire dalle segrete del castello. Senza indugio armati di
coraggio si addentrano attraverso gli androni del palazzo. Percorrendo l’ala
ovest a un certo punto spunta a ridosso di una nicchia un diamantino di
ghiaccio grande poco meno di un centimetro. Solo che l’unico ad accorgersene è
Ludovico che curioso e irruente come al solito, non resiste alla tentazione di
toccare quella strana scheggia spuntata all’improvviso. Si avvicina… la tocca
leggermente con la mano destra e succede … tutto in un attimo. Di fatto, come
un prodigio da quell’istante un’apertura segreta fa aprire a libro la parete,
mentre il cavaliere viene carpito al suo interno e a seguito di un giro
vorticoso sparisce del tutto. Al povero cavalier Ludovico sopraggiunto da
Zorhobos gli venne inflitto il dardo di ghiaccio che gli raggela il cuore, e
immediatamente dopo scaraventato senza
remora viene incastonato come gli altri alla pietra megalitica. Quella strana
calamità è da attribuirsi a Matilde che introdotta a palazzo furtivamente,
compare dall’interno delle mura come fosse un fantasma che vi passa attraverso.
L’influsso delle forze negative colpisce misterioso, catturando i castellani
con un’energia eccezionale e a loro insaputa. Nessuno dei cavalieri al momento
si è accorto della sparizione di Ludovico e imperterriti continuano la loro
ricerca nei meandri del maniero. Stretti vicini uno all’altro procedono
lentamente. Rumori cupi e profondi s’insinuano tra le mura del castello. Si
sente come cigolio ferroso provenire dagli ingressi principali. Strani fragori
giungono dalle aperture degli accessi alle stanze. Lo sbatacchiare furioso
delle serrande che come impazzite si separano dalle guide fa loro accapponare
la pelle. Le superfici riflettenti alle finestre si distaccano del tutto dagli
infissi caracollando in frantumi al suolo. A seguito della brezza improvvisa e
gelata che si insinua nelle ossa fulmineamente, si odono strepitii di qualunque
tipo e in ogni angolo. Soglie e finestre sbattono furiose mosse da quella forza
repentina.
Tutto sibila, scricchiola e stride. Nel momento esatto in cui
transita uno dei cavalieri lungo la parete invasa dai cocci dei vetri, una
lampada stramazza a terra schiodandosi dal muro, dando origine a un rumore
assurdo che spaventa tutti, rompendo il silenzio benché smosso dagli stridori.
L’abitato sembra essere invaso da entità misteriose che lo esortano a formulare
rumori di ogni genere. Una raffica di vento più violenta s’incunea tra loro
lungo i corridoi, rendendo faticoso il proseguire. I passi divengono più grevi
e senza volerlo i cavalieri incespicano fra loro. Nientemeno di sorpresa folate
di pioggia si esibiscono turbinose all’interno, unite a giostre di vento sempre
più angustie. L’aria gelida penetra in ogni angolo remoto del palazzo, al punto
da offuscare la loro mente. L’origine dell’annebbiamento è dovuta a una fitta
nebbiolina che si disperde alla luce giallastra delle lampade nei passaggi
segreti, impedendo loro di avere una buona visuale, perlopiù oscurando i loro
pensieri generando un senso di inabissamento nel vuoto. Davide non si spiega
questo fenomeno, decide di proseguire ugualmente, quando all’improvviso… sente
sopraggiungere uno svolazzamento. Pare provenga dal corridoio che porta alla
terrazza. Infatti, nel momento esatto che s’avvicina alla stessa, vede
dileguarsi Goffredo dietro un pilastro. “Sarà andato a controllare meglio.” Si
dice fra se. Il cavalier Davide svoltando subito l’angolo ma di Goffredo non
c’è più traccia. Decide così di guardarsi alle spalle per controllare che i
cavalieri ci siano tutti e con sua gran sorpresa riconosce che sono diminuiti
di numero.
<<Che fine ha fatto Ludovico?>> domanda rivolto a
Eligio, Callisto, Clemente, Cornelio, Bartolomeo e Maurilio gli unici rimasti
oltre a lui.
<<Non lo sappiamo Davide… nemmeno noi ci siamo accorti della
sua scomparsa e a quanto pare anche Goffredo è sparito. >>
<<Si! Invero. Sarà meglio dividerci. Cerchiamo di scoprire
da quale parte agisce questa strana forza e mi raccomando non toccate niente e
se sopraggiunge qualcuno non dovete assolutamente guardarlo negli occhi.
>> afferma Davide deciso.
<<D’accordo Davide si farà come dici. Non preoccuparti. Su
cavalieri separiamoci. Io vado con Bartolomeo. >> afferma Maurilio.
Cornelio e Clemente s’incamminano in direzione della loggia,
mentre Callisto ancora un po’ debole, si unisce a Davide e a Eligio.
<<Buona fortuna ragazzi e mi raccomando fate molta
attenzione. >> dichiara preoccupato Davide.
In quell’attimo sopraggiungono dalla cucina grida agghiaccianti
che scombinano i loro intenti.
<<Cosa può essere successa?>> domanda Eligio rivolto a Davide.
<<Non ne ho la ben che minima idea, l’unica cosa da fare è
andare a vedere>> rispose Davide seguito da Callisto che si accinge
subito ad andare verso la cucina.
Il loro arrivo… fortunatamente è provvidenziale, poiché si era
generata una situazione alquanto oscura. L’ancella Fabiana, forse per
stemperare gli animi, si era cacciata a quanto pare in un brutto pasticcio senza
volere. Con l’intenzione di preparare da mangiare si era messa a mondare
l’insalata. Sennonché, appena si reca in cortile s’appresta a sollevare il
secchio dell’acqua per immergerlo nel pozzo, questa si congela all’istante
carpendole la mano, che restò collegata al getto ghiacciato paralizzando con
lei l’intero braccio.
Sabrina sentendo le grida dell’amica corre subito in suo aiuto per
quanto a sua volta ne rimane lei stessa avvinghiata. Mentre la morsa come un magnete prepotente ghiaccia loro gli arti. Elena osservando la
scena, non si perse d’animo e soccorse le due donne, cercando di tirarle a se
per liberarle da quella stretta glaciale. Sventuratamente però, invece di
ottenere il risultato di soccorrerle,
anche lei ne rimane imprigionata. Le tre ancelle perciò si ritrovarono
abbrancate dalla stretta glaciale incollate a catena una con l’altra, incapaci
di muoversi e impossibilitate a qualsiasi gesto per sciogliersi. E non è finita
il ghiaccio quasi mosso da una mano invisibile prosegue imperterrito in un
crescendo inarrestabile di propagazione, generando addirittura spuntoni
acuminati ghiacciati in cerchio che si estendono a vista d’occhio, creando una
compagine glaciale spaventosa, quasi ad avvilupparle del tutto incatenandole
congiuntamente.
<<Incredibile questa morsa di ghiaccio arriverà ad
appropriarsi di noi completamente!>> esclama Fabiana con un fil di voce
rivolta a Elena.
<<È finita… lo so…lo sento… moriremo di una fine del tutto
imprevedibile nonché bizzarra. >> risponde appena percettibile Elena che
per indole è pessimista.
<<No! Ti prego signore, ho ancora molte cose da
fare!>> grida Fabiana in preda alla disperazione.
Sennonché giungono in cortile i cavalieri e con loro gran sorpresa
si ritrovano davanti una scena a dir poco inverosimile. Il ghiaccio ha avvolto
le donne fino al collo. Le ancelle incapaci di parlare per via del freddo
intenso, sbarrano gli occhi, sentendosi totalmente confuse e perdute. Sgranando
gli occhi come a supplicare i cavalieri di fare qualcosa, sbuffando l’aiuto.
Miei temerari è bene che facciamo qualsiasi cosa pur di toglierle da quella
morsa che le disarma. >> Esclama Davide comprendendo che l’elemento
scatenante che predomina su quella manifestazione glaciale è l’acqua.
<<Si Davide ma come facciamo?>>
<<Ecco… vedete … l’acqua genera il legame fra loro e la
paralisi, perciò non bisogna assolutamente toccarla per non creare l’effetto a
catena che ghermirebbe anche noi. >>
<<È vero!>> esclamano.
Come d’incanto la figura della farfalla dorata posta sul mantello del
cavalier Davide, prende vita, cominciando a risplendere raggiante generando
calore. Un’improvvisa enorme folata aeriforme e dorata avvolge lo stesso,
ricoprendolo di un pulviscolo prodigioso. Immediatamente Davide mosso da una forza innata afferra rapidissimo
il suo mantello, lo allarga a tappeto e
arrotolandolo attorno a una mano, con l’altra si attacca alla struttura del
pozzo. Mentre tempestivo abbranca con forza le ancelle tirandole a se. In
seguito con le sue mani effettua una leggera e delicata pressione e in un
battibaleno le ancelle si svincolano da quella morsa glaciale staccandosi dal
ghiaccio completamente. In seguito il calore emanato dalla farfalla disciolse
il ghiaccio formatosi attorno alle ancelle, prosciugandolo velocemente, fino a
farlo scomparire del tutto.
Tuttora tremanti a causa del freddo che le stava congelando, le
ancelle, si lasciano andare a uno slancio di entusiasmo mirabolante, senza
dubbio grate per il gesto straordinario compiuto dal giovane. Abbracciano e baciano calorosamente il cavaliere
ringraziandolo per il suo provvidenziale intervento.
<<È stato un onore venirvi in soccorso damigelle. >>
<<Grazie ancora cavaliere!>>
La scena appena conclusa vede il cielo aprirsi in un crescendo di
nuvole grigie che si allargano al chiarore del sole lasciando spazio a una
luminosità che lo ravviva schiarendolo definitivamente.
<<Si andiamo di sicuro ci farà bene un bagno caldo. E ancora
grazie cavaliere. >> Pronunciano tutte e tre del tutto rianimate e felici
di essere ancora in vita.
<<Ah! Un'altra cosa… mi raccomando dovete stare molto
attente. >>
<<Si staremo attente>> rispondono ancora confuse
<<ma come possiamo capire?>>
<<Ebbene si verificano episodi del tutto misteriosi e
inspiegabili a palazzo, di cui a quanto pare non riusciamo ad anticiparne gli
eventi. >>
<<Esatto!>>
<<In conclusione mi raccomando non toccate niente
d’inconsueto e soprattutto non guardate negli occhi persone che a voi sembrano
sospette. >>
<<Faremo come dice Davide di sicuro dopo questo increscioso
episodio, abbiamo capito che dobbiamo porre maggior attenzione agli
avvenimenti, terremo gli occhi ben aperti. >>
<<Bene! Bravissime a dopo allora. >>
Nel frattempo… a Giglio Porto l’equipaggio si presta a partire per
l’isola Ocrasia armando la galea Aurinia. Il personale di bordo procede
temerario pronto a lasciare la banchina a velocità ridotta. Il capitano
Saturnino impartisce le disposizioni al suo fedele equipaggio.
<<Portate la prua dell’imbarcazione al vento. >>
<<D’accordo!>>
<<Governate il timone. >>
<< Subito. >>
<<Armate la drizza della randa e fate uscire la vela di prua
per mezzo della scotta di sottovento e iniziate la navigazione. >>
<<Agli ordini capitano. >> replica Firmino il
prodiere.
Mauro il timoniere segnala la partenza all’equipaggio ad alta
voce.
<<Pronti a virare?>>
<<Pronti!>> ribatterono tutti loro.
La direzione delle increspature sulla superficie dell’acqua indica
che il livello del vento lambisce le vele e permette la propulsione per la
possibile partenza. Il capitano in ogni caso avverte il conte che ci sarà
complicazione a ormeggiare a Ocrasia a causa del paesaggio scosceso e
inospitale che contraddistingue l’isola.
<<Si prepari al difficile attracco Niccolò. >>
<<Si capitano! Come mai risulta ardua l’impresa di avvicinarsi
all’isola?>>
<<Dal momento che l’isola si mostra arcigna, poiché la si
vede avvolta in un manto di foschia per quasi tutto l’anno. Proprio a causa
della sua indole conturbante, rende difficoltoso l’attracco e a volte con
l’avvicinarsi dell’imbarcazione si corrono dei rischi. >>
<<Quindi difficilmente riusciremo a ormeggiare?>>
chiede Niccolò
<<Beh! Dipende! Vede Niccolò, la difficoltà a trovare un
ormeggio è dovuta al fatto che l’isola rende l’avvicinamento piuttosto infelice
per via delle sue pareti scoscese e l’approdo sarà possibile solo se le
condizioni del mare lo consentono. >>
<<Capisco. >>
<<Fra l’altro Cala Maestra è l’unica insenatura dove
l’approdo e l’attracco sono abbastanza agevoli, poiché si schiude sul versante
nord occidentale, dove oltretutto si scorgono fondali sabbiosi del tutto
incredibili. >>
<<D’accordo capitano la ringrazio per la sua premura, ma
sono pronto a correre i rischi pur di riuscire ad approdare anche in
quest’isola. Il suo temperamento e
metodo di navigazione mi rende sicuro, se poi dovessero esserci delle
difficoltà sono sicuro che le affronteremo al meglio. >> sostiene
Niccolò.
<<D’accordo allora. >> Prende atto Saturnino.
La mattinata… esplode vigorosa distinta dal sovrano della volta
celeste che scandisce i suoi raggi espandendoli al pianeta. Raggi che riversati
nel mare acquisiscono un gemellaggio assoluto regalando un incantevole
spettacolo. Niccolò è letteralmente affascinato dalla manifestazione naturale,
dalla bravura dell’equipaggio, dal buon odore di mare e dalla sensazione di
pace che trasmette l’esporsi a viaggiare su una galea, nonostante non lo avesse
mai fatto. Si sente letteralmente rapito dalla circostanza, sebbene sia lì per
una funzione importante ai fini della sicurezza di Etruria. Dopo un tempo di navigazione
piuttosto breve la galea Aurinia influenzata dai venti predominanti, giunge a
Ocrasia. L’isola si mostra come un gigantesco blocco di granito con dirupi a picco sul mare, contornata da
una serie di sinuose calette. Magnifica. E il tempo volge sereno di conseguenza
non dovrebbero avere complicazioni ad approdare. Il capitano Saturnino
impartisce nuovamente ai suoi uomini una serie di ordini in funzione
dell’attracco.
<<Preparate le cime fissatene almeno due. >>
<<Si capitano>> dichiara Firmino.
<<Riportate l’imbarcazione a prua al vento. >>
<<Subito. >>
<<Ammainate la vela di poppa e la randa. >>
<<Si capitano. >>
<<Ravvicinatevi sottovento e gettate l'ancora. >>
<<Agli ordini capitano. >> risposero.
E con estrema fattibilità contrariamente a quanto immaginavano si
ritrovano ormeggiati a Cala Maestra in men che non si dica, sbarcando sulla
mirabile isola di Ocrasia.
<<Toh! Bravissimi! Vi devo ringraziare capitano e anche
tutto l’equipaggio, l’aver pensato prima che all’ormeggio avremmo avuto difficoltà, ha scongiurato i pericoli del cattivo tempo
ed è andato tutto a meraviglia. >> sostenne Niccolò.
<<Già conte pare anche a me che siamo stati fortunati. Vede
l’isola di Ocrasia allo sguardo dell’osservatore si fa vedere ombrosa, impervia
e inaccessibile, circondata da un’aura colma di mistero che denota fin da
subito la sua indole solitaria e restia. Tuttavia è in grado di coglierti di
sorpresa concedendoti il suo splendore. >>
<<Lo vedo capitano! Isola superba e misteriosa, allo stesso
tempo erompe la sua anima impetuosa e seducente da renderla straordinaria.
>>
<<Infatti! Non puoi non rimanerne affascinato. >>
ribadisce il capitano orgoglioso di conoscere i misteri dell’isola.
Ad accoglierli una piccola insenatura con un bavero di spiaggia
mentre ciottoli, pietre, rocce frastagliate e gruppetti di pini d’Aleppo posti
ai lati e sistemati precisi, fanno da sipario di benvenuto. Una strada
sconnessa, ripida e tortuosa che porta alla villa reale, si mostra sublime
presentando l’incanto dell’isola nonostante il disagevole pontile. La villa
sorge incorniciata e rigogliosa contornata da un vero eden, dotato di imponenti
esemplari di palma da dattero delle Canarie, sfoggiando fiere magnolie,
cipressi, pini, eucalipti e altre piante esotiche. Un fiorente effetto
architettonico si scopre a Belvedere all’antico monastero, luogo dove Niccolò
spera di trovare i suoi castellani.
<<In realtà capitano ha ragione! È stupendo avvicinarsi
all’isola, al solo pensiero di visitarla mi mette in uno stato di euforia tale
che non sto più nella pelle. >>
<<Lo immagino. >>
<<Mah! Guardi lì il mare cosa non è?>>
<<È meraviglioso vero?>>
<<Decisamente!
Rovescia le sue onde a ridosso degli anfratti rocciosi ai lati
dell’isola in un modo alquanto sublime. >>
<<Si! Un vero e proprio quadro!>>
<<Decisamente si! Un’opera d’arte della creazione, avvolta
in un crescendo di bellezze indiscusse, dove i colori si stemperano sublimi
lungo il territorio e assieme agli effetti sonori dominano lo scenario.
>> Afferma Niccolò sollevando un
po’ di sabbia bianca, sottile e calda, rigirandosela fra le dita cercando di
assaporarne la consistenza quasi a volerne sentire il sapore. <<Che
meraviglia>> dichiara nuovamente.
<<Già! tuttavia se pur l’isola si mostri selvaggia,
disabitata e monolitica riesce ad affiorare meravigliosa, con la sua coltre di
macchia mediterranea, concedendo uno splendido territorio, dove da tanto è
incantevole trovano riposo e riparo moltitudini di volatili migratori. >>
<<È vero!>>
Il giovane Niccolò si accorge che in ogni anfratto, scoglio,
faraglione, insenatura, o cavità che si spande sui litorali delle isole, un
carosello di specie diverse di volatili si diverte a volteggiare, planare,
caracollare per poi scendere a terra in cerca di cibo o ristoro per nidificare.
<<Decisamente un incanto. Uno spettacolo per lo sguardo, per
il cuore e perché no per l’anima. >> afferma Niccolò ben sicuro di
parlare con una persona che gli ha dimostrato di amare la natura e le sue
bellezze.
<<Proprio così conte, la magnificenza racchiusa in queste
isole, infatti, richiama numerosi volatili superbi, a segno che l’ambiente
denota una certa pace a livello ambientale e diffonde una percezione di libertà
non indifferente.
<<Certamente! E l’avifauna qui può esprimere totalmente la
sua natura, traendo conforto nell’approdarvi per cercare rifugio. >>
<<Quanto è grande più o meno l’isola capitano?>>
chiede Niccolò.
<<Dunque Conte … calcoli che la sua striscia di mare sarà
larga più o meno cinquecento metri, invece nel complesso della sua costituzione
resa in prevalenza da roccia granitica rosa/grigio e dalla sagoma piramidale
ricca di bassa vegetazione rigogliosa, sarà di circa dieci chilometri o poco
più>> risponde il capitano.
<<Bene grazie capitano. Penso che m’inoltrerò a piedi allora
vista la bella giornata e poi non mi capita tutti i giorni di poter visitare
un’isola così. >>
<<Sembra anche a me una buona idea, vedrà conte che non se
ne pentirà. Tanto che troverà l’isola decisamente misteriosa e seducente.
>> rafforza Saturnino.
Durante … la traversata l’ammiraglio Saturnino
si è rivelato incredibilmente propenso e lieto di essere a disposizione del
conte per qualsiasi chiarimento e vuole essere ancora più esauriente in merito
alle informazioni di cui lui è in possesso in virtù dell’isola, decidendo
quindi di elargire maggiormente il suo sapere a Niccolò.
<<Conte qui il mare intorno all’isola è il Mar Tirreno, la
sua fascia costiera è parecchio frastagliata con lunghi tratti di faraglioni a
picco, dove l’ambiente d'acqua è ricchissimo e disseminato da tonni, steppe di
posidonia, anemoni marini, gorgonie, coralli e straordinari pesci luna.
>>
<<I pesci luna? Che meraviglia! >>
<<Si. Inoltre è un luogo ideale per la foca monaca dove
serenamente si può riprodurre. >> sostiene il capitano sistemando una
vela che si era leggermente spostata.
<<La foca monaca? Meraviglia! Quindi è possibile incontrare
qualche foca?>> chiede Niccolò incuriosito.
<<È raro poterne vedere, ma a volte riesci a intravedere
qualche magnifico esemplare a ridosso di un faraglione, che si crogiola al sole
aspettando di rituffarsi nelle splendide acque azzurre e cristalline. >>
conferma il capitano.
<<Magnifico senza dubbio. >> Asserì Niccolò.
<<Si decisamente magnifico, ma non vorrei annoiarla conte,
sa, a me viene spontaneo raccontarle di Ocrasia per il motivo che la conosco
molto bene, inoltre è e rimarrà l’isola che prediligo, poiché concede un
fascino mistico e particolare rispetto alle altre, dove quando posso mi rifugio
a meditare. >>
<<Magnifico! Annoiarmi! Ma lei sta scherzando capitano? Sono
onorato che mi faccia da cicerone, amo avere nozioni in merito al luogo di cui
sono in visita e lei decisamente lo illustra molto bene, continui pure la
prego. >> dichiara Niccolò più che convinto di apprezzare tantissimo i
suoi esposti.
<<Grazie. Allora se le fa piacere continuo volentieri.
>>
<<Sì grazie, prosegua pure è decisamente molto interessante.
>>
<<Pensi conte che le capre selvatiche sono signore
incontrastate del territorio, deve vedere l’esemplare maschio ha delle curiose
corna molto sviluppate dalla forma di una scimitarra rivolta all’indietro,
quanto è splendido. >>
<<Ma tali animali ci sono tutti i giorni?>> chiede
Niccolò.
<<Certamente. >> risponde il capitano.
<<Vuole dire che potrei strada facendo incontrarne degli esemplari?>>
<<Sicuramente!>>
<<Amo gli animali d’ogni specie e mi emozionerebbe
tantissimo poterne incontrare di quelli che normalmente non vedo. >>
risponde piuttosto entusiasmato.
<<Vedrà che non solo potrà incontrare le capre selvatiche
conte ma a volte è possibile imbattersi nell’eleganza del falco pellegrino che
affina la sua tecnica di caccia a una velocità impressionante. A volte lo vedi che si butta sulla preda
verticalmente con le ali quasi chiuse e scende in picchiata a una velocità
incredibile, quasi a duecento l’ora senza esagerare. Insomma tale luogo è il
paradiso!>> dichiara il capitano.
<<Ha ragione capitano quand’ero sull’isola Aegilium mi è
capitato d’imbattermi in due splendidi
esemplari di Falchi Pellegrini. Sono animali mirabili, dotati d’un fascino
irresistibile, viene la voglia di possederne uno per istruirlo ai richiami per
la caccia. >>
<<Condivido. È riuscito a vederne addirittura due?>>
chiede il capitano.
<<Già e da molto vicino anche. Dicono che sono gli amanti
più raccontati dell’isola e sulla bocca di tutti. >> sorride Niccolò.
<<Già forse è così so solo che sono creature magnifiche.
>>
<<Sono d’accordo!>>
<<Emh… mi stava dicendo?>>
<<Ah! Si… deve sapere che oltre al mare, la fauna in tutte
le sue sfaccettature, l’avifauna è sempre stata una mia grande
passione>>.
<<Sul serio?>>
<<Si! Non appena ho la possibilità di accompagnare qualcuno
sull’isola, mi addentro nella selva, nonostante la faticosa accessibilità, per
ammirare indisturbato la grandiosità di svariati e magnifici esemplari.
>>
<<Splendido! Posso capirla. >>
<<Per esempio una volta notai uno splendido gheppio posto su
una cavità di una parete rocciosa, mentre sistemava le uova. In quell’occasione
vidi da vicino il piumaggio bruno/rossiccio con chiazze scure sul dorso e la
parte inferiore di color cenere, la coda che termina in una fascia bianca e le
zampe gialle. Ebbene a un certo punto lo
vedo planare all’improvviso e gettarsi su una preda che in quell’occasione si
trattava di una lucertola. Ha generato una scena entusiasmante, dal sapore
forte e allo stesso tempo superba. Uno spettacolo!>>
<<Concordo capitano sono creature assolutamente magnifiche.
>>
<<Ah! un'altra cosa, mi raccomando stia molto attento,
durante la perlustrazione. >>
<<Oh! Davvero? A cosa devo stare attento?>>
<<Deve porre molta attenzione al sottobosco, poiché potrebbe
mostrarsi a ridosso di qualche anfratto la Vipera di Ocrasia. >>
<<Caspita va bene porrò maggior attenzione allora. Ma è
velenosa?>>
<<Si purtroppo è molto velenosa. La riconosce poiché ha la
testa triangolare che si distingue dal corpo cilindrico e la coda sottile,
solitamente la sua colorazione tende al giallo-verde e le sue dimensioni
possono variare e arrivare anche a 60/80 cm. >>
<<Per mille lucciole! Così grande?>>
<<Purtroppo si!>>
<<Grazie capitano e mi dica a quali particolari zone devo
stare attento?>>
<<I luoghi dove è più facile incontrarla sono i margini dei
viottoli e sentieri poco battuti, le smottate, le zone montane aride ben
esposte al sole e con poca vegetazione e spesso vicino ai corsi d’acqua, quindi
mi raccomando ponga molta attenzione. >>
<<Si certo farò attenzione grazie, metterò una doppia fascia
alle gambe per proteggerle da eventuali morsi di vipera. >> replicò il
giovane.
<<Sappia anche che l’isola presenta la tipica vegetazione
mediterranea dove si trova dell’erica, del mirto e in questo periodo è in piena
esplosione di fiori marmorei dal profumo delizioso. >>
<<Grazie capitano adoro le fragranze dei fiori. >>
<<Anch’io gradisco i fiori, pensi che il corbezzolo dal
colore rosso scarlatto, concede la bellezza del suo frutto dominando l’altura,
incorniciando il territorio rendendolo indubbiamente pregiato. >>
<<Splendido! Un’altra cosa capitano! Eventualmente posso
raccoglierne qualcuno?>>
<<Beh! Normalmente quando ci serve qualcosa rilasciato
direttamente dalla natura, la si prende, ma capisco la sua riluttanza, poiché
il territorio merita di essere preservato. Penso che se si pone attenzione nel
lasciare sempre una parte radicata dalla pianta per permettere la riproduzione,
sia sufficiente affinché possa vantare di fruirne di alcuni esemplari. >>
risponde il capitano.
<<Bene! Mi dica, c’è dell’altro capitano?>>
<<Beh! Volevo dire anche che si trova l’orniello tipica
pianta dell’isola, con le foglie caduche e i fiori bianco crema dimostrati in
infiorescenze a pannocchia all’estremità dei rami, che rilasciano una fragranza
piacevolissima. >>
<<Meraviglioso e che altro>> sempre più incuriosito ne
approfitta a fare domande al capitano, poiché nota la piena conoscenza del
luogo.
<<Vi si trovano i lillatro, il rosmarino di altezze anche di
due metri, che con le sue foglie aromatiche e le corolle color celestino
riempiono l’aura di una fragranza decisamente nobile, senza escludere il fatto
che concede il suo manto delicato sfumando i rilievi. >>
<<Che tipo di alberi vi sono invece?>>
<<L’isola presenta una notevole formazione forestale
sfoggiando splendidi alberi di leccio, deliziose querce a foglie verdi sopra e
grigie sotto, con la corteccia spessa e screpolata, poste in una posizione ben
soleggiata adiacente al bosco degli eucalipti che ne accentuano la bellezza.
>>
<<Ci sono anche gli eucalipti?>> chiede Niccolò.
<<Certamente, la pianta di eucalipto ha la corteccia liscia
di color grigio - cenere ricoperta di ghiandole, dalle foglie ovali e
cuoriformi di un verde ceruleo, dalle proprietà balsamiche è una pianta
decisamente bella. >>
<<Si! Per l'appunto, proprio per questo chiedevo. >>
<<Si trovano anche l’oleandro con i suoi fiori
bianco-rosaceo di un intenso profumo e l’arbusto sempreverde che può
raggiungere anche i sei metri di altezza, oppure il fiordaliso e l’elicriso con
i suoi fiori colore del sole, bellissimo a vedersi. >>
<<Una meraviglia!>>
<<Si! Come vede un carosello di profumi e colori permeano
l’isola e la bellezza che vi regna se pur di difficile esplorazione, ti lascia
stupito ogni qualvolta la osservi. >>
afferma infine il capitano.
<<La ringrazio capitano è stato decisamente esaustivo, non
vedo l’ora di addentrarmi per esplorarla da vicino. >> conferma il
giovane contento per le spiegazioni.
<<Posso immaginarlo però stia molto attento mi raccomando.
>>
<<D’accordo. >>
A un certo punto entrambi alzano gli occhi al cielo e osservano
con entusiasmo il librarsi in volo di un bellissimo esemplare di gabbiano corso
dal becco rosso corallo, che da sfoggio alla sua maestria, esibendosi in
magistrali volteggi, sicuramente felice di trovarsi a soggiornare in
quell’ambiente puro e incontaminato.
<<Ancora grazie capitano, credo mi sarà molto utile quanto
mi ha illustrato. >>
<<Per me conte è stato un piacere diffondere elementi in
merito al luogo, poiché conosco ogni anfratto, qualsiasi roccia, qualunque
viottolo, sia dell’Argentario, sia dell’arcipelago, sarebbe un peccato non
manifestarlo a chi non ne conosce le sfumature. >>
<<Ha pienamente ragione! Sapevo di aver visto giusto, quando
ho riposto la mia fiducia in lei capitano. >>
<<Bene grazie conte e ora concediamoci una breve pausa.
>>
<<Si>>
Capitolo trentaquattresimo
L’equipaggio seguito dal capitano e Niccolò approfitta dell’orario
opportuno per soffermarsi a ristorarsi e riposare. Seduti a ridosso degli
alberi che regalano un po’ di frescura, si predispongono a rifocillarsi. Si
erano giusto portati una sacca con del cibo, sapendo di potersi concedere un
momento di ristoro all’aperto, godendo un panorama di incomparabile bellezza
che circonda tutta la zona.
Niccolò … dopo aver mangiato una pagnotta con del formaggio e
bevuto dell’ottimo vino, si presta a procedere avvicendandosi nei meandri
dell’isola.
<<Bene a dopo allora. >>
<<A dopo Niccolò. >>
In seguito … impiega almeno un’ora di cammino prima di
sopraggiunge ai resti dell’antico Monastero posto a circa 300 metri di quota.
Lo scenario che si presenta a quell’altezza è sconvolgente! Incantevole.
Burroni, gole e dirupi a picco, sfilano scoscesi verso il vallone rigoglioso di
felci e lecci. Dove si notano le vestigia di un antico insediamento realizzato
in sporgenze di granito, per poi giungere nelle acque di un verde, azzurro
fluorescente di Cala Maestra. Niccolò nota che affianco al monastero dalla
forma quadrata interamente costruito in blocchi di granito, sgorga una fresca
fonte e ne approfitta per togliersi la sete.
Subito dopo decide di perlustrare la zona scrupolosamente, ma non vi
trova nulla di sospetto e si reca allora verso la Grotta del Santo, che sia
apre dominando un altro ripido vallone, colmato di essenze rilasciate dai
cespugli mediterranei. Prosegue per alcuni tratti di strada sterrata e
distingue il profilo della più alta vetta dell’isola. Il Monte della Fortezza,
da lì può vedere tutta l’isola e sincerarsi una volta di più che non vi è
traccia di Zorhobos, nonostante l’area presenti inclinazioni funeste. Sulla
strada del ritorno per Cala Maestra, Niccolò si imbatte in un anfratto, dove a
ridosso vi è uno spettacolo naturale a dir poco elevato.
In realtà da sfoggio di se in un’esposizione di incantevole
bellezza un boschetto di eucalipti, illuminato dal sole che con i suoi raggi
scolpisce scenografie spettacolari attorno alla rigogliosa macchia attigua. A
un certo punto però, Niccolò sente un odore brusco di fumo. Si gira senza
indugio e di fronte a una roccia vicino a un cespuglio, nota che un fastello
secco sta prendendo fuoco. L’origine deriva da un piccolo frammento di roccia,
che talmente luminosa ha fatto da specchio al sole, mentre lo stesso si presta
ad accendere la sua spirale di incandescenza dando vita all’inizio d’un
incendio. Il cerchio di fuoco imperversava da cespuglio in groviglio e arbusto
vicino, talmente in fretta che se non si inventa subito qualcosa, il bosco di
eucalipti corre un serio pericolo, si sarebbe di lì a breve rovinosamente
incendiato. Con rapidità e maestria Niccolò si destreggia a smorzarlo come può.
Comincia a versare l’acqua della sua borraccia direttamente sul punto focale
della roccia, poi con sveltezza si fa scudo con il mantello e procede cercando
di trovare il modo di arginare il fuoco. Si prodiga come è in grado, ma
purtroppo, libertino e senza regole il fuoco avanza senza remore. Il giovane
Niccolò a quel punto si poggia su una roccia, sfinito per lo sforzo e abbattuto
per non riuscire da solo a delimitare la zona presa dalla morsa di fuoco. In
quel preciso istante Auxyry la farfalla guida compare in suo soccorso, che
subito si agita al vento piroettandogli vicino indicandogli l’anello. Niccolò
in un baleno lo tocca… il leone intarsiato d’oro comincia a roteare e in un
vorticoso luccichio sviluppa un raggio che si protrae fino alla roccia,
incidendo un piccolo forellino. Nel punto esatto del foro vi è una falda, a quel
punto Niccolò comprende che deve fare in modo di allargare la spaccatura per generare una piccola
sorgente. Senza tener conto delle fiamme che sfiorano l’area circostante, cerca
di far leva nella crepa con un ramo, mentre la falda addomesticata al suo volere, lentamente si
estende e l’acqua cristallina senza indugio comincia a sgorgare, zampillando
rapidissima, espugnando la parte della valle carpita dall’incendio, riuscendo
ad arginare la zona sovrastandola d’acqua. Una visione celestiale in questo momento
per Niccolò, che grato ringrazia Auxyry per averle permesso di delimitare
l’incendio e salvare lo straordinario bosco degli eucalipti, vera perla per
l’isola. L’aspetto di Niccolò è a dir poco funesto. A causa dell’impresa a
contatto diretto con il furore del fuoco si è completamente ricoperto di nera
fuliggine e il viso risulta essere permeato di un rossore nero, dandogli le
sembianze di persona appena uscita da un cratere di origine vulcanica.
Terminato il giro di ricognizione come giunge a Cala Maestra, infatti, genera
nel capitano un accorato stupore.
<<Corpo di mille Galee! Conte? Ma cosa le è capitato? Come
si è potuto ridurre in questo stato?>> domanda preoccupato il capitano
Saturnino.
<<Non è nulla capitano! Mi sono solo imbattuto in un probabile
incendio. >>
<<Un incendio? Ma non ho visto nulla?>>
<<Lo so, proprio perché sono intervenuto immediatamente non
lo ha visto. Diversamente si sarebbe potuto propagare divampando
repentinamente, estendendosi rovinosamente nel territorio, distruggendo il
bosco degli eucalipti. >> replica piuttosto affaticato.
<<Uoh! Ha salvato gli eucalipti! Mi congratulo con lei per
l’audacia e per essere stato in grado da solo di sventare l’incendio allora.
>>
<<Bisogna ringraziare Aurinia che lo ha permesso. >>
<<Già, vede che porta fortuna il nome che ho dato alla mia
Galea?>>
Il capitano è inconsapevole che Aurinia si tratti, in effetti, di
un vero e proprio porta fortuna per Niccolò.
<<Beh, non ci pensi più adesso, si distenda, gli faccio
preparare subito qualcosa da mangiare dopodiché, ho preparato un bivacco per la
notte, almeno riposeremo comodamente. >>
<<Ah! bene! Quando partiremo allora?>>
<<Partiremo domani mattina ora è troppo tardi per prendere
il largo. >> Dichiarò il capitano
<<D’accordo capitano farò come dite e grazie per le vostre
premure, siete persona meravigliosa. >>
<<Lasci stare le cerimonie suvvia e si riposi ora. >>
risponde il capitano emozionato per la gratitudine di Niccolò.
Quella notte … per Niccolò il lento assopirsi è difficilmente
raggiungibile, ma a un certo punto si lascia cullare dal delicato e copioso
frinire dei grilli e la stanchezza prende il sopravvento. Al risveglio
l’equipaggio il capitano e il conte si trovano una sorpresa davvero gradita. Un
piccolo capretto si era spinto verso di loro nella notte, probabilmente in
cerca della madre si è perso, pensando bene di stare al calduccio si è
sistemato vicino al bivacco. Come a sapere che Niccolò è amante d’ogni tipo
d’animale, e che per questo se ne sarebbe presa cura, questo gli si avvicina e
si coccola insistentemente vicino.
<<Piccolo!>> esclama Niccolò.
Dal canto suo il giovane non può fare a meno di carezzarlo e
subito s’instaura con entusiasmo un rapporto d’amicizia bellissimo. Niccolò lo
prende in braccio dolcemente e carezzandolo lo conduce verso il gregge di capre
selvatiche e mufloni. Un pochino più avanti, in un modesto rilievo ricoperto di
vegetazione erbacea e boschiva nella parte scoscesa di Cala Maestra, infatti,
trova il branco che lo ringrazia belando a mò di sorriso per essersi preso cura
del piccolo e per averlo riportato. Dopo questo piacevole intervallo gli uomini
salgono a bordo e l’equipaggio spiega la vela al maestrale. Percorrendo
l’incredibile arcipelago con il vento a favore si ritrovano verso luoghi da
sogno rivolti all’isola di Planasia.
L’ammiraglio Saturnino elargisce nuovamente il suo sapere, spiegando al giovane
con solerzia da cicerone le
caratteristiche dell’isola.
<<Conte deve sapere che l’isola è di formazione pianeggiante
costituita da rocce e fondigli conchiliferi dove si custodiscono pregiati
fossili marini. >>
<<Che meraviglia!È possibile trovare delle conchiglie
dunque, sa, ne sono appassionato?>> domanda Niccolò.
<<Sì e se ne trovano di molto belle anche. >> risponde
Saturnino.
<<Continui pure capitano. >>
<<Dunque vediamo … lungo la fascia costiera si può scorgere
la vegetazione di macchia bassa, solitamente ospita ginepri, cisto, mirto, il
lentisco, il leccio e in alcuni tratti vi sono viali di eucalipto e pinete di
Aleppo.
<<Splendido!>>
<<Mi dica capitano invece l’avifauna è prolifica anche qui
immagino?>>
<<Decisamente conte si trova per esempio anche l’upupa, il
gheppio, la pernice rossa, il gruccione, il marangone dal ciuffo e la Berta
Maggiore. >>
<<Spettacolare>>.
<<Già! I sublimabili che
regnano incontrastati in questo luogo da favola sono favoriti dalla
natura. Come le ho detto su ogni isola
il divenire è rappresentato da
molte specie di volatili che imperatori ne dominano le terre.
<<Meraviglioso capitano. >> Risponde ponendogli subito
dopo una domanda.
<<Capitano mi dica gli sarà capitato di andare sott’acqua
qualche volta?>>
<<Si certo!>>
<<Ebbene come sono i fondali?>>
<<Mi è capitato molte volte di assaporare l’effluvio che
rilascia l’estensione sottomarina, soprattutto quando ci vogliamo rilassare e
approfittarne per la pesca subacquea. O per concederci un banchetto con i
fiocchi a base di pesce, io e il mio fido prodiere Firmino siamo soliti
immergerci in queste acque che prolificano di fondali rigogliosi e cristallini
popolati da varie specie marine. >>
<<Che tipi di pesce si trovano?>> domanda il giovane
Niccolò.
<<Beh, per esempio si possono trovare intere praterie di
Posidonia Oceanica vero polmone del mediterraneo. >>
<<Interessante ! prosegua. >>
<<Ecco poi si trova il pesce ago, la salpa il dentice, la
triglia, il sarago e la sublime aragosta della quale ne siamo ghiotti. >>
risponde il capitano masticando a mò di sigaro un bastoncino di liquirizia
purissima che utilizza in gran quantità e per questo ne ha una grossa scorta
nella stiva.
<<Meraviglioso, se avessi tempo piacerebbe anche a me poter
fare un sopraluogo subacqueo, ma mi fido della vostra capacità, di conseguenza
se volete nel frattempo che sono via potete rallegrarvi immergendovi in
quest’oasi. >>
<<Già, è una bella idea conte grazie. >>
<<Mah! Capitano mi tolga una curiosità?>>
<<Si!Mi dica…>>
<<Sono curioso di sapere che cosa mastica così avidamente
quasi a tutte le ore?>>
<<Questa? Ah beh! Questa è liquirizia e di quella buona
anche, sa che le dico ne do un po’ anche a lei, fa bene e allo stesso tempo
ripulisce i denti. >>
<<Davvero? Grazie capitano mi piacerebbe assaggiarla.
>>
<<Ma certo ecco qua!>> e il capitano gli porge un
bastoncino pressoché nuovo, che il conte si prodiga subito ad assaggiare.
<<Ottima sì! Direi molto buona, grazie capitano, tuttavia
vada pure avanti con le spiegazioni in merito all’isola di Planasia che come
lei sa gradisco molto>>.
<<Pensi conte che possono capitare giorni in cui s’incontra
qualche testuggine e a volte anche grandi cetacei. Spesso si possono…ecco…Vede?
Guardi conte … guardi lì!>>
<<Cosa? Dove?>>
<<Guardi che meraviglia! Guardi lì quanti sono. >>
<<Oh! È vero! Che splendore!>> esclama sorpreso
Niccolò.
<<Come stavo appunto dicendo si possono incontrare
raggruppamenti di delfini come questo, principi sovrani indiscussi delle acque
mediterranee, che con il loro vocalizzo dolcissimo deliziano i marinai al loro
passaggio. >>
<<È magnifico vederne così tanti! E come ci sono vicini! Non
ha paura capitano che il branco si accosti troppo all’imbarcazione e magari
possa correre rischi di farsi male?>>
<<No! No non si preoccupi conte, i delfini sono abili
acrobati, amano avvicinarsi alla prua delle imbarcazioni e giocare nelle onde
generate dallo spostamento delle navi>> Ribadì il capitano.
<<Mah! Guardi capitano si riesce a vedere bene il dorso che
si mostra di varie tonalità del grigio, osservi, sui fianchi, hanno dei
particolari disegni, come la sagoma di una clessidra, ma sono parecchi. Quanti
saranno?>>
<<Ci sarà un raggruppamento più o meno di una quindicina
d’esemplari conte, li conosco molto bene, giacché ritengo siano creature
attendibili e fedeli amiche del mare, con la loro mole scaturiscono ilarità e
fascino nell’ammirarli. Inoltre è rara la possibilità di vederne così tanti da
queste parti, ma sa che le dico lei è proprio fortunato. >>
<<Quindi sono un privilegiato a questo punto. >>
afferma scherzoso Niccolò.
<<Be, diciamo che sì, indiscutibilmente si consideri persona
fortunata. >> risponde sorridendo il capitano.
<<Tuttavia tornando in merito all’isola, non avrò difficoltà
a esplorarla allora capitano, vista la sua configurazione pianeggiante?>>
domanda Niccolò.
<<No assolutamente, almeno per quanto la conosco è di
agevole perlustrazione. >>
Lo smeraldo colore del mare, le increspature delle onde che
procedono velocemente, deliziano i delfini che si spostano rincorrendo la
galea, come una giostra giocosa.
Il profumo che smuove la brezza si diffonde in ogni dove, la
fragranza che rilascia il mare inebriando il panorama è ciò di più bello si
possa immaginare, e tale nota colorata
rallegra Niccolò nonostante la missione notevole che deve portare a termine.
Momenti dopo … L’attracco a Cala Giovanna avviene senza ostacoli,
anche se la calura della giornata inizia a farsi sentire. Come al solito
l’equipaggio si separa da Niccolò per lasciarlo proseguire anche qui nella sua
ricognizione.
Camminando di buon passo, Niccolò decide di inoltrarsi attraverso
le bellezze dell’isola, dove la quiete che vi regna è impressionante. Tutto è
calmo, tranquillo, silenzioso, salvo il gradevole ritmo delle onde che giungono
a riva, che con sfrontatezza sbattono contro gli scogli e la brezza leggera che
alza i vortici di sabbia sul litorale. Percepisce le fragranze inebrianti dei
fiori che vi dimorano e vede un gruppetto di pernici rosse che volteggiano
serene scortate dalla leggera arietta che le agevola nel volo. Non nota nulla
nemmeno qui che gli possa far credere sia un nascondiglio per Zorhobos, troppo
evidente, troppo allo scoperto, non crede decisamente possibile si possa
insinuare in quei luoghi è impensabile. Difatti questo luogo è provvisto di un
fascino gradevole. All’improvviso il giovane Niccolò accusa un sintomo di
amarezza nel sapere Aurora nelle mani di Zorhobos e il senso di impotenza che
lo colpisce per non potere nulla al momento contro di lui lo attanaglia.
Tuttavia deve cercare di imporre a se stesso una risoluzione per portare a
termine la missione a tutti i costi. L’isola accarezza l’acqua del mare alla
maniera di un tavoliere sospeso, come fosse una chiatta con faraglioni scoscesi
che si gettano sul Tirreno.
Circa dieci chilometri quadri di rocce smerlate e totalmente
pianeggianti racchiuse in un incantevole fascino, un cuscino gigante che
traspare dal mare. Attraversando i versanti, il giovane scorge le erosioni a
forma di labirinto in un gioco di intersecazioni che incidono le rocce a Cala
di Biagio, dove è poco definirle ammirevoli. Pochi passi più avanti giunge alla
Baia Porto Romano un’insenatura di naturale bellezza. Percorrendo il sentiero
ammira le orchidee che spuntano regine tra le rocce bianche della Punta del
Marchese. Passa poi attraverso Cala San Giovanni che si sviluppa con una
spiaggia pittoresca in cui si nota le rovine di una villa romana. Mentre
l’ultimo tratto del percorso è Punta del Pulpito dove si gratifica ammirando il
panorama meraviglioso rivolto alla scogliera. Dopo aver battuto tutta l’isola,
Niccolò quasi sollevato dal fatto che non ci fosse segno delle influenze
negative, si dirige a Cala Giovanna per ripartire alla volta dell’isola Argon.
Circa un’ora dopo … l’equipaggio esegue le funzioni di partenza,
mollando gli ormeggi e levando l’ancora. Però subito dopo essersi allontanati
da terra, succede un imprevisto che li costringe a fermarsi. Il raggruppamento
di delfini incontrati all’arrivo sull’isola di Planasia si ripresenta in tutto
il suo complesso, ma questa volta sembrano insistere a seguirli fintanto che si
affiancano all’imbarcazione con ostinazione. Hanno l’intenzione forse di
invocare aiuto, come fossero preoccupati per qualche cosa che da soli non
riescono a fronteggiare.
<<Cosa facciamo conte?>> chiede il capitano.
<<Non si discute capitano, senza ombra di dubbio dobbiamo
seguire il gruppo di delfini, vediamo di cosa si tratta, anche se ritardiamo la
partenza non importa. >>
<<Ha ragione Niccolò è di vitale importanza preservare la
specie cercando di aiutare questi magnifici esemplari. >>
Così l’equipaggio si vede indotto a ritardare e a invertire al
momento la rotta per seguire il gruppo di delfini al fine che li conducano dove
hanno necessità. A ridosso dell’isolotto che si presenta scultoreo naturale
denominato Scola, composto da una scoscesa cordigliera dai lineamenti figurati
come una specie di piccolo altipiano, vi trovano, invero, un delizioso cucciolo
di delfino incagliato fra le guglie. Il piccolo
piangente invoca aiuto.
L’intervento di Niccolò e del capitano Saturnino si dimostra risolutivo
per la vita del cucciolo. Infatti, il
punto dove si era incastrato non sarebbe stato raggiungibile da suoi
simili, di conseguenza sarebbe stato
disastroso per il cucciolo visto che era bloccato fra due incavature a riva sulla sabbia. Discendono
immediatamente dalla galea Aurinia, il capitano Saturnino, Niccolò, Mauro e
Firmino il prodiere, intervengono urgentemente poiché il piccolo stava
soffrendo troppo. Chissà probabilmente è stato spinto fino a lì a causa della
bassa marea. Il piccolo delfino emette fischi e impulsi ad alta frequenza in un
disperato tentativo di svincolarsi. Niccolò si rivolge al capitano.
<<Capitano! Mi preoccupa che possa morire disidratato visto il sole
cocente. >>
<<Infatti, ho già detto a Firmino di prodigarsi a versare
continuamente dell’acqua sopra l’animale e a Mauro di proteggerlo dal sole con
un enorme telo fino a che non lo liberiamo, non si preoccupi. >> risponde
il capitano.
<<Grazie, io e lei capitano cercheremo di disincagliarlo,
spostandolo delicatamente dalla cavità che lo tiene prigioniero cercando di non
causargli ferite. >>
<<D’accordo conte. >>
Ed ecco che si avvicinano con delicatezza all’esemplare che si
dimostra abbastanza bendisposto alla loro vicinanza, cercando tutti e due di
stabilire un primo contatto con la creatura dandogli una carezza. In questo
modo si ritrovano alle prese con un cucciolo straordinario da salvare. Una
volta stabilito l’accostamento danno inizio lentamente allo spostamento.
<<Stia attento così…ecco… >> assicura Niccolò
<<Lo afferri bene dalla parte posteriore, adagio è mi raccomando.
>>
<<Si conte eccolo… c’è l’ho…>> risponde il capitano
spostando leggermente una pietra che impediva il salvataggio.
<<Attenzione capitano… >> ribadisce Niccolò
<<Si conte … >>
<<Io lo tengo da questa parte e lei dall’altro verso
capitano... >>
<<Attenzione… lentamente così… >>
<<D’accordo si procede piano… conte… guardi che si sta ……….
>>
<<Si ecco… si sta proprio disincagliando capitano è
meraviglioso e pare non abbia un graffio. >>
<<Già Niccolò è davvero una grande contentezza sapere di
avere salvato una creatura meravigliosa. >>
<<È vero capitano. >>
Il salvataggio riesce alla grande senza complicanze bensì il
piccolo delfino pare non aver avuto nessuna conseguenza. Con un guizzo e un
colpo di coda il piccolo cetaceo determina la sua libertà. Raggiante comincia a
saltare dentro e fuori dall’acqua, visibilmente spossato dalla situazione, ora
manifesta gioia ringraziando i suoi salvatori con un buffetto del muso a
saliscendi. E Niccolò gli dà l'epiteto di Niveo a causa di una macchia bianca
sulla fronte.
Ed ecco che attorno ai delfini si manifesta un carosello
improvviso, una serie di splendidi esemplari di gruccioni caracollano attorno
al branco, sfoggiando i loro colori policromi tendenti all’arcobaleno.
Probabilmente spinti dall’entusiasmo dopo aver visto la scena di salvataggio,
eseguono un turbinio giocoso di mirabolanti volteggi per poi dileguarsi felici
alla loro insenatura. Il complesso di esemplari di delfini ringrazia
l’equipaggio con sorprendenti acrobazie salutandoli giocosi. Dopo l’azione di
salvataggio portata a termine con successo, gli uomini si vorrebbero concedere
un rinfresco prima di risalire a bordo, ma sono costretti a rinunciarvi per il
sopraggiungere del maltempo.
Ormai … all’imbrunire la traversata sembra aver assunto un alone
d’incertezza. L’imprevedibile Mar Mediterraneo a volte si dimostra arguto e
sembra prendersi gioco dei marinai cambiando la sua mole fatalmente. Poiché ora
è smanioso e seguito da fosche nubi che si addensano sull’isola Argon. E nel
giro di pochi istanti una pioggia
torrenziale di notevole intensità si riversa su Etruria. Il vento di
maestrale soffia oltre i 30 nodi e costringe la galea Aurinia a rimanere
invariabilmente salda e ben ormeggiata nel porto di Cala Giovanna. Obbligando
il capitano, Niccolò e tutto l’equipaggio a mettersi al riparo nel migliore dei
modi e come possono, sotto la pioggia battente e la brezza che li colpisce
senza scrupoli. Il ponte della galea viene magistralmente ricoperto da un
grande tendale situato a poppa, per riparare il personale di bordo dagli
scrosci d’acqua, consentendogli di dormire all’asciutto.
<<Capitano, ma succede spesso che all’improvviso si
verifichino episodi climatici come questo?>> chiede incuriosito Niccolò.
<<Vede conte tali fenomeni si possono collegare a una fase
climatica denominata piccola era glaciale dal momento che è in grado di
provocare tempeste improvvise, bensì d’effetto il mediterraneo è alquanto
soggetto a bruschi cambiamenti. >> Risponde Saturnino coprendosi con un
telo impermeabile.
<<E voi capitano riuscite sempre a superare tutto questo e
soprattutto il volubile cambio del clima? >>
<<Deve sapere conte che il mare va amato, navigato con
profondo rispetto e massima considerazione, nonostante le sue smisurate
condizioni e i suoi cambiamenti di umore. >>
<<Lo immagino!>> .
<<Già!>> rispose Niccolò che in quel momento non può
fare a meno di pensare che forse potrebbe essere opera di Zorhobos, vista la
natura del maltempo.
<<Con un tempo così, quando pensa che si possa salpare
capitano?>>
<<Beh non stia troppo in pensiero. Seguendo la rotta che mi
indica l’astrolabio che rappresenta la posizione delle stelle viste da una
certa latitudine, domani mattina troveremo bel tempo e saremo in grado di
salpare per l’isola Argon non più tardi delle otto e vedrà saremo lì in breve
tempo. >>
<<D’accordo capitano, grazie e buona notte. >>
<<Buona notte conte. >>
Intanto a Statonia passano i giorni e di Niccolò nemmeno l’ombra.
A palazzo Orsini tutti quanti stanno sprofondato in un’atmosfera inquietante.
Cassio il maggiordomo è preoccupato, per di più non sa come porre fine agli
strani fenomeni di sparizioni che si verificano continuamente. Poiché dal
momento in cui si sono svegliati anche Luigina la sarta, Dionisio e Cassandra
sono svaniti nel nulla. Il cavalier Davide con i suoi fedeli prodi prosegue
comunque la ricerca assieme ai castellani, ma si ritrovano trascinati ogni
volta in un vortice di strane avversità, che si presentano in un susseguirsi di
vicende sfortunate impossibili da porvi rimedio. La sparizione di Luigina,
infatti, è avvenuta mentre la stessa si recava in sartoria a svolgere le attività
giornaliere. Nel tempo in cui udì un rumore sinistro provenire dalla sala dei
ritratti. A quel punto incuriosita vi si avvicina. E scopre che lo strepitio
aveva origine dalla parete dov’è esposto uno splendido ritratto di Niccolò
Orsini affianco a una vetrina con raffinati oggetti in ceramica. Allorchè la
donna si chiese a voce bassa <<Chissà da dove proviene?>> e
interamente attratta dallo strepito sinistro, si abbassa e si alza
repentinamente per cercare di trovare la fonte del rumore. L’insistenza di quel
sibilo si faceva sempre più assillante. Guardò in ogni angolo… pur non
scorgendovi nulla di strano. Tuttavia il sibilo la faceva impazzire.
<<Senti che roba! Tormenta i timpani è a dir poco insostenibile. >>
Allora la donna si abbassa di nuovo per localizzarlo meglio e… eccolo! ... sì!
… pare proprio provenga dalla parete affianco la vetrina. A quel punto si rende
conto dell’esistenza di un brillantino di ghiaccio cristallino che scaturisce
da un punto preciso attraverso la fessura in prossimità della finestra. Si
avvicina molto lentamente e per eccesso di agitazione sbadatamente la donna fa
cadere un vaso di rose posto su un basamento, che all'istante caracolla a terra
riducendosi in frantumi, causando un trambusto inatteso che mise in allerta gli
altri castellani. Il brillantino distribuisce la sua luce producendo un sibilo
tedioso che esercita una specie di richiamo incantato. Sfavilla talmente tanto
che Luigina rapita si avvicina per toccarlo. E in quel momento il brillantino
si anima più insistente e amplia la sua luminescenza fino a offuscare
completamente la vista della sarta, che come inebetita viene attirata
inevitabilmente alla parete. In seguito sopraggiunse nella sala Cassio il
maggiordomo che notando la scena cercò di strappare Luigina dalla morsa che la
stava inghiottendo. Però successe l’inevitabile e senza che la donna e il
maggiordomo potessero ribellarsi. Con l’aiuto dell’influsso così forte di
Matilde dall’interno delle mura, Luigina venne totalmente assorbita e condotta
come tutti gli altri dall’imperatore Zorhobos. Cassio ne rimase sconvolto e
precipitandosi a ridosso del muro volle vedere se riusciva a trovare un varco,
un’entrata, un modo per verificare dove fosse finita Luigina. Fu tutto inutile
la donna era sparita nel nulla e al maggiordomo non rimase altro da fare che
esporre ai cavalieri l’accaduto. Un'altra sparizione sconcertante fu quella di
Dionisio il paggio che avvenne durante il tempo in cui dopo aver badato ai
cavalli e messo in ordine le scuderie, si era recato a palazzo con l’intento di
farsi preparare una bevanda calda dalle ancelle, a seguito di un forte mal di
stomaco che gli impediva di proseguire il lavoro. In cucina però non trovò
nessuno. Il cuoco era forse andato a prendere le uova nel pollaio, piuttosto che
la verdura nell’orto, o che so, a prendere l’acqua e le ancelle saranno
occupate in chissà quale altra faccenda al di fuor della cucina. Si disse
Dionisio. Quella strana eclisse lo preoccupò al punto da dimenticare il motivo
che lo aveva condotto all’interno del palazzo a quell’ora. E si disse fra se -
è raro trovare la cucina completamente sguarnita di personale, normalmente c’è
sempre qualcuno. Si mise dunque a cercare altrove sperando di trovare a quel
punto gli altri. Gli sembrava di avvertire uno strepito provenire dalla loggia
e all'istante si protrae fino a lì. Giunto di fronte al muro che costeggia la
terrazza vide un diamantino di cristallo emettere uno sfolgorio e subito dopo
un tedioso sibilo inquietante. Dionisio curioso si avvicina … e il diamantino a
quel punto prende a ingrandirsi e roteare come una girandola, fino ad avvolgere
il giovane sospendendolo in aria, per poi catturarlo all’interno delle mura,
dove va a finire al cospetto di Matilde che a sua volta lo dirige come suo
solito da Zorhobos. Per Cassandra invece la sorte fu diversa. L’ancella si era
accorta che fra le mura del palazzo qualcosa non andava e volle sincerarsi che
tutto fosse apposto andando proprio nell’androne dove la presenza che sentiva
era forte. A quel punto il suo presentimento prende forma svelando la presenza
di Matilde. Cassandra scioccata la vede… e immediatamente le parla
<<Sei tu vipera! … sei tu che generi tale risonanza facendo
sparire le persone a noi care, devi fermarti, non puoi continuare così.
>>
Matilde dal canto suo non immaginava certo di essere colta in
flagrante, pensava di essersi nascosta bene, dove nessuno la potesse vedere, ma
poco importa, lei era lì per portare a compimento la reclusione di tutti i
castellani e quindi agire senza scrupoli. Cassandra in un impeto di furore la
assalì dandole uno schiaffo in pieno viso, cercando subito dopo di afferrarle
le braccia per poterla legare e catturare. Ma la furia di Matilde non ebbe
eguali. Non si aspettava certo una reazione del genere da parte di una perfetta
sguattera.
Punta dal vivo e furente come non mai, Matilde si gira di scatto e
con il dito della mano destra compie un giro incalzante, andando a colpire il
cuore di Cassandra la quale avverte come una gelida scossa e cadde a terra
tramortita. Senza indugio Matilde volle subito risvegliarla dandole uno
schiaffo con infima cattiveria.
<<Maledetta sguattera! Chi ti ha dato il permesso di ficcare
il naso in cose che non ti riguardano?>>
Urlò infierendo su di lei collerica. Tuttavia al momento Cassandra
non si ridestava. Matilde dunque fu
sopraffatta dall’istinto aggressivo e comincia a riempirla di schiaffi.
Smuovendo le sberle da una parte e dall’altra del volto. Voleva che fosse
sveglia per assistere alla sua ira. Si calmò solo quando vide che l’ancella
stava quasi per riperdere nuovamente i
sensi.
<<Cosa vuoi? Lasciami andare la tua persona mi disgusta.
>> intima ostinata Cassandra.
<<Disgustosa io… non hai ancora visto nulla. >>
Matilde acquisì temporaneamente la parola per dimostrare la sua
autorità e con un impeto davvero folle scaglia contro la povera Cassandra una
raffica di saette che la fanno barcollare e rabbrividire.
<<E adesso sei pronta a collaborare con me?>> Le
domanda furiosa.
<<No! Vattene!>> urla l’ancella con spirito
combattivo.
<<Sei veramente sicura?>>
<<Si! Non collaborerò mai con te! Vattene. Lasciami andare.
>> replica Cassandra tristemente tormentata e amareggiata.
<<Ah! È così? Allora ti faccio vedere io di cosa sono
capace. >>
Matilde afferra furiosamente Cassandra per un braccio e la accosta
alla parete incastonandola al suo interno ghiacciando completamente la zona che
la racchiude, ma lasciandole la facoltà di parlare, poiché il viso era al di
fuori della parete
<<Allora ti decidi sì o no a collaborare con me?>>
urla Matilde.
<<No!>> risponde lei costernata bensì ferma e decisa a
contrastarla.
Matilde a quel punto con una lieve mossa del dito fa progredire il
ghiaccio che inizia ad avanzare lentamente lungo il collo. Cassandra in quel
frangente si sente morire. Trema e il freddo comincia a penetrare nelle viscere
facendola smettere di lottare.
<<Allora?>>
<<Ho detto… di no! Mi dai il voltastomaco. >> formula
ancora Cassandra benché indebolita e a fil di voce.
<<A sì? Ti do il voltastomaco è? Allora proviamo così vediamo se ti rifiuti
ancora. >>
E andandole più vicino con aria di sfida, fa procedere il ghiaccio
che le arriva ormai fino al mento. A quel punto Cassandra tremante come una
foglia rischia davvero l’assideramento, si sente persa e spaventata, sta male
da morire e vorrebbe non avere ostentato tanto. Pensa a Benedetto il suo
cavaliere e si dice che forse è meglio collaborare piuttosto che morire in quel
modo.
<<Basta ti prego!>>
<<Oh! Che bella notizia ti senti morire è? Allora ti sei
decisa collaborerai?>>
<<Si! basta ti prego! Basta tirami fuori di qui. >>
afferma persuasa Cassandra.
<<Oh! … adesso devi dire: ti prego cara Matilde tirami fuori
di qui per piacere. >>
A fatica e con uno sforzo incredibile vista la situazione
Cassandra si decise a rispondere.
<<D’accordo! Ti prego cara Matilde tirami fuori di qui per
favore. >>
<<Ecco! Così si che mi piaci! Di sicuro andremo d’accordo
vedrai. >> Le disse prendendola per i capelli con una cattiveria
inaudita. E velocemente la convoglia furiosamente all’esterno della parete,
dove la povera ancella barcollante si sente riabilitare la circolazione.
Concessa nuovamente da Matilde dal momento che aveva bisogno che l’ancella
fosse in forze.
<<Ora ti renderò mia schiava sgualdrina che non sei altro!
Con il tuo aiuto farò prima del previsto a portare a termine la cattura di
tutti i castellani per condurli a Zorhobos. >>
A quel punto Cassandra fievole e remissiva non rispose più alla sua ragione, bensì totalmente soggiogata dalla donna si riversò ai suoi voleri pienamente in balia della stessa. Ormai impotente e inerme si lascia plagiare senza più opporre resistenza vista la furia della donna e soprattutto per i poteri che dimostra di avere. Mentre lei debole a tale forza generata da chissà quale entità si vide costretta a sottomettersi per non soccombere. Matilde la induce così a esercitare per lei in maniera totale. Dandole la possibilità di girare indisturbata a palazzo, affinché nessuno potesse sospettare che agiva per suo conto, del tutto pilotata dallo spirito delle influenze negative ai fini di adescare indisturbata i castellani rimanenti. Benché i cavalieri della farfalla dorata veglino assiduamente sul palazzo, si ritrovano a dover affrontare gli strani fenomeni e sfortunatamente si riconoscono a essere inermi dal porvi rimedio. Sembra che solo la possibilità di un prodigio possa far finire questi strani eventi e a quanto pare i cavalieri sono ben consci di non esserne provvisti pur dispiacendosene amaramente. Fanno assegnamento a questo punto sul rientro del conte Niccolò.
Passò la notte.
Capitolo trentacinquesimo
La mattinata si presenta radiosa all’insegna della bella giornata.
La propulsione dei rematori sfruttando il vento che soffia in poppa, rende
veloce l’andatura in un’atmosfera serena, lasciandosi alle spalle il maltempo.
La galea Aurinia volta a Portoferraio sull’isola Argon veleggia attraversando
fondali splendidi che presentano una varietà di paesaggi marini molto
suggestivi. Una cornice che offre baie, fiordi, calette circondate da boschi e
insenature chiuse da speroni rocciosi. La vita spartana che si conduce a bordo,
pare non dia disturbo a Niccolò, che dimostra di avere la pazienza adeguata a
chi va per mare, infatti, riposa nel castello di poppa affianco al capitano
Saturnino senza preoccuparsi affatto se sarebbero riusciti a superare il
maltempo. Durante la sosta al porto dell’isola di Planasia il cambusiere
Martino ha fatto scorta di cibi. Ha acquistato carne, sardine, pane, olio,
acciughe, panbiscotto, fagioli, fave, qualche forma di formaggio, frutta fresca
e bevande, certo di avere l’appoggio di Frisa e Lupus suoi fidi predatori di
topi, visto che normalmente sono una minaccia per il cibo conservato nella
cambusa della galea e con la loro maestria aiutano a tenerli lontani. Niccolò
si accorge, infatti, della donnola che sgattaiola tenace sopra l’albero
maestro.
<<Capitano che splendida creatura! Mi dica il nome di quella
bestiola è così carina è possibile scambiarle un buffetto?>>
<<Beh! Quella bestiola è la nostra Frisa. Certo che si può
accarezzare. Qualora si facesse avvicinare è abbastanza mansueta e una volta
stabilito il contatto si abitua a una presenza nuova. >>
<<Magnifico. >> Afferma Niccolò contento di sapere che
può avvicinare quella gradevole bestiolina.
<<Pensi conte che da quando l’ho trovata da piccola quasi
assiderata ai bordi di un sentiero è diventata incredibilmente domestica,
perché allevata dalla mamma di Lupus, una gatta straordinaria che si è presa
cura di lei con amore, come fosse un suo gattino ed è cresciuta con lui come
fosse una sorella. >>
La splendida donnola è lunga circa 30 centimetri, coperta da un
pelo raso e morbidissimo dal colore biondo rame sul dorso e biancastro
sull’addome. Ha zampe corte e robuste munite di unghie aguzze e taglienti,
orecchie curvate ed è scaltra e coraggiosissima. Tutte le volte che si presenta
l’occasione di una preda è la prima a fronteggiarla con successo, la sua
agilità è tale da farla correre e arrampicarsi repentinamente serpeggiando qua
e la.
<<È molto curiosa e simpatica, averla a bordo è una vera
gioia perché ogni tanto regala momenti davvero divertenti. Specialmente quando
scendiamo a riva e si butta in acqua … bè lì … con una giostra di sguazzate
incantevoli ci incanta sempre. Oppure da brava scalatrice quando si alza
fulminea sull’albero maestro a curiosare l’orizzonte come in questo caso.
>>
<<È davvero bella e Lupus invece?>> chiede Niccolò.
Lupus è un bellissimo esemplare di gatto europeo robusto e
muscoloso, dal colore bianco, nero, crema con macchie tigrate sparse, gli occhi
ovali - tondeggianti di un colore intenso verde-arancio.
<<Bè! Lupus pur essendo intelligente, grazioso e lesto
approfitta della scaltrezza di sua sorella acquisita per poltrire gran parte
della giornata, affinando la sua arte nel pazientare oltre modo. >>
<<Pertanto solo in casi estremi lui si prodiga a dare la
caccia ai topi?>> Gli domanda Niccolò.
<<Sì, infatti! Tuttavia non manca però di allietare
l’equipaggio, che ne è molto affezionato, con appassionanti espressioni
ludiche, mostrando la sua spiccata personalità gioconda ogni volta che ne ha
voglia. >>
<<Simpatico ma dové adesso?>> domanda Niccolò.
<<Sicuramente sarà appollaiato in qualche angolo della galea
a prendere il sole come suo solito, ma prima o poi lo vedrà comparire e potrà
constatare di persona la sua simpatia. >>
<<Già. E mi dica capitano è molto che viaggia per mare con
questo singolare e abile equipaggio?>>
<<È da parecchio tempo che godo della loro magistrale
compagnia. Sono molto fiero del mio equipaggio, si rivela una schiera di uomini
liberi che hanno scelto di fare la vita di mare al mio fianco ormai da tre
anni. Grazie anche a Edmundo il barbiere - dottore che si impegna a rendere i
suoi utili servigi a bordo, al compositore Mariano che ci diletta giornalmente
con la sua musica, regalando alla ciurma momenti di vera gioia. >>
<<Fantastico!>>
<<Passate le cime di ormeggio sulle bitte a riva e leviamo
l'ancora. >> esclama nel frattempo il capitano.
<<Agli ordini capitano. >> rispose Firmino.
Prima di scendere dall’imbarcazione il capitano spiega gli ultimi
particolari dell’isola a Niccolò.
<<Deve sapere conte che Argon è la più grande isola
dell’arcipelago. >>
<<Oh! Bene!>>
<<Anche qui il panorama si presenta unico e d’incomparabile
bellezza, guardi l’acqua del mare a contatto con i diversi tipi di rocce
presenti nel luogo?>>
<<Vedo si! Splendido!>>
<<Infatti! Guardi! Prende via - via una colorazione
dissimile da sembrare quasi fuori dal mondo, come in un altro pianeta. >>
<<Si Saturnino è proprio un angolo di paradiso. >>
<<Inoltre è facile da raggiungere, immersa nell’azzurro del
mare che l’attornia, prospera di lidi, spiagge dorate, lungomari, calette
pregevoli, litorali, coste e scogliere spettacolari a picco sul mare.
<<Splendida!>>
<<Adoro l’arcipelago toscano con le sue sette perle di inestimabile
splendore. Significano molto per me, la sensazione che provo nel visitarle ogni
volta è uno scoprirsi diversa, dove a ogni insenatura il mare policromo cambia
colore e i suoi fondali ricchi di pesci ne risaltano la bellezza. >>
<<Immagino>> conferma Niccolò.
<<Consideri conte che l’isola è lunga all’incirca ventisette
chilometri, per una larghezza di diciotto e per percorrerla questa volta ci
impiegherà un po’ più di tempo rispetto alle altre. Consiglio quindi di
avvalersi di un purosangue. >>
<<D’accordo capitano me lo procurerò certamente. Grazie.
>>
Il clima è mite discendendo a terra e gli uomini sono invasi
all'istante da un’esplosione di profumi e colori dovuti alla fioritura della
macchia mediterranea. Sull’isola la vegetazione domina lussureggiante e lungo
la costa primeggia il verde smeraldo dei cespugli d’euforbia. Sui pendii
prevale il giallo delle supreme ginestre. Sulle pendici alberi di tassi
sprigionano la loro bellezza, seguiti da carpini neri e meravigliosi boschi di
castagno. Nel punto di passaggio della gariga alle formazioni sabbiose
compaiono gli esuberanti lillà della lavanda. Invece l’acqua accarezza la riva
a ridosso delle baie prorompendo con il fascino del finocchio di mare. Per
concludere con il giglio di San Giovanni e la felce reale che signoreggiano sui
rilievi.
Niccolò si organizza per l’escursione sistemando la sacca a
tracolla sopra il farsetto e pone il mantello portato spavaldamente sopra le
spalle. E saluta la ciurma con il lembo del baschetto che subito indossa con
disinvoltura.
<<Capitano ci si ritrova più tardi allora. >>
<<Si conte a più tardi. >>
Niccolò in sella al destriero mansueto ma allo stesso tempo
impetuoso si accinge a imboccare i diversi percorsi per il sopraluogo
dell’isola. Durante il tratto di strada s’imbatte in antiche miniere e borghi
stupendi. Si addentra in un tragitto fiabesco, mentre scorre attraverso
sentieri che gli rimarranno impressi nella mente come fossero dipinti
magnifici. Anche qui l’isola è dotata di fascino e mistero che regala angoli di
sogno. Potrebbe perdersi lungo quei viottoli, dove la bellezza che ne
scaturisce fa riflettere sul fatto che non basterebbe una vita per poterne
ammirare le bellezze. Da qui il mare
appare velato di varie nuance, dal verde acqua, al turchese, lungo la riva
scorre il color porpora dei piccoli fiordi e dirupi che ne incorniciano l’area,
permeati dal verde rigoglioso della vegetazione. Il giovane Niccolò s’immagina
lì con Aurora posti di fronte a questi
scriccioli di bagnasciuga di cui è provvista Porto Azzurro. Si vede abbracciato
a lei tra sogno e realtà, a osservare il cielo che rilascia colori cremisi
scambiandosi amabili baci. Estasiati dall’armonia delle fragranze e dal lieve
sussurro della brezza che erompe tutt’intorno. Una cartolina, un incanto.
Tuttavia il giovane spera vivamente che Aurora stia bene e che riesca ad
attendere il suo arrivo.
Inoltrandosi nei varchi dell’isola, galoppando lentamente
costeggiando i sentieri, nota una scultura naturale scolpita dal tempo su
granito. E ammira come la natura sia maestra di opere d’arte d’ineguagliabile
bellezza. In una posizione di sovranità poggia magnifico il Forte Stella
costruito in mattoni di terracotta dalla colorazione rossiccia. Sovrasta
indomito la collina ed eccelle su tutta la baia di Portoferraio. Niccolò si
dice persuaso dal considerare un buon posto per nascondere un potere assoluto
come quello di Zorhobos, ma non vede nulla che possa dare adito a sospetti
d’invasione. La realtà che vi trova invece è cadenzata dagli scorci dei litorali
che si mostrano a volte di ghiaia bianca esaltando la bellezza delle acque
cristalline, mentre in altre di fine
sabbia. Insenature splendide come
Procchio in cui ci si può spingere fino a incontrare un isolotto d’incanto.
Cavalcando poco più avanti attraversa il promontorio dell’Enfola caratterizzato
da una piccola fascia di terra che versa su due spiagge ricoperte di ghiaia
bianca. Più in là attraversa Cotoncello munito d’impareggiabile fascino, poichè
aggrappato a insenature e scogli bianchi, che ornano il litorale, dando origine
a singolari nicchie come bacini o piccole piscine contornate di sabbia. Nel
luogo in cui il giovane si sente unico spettatore davanti a tale magnificenza
distribuita tra cielo, mare e terra. Passa ora attraverso la stupenda spiaggia
di ghiaia bianca di Colombaia che vanta una straordinaria scalinata che sfocia
sul mare. E attraversa poi un sentiero immerso nella bassa boscaglia di
rosmarino selvatico che rilascia una fragranza straordinaria.
Più tardi ...
Dopo aver oltrepassato tutto il versante e le battigie adiacenti
che vantano circa una settantina di spiagge d’un incanto senza pari, si avvia
verso Portoferraio. Il capitano vede giungere Niccolò ed è contento di appurare
che anche questa volta le sue amate isole dell’arcipelago toscano sono ben
lungi da ospitare un’entità come quella sciorinata da Niccolò. Allo stesso tempo gli dispiace che non
riescano a scoprire il luogo di reclusione dei castellani. Cosicché seduti
all’aria aperta completamente rilassati consumano la cena a base di gallette,
riso e carne di maiale, per poi concedersi infine una lieta serata in compagnia
della musica di Mariano e di qualche partita a dadi da sollevarli
dall’apprensione.
Di primo mattino … la galea Aurinia veleggia bassa sulla superficie del mare dove approda placidamente a Cala Rossa sull’isola Aegylon Zecvers, nonostante si stia per alzare il livello del vento.
<<Com’è quest’isola capitano?>> domanda con simpatia
Niccolò.
<<Pensi conte che la superficie dell’isola è di 44 ettari
circa. È caratterizzata da costa frastagliata che crea piccole insenature in
cui l’acqua assume colori diversi a seconda della vegetazione. >> Gli
dice il capitano in tono attento, sistemandosi i capelli che per via della
leggera brezza si erano scapigliati e il cappello stava per volar via.
<<Bene, quindi non è molto grande?>>
<<È un piccolo scricciolo d’isola bensì senza dubbio dotata
di notevole bellezza. >>
<<Non ci sono dubbi pare evidente che la bellezza prorompe
nel territorio circostante l’arcipelago. >> dichiara Niccolò.
<<Già, passando attraverso il litorale scorgerà
l’Architiello per esempio. >>
<<L’Architiello? Che cos’è?>> Chiede Niccolò.
<<È una scultura naturale creata dall’azione dell’acqua
sulla roccia calcarea che nei pressi di quel mare forma una sorta di piccolo
lago racchiuso a nicchia, vedrà è strepitoso. >>
<<D’accordo stupendo. Ah un’altra cosa, quanto tempo ci
vuole a percorrerla?>> Chiede Niccolò.
<<C’impiegherà più o meno dalle tre alle quattro ore, se non
vi sono ostacoli e a seconda se va a piedi o a cavallo. >>
<<D’accordo capitano come sempre ci diamo appuntamento a più
tardi, preferisco percorrerla a piedi, ho l’impressione che sia un’isola colma
di splendore, merita pertanto l’attenzione necessaria. >> risponde Niccolò.
<<Già. Ha visto giusto conte. Spero per lei in una buona
esplorazione. Per quanto riguarda noi l’aspetteremo al porto come sempre non si
preoccupi. >>
<<Grazie capitano a dopo. >>
Capitolo trentaseiesimo
Incamminandosi lungo le arterie … il giovane percorre la strada di fattura medievale dal suggestivo e incantevole fascino. Conduce in un regno incantato, come le strade illustrate sui libri per bambini che portano allo splendido palazzo reale, mentre qui porta alla nobile chiesa di Santo Stefano. Il giovane evidenzia che non vi è isola dell’arcipelago che non erompa di bellezza, regalando profumi, sensazioni, colori e angoli nascosti pregevoli. L’intera isola è un tripudio di colori, un’esplosione di fiori, la vegetazione è ricca di cardi, artemisia e menubi. Mentre nelle sue pendici ospita un’esplosione straordinaria di capperi che incorniciano la macchia, motivo per cui ne stabilirono il nome gli raccontava il capitano Saturnino.
Giunge poi a Punta Cala del fondo e … <<Toh! Guarda
qui!>> Esclama a voce alta <<Eccolo lo stagnone, lo diceva
Saturnino è strepitoso. >>
L’intera gora a ridosso dei rilievi esplode in uno scorcio
sommerso nell’incanto di fiori rossi, rosa, bianchi, come in un quadro di
Monet. Mentre una colonia di piccole raganelle domina lo specchio d’acqua.
Pochi passi più avanti attraversando il sentiero, sulla sponda del bacino
d’acqua a un certo punto nota una figura splendida, accompagnata da uno stuolo
di ancelle e scudieri intenti ad abbeverare i cavalli. La bellezza della donna è singolare, sparge
perfino un alone flou carminio delizioso che le attribuisce un fascino
misterioso. Ha un abito elegantissimo e di splendente fattura, di color cremisi
e un susseguirsi di veli sovrapposti uno sull’altro con gradazioni dello stesso
colore. Sembra una sorta di vestito a ventaglio, ha il bavero rialzato fino
alla nuca di un dorato scarlatto che la fa apparire come in un sogno. La
creatura è immersa nei suoi pensieri deliziandosi al sole, al seguito
un’ancella le smuove l’aria con un delicato ventaglio. La giovane creatura
sembra avvalersi di portamenti regali poiché seguita da cortigiani. Niccolò non
vuole disturbare quell’idilliaco quadretto e decide di passare oltre, però non
manca di chiedersi chi fosse quella creatura così evanescente.
Mentre segue il viottolo s’imbatte in un giovane e ne approfitta a
fargli subito una domanda.
<<Buon giorno. >> Saluta Niccolò.
<<Buon giorno a lei forestiero. Sono Valente il custode.
>>
<<Piacere di conoscerla. Sono Niccolò il conte Orsini e mi
dica cosa sorveglia in un posto così piacevole?>>
<<Vede mi occupo di salvaguardare questi luoghi incantevoli
che lei sta attraversando, per servirla. >>
<<Posso disturbarla per fargli una domanda?>> Gli
chiede.
<<Ceto! Mi dica, la prego conte. >> Risponde l’uomo.
<<Intendevo sapere, se lei è così gentile da dirmelo, chi è
quella donna che quando si muove sembra il sole?>>
<<Ah! Si lei è l’imperatrice. >>
<<L’imperatrice?>>
<<Sì! Lei è Xunerya unica imperatrice di Aegylon Zecvers il
regno del giusto fuoco.
<< ah! Sorprendente!>>
<<Ecco… l’imperatrice vive nel torrione imponente
abbarbicato sul versante frastagliato di cui padroneggia il borgo, al Forte San
Giorgio, da qui la torre incide la sua figura a guardia dell’isola. È un
complesso architettonico di mirabile imponenza, che si innalza su tre piani,
dove risalta il vestibolo in stile solare. Sfoggia lo stemma gentilizio
scolpito in marmo con capace maestria e raffigura un enorme sole che avvolge
con i suoi raggi tutto il portale che costituisce l’ingresso principale.
Affacciato sul viale che da accesso al complesso c’è il salone che mostra il
parco che si apre su viali secolari che si spingono fino al bacino d’acqua a
ridosso del versante frastagliato. >> risponde l’uomo con perizia di
particolari.
<<Come mai vive sola?>> Gli chiede Niccolò.
<<L’imperatrice è stata vittima di cospirazioni talmente
infide, che nel giro di poco tempo le hanno tolto tutti gli affetti e ora lei
non vuole vedere più nessuno salvo la sua fida servitù. >>
<< Ops! Poverina! Accidenti! E come mai?>> Domanda
Niccolò.
<<La realtà dei fatti si è svolta nello specifico giorno
d’estate. Di buon mattino si presenta alla fortezza un’orda di falsi paladini
che fingendosi contendenti venuti ad Aegylon Zecvers per chiedere la mano di
Xunerya, si prostrarono davanti all’imperatore Xynyon e imperatrice sua madre
Xynya.
<<Si spacciarono per impavidi cavalieri?>>
<<Si! Per falsi avventurieri e ricchi possessori di terreni
provenienti da Herculem, disposti a donare le loro ricchezze pur di sposare la
loro figlia. >>
<<No!>> esclama il giovane costernato.
<<in realtà gli imperatori all’epoca non intendevano far
sposare la loro figlia, a meno che non fosse lei a volerlo per prima, ma
ritennero interessante la proposta di quei malfattori credendo alle loro
promesse.
Pertanto contavano sul fatto d’instaurare alleanza con una città
di forte ascesa economica come Herculem. Di conseguenza si sono visti
disponibili a dare qualche possibilità agli avventurieri invitandoli a rimanere
un paio di giorni, in modo tale da far stimare alla figlia l’eventuale
proposta. >>
<<Perbacco! E dopo?>>.
<<Disgraziatamente però si dimostrò falsa la loro
affermazione e imperterriti furono svelti nel portare a termine invece uno dei
più ignobili delitti commessi a discapito di imperatori del reame di Etruria.
>>
<Incredibile!>>
<<A quei lestofanti poco interessava la sorte
dell’imperatrice, stringere alleanze o prodigarsi a favore di altri, avevano
ben altri scopi. Agirono di notte indisturbati approfittando dell’ospitalità
dei regnanti.
Si condussero lesti come iene a ridosso della stanza degli
imperatori dove accoltellarono di soppiatto le guardie prendendole di spalle.
Erano a conoscenza della peculiarità dei sovrani che durante il torpore della
notte erano soliti bere, misero quindi nella caraffa un potente veleno “la
bella donna”, provocandone la morte immediata. In seguito s’introdussero di
soppiatto nelle stanze delle ancelle, assalendole e facendole perdere i sensi.
Le ancelle che dormivano beate al momento non si accorsero di nulla, se non
dopo che quei manigoldi diedero inizio a una cruenta violazione delle stesse.
>>
<<Vigliacchi!>>
<<Le poverine colte da un improvviso tumulto di violenza
scandite da urla strazianti, tentativi di fuga e strepitii contro il
mobilio, incominciarono a vaneggiare
urlanti. Gli uomini imperterriti senza remora portarono avanti quello strazio a
suon di schiaffi, pugni e sputate in faccia, violentandole ripetutamente
lasciandole tramortite a terra straziate e svenute. >>
<<Manigoldi furenti! Bestie inferocite! Rifuggo da un comportamento
simile! Mi rende sterile al solo pensiero. Mi induce a differire dal far parte
del genere umano quando sento cose del genere. >>
<<Già purtroppo! Pensi che dopo si apprestarono a fare
razzia di tutto quello che potevano, forzieri, gioielli, scrigni, bauli, posate
d’argento, tutto, scappando all’impazzata, lasciando dietro di loro solo un
odore acre di morte. >>
<<Pazzesco!>>
<<La bella Xunerya si salvò da quello strazio, perché si era
andata ad addormentare sull’altura in cima al colle, come di solito faceva
quando era sonnambula e vi si recava inconsciamente in cerca di serenità.
Da lì poteva beneficiare di vedute suggestive e mirabili volte
verso punta del Trattoio dal Monte le Penne. Un territorio dal sapore di paesi
lontani, dotato di fiordi e scogliere scoscese con colorazioni decise dove i
dirupi si buttano sul mare con tonalità policrome a seconda dei blocchi di
roccia posti comodi e silenti. >>
<<Forte! E si recava lì spesso?>>
<<Sì e quando andava lì… diceva che avesse francamente
l’illusione di essere in un altro luogo. Addirittura L’imperatore Xynyon
sapendo la stranezza della figlia, aveva fatto costruire uno splendido gazebo
in alabastro e vi aveva fatto incastonare una serie di poltroncine, un tavolino
e una splendida ottomana con coperta imbottita per ricoprirsi la notte.
>>
<<Meraviglia! Che pensiero garbato. >>
<<Pensi che tuttora è solita andarci quando al crepuscolo il
sovrano del cielo sfolgora i colori delle fiamme e ricopre l’altopiano di un
arcobaleno di sfumature cremisi, richiamata probabilmente dalle forze
indiscusse di Efesto il Dio del fuoco figlio di Zeus. >>
<<Incredibilmente singolare. >>
<<Tuttavia questo è quanto dice la gente. Forse per dare una
ragione alle sue improvvise uscite serali, ecco il motivo dell’isola denominata
“del giusto fuoco”, per via dei colori del tramonto che richiamano Xunerya in
cima al colle del Monte le Penne. >>
<<Interessante e sconcertante allo stesso tempo e dopo che
cosa successe?>> Chiese Niccolò a Valente il sorvegliante.
<<Ebbene! … quel giorno Xunerya si svegliò di primo mattino
avviandosi di ritorno verso la torre.
Ma quando vi arrivò… l’impatto fu sconcertante … una visione per
lei davvero raccapricciante. Le si gelò il sangue di fronte a quello scenario.
Vide le ancelle del quale fra l’altro era molto legata, tramortite livide e
piene di sangue E strabuzzò gli occhi nel vedere le guardie ammazzate
brutalmente a ridosso della porta d’ingresso della stanza da letto dei suoi
genitori. Inoltre, cominciando a prevedere il peggio, iniziò a sudare freddo e
tremando percorse pochi passi per addentrarsi nella stanza che sapeva forse
avrebbe trovato un increscioso evento impossibile. Con il cuore in gola,
infatti, e con accorato stupore vide riverso a terra suo padre con la fronte
rivolta in basso e dall’altro lato in una posizione che dava ad intendere che
stava cercando di unirsi a lui con la mano, sua madre girata di spalle. Xunerya
rabbrividendo, piangendo e delirando li chiamava, li carezzava cercava di
destare in loro qualche rianimazione ma nulla. Tutto fu vano. La morte per
avvelenamento di entrambi i genitori si è dimostrata rapida fatale e
istantanea. Xunerya adorava i suoi genitori e dal momento della loro perdita è
come se le avessero tolto l’anima. Loro erano il suo respiro, il suo rifugio,
di conseguenza si ammalò, per lei fu un vero trauma, non volle più vedere
nessuno. Si rifiutava di mangiare, bere, si voleva lasciar morire, se non fosse
stato per Hyhutor suo fedele maggiordomo che la spronava ogni giorno a vivere,
non gliel’avrebbe di certo fatta. >>
<<Che triste storia!>>
<<Già! Ora almeno ogni tanto la vedi uscire a prendere
qualche boccata d’aria assieme al suo stuolo di aiutanti. >>
<<Incredibile! La dolcezza prevale dalla sua aura,
nonostante il velo di tristezza permane comunque, povera Xunerya. >>
Asserì colpito dall’accaduto il giovane
Niccolò.
<<Già. >> Confermò Valente.
<<A proposito … qual buon vento la porta da queste parti
conte?>> Gli chiede il sorvegliante dell’isola aggiustandosi la
giacchetta.
<<Sono qui per via delle influenze negative di Zorhobos che
spira su Etruria, a proposito ha notato nulla di strano ultimamente?>>
Valente non chiede nemmeno di cosa si tratti poiché aveva sentito
dire da dei marinai, di questa trasformazione di ghiaccio che avanzava su Etruria.
<<No! Almeno al momento non mi sembra, sono abbastanza al
corrente di quello che succede nell’isola. Non ho riscontrato nessuna
trasformazione almeno apparentemente. >> rispose gentile il sorvegliante.
<<Bene, mi auguro che a fine perlustrazione io possa
confermare questo esito Valente. Per ora la saluto, continui a vegliare
sull’imperatrice e grazie per le sue spiegazioni. >>
<<Figuriamoci. La saluto conte buon proseguimento. >>
Pertanto Niccolò … prosegue spostandosi a piedi e nota degli
anfratti marini dove si sono creati dei versamenti di origine vulcanica e al
poggiarsi dei raggi del sole, scintillano dei veri brillanti. Non può fare a
meno di dirsi fortunato per avere queste possibilità che lo conducono in mondi
senza eguali, dove addirittura si sente rinvigorire. La purezza che aleggia in
questi luoghi è unica, la mancanza di inquinamento acustico e atmosferico gli
permette di ascoltare la natura con i suoi richiami. È conquistato dal modo in
cui il gorgoglio del mare fa brezza sul panorama, si compiace nel costatare
come il silenzio si nutre della sonorità naturale, ed è entusiasta nel
compiacersi dell’aria pulita che emana fragranze ed effluvi mirabili.
Ammira i meravigliosi esemplari di gabbiani reali, le allodole, i
falchi di palude, i corvi imperiali che sfoggiano fieri la loro capace arte del
volare. Chi trovandosi davanti a questo vivido eden, non gradirebbe essere un
gabbiano per poter volteggiare libero e sicuro nell’immensità del cielo?
Piuttosto che sussistere come un purosangue per galoppare lungo gli spazi
rigogliosi con audacia e agilità, o magari essere uno splendido delfino per
solcare questo mare, cantando e volteggiando giocoso la propria gioia? Pensa …
tutti lo vorrebbero. E al giovane Niccolò piacerebbe davvero tanto. Ora si
protrae lungo gli stradelli che salgono fino alla Torre della Regina e ritrova
nuovamente quella sensazione già provata quando uscì dalla tomba di Sileno dopo
aver percorso un po’ di strada e avvertì una leggera brezza gelida che si
introduceva nelle ossa.
Ora gli succede la stessa cosa, il colpo di vento passa svelto,
ghiacciato e terso, come una patina da fendere l’aria, al punto da farlo
rabbrividire, poi passa, in un attimo comè arrivato. Chissà perché? … si
domanda. Ogni tanto si verificano tali gelide folate di vento, proprio qui
all’isola di Aegylon Zecvers? Che sia equivalente al fatto di essere vicino a
Zorhobos? Mah! Un momento! … cos’è quel
brillantino di ghiaccio che vede a ridosso di quella rupe? Si chiede. Si
avvicina per poter osservare meglio quel soggetto avvolto in un’estensione di
prati e fiori variopinti da lasciarlo incantato. La manifestazione del
brillantino di ghiaccio si fa più evidente. Sul versante della Baia dei
Gabbiani un piccolo frammento di ghiaccio si vede confusamente vicino alla
rigogliosa selva, dove il riflesso dei raggi del sole amplifica la luminosità,
tanto da rendere impossibile il solo guardarlo altrimenti accecante. Sì è
proprio lo steso brillantino. Lo stesso tipo di diamantino di cristallo che si
è manifestato ad Aurinia, questo può solo significare che Zorhobos è vicino e
probabilmente si sta già diffondendo la screziatura ghiacciata nel territorio.
Visitando Aegylon Zecvers interamente, Niccolò non nota nient’altro che lo
possa aiutare a determinare che lì fisicamente vi sia lo spirito delle
influenze negative. Più tardi dopo aver compiuto il percorso a ritroso giunge a
Cala Rossa, dove ad attenderlo come sempre, trova l’equipaggio e il capitano
Saturnino, che lo aspettano con ansia per consumare la cena e poi coricarsi
sereni.
<<Ben giunto. Com’è andata conte?>> gli chiede curioso
il capitano.
<<Abbastanza bene capitano. A parte l’essere venuto a
conoscenza di una triste vicenda e aver avvistato qualcosa… >>
<<Cosa intende?>>
<<Ebbene ho visto
altresì l’imperatrice dell’isola della quale mi hanno raccontato la triste
storia. >>
<<Oh! Si molto triste vero? Già! Mi ero completamente
dimenticato di farle presente che sull’isola vive Xunerya l’imperatrice triste,
della quale tutti sanno le sue sventure. Mi perdoni avevo in mente di
illustrarle l’isola e ho trascurato questo particolare rilevante, dato che
tanta è la tristezza che riempie l’aria nei dintorni della sua dimora che quasi
avrei voluto sorvolare che non sussistesse. >> Replicò Saturnino.
<<Già! E poi mi dica che altro Niccolò?>>
<< E poi … bè… a parte un piccolo particolare che ho notato
alla baia dei Gabbiani potevo asserire con certezza che tutto fosse apposto.
>> risponde rattristato Niccolò.
<<A cosa si riferisce Niccolò?>>
<<Ebbene! Mi riferisco a un piccolo diamantino di ghiaccio
perfettamente uguale a quello mostratosi all’inizio alle cascate naturali del
Gorello ad Aurinia. >> replica Niccolò.
<<Ed è grave?>> chiede il capitano.
<<Beh! Sì! Tutto è partito da un piccolo frammento di
ghiaccio e ho idea che siamo più vicini allo spirito delle influenze negative
di quanto possiamo immaginare. >>
<<Capisco!>>
<<Tuttavia limitiamoci per ora a sperare che domani per
ultima Urgon Zurhusrna l’isola più piccola dell’arcipelago, possa darci
ulteriori risposte. >> dichiara Niccolò.
<<D’accordo conte. Ora si svaghi e ci ridia l’onore di
consumare la cena assieme. >>
<<Capitano ha ragione d’accordo godiamoci la cena. >>
Dopo aver trascorso la notte apparentemente serena …
La mattina … si risveglia a seguito dello strepito degli alberi
che si agitano a causa del forte vento di libeccio che sta investendo il
territorio, causando non pochi allarmi all’equipaggio e al capitano. Al
risveglio Niccolò chiede al capitano che cosa è successo, notando le vele
arrotolate confusamente e tutto attorno al ponte un gran guazzabuglio.
<<Capitano … ma cosa è successo?>>
<<Oh! Si ! È … colpa del Libeccio. >> risponde il
capitano.
<<Il libeccio? Non ne conosco i particolari di
provenienza?>> afferma Niccolò.
<<Conte deve sapere che il libeccio è un vento che soffia da
sud-ovest e spira dalla Libia, di solito
insegue una perturbazione, infatti, le nubi cumuliformi hanno scaricato piogge
molto intense questa notte. >>
<<Come? A che ora capitano? Possibile che non abbia sentito
nulla è strano di solito anche io mi sveglio presto?>> Gli chiede
Niccolò.
<<All’alba conte. Vede normalmente mi alzo per guardare la
forma del mare, sarà successo tra le 4 le 5 del mattino. E il maltempo si è
manifestato all’improvviso e irruente. >>
<<Perdinci! Strano che non l’abbia sentito… può essere che
fossi più stanco di quanto immaginassi. >>
<<Probabilmente! Vede conte è un vento che origina raffiche
anche molto forti, ma così come si è generato… altrettanto rapidamente è
cessato, inoltre sono sicuro che non avrà sentito nulla per via della
stanchezza, non sembra, ma procedere a piedi tutto il giorno indebolisce le
forze e il sonno ristoratore entra in possesso delle nostre risorse
energetiche, per rinvigorirle e sinceramente non me la sono sentita di
svegliarla. >>
<<La ringrazio capitano anche se mi dispiace non esservi
stato d’aiuto. >>
<<Non si preoccupi,
avevo tutto sotto controllo, vista la mia padronanza in merito alle
condizioni meteorologiche, sapevo che sarebbe cessato di lì a breve. >>
<<La ringrazio per la sua encomiabile premura capitano e mi
dica, quando riusciremo a partire allora?>>
<<Il tempo di fare colazione e subito dopo raggiungeremo
Urgon Zurhusrna in men che non si dica, il vento ormai dovrebbe calare e
tornare nei giusti valori. >> risponde il capitano sicuro di se come il
solito.
Una volta saliti a bordo in partenza per Cala Scirocco volti
all’Isola di Urgon Zurhusrna, si ritrovano però a dover fare i conti con uno
strano fenomeno. Nonostante il capitano si fosse preparato a ogni eventualità e
ad aprirsi la strada nelle acque del mediterraneo lentamente, all’improvviso …
così dal nulla, in un totale e solido silenzio coperto da un arcano mistero,
sopraggiunge impetuosa e seguita da un brusio inspiegabile una gigantesca
lavina di ghiaccio. Gli uomini a bordo si voltano di scatto e nemmeno il tempo
di allontanarsi con la galea Aurinia, che l’equipaggio vede calare su Aegylon
Zecvers un sipario sconcertante. Un trambusto potente li lascia senza respiro,
poiché l’impatto con l’acqua è sconvolgente. Al loro passaggio l’incombenza di
un’enorme coltre di ghiaccio ha quasi completamente sommerso l’isola.
<<Guardi conte! Impossibile ma che succede?>> si
domanda Saturnino.
L’equipaggio si precipita dalla parte destra della galea per
vedere meglio di cosa si tratta.
<<Non lo so capitano è devastante! Solamente le forze
dell’influenza negativa governate da Zorhobos possono generare tale spaventosa
entità!>> afferma Niccolò.
Una morsa di ghiaccio seguita da una massa melmosa di ghiaccio che
si muove alla velocità di una lava…
capace di inghiottire uomini, costruzioni e tutto quello che
incontra… ha completamente permeato l’isola Aegylon Zecvers. L’intero
equipaggio rimane a bocca aperta davanti a quello scenario glaciale. Mauro
prende il timone modificando leggermente la rotta. Firmino cerca di porre
attenzione facendo allontanare la prua dalla direzione dell’isola, evitando di
fare sbandare la galea. Mentre Martino, Edmundo e Mariano guardano quello
scenario glaciale rimanendone stupiti. Difatti, la vasta coltre bianca che si
richiude dopo il loro passaggio sta cancellando ogni traccia di quello che
prima vi esisteva.
<<Spaventoso! Un episodio inspiegabile. Incredibile!>>
esclama Saturnino
Zorhobos dal blocco zirbhas si era prodigato di estendere la sua
coperta di ghiaccio cominciando dall’isola Aegylon Zecvers per assicurarsi che
la galea Aurinia non vi facesse più ritorno e rendere impossibile per qualsiasi
altro poterla perlustrare. Premurandosi di prelevare i suoi abitanti,
l’imperatrice e cancellando interamente il Blocco Flhuz appartenente
all’imperatrice situato nella fortezza. Zorhobos si sarebbe di lì a breve
impossessato delle isole dell’arcipelago come di tutta Etruria.
<<No! Non può essere! L’imperatrice Xunerya, il sorvegliante
Valente?>> esclama inorridito Niccolò al ricordo di quella dama già
sfortunata di se, decisamente addolorato.
<<Su non faccia così Niccolò, può darsi che si sia salvata.
>>
<<E come? Non è possibile vista l’entità della slavina di
ghiaccio. >>
<<Non saprei? Ma dobbiamo sperare conte che sia possibile, è
l’unica cosa da fare al momento. >> Gli ripeté sicuro il capitano.
<<D’accordo capitano proverò a non pensarci per ora.
>>
Pur addolorati per accaduto si vedono costretti a proseguire senza
voltarsi indietro, altrimenti non ce l’avrebbero fatta a superare l’episodio.
Per di più sarebbero tornati sul posto dando la precedenza al verificare se gli
abitanti dell’isola stessero bene, mettendo in pericolo la missione e l’unica
possibilità di trovare Zorhobos. Di effetto, loro malgrado, si orientarono seri
a esaminare il mare all’orizzonte per proseguire se pur costernati. La rotta
era ormai decisa. Il capitano spiega le vele e la galea Aurinia si allontana
con il panico tra l’equipaggio per paura che il vento possa spingerli contro la
banchina.
Per fortuna il mare che si presenta senza particolari ostacoli
dopo la mareggiata della notte, si dimostra essere magnanimo nei loro
confronti. Durante il tempo in cui man mano si allontanano, non possono non
notare l’acqua camaleontica che da un verde cristallino, muta in un blu cobalto
dagli effetti stupendi. Nonostante l’amarezza, l’equipaggio della galea Aurinia
sta veleggiando pacatamente, rivolto a un solo pensiero nella mente, lo sfacelo
che ha appena attraversato l’isola Aegylon Zecvers, la sorte della dolce
imperatrice e le conseguenze che potrebbero ricadere su tutta Etruria. Non
manca all’appello l’ampia distesa d’acqua salata che come sempre è presente
allo scenario del mondo con una calma piatta, dove contemporanei lo sono la
volta celeste e il sovrano del cielo che oggi rivolge i suoi possenti raggi in
prossimità della galea, scortandola fino a destinazione, dove approda dopo
mezzogiorno a Cala Scirocco sull’Isola di Urgon Zurhusrna.
<<Mi ragguagli sui particolari di tale isola capitano, sia
gentile. >>
<<Si conte ha ragione ora cercherò di illustrargliela.
>>
<<Urgon Zurhusrna è dotata di straordinaria bellezza,
valorizzata dal carattere roccioso che offre uno spettacolo naturalistico
mozzafiato. A proposito conte, ma è proprio sicuro questa volta di andare da
solo, sa presagisco aria di guai?>> domanda il capitano.
<Si! Capitano grazie. Non posso permettermi di farvi rischiare
ulteriormente la vita. >> Gli risponde deciso Niccolò.
<<D’accordo, anche se
questa volta riterrei opportuno
che abbiate qualcuno al vostro fianco. >> <<Non
preoccupatevi per me, sono in ottima compagnia, ho dalla mia parte la forza
benevola di Aurinia, inoltre mi dirigo a piedi a percorrerla, non mi succederà
nulla vedrete. >>
<<Va bene conte, ma mi raccomando faccia molta attenzione.
>> Gli dice Saturnino salutandolo.
<<Starò attento capitano si fidi di me. >> Buona
giornata.
Capitolo trentasettesimo
E così Niccolò si addentra a piedi lungo quei tratti angusti …
proseguendo per la prima volta con un senso d’incertezza, poiché quell’isola misteriosa esibisce un’imbeccata
d’inquietudine realmente tenace.
Le onde del mare, il trillare pungente dei gabbiani riempie Cala
Scirocco di uno stridio raccapricciante.
Sebbene fino a quel momento Niccolò considerasse il canto dei
signori del volo e il mormorio del mare un’eccellente compagnia, ora ne
percepisce un alone di vana serenità. Probabilmente la stessa sensazione
sinistra provata scendendo dalla galea, continua a insinuarsi più a lungo
rispetto a quanto confidava andasse via. Niccolò ormai già da dieci minuti
percorre i sentieri che si snodano a ridosso dei litorali, dove si inerpicano
solerti sulle coste rocciose arbusti smerlati, mentre l’acqua che sgorga dalle
rocce sembra che canti e le pareti a picco sono abitate da numerose colonie di
gabbiani. Quel luogo in cui splendori naturali regalano al paesaggio
un’impareggiabile bellezza, mostra dirupi scoscesi che emanano profumi di erica
e mirto che sovrastano l’aria circostante. In seguito numerose calette,
insenature e baie incontaminate lasciano intravedere dove il mare è per davvero
turchino, limpido e pulito. Niccolò cercando di infondersi coraggio, attraversa
l’estesa e rigogliosa macchia mediterranea che presenta aree boschive colme di
una moltitudine di fiori variopinti e incantevoli. L’estensione è rivestita di
pini che creano un magnifico contrasto con l’azzurro del mare. Il giovane
considera che sia un punto se non altro davvero affascinante.
Dinanzi a lui compare il trampolino naturale della piccola
insenatura di Punta Cala Maestra, che gli diceva il capitano Saturnino. E lì
nota che i rilievi di macchia mediterranea offrono rifugio a conigli selvatici,
gabbiani, rondini di mare e uccelli di passaggio.
<<Mah! Un momento! Cosa succede?>>
Rapidamente … e del tutto inaspettato mentre stava passandovi
attraverso, gli compare davanti uno sbarramento di ghiaccio che invade
interamente l’insenatura di Cala Maestra. Si è formata una cascata di ghiaccio
da impedire a Niccolò di proseguire. Purtroppo è anche l’unica via d’uscita,
avrebbe dovuto scalarla se voleva uscire da lì.
La cascata appesa là pare una nuvola gonfiata dal riverbero del vento,
sembra essere adorna di panna montata di un bianco cristallino, candido e
somigliante allo zucchero filato.
Il salto d’acqua fatale precipita tutto d’un fiato prorompendo
come una gemma di cristallo incastonata fra le rupi. Un’enorme colata di
ghiaccio ha permeato tutto quello che vi è attorno, creando un salto glaciale
di parecchi metri, con un’inclinazione piuttosto marcata. Il giovane Niccolò si
trova immerso in una corta formazione stalattitica pressappoco a cento metri
della stessa cascata, che si accentua nel percorso centrale e per poter
superare il muro di ghiaccio che copre la caduta d’acqua ed evitarla, bisognerà
che attraversi il lato destro della parete. Dovrà salire poi il pendio
leggermente inclinato che si snoda gradualmente più ripido, attraversando sul
lato sinistro per elevarsi in cima da dove potrà uscire.
<<Perdinciribaula! Non è per niente facile sormontare questa
coltre di ghiaccio che si è creata del tutto inaspettata, ma devo provarci a
tutti i costi. >> esprime a voce alta.
Lì per lì pensa che possa essere stata causata dal caldo di ieri,
o dalle perturbazioni della notte, ma ci pensa giusto per un momento poiché è
improbabile che in piena estate possa generarsi una condizione climatica di
quel genere. Indubbiamente questi sviluppi sono opera di Zorhobos, dove sembra
che si prenda gioco di lui sbarrandogli la strada. Giacché si rende conto di
essere in pericolo, Niccolò si vede smarrito in quella scoscesa cascata,
avvolta in una coltre di ghiaccio infida e ardua. Tuttavia arrischia a porvi
rimedio proseguendo con i mezzi che aveva disponibili nella sua borsa, corde o
altro, nel luogo in cui sfortunatamente succede l’inevitabile. Non ha
l’equipaggiamento adeguato e il tempo necessario di prepararsi come vorrebbe a
un’evenienza del genere. Cerca però in qualche modo di creare una qualche
imbragatura di cordame, da rendere il percorso più sicuro e tenta di affrontare
il costone.
L’accostamento della pelle alla parete ghiacciata è indubbiamente
inimmaginabile. Non essendovi abituato il gelo s’impadronisce in un attimo
delle sue percezioni sottomettendo l’epidermide che subito si abbandona al
ghiaccio, rendendo ancora più traballante l’attraversamento. Le mani rifiutano
di contrastare il freddo e si lasciano ammaliare dal gelo facendo prevalere
all'istante la pelle d’oca che si spande su tutto il corpo. Tremante … comincia
a sentirsi impotente dinanzi a tanto freddo glaciale. Tutto è perduto …
<<Aiut … ! … ooh oh … Swash …………>>
Tutto si svolge velocemente e senza controllo, sebbene la sua
volontà gli suggerisse tutt’altro.
In un batter di ciglia Niccolò scivola rovinosamente in un
crepaccio intersecato di roccia e ghiaccio.
La corda con cui era legato, in qualche modo si è spezzata a causa
dello sfregamento contro la parete scoscesa e ghiacciata. Un’arrogante cascata
di ghiaccio precipita come una valanga… si è staccato un cornicione di ghiaccio
e ha travolto di nuovo tutto. Succede in un attimo… fulmineamente… il giovane
non ha nemmeno la possibilità di reagire. Dieci metri di caduta nel vuoto. Un
turbinio di cristalli di ghiaccio vortica all’improvviso e una slavina di massi
misti al ghiaccio gli è piombata addosso. Il giovane ardimentoso sente i
polmoni inariditi dopo la prepotenza della brusca trazione, attimi in cui spera
che tutto si svolga in fretta, oppure che miracolosamente ne esca indenne. Costernato
tra spavento e stupore, tremante dal gelo che lo attanaglia, si vede perso e le
appare come d’incanto la figura di Aurora in tutta la sua bellezza come una
visione celestiale. Il giovane è rimasto ancorato al ghiaccio senza cadere
ulteriormente nel crepaccio che si è venuto a creare. Tuttavia le ferite
riportate sotto lo scroscio di pietre ghiacciate sono piuttosto gravi. Prima di
perdere i sensi fa in tempo a sfregarsi la mano nella parte destra della testa
sentendo un dolore acuto pervenire da quel punto, dove un rivolo di sangue
stava già tingendo la sua gorgiera. Si rende conto che per lui ormai era
impossibile proseguire e che forse era giunta la sua ora. Nella semicoscienza
gli si parano davanti agli occhi immagini del tutto indefinite, fulminee che
scorrono veloci, repentine e confuse come un flash. Le figure illusorie che si
sviluppano via, via nel subconscio gli fanno vedere Statonia, Aurora, le
piscine naturali del Gorello, Cirillo, l’imperatrice Xunerya, Aurinia la galea,
vede la scritta Xydha impressa sulla fionda, la necropoli di Sileno, Matilde,
Niveo il delfino, il cavalier Davide, Cassio il maggiordomo, Protasio, il
visconte Alderico, il falco pellegrino, Kokhe, Jacko, l’anello e Aurinia la
farfalla dorata. Rappresentazioni disordinate e fugaci, frutto della sua mente
in subbuglio a seguito della caduta che gli ha provocato una botta alla testa
dove fatalmente perde conoscenza e crolla svenuto. Tuttavia nella caduta…
l’anello Xharax … ha sfiorato un frammento di roccia privo di ghiaccio e
miracolosamente si è attivato da solo. A quel punto incredibile… si crea
attorno al prezioso un vorticoso fascio di luce, che si estende rotante
protendendosi interamente sulla figura di Niccolò. Xharax per mezzo di
risonanti effetti acustici sfalda il ghiaccio che lo teneva prigioniero e con
più veemenza che mai ridà vigore al fisico del giovane irrobustendolo…
eliminando completamente le ferite riportate dalla caduta. Niccolò si ridesta
stupito! Scuote gli abiti di dosso, si spazzola i capelli dandogli una
ravvivata con le mani, si guarda attorno per vedere dov’è finito e non manca di
considerare che dopo lo spavento preso si stupisca di essere ancora tutto d’un
pezzo. Il giovane è semplicemente stupefatto visto la caduta micidiale che
aveva appena concluso, tuttavia fa in tempo ad accorgersi che Xharax stava
concludendo l’emissione di luce e chiudere il simbolo del leone intarsiato
d’oro. Appunto per questo considera di essere stato favorito dalle forze
incontrastate di Aurinia la farfalla dorata che ha permesso a Xharax di
mostrare la forza dei suoi prodigi, gliene sarà grato infinitamente, chissà
altrimenti la fine che avrebbe fatto pensa tra se.
Era di sicuro lo spirito delle influenze negative che agiva alle
spalle e all’insaputa del giovane, per rendere inaccessibile il suo proseguire
allo scopo di farlo giungere al suo rifugio stanco e debilitato.
Zorhobos nello stesso tempo … ha trasferito tutto il suo complesso
di anime catturate, compreso il blocco zirbhas sulla sua isola, dove si sta
letteralmente scatenando in lui l’ira mortale. Non sopporta il fatto, che un
giovane possa essere in grado di spingersi oltre le proprie forze, pur di
salvare qualche dannata e inutile anima catturata. Nessuno doveva impedire la
sua ascesa. In quel luogo in cui avrebbe dato lustro al suo nuovo impero
chiamato “Urgon Zurhusrna” di conseguenza si sentiva in diritto di perpetrare
qualsiasi gesto, a patto di impedire a qualunque inetto umano di piegare la sua
forza. Per questo non appena fosse stato in grado di impadronirsi di Niccolò
unico ostacolo possibile per bloccare il suo impero, avrebbe dato inizio alla
sua ascesa. L’unica realtà oggettiva che frena per il momento l’imperatore è
che il giovane Niccolò doveva pervenirgli spontaneamente… senza forzature
altrimenti non avrebbe potuto sconfiggerlo dopo aver catturato tutti gli
imperatori. Solo dopo deciderà finalmente di svincolare la sua armata, resa per
il momento inerme ancora incorporata ai blocchi di pietra megalitici.
La rovinosa caduta … ha convogliato Niccolò a ridosso di un
passaggio segreto. Assomiglia alle descrizioni datogli dal capitano Saturnino,
sul fatto che esiste un’insenatura che conduce alla Grotta del Bue Marino,
rifugio di foche monache. Il rifugio, infatti, si incunea orizzontalmente per
oltre settanta metri nel cuore dell’isola e ora il giovane Niccolò si trova di
fronte alla spiaggetta racchiusa in una spaccatura di roccia frastagliata,
quella menzionata dal capitano, dove ospita i placidi mammiferi, che però al
momento non si vedono. È uno scorcio incredibile, la luce crepuscolare del
tramonto dipinge di scarlatto tutte le insenature e si ritrova a pensare, come
può essere che solo pochi metri sopra la sua testa tutto sia di ghiaccio. È di
sicuro Zorhobos che agisce imperterrito, ma ormai giunto a questo punto è più
che convinto di portare avanti il suo compito di trovare tutti gli altri certo
che siano lì. La paura è un effetto che non gli appartiene e tra l’altro in
questo contesto non gli sarebbe di certo amica, in conclusione ha la sicura
certezza che la sua forza regni indiscussa, manifestandosi rapida e ardita
grazie sicuramente ad Aurinia, Auxyry e Cassiopea. Gli sarà grato infinitamente
per la celerità nel concedergli l’aiuto necessario al momento del bisogno
durante l’incarico. Successivamente spingendosi in avanti il giovane s’imbatte
chiaramente su orme piuttosto grandi, sinonimo forse di una presenza che è
passata di qui da poco.
Le impronte hanno la forma di uno stivaletto dalle misure
incredibili… sessanta centimetri forse. Deduce a quel punto che appartengano
proprio a Zorhobos. Il giovane si impiega immediatamente a cercarne delle altre
che lo possano condurre al nascondiglio. Le orme si fanno via, via più distinte
fino a condurlo sulla cima di una roccia maestosa da dominarne l’isola come
guardiana, signora incontrastata a picco sul mare. Infatti, vi è una Torre
vecchia che emerge in una luminescente colorazione di ghiaccio, arroccata
sull’orlo di un dirupo a strapiombo sul mare, in un accecante insieme di
ghiaccio che la permea. Spingendosi attraverso
il sentiero che conduce alla torre tutto è inverosimile, il
paesaggio è fatalmente cambiato, sembra un territorio artico, ritrova davanti a
lui uno spettacolo agghiacciante, nel vero senso della parola. Il giovane a
questo punto tenta di aprirsi un varco nella calotta di ghiaccio per sfociare
nella torre, nel luogo in cui finisce purtroppo intrappolato nel labirinto
della coltre gelida. Non sola Etruria ma sembra quasi che a rischiare sia tutto
il pianeta, davvero questo profondo mutamento ambientale sembra rappresentare
l’inizio della fine per tutti. Xhonil di cui Niccolò è in possesso, non
appena lo stesso perde l'orientamento,
provvede immediatamente a ridarle la giusta via come in questo caso. La spilla
… diffonde un fascio di propagazione luminosa che lo sbroglia dal viluppo di
ghiaccio liberandolo completamente e indicandogli la strada giusta. Niccolò …
dopo essersi nuovamente data una scrollata, rivolto verso il mare non può
credere a quello che vede. Si presenta dinanzi a lui come una visione velata,
come fosse un miraggio, un fenomeno ottico. In lontananza avvolta in un alone
di bruma, si sta avvicinando una banchisa della grandezza di due volte l’isola
Argon. È come un mega-iceberg glaciale che si sperimenta nella traversata e sta
con lentezza avvicinandosi sempre più alle coste all’isola di Urgon. A dirla
tutta sembra uno smisurato e straordinario Palazzo Imperiale argentato con la
sua borgata al seguito. Dove emerge al suo centro un enorme figura,
perfettamente vitale, una creatura anomala da sembrare un incrocio tra un
essere insolito e un umano che sovrasta imponente accomodato a un trono, dove
seduto al suo fianco vi è un meraviglioso lupo dallo sguardo vivo. Niccolò vede
confusamente che il complesso è popolato anche da strane creature che
circondano la chiatta gigante. Lo spettacolo è incredibile, bellissimo ma
decisamente preoccupante nell’insieme. Prende il cannocchiale che porta sempre
con sé nella borsa e si appresta a osservare meglio. Il complesso è come
un’enorme zattera trasportata dall’influsso dell’acqua marina.
La compagine che si sta avvicinando a Urgon Zurhusrna è scortata
da creature alate, del tutto somiglianti a aquile reali dalle dimensioni
spropositate, con la differenza che hanno la testa da lupo; il loro piumaggio è
di un bianco candido striato di grigio, con grandi occhi dai riflessi argentei.
A quanto pare sono incaricate alla custodia del loro imperatore, sorvolando al
di sopra della struttura simmetricamente, sei da un lato e sei dall’altro. In
alto al suo centro una creatura di proporzioni più piccole molto graziosa dai
lineamenti femminili, chiude la sciarada di ghiaccio e si appresta a guardarsi
attorno incuriosita. L’enorme figura al centro della banchisa ha la corporatura
di un uomo con un fisico da paura, scultoreo e abbronzato, ma di luna, quindi
risulta argenteo. Sarà alto almeno due metri, mentre la testa è costituita per
intero da uno straordinario esemplare di lupo bianco con un fascino
elettrizzante. È come trovarsi davanti a un effetto speciale utilizzato al
cinema per le creature nelle scene fantastiche. Piuttosto quando a carnevale si
indossano le maschere di animali per incutere sgomento agli occhi
dell’osservatore. Gli occhi sono di taglio obliquo di colore giallo chiaro
quasi trasparente unito all’azzurro cristallino che gli conferisce un aspetto minaccioso e allo
stesso tempo affascinante. Le orecchie sono ritte e corte, dove il pelo
candidamente bianco rifulge anche in lontananza, crea una sorta di criniera
erettile e il collo vigoroso che arriva a poggiare fino alle spalle robuste gli
dà un’aria da sovrano. Sul capo poggia una piccola corona di diamanti del tutto
luminescente. Sembra un leone da tanto è bello. Deve essere sicuramente dotato
di un’intelligenza e forza intuitiva non indifferente, lo si vede attraverso lo
sguardo che fra l’altro non dimostra almeno per il momento, alterazioni di
cattiveria, pensa Niccolò. Ha il corpo privo di pelo, dove sul dorso completamente
nudo e lustro avvolge un mantello bianco all’esterno e argentato all’interno,
chiuso da una gemma preziosa argentata grande poco più di un palmo di mano, che
emette una luce accecante, con il bavero rialzato del tutto impregnato di
cristalli di diamante che nel complesso formano un intarsio di fine bellezza
con i bordi dello stesso motivo. Sulle braccia e ai polsi ha dei bracciali
d’argento di circa dieci centimetri che emettono un bagliore iridescente. I
calzoni completamente aderenti alla gamba di un colore bianco candido bordato
d’argento, un largo cinturone in vita con un emblema argenteo a forma
romboidale, simbolo probabilmente del suo regno, per finire indossa un paio di
gambali chiusi da parecchi lacci di un bianco lucente variegato all’argento. La
compagine nel suo insieme è toccante poiché l’ingresso principale si mostra di
un’imponenza colossale. Si innalzano ai lati due elementi portanti realizzati
ad opera scultorea in alabastro con effigiati due ciclopici lupi come guardiani
che ne accentuano la maestosità, dove in prossimità del pilastro di destra vi è
una nicchia decorata in rilievo che raffigura due lupi che amoreggiano, con
incastonato al suo interno il blocco Lyohp.
Niccolò a questo punto si chiede cosa stia succedendo e chi sia
questa nuova presenza che approda a Etruria. Prosegue … oppure attende! Come
agire?
Perplesso … non sa come muoversi. È preoccupato ora che sta
sopraggiungendo sull’isola un’entità probabilmente più sinistra di Zorhobos.
Confuso e turbato allo stesso tempo, si appoggia a una pietra che al momento si
presenta di massa normale. All’istante come succede sempre ogni volta che lui
si appoggia a una pietra compare inaspettatamente il suo sostegno guidato dalle
forze di Aurinia. Infatti, in un vorticare
di giravolte tumultuose si spinge fino a lui Auxyry la farfalla dorata.
Manifestandosi giocosa caracolla attorno a lui per spiegargli le circostanze.
<<Buon giorno Niccolò. >> Gli dice lei con voce soave.
<<Auxyry! Non sai quanto sono lieto di vederti. Buon giorno
a te creatura splendida, grazie di essere venuta a confortarmi. >>
risponde lui già rassicurato per il suo arrivo.
<<Devi sapere Niccolò che lo spirito benevolo e indiscusso
di Cassiopea attraverso me, ha deciso di svelarti il motivo di altre presenze
prestigiose e molto influenti a Etruria. >>
<<Oh si dimmi! Meno male mi chiedevo cosa stesse per
succedere, infatti? >>
<<Avrai notato di sicuro la compagine che si sta avvicinando
all’isola?>> Gli chiede lei.
<<Sì, decisamente singolare nell’insieme. E direi che mi ha
turbato non poco. >> Risponde lui.
<<Ecco vedi Niccolò si tratta dell’imperatore Ximohmlax che riveste la carica prima
di Lupo Bianco, dell’impero di “Ocrasia Ati l’isola Incantata”. >>
Dichiara lei.
<<L’isola incantata?>> Gli domanda il giovane.
<<Già l’isola incantata. In pratica la Casa Madre di
Montecristo Ocrasia Ati, governata appunto dall’imperatore Ximohmlax e Xhyla sua imperatrice,
che avrai notato condurre il palazzo reale dell’isola verso le coste di Urgon
al centro della banchisa. >>
<<Sì, l’ho visto. Ma continua pure>>. Dice lui
spostando la parte destra del ciuffo di capelli che gli stava davanti agli
occhi impedendogli di vedere bene.
<<Ecco vedi, ricordi alla necropoli di Sileno dove nascosti
all’interno delle cavità c’era qualcosa di indefinito?>>
<<Sì ricordo, però non sono riuscito a capire cosa
rappresentassero, finalmente possiamo parlarne. >> Sostiene lui contento
di ricevere un chiarimento in merito a quegli elementi.
<<Orbene vi sono rappresentati i simboli dei dodici regni
che sussistono a Etruria>>.
<<Dodici regni? E per
ognuno vi è un imperatore magari?>> Domanda curioso Niccolò.
<<Certamente e per anni i regnanti degli imperi dissimili
hanno cercato di opporsi a Zorhobos ma solo l’imperatore Ximohmlax e Xhyla lo hanno veramente
contrastato, riuscendo a impedire che potesse espandere il suo impero sapendolo
malevolo e crudele. >>
<<Ha! Ho capito>>. Risponde il giovane appoggiandosi
alla pietra per ascoltare meglio la farfalla dorata.
<<Per di più fino a questo momento è stato osteggiato con
successo e fervore. >> ribadisce lei.
<<E quindi vuoi dire che sono ricomparsi perché hanno saputo
in qualche modo che lui si è risvegliato?>>.
<<Già, infatti, ne sono venuti a conoscenza da fonte sicura,
cioè da Ocrasia sua consorella. Ximohmlax
e Xhyla sono venuti a sapere che Zorhobos ha commesso un grave errore.
>>
<<Ah sì e quale?>>. Chiede Niccolò.
<<Ha permesso a una persona di Etruria di aiutarlo nei suoi
rapimenti, senza aver eseguito le procedure delle nostre leggi che devono essere
rispettate per il bene di tutti. >>
<<E l’errore in cosa consiste?>> Domanda ancora
Niccolò con curiosità.
<<Ebbene Zorhobos sa che gli abitanti di Etruria avrebbero
potuto agire per lui solo se prima incorporati alla pietra megalitica. >>
<<Mah come? Non capisco? Come incorporati alla pietra?
Allora sono tutti malvagi questi imperatori che regnano a Etruria? Anche
l’imperatore Ximohmlax sembra
prendersi gioco degli abitanti, ma allora è benevolo o no?>> Chiede lui
costernato dall’apparente spiegazione.
<<Beh, vedi in un certo senso sembra malevolo, ma non lo è
per nulla. Ximohmlax si prodiga
a mantenere l’equilibro tra le supremazie di Etruria, dove Zorhobos imperatore
di Urgon Zurhusrna è l’unico che esce dai canoni e cerca sempre di ottenere il
potere assoluto. Zorhobos ogni volta sussiste questa possibilità, commette lo
stesso errore, getta attorno a lui una cerchia di freddezza tale da sconvolgere
tutti, vuole appropriarsi ad ogni costo, non solo dell’impero di appartenenza,
bensì di tutto il globo, espandendo appena può il suo arsenale di ghiaccio.
>>
<<Accidenti!>>
<<Inoltre Ximohmlax era riuscito a
piegare Zorhobos sapendo i suoi punti deboli e da allora non c’era più stato
bisogno del suo intervento, visto che l’attesa per l’arrivo di Aurinia sarebbe
stata adeguatamente lunga e gli albori che aleggiavano negli imperi di Etruria
potevano tranquillamente vivere sicuri in serenità e pace. >>
<<Capisco! Fino al momento in cui è ricomparso?>>
<<Esatto! Ti dicevo che gli abitanti di Etruria devono essere incorporati alla pietra. >>
<<Sì, infatti, perché?>>
<<Proprio perché è l’unico sistema possibile per coinvolgere
la popolazione seguendo così la legge suprema di Etruria. Esiste appunto la
possibilità in caso di necessità, per ogni imperatore di incorporare gli
abitanti alla pietra megalitica, poiché solo attraverso di essa e a seguito
della trasmigrazione temporale che attraversa la soglia di Xzarlopea possono
adoperarsi uno con l’altro a favore della pace e del benessere. >>
<<È a Xzarlopea quindi che si determina il quieto vivere per
Etruria e non solo?>>
<<Esattamente. Xzarlopea determina le trasmigrazioni da cui
scaturiscono di conseguenza anche tutti gli altri blocchi visivi. >>
<<Blocchi visivi?>>
<<Sì! Ogni blocco è lo specchio del tempo del reame di
Cassiopea, ed è l’unico sito di accesso proprio come è successo a te per
spostarsi oltre le demarcazioni del tempo attraverso appunto Xzarlopea. >>
<<Ho capito! Eludendo questo transito allora non si è in
regola con le leggi di Etruria?>> Intuisce il giovane Niccolò.
<<Per l'appunto. >> Gli risponde lei con un dolce
sorriso di simpatia per la scaltrezza del giovane.
<<Una volta svoltasi il processo di trasmigrazione
passandovi attraverso, ne usciranno nuovamente rinvigoriti e proiettati in un
futuro migliore, pur mantenendo le proprietà del loro regno. >>
<<Incredibile!>>
<<Tutto questo è possibile qualora gli imperatori decidano
di fargli attraversare la soglia per potenziare il proprio impero o se
concludono di migliorarlo a scopo benefico, per rigenerare armonia, serenità e
pace.
<<E questo quando succede?>>
<<Tale possibilità si realizza dal momento esatto che sul
promontorio Caprione dopo circa duecento anni, il crepuscolo penetra sul
quadrilithon e la luce s’introduce attraverso la struttura megalitica dove si
forma la figura di una farfalla dorata, favorita dalle energie di Cassiopea, a
simbolo di rigenerazione dopo la morte e della luce che torna dopo le tenebre
per dare nuova luce a Etruria. >>
<<Già… l’ho costatato di persona. >>
<<Oltre a questo, come dicevo è solo grazie a te che sarà
possibile sconfiggere lo spirito delle influenze negative, cioè l’imperatore di
Urgon Zurhusrna Zorhobos. >>
<<Come mai proprio io e non i cavalieri della farfalla
dorata per esempio?>>
<<Giacché non avendo tu fazione con nessun impero, puoi fare
in modo di ricrearne uno nuovo per ridare a Etruria la supremazia, equanime e
sapiente, affinché tutti i suoi imperi possano vivere felici gli uni accanto
agli altri>>.
<<Ho capito. >> Rispose lui sereno.
<<Ecco in definitiva il motivo per cui è sopraggiunto
l’imperatore Ximohmlax.
Poiché molti anni or sono è stato
proprio lui a convogliare Zorhobos nei sotterranei per il sonno prolungato.
>>
<<Capisco!>>
<<Ecco vedi lui si sente in dovere di vegliare da lontano,
senza far sapere all’imperatore di Urgon Zurhusrna che è qui, dato che fra gli
imperatori i blocchi visivi non hanno alcun potere. Come in questo caso lo
stesso blocco zirbhas di Zorhobos è del tutto privo di qualsiasi potere.
>>
<<Come? Non ha potere il blocco zirbhas? Ma se con quello
Zorhobos smuove slavine di ghiaccio in ogni dove, genera squadroni di uomini
glaciali e cattura a più non posso anime di Etruria?>> esplode stupito
Niccolò.
<<Si certo! Zorhobos ha a disposizione una pietra megalitica
a piombo interrata e formata a specchio del tutto di ghiaccio, che nel suo
reame si chiama “Blocco Zirbhas” dove può vedere tutte le anime d’Etruria.
E come lui tutti gli altri imperatori sono in possesso del “Blocco
Visivo” a forma e nome diverso a seconda delle caratteristiche del loro impero,
però possono solo limitarsi a scrutare gli abitanti di Etruria, non i palazzi
reali e relativi imperatori. >>
<<In altre parole vuoi dire che fra imperatori non si
possono osservare tramite questi blocchi visivi?>> Dice il giovane
incuriosito più che mai.
<<Bravissimo! Al fine che gli uni si debbano fidare
ciecamente degli altri gli è stato impedito di potersi osservare tramite i
blocchi visivi per non creare situazioni spiacevoli o peggio esaltarle.
>>
<<Bè… interessante allora sapere se non altro che nulla può
contro Ximohmlax poiché non lo
vede avvicinarsi all’isola. >>
<<Già! Devi sapere che il prestigio di Ocrasia Ati l’isola
incantata consiste nel fatto che prodigiosamente riesce a solcare i mari come
un grosso transatlantico senza essere visto da occhi importuni. Inoltre essendo
la casa madre residenza vigente di Ocrasia è in costante comunicazione con lei
tramite onde sensorie trasmesse via mare. E come in questo caso si è vista
dover prendere la decisione di mettersi in viaggio in via del tutto
eccezionale, dato che ultimamente le è pervenuto il messaggio di emergenza da
parte di Ocrasia sulla natura degli eventi che incombono su Etruria per colpa
di Zorhobos. >>.
<<Caspita>>. Esclama Niccolò.
<<Già inoltre un’altra peculiarità dell’isola sta nel fatto
che non ha dimora fissa e nessuno è in grado di stabilire quando possa
comparire ai loro occhi. È solita solcare i mari con un alone di mistero che
l’accompagna, difficilmente percepibile, salvo certe visioni ogni tanto quando
compare rischiarata dalla luna. A quel punto si mostra con la compagine
argentea attraverso un viaggio barcamenante sulle acque dei nostri mari.
>> Afferma la farfalla dorata.
<<Curioso!>> sostiene Niccolò.
<<La cosa stravagante è che di punto in bianco sembra
comparire sulle fasce costiere di qualche insenatura come Porto Santo Stefano,
o Cala Galera a Etruria. Oppure ogni tanto occhi furbi la osservano spingersi a
Marina di Chiavari, o a Portobello in Liguria. Piuttosto che intravederla a
Marina di Nettuno, o a San Felice Circeo nel Lazio. Alcuni hanno avuto la
possibilità di scorgere la meravigliosa chiatta rivelarsi a Sybaris Marine in
Calabria. I più fortunati invece la intravedono furtivamente a Marina di Porto
Cervo, o a Marina dell’Orso in Sardegna. Luoghi questi dove predilige fermarsi
più a lungo per attingere il benessere alla migliore vita. >>
<<Meraviglioso da una parte. >>
<<Certo! Per di più come è solita fare apparendo di paese in
paese e fermandosi dove preferisce ormeggiare per un po’ di tempo, lascia
dietro di se un alone di arcano mistero perché la virtù e bellezza della sua
gente difficilmente si dimentica.
<<Davvero’ come mai?>>
<<Dal momento che il loro prestigio è affascinante e i suoi
componenti distribuiscono il sapere del regno dei lupi a qualunque persona
interessata in quel momento, riuscendo a incantare chiunque con la saggezza che
infondono nel cuore>>.
<<Molto interessante e quali caratteristiche hanno i suoi
abitanti?>> domanda il giovane.
<<Il lupo è maestro e Dio della guerra, abile stratega,
determina lo spirito paladino, legge le indicazioni della vita, difende dai
pericoli impercettibili, traccia la saggezza è sagace e intelligente. >>
<<Wow!>>
<<I pregi e le virtù del lupo si sa sono ragguardevoli e
l’imperatore ne ha assorbiti totalmente i valori, le qualità, acquisendone la
saggezza, la capacità e grandiosità dell’equilibrio che li contraddistingue e
come lui anche la sua gente in parte ne è dotata. >>
<<Ma è fantastico!>>.
<<Tuttavia c’è un motivo scatenante che ha generato in Ximohmlax questa indubbia forza
vitale assimilata con il tempo dai lupi. >>
<<Ah sì?E quale sarebbe?>> domanda Niccolò
incuriosito.
<<Ha origini dal fatto che Ximohmlax giusto all’età di due anni, mosso da un irresistibile
bisogno di indipendenza e autonomia, possedeva un’energia incredibile che lo
conduceva di continuo all’esterno delle mura del castello. >>
<<Ma dai? Da solo così piccino?>> domanda il giovane.
<<Già! Era già capace di eludere con estrema abilità il
controllo dell’imperatrice e della nutrice, per potersi sentire libero di
scorazzare nei prati, arrampicarsi sugli alberi e vivere la natura con estrema
vivacità. Fino a che un giorno di buon mattino Ximohmlax camminando lungo il sentiero, si imbatte in una serie
di rocce ricoperte da una fitta macchia mediterranea e scorge a ridosso di una
grotta un marangone dal ciuffo che si stava indirizzando all’interno
dell’incavo.
<<Un marangone? Di che si tratta?>>
<<Un magnifico uccello dal becco giallo brillante, dal
piumaggio nero cangiante, con un curioso ciuffo di piume nella fronte e
occhietti pettegoli.
<<Forte!>>
<<Infatti, l’esemplare aveva conquistato il cuore del
piccino, e come tutti i bimbi mosso dalla curiosità di poterlo toccare si era
spinto lontano per cercare di prendere quella creatura. >>
<<Che carino e dopo? Domanda il giovane curioso a quel
racconto.
<<Pertanto lesto come un soldatino trotterellando
simpaticamente lo rincorse in prossimità delle rupi adiacenti, fra l’altro un
luogo che per un bimbo così piccino si prestava insicuro. Sennonché
all’improvviso un sasso si smuove sotto ai suoi piedini facendolo cadere
rovinosamente. >>
<<Oh! Nooo!… poverino non dirmi che … >>
<<No, no, successe all'improvviso, gli si scherma davanti
una creatura straordinaria che riuscì a stringere il piccolo per il bavero
risollevandolo da terra per trascinarlo lontano dall’orlo del dirupo. >>
<<Wow! … Era …?>>
<<Si! Un meraviglioso lupo. E gli salvò la vita… la stessa
che Ximohmlax nemmeno si era
accorto di essere sul punto di perdere. >>
<<Incredibile che creatura fantastica e sensibile allora è
il lupo. >> approva Niccolò.
<<Difatti, la magnifica creatura si dispose a leccargli il
viso e a prestargli le prime cure, mentre il cucciolo di uomo a quel punto
spiazzato davanti agli occhi vivaci dell’animale, comincia a volergli un gran
bene, sentendosi altamente protetto. E in un impeto irrefrenabile gli getta le
braccia al collo come fosse un semplice pupazzo, mentre il lupo disorientato e
arrendevole si era lasciato amorevolmente conquistare. >>
<<Straordinario. >> esplode Niccolò rapito della
notizia.
<<Con l’andare del tempo si è venuta a creare una situazione
di reciproca stima e instaurata una meravigliosa intesa. Dove l’imperatore non
si lasciava sfuggire all’occasione di recarsi ogni volta che ne aveva la
possibilità alla caverna del lupo, per scambiare con lui espedienti nuovi.
>>
<<Davvero?>>
<<Sì! Trovavano assieme risoluzioni incredibili per la
caccia, ideavano grandiose strategie per superare rischi, ascoltavano il
silenzio della natura, acquisirono maestria nell’affrontare pericoli e
scambiavano giocose giornate a correre tra i dirupi. >>
<<Ebbene ne avrà acquisito l’indole audace?>>
<<Proprio così! In quel luogo a stretto contatto con i lupi
l’imperatore Ximohmlax acquisì
il sesto senso, potenziando la sua forza vitale crescendo e divenendo un uomo
aitante, sano, vigoroso, forte e coraggioso, assottigliando un’acuta
sensibilità per la saggezza della vita. E tale intesa si protrae nel tempo,
fino a oggi del quale Huin così l’ha nominato Ximohmlax, si ritrova a suo
seguito come esclusivo amico fidato dove basta uno sguardo affinché l’intesa
sia reciproca. >>
<<Incredibile e lui ne ha acquisita la grandiosità a quanto
pare poiché sembra un uomo possente, alto e robusto. >> dichiara Niccolò.
<<Esattamente e non solo, rafforzando le sue potenzialità ha
generato elementi di prodigio nel suo essere.
Oltre al ciò… Ocrasia Ati ha la possibilità di farsi vedere dal
prescelto una sola volta, per poi scomparire nella coltre della notte. Restando
ormeggiata del tutto in balia delle acque, in questo caso alle Secche di Vada
che cingono il tratto di costa dei fiumi Fine e Cecina sul versante del faro,
risultando impercettibile fino a scomparire completamente. >>
<<Ah! ho capito>>.
<<Ma bada Niccolò solo a prima vista, in realtà rimane
vigile se pur trasparente in attesa degli eventi. >> Gli spiega con
infinita calma e una voce dolcissima Auxyry.
<<Quindi sarà l’imperatore Ximohmlax che sconfiggerà Zorhobos?>> chiede Niccolò.
<<No! Purtroppo questo no. >>
<<E perché?>>.
<<Non è possibile giacché lui ha potuto usare una sola volta
contro un altro regnante la forza indiscussa che lo distingue. Fra l’altro
Cassiopea si era espressa chiaramente a tutti gli imperatori, chiarendo loro
che potevano usare la loro energia solo ed esclusivamente a scopo benefico e unicamente una sola volta contro di ognuno
di essi. Tuttavia lui è qui in ogni caso per vegliare su di te e su Urgon
Zurhusrna visto che per quanto riguarda l’isola Aegylon Zecvers non ha potuto
fare nulla giungendo troppo tardi. >>
<<Già! Mi è dispiaciuto molto. Che tristezza. Tuttavia mi
conforta sapere che lui è celato alle
secche di Vada a vegliare su di noi. >>
<<Infatti, Niccolò in questo frangente se non altro potrà
esserti di supporto qual ora Zorhobos dovesse eccedere nelle sue manifestazioni
di inimicizia. Il solo fatto di vedere Ximohmlax per Zorhobos sarebbe se non
altro preoccupante. >>
<<Dici?>>
<<Sì! Susciterebbe in lui un po’ di timore di essere ripreso
come l’ultima volta, tanto da indurlo a compiere passi falsi. >>
<<Magari. >>
<<È altresì sicuro che gli imperatori siano tenuti allo
scuro da Aurinia per conto di Cassiopea, che esiste un’eventuale possibilità di
utilizzare la loro energia e forza vitale contro altri imperatori, possibile
qualora non ci fossero più speranze e la vita del prescelto sia in serio
pericolo. >>
<<Capisco! Tuttavia sembra più rischioso di quanto
immaginassi, visto cosa è successa all’isola Aegylon Zecvers. È desolante,
nemmeno io ho potuto fare nulla per loro. >> Le dice costernato.
<<Già l’ho potuto notare, ma tu non abbandonare mai la
speranza e la forza che regna dentro di te. Tutto dipende dalla tua
perseveranza, molti ormai confidano su di te e poi ricorda sarai tu il prossimo
Reggente Supremo a Etruria il “Lucumone Rasenna” per eccellenza. >>
<<Si me lo hai detto ma è talmente difficoltoso poterci
arrivare che a questo punto mi chiedo se riuscirò mai. >> Rispose lui.
<<Certo che ci riuscirai. La cosa essenziale è credere in te
stesso, non avere paura di nulla, confida nelle forze indiscusse che regnano
dentro di te e nell’amore trasmesso dal genere umano senza che se ne rendano
conto. >>
<<D’accordo ci proverò con tutto me stesso. Auxyry un’ultima
cosa… >> la trattiene guardandola gentilmente.
<<Dimmi Niccolò. >>
<<Ebbene… quanto tempo mi rimane? Dato che devo ancora
superare un po’ di prove?>>
<<Come? Non te ne ho parlato? Che sbadata!>> Ribadisce
lei.
<<No! Mi sembra di no. Ma di che cosa avresti dovuto
parlarmi?>> Asserì lui determinato a questo punto a sapere.
<<Per mille farfalle mi stavo dimenticando!>> Esclama
lei.
<<Allora devi sapere che Aurinia mi ha pregato di dirti che
ti rimane tutto il tempo di cui hai bisogno affinché tu possa proseguire in
tutta tranquillità, visto che Cassiopea tramite me può comunicarti che hai
egregiamente superato cinque delle prove assegnatoti. >> Gli risponde lei
carinissima e confortevole.
<<Ah! Mah! Come? Cinque? Non posso crederci! Stai scherzando
vero?>>
<<No assolutamente e ti dico anche quali se vuoi?>>
<<Si certo! È incredibile! Grazie davvero Auxyry dimmi
allora. >>
<<Ebbene per la prima prova dovevi saper cercare le sette
perle perennemente baciate dal sole, ricordi?>>
<<Sì. >>
<< Mi pare che te la sia cavata egregiamente, riuscendo
mentalmente a far luce sull’arcana richiesta. >>
<<Beh si è vero ma poi le altre?>>
<<La seconda prova consisteva nel provare a tutti che ti
prodighi per gli altri a costo della tua stessa vita e tu lo hai pienamente
dimostrato a tutti aiutando Callisto con fermezza. >>
<<Ah! Davvero?>>
<<Già, per quanto riguarda la terza era previsto fornire la
prova che ami gli animali, e lo hai dimostrato con il piccolo delfino
sull’isola di Planasia e non solo… >>
<<Ma pensa! Sai che io non ponevo caso assolutamente alle
prove, mi limitavo solo ad affrontare ogni momento a seconda dei bisogni.
>> dichiara il giovane.
<<Proprio per questo si è deciso che le prove le hai
superate. Proprio per la non consapevolezza di essere in grado di esporsi come
un eroe. E per saper prendere le decisioni giuste al momento opportuno.
>> Gli conferma lei rincuorandolo.
<<Ma pensa!>> Esclama.
<<La quarta era fornire prova che ami la natura e lo hai
avvalorato salvando il boschetto degli eucalipti a Ocrasia di cui si sarebbe
andata persa per sempre la specie se non era per te. >>
<<Oh! Incredibile. >>
<<Per quanto riguarda la quinta prova che prevedeva di
riuscire a superare alcuni difficoltosi tragitti uscendone indenne… mi pare che
anche qui fino ad ora hai dimostrato il massimo entusiasmo a proseguire senza
arrenderti. >>
<<Non posso crederci davvero ho già superato tutte queste
prove?>> Gli chiede emozionato.
<<Esattamente e con successo anche. >> Gli risponde
lei contenta.
<<Bè! Grazie. Sono stupito è come se avessi vinto i giochi
olimpici. >> Asserisce lui emozionato.
<<Tuttavia ti rimane solo l’ultima, la sesta, la più
impegnativa, quella strettamente legata alla resa di Zorhobos, cioè quella di
sciogliere i dissapori che regnano a Etruria. Come vedi ti resta solamente il
tempo di approfondire la tua strategia per affrontare direttamente l’imperatore
Zorhobos. >>
<<Della quale spero tanto di riuscirci! sono estasiato e
allo stesso tempo mi sento di dirti che mi rendo conto di avere il morale un
po’ a terra. >>
<<Perché Niccolò?>> Gli chiede lei preoccupata.
<<Per paura di non riuscirci o l’incognita stessa mi
sgomenta un po’ nonostante sia riuscito a portare a termine le altre prove.
>>
<<Ricorda che non sei solo, vi sono le forze indiscusse di
Cassiopea che sussistono in te e grazie a te. Inoltre in questa occasione con
il permesso di Cassiopea e grazie alla richiesta di Aurinia ti doniamo una
ricompensa per le prove superate davvero speciale. >>
<<Davvero? Come? Un dono?>> Domanda incuriosito il
giovane Niccolò già volto a un sorriso.
<<Si! Ecco per te Saturnia la Pavonia maggiore. >>
<<Oh! … È semplicemente meravigliosa! Non ho parole… grazie.
>> approva stupefatto.
<<Si tratta di una specie di farfalla particolare, ha le ali
dorate chiare sfumate al cinereo con il bordo bianco e i riflessi dorati qua e
là, mostra come motivo decorativo quattro occhi somiglianti a quelli che
decorano le piume della coda del pavone grande circa venti centimetri. >>
<<Grazie è stupenda. >>
<<Suggellerà il tuo proseguire Niccolò standoti
costantemente vicina posta sulla spalla. >>
<<Grazie! E come mi aiuterà?>>
<<Dolce Niccolò lei ti sosterrà in ogni momento, svelandoti
eventuali incognite e ti proteggerà da pensieri malsani. Avrà vita breve come
per tutte le farfalle, tuttavia la sua presenza sarà abbastanza duratura da
consentirti di ultimare alla tua impresa, dove comunque alla conclusione del
sesto giorno inevitabilmente cesserà di vivere come natura vuole, sapendo in
ogni caso di averti offerto un degno sostegno. >> Gli dice Auxyry serena.
<<Meraviglioso! Grazie infinite Auxyry e ringrazia Aurinia
da parte mia per il dono straordinario. Dille anche che me ne prenderò cura
personalmente, ponendovi molta attenzione, grazie ancora. >>
<<D’accordo lo riferirò. Ma tu mi raccomando credi
fortemente in te stesso va bene? >>
<<Certo! Come al solito hai
ragione Auxyry, farò come dici, cercherò le forze che regnano sovrane
dentro di me e scusami se ogni tanto dubito della mia forza. >> rispose
lui gentilmente.
<<Ne sono convinta Niccolò ora va e sta sereno. >>
<<Va bene… emh… arrivederci Auxyry. >>
<<Ciao a te dolce Niccolò. >>
Capitolo trentottesimo
La graziosa Saturnia splendida farfalla dai colori dorati, esegue
dei mirabolanti volteggi, volti a sancire l’incontro. Gli piroetta gioiosamente
senza indugio sopra la, e Niccolò sente all'istante un calore improvviso
che gli dona una vitalità nuova e vigorosa. La guarda di sottecchi trovandola
magnifica e con una sottile movenza le poggia la mano sul dorso delle ali
dandole una delicata e impercettibile carezza. mentre gli occhi della stessa
scintillano emettendo un raggio di luce dorata in segno di appartenenza.
Rafforzato dalle parole di Auxyry, dall’aiuto che gli giunge gradito da parte
di Aurinia e dalla nuova portafortuna Saturnia della quale si sta già
entusiasmando, si spinge nuovamente attraverso il sentiero che conduce alla
torre. In quel luogo tutto è inverosimile. Il paesaggio è mutato, concedendo
uno spettacolo agghiacciante. Schegge di nuvole frastagliate nel cielo si
confondono in un intercalare di fasci luminosi. Mentre il sole calando ha lasciato
solo il suo riverbero dorato. Niccolò a questo punto è costretto a proseguire
per non trovarsi senza rifugio nella profonda e oscurata notte.
Nel frattempo …
A Caere Tusna un delizioso
borgo situato in un contrafforte tufaceo nei versanti posti a sud dei Monti
della Tolfa fra il Tirreno e il lago di Bracciano, si percepisce un’atmosfera
diafana e sinistra. Come se qualcosa di funesto si stia per abbattere a
palazzo. Nel cuore della città vive la futura Imperatrice di un incanto senza
pari Haonhace. La giovane ha il collo che si leva lucente e incorniciato dai
capelli nivei di un candido marmoreo, raccolti con un’aerea coroncina sulle
chiome sciolte e fluenti. Ha gli occhi neri come l’ebano, la pelle delicata
come un fiore di pesco, le labbra piene dal colore vermiglio. E con l’esilità
di una piuma e portamento fiero, veste un abito raffinato e unico, che la fa
apparire come un delicato cigno.
Il vestito dal drappeggio bianco candido con riflessi argentati,
gode di molteplici tulle che marmorei si attorcigliano al giro vita per
scendere sinuosi verso il basso. Le maniche formano un tutt’uno con il polso
che sfocia in un ampio tessuto a raggiera dal colore argenteo. Mentre una
mantella bianchissima adagiata sulle spalle, tenuta da un alto bavero a ventaglio
le avvolge il collo. L’imperatrice Haonhace viste le sue virtù, è prudentemente
tenuta sotto custodia dall’Imperatore Hyon suo padre. Rimasto vedovo da poco
per via di una brutta sciagura accaduta alla madre di Haonhace. Dimorano in un Castello dalla pianta ovale e
irregolare, che prosegue sul perimetro della cinta muraria attorno al piazzale,
dove il frontespizio sulla piazza è contraddistinto da un’accentuata asimmetria
a sinistra, da farlo sembrare quasi a forma di cigno. Sopra il portico appare
la loggia a cinque arcate, che contrasta la visione di destra dove si apre un
portale bugnato, dominato dalla Rocca dotata di baluardi e torri. Il castello
ha un alone misterioso e allo stesso tempo incantevole, poiché è candido come i
capelli dell’imperatrice. Le virtù della futura imperatrice diciottenne sono
ben conosciute nel borgo. Tutti desiderano ricorrere alla sua indulgenza e una
volta giunti al suo cospetto, approfittarsi del suo buon cuore per usufruire
dei suoi servigi premonitori. Da cui molti ne hanno tratto beneficio e per
questo riconoscenti. Inoltre la gente brama da sempre per giungere a palazzo
dell’Imperatore Hyon. Dato che è rinomato e conosciuto per la sua gran foggia e
bellezza. Beneficia, infatti, di sicura grandezza in grado di conferire
accoglienza e ospitalità ai suoi visitatori, i quali il più delle volte vengono
rigorosamente invitati a restare ospiti per la notte. Si dice che all’interno
vi sia un magnifico giardino, uno dei più belli mai visti. Questo eden si
estende su uno scosceso pendio ed è posto a nord della sala di accoglienza del
palazzo. Successivamente ci sono due camminamenti avvolti nell’acciottolato,
che combaciano con il giardino della
cancellata esterna alle due entrate della corte principesca. Mentre al termine del
camminamento d’ingresso, si trovano alcuni gradini oltre i quali diventa
visibile il giardino lussureggiante vero e proprio. I percorsi essendo
parecchio lunghi, hanno come caratteristica quella di essere stati realizzati
in modo tale, che nel procedere il visitatore ne scopra la magnificenza, un po’
alla volta. Per esempio a un certo punto del camminamento il palazzo non è
nemmeno visibile, gli alberi nel prato sono disposti in modo tale da sembrare
far capolino da distante, dando così l’impressione che sia lontanissimo. Questo
paradiso ha come elemento fondamentale il fatto di essere circondato dalle
stanze dei visitatori. Proprio per donare loro una prima impressione di
serenità e per assicurare l’intimità degli ospiti che occupano le sale sui due
lati. Pertanto il giardino è suddiviso con un lungo poggio che definisce la
zona est e ovest in due stili differenti. La zona ovest è contraddistinta da un
magnifico laghetto con vistose pietre marmoree. Alcune foggiano una piccola
insenatura, altre di colori monocromatici danno vita a un’incantevole e
sontuosa cascata dove l’acqua cade vorticosa e leggera. E le azalee plasmano un
unico mantello dando rilievo all’insieme roccioso. Per di più, vista la
bellezza che ne scaturisce è considerata dall’imperatrice la cascata
dell’eterna giovinezza, poiché ogni volta che vi si reca per un bagno, si
ritrova rigenerata e maggiormente piena di vita. L’elemento fondamentale del
giardino del lato est invece è il ruscello ad andamento sinuoso, di cui
sorgente sfocia in un’altra cascata,
simile ma più modesta di quella del giardino sul lato ovest. Le due cascate
accoppiate in questo modo sono definite, la cascata maschile e femminile dove
predomina il ruscello che si volge verso l’ingresso del palazzo per poi finire
la sua andatura rapida nel laghetto. Un altro effetto imponente sono le sei
penisole sugli argini. Adorne di muschio che contrasta i suoi verdi paludamenti
con l’azzurro cristallino dell’acqua, di cui una di loro è unita a un’isola
posta al centro del laghetto, tramite un ponte di pietra marmorea. Dirimpetto
proprio a una delle stanze del palazzo vi è una smisurata varietà di piante
incantevoli. Primeggia il Salice piangente, esplodono splendide le camelie, gli
aceri si elevano al cielo e dietro ogni cascata compaiono diverse varietà di
bambù e felci. In contrapposizione alla cascata grande è collocata una
composizione di pietre a grotta, che oltre a conferire al giardino un’aurea di
mistero, rende quel cantuccio interamente suggestivo. Dove per eccellenza vi è
custodito l’elemento culminante di tutta la grandiosità dell’opera, il rifugio
prediletto dell’imperatrice. Motivo per cui è così discussa nel circondario.
Dove sussistono, infatti, da veri adulatori del laghetto, una decina di
magnifici esemplari di cigni reali che si muovono sinuosi, caracollando da
sovrani sicuri e indisturbati, facendo scaturire i loro lineamenti longilinei
ed evanescenti. Tanto da lasciare immobilizzato chi li osserva mentre passano,
poiché diffondono una gradevole sensazione di pace e equilibrio. Di notte i
punti luce dotati di lucerne disposte negli argini delle penisole, si
riflettono nell’acqua gorgogliante. Che a seconda della stanza nella quale ci
si trova e delle inclinazioni delle pietre produce suoni diversi. Donando
all’ampio giardino una cornice surreale, perfetta con un forte effetto di
spessore da lasciare stupiti. Haonhace è considerata una luminare, una
Divinità. Adorata, rispettata e stimata da tutti è tenuta sotto una campana di
vetro per non colpire in alcun modo il suo buon cuore. Ebbene la splendida
imperatrice ha la capacità di scrutare oltre ogni incertezza o debolezza
dell’essere che le compare di fronte, elargendole in seguito una sapienza
indiscutibile. E normalmente per potersi dedicare meglio ai suoi visitatori, l’imperatrice
Haonhace riceve gli astanti nel suo trono, di un’opulenza incredibile. Che si mostra marmoreo e candido a forma di
cigno gigante, grande quanto il portale di ingresso del castello. Posto al
piano nobile antistante a una serie di sale decorate raffinatamente, dove a
ridosso della poltrona per gli ospiti vi è il blocco Cynye che lo impiega
quando è necessario poiché in grado di individuare i segreti più reconditi dei
suoi sudditi. Quando si giunge a lei esperte ballerine aprono le danze per annunciarle
il nome del visitatore. L’astante una volta giunto al suo cospetto si vede
avvolgere da uno spettacolo a dir poco suggestivo. Il trono a forma di cigno
schiude le sue ali ad abbraccio. Da formare una tenda che si stringe a sipario
avvolgendo Haonhace con il suo ospite al riparo da altri mediatori, dove lei
può interagire a suo modo senza il pericolo di essere disturbata. La giovane
futura imperatrice concede la sua estensione di oracoli a chiunque si prostri a
chiederle consiglio. E senza indugi lei si dimostra paziente, anche verso chi
le chiede più di quanto possa dare. La sua età non la rende meno saggia, anzi è
venerata proprio perché sembra appartenere a un altro mondo. Ha un’assennatezza
pari a una persona che l’ha conseguita con gli anni. Le basta rivolgere lo
sguardo all’individuo che ha davanti per capire le sue vere attitudini, ansie,
paure e debolezze. Sa esplorare nell’animo per ridarle energia. Percepisce
quando una persona è sincera o meno, già dalla stretta di mano. Scorre con gli
occhi attraverso il bulbo oculare per leggere la vena di cattiveria che
primeggia nell’animo dei malintenzionati. Svela il significato dei sogni a
chiunque voglia chiedere una spiegazione. Riesce a cogliere se la loro salute
sarà buona, o se riusciranno a farsi una posizione nella vita. E predice con
naturalezza il futuro, poiché in grado di leggere nel domani. Dispone dentro di
se di un ordine temporale del giorno dopo, in anticipo di 24 ore. Tuttavia
Haonhace può offrire questi servigi solo ed esclusivamente a chi è puro di
cuore, e per vera necessità, ai fini di poter migliorare la sua condizione di
vita. Altrimenti è impossibile da realizzarsi. Se dovesse incontrare persone
subdole o alla ricerca di potere, a quel punto i suoi sforzi non servirebbero a
nulla, anzi la persona ne verrebbe seriamente compromessa a livello di
reputazione poiché sarebbe immediatamente allontanata dal regno di Caere Tusna.
Numerosi paladini si prospettano ogni giorno al cospetto dell’imperatore per
chiederla in sposa, ma lei decisa e irremovibile non ne vuole sentir parlare,
asserendo che non si sarebbe mai sposata. Dice che sarebbe sempre stata al
fianco del padre e che era portata per ben altre aspirazioni che non quelle di
moglie. L’Imperatore Hyon amando pienamente la figlia, la comprende, pur
rimanendo in attesa del momento propizio, senza farle ulteriori pressioni.
Soprattutto dopo la disgrazia accaduta alla madre della quale nessuno ha potuto
nulla, poiché è accaduta per mano di sciagurati. Approfittando del fatto che la donna era da sola a fare una
passeggiata nel giardino. L’assassino le ha inflitto una coltellata mortale
dopodiché è sparito nel nulla, lasciando i castellani e i famigliari sgomenti e
partecipi di momenti davvero angosciosi in un tumulto di commozioni struggenti.
Nello stesso tempo… quella notte Matilde dato che per il momento aveva
abbandonato il castello Orsini, riservandosi alla fine la loro totale resa.
Decide di convogliarsi a Caere Tusna dove si presenta al cospetto
dell’Imperatore Hyon per chiedere udienza alla futura imperatrice Haonhace,
desiderosa di compiacere a Zorhobos. L’imperatore Zorhobos, infatti, era stato
molto preciso con Matilde. Le ha concesso il beneficio dell’ubiquità e di poter
utilizzare fenomeni particolari a seconda dell’esigenza, incaricandola di
fargli pervenire al più presto tutti gli imperatori dei vari regni di Etruria,
affinché non siano di nessun impedimento alle sue manovre. Ebbene a quel punto
pervenuti tutti gli imperatori al cospetto di Zorhobos i ministri
dell’imperatore assoluto avrebbero così dato il via alla rappresentazione di
massa. Liberando tutte le anime incorporate alla pietra completamente in balia
della sua mente e programmati ad agire per lui in tutta Etruria.
Matilde giunta a Caere Tusna …
Il castello si fa vedere come un ciclopico cigno di pietra
marmorea e la donna si presta a entrarvi. Matilde indossa una veste bianca a
maniche lunghe aderenti, con una sopraveste di colore verde posta sopra dai
lembi variabilmente rialzati per lasciare intravedere il sotto. Ha
un’acconciatura arricchita da una reticella d’oro che tiene composti i capelli.
Si predispone a sbatacchiare il portale d’ingresso del palazzo, impreziosito
con elementi decorativi ottenuti con alabastro pregiato. Dove mostra due cigni scolpiti
ai lati del portale in atto di innalzare le magnifiche ali conferendo al
castello l’iconografia della casata dei regnanti che vi abitano. Teodoro il
maggiordomo va ad aprire e subito dopo annuncia all’imperatore l’arrivo di
quella dama dall’aspetto alquanto singolare. L’Imperatore Hyon uomo buono è
incapace di vedere la malizia negli altri, come un ingenuo ci casca sempre,
lasciandosi abbindolare. Soprattutto se
a chiedere udienza è una bella donna, quindi la fa entrare. Il senso di vastità
che vi impera all’interno del palazzo è a dir poco sorprendente. Dominano lo
sguardo scaloni, arcate, nicchie mentre l’elemento primo risulta essere il
cigno in tutte le sue prospettive e figurazioni possibili. L’imperatore
accompagna Matilde attraverso un immenso scalone verde posto nell’ala
occidentale, che si distende all’accesso di rappresentanza del piano nobile.
Dove accoglie pregiati marmi raffiguranti cigni in procinto di bere l’acqua e
altri che spiccano il volo. Lo scalone finemente decorato in alabastro, si
conclude poggiando in un incantevole bacino a sorgente, che sfocia in una
cascatella ai due lati collegandosi al centro della scala. Il quale ospita due
autentici cigni reali, dalle magnifiche livree, di cui uno bianco e l’altro
nero. L’elevata bellezza dello scenario ne esalta lo splendore, suscitando
stupore anche in Matilde sebbene priva di sentimenti. In attesa di preparare la
futura imperatrice Haonhace all’incontro con la donna, fanno accomodare la
stessa nello splendido salotto in malachite verde smeraldo e oro. La sala è
composta da ampie vetrate, dove ai lati del divano spicca un’oasi circondata da
palme e altre piante esotiche, baciate dal clima pressoché tropicale con
lussureggianti fioriture di specie rare. E una piccola cascata che signoreggia
al di sopra e dietro la parete, che custodisce pesci di una bellezza senza
confronto.
<<Matilde può recarsi da lei ora. >> Le dice
l’imperatore senza presagire alcun pericolo.
La delicata Haonhace senza proferire parola attende la dama venuta
da un altro luogo, tranquillamente adagiata nel suo trono all'oscuro del
succedersi degli eventi. Giungono al suo cospetto le ballerine che delicate
aprono le sorprendenti danze annunciando il nome della dama.
<<Sua maestà ecco Matilde in visita per voi. >>
<<Grazie molto gentili … andate ora. >> Risponde
rivolta alle danzatrici le quali sono obbligate a restare affinché non le
congedi l’imperatrice. A quel punto il trono a forma di cigno schiude le sue
ali ad abbraccio, formando una tenda che si stringe a sipario e avvolge le due
donne al riparo da altri intercessori. Poiché la futura imperatrice si era
abbassata a cogliere un fiore caduto per odorarne la fragranza, sfruttando la
durata dello schiudersi dell’allestimento scenico del cigno nell’attesa
dell’arrivo della donna. Non si aspettava certo un’intrusione a tradimento, se
nonché fulminea Matilde entra e senza altri preamboli la circuisce subito.
Cogliendo l’attimo di distrazione dell’imperatrice. Nel momento esatto in cui lo sguardo fu a
portata visiva di Matilde… questa ne approfitta all'istante, compiendo un
vorticoso giro con il dito per ipnotizzarla e avvicinarla al blocco Cynye,
trasportandola immediatamente da Zorhobos. Mentre per la povera Haonhace ignara
dell’empietà del gesto, non vi fu nemmeno il tempo di reagire che ambedue
vengono sottratte nell’immediato e trasportate da lui. Quando l’imperatore Hyon
si accorge che le donne da troppo tempo ormai stavano lì dentro, ordinò
immediatamente di aprire il cigno, dove la sorpresa nel trovarlo vuoto fu inesorabilmente
cruenta.
<<No! No! No!>>. Esclama urlante l’imperatore Hyon
addolorato. <<Troppo tardi, sono sparite nel nulla tutte e due!>>
Strillò fuori di se l’imperatore credendo di impazzire. Non può essere? La sua
amata figlia, sparita nel nulla. <<No! Non può essere …>>. Si dice
con la testa fra le mani impazzendo di dolore.
Tuttavia a nulla servì agitare tutti a palazzo per cercare il
colpevole di quel misfatto, poiché non si riuscì a incolpare nessuno e
tantomeno a trovarle. Non basti dire, che la futura imperatrice avrebbe potuto
cambiare la situazione, se solo sarebbe stata in grado di scrutare negli occhi
Matilde, a quest’ora non sarebbe accaduto il fatto perché l’avrebbe di certo
smascherata. I castellani costernati e intristiti per questa scomparsa, non si
persero d’animo e si convinsero di adunarsi per le ricerche, per poi stabilire
che sarebbero andati a chiedere sostegno a chi li avrebbe potuti aiutare.
L’imperatore Hyon si reca subito al cospetto del blocco Cynye per poter
guardare attentamente gli abitanti di Etruria. Osservando scrupolosamente ogni
angolo remoto del reame, cerca di capire dove possano essere i cavalieri della
farfalla dorata che sa paladini della giustizia, pronti a venire in aiuto ai
bisognosi per contrastare le forze delle influenze negative che esplodono nel
paese repentinamente. Scorge finalmente il Palazzo Orsini di Statonia e nota
che i cavalieri sono raccolti lì assieme ai castellani, intenti a escogitare il
modo di bloccare le influenze negative. L’imperatore pensa a quel punto di
unire le forze, in questo modo possono condurre una migliore contrapposizione.
Di conseguenza raduna il suo seguito e parte alla volta di Statonia per
congiungersi ai cavalieri della farfalla dorata nel Palazzo Orsini.
Invece a Statonia …
Era da tempo ormai che Niccolò mancava da palazzo e i castellani a
questo punto quasi rassegnati lo davano per scomparso. Cassandra alle spalle
dei castellani persisteva nel condurre una sorta di sonno veglia per attirare
quante più anime al cospetto di Matilde. Riuscendo a lusingare Protasio e
Demetrio, facendogli credere che si era innamorata di loro, e a quel punto
persi nella sua ipnosi si consegnarono volonterosi a Matilde, come guidati da
uno strano influsso. Vista la situazione sempre più dubbia il maresciallo
Tebaldo chiama nel salone il maggiordomo Cassio, Egidio il cuoco, le ancelle
Demetra, Fabiana, Sabrina, Dafne, Elena, Brunilde, il paggio Germano, Enrico il
compositore, i cavalieri presenti rimasti e i loro ospiti di Velx Paride,
Amanda la contessa e il Visconte Alderico. Si riunirono più che altro per
incoraggiarsi a vicenda sapendo che per loro ormai era arrivata l’ora di essere
catturati sentendosi spacciati, almeno ambivano a stare tutti vicini. Fabiana
si rivolge al maresciallo.
<<Sa maresciallo sento che per noi è finita, come possiamo
da soli contrastare l’inevitabile presa di posizione di questa entità che si
dimostra alle nostre spalle meschinamente?>>
<<Cara Fabiana lo so è difficile credere che per noi ci sia
una speranza, ma dobbiamo almeno provare a lottare per sopravvivere, non
possiamo lasciarci sopraffare dallo sgomento, pensando a quante persone ci sta
sottraendo lo spirito delle influenze negative. Provi a prenderla in questo
modo, almeno speriamo che siano ancora vivi. >>
<<Già fa presto lei a parlare così, non è nemmeno questa una
certezza, potrebbe averli eliminati tutti e noi non lo sapremo mai. Guardi il
conte per esempio che fine avrà fatto?>> Ribadì sconsolata Fabiana.
<<Anche su questo non so cosa rispondere, auguriamoci
soltanto che provando a restare tutti uniti non ci venga a mancare più nessuno.
>>
Davide a questo punto sicuro di avere l’attenzione di tutti parla
loro.
<<Non dobbiamo più separarci, cercheremo di stare il più
possibile vicino gli uni agli altri, restando concentrati in un'unica stanza,
in modo da non perderci di vista, semmai qualcuno necessita di spostarsi, si va
tutti assieme e quando si deve andare per bisogni… bè… mai da soli. >>
<<D’accordo Davide ha ragione, dobbiamo attuare almeno
questa strategia. >> Gli risponde Tebaldo.
Brunilde dopo averlo sentito parlare, ne approfitta per
avvicinarsi a Davide dandogli istintivamente un bacio sulla guancia.
<<Oh! Grazie perché questo delizioso regalo?>>
<<Un grazie per te, per regalarci la tua positività.
>> Mentre lui ricambia rapito restituendoglielo sulla fronte. La
timidezza di Dafne in quel frangente andò scomparendo, presa da un attimo di
sconforto si avvicina a Lanfranco che dal canto suo nota dallo sguardo azzurro,
la fragilità della ragazza che colta dalla tristezza necessita di attenzioni
immediate e ne approfitta per stringerle la mano. Lei incoraggiata poggia
spontaneamente la testa nel torace muscoloso dell’affascinante cavaliere, che
si lascia intenerire e la stringe più vicina. Anche Paride approfitta
dell’attimo che tutti hanno bisogno di sostegno per avvicinarsi alla dama per
cui prova un forte sentimento. Fabiana non può che accettare l’occasione che le
viene offerta in un piatto d’argento, quindi non si fa pregare e si stringe a
lui resa complice del momento notevole.
<<Non ti preoccupare andrà tutto bene. >> Le dice
Paride rincuorandola con un bacio sulla guancia.
<<Se lo dici tu ci credo. >> Asserì lei ricambiando il
bacio che per sbaglio o per decisione si espone a ridosso delle labbra del
cavaliere che compiacente si abbandona a quel favorevole momento.
La contessa e il Visconte Alderico accomodati sul divano in
disparte, restavano immobili e piuttosto costernati sugli ultimi accadimenti,
indecisi se rientrare a Velx oppure restare uniti al castello Orsini non
mancando di scambiarsi effusioni gentili. A quel punto Paride avendo sentito le
incertezze del suo maestro esprime il suo parere.
<<Visconte Alderico se posso permettermi? >>
<<Ma certo! Si! Mi dica Paride. >>
<<Ecco… pensavo … visto che lei ha già attraversato un
brutto momento a Velx, e sussiste l’eventualità che il borgo sia già stato
assediato da questa mostruosa entità che sconcerta tutti…>>.
<<Bè … si potrebbe
essere. Prosegua. >> Risponde il visconte.
<<Ebbene il fatto di essere qui potrebbe mostrarsi a nostro
favore un’ottima soluzione.>>
<<Lo pensa davvero Paride?
<<Emh… si! Dal momento che sono presenti i paladini
dell’ordine della farfalla dorata, c’è più probabilità di salvezza, mentre se
torniamo a palazzo chissà cosa ci aspetta. >> Gli dice Paride con una
nota di preoccupazione e allo stesso tempo il desiderio di non allontanarsi da
Fabiana.
<<Già! Paride sa che cosa le dico, che come sempre lei ha
ragione è più previdente ormai stare qui, uniti si combatte meglio che da soli,
bravo. >>
<<Voi siete d’accordo vero Cassio se noi preferiamo
rimanere?>> Domanda il visconte rivolto al maggiordomo.
<<Certo! Ci mancherebbe altro, per noi è un piacere avervi
come ospiti a palazzo, saremmo offesi se faceste il contrario. >> Gli
risponde serafico il maggiordomo.
Nel frattempo …
Capitolo trentanovesimo
l’imperatore Hyon con il suo seguito si stava avvicinando a
Statonia per congiungersi ai cavalieri della farfalla dorata. Per condurre una
migliore contrapposizione è fronteggiare il nemico. Dopo aver percorso il
versante che li ha condotti a Statonia giungono a Palazzo Orsini, dove ad
accoglierli vi è il leale maggiordomo Cassio, che con sua gran sorpresa per la
visita inaspettata, si appresta comunque con gioia ad accompagnarlo all’interno
del Palazzo con il suo seguito. Li fa accomodare ristorandoli a tavola dopo il
viaggio. Approfittando del momento per saperne di più del motivo che li ha
condotti lì. Infatti, l’imperatore racconta la triste realtà del rapimento di
sua figlia Haonhace, stabilendo la possibilità di unirsi alle forze dei
cavalieri della farfalla dorata. Gli stessi onorati per molta considerazione,
si vedono lieti di accettare di buon grado l’invito a unificare le forze. Il
palazzo volge inesorabilmente alla malinconia, gli astanti stanno perdendo le
speranze di vedersi ricomparire il conte Orsini. Lo danno veramente per
disperso e con lui tutti gli altri sottratti fatalmente. Rimane l’illusione
unendo le risorse e le energie, di poter riuscire a contrastare comunque le
forze delle influenze negative che sovrastano inesorabili su Etruria.
In un secondo tempo …
il calmo fluire delle nuvole avvolge in un crescendo la regina
della notte che serena come un lume brilla indisturbata. Fino a che le stesse
la ricoprono del tutto facendola svanire nella loro grigia coltre gremita di
pioggia che freme indecisa se riversarsi
sul territorio. Niccolò si sente il peso delle anime che si stanno riversando
da Zorhobos ed è deciso più che mai a trovare la fonte di questa calamità.
Rivolge lo sguardo con animo puro a Saturnia scambiandole un buffetto. Mentre
lei posata alla sua spalla si destreggia a infonderle coraggio tramite la sua
luminescenza e un impercettibile movimento delle ali.
Passando attraverso il passaggio celato in prossimità di
un’insenatura che conduce alla Grotta del Bue Marino, sente dei rumori sinistri
provenire dall’esterno. L’effluvio che scaturisce dalle pareti è un qualcosa
d’indefinito. Riesce solo a percepire fortemente un odore di muschio stemperato
alla selvaggina, ma glaciale allo stesso tempo. Esegue lentamente altri passi e
si incunea per oltre settanta metri, stando molto attento a Saturnia. Nel luogo
da cui fuoriesce si ritrova proiettato di fronte a una deliziosa spiaggetta
racchiusa in una spaccatura di roccia frastagliata. A quel punto sente
nuovamente altri brevi rumori provenire da un anfratto poco distante. Si sposta
sul lato destro della roccia e vi scorge attraverso il riverbero dello specchio
d’acqua che fa capolino a riva… un’ombra furtiva muoversi di soppiatto. Il
giovane si accuccia posizionandosi a terra e si accorge che la sagoma lo segue
e a ogni sua mossa ne duplica le movenze. Tuttavia si trascina pianissimo
vicino alla pietra, ma non fa in tempo a toccarla… che la presenza si manifesta
in tutta la sua interezza. Giunge caracollando curiosa … mostrandosi al
cospetto del giovane Niccolò una splendida foca monaca, con un paio di
occhietti tondi ed espressivi, la testa nera, il petto, il collo, la pancia e
le pinne anteriori e posteriori bianche. Probabilmente percepita la presenza
umana stava facendo di tutto per mostrarsi spavalda, ansimante e stanca.
<<Ciao Piccola!>> esclama stupito.
Anche Saturnia manifesta contentezza nell’ammirare quella creatura
caracollandole vicino briosa.
<<Mi hai fatto spaventare lo sai? Credevo fosse qualche
barbaro di Zorhobos. >>
La foca cerca in tutti i modi di attirare l’attenzione di Niccolò
per condurlo in un cunicolo della grotta. Dopo vari tentativi il giovane riesce
a comprendere l’intenzione dell’esemplare e la segue.
<<Ah! Stupendo! Meraviglioso!>> Esclama con stupore
dinanzi allo spettacolo del creato.
In realtà, la straordinaria foca ha appena dato alla luce un
cucciolo bellissimo, con due occhini curiosi e vivaci, un musetto grazioso e
ricoperto da un pelame bianco-paglierino da sembrare uno stupendo peluche. La
foca si avvicina a Niccolò e con insistenza cerca di farle capire qualcosa,
producendo un movimento continuo, con una serie su e giù con il muso pressato
sulla sua gamba.
<<Cosa c’è piccola? Cosa vuoi dirmi?>> chiede come a
volerla sentire parlare Niccolò commosso da quella richiesta incompresa. La
foca da brava madre continua a destare la sua attenzione al punto tale che
Niccolò prova tutte le strategie per arrivare a intuire quello che voleva
dirgli. Perfino quella di accarezzare il cucciolo, infatti, non appena lo
avvicina, la foca esulta con vocalizzi più marcati e fa capire che è di lui che
si tratta.
<<Perbacco!>> esclama Niccolò a voce alta. Osservando
meglio il cucciolo e in realtà capisce l’insistenza e lo scalpore della madre
nel volere a tutti i costi che la seguisse. Si accorge, infatti, che purtroppo
il cucciolo è rimasto impigliato negli attrezzi da pesca di qualche avventore
sfrontato dopo averli abbandonati nella grotta. Il cucciolo fortunatamente è
calmissimo dopo che la madre le ha ben impartito la lezione di non muoversi.
Una rete da pesca si è attorcigliata attorno al corpicino del cucciolo. È
disposta in maniera tale che al minimo movimento della bestiola vi si impegola
sempre più, fino a rischiare di rimanerne strozzato a causa che per metà le
impegna già il collo in un intrico pauroso. Immediatamente e con la massima
cautela Niccolò cerca di porre rimedio all’accaduto. Nel frattempo accarezza il
piccolo per farle capire che si deve fidare. Mentre anche Saturnia si poggia
delicatamente sul dorso come a infonderle un po’ di forza e con estrema cura
Niccolò riesce a sbrogliare il cucciolo da quel groviglio che lo angosciava,
dove fortunatamente gli ha causato solo una piccola fuoriuscita di sangue nel
punto esatto dove si era agganciato alla roccia. Il cucciolo di rimando gli si
avvicina scambiando un buffetto col grazioso musino, seguito dalla madre che
felice lo bacia ringraziando Niccolò allo stesso modo. Dopo il successo
ottenuto con le splendide foche le saluta carezzandole amorevolmente,
consapevole che per lui è stato un privilegio e un onore, visto che sa questi
animali difficilmente si fanno avvicinare dall’uomo per via della loro
tranquillità che verrebbe a mancare.
Più tardi …
dopo aver percorso una decina di metri si addentra lungo le cavità
generate dall’erosione marina e degli smottamenti rocciosi della costa a sud
della grotta. Nel luogo in cui da lì riesce a vedere una guglia sulla cima di
una roccia che imponente signoreggia l’isola, come custode a picco sul mare.
Sovrana incontrastata, vi è un’altra Torre che emerge sotto una luce nivea
custodita sull’orlo di un dirupo a precipizio sul mare, in un abbagliante
insieme di ghiaccio che la ricopre. La torre gigantesca si eleva al cielo in un
crescendo di scale a chiocciola totalmente di cristallo glaciale, generando una
curiosa compagine mai vista. La luce che emana il complesso di elementi è
contraddistinta dal riverbero del sole che poggiando i suoi raggi a ridosso
della parete cristallina, si espande in un vorticoso riflusso sfolgorante, che
lusinga tutta la zona circostante.
<<Eccolo! Ne sono certo!>> esclama a voce alta il
giovane incredulo. <<Di sicuro questo è il nascondiglio di Zorhobos. Che
ne pensi Saturnia?>>
<<Sembrerebbe anche a me!>>
Impavido Niccolò sovrasta l’altura imponendo la sua figura da
quell’altezza. Volge lo sguardo rivolto alla valle per ammirarne comunque
l’imponenza. A quel punto emette un grido soffocato di tensione liberandolo
nell’aria. <<Wooh!>>
La graziosa Saturnia abbarbicata sulla sua spalla gli dona
sicurezza caracollandole attorno. Niccolò è in uno stato per di più indigente,
ha gli abiti malmessi e imbrattati per via delle varie peripezie. Allo stesso
tempo bello come il sole e rinvigorito dall’entusiasmo, si dice soddisfatto per
avere raggiunto il luogo che racchiude le influenze negative e l’imperatore
Zorhobos, nonostante ignori tutto quello che gli succederà da ora in poi.
<<Ecco il rifugio di Zorhobos! Arrivo Aurora. >> Si
dice fra se.
Il fossato che circonda l’area è permeato di ghiaccio. E Niccolò
avverte un brivido freddo che gli scorre giù per la schiena. Tuttavia il
mormorare di pioppi bianchi e altre piante di alto fusto, con una quantità
enorme di fogliame congelato suggella il varco. A fatica il giovane vi passa
attraverso, poiché le strane piante oltre a essere numerose, sono rivestite di
aculei acuminati e glaciali. In un secondo tempo una serie di bianchissime mura
merlate intervallate da torri, svela finalmente il maestoso castello glaciale.
Il giovane ha la sensazione di essere entrato in un’altra dimensione.
Un’estensione del tutto raccapricciante. L’area che circonda tale smisurato
fortilizio è spaventosamente chiara, luminosa e glaciale. L’imponente compagine
è munita di un ponte levatoio perpetuamente sceso. Rivestito in marmo
ghiacciato e brillante. Mentre ai lati
mostra i bordi realizzati da possenti stalagmiti frastagliate sparse qua e là,
che si snodano in una vasta area che fa da introduzione al castello. Dove si
allarga a terrazza per presentare poi i due grandiosi mastio di marmo e
ghiaccio che padroneggiano l’ingresso. In quel frangente il giovane pensa fra
se… ora cerco di avvicinarmi lentamente, proseguo lungo la parete dirimpetto al
cancello senza farmi vedere e cerco di entrare. Tanta è l’emozione,
l’inquietudine e la voglia di porre fine a quell’ascesa glaciale che prosegue
imperterrito, nonostante il freddo. Così si sposta verso il basso, nel luogo in
cui è colto da un silenzio robusto che cala da ogni parte.
<<È tutto molto strano. Non sembra anche a te
Saturnia?>>
<<Perfino troppo facile. >> sussurra lei. <<Non
si vede nessuna guardia al castello. >>
L’assenza di rumori che regna in quell’istante aumenta l’inquietudine
dei due coraggiosi.
<<Non c’è nessuno che blocchi la mia venuta. Come
mai?>>
<<Strano davvero! Ogni castello che si rispetti ha le sue
guardie all’ingresso cipicchia. >>
<<Vuoi dire accipicchia Saturnia?>>
<<Ah… ah... ah… si... si intendevo quello. >> risponde
lei sorridendo.
Il giovane all’interno di quel profilo prosegue muovendosi di
soppiatto come se non vi fosse nessuno.
<<Saturnia tu che dici… non mi tenderanno un tranello
vero?>>
<<Non so che cosa dirti Niccolò!>>
In realtà Zorhobos tramite il blocco zirbhas vedeva tutto, ma è
chiaro che la sua intenzione è quella di lasciarlo entrare liberamente senza
costrizioni, di conseguenza al giovane è concessa ogni apertura facilmente.
Lentamente Niccolò si addentra e dopo aver percorso alcuni gradini di ghiaccio
giunge al sontuoso portone. Che massiccio si mostra di notevoli dimensioni,
realizzato in marmo glaciale, levigato finemente, mentre sfoggia enormi
spuntoni di ghiaccio a forma di stella che si dipanano in ogni dove. Al centro
del quale è intagliata la sagoma del Dio Nethuns a cui Zorhobos è devoto e al
suo centro l’effige di un occhio splendente, simbolo dell’ordine dello Spirito
delle Influenze Negative Fonte Certa, Unica verità. Il giovane muove un passo e
il silenzio si fa assoluto e glaciale … non appena si avvicina all’ingresso è
pervaso dal freddo artico che offre l’ambiente circostante. L’illuminazione è
garantita tramite torce marmoree che emanano luce argentea, breve e oscura,
perennemente accese e fissate ai lati di un corridoio che conduce alle segrete.
Un’impressionante gelida, frastagliata e bianchissima parete rilascia cristalli
che si librano nell’atmosfera, ghiacciando anche il respiro. Fruscii di
ghiaccio che pare parlino si muovono e si rincorrono nella parete opposta. Di
tanto in tanto un susseguirsi di minuscoli animali diafani e marmorei perfettamente incastonati nei muri si
rincorrono lungo le arterie di quel recesso.
<<Hai visto Saturnia? Non ho mai visto nulla del
genere!>>
<<Già. Pare che strane entità sussistano all’interno delle
mura, lasciando trasparire solo la loro possibile forma senza poterne vedere la
conformità. >>
<<Infatti, è come se ci fosse un organismo vivente custodito
all’interno delle mura. >>
<<Pazzesco fa venire i brividi. >> ribadisce lei.
<<E guarda Saturnia… >>
<<Dove?>>
<<Lì… sul lato destro e sinistro tra le torce ci sono
quattro busti marmorei posati su quelle colonne d’avorio finemente intarsiate,
sembra si muovano. >>
<<È vero! Inoltre guarda
tali busti rappresentano i quattro punti cardinali dell’ordine. >>
Nel tempo stesso … accade che la voglia di emergere di Matilde prenda il sopravvento nello stato delle cose. Avendo il potere dell’ubiquità è quasi alla pari delle capacità di Zorhobos in grado quindi di vedere tutto e ora ha notato quanto Niccolò si era potuto spingere giungendo alla dimora del suo Zorhobos. No! Non lo può accettare. Decide quindi di agire. La donna vuole assicurarsi il dominio assoluto affianco a Zorhobos e pensando di fargli cosa gradita si precipitata a ridosso del mastio. Giunge alle spalle di Niccolò e gli sferra un colpo ben assestato alla nuca tramortirlo. In un secondo tempo trascinandolo sul ghiaccio lo conduce al cospetto del suo padrone. Mentre Saturnia con uno scatto repentino è riuscita a sorvolare al di sopra e sfuggire alla donna, andandosi a sistemare all’interno del farsetto del suo giovane Niccolò. A quel punto Zorhobos, avvisato dal maggiordomo Ridigulfo dell’arrivo di Matilde non si aspettava certo di avere così presto al suo cospetto il conte Orsini di Statonia e infuriato comincia a inveire sulla donna.
<<Hul Hus Dis nha hilarou Haona oesan. >>
<<Il ragazzo per te padrone, felice mattino. >> Gli
dice Matilde entusiasta e sicura di ottenere un elogio.
Zorhobos se pur imbestialito analizza Matilde nonostante provasse
un attimo di repulsione perché lo ha screditato e le parla.
<<Haona oesan Matilde. >>
<<Felice mattino Matilde. >>
<<Echebr ic hov leia?>>
<<Dimmi come hai fatto?>>
Le chiede brusco Zorhobos alterando già la voce.
<<Lie vied in cuhest hul tugre, sc
frad plicc preth ell oh piltin ini shut botr nahl frishen, dis akafan c nates
dh Acal hilarou. >>
<<L’ho visto che costeggiava il torrione, con una piccola
pietra gli ho inferto un esiguo colpo alla nuca per tramortirlo e condurlo a lei
padrone. >> Risponde Matilde stupita che abbia un tono adirato con lei
dopo il regalo che gli aveva appena fatto.
<<Pa! >>
<<No! >>
Esclama furente Zorhobos.
<<Hunta dociasa vrier lu splentemen eo tan muluan eproi efer
tomma!>>
<<Sarebbe dovuto venire lui spontaneamente… così non posso
proprio fare nulla!>>.
Urla Rabbioso scatenando con il blocco zirbhas una scarica di
gettate di ghiaccio.
<<Tan elu Hiind lands hilarou! >>
<<Non lo sapevo padrone! >>
<<Ta nrda ruina Matilde, tan muluan
mamedl hinchiusa nahl preth masstan, el liga ein elu premam hn tan net lu dh
kaeese splentemen, rhiltre hids iommunthu bhandua c slapcar nied netz drea cel
c dremm nahl nah shueta eplac. >>
<<Si rende conto Matilde, non posso nemmeno incastonarlo
alla pietra megalitica, la legge non lo permette se non è il prescelto a
presentarsi spontaneamente, altrimenti sarei immediatamente bandito e
scaraventato nel ventre della terra e addio alla mia ascesa epocale. >>
<<Ahh zixounuo snro vhenitra. >>
<<Mi dispiace sono desolata. >>
<<... Dis Rae prosla nied galsea ... >>
<<Per ora portatelo nelle prigioni. >>
Ordina adirato rivolgendosi ai suoi efferati che solerti
trasportano il prigioniero fino alle segrete.
<<C rae eto criamo? >>
<<E ora cosa facciamo? >> Chiede Matilde a Zorhobos.
<<Rae dis qusna eto c dis nremida na nesfath inplhsatie,
zeva araem sc qudgerz qittai zli limaprent dr uchume amnre c tan atral manisx
oesan. >>
<<Ora per prima cosa e per rimediare al misfatto
ingiustificabile, devi portarmi con urgenza tutti gli imperatori e imperatrici
del reame, entro e non oltre tre giorni. >>
<<Xiem quo vanasirio net ini muno naho hilarou. >>
<<Ogni tuo desiderio è un ordine mio padrone. >>
Replica Matilde scoraggiata per il modo in cui l’ha trattata Zorhobos,
avviandosi all’uscita.
A un certo punto indolenzito e steso a terra Niccolò con lentezza
apre gli occhi. Volge lo sguardo attorno all’ambiente, mentre il freddo
glaciale gli entra nelle ossa e si vede imprigionato in una gabbia di ghiaccio.
Non solo, attorno a lui si accorge del più esteso agglomerato di persone che
avesse mai visto, incredibile!
Il suo istinto gli dice di socchiudere nuovamente gli occhi, volto
al pensiero di stare eventualmente sognando, una volta riaperti di sicuro sarà
tutto svanito. Purtroppo così non è. Li riapre e la scena che gli si presenta
dinanzi è la stessa, un’ampia distesa di anime completamente congelate giace
sospesa fra le pareti di roccia a picco. Le anime sfoggiano come soldatini del
tutto incastonati alla pietra megalitica ghiacciata.
<<Woh… guarda Niccolò ci saranno centinaia e centinaia di
persone al suo interno forse più, sottoposte a ibernazione. >>
<<Ecco dove è sparita gran parte della gente. Spaventoso!
>>
<<Decisamente incredibile! >> replica lei con una
vocina flebile.
<<Sono collocati in modo tale da sembrare un’opera
architettonica posta su vari livelli fino al vertice. >>
<<È vero! Simile alle cellette degli alveari delle api.
Piuttosto che sistemati uno affianco all’altro come in un baccello dalle mille
sfaccettature cristalline. >>proferisce la piccolina.
<<Guarda al suo centro risplende un flou impercettibile
generato dalla presenza al suo interno della persona creando l’effetto
perlaceo. >>
<<Assurdo sembrano creature opalescenti. >>
Il giovane Niccolò avverte la fronte che gli duole, si porta la
mano alla testa e un rivolo di sangue si sbroglia tra le dita, allora prende un
fazzoletto e lo tampona affinché diminuisca il flusso. Si sente spaesato,
inerme e costernato da tanta insufficienza di spazio dentro quella prigione.
Inoltre si domanda se Aurora fosse effettivamente lì e quanti altri, che lui
spera di liberare, siano racchiusi all’interno di quella struttura. Ma come può
agire ora che è segregato in uno spazio delimitato da sbarre di ghiaccio, senza
via d’uscita. La gabbia dove è custodito presenta un esiguo arredo, composto da
una sola branda e un blocco di roccia a forma di tavolo, nient’altro. Si alza
in piedi lentamente, sbatacchiandosi a braccia conserte più volte e più volte
per il freddo e cerca di ampliare al massimo la visuale per individuare
eventualmente una via di fuga e se vede Aurora. Compie un giro su se stesso per
guardare meglio ma è praticamente impossibile riconoscerla vista la moltitudine
di persone racchiuse lì. Saturnia si tiene ben ancorata al bavero del farsetto
di Niccolò seguendolo fedelmente, volteggiando ogni tanto per far sentire la
sua presenza e incitarlo a proseguire convinta che prima o poi avrebbe superato
quell’angustia situazione.
Capitolo quarantesimo
A tarda sera … il capitano Saturnino e l’equipaggio si stanno
seriamente preoccupando del ritardo di Niccolò. Dopo aver mangiato decidono che
è ora di andargli incontro, per capire se non altro se gli è capitato qualcosa.
Si inoltrano attraverso quella meravigliosa macchia mediterranea
che nasconde attualmente arcani segreti.
Mentre lungo il punto nevralgico di Urgon che introduce in ogni
direzione, l’equipaggio della galea Aurinia e Saturnino s’imbatte in uno
scenario di ghiaccio inaspettato. Si tratta dell’imponente cascata che sbarra
loro il cammino.
<<Guardate Niccolò deve essere passato di qui!>>
asserisce Saturnino.
<<Come fa a dirlo capitano?>> gli domanda Firmino.
<<Dal momento che dietro quella coltre ghiacciata c’è la sua
sacca. >>
<<già è vero! Mah… come facciamo adesso capitano?>>
chiede ancora Firmino.
<<Animo ciurma, non preoccupatevi, avete con voi la vostra
sacca di pronto intervento?>>
<<Si capitano!>> garantisce Mauro.
<<Ognuno di noi l’ha sempre con sé quando si va in
ricognizione. >> ribadisce Firmino.
<<Bene! Bravi! Cercheremo di valicare il salto d’acqua
ghiacciato. Ora uniamo le varie corde per farne una sola e mi raccomando Mauro
tu che sei abile nel realizzare nodi, dimostra la tua maestria al meglio, cerca
di creare una robusta fune affinché possiamo formare una cordata per passarci
attraverso assicurandoci gli uni agli altri. >>
<<D’accordo capitano mi metto subito al lavoro. >>
Rispose risoluto Mauro.
Capitolo quarantunesimo
Intanto a Urgon Zurhusrna l’imperatore Zorhobos si stava
lentamente rendendo conto che il suo compito era veramente arduo. Troppa
bonarietà scaturiva dalle genti che si schermava sempre in prima linea. Dove
tutti erano amici di tutti e il resto del mondo poteva anche cessare di vivere
che a loro non sarebbe importato nulla. Il perbenismo, il moralismo e
l’ipocrisia regnano sovrani a Etruria e lui non lo tollera più, nonostante
conosca la sua realtà di regnante. Determina l’idea di prendersi gioco del
prigioniero il conte Orsini di Statonia per disporre di lui come vuole e
trasgredire forse le leggi dettate dal reame di Etruria. Intende procedere con
i suoi metodi per plasmare la sua mente con un dardo di ghiaccio. Ordina ai
seguaci di portarlo subito al suo cospetto poiché in seguito deciderà il da
farsi. Due sentinelle alte circa due metri bardate di lancia glaciale, indossano
una tunica pervinca a manica lunga e sopra di questa una sfarzosa mantella con
motivi decorati in argento, si dirigono immediatamente a prendere Niccolò nelle
segrete. Giungono nella gabbia d’argento permeata di ghiaccio, aprono il
vestibolo e trascinano a forza il giovane fino al cospetto di Zorhobos. Il
giovane cerca di opporsi, ma tutto è inutile di conseguenza non gli rimane
altro da fare che essere arrendevole e presentarsi a testa alta. Durante il
percorso che lo porta alla sala del trono, Niccolò si guarda in giro e nota uno
sfarzo incredibile dal fascino impercettibile. L’eleganza sfoggia fregi di vario tipo e grandezza,
permeati di ghiaccio cristallino. Mentre tutto è bianco, candido, marmoreo
abbaglia e offusca la vista. La torre vista da fuori sembra molto più piccola
rispetto all’imponenza architettonica che vi è all’interno, davvero
impressionante.
<<Hai visto Niccolò guarda? Che luogo mirabolante. >>
Gli sussurra Saturnia.
<<Vedo saturnia è ciclopico. >>
La struttura, infatti, mostra da un lato opposto all’altro due
titanici pulpiti di eccezionale fattura. Dominano imponenti l’altura della
sala, costituiti da 10 pannelli di marmo bianco e di cristallo finemente
lavorati e decorati con divinità Etrusche festanti. Mentre al suo interno vi
ospita probabilmente i Ministri di quel culto sconosciuto di cui è a capo il
malvagio imperatore Zorhobos. Precisamente sono i ministri del culto
dell’esercito dei ghiacci di cui Zorhobos è sovrano imperatore. Il gruppo dei
ministri indossa una zimarra marmorea decorata, con maniche molto larghe e il
bavero rialzato che gli ricopre il collo. Il ruolo determinante che svolge la
figura dei ministri è legato al fatto che sono vincolati a vegliare su Urgon
Zurhusrna. I custodi ministri sono dodici, sei da una parte e sei dall’altra, e
si mostrano laboriosi dall’alto dei pulpiti a seconda dell’esigenza, affinché i
sudditi ubbidiscano alle loro leggi inderogabili. Nessun altro al di fuori
della loro facoltà di pensiero può prendervi parte, previste altrimenti pene
severe.
A un certo punto il giovane Niccolò vede una serie di ancelle
ancestrali. Le donne del tutto servili sono radunate in perfetto assetto ai
bordi del pulpito e tutto attorno all’area del trono. Predisposte
all’obbedienza indossano vesti cristalline
e marmoree che lasciano scoperto solo il viso. Niccolò man mano che avanza
sgrana gli occhi per la sontuosità e lo sfarzo e con lui Saturnia con gli
occhietti sparuti, che sbattono continuamente per l’impressione che le fa quel
luogo mastodontico. Oltrepassati i pulpiti le altissime pareti sfoggiano
gradazioni a colata di ghiaccio frastagliato che denotano varie venature dal
bianco.
<<Guarda Niccolò… le pareti sembra lambiscano il cielo.
>>
<<È incredibile una grandezza inaspettata, quasi
inimmaginabile. >>
Più avanti avvolte a corolla colonne e pilastri imperiali
impressionanti in alabastro e ghiaccio, circondano tutta l’area dei saloni,
come a fare da cornice al punto di fuga centrale del trono. Dirimpetto alle
une, affiancate alle altre, quattro balaustre con una nicchia del tutto
rivestita di ghiaccio ospitano a livello titanico uno scenario di sculture a
dir poco sorprendenti.
<<Guarda Niccolò la rappresentazione di Nethuns Dio delle
acque interne, delle fonti e dei mari, dall’aspetto barbuto con il tridente è a
dir poco stupefacente realizzato in alabastro e ghiaccio. >> Gli enuncia
Saturnia.
<<Hai ragione è incredibile un’opera davvero ciclopica.
>>
<<E lì vedi… più avanti in un’altra balaustra vi è scolpito
Turms il messaggero degli Dei con il cappello da viaggiatore a tesa larga i
calzari alati e le piccole ali sul copricapo. >>
<<Forte! E invece lì guarda in quella nicchia… >>
<<Dove?>>
<<Lì a destra… è rappresenta una stupenda triade
raffigurante le tre divinità Etrusche. >>
<<E invece quella che figura è Saturnia?>>
<<Dici quella dall’altra parte?>>
<<Si cos’è?>>
<<Bè mostra la Dea Uni protettrice delle nascite e dei
naviganti, moglie di Tinia Dio supremo del cielo rappresentato con un grappolo
di fulmini in mano scintillanti ,una lancia e uno scettro e Menvra raffigurata
con elmo, lancia e scudo la Dea simile ad Atena. >>
<<Spettacolare. >>
<<E cosa ne dici di quell’altra nicchia che rappresenta
Hercle l’eroe etrusco figlio della suprema Uni?>>
<<Decisamente magnifica! Sono tutte dotate di una
straordinaria manifattura. >>
<<È vero! La loro mole è imponente cristallina e marmorea.
Una suggestiva cornice fiancheggia i due lati della sala partendo dalla corsia
centrale. >>
<<Uh… Niccolò osserva cosa non è il trono … guarda quei
Grizzly. >> Gli dice Saturnia.
<<Già incredibile! >> Esclama Niccolò.
In entrambi i lati, infatti, uno sfoggio di guardie che protegge
il reale perfettamente bardate di lancia e allineate, si protrae fino ad
arrivare al podio dove è situato il trono. Che si erge maestoso con una regale
poltrona racchiusa in un arco ciclopico in alabastro e ghiaccio. Mentre ai
fianchi della poggia mani c’è una bordatura con lavorazione a capitello ionico,
che la eleva a un’altezza di tre quarti di metro, in modo che le braccia siano
ben distese, poste su due guanciali enormi che si uniscono al sedile
avvolgendola.
È situata al centro di una breve scalinata dove a difesa e ben
schierati vi sono quattro giganteschi Grizzly marmorei che ne risaltano
l’imponenza. Sul lato destro uno smisurato blocco poggia su uno specchio
inclinato quasi orizzontalmente con una manifattura incredibile. Lo specchio è
interamente realizzato con stalattiti e stalagmiti di ghiaccio in rilievo. Una
sorprendente messa in opera che da risalto e fa risplendere interamente il suo
imperatore Zorhobos, illuminandolo a effetto cristallizzato. Sicuramente si
tratta del blocco zirbhas che menzionava Aurinia da dove lui può vedere tutte
le anime di Etruria.
In alto alle spalle del trono, c’è un mirabile calco munito di
stalattiti che discendono lungo la parete a forme smerlate e irregolari, che
figura due titaniche sfingi Etrusche dotate di una bellezza sconvolgente.
Le pareti altissime che sfoggiano gradazioni a colata di ghiaccio
frastagliato con varie venature a ridosso di Zorhobos, si dischiudono a sipario
e rivelano custodite in gabbie d’argento e ghiaccio cristallino, le donne più
belle che Niccolò abbia mai visto.
<<Oh … Saturnia vedi anche tu quello che vedo io?>>
Bensì … con un balzo al cuore si accorge con sua gran sorpresa che
in quella centrale giace Aurora. riversa a terra in uno stato davvero
angosciante. Appare circondata da una bellezza che incute mistero e tormento.
<<Oh mio caro Niccolò… sembra essere… è molto pallida, pare avvolta in
una nuvola di diamanti di cristallo che gli si muovono attorno. >>
Il giovane Niccolò rivolge lo sguardo a Saturnia che aggrappata al
suo bavero si manteneva ferma e immobile.
<<… Mah! … si c’è proprio Aurora… lì … hai visto?>> Le
disse sottovoce sconcertato.
<<Sì! ... ho visto Niccolò, ora stai tranquillo e attendiamo
gli eventi prima di agire istintivamente. >> Gli disse la farfalla
sapendo che l’avrebbe ascoltata.
<<Ddd…’accordo Saturnia. >>
Niccolò non sa cosa sia, ma vede che un qualcosa negli occhi di
Aurora la stravolge, un’entità che rende la sua bellezza così triste ed eterea
da sembrare quasi glaciale. Lui cerca di indurla a guardarlo ma lei non si
muove di un millimetro pare quasi non vederlo. Niccolò la guarda ancora, …
insiste, … ma nessun segno di risposta da parte della donna.
<<Aurora… dolce tenera Aurora! Cosa ti hanno fatto?>>
Esclama Niccolò con un rammarico enorme per non potere nulla al momento.
<<Cosa le avrà fatto Zorhobos? Se solo potessi … acc … non
so cosa mi trattenga dalla soluzione di sgominarlo all’istante. >>
<<Non ti angustiare ora. >> Gli dice la farfalla
cercando di rincuorarlo.
Ciò nonostante il giovane legate mani e piedi con una corda di
ghiaccio che lo avvoltola a spirale, impossibilitato a muoversi, si decide a
lasciarsi andare alla prudenza.
<<Saturnia hai notato anche tu che Aurora è come non mi
vedesse?>> Le dice Niccolò.
<<Già proprio così Niccolò, Aurinia mi ha fatto sapere che è
stata praticamente resa cieca da Matilde sua sorella che perfidamente collabora
con Zorhobos. >> Gli dice Saturnia.
<<No! Allora è vero alla fine si è unita a Zorhobos per
compiere le sue malefatte contro Aurora e non solo a quanto pare! È decisamente
intollerabile. >>
Saturnia e Niccolò volgono lo sguardo nella compagine e osservano
che tutte le donne sono praticamente in balia dell’influenza negativa. Si
mostrano arrendevoli e tristi, come fossero paralizzate all’interno di quella
gabbia cristallina. Mentre l’imperatore malvagio le mortifica a suo piacere e
quando lo gradisce. Infatti, dal momento che Zorhobos non può più concedersi il
lusso di amare a causa della sua natura glaciale e di conseguenza nemmeno avere
rapporti passionali per generare un erede, si limita a circondarsi dalle più
belle donne del reame per sfogar su di loro il suo potere, rendendole amorfe e
prive di vitalità.
-
Sarò io e solo io! No! Nessuno deve ostacolare la mia ascesa! A
discapito di tutto e tutti, sarò io il solo e unico imperatore di Etruria.
Unico erede. Unico detentore del potere assoluto su tutto e tutti, e a breve si
realizzerà finalmente il mio sogno. - Si ripeteva mentalmente Zorhobos.
Al giovane Niccolò venne il capogiro da tanto è felice di saperla
ancora viva. Vorrebbe urlare, scappare portandola via, con se. Tuttavia
qualcosa lo trattiene forse la prudenza. Riacquistando la calma cerca di essere
obbiettivo e considerare la situazione, con uno sforzo grandissimo, ripetendosi
mentalmente circa una trentina di volte la frase, stai sereno non è ancora il
momento. Placata la rabbia, evitando l’impulso di correre a salvarla all'istante,
si lascia quindi condurre dagli eventi accompagnato dalla sua fedele Saturnia.
Poco prima di giungere al trono, un sopraelevato pontile di marmo
cristallino prende possesso dell’area.
Un ponte di cristallo che separa la parte della plebe da quella
dell’imperatore lo ferma per attendere la decisione di Zorhobos. Solamente
l’imperatore ha la facoltà di far accedere chi lo merita, e se la persona a cui
deve dare udienza sia degna di lui. A quel punto uno speciale rialzo da un lato
e dall’altro dello stesso ponte si apre a spirale logaritmica. Partendo da uno
scalino quasi impercettibile, per arrivare a estendersi in un crescendo, man
mano che la persona vi passa attraverso, fino a giungere a ridosso del trono,
dove il visitatore si ritrova direttamente a faccia a faccia con il colosso di
Zorhobos.
<<Efe vantar hul gleoseo. >>
<<Fate avanzare il prigioniero. >> Ordina risoluto Zorhobos.
<<Treuto hilarou. >>
<<Subito padrone. >> Esclamano le guardie.
Le sentinelle accompagnano Niccolò a ridosso del lato destro del
ponte, facendolo fermare al primo gradino. Zorhobos lo esamina e decide che
comunque vuole dargli una possibilità e gli pone delle domande prima di farlo
proseguire nella salita per arrivare al suo cospetto.
<<Trainiro ihc ahn ah crivir hen? >>
<<Straniero come mai ti trovi qui? >> Gli chiede
Zorhobos.
Niccolò è imbarazzato e ostacolato dal fatto che non sa come fare
a replicare, visto che l’etrusco non lo conosce e si trattiene quindi dal
rispondere rapidamente. Un piccolo frullo d’ali di Saturnia gli ricorda che non
è solo e può continuare a sperare in uno sviluppo della prospettiva. A un certo
punto l’anello si manifesta prodigiosamente. Generando una vibrazione che
sprigiona una scossa luminosa che si va a estendere lungo la sua figura e avvolgendolo
in tutto il corpo lo oltrepassa come un vortice, mentre il fascio
impercettibile e velato si effonde su di lui. Niccolò si rende conto che un
altro prodigio si sta realizzando a suo favore. In realtà, il prodigio di
Xharax ha la facoltà di renderlo a pieno
titolo capace di intendere e parlare il linguaggio Etrusco per conferire al
cospetto di Zorhobos.
<<Snro hen oe gesarc hi Aurora. >>
<<Sono qui in cerca di Aurora. >> Gli risponde Niccolò
deciso a non farsi influenzare e allo stesso tempo stupito di riuscire a capire
e parlare la lingua Etrusca.
<<Shele cmeoento ah re mleto dh gesalar? >>
<<Quale sentimento l’ha spinta a cercarla? >> Gli
chiede Zorhobos.
<<Freie ahh hher piuna dh puole el tza prionsa drea shele
ahh soato hilarment mizzto, vrioir dh lautnaosa tr ini inplhsi>>.
<<Giacché mi sta molto a cuore la sua persona della quale mi
sento profondamente legato, vengo a liberarla da un’ingiustizia. >>
Replica Niccolò.
<<Bhada turop vrier dh hah rae. >>
<<Bene, può venire a me ora. >> Esclama Zorhobos.
Lo speciale rialzo comincia a muoversi partendo da uno scalino
irrisorio e aprendosi a spirale, trasportando Niccolò come fosse in una scala
mobile, in un crescendo fino ad arrivare in prossimità del trono al cospetto di
Zorhobos. Saturnia impaurita si tiene ben nascosta sotto al bavero del farsetto
per non farsi vedere.
<<Drechse el nrtui ini inplhsi? >>
<<Perché la reputa un’ingiustizia? >> Gli chiede
Zorhobos.
<<Hn ahh premam Zorhobos el nrtva net frad sren hi mligfo,
plintiene noied puene opio latie, lanees bhada. In esta in htart crendso udesc
tri muniaca herpistia nyl uchume hi Etruria, dis ruina net naho triologi
niriached tan snol Aurora aix quittae ell hinoiae in mnavtes raptllato.
>>
<<Se mi permette Zorhobos la vostra è una figura di spicco,
influente nelle sfere più alte, sapete bene che quello che state facendo esce
dai canoni previsti dal reame di Etruria. Per conto è mio diritto richiedervi,
non solo Aurora ma tutte le anime che avete sequestrato. >> Replica
deciso Niccolò tutto d’un fiato e senza timore.
<<C drechse hn nueetor hi srehre niah mentids tan ahh
mnavtes shtacaito sc ell nrtve tragrede? >>
<<E perché se ritenete di essere nella ragione non mi avete
attaccato con le vostre guardie? >> Gli domanda Zorhobos.
<<Drechse dis quintiop c nah linsan, oh sltot hi tan srehre
ania ini niettol, nerepeno ic shatma el prionessene>>.
<<Perché per principio e mia indole, ho scelto di non essere
mai un violento, preferendo come arma la persuasione. >> Ribadisce
Niccolò.
<<Foio nequie Tai hilladaite hi hingalrase hah sc el uslah
shatma drea prionessene, aix elu muh sc ipa hher pevaldro?>>.
<<Voi dunque vi illudete di incalzare me, con la sola arma
della persuasione, ma lo sa con chi sta parlando? >> Furioso gli risponde
Zorhobos.
A questo punto Niccolò cerca di giocare d’astuzia facendogli
credere che può benissimo sottomettersi a lui e prepara un discorso melenso,
adulatorio e servile.
<<Bhd ta, sc hul ptonzer putruano tuh qittai hhi uchuntant
lf nace Zorhobos, oui in huth el foroan drea tizia. Muluanti hi queramri ic quo
trustruent drea qua flontarer, haprethe hul quo uchun hidi briolx na tzo
drestigeo ptonzer>>.
<<Beh sì….…. con il potere supremo su tutti i regnanti…… o
grande Zorhobos, tu che sei la forza della vita, degnati di usarmi come strumento
per tua volontà, affinché il tuo regno dia lustro al suo prestigioso potere.
>>attestò lui.
Però Zorhobos prima che Niccolò giungesse al suo cospetto, aveva
già avuto modo di interpellare i ministri suoi devoti consiglieri e si era
espresso a favore del fatto di eliminare il conte. Sciorinando una messa in
scena, affinché il malcapitato considerasse che fosse sottoposto a un vero giudizio, in merito alla
sorte del poveretto che era in realtà già segnata Di conseguenza per lui non vi
è nessuna possibilità di scampo.
Zorhobos dà ora disposizione ai suoi ministri di scendere a patti con il
malcapitato. In quanto non può stancarsi a proferire altre parole, poiché le
sue molecole si devono mantenere pure e non essere soggetto al protrarsi a
discorsi che vanno avanti ineluttabili.
<<Nuetr naho docverx haberemi na zexlito ximintartre dni
cixnistr dr piltu hi xelitto, inychio dh varto mletono oe mrition c dh proth
pliotho doch multono xintichirie dh varto zrichionie oe naho matan>>.
<<Ritengo mio dovere appellarmi al giudizio insindacabile
dei ministri del culto di ghiaccio, chiedo a loro di decidere in merito e a
pieno titolo, dove possono intervenire a loro discrezione e a mio nome.
>> Dichiarò Zorhobos.
<<Snolom limaprente pahh dhaitam mletho dis el drtha
zriugiuni dr galsseto, epl dh in oui dhaith arahmto dh Tmenerre el qua shueta
nac hi in truopiedrem hha delterren dreo pultho akaftie hul quhoto
zirbhas>>.
<<Sommo imperatore abbiamo deciso per la pena detentiva del
prigioniero. Fino al momento in cui la
tua ascesa sia avvenuta. Dopo di ché baderemo all’eliminazione dello stesso
tramite il blocco zirbhas. >>
Risposero decisi i ministri.
A questo punto il giovane non riesce più a controllarsi ed esplode
proferendo contro di loro.
<<Mi chiedo perché siete giunti a una decisione così
irremovibile. >> Gli urla Niccolò rivolgendosi al pulpito dei ministri.
Gli risponde Tyrhiaminzio colui che come ministro ha l’ubiquità e
la facoltà di poter proferire in tutte le lingue e che in questo caso
rappresenta la voce di Zorhobos che altrimenti si adirerebbe e non lo
lascerebbe nemmeno parlare.
<<Per la ragione che Urgon Zurhusrna ha uno statuto ben
preciso da rispettare e siamo selettivi sulle persone che devono coesistervi
all’interno. >> oppone Tyrhiaminzio.
<<Che tipo di statuto ditemi? Sono sicuro di potervi
aderire. >> Replica il giovane.
<<Ebbene! L’ordine dello “Spirito Delle Influenze Negative”
con a capo supremo l’imperatore Zorhobos ha come prerogativa il fatto di
onorare le nostre carte costituzionali. >>
<<Carte costituzionali? … In cosa consistono? >>
Domanda Niccolò.
<<Dunque le carte costituzionali hanno precisi regolamenti
da seguire alla lettera. Solo se rispettati questi ci si può considerare
anteposti a vivere favoriti a Etruria. Inoltre sussisterà proprio qui il sito
del reame assoluto dove Zorhobos sarà l’unico detentore del globo. In futuro si
realizzerà grazie ai suoi seguaci. Solo chi è stato fedele e devoto sarà
superiore a tutte le altre specie che diversamente confidano su fonti false e
inattendibili. >>
Niccolò allibito… mette in atto l’atteggiamento di perfetta
indifferenza e fa finta di non capire. Altrimenti dopo affermazioni del genere,
vorrebbe replicare a spezzare la causa della loro fazione. Pensa mentalmente
questi elementi sono proprio fuori di testa. Ma in che mondo vivono? hanno
completamente perso la trebisonda. Se credono che io possa sottostare o peggio
fare incorrere a tutti il rischio di essere per sempre soggiogati da queste
entità negative si sbagliano di grosso.
<<E dov’è se è lecito saperlo questo statuto? >>
Chiede Niccolò.
<<Lo statuto è esposto a visione di tutti. È racchiuso
nell’incavo del portale di ghiaccio affiancato dai pulpiti dei ministri,
sistemato su un podio come una mappa centrale. >>
<<Ah! si? >>
<<Gli dia pure un’occhiata se vuole ma deve dare una
risposta immediata in merito alla sua adesione, altrimenti la nostra decisione
è già presa. >>
<<D’accordo mi dia un attimo di tempo per la visione.
>> risponde Niccolò sicuro di anteporre la sua riuscita nell’impresa,
ottenendo se non altro un altro po’ di tempo.
Le due guardie lo accompagnano in prossimità dello statuto. Mentre
il giovane comincia la sua lettura accompagnato dagli occhietti fervidi di
Saturnia che segue ogni sua mossa.
Il giovane si accinge a leggerlo …
Lo statuto di
Fonte Certa Unica Verità
dell’ordine dello
Spirito Delle Influenze Negative
-
Rispettare la scienza dell’autorità di Zorhobos ministro e
imperatore dei ghiacci.
-
È vietato stringere rapporti con chi non fa parte dell’ordine.
-
Si ha l’obbligo di onorare e seguire alla lettera le
pianificazioni dello statuto
“Fonte Certa Unica Verità” e raccogliersi
nella lettura tutti i giorni.
-
E vietato bere alcolici.
-
È severamente proibito fornicare.
-
È seriamente vietato istruirsi tramite libri, manuali, volumi,
testi, o altro che non siano quelli dettati dall’ordine.
-
Sulla frontiera dell’area divina mantenere fervida la predicazione
della parola della verità.
-
È vietato celebrare compleanni e feste di qualsiasi tipo se non
quelle indette dall’ordine.
-
È severamente punito chi è colto in procinto di danzare o cantare.
-
È rigidamente precluso praticare discipline sportive-agonistiche e
partecipare a competizioni.
-
È rigorosamente proibito brindare a qualsiasi titolo se non con
Zorhobos che ne presiede la degustazione.
-
È fermamente Vietato fare più di un figlio, toglierebbe la
possibilità di dedicarsi completamente all’ordine.
-
Dopo che i figli hanno compiuto i dieci anni è vietato mandarli a
proseguire le scuole.
-
Non bisogna assolutamente tradire l’ordine. Pena la prigionia.
-
È gravemente punito chi viene colto a rubare.
-
È d’obbligo credere ciecamente alla veridicità dello
-
Spirito Delle Influenze Negative e il suo trattato “Fonte Certa
Unica Verità”.
-
Le donne non possono manifestare pareri in merito alle scelte di
vita.
-
Fin da piccoli i bambini devono essere istruiti alla scienza
“Fonte Certa Unica Verità”.
-
Non si deve uccidere chi fa parte dell’ordine, pena la morte
stessa.
-
Sarà sottoposto a pene severe chi è in possesso delle facoltà di
sapienza che non siano quelle lasciate in eredità dall’ordine.
-
È fermamente vietato manifestare le proprie doti artistiche, quali
la pittura, la scultura e altro che possa incidere sull’esito di disciplina
imposta dall’ordine.
-
Tutti quelli che hanno aderito a diventare adepti devono lasciare
i loro beni per donarli all’ordine dello Spirito Delle Influenze Negative
“Fonte Certa Unica Verità”.
-
Non ci si può valorizzare esteticamente in nessun caso ed è
proibito tagliarsi i capelli.
-
Ogni settimana è d’obbligo presentarsi davanti ai ministri del
culto dell’esercito dei ghiacci di Zorhobos, per esporre il rapporto delle
incombenze svolte.
-
Le donne devono svolgere solo ed esclusivamente le mansioni di
casa e non occuparsi di altro che le possano distogliere dalla loro dedizione
alla famiglia.
-
Non si può accendere il fuoco salvo che per il sostentamento,
diversamente alimenterebbe il calore,
distruggendo Urgon Zurhusrna.
-
È vietato fare domande inopportune che possano infastidire
l’imperatore Zorhobos.
-
È d’obbligo dare qualsiasi bene, o contributo affinché siate anime
pure senza beni materiali e fedeli all’ordine dove si rimane nella nostra
cerchia protetta al di fuori della vanità.
-
Solo se eseguirete fedelmente lo statuto Fonte certa, Unica
verità, sarete degni di essere i prescelti per regnare in eterno a Etruria,
tutto il resto del mondo è infido e falso.
<<Niccolò ma hai letto che roba?>> Gli dice Saturnia.
<<Inammissibile! Vero?>> dichiara lui.
Il giovane riflette su quanto gli sta succedendo e
sull’eventualità di tirarsi fuori da quel pasticcio, che lo vede segregato e
senza via d’uscita in un luogo a dir poco funesto. Nonostante lo splendore
riflesso ha l’immagine davanti a se di Aurora che ora pare l’abbiano richiusa
sull’alta parete che si chiude a sipario.
Rimanendo a dir poco sbigottito, costernato dopo la lettura di
tale nefandezza cerca di proferire parola.
<<Questo ordinamento non ha alcun senso Saturnia. >>
<<Sono d’accordo anche io Niccolò è intollerabile. >>
<<È decisamente proibitivo. Assurdo! Inoltre eludono tutto
ciò che alimenta la mente umana all’imparare. Impediscono a coesistere con il
sapere. Incredibile è assurdo. >>
<<E poi certe regole o norme, o leggi, qual si voglia
chiamarle paiono vergogne. È senza ombra
di dubbio deleterio per il genere umano Niccolò! >> Sostenne Saturnia con
una vocina soave.
<<Precisamente Saturnia. Dopo tali fatiche intercorse nel
tempo per conquistare la conoscenza, il sapere, il progredire, piuttosto che
dedicarsi alla poesia, l’arte, la scienza, dover vedere limitato a questo
statuto riduttivo lo sviluppo dell’uomo è decisamente inquietante e
inaccettabile! >> afferma Niccolò.
<<Già! Peggio è
constatare quante anime inserite nel loro culto si dimostrano essere inermi e
private delle loro facoltà intellettive. >> Confermò Saturnia.
<<Appunto! Costrette a soggiogare ai dettami dell’ordine
allo scopo dello stesso a prolificare a glorioso impero, improntato a fare
rimanere la gente retrograda per pilotarla a suo piacimento, dove loro ne
traggono profitti e interessi. >> Ribadì Niccolò.
<<È chiaro che tutto questo sermone è dettato da persone che
sanno come plagiare un’intera popolazione e renderla schiava della sua scienza
o coscienza senza scrupoli. >> Disse lei.
<<Certo! Per creare attorno a se una cerchia di adepti
indifesi, resi ignoranti privandoli della conoscenza, che oltre ai loro dettami
non può avanzare. Donando come unica veridicità la loro disciplina rigorosa ai
fini di impadronirsi delle loro anime. Influenzandoli sull’unico modo di essere
eletti prescelti per regnare in eterno a Etruria, rispetto al resto del mondo.
Nascondendosi dietro false realtà, violando le leggi della natura umana, del
progredire come distinti elementi pensanti e creativi. Invece dietro a tutto
questo vi è celata una perfidia
indefinibile, alimentata dalla sete del potere assoluto. >>
<<È pazzesco!>> afferma la piccola.
<<Rendendo le persone prive di anima, schive alla verità,
inclini a sottostare al loro volere, plagiati in ogni angolo remoto del loro
essere si ritrovano unici detentori del mondo. >> Riscontra Niccolò
rivolto a Saturnia.
<<Precisamente Niccolò, poiché nel regno del culto
dell’esercito dei ghiacci di cui Zorhobos è sovrano imperatore tutto deve
essere immacolato. Tutto deve essere interamente amorfo, candido, privo di
calore e fuoco, di sentimento, di amore, nel luogo in cui tutto quello che
elude la loro cerchia, risulta tedioso e per questo abolito ed eliminato.
>> Gli dice Saturnia dispiaciuta per questa realtà.
Ovvio che queste considerazioni Niccolò e Saturnia le stavano
riflettendo a bassa voce, di conseguenza quando il ministro lo interrompe per
avere la risposta, scatta in lui un sussulto improvviso.
<<Bè allora cosa ci dice a riguardo?>> Domanda il
ministro Tyrhiaminzio.
<<Insigne ministro, l’imperatore Zorhobos parla ai nostri
cuori e illumina le nostre menti giusto?>>
<<Si! Certo … ma vada
avanti. >>
<<Ebbene… La sua legge è tuttavia autentica e il suo potere
è assoluto giusto?>>
<<Si … giusto!>>
<<Considerato il suo rango e i motivi che lo hanno spinto ad
agire in questo modo, manifesta chiaramente però che auspica a potere assoluto
ma di inetta valenza. >>
<<Come si permette?>> Esplose furioso Tyrhiaminzio.
Convinto fino all’ultimo che il giovane fosse arrendevole alle loro leggi.
Imperterrito e in un crescendo di audacia il giovane Niccolò si
vede costretto a proferire molto chiaramente senza temere il loro potere.
<<Ecco … vede … mi permetta ministro la conseguenza è presto
detta. >>
<<Ah! Sì? Ci dica quale?>> Reagisce Tyrhiaminzio
guardandolo con astio.
<<Ecco non posso assolutamente tollerare che tutto questo
faccia breccia nei cuori della gente e possa avere un proseguo. >>
Proferì Niccolò.
<<Come sarebbe a dire?>> Chiede Tyrhiaminzio
<<Perseguendo i canoni e inculcando questo culto che vanta
di false realtà le garantisco che sarebbe una vera e propria empietà per il
genere umano. >> Dichiara il giovane.
<<Mah! Cosa dice? Un’empietà? Come si permette. >>
<<Ritengo perlopiù che le carte costituzionali dalla prima
all’ultima normativa siano ignobili e del tutto inammissibili. >>
<<Lei … lei non si può permettere di parlare in questi
termini!>> Gli urla.
<<Vi dirò di più … mi vedo costretto ad astenermi vivamente
dal far parte di questa realtà, perché la ritengo quanto più assurda si sia mai
potuto determinare. >>
<<Non osi continuare!>>. Proferì Tyrhiaminzio.
<<Ecco vede… non c’è replica… ministro sa cosa gli dico?
<<No insolente mi dica!>>
<<Ebbene … che mi ritengo fortunato. >>
<<Non sia sfrontato e mi ascolti almeno quando gli dico di
stare zitto. >>
<<Fortunato sì e orgoglioso di fare affidamento ad altri
principi morali. >>
<<Ma cosa ne sa lei di principi morali?>>
<<Ebbene credo di averne consapevolezza … tuttavia sono
fiero di avvalermi della facoltà di giungere a contegni equanimi lungo il corso
del tempo e per l’esistenza. >>
<<Basta! Stia zitto ora!>>
<<Ebbene … si devo dire che sono orgoglioso di avere
principi umanitari, morali e corretti. >>
<<Non sia ostinato a proseguire!>>
<<E devo anche confessare che mi sento appagato quando
esplode la felicità condivisa. >>
<<Basta ho detto! La smetta di essere impertinente. >>
<<Mi sento orgoglioso di amare la natura … >>.
<<Stia in silenzio la prego altrimenti l’ira di Zorhobos non
avrà limiti. >>
<<Sa ministro … io sono fiero, entusiasta e soddisfatto di
amare la musica, la pittura e tutte le altre forme artistiche possibili.
>> Continua impassibile, ma garbato e con voce pacata.
<<Scellerato indegno! Ma non vaneggi. >>
<<E per di più sono contento che si possa essere volti alla
generosità. >>
<<Ora basta!>> Inveisce il ministro adirato a tal
punto da scendere improvvisamente dal pulpito accostandosi al giovane
temerario.
Impavido e senza temere alcuno il giovane prosegue nelle sue
esposizioni.
<<Vede Tyrhiaminzio … io rimango letteralmente elettrizzato
all’idea che ci si possa differenziare all’insegna dei sentimenti benevoli… e
generare amore verso il genere umano. >>
<<Basta! Non osi proseguire!>> Aggiunse il ministro
cominciando a girargli attorno furente.
<<Calmati Niccolò. >> Gli dice con tono delicato
Saturnia.
<<La smetta! Adesso ha veramente esagerato. >> Formulò
Tyrhiaminzio.
<<Se non le spiace preferisco continuare. … ecco …mi ritengo
per di più fortunato di essere svincolato da false realtà, certamente favorito
dalla sorte per il fatto di riuscire a far procedere la macchina umana di cui
sono in possesso del tutto liberamente, senza costrizioni e plagi da parte di
altri. >>
<<Non voglio ascoltarla un minuto di più. Si avvicini.
>> Gli proferisce facendo una rotazione irritante.
<<Non ho ancora finito! Vede ministro io sono raggiante
quando ostento il mio agire dignitoso e rispettabile, dove la gioia e la musica
possono essere manifestate come valore aggiunto, elevandola ai livelli più alti
della nostra anima, dove il solo percepirne il suono infonda allegria. >>
<<Non vada oltre sto perdendo davvero la pazienza!>>
<<Sa che gli dico, senza ombra di dubbio sono di sicuro
fortunato a sapere che faccio parte di un'altra realtà. La mia realtà! Realtà
che non prevede certo che le persone siano incapaci di pensare da sole. Di
conseguenza respingo fortemente l’idea che voi possiate regnare a Etruria e mi
astengo dal far parte a tutti gli effetti a tale ignobile verità che vantate
come unica. >>
<<Ah! Si è così? Come si permette!>>. Urlò! E con la
mano destra inveisce con il dito indice minacciandolo di stare zitto.
Nonostante un’energia straordinaria lo induceva ad ascoltarlo.
<<Guardi ministro… poiché nella mia realtà esiste la facoltà
di lasciare a ogni singolo individuo il libero arbitrio… trovo assurdo possa
esistere una verità come la vostra>>.
<<Sfrontato ma di quale libertà parla? Nessuno può essere
libero salvo lo decida l’imperatore. >>
<<Ecco! Lo vede? Lei stesso esegue delle direttive
assolutistiche … io intendo quel tipo di libertà che da diritto ad ogni uomo di
sussistere come ragionevole, indotto alla conoscenza. Dato che la vita è un
unico dono incomparabile di cui tutti beneficiano una volta sola. Credo
fortemente nella Libertà di pensiero, di parola, di scelta. Tutti hanno diritto
alla libertà di prefiggersi traguardi carichi di curiosità e apprendimento.
Piuttosto che la Libertà di scegliere la scienza e la coscienza che compete la conoscenza in
ogni modo. La libertà del sapere a beneficio di tutti. >> proferì tutto
d’un fiato.
<<Assurdo! Inammissibile! Nessuno ha osato tanto! Non dica
più assurdità del genere!>> obietta Tyrhiaminzio seriamente regresso per
via che non riesce a fermare Niccolò. Quel giovane ha la forza di pensiero
decisamente incredibile. Perlopiù il ministro è frustrato dal fatto che non
susciti paura alcuna.
<<In conclusione ministro
mi permetto di asserire che non posso accettare queste crudeltà in
funzione dei vostri falsi ideali. Inoltre non mi lascio di certo circuire da
voi, anzi per nulla al mondo lascio ad altri la facoltà di usare il mio cervello,
il mio pensiero, la mia creatività e tantomeno lascio ad altri la possibilità
di essere imbrogliato. È troppo importante la vita perché la si lasci in mano a
frodatori abili nel plagiare la mente come voi. >>
<<Brutto sfrontato! Si blocchi all’istante non intendo
ascoltare una parola di più>>. Reagì Tyrhiaminzio tirandogli un
manrovescio.
<<Ministro le dico anche che mi ritengo un privilegiato in
quanto so di poter sviluppare l’arte in tutte le sue forme e sfaccettature.
Sono contento di far parte di una realtà dove ogni individuo può evidenziare le
sue capacità, senza correre il rischio di essere degradati da supremi che sono
volti al potere tirannico di cui auspica a indebolire la specie umana. >>
<<Non ammetto altro. >> Esternò Tyrhiaminzio furente.
Il giovane ardito ormai deciso più che mai a decantare la sua
giustizia, prosegue in quella che sa già essere per lui la disfatta. Però
almeno gliel’ha cantato in pieno volto il suo pensiero rivelatore di onestà.
<<Voi adescate le menti per deviarle e indottrinarle a
vostro piacimento. E le genti in seguito agiscono come burattini senza fili
indotti a una falsa realtà a seguito di
leggi empie, amorali e malvagie. >> Prosegue sicuro di se, considerando
che non può scendere a compromessi nemmeno per un lasso di tempo ristretto
davanti a questo statuto. È tutto troppo oltre misura, indegno alla morale,
privo di sensibilità è uno scherno all’intelletto umano, davvero scandaloso. È
un tornare indietro, un voler far rimanere retrogradi gli altri per il potere assoluto.
No! No! Non può permetterlo. >>
Dal momento esatto che Niccolò smette il suo lungo riflesso,
Zorhobos si alza adirato con uno scatto fulmineo, stanco e furioso per avere di
fronte una persona di acuta percezione e dichiarata il suo dissenso.
Con una perfidia inaudita gli infonde una scarica di ghiaccio
abbastanza forte, da lasciare un segno glaciale sulla pelle del poveretto, che
crolla a terra smarrito. Saturnia grazie al cielo è stata colpita solo
marginalmente, però dallo spavento la poverina trema come una foglia e si
spinge veloce nel bavero del suo padrone. Sarebbe stata la fine per lei se
l’avesse colpita seriamente, poteva congelare all’istante.
<<Vieni qua piccolina. >> Il giovane Niccolò prende
delicatamente Saturnia e la posiziona in grembo all’interno del farsetto,
rassicurandola con una piccola carezza.
<<Questa volta mi sa che hai davvero esagerato mio Niccolò.
>> Gli dice a fil di voce Saturnia.
<<Non ti preoccupare piccolina tutto andrà nel giusto volere
di Cassiopea vedrai! >>
Il ministro Tyrhiaminzio sapendo l’esplosione di Zorhobos cosa
comporti si tiene a debita distanza.
Poiché significa una severa punizione per tutti loro. Per aver
permesso a uno sconosciuto un dialogo indegno e così lungo. Per questa ragione
il ministro Tyrhiaminzio furibondo inveisce contro Niccolò.
<<Come ti permetti a parlare in questo modo. A nessuno è
stato mai dato il consenso di esprimere più di due parole quando prende una
decisione se aderire o meno all’ordine, salvo a noi ministri. La tua insolenza è
smisurata, potrei chiedere a Zorhobos di polverizzarti, ma purtroppo non si può
nulla, poiché la legge di Etruria lo bandirebbe in terre lontane, senza
possibilità di reintegro, visto che sei il prescelto non ti si può torcere un
capello. >>
<<Or bene!>> sottolineò Niccolò con un sorrisino.
<<Ma ti assicuro che per noi il tuo atteggiamento equivale a
darti la sorte che per te avevamo già predestinato. >>
<<Vale a dire?>>
<<In nome dell’imperatore Zorhobos farò in modo di
rinchiuderti nelle segrete con l’ordine di buttare via la chiave per sempre.
>>
<<Mah!>>
<<Zitto! Vi rimarrai fino a che avrai vita. Inoltre
attueremo un sistema di congelamento lento e perpetuo che colpirà tutto il tuo
corpo. >>
In quell’attimo Niccolò perde il controllo e in un impeto di
collera tenta di aggredire Zorhobos. Però le guardie lo serrano prontamente.
<<Drechse shitio vetlo quirmintio? Quirmin neque. >>
<<Perché esiti vuoi uccidermi? Uccidimi dunque!>>
l’intima sfidandolo Zorhobos.
<<Nesici htrere dis ini shiatmo el mentids ahh net vrarat dh
menreche. >>
<<Emh… lasci stare… per un attimo la ragione mi è venuta a
mancare. >> Ribadisce Niccolò.
<<Neteocolo iommunthu nied hutrgtie>>.
<<Dategli una ventata di percosse, ma tenetelo in vita e
conducetelo senza indugio nelle segrete. >> Ordina furioso e serio
Zorhobos parlando la lingua di Niccolò.
<<Ic vanasrea hilarou. Come desidera padrone. >>
risposero i guardiani.
E le guardie abituate a quelli scempi lo conducono senza remora
nelle segrete della torre. Nel luogo in cui dopo una serie infinita di percosse
lo terranno rinchiuso per sempre.
In un secondo tempo … è ormai calata la sera rischiarata per fortuna dalla regina della notte che a lampione illumina i passi del personale di bordo della galea Aurinia. Aleggia nell’aria un odore acre e l’estensione si mostra minacciosa e inesplicabile. Saturnino e l’equipaggio, di fatto, si stanno destreggiando per riuscire a valicare quella parete scoscesa di ghiaccio. Nonostante le corde di Mauro siano state realizzate a opera d’arte, l’oscurità impera silente e gli uomini si ritrovano in balia di un terreno erto su cui far presa, da rendere difficoltosa l’operazione. Lungo il percorso lo scenario di ghiaccio si fa sempre più impervio e gelido. La cascata mostra punti dove le incrinature sono davvero evidenti e la fatica che si fa nel passarvi attraverso, risulta essere davvero eccezionale. Con una forza incredibile, forse temprati dalla vita di mare, uno dopo l’altro con grande maestria riescono a valicare la parete senza riscontrare nessun ferito.
<<Wow! Finalmente! Dove si va adesso capitano?>> gli
chiede Firmino sempre curioso sul da farsi.
<<Per adesso devo complimentarvi con tutti voi, poiché avete
dimostrato una tale scaltrezza nei movimenti che vi rende onore, soprattutto
per l’abilità di srotolarsi in un’operazione così pericolosa e imprevista.
Poi vi dico che non dobbiamo lasciarci
sopraffare dagli eventi. Forza ciurma! Diamoci da fare per portare a termine la
ricognizione che si spera conduca a Niccolò e inoltriamoci nella macchia
seguendo le tracce. >>
<<Si d’accordo! Grazie capitano, si è rivelata anche la sua
di abilità, soprattutto quando stava per cadere Mauro e con prontezza lo ha
soccorso impedendo una rovinosa caduta, la scortiamo come al solito stia
tranquillo. >>
Seguendo il viottolo si addentrano lungo le spaccature e concavità
generate dall’erosione marina e degli smottamenti rocciosi della costa a sud
della grotta. Dove su una guglia di una roccia imponente da dominare l’isola si
mostra la Torre che emerge con una colorazione nivea e glaciale imprigionata
sull’orlo di uno strapiombo sul mare. Bensì l’insieme di ghiaccio si eleva al
cielo in un crescendo di scale a chiocciola completamente di cristallo
ghiacciato. Maestosa!
<<Deve trattarsi sicuramente del rifugio di Zorhobos.
>> Dichiara Saturnino.
<<Già! Indubbiamente! È un luogo mai visto prima e nemmeno
immaginabile. Come facciamo a entrarvi? La torre è scortata da guardie
robuste?>> Gli dice Firmino preoccupato.
<<Dobbiamo escogitare un piano. >> Gli risponde il
capitano.
<<Vediamo! … allora… noi quanti siamo? Firmino il prodiere,
Mauro il timoniere, Martino il cambusiere, Edmundo il barbiere dottore; Mariano
il musico, Massimo il commissario di bordo, Maurizio il cuoco, Michele il
nostromo, Marco il carpentiere, Adolfo il mozzo, più i dodici rematori, per un
totale di ventitré uomini. >>
<<Si a quanto pare. >> Reagisce Edmundo.
<<Dunque vediamo un po’… ci si può dividere in squadre da
sei e una da cinque, delle quali la prima si porta sul fianco sud della torre,
la seconda si sposta sull’ala ovest, gli altri sei nel lato est e gli ultimi
sulla sponda nord, in maniera tale da circondarla del tutto. >>
Così non ci faremo farci prendere di soppiatto. >>
<<Si potremmo fare così!>> aggiunse Mauro.
<<Subito dopo dobbiamo tenere d’occhio le guardie … vedere
quante sono e cercare di accostarle per indurle al sonno. >>
<<Come sarebbe a dire indurle al sonno?>> domanda
Marco.
<<Con una buona dose di radice di valeriana ridotta a
polvere, facendogliela inalare tramite un fazzoletto imbevuto nella tisana
della stessa. >> risponde Saturnino.
<<Bene d’accordo! Capitano le guardie in tutto sono otto.
>> dichiara Maurizio.
<<Grazie Maurizio vorrà dire che ogni gruppo da sei ne deve
addormentare almeno due, dopodiché potremo entrare a cercare Niccolò. >>
conferma il capitano.
<<D’accordo capitano faremo come dite. >>
Michele il nostromo ha il compito di addormentare le prime due,
infatti, costeggiando il fianco sud della torre s’imbatte in due guardie non
troppo vitali che stavano vegliando quella zona. Michele accompagnato da Adolfo e quattro
rematori li colgono alla sprovvista
legandoli subito dopo. Adolfo smuove i cespugli a ridosso delle mura, quando
una delle guardie si sposta per vedere se ci fosse qualcuno e allontanatosi di
un paio di metri dall’altra ronda, fuori quindi dalla sua visuale, si sente
afferrare alle spalle mentre scaltro Michele gli accosta il fazzoletto tra le
labbra e il naso inducendolo al sonno. L’altra guarda vedendo che il suo
corresponsabile tardava a rientrare, si sposta di conseguenza a controllare, ma
fatalmente anche lui viene ghermito e anestetizzato allo stesso modo. Subito
dopo i rematori sistemano i prigionieri a ridosso della radura, sotto le piante
di leccio, legate mani e piedi per evitare che al risveglio siano pericolosi.
Maurizio, Edmundo e al seguito quattro vogatori, circondano l’ala nord, dove
due guardie arzille e canterine si accingono alla sorveglianza della torre.
Maurizio smuove la sua sacca facendo un rumore sinistro, per attirare
l’attenzione delle ronde in prossimità della fiancata della torre. Mentre una
delle stesse si allerta all'istante per vedere cosa ci fosse dietro i cespugli,
ecco che dal momento in cui si allontana dall’altra guardia si sente agguantare
alle spalle, mentre Maurizio afferrandolo con energia gli applica il fazzoletto
sulla faccia e lo stordisce in un baleno. Mariano e Massimo invece si impiegano
nel lato ovest, dove l’erba un po’ più alta, rende l’operazione di sottrarsi
alla vista più agevole per prendere le guardie di nascosto, infatti, in men che
non si dica riescono nell’operazione con vigore senza interferenze. Fecero
altrettanto Firmino e Martino, schierandosi sulla fiancata est. Trovando però
un ostacolo inaspettato che li ha trattenuti nel prendere alla sprovvista le
guardie. Avvicinandosi alle mura precisamente in un incavo della parete
rocciosa a ridosso di un cespuglio, fuoriesce un coniglio selvatico che desta
un movimento brusco, tale da distogliere lo sguardo delle guardie. Fino al
momento in cui una di loro si appresta ad andare a vedere, cambiando così
direzione rispetto alla posizione strategica dei marinai. A quel punto gli stessi devono inventarsi un
piano di riserva, che non tarda ad arrivare. Con l’intervento propizio del
capitano Saturnino e Mauro che si erano accorti dell’accaduto e scaltri come
pochi, sono riusciti comunque a fronteggiare le due guardie raggirandoli e
inducendoli al sonno.
<<Evviva! Ce l’abbiamo fatta !>> esplode Mauro.
<<Ssst……. a quanto pare li abbiamo circoscritti
tutti!>> afferma Saturnino.
Bravura, impegno, esperienza, strategia, spirito di gruppo e naturalmente fortuna, rende l’equipaggio della galea Aurinia, una vera squadra, con una fervida e vivida intensa fra loro, da rendere possibile ogni operazione con ottimi risultati. Nello stesso momento l’imperatore Zorhobos è occupato a inventariare le sue anime per avere un resoconto definitivo. Nel tempo in cui finalmente potrà decretare se ha raggiunto i minimi prestabiliti per poterli scioglierle dal ghiaccio e lasciarli avanzare per suo conto nel pianeta, allo scopo di catturare quanti più adepti possibili e radunarli a Urgon. Non si è dato pertanto il beneficio di osservare il blocco zirbhas, dal quale avrebbe potuto vedere che si stavano avvicinando alla torre degli sconosciuti intenzionati a liberare il conte.
Capitolo quarantaduesimo
Più tardi … i marinai riescono, infatti, a entrare senza altri intoppi, mantenendosi ben nascosti, silenziosi e cauti. La ciurma si spinge di soppiatto nell’androne e con loro gran sorpresa rimangono rapiti dalla magnificenza del luogo. Mentre si accorgono che tutto è permeato di ghiaccio cristallino, dove uno sfarzo incredibile con decorazioni di vario modello e dimensione ne accentua l’eleganza. Nondimeno quel luogo aleggia in un alone di mistero arcano e funesto. Difatti sono stupiti di non incontrare nessuno.
<<Dove saranno? >> si chiedono.
Mentre su di loro cala un silenzio glaciale. Questo è dovuto alla
moltitudine di persone che dimora nel palazzo. Poichè ghermita da un’anomala
pacatezza, generata dal fatto che hanno un’esigua anima essendo temporaneamente
glaciali, effettuano pertanto qualsiasi cosa all’insegna dell’apatia. La gente
del posto, infatti, pare andare al rallentatore quando si muove per i meandri
del palazzo. E per recarsi da una stanza all’altra, c’impiega moltissimo, come
fossero bradipi lenti e copiosi con andamenti ciondolanti. Gli arditi della
galea Aurinia nascosti a ridosso di enormi colonnati, alzando lo sguardo
scorgono due titanici pulpiti che dominano imponenti l’altura della sala, dove
altissime pareti vantano gradazioni marmoree. E più in là sfoggiano colonne e
pilastri imperiali impressionanti che circondano l’area dei saloni. Notano poi
le quattro meravigliose nicchie
rivestite di ghiaccio che ospitano a livello titanico uno scenario di sculture
a dir poco sorprendenti. Invece l’atrio si conclude con un enorme trono
racchiuso in un arco ciclopico in alabastro e ghiaccio, forgiato e scolpito con una decorazione sconvolgente,
dalla scenografia di sicuro effetto, e in alto alle spalle uno stupendo calco
glaciale, di incomparabile fattura.
Cade un silenzio sommesso … strano e desolante allo stesso tempo.
<<Sst ! … State attenti! Cercate di non fare rumore …
potrebbero arrivare da un momento all’altro. >>
Dice il capitano preoccupato più che altro per quella frustrante
desolazione che li rende incapaci nel decidere il da farsi.
Sorprendentemente e all’improvviso sentono nell’aria dei rumori
sinistri provenire dal profondo orizzonte del palazzo. Quasi ci fosse un’entità
oscura che si sta spostando alle loro spalle. A quel punto si ingegnano a
nascondersi in fretta e furia nella parte retrostante le nicchie, dove hanno la
possibilità di scrutare le grandi sale senza per questo essere visti. In un
sussurro i marinai si confrontano reagendo stupiti dinanzi a quel giungere
straordinario che sfolgora glacialità. Ebbene è il corteo regale che si
avvicina esibendo uno stuolo di ancelle e guardie che scortano l’imperatore
Zorhobos fino al suo trono. Dove a breve i ministri conferiranno con lui per
fargli sapere la risoluzione definitiva in merito alla liberazione delle anime
e le discepole, vale a dire le donne più belle che lui ha rinchiuso per
ostentarle ai suoi ricchi alleati.
L’equipaggio è fisso e inamovibile e a occhi sbarrati si dispone
ad ammirare quelle creature, che hanno sì del sublime, ma allo stesso tempo
celano una venatura di oscura perfidia, che traspare con un’aura sopra di loro.
<<Mio padrone e signore Zorhobos è giunto il momento di
liberare del tutto le anime seguite dagli influssi e in balia del suo potere.
La percentuale è giunta ormai ad un altissimo livello, tale che rende possibile
il compimento del piano strategico ai fini della sua ascesa. >>
Proferisce il ministro Tyrhiaminzio. parlandogli addirittura in dialetto
moderno, come a sapere che comunque avrebbe intuito, più che altro sicuro di
farsi capire da tutte le anime racchiuse nelle celle di ghiaccio, ad esempio le
incantevoli donne che almeno hanno appreso la sorte che le attende.
<<Ne siete certo?>> risponde bramoso l’imperatore.
<<Si maestà! Ci espanderemo
finalmente! È quindi venuto il tempo di attivare i suoi piani per
governare il mondo. >>
<<Finalmente! Ne siete proprio certo ministro
Tyrhiaminzio?>> ridomanda.
<<Certissimo! Ora che anche il conte Niccolò è rinchiuso
definitivamente nelle segrete della torre, nessun impedimento vi sarà al vostro
intento, per generare un mondo migliore seguendo la verità assoluta e lei ne
sarà l’artefice a tutti gli effetti maestà. >>
<<Emh… La dovrei castigare ministro!>>
<<E perché mai mio signore?>>
<<Perché rimangono gli imperatori che Matilde deve ancora
far pervenire, una volta giunti loro si potrà
procedere. >> Gli proferisce l’imperatore austero e deciso.
<<Trequea Tyrhiaminzio?>> d’accordo gli chiede.
<< Trequea! D’accordo Zorhobos. >>
Grazie a questa isolata eventualità, l’equipaggio ha potuto udire
dove avevano nascosto il conte e poter così agire al momento opportuno.
Nello stesso tempo … Matilde si è dovuta escogitare qualcosa al
più presto per riparare al fatto di avere anticipato la cattura del conte
Orsini. Infatti, durante quell’intervallo è stata in grado di addottrinarsi su
tutte le peculiarità che caratterizzano i vari regni e i suoi imperatori,
studiando fin nei minimi particolari tutto quello che serve per agire a livello
strategico. Ogni volta architetta un piano diverso per avvicinarli, senza per
questo destare sospetti sulle sue vere intenzioni che la spingono a conoscerli.
Anche perché per quanto riguarda l’acquisizione degli imperatori dei vari
regni, la procedura è ben più difficile, rispetto all’impadronirsi dei semplici
castellani o gente comune. In conclusione la donna non può assolutamente dare
sfogo alle sue prodighe capacità. Non può quindi muoversi tra le pareti,
intervenendo attraverso i muri o comparire quando ne ha la facoltà, bensì con
loro deve per forza adottare un metodo diverso e affrontarli personalmente,
cercando di dissuaderli ad ascoltarla, senza proferire alcuni poteri magici.
Altrimenti non le è possibile catturarli, poiché si avvalgono del Blocco visivo
di Etruria in loro possesso che svelerebbe la vera identità della donna.
Matilde si avvicina nel luogo in cui Fhoroan l’imperatore vive con la regina
Fhyestel del regno delle ninfee a Falesia Pulum Huin stella di primavera. Il
luogo si mostra pittoresco. In un incanto senza pari sorge il canale di
Falesia. Uno strettissimo braccio di mare che separa la costa settentrionale e
orientale dell’isola Argon dalla costa della Tuscania proprio in prossimità del
promontorio e della città di Falesia. Costituisce assieme al canale di Corsica
il punto di collegamento tra mar Ligure a nord e Tirreno a sud. Al borgo innalzato sul mare vi è il torrione
dalla cui sommità spicca la rocca loro dimora. Costruita prevalentemente con
ciottoli e pietre marmoree domina il promontorio del Golfo di Baratti, dove
offre un panorama straordinario e lo sbocco alle spiagge di sabbia fine di
Popluna di impareggiabile bellezza. In un espandersi meraviglioso con l’occasione,
un arcobaleno t’introduce altalenando serafico in un mondo fiabesco, a ridosso
della costa alta e rocciosa, coperta da una rigogliosa macchia mediterranea,
con pini secolari da sfondo che ne accentuano lo splendore. Matilde percorre alcuni metri e si ritrova
lungo un declivio, dove su una collinetta posta alle spalle della rocca,
l’imperatore Fhoroan ha fatto creare una zona a dir poco meravigliosa. Mentre
la facciata esterna della fortezza è ricca di decorazioni, presenta un portale
e finestre di puro stile gotico, con arcate e merli che svettano verso il
cielo. La scenografia emerge con un’imponente cascata, dove scorre ai suoi
piedi un ruscello che sfocia nel laghetto, ricoperto di una strana specie di
ninfee dalle enormi foglie a forma di vassoio circolare. La ninfea possiede
estremità e il bordo rialzato conferendo alla foglia l’aspetto del vassoio, da
dove l’acqua piovana scivola via grazie alle due fessure che ha sui lati
opposti. I fiori galleggianti spiccano eleganti con una singolare particolarità
di fioritura, poiché sono mutevoli con il trascorrere delle ore regalando
momenti d’incanto a chi li osserva. L’imperatrice ha iniziato ad appassionarsi
a queste piante fin dalla tenera età, per cui ne studia le metamorfosi.
Precisamente Fhyestel ha constatato che il primo giorno i boccioli si mostrano
bianchi e “lei” sboccia all’imbrunire stando aperta fino a tarda mattina del
giorno successivo. Il secondo giorno invece i fiori sono di un rosso porpora e
“lui” si apre nel tardo pomeriggio. Poi ha notato un’altra manifestazione che
suscita stupore, cioè che i fiori il secondo giorno richiudono i sepali e i
petali e nel percorso della notte s’immergono nell’acqua, dove incantevolmente
mutano colore e sesso. Meraviglioso. L’imperatrice è innamorata a tal punto di
questo fiore, che nell’arco della giornata come minimo deve stare al suo
cospetto almeno per un’ora. Ama sentire la fragranza che si diffonde, donata
dai fiori il primo giorno, che deliziosa si percepisce da una distanza anche di
cinque sei metri. E lei ne trae beneficio a livello di serenità e bellezza,
poiché la stessa fragranza s’impadronisce dell’imperatrice colmandola di tale
essenza, acquisendone tutti gli effluvi. E quando Fhyestel si sposta a palazzo
avanzando a passeggio negli androni è impossibile non apprezzare la sinuosità
della sua figura, dotata di sorprendente bellezza e dal fatto che elargisce
quel profumo così gradevole. Ecco il motivo per cui è soprannominata “la regina
delle ninfee”. Inoltre l’imperatore è felice di costatare l’evolversi della
zona naturale che è divenuta ormai una magica realtà, legata a tali fiori e
alla loro riproduzione. Si compiace anche del fatto che hanno il beneficio di
regalare all’imperatrice momenti di vera gioia. Ottimizzati dal fatto che
studiandone le possibilità terapeutiche diventano perfino basilari. Piuttosto
che includerli a livello gastronomico come la peonia che la regina fa preparare
o fritta, o cotta al vapore, mentre l’imperatore ne trae beneficio reputandola
una sublime golosità. Gioia che l’imperatrice a sua volta riversa lietamente
agli altri, rendendo il trascorrere del tempo ulteriormente gradevole.
L’imperatore Fhoroan ha voluto allargare l’eden sperimentando nuovi spazi
adibiti ai fiori più spettacolari che si potessero trovare sparsi in tutto il
cosmo. Creando zone favorevoli a ogni specie. Generando cantoni da fiaba in un
intercalare di fragranze, bellezza affine, in un’esplosione superba di
colorazioni del tutto suggestive. Fra l’altro far prolificare una vasta
quantità di specie di fiori, è divenuto parte importantissima per Fhyestel
poiché si è entusiasmata a tal punto da giungere a dare una definizione precisa
a seconda delle specie assegnando i nomi a ogni cantone.
lMeravigliosa la Peonia compita ed elegante con i suoi grandi petali colorati e il suo profumo gradevolissimo si affianca terminando vicino al laghetto delle ninfee. Nel luogo in cui principesca esplode “L’oasi del loto” un’incantevole insenatura separata da un piccolo ponticello, scenario perfetto per i fiori di loto con la loro indiscutibile bellezza. A Falesia Pulum Huin la rocca degli imperatori è molto rinomata e stimata, per questo li definiscono i sovrani di madre terra, dato che non c’è fiore a loro sconosciuto poichè ne comprendono tutte le peculiarità e gli eventuali benefici. E in funzione di tali aspetti gli imperatori sono inclini a elargire i fiori per la loro utilità e all’occorrenza ai loro sudditi. Per esempio alcune dame si recano alla rocca per chiedere la rosa, per via che rende la pelle più bella. Piuttosto che il gelsomino che abbassa la temperatura e ha un effetto rilassante. Oppure c’è chi chiede dei fiordalisi per le gengive infiammate o gli occhi irritati. E la gente del borgo ama e ringrazia i suoi imperatori perché la loro dimora offre al borgo un frammento di paradiso. Infatti, il loro impero è aperto a tutti e tutti hanno la possibilità di visitarla quando lo desiderano. Mentre con gran piacere gli imperatori donano il loro sapere condividendo la meraviglia custodita nell’eden. Ecco … che Matilde giunge alla rocca e chiede udienza, facendosi annunciare come esperto di giardinaggio e ricercatrice di fiori rari, dicendo di avvisarli che porta con sé un dono speciale per gli imperatori. Sapendo i gusti stilistici dell’imperatrice, Matilde si è vestita in modo tale da suscitare immediatamente simpatia con un abito di sicuro effetto. La veste mostra il corpetto a scollatura quadrata, che scende notevolmente a punta sul davanti, dove unita allo stesso vi è un’arricciatura che srotola su una lunga gonna con strascico a coda. Il mantello in broccato di seta ad ampie maniche e interamente foderato di lapislazzuli, dove un velo cristallino e rigido è applicato alle spalle per fare da cornice al viso, il tutto di un colore rosa incantevole con i fiori decorati che ne risaltano l’effetto. Le guardie abituate a ricevere ospiti di tutti i generi e da parte di tutto il regno di Etruria, non fanno caso agli occhi della donna, che lascerebbero intravedere l’arguzia, notando solo che all’apparenza sembra molto bella e di sicuri propositi. Di conseguenza la fanno passare senza opporre resistenza alcuna. Una volta entrata anche per lei è difficile non soffermarsi ad apprezzare la manifattura del casato. In seguito quindi nota lo splendore delle stanze interne arricchite da colonne e fregi vari, con affreschi dai vivaci colori che rappresentano le più belle esposizioni di fiori che si possano vedere tutti insiemi. Il maggiordomo Ultimo annuncia la dama agli imperatori che sono ben lieti di ospitarla a pranzo, visto che ci si stanno recando proprio ora, così avrebbero iniziato a discutere sui fiori, loro argomento preferito. Gli imperatori Fhoroan e Fhyestel sono talmente cordiali, benevoli e amanti della pace, che non accusano nessuna malizia nel ricevere ospiti, ogni volta ne capita l’occasione, e soprattutto non ne vedono celata la perfidia. Il loro abbigliamento è decisamente in linea con l’ideale di vita volta alla bellezza del mondo floreale. L’imperatrice Fhyestel veste un abito di raso verde iridescente, con un corpetto dalle lunghe maniche foderate in tessuto decorato, dalla cui apertura si vedono del rosa e la gorgiera aperta e rialzata sul collo è di un color salmone. L’imperatrice ha una gradevole acconciatura, realizzata con piume di un rosa delicato. L’imperatore Fhoroan invece indossa un farsetto anch’esso verde ma più spento, dove poggiata sopra vi è una mantellina con risvolti di diverso colore, sul cremisi, con un’ampia gorgiera che accentua il volto e un leggero copricapo nero con piume bianche. Il seguito delle ancelle veste con abiti che rappresentano la primavera in fiore. In un tripudio di colorazioni diverse, mostrano gli abiti dalla tunica drappeggiata, lo scialle sul braccio che rende la movenza della mano che tiene alzata l’estremità inferiore della veste, delicata e sinuosa. Sugli abiti sfoggiano fermagli e nastri, creando un incomparabile effetto pieghettato di volumi e chiaroscuri delicati.
Il loro svelarsi le rende eteree e sovrane della primavera, volte
all’atteggiamento richiesto dalla loro imperatrice, la quale si vuole
attorniare di bellezza floreale anche attraverso le persone che ama. La tavola
della sala dei ricevimenti è custodita in una nicchia, dove alle spalle c’è una
piccola cascata dorata che preserva il Blocco Prhimx. Mentre lo stesso poggia
su un basamento che scende ai piedi della fontana a forma di cascata. Invece
nel punto dove approda, rocce composte in un bacino toccano terra, e corolle di fiori decorate in alabastro dai
profili in oro, scendono a intreccio lungo le due pareti. Al centro e ai piedi
della fontana sgorgano spruzzi d’acqua cristallina indorata, mentre luogo il
fluire della linfa fiori di loto ne esaltano lo splendore.
<<Emh! Buon giorno. Come ha detto che si chiama?>> Le
chiede l’imperatore Fhoroan rivolto alla gentildonna appena arrivata.
<<Buon giorno. Sono Matilde di Velx imperatore, la ringrazio
per la degna ospitalità, mi permetta di farle un dono, per suggellare la nuova
amicizia e rendere grazie alla vostra gentile dama. >>
<<D’accordo Matilde benvenuta nella nostra dimora, mi dia
pure il suo dono, lascerà comunque a me l’onore di sdebitarmi ricambiando la
sua gentilezza. >>
<<Ma si figuri non è il caso. >> Ribadì lei serafica.
Matilde non aspettava altro che un attimo di distrazione, sicura di compiere al più presto tale sequestro. Pertanto assunse all'istante un atteggiamento all’apparenza soave. Intenzionata a far credere all’imperatore di essere benevola e con movenze molto lente, addirittura sublimi, estrae dalla sua borsetta un singolare bocciolo. Un incanto di fiore di cristallo, dagli andamenti stilistici mutabili, un incrocio fra il finto e reale. La corolla mostra inoltre un delicato colore smeraldo sfumato e avvolgente, dai petali marmorei, lo stelo puro e le foglie simili a ghiaccio cristallino. I pistilli del fiore come piccoli diamanti poggiano al centro e il decoro rilascia una visione paradisiaca. E avvolti in un carosello profumato, rilasciano perfino piccole spore simili a polvere di cristallo, che vorticano tortuosamente nel boudoir, rilasciando all'istante un’essenza potente e fatale. I due imperatori ne rimangono estasiati e incapaci quasi a replicare parola. Entrambi osservano il fiore come fosse una rarità assoluta e ne rimangono, infatti, stregati. La donna, svelta e decisa senza lasciare spazio alle loro reazioni, ne approfitta prontamente, ammaliandoli entrambi per condurli al blocco Prhimx. Dove da lì ci avrebbero messo un attimo ad arrivare direttamente da Zorhobos a Urgon Zurhusrna per poi dileguarsi decisa alla volta di un altro regno. Infatti, più decisa che mai Matilde si dedica completamente al recupero delle sue credibilità nei confronti dell’imperatore Zorhobos, realizzando una continua e improvvisa ecatombe di imperatori, dove uno alla volta cadono ai suoi piedi senza remora raggirati dai suoi tranelli. Zorhobos, appunto, non vede l’ora di avere la possibilità di diventare onnipotente sul reame di Etruria spodestando chiunque. A breve, non appena Matilde consegnerà gli imperatori, libererà tutte le anime, che andranno nella circoscrizione a reclutare quanti più adepti possibili, per suo conto, per unirli alla sua già forte alleanza che con autorevolezza determinerà il suo regno assoluto.
Matilde deve agire al più presto affinché Zorhobos abbia i suoi imperatori e quindi si deve occupare dei regni velocemente. Adesso giunge sull’isola di Lescanletem nel luogo in cui sulla sua altura si erge la meravigliosa roccaforte originata dall’insenatura a ridosso di uno scoglio. Dimora dell’imperatore Thuhjnthial, di Teyrha sua imperatrice e del figlio Tryunur futuro imperatore. L’insieme ordinato è splendidamente delineato in modo tale da sembrare una gigantesca voliera di cristallo. L’architettura e la realizzazione del baluardo si basa su una planimetria tondeggiante in modo da avviluppare tutta l’isola come fosse una grande sfera protetta. In sintesi lo stratagemma della compagine che racchiude l’isola, fa sì che la struttura di cristallo svanisca al giungere degli uccelli. In sostanza il tetto tondo e trasparente si dischiude a trecentosessanta gradi, diradandosi a soffietto fino a scendere sull’altro versante, lasciando il posto alla natura e al corso del tempo. Mentre aumenta la poesia opportuna dall’intervento dei volatili che danno luogo a spettacoli incredibili. In quanto tale spazio delimitato dalla barriera cristallizzata che si apre al bisogno, costituisce un’oasi incantevole, formata da uno strato di elementi intrecciati fra loro come una maglia, che funge da parete perimetrale, contenendo al suo interno uno splendido ponte ascendente a forma di spirale. Invece la struttura è generata da un nucleo centrale a sequenze e strati sovrapposti, che si intercalano e scompaiono, dissolvendosi trasparenti a circolo, creando il cuore della stessa all’arrivo degli uccelli che trovano ospitalità, rifugio, e vaste estensioni per nidificare. Infatti, è consueto luogo di ritrovo per uccelli marini come la Berta Maggiore, il Gabbiano corso e altre specie di rara bellezza che da quando vi è questa struttura, si riversano sull’isola per favorire delle sue provvidenze. Poiché è traboccante di tutto il necessario affinché moltitudini di volatili possano avvalersi di ogni bene di prima necessità. Inoltre il futuro imperatore Tryunur si ingegna a studiarne le conformazioni, le figure, gli aspetti e soprattutto a tentare di trovare il mistero della loro natura dell’arte del volare. L’abitazione degli imperatori si snoda al centro della struttura e si innalza a un’altezza di circa dieci metri. È dotata di tre portali d’accesso ad arco, con una serie di finestre anch’esse arcuate, dove prevale la facciata maestosa ed elegante che presenta al di sopra del portale gli stemmi dell’impero di Lescanletem. Vi è poi un colonnato che racchiude una nicchia con una biblioteca pensile in cui Tryunur tiene catalogata ogni specie. Ha praticamente classificato qualsiasi esemplare che faccia parte dell’avifauna. Complice suo padre che lo ha sempre accontentato, quando richiedeva un particolare volatile, procurandogli persino l’Uccello del Paradiso della Nuova Guinea, il Cormorano, piuttosto che l’Airone Rosso, o il Cavaliere d’Italia, un Falco Pescatore, il Chiurlo, o il Martin Pescatore. Dando origine di volta in volta a spazi straordinari incantevoli, consoni alla loro specie, con la vegetazione adeguata e fluente. Tryunur da vero appassionato di volatili effettua studi appropriati per tutelarne le evoluzioni o la migrazione, come quella del Nibbio bruno, o del Gheppio, piuttosto che del Cuculo. Il giovane crea punti d’osservazione con strumenti specifici, da cui si possono scrutare anche da lontano tutti i loro sviluppi. L’imperatore ha inserito modalità di utilizzo per le risorse naturali, creando un sistema consono ai profili della scienza dell’avifauna, per favorire l’impiego di altri giovani che con piacere accoglie alla rocca, interessati alla stessa natura. Il giovane futuro imperatore ha un’amica speciale a palazzo, una figura considerata per eccellenza cortigiana dell’isola. Ebbene si tratta d una simpaticissima anatra tuffatrice bicolore, con un buffo ciuffo nero sul capo, il piumaggio sul dorso nerissimo, e le ali completamente bianche, fornita di un’intelligenza fuori del comune. Ogni tanto la si nota mentre si aggira indisturbata nei meandri della rocca. Mentre la stessa suscita una forte simpatia, poichè riesce a regalare a chi la incontra un’energia e calore pari a un cagnolino. Tryunur ha voluto simpaticamente nominarla Celius poiché l’ha trovata in settembre e da quel momento non si è voluta più separare da lui, che ricambia con affetto la sua fedele compagnia. Tryunur è abituato tenere un abbigliamento confortevole per essere sciolto nei movimenti qualora debba eseguire studi con gli esemplari di volatili. Veste, infatti, una tunica ad ampi manicotti gemmati, braghe aderenti che finiscono nei morbidi stivaletti. Ha i capelli colore del mogano, la corporatura gracile, bensì appariscente visto il suo metro e ottanta, gli occhi verdi e le mani affusolate che gli conferiscono un’aria da discepolo perenne dell’avifauna. Gli imperatori hanno cognizione che il loro figliolo non ha aspirazioni da imperatore, bensì da sicuro avventuriero con un unico desiderio, quello di poter sorvolare i cieli, di volare un giorno in lungo e in largo per tutto il globo alla ricerca di esemplari alati sempre nuovi. Di conseguenza si sono abituati a questa sua attitudine e fanno di tutto per compiacerlo, visto che sinceramente anche a loro farebbe piacere poter volare liberi come la brezza e ne comprendono a pieno l’ambizione. Tryunur a volte ha la capacità di anticipare i futuri sviluppi di un fatto o una circostanza, adattandosi a ragion veduta. Di conseguenza sogna di poter volare accompagnato da Thetrys per sorvolare i cieli dell’intero globo. Ebbene Thetrys si è presentato un giorno attirato dalla conformità e dalla struttura dell’isola. La creatura non ha resistito a verificarne la locazione osservando chi vi abitasse. Thetrys si avvicinò a Lescanletem in una notte di luna piena, approfittando del fatto che tutti dormissero. Sorvolava l’isola prudentemente, stando molto accorto nel farsi vedere. Però scorse con sorpresa che non tutti erano fra le braccia di Morfeo. In realtà, il futuro imperatore stava terminando uno studio in merito a un esemplare di aquila reale, che lo stava appassionando più del dovuto, quindi non pensava minimamente all’eventualità di andare a dormire. Tryunur a un certo punto sentì una singolare presenza in cielo, per cui istintivamente si mise a osservare di quale entità si trattasse. Fuoriuscì sul ballatoio e con sua grande sorpresa, notò che si trattava di una titanica creatura che sfruttando le correnti ascensionali volteggiava nell’area in modo affascinante. Un esemplare davvero straordinario, somigliante a un titanico uccello del paradiso. Dotato di quattro ali piumate dai colori dell’arcobaleno, una lunga coda smerlata a ventaglio a forma di diamante, un ciuffo di penne sulla testa policroma, e una delicata trama del piumaggio che gli dà un aspetto raffinato da principe degli uccelli. Mentre l’aerodinamica della livrea in volo ha un effetto davvero mirabile. Delicato, sinuoso e imponente planando lascia stupiti gli ammiratori, mentre il musino dai colori dell’iride trasmette dolcezza infinita, dovuta agli occhi turchini e al vivido sguardo. Attirato da chissà quale forza trasmessa dall’isola e giunto da chissà quale territorio. Probabilmente il gorgheggio, lo stridio, il trillo, il cinguettio e il pigolio di una serie infinita di uccelli, riuniti in una compagine custodita in un ambiente naturale, hanno fatto sì che Thetrys percepisse il paradiso dell’avifauna e si convogliasse immediatamente al loro sito. Thetrys come lo ha nominato Tryunur appena lo ha visto, che si aggirava perlustrando il perimetro per capire se poteva planare a terra. Ma non era ancora il momento, poichè solo se si sentiva al sicuro sarebbe approdato sull’isola. Fino al momento in cui seraficamente come era giunto Thetrys se ne andò. Con dispiacere di Tryunur che avrebbe voluto sinceramente ammirarlo più da vicino.Nonostante l’eterea trasparenza che fa vivere gli abitanti di Lescanletem in uno stato di calma e serenità
assoluta, al punto da non temere nessun tipo di cospiratore, la dimora è
comunque sorvegliata dal corpo delle guardie per una totale sicurezza degli
imperatori. Matilde … indossa per
l’occasione un abito formato da una lunga e larga veste color cremisi, con
maniche brune tenute insieme con nastri, dove dalle aperture fuoriesce la
stoffa della sottoveste. Mostra un filo di perle in testa che gode di
un’acconciatura morbida e piacevole. La donna s’introduce verso il primo
portale d’accesso ad arco, dove dall’alto di una serie di finestre arcuate, il
corpo delle guardie la nota e le dice di fermarsi per identificarsi. Alzando lo
sguardo sulla facciata maestosa Matilde rivolta agli uomini si proclama come
rappresentante di Velx esaminatrice di territori dove alloggiano maggiori
varietà di volatili. Gli imperatori Thuhjnthial e Teyrha vengono avvisati
dell’arrivo inaspettato di questa dama e stabiliscono il salottino dei
banchetti per riceverla e sentire cosa ha da dire in merito all’avifauna. La
coppia mette in evidenza un abbigliamento splendido. L’imperatrice sfoggia un
abito composto da un corpetto paglierino scollato a punta, la gonna superiore
presenta un’apertura singolare sul davanti, della quale si vede la veste
sottostante finemente decorata, due falde ricadono sciolte dalla sommità delle
maniche, mentre la gorgiera e i polsini in tessuto leggero ne evidenziano la
delicatezza. L’imperatore invece indossa un farsetto con la gorgiera, calzoni
aderenti allacciati sotto i ginocchi, una mantellina foderata in diverso colore
e un baschetto con piume.
Matilde segue gli imperatori che la conducono nello spazio della
struttura singolare e maestosa che si contraddistingue da un ampio porticato
retto da colonne doriche. Dopo sale una sontuosa scalinata a due rampe in stile
barocco, affiancata da due nicchie che a decoro magistrale custodiscono una
voliera in alabastro e al suo interno mostra un carosello d’usignoli
multicolori. Poi si arriva a un ampio terrazzo esteso per tutta la copertura
del palazzo. L’angolo della sala
ricevimenti è distinto da un affresco sul soffitto che rappresenta un volo di
gabbiani di delicata fattura. Al centro della sala posto sopra un basamento in
alabastro, vi è il blocco Lheygem finemente decorato e incorniciato da due meravigliosi
calchi di Falchi Pellegrini dall’apertura d’ali che converge con la parete da
un lato e dall’altro, uscendo impetuosamente, marcandone lo splendore.
Raggiungono poi la sala dei fenicotteri lunga più di dieci metri e larga sei.
Considerata per questo la sala principale, caratterizzata da imponenti
affreschi raffiguranti un eden colmo di fenicotteri. Situata al centro della
costruzione, dove vi è un bellissimo pavimento a mosaico, con due balconi che
si affacciano sulla salita della loggia che comunica con le altre sale. Gli
imperatori con Matilde al seguito giungono nella sala luminosa degli aironi,
larga sei e lunga nove metri, dove mostra con note colorate come il cielo un
tripudio di esemplari abilmente rappresentati in alabastro a calco sulle pareti.
Da una parte comunicano con la sala dei fenicotteri, mentre
dall’altra attraverso un portone si accede direttamente all’esterno, sotto un
pergolato di glicine che si affaccia sulla salita che conduce al pozzo decorato
in alabastro. Senza bisogno di uscire giungono al salotto accogliente, che
custodisce il tavolo per un eventuale banchetto, serenamente raccolti vicino al
caminetto in alabastro marmoreo, dove fanno accomodare l’ospite per conferire
con lei.
<<Allora ci parli del suo interesse per l’avifauna e cosa
l’ha condotta qui? >> Le chiede l’imperatrice Teyrha.
<<Oh! Innanzitutto ho da chiedervi se siete in grado di
fornirmi il quantitativo esatto delle varie specie che ospitate qui allo stato
naturale? >>
<<Beh… vede noi sinceramente non siamo in grado a stilare
una lista precisa di esemplari. Invece nel colonnato dove Tryunur tiene il
catalogo di ogni specie, di sicuro ci sarà. Di qualsiasi esemplare facente
parte l’avifauna lui ne è a conoscenza, sarà sicuramente propenso a fornire
l’inventario. >> Gli risponde l’imperatore Thuhjnthial.
<<Capisco ed è possibile vedere questo catalogo?>>
Chiede la donna.
<<Beh… si credo che si possa vedere, mandiamo subito a
chiamare nostro figlio allora. >> Risponde Teyrha.
<<D’accordo, nel frattempo posso farvi esaminare una varietà
che vorrei sottoporre al vostro insindacabile giudizio, per decretare che sia
la specie che intendo?>> Asserì rivolta a entrambi, determinando la sua
ben radicata simulazione.
<<Si! Si la prego anzi ci fa un enorme piacere esserle d’aiuto
se questo comporta l’ampliamento della conoscenza delle varietà. >>
Conclusero entrambi.
Ecco che Matilde scaltra e astuta come pochi, estrae dalla sua
borsetta un volatile piccolissimo. Il piccolo uccellino dalla spiccata
vivacità, dai colori stupendi ha il becco appuntito leggermente ricurvo, peserà
circa due grammi e lungo cinque centimetri o poco più e tiene ancorato un
anello alla sua zampina. È piccino quasi come una farfalla, il movimento rapido
delle sue ali produce un leggero ronzio, un suono soave e persistente, un
incanto di creatura al punto da scaturire negli imperatori una forte
eccitazione.
<<Mah quale meraviglia!>> esclamano gli imperatori
esterrefatti pieni di entusiasmo per quella creatura. <<Di che specie si
tratta?>> Si chiedono.
La donna non fa nemmeno in tempo a spiegare che si tratta di un
colibrì, che lo libera subito sapendo che avrebbe agito per lei. Difatti,
l’uccellino libera, infatti, l’anello che reggeva nella zampina. Il colibrì
senza indugio inizia un vorticoso volteggio, piroettando sulle loro teste, dove
l’essenza dell’anello provvista di un potere particolare, rilascia ed espande
una polverina cristallizzata che si libera in aria avvolgendoli in
un’inebriante nuvola che li fa cadere in visibilio. Chiaramente i due raggelati
in un attimo si lasciano andare concedendosi l’assopimento e svelta Matilde li
inserisce nel blocco Lheygem per il percorso di trasferimento a Urgon. In quel
preciso istante passa di lì Tryunur il futuro imperatore, il quale era stato
chiamato per il catalogo. Davanti a quello scenario ne rimane agghiacciato.
Vide interamente la scena dell’attraversamento dei suoi genitori tramite il
blocco Lheygem, per chissà quale destinazione e da parte di quale entità.
Allibito e sconcertato determina di nascondersi per non farsi scovare dalla
donna, la quale non si era per niente accorta della sua presenza. Tryunur
rimasto solo lancia un grido acuto e soffocato allo stesso tempo, di provata
costernazione, invocando il nome dei genitori, deciso più che mai a salvarli
<<Thuhjnthial … padre. >> Urla a gran voce.
<<Teyrha … madre. >>
Reclamandoli con tono sommesso si abbandona a terra in ginocchio,
rialzando le mani sul viso, volto alla preghiera. Mentre la piccola Celius
inseparabile, fedelissima e simpatica anatra tuffatrice, le caracolla di
fianco, incoraggiandolo a tirarsi su il morale, appollaiandosi sulle sue
ginocchia in segno di stretta amicizia e comprensione sicura. Attirato e
commosso da quelle grida affievolite, attratto più che altro dalla sensibilità
di Tryunur il futuro imperatore, Thetrys il Microraptor Gui, si precipita
immediatamente a Lescanletem.
La creatura si avvicina all’abitazione degli imperatori, posandosi
sopra il portale dirimpetto alla struttura che si innalza a un’altezza di circa
dieci metri, da dove il futuro imperatore può avvistarlo dal balcone che si
affaccia alla salita della loggia che comunica con le altre sale. Tryunur lo
vede e non crede ai suoi occhi, quell’esemplare concede sensazioni di libertà
incredibili, e sebbene la rabbia lo afferra, prende il posto il desiderio di
volare. Non può credere di averlo così vicino. Tryunur come attirato da una
forza improvvisa che lo richiama al di fuori della torre, si convoglia
immediatamente correndo come un ossesso. Corre … corre fino allo spazio
delimitato dalla barriera cristallizzata aperta nello spiazzo della pianta
circolare dove la parete perimetrale contenente al suo interno un ponte
ascendente a forma di spirale, si apre a strati sovrapposti. Una volta giunto
si accascia in ginocchio, stremato dalla sensazione di tristezza che lo pervade
e rimane lì in attesa, come ad attendere un amico fidato. Celius l’inseparabile affianca il giovane e contempla
il cielo. Sente l'odore e il profumo che aleggia nell’aria e il rumore del mare
che scorre imperturbabile. Il giovane futuro imperatore piegato verso il basso,
triste e con la testa china come a cercare una risposta sul da farsi sperando
di trovarla al più presto. Nel giro di pochi minuti Thetrys il Microraptor Gui
rattristato dallo sconforto del giovane gli si avvicina sorvolando
pacificamente planando nello spiazzo adiacente. Tryunur nonostante abbia la
testa bassa rivolta alle ginocchia, sente vicina a lui quella presenza insolita
e alzando gli occhi si scontra con lo sguardo del magnifico esemplare che con
movenze sinuose e impenetrabili, gli si avvicina manifestandogli l’intento
amorevole.
<< Mamma, papà vi salverò ve lo prometto!>> e dimesso
si gode la vista di tutta Lescanletem
dall’alto.
Thetrys … si leva in aria concentrato a sorvolare i cieli
accogliendo alacremente il suo nuovo amico, eseguendo volteggi mirabolanti, con
l’intento di portarlo dove sa che potrà trovare sostegno per la ricerca dei
suoi genitori. Per natura il Microraptor Gui è disposto a concedersi
celatamente a una sola persona Come se cercasse fra tante l’essere umano che
gli si addice. Divenendo per il favorito come una sorta di portafortuna, a cui
si dedica con affetto incondizionato.
Sottraendosi senza ombra di dubbio alla vista degli altri che potrebbero
indisporlo. Thetrys dopo una serie di acrobazie e planate spettacolari si
indirizza a Statonia nel palazzo Orsini. Punto nevralgico di incontri per unire
le forze che osteggeranno Zorhobos assieme ai cavalieri della farfalla dorata.
Nel frattempo … la piccola Saturnia nel pieno delle sue energie cerca di tenere sveglio Niccolò per evitare che si congeli a causa del gran freddo che permea nelle segrete.
<<Niccolò!>> strilla Saturnia.
<<Niccolò ti prego svegliati. >> Implora.
Il giovane Niccolò inerme e imprigionato nella morsa di ghiaccio
cerca di schiudere leggermente le palpebre ma faticosamente riesce a tenerle
aperte.
<<Niccolò ti prego è importante che tu riesca a mantenerti
sveglio. >>
<<Lo so Saturnia ma non ci riesco è più forte di me devo
chiudere gli occhi. >> Gli risponde lui debole e sommesso.
<<Guarda! Ti prometto che se tu cerchi di svegliarti
realizzerò per te dei volteggi che non ho mai eseguito, ti prego Niccolò.
>> ribadisce Saturnia e con le piccole manine lo accarezza nelle palpebre
per cercare di tenerle aperte.
<<Oh! Saturnia mia piccola e meravigliosa creatura lasciami
dormire sii gentile. >>
<<No! No!Non devi lasciarti andare Niccolò se ti abbandoni
alla morsa di ghiaccio per te è finita e anche per me, lo sai gradirei ancora
qualche giorno di vita assieme a te. >>
<<Perdonami Saturnia so che in funzione della mia missione
la tua permanenza qui è assicurata ma è davvero contro la mia volontà, la forza
che mi spinge a chiudere gli occhi credimi. >> afferma Niccolò con la
bocca impastata e gli occhi che si chiudono realmente da soli.
<<Oh Niccolò! Dobbiamo liberare Aurora e tutti gli altri!
>> esclama Saturnia avvilita e dal suo visino le lacrime cominciano a
sgorgare impassibili. Tuttavia le stesse vanno a poggiarsi sul viso di Niccolò
che a quel tocco di lieve acquerugiola si ravviva all'istante. Non par vero il
giovane riprende energia.
<<Piccola che c’è perché piangi?>> Le chiede Niccolò
sorpreso.
<<Per la ragione non volevi più lottare. >> Gli
risponde Saturnia
<<Come non volevo più lottare?>> Domanda lui.
<<Emh… ti stavi lasciando completamente andare fra le
braccia della morsa di ghiaccio. >>
<<Ops! Mi spiace Saturnia non me ne rendevo conto, forse a
causa di questo freddo glaciale. >>
<<Infatti, è proprio a causa del freddo che ti stavi
lasciando andare, volevi solo dormire. >>
<<Mi dispiace Saturnia cercherò di non darti più pensiero
tenendomi sveglio d’accordo piccola. >>
<<Grazie Niccolò ora guarda eseguirò per te dei volteggi mai
compiuti. >>
<<Oh quanto sei graziosa ma non è necessaria l’esibizione
Saturnia grazie. >>
<<Ma io te l’ho promesso qualora ti fossi svegliato e di
solito mantengo quello che dico. >> Asserisce lei.
<<Va bene allora ti guarderò con stima. >> e si pose a
ridosso della parete osservando tale meraviglia.
Saturnia caracolla giocosa in un carosello di piroette mirabolanti
mentre Niccolò si stupisce dinanzi a tanta bravura contenuta in un piccolo
essere.
Nello stesso momento svelta e risoluta Matilde si concentra a
Manjmarjntyur a poche miglia da Argon e dalle altre isole dell’arcipelago, dove
vive l’imperatore Tyurhamyno. Un tratto di costa di unica bellezza,
precisamente a Portus Scabri. Nel luogo in cui arroccata vi sorge la stupenda
fortezza sua dimora che domina il borgo; circondata da un ampio fossato sul
lato sud ed est, dove poggia incastonato un ponte levatoio marmoreo arricchito
da statue a forma di luna. La roccaforte è interamente costruita su tre
livelli, due dei quali in cristallo elevati alla luna a un’altezza di venti
metri, creando un’atmosfera incantevole e seducente allo stesso tempo. La
facciata si mostra simmetrica decorata da magnifiche finestre. Mentre l’ingresso è posto sull’asse centrale dove
fanno breccia portali, balconi, logge rivestite interamente di boccioli in
fiore e corolle di luna. Che diffondono addirittura fasci di luce
sberluccicoso, mentre la prospettiva visiona il panorama dell’arcipelago in
un’estensione di beltà unica. Più avanti vi è una piccola corte con scalinata a
voluta in pietra marmorea per salire ai piani superiori. Successivamente
balconate e portici sinuosi conducono all’ultima scalinata alla sommità del
torrione, che regge uno spiazzo sferico rialzato ai bordi a forma di globo
lunare ellittico con la superficie riflettente. Tale globo, infatti, diffonde i
raggi lunari in tutto il borgo e con l’occasione trasmette lo spettacolo
ineffabile delle eclissi di luna in tutte le sue fasi. Il dedalo del percorso
per arrivare in cima alla fortezza presenta un appariscente sfondo scenico.
Poiché ai suoi lati mirabili elementi finemente strutturati fanno
breccia allo sguardo dell’osservatore. In cui si vede un satellite in orbita,
piuttosto che la raffigurazione di Ani Dio del cielo, o Saturno. Invece
che il sole, piuttosto che la magnifica
scena scultorea delle Dee Etrusche Tinia che corrisponde a Giove, Artume Dea
della notte e della luna e Cautha Dio del sole.
Successivamente si snodano otto torri, che dalla morte dei genitori
Tyurhamyno ha voluto designarle a inventori e scienziati in ambito della ricerca.
Ognuna delle quali ha lo scopo di portare i fenomeni della luna a rilievo.
Poiché si studiano i ritrovati della materia prima di cui fatta la luna. Gli
scienziati e Tyurhamyno studiano i fenomeni che come la rotazione attorno al
suo asse, oppure del motivo che non brilla di luce propria ma riflette quella
del sole, che orbita intorno al globo e via dicendo. Le torri mostrano una
bellezza impareggiabile rappresentata da figurazioni dal tema astrale. Nelle
stesse si aprono a pianta ottagonale dieci sale trapezoidali a piano terra e
altrettante le si può trovare al secondo e terzo piano. Presentano enormi e
numerose feritoie a forma di luna disposte in modo asimmetrico, dove in ognuna
di esse si vede a volte un angolo di cielo con la luna piena o calante, oppure
uno scorcio di volta celeste che mostra le stelle. A volte la rappresentazione
è a tal punto plausibile che ti ritrovi senza fiato. Poiché si ha la sensazione
di poter non solo contare le stelle, bensì di toccarle. Fai parte della scena
da protagonista. Sei esplicitamente a contatto con l’Orsa Maggiore, piuttosto
che con Sirio, Orione, Antares e il firmamento compare in tutta la sua
magnificenza superba ed elegante da vero sovrano.
Sui terrazzini della gradinata a due rampe di rappresentanza che
conduce al primo piano, nicchie decorative mostrano frammenti di luna
assemblati in calchi di alabastro con decorazioni in tema. Per giungere al
termine della scalinata che accede alla sala del trono. La figurazione scenica
è a dir poco spettacolare. Rialzati da terra e avvoltolati come sospesi in aria
vi sono i pianeti che volteggiano, seguiti dalla luna che si distingue per
luminosità. Circondano il trono che primeggia rialzato da un basamento in
pietra marmorea che si mostra a forma di satellite lunare. Un’interpretazione
eseguita mirabilmente a livello scultoreo un risultato davvero lodevole. Dove
l’arco posto al termine della sala riflette la sfera celeste, e per finire
poggiato su una colonna in marmo bianco vi è il blocco Luhx a forma di luna
circondata da frammenti scultorei di corpi celesti. All’imperatore è stato dato
lo pseudonimo di “pelle di luna” poiché la sua chimerica carnagione è permeata
da un velo marmoreo. A causa dell’usuale esposizione notturna pare usufruire di
quel dono speciale di patina velata di polvere di luna conferito dal satellite
stesso, da renderlo etereo. Ha capelli dorati, lisci e lunghi fino alle spalle,
occhi di un verde smeraldo che infondono vigoria; la bocca delle più sensuali
che si possano vedere, il naso in linea con il viso e le mani eleganti. La sua
eccellente figura gli permette di muoversi all’insegna della beltà maschile,
ancheggiando senza rendersi conto di avere un lato “B” da far perdere la testa
a qualunque donna lo scorga passare fugacemente. Indossa una tunica media lunga
con maniche decorate, un mantello succinto sovrapposto sulle spalle in tessuto
leggero e trasparente, che mette in evidenza la sua virile figura, lasciando
intravedere le forme scultoree. Ai piedi indossa semplici scarpe di cuoio
trattenute da legacci. Tyurhamyno completamente glabro e bello come un adone,
possiede un’indole serena e idealista. La quiete che conserva nel cuore gli
concede di coesistere nella sua fortezza per gli sviluppi del suo sapere in
modo favorevole. Amato e stimato da tutti, è conosciuto nel circondario per la
sua benevolenza, poiché devolve parte dei suoi diamanti ereditati, ai fini di
cause morali che coinvolgono la sua gente. Tyurhamyno vive solo a Portus
Scabri, favorito dai suoi cortigiani, dai fidi e stimati consiglieri, dalle
solerti ancelle e dal maggiordomo Tyess il quale si dedica a lui dai tempi
della sua venuta al mondo. Poiché i genitori lo hanno generato a tarda età e
gli sono venuti a mancare di morte naturale dovuta alla vecchiaia. È’
quindi l’ultimo reggente del regno di
Luna. Nel luogo in cui si deve ingegnare dall’onere più gravoso. In altre
parole riuscire a estrapolare dai raggi di luna l’energia necessaria per il
bisogno del regno. Calcolando all'incirca la forza necessaria affinché il borgo
e i suoi sudditi possano prolificare e prosperare, dal momento che si alimenta
unicamente con quella fonte vitale. Lo strato di luce lunare che avvolge
l’imperatore ventenne è conosciuta in tutta Etruria. Le genti fanno a gara per
entrare nelle sue grazie e una miriade di damigelle sognano che diventi il loro
sposo. Mentre lui con garbo è indotto a rispedire le beltà femminili al luogo
di provenienza, visto che per il momento non ci pensa affatto all’idea di
sposarsi. Matilde per l’occasione si è vestita in modo decisamente
appariscente. Il solo guardarla non può che generare stupore agli occhi
dell’imperatore, sicura di poterlo raggirare in breve tempo. Indossa un abito
in damasco color ocra con strascico, il corpetto aderente con maniche
applicate, vistose merlature all’ampia scollatura a triangolo, all’attaccatura
delle maniche e ai polsi, con una collaretta a ventaglio di un colore giallo
infuocato, una lunga catena decorativa scintillante che percorre tutta la
circonferenza della veste, snodandosi a spirale fino in basso. La donna giunge
dinanzi alla facciata della fortezza che mostra un’imponenza architettonica
notevole. Invece il portale si apre sul lato nord del castello, impreziosito
dalla monocromia dei marmi del blasone che presenta la Dea della luna Losna. La
donna si fa annunciare dal capo dei guardiani poiché deve conferire con
l’imperatore Tyurhamyno. I guardiani informano il maggiordomo Tyess che veste
un abito di linea tubolare con un mantello appoggiato sulle spalle, e lo stesso
avvisa l’imperatore della petizione della donna, riferendogli che la stessa
vuole fargli dono, ai fini delle sue
osservazioni, di un ritrovato lunare di cui è in possesso. L’imperatore in
buona fede lungi da pensare a raggiri e per carattere fiducioso nel rispetto
degli altri, serenamente la fa accomodare senza porsi alcun problema. In uno
scenario di pregevole bellezza si mostra la sala dei ricevimenti dove l’ospite
ha l’impressione di entrare direttamente in una struttura dotata di tutte le
comodità possibili e immaginabili a livello distensivo, per contemplare, rifocillarsi,
riflettere e ristorarsi. Luogo in cui lo spazio che separa il salottino con i
divani a forma di luna è costituito da un’ingegnosa struttura dall’effetto
carosello di asteroidi che piroettano su se stessi attorno alla stanza.
Spostandosi con moto circolare sopra un incavo a effetto geyser e caracollando
sinuosi in un movimento impercettibile davanti ai sofà. L’articolato meccanismo
di elementi ideato da Tyurhamyno porta di volta in volta o una pietanza, un
bicchiere con del vino, piuttosto che un dolce, poiché quando gli asteroidi
arrivano a ridosso del sofà, si dirige verso il basso schiudendosi a vassoio,
rilasciando quello che avevano all’interno, sapendo quanto l’ospite desiderava.
<<Prego si accomodi. >> le disse l’imperatore che con
la sua bellezza è riuscito quasi a scongelare Matilde, che dopo aver guardato
Tyurhamyno attentamente ha la percezione di cosa sia la bellezza maschile
concentrata in un unico elemento.
Nonostante nutra per Zorhobos suo padrone uno stimato interesse
del quale vi ritrova anche la bellezza. Decide però che l’unica arma a suo
favore per poterlo raggirare, sia come sempre la tempestività senza farsi
incantare dalla bellezza che scaturisce il giovane. Deve agire subito. Non deve
assolutamente lasciarle il tempo necessario a replicare. Si deve concentrare
affinché non ci sia nessun vuoto
temporale, nemmeno per i convenevoli di rito, altrimenti ne va del rapimento
stesso. Poiché gli occhi dell’imperatore dimostrano uno strano luccichio, che
ricoperto di quella patina di luna che lo avvolge esaltandolo a Dio della luna
a Matilde non ispira per niente. Gli asteroidi arrivano a ridosso del sofà dove
Matilde e l’imperatore si accingono ad avviare la conversazione e lo schiudersi
a vassoio di uno di essi rilascia dei dolcetti e una bevanda fresca per
l’ospite.
<<Allora mi dica gentile Matilde è qui per farmi vedere un
ritrovato luminoso lunare in suo possesso, mi pare? >>
<<Infatti, imperatore mi dispongo a farglielo vedere.
>> Gli risponde risoluta e decisa Matilde, nonostante per la prima volta
in vita sua le capita che un uomo riesca a metterla in imbarazzo. Vuoi per la
chimerica pelle di luna, vuoi perché è completamente glabro dall’effetto
scultoreo e seducente, o per quell’aria di unicità che gli si scruta nell'animo,
al punto da smuovere perfino il gelo di Matilde. La donna ora smuove dalla sua
veste la catena decorativa scintillante che le serviva per la seduzione e ne
preleva una piccola parte.
<<Ecco vede imperatore si tratta di questo ritrovato
luminescente che permette di scorgere la luna nonostante la lontananza che ci
separa da lei. >> Proferisce serafica.
L’imperatore incuriosito tocca la curiosa catena prendendone un
lembo che gli si avvinghia subito alla mano delicatamente.
<<Mah! Come è possibile?>> Domanda lui.
Deve semplicemente recarsi vicino all’arco posto al termine della
sala che riflette la sfera celeste, dove vi è il blocco Luhx da lì riuscirà a
scrutare meglio la volta celeste, poiché ci sarà il processo di avvistamento
illuminante scaturito da questo ritrovato. >> Risponde lei.
<<Oh! È così semplice? >>
<<Si l’imperatore. >>
<<D’accordo vado. >>
Come volevasi dimostrare invece che dare all’imperatore la
possibilità di scrutare il cielo, dal momento esatto che lo stesso muove i
primi passi, la catena decorativa scintillante comincia ad avvilupparlo
completamente, rilasciando delle minuscole particelle di materia luminosa che
si dissolvono in tutta la sua persona, imprigionandolo del tutto. Intorpidito e
reso inerme Tyurhamyno è perduto. A quel punto Matilde sagace e calcolatrice lo
ipnotizza conducendolo sul blocco Luhx, da dove ci sarebbe stata l’immediata
trasmigrazione a Urgon.
Poco dopo imperterrita e decisa più che mai a ridurre i tempi, la
donna spietata si muove all’insegna dell’isola Zelur Tezan Ois, alle secche
della Meloria. “Doppia via dell’acqua”. Così vengono chiamate per via della
prima struttura composta da un meraviglioso faro. A cui hanno dato il nome di
Farozec, ebbene lo stesso segnala la presenza delle basse profondità che si
estendono a ovest di Herculem per circa nove chilometri, mentre la sua
struttura imponente sovrasta il cielo in un crescendo di sfumature surreali,
come a sembrare l’ininterrotto tulle del mare. La struttura del faro è composta
interamente da una materia che pare acqua, o per lo meno, sembra vera e propria
linfa marina. Sviluppata in un rocambolesco e sinuoso stile architettonico si
mostra attorno all’area e per tutta la sua circonferenza, difficilmente riesci
a percepire dove finisce il faro e dove comincia il mare. Il complesso di
elementi che si allarga in una scalinata circolare a spirale, sembra rivestito
di quel velo da sembrare onda del mare in balia della brezza. E sale fino ad
arrivare al meccanismo che aziona il fascio luminoso che si espande per
parecchi chilometri, affinché le imbarcazioni propizie lo possano scorgere. La
seconda meraviglia costruita piana sul mare a formare una compagine
inverosimile sospesa nelle sue acque è la torre della Meloria, chiamata
Torretular dove dimora Zyxzyan l’imperatrice bambina. Torretular è composta da
quattro pilastri di macigno marino, che sostengono gli archi gotici,
completamente concepiti con quella strana materia di acqua marina. Mentre lungo
i suoi lati permettono il libero corso delle acque. Anche qui difficilmente
vedi realmente dove finisce la struttura e cominci l’acqua del mare.
Prestigiosa e imponente erge la rappresentazione più bella, uno stupendo ponte
di collegamento con la torre e il faro costruito con scrupolosi particolari,
interamente di cristallo dalle velature di linfa marina. In entrambi i lati si
sviluppano le scale a spirale a ventaglio luminoso, che danno l’impressione di
essere in mezzo al mare. Questa meraviglia propone fino a salire in un
crescendo di volute, una sequenza di tredici splendide logge, da dove in ognuna
di esse vi è una particolarità rappresentata. In ogni terrazza racchiusa nella
sua nicchia, c’è rappresentato un titano d’acqua marina, o meglio una scultura
adorna di madreperla, corallo e gemme che segue il percorso dei visitatori. La
prima loggia ospita una splendida raffigurazione di Nethuns con il suo
tridente, la figurazione della seconda invece è di una sfavillante Sirena, la
terza loggia mostra un gigantesco Tritone. Proseguendo si nota una balenottera
azzurra, e in seguito in un’altra loggia ci sono raffigurati un gruppo di
delfini completamente di cristallo adorno di gemme preziose. E’ un continuo
stupore poiché andando avanti una sublime composizione di coralli policromi
lascia senza respiro. E poi stelle marine ciclopiche, una coppia di narvali
incantati, enormi gigli di mare, anemoni giganti; una titanica tartaruga marina
con gli occhi di madreperla, due pesci farfalla in amore e per finire una
conchiglia di rara bellezza con la perla all’interno pura e luminescente.
L’imperatrice Zyxzyan si è ritrovata a essere orfana a seguito di un’epica
battaglia dove orde di briganti hanno ucciso l’imperatore Zysxur suo padre e
Zayta sua madre. Rimasta sola all’età di nove anni, Zyxzyan, si è vista
costretta, suo malgrado, ad affrontare un incarico inesplicabile vista la sua
tenera età. Tuttavia nonostante questo porta avanti i suoi obblighi con austera
competenza, adempiendo tutti i doveri e gli oneri conferitale, con
determinazione, lo spirito e il coraggio, tramandatole dai suoi genitori. Ogni
qual volta c’e da prendere una decisione sulla prosperità di Zelur Tezan Ois si
predispone in prima persona a ottemperare a una risoluzione. Il che significa
che deve recarsi al “Cexana Marni” il
gran concilio, che comprende due ripartizioni, quella del “Farozec” e l’altra
della “Torretular”. Nel luogo in cui ogni Maru si consulta con lei per
proteggerla da eventuali cospiratori e dove si prendono le decisioni unanimi e
giuste in merito alle questioni costiere e marinare. L’ambita posizione dove
sorge Zelur Tezan Ois rappresenta fin dai tempi remoti, un sicuro rifugio e
punto privilegiato di controllo delle vie di comunicazione delle imbarcazioni.
Comprende all’interno del suo perimetro, l’area dove si accede salendo una
lunga rampa, all’androne dal cortile grande. Dove è collocato uno splendido
pozzo merlato. Antistante all’ingresso si incontrano due archi e una tribuna
sorretta da pietre marmoree scolpite, alle quali l’imperatrice prende parte con
il consiglio alle riunioni.
Capitolo quarantaquattresimo
La zona abitativa comprende diversi ambienti, di cui l’area
sopraelevata è suddivisa in tre sale adibite a locali abitativi e di
ricevimento. Raggiungibili dal basso, per mezzo di un’imponente scalinata
marmorea, dove la residenza straordinaria dell’imperatrice è raggiungibile da
sud tramite una scala con palco e un portale d’entrata con volta. Nell’ampia
sala con massicci pilastri dirimpetto alla residenza signorile c’è la sala del
trono che consistente in un’imponente conchiglia a ventaglio marmorea, la cui
gemma è la poltrona a forma di perla. Dove si accomoda l’imperatrice per
proferire con i suoi sudditi. Ai lati della conchiglia gigante ci sono due
fontanelle entrambe decorate con splendidi coralli, mentre al loro centro c’è
un piccolo delfino scolpito che spruzza l’acqua e incastonato e decorato
egregiamente sorge il blocco visivo Aqhyx. Mentre segue un ampio spazio
designato a diversi locali adibiti a laboratori per gli studi delle attività
marittime. Oggi l’imperatrice bambina veste una tunica morbida colore del cielo
a maniche lunghe la toga trattenuta sotto il seno da una cintura incastonata di
preziosi coralli, dà slancio alla sua esile figura. Indossa uno scialle a
larghe volute, un copricapo a forma di tiara che si appoggia sulle spalle; una
perla lo tiene fermo sul petto, orecchini che approdano alla schiena e una
collana dello stesso corallo. Tutti nel circondario conoscono le abilità
determinanti e ingegnose dell’imperatrice bambina, la quale si prodiga affinché
le conoscenze in merito alla navigazione diano ottimi risultati volti al
progresso. Dove non c’è condizione climatica, perturbazione in arrivo,
maremoto, che non riesca a prevedere ai fini di avvisare i navigatori di come
agire attraverso il suo avvertimento. Riesce a far fronte a questi incarichi
grazie e soprattutto ai suoi genitori, che prima di andarsene le hanno svelato
il segreto che li ha seguiti per tutta la vita. Segreto che lei custodisce
amorevolmente poichè tramandato di genesi dai loro antenati, in grado di conferire la loro percezione e conoscenza
tramite un responso celeste. Ed è custodito tra il Farozec e la Torretular. Per
accedervi bisogna avvicinarsi in un punto particolare, costituito da una piccola cavità di color corallo, dove
premendone la falda destra fa erompere un piedistallo che sgorgante d’acqua
cristallina, contiene al suo interno un oracolo di fattura e bellezza
straordinaria. È un mappamondo grande all’incirca settanta centimetri,
rivestito e intercalato di corallo, diamanti cristallini, prismi sinuosi e
sporgenti che ne contrastano le venature. La luce risplendente genera il getto
d’acqua che sgorga attraverso il piedistallo che si snoda attraverso il
corallo. Il prisma e il diamante spargono una fragranza straordinaria che sa di
gelsomino e origina una nuvola di soffice solvenza evanescente. Che rende
possibile la visuale per approfondire la conoscenza in merito all’attività
marittima e condizioni climatiche di cui l’imperatrice bambina con prudenza
dispenserà nel caso ce ne sia bisogno e a chi ne facesse richiesta.
Matilde indossa una tunica azzurra larga e sinuosa contenuta da
due cordigli perlati, uno alle anche e l’altro sul petto, un leggero mantello
le ricade morbido sulla spalla sinistra, dandole la parvenza di una semplice
dama in visita. La stessa salendo la
rampa all’androne dal cortile grande, si avvicina all’ingresso e bussa per
farsi aprire.
<<Chi è là?>> Chiede il maggiordomo Zherinald che
veste una tunica corta grigia blu, con maniche lunghe e aderenti, sopra di
questa il mantello ricamato con motivi circolari e il bavero rialzato, le gambe
coperte da lunghe calze e calzari a forma di stivaletto.
A Etruria e soprattutto a quei tempi la gente soffriva di una
sindrome che li colpiva tutti indistintamente. Cioè viveva beatamente, senza
inimicizie, rancori, avversioni, malvagità e soprattutto non percependo il male
nell’anima degli astanti. Tutto era permeato di sincera considerazione per
l’uomo in generale, quindi la tendenza era quella di fidarsi ciecamente di ogni
individuo, per cui anche qui il maggiordomo senza vedere oltre lo sguardo della
donna bonariamente la fa proseguire.
<<Buon giorno a voi sono la duchessa Matilde di Velx chiedo
udienza all’imperatrice per offrirle in dono un Astrolabio speciale dalle
facoltà imprevedibili, capace di scoprire realtà incredibili marine e che
sicuramente vorrà testare per i suoi stimati studi in merito all’ambiente
marittimo. >>
<<Buon giorno a lei, d’accordo si accomodi pure >>. Le
dice sommesso il maggiordomo.
Matilde scortata da Zherinald entra e raggiunge l’imponente
scalinata marmorea, dove si vede direttamente accompagnare alla sala del trono
e di fronte alla conchiglia a ventaglio marmorea. Mentre adagiata sulla
poltrona a forma di perla c’è l’imperatrice bambina ad attenderla. Sopra un
podio finemente decorato in alabastro con la figurazione di un’onda marina
gigante dai colori cristallini è accomodato il Cexana Marni, il concilio delle
due ripartizioni, Farozec e Torretular, composto da 12 elementi sei per una e
altri sei per l’altra fazione, pronti a conferire con l’imperatrice Zyxzyan.
Ztrifido un anziano magistrato della fazione Farozec, che veste un abito
assegnato ai funzionari, la dalmatica, una veste di linea semplice ravvivata da
strisce rosse che scendono verticalmente dalle spalle ai piedi, con le maniche
bordate, un ampio mantello la cui ricchezza è raccolta sulle braccia. Prima di
fare avvicinare la donna all’imperatrice le pone una domanda per sincerarsi che
sia in buona fede e senza scopi oscuri.
<<Buon giorno Matilde>>. le dice Ztrifido. <<Per
quale motivo ha considerato di portare questo dono all’imperatrice bambina e
non ha pensato che so, a portarlo direttamente all’imperatore Tyurhamyno o ad
altri regnanti di Etruria?>>.
<<Ecco … vede perché all’imperatore Tyurhamyno non sarebbe
stato interessato a un oggetto di questo tipo anche se di notevole valore,
visto che lui è ben appassionato alla scienza lunare, per quanto riguarda gli
altri imperatori nutrono interessi diversi che non sono certo quelli marittimi.
>> Risponde lei decisa ed eterea.
<<D’accordo, bensì ci dica allora, cosa spera di ottenere
donando quell’oggetto all’imperatrice bambina?>> Le chiede Zrechile della
fazione Torretular.
<<Beh! Spero di ottenere il suo consenso ai fini di una
propaganda futura, per poterlo facilmente utilizzare a molti scopi a livello di
sviluppo marino insomma. >>
<<D’accordo ma è proprio sicura di volersene separare poiché
lo descrive come un eccellente portento?>> Le chiede Zlaika della fazione
Farozec.
<<Si decisamente! Vede questo è un prototipo è mia
intenzione produrne degli altri e qualitativamente migliori, proprio per questo
lo dono volentieri, almeno lo potete testare. >>
L’abilità della donna nel sedurre le persone è tale da farla
sembrare capace, intelligente e sicura di se, ogni qual volta si presenta agli
occhi dello sventurato, che di conseguenza ne cade stregato.
Il Cexana Marni delle due ripartizioni si dice convinto a dare
udienza a questa donna che mostra delle credenziali di tutto rispetto e
verosimili.
<<Va bene mi ha convinto si accomodi pure. >>
<<Grazie. >>
Matilde si apposta al trono e l’imponente conchiglia a ventaglio
marmorea voltata di spalle con un movimento rotatorio gira su se stessa
liberando la gemma a forma di perla, su cui è accomodata l’imperatrice. Le due
fontanelle ai lati del trono zampillano prodigiosamente, creando spruzzi che si
vanno a uniformare come una parete separatrice dove l’ospite è diviso dagli
astanti. A quanto pare dividere la zona del trono separandola dagli ascoltatori
quando tengono un’udienza è una prerogativa dei regni di Etruria quando un imperatore gode di
poteri straordinari. Quasi a lasciare il
potere assoluto in quel momento allo stesso. Matilde a quel punto intrattiene
con l’imperatrice un’importante conversazione sulle possibilità dell’oggetto in
questione. Oggetto del quale sa possa servire alla sua gente e per i naviganti,
che nel giro di poco tempo avrebbero tratto beneficio dall’utilizzo dello
stesso. La donna spendendo un po’ più di parole
spera che l’imperatrice bambina si lasci convincere perché incantata
dalla proposta. Infatti, di lì a breve la stessa imperatrice spinse la donna a
mostrarle l’astrolabio in questione, che con gioia si appresta a esibire
soddisfatta.
<<Vede imperatrice questo astrolabio siderale è il più
versatile in assoluto, il dispositivo indica l’ora e la posizione degli astri,
rispetto a una rete di coordinate per riconoscere le costellazioni. >>
<<Si voglio vederlo, continui la prego. >> Dichiarò
Zyxzyan.
<<Volevo dirle le ultime cose e poi glielo faccio vedere.
>> le rispose Matilde vedendo nell’imperatrice sempre più enfasi.
<<D’accordo prosegua. >> Replicò Zyxzyan.
<<È un cercatore di stelle, capace di simulare la rotazione
apparente della sfera celeste attorno alla terra, rispetto a una determinata
latitudine. Eccolo vede, guardi quanto è magnifico. >> Le ripete Matilde
sicura di attirare il suo interesse.
<<Meraviglioso!>>.
Perfino un raggio di luce in quel momento da adito a mille
riflessi dorati, dove l’imperatrice lo vede enigmatico e stupendo al tempo stesso,
attratta dal suo colore, dalle forme complesse e misteriose, con caratteri
finemente incisi, uno strumento straordinario e raffinato per la scienza dei
cieli.
<<Vede imperatrice la sua forma è sferica come una bussola
dorata, finemente incisa. >>
<<Bellissimo!>>.
<<Nella parte centrale è tenuto assieme come un monile di
cui al suo centro è incastonato un meraviglioso solitario, con decorazioni ai
lati in oro arricciolate. Poi è caratterizzato da un labirintico e macchinoso
motivo di linee curve intrecciate in lega metallica, che riproduce l’eclittica
e l’ubicazione principale del cielo.
<<Continui Matilde la prego, vada pure avanti. >>
<<Infine ha un indicatore mobile a forma di piccola barra
dorata con un mirino per misurare l’altezza degli astri. >>
Mentre lo sguardo dell’imperatrice
non riesce a distogliersi da quell’oggetto, lo stupore aumenta
conoscendo pian piano la sua peculiarità, Matilde astuta prosegue il suo
percorso di fascino.
<<Questa meraviglia permette di stabilire la posizione relativa
alle stelle in un dato momento è in concreto una raffigurazione a due
dimensioni dell’universo, con la terra al suo centro, che mostra il viaggio
della sfera celeste attorno al polo e consente di definire in ogni momento e
per qualsiasi latitudine la posizione delle stesse. >>
<<È semplicemente magnifico!>> esclama Zyxzyan
<<Sono sicura che sarà per noi fonte inesauribile di conoscenza, la
ringrazio infinitamente per questa graditissima fortuna che ripone nelle mie
mani, non so proprio come sdebitarmi con lei Matilde. >>
<<Non è necessario, non si senta in debito, le chiedo
solamente di prenderlo in considerazione seriamente, tenendolo in mano per
valutarne l’utilità. >> Le dice amabilmente falsa Matilde.
<<Sono veramente entusiasta, mi dia pure l’astrolabio, le
prometto che di sicuro lo terrò gelosamente tra gli oggetti di valore di mia
appartenenza, considerandone gli aspetti migliori. >>
<<Ecco vostra maestà. >> la donna glielo pone al
centro delle mani.
<<Che meraviglia!>> Esclama Zyxzyan.
E come sempre succede… dal momento esatto che l’imperatrice lo
gira su se stesso per ammirarne meglio la manifattura, l’astrolabio siderale o
cacciatore di stelle … si apre a libro e scaturendo all’esterno un fascio
dorato di luce accecante, che va subito sugli occhi dell’imperatrice e senza
scampo la paralizza. In un secondo tempo Matilde con sveltezza ne approfitta.
Con una mossa sicura e repentina ipnotizza all’istante l’imperatrice
dirigendola sul blocco visivo Aqhyx dove viene immediatamente scaraventata a Urgon
Zurhusrna.
Nelle prigioni di Urgon Zurhusrna …
Saturnia ben’accorta che il suo padroncino stesse bene, si colloca sempre più vicina a lui per
scorgere meglio qualsiasi movimento che la possa indurre a credere che si lasci
andare.
<<Tutto apposto Niccolò?>>
<<Sì! Per ora si Saturnia. Penso a tutti quelli che sono
costretti a vivere in un clima così glaciale, scandito da questo dispotico
tiranno, che non lascia scampo alla mente umana per soggiogarla a suo piacere.
>>
<<Hai ragione Niccolò sorge spontaneo il fatto di
domandarselo. >> Gli dice Saturnia rattristita.
<<Inoltre mi chiedo come possano convincersi che la via
della verità sia dettata da questi fenomeni di assolutismo?>> Dice ancora
il giovane. <<Soprattutto mi chiedo come la gente riesca a coesistere
senza necessità di libertà, di colori, di musica, di gioia, di sapori e
profumi, senza l’arte manifestata nei vari profili, come non avere la necessità
di assaporare le fragranze della natura?>>
<<Hai ragione è davvero triste. >>
<<Perlopiù guarda quante persone prese nella sua morsa di
ghiaccio credono che possa esistere una realtà del genere? >>
<<Già! vedo Niccolò e raggelante davvero lascia un senso di
amarezza infinito. >> risponde Saturnia.
Niccolò si rattrista e sopraggiunge la malinconia e maggiormente
si lascia andare.
<<Sento un leggero torpore… >> replica Niccolò
rivolgendosi a Saturnia
<<Come dici Niccolò?>>
<<Mi si sta annebbiando leggermente la vista. >>
<<Oh! Niccolò!>>.
Il giovane intrappolato dal freddo rischia di congelare.
<<Mi viene da assopirmi, se non fosse che una parte di me
vuole uscire da questa situazione, mi sarei già addormentato, questa sensazione
deve essere generata sicuramente da questa desolazione. >>
<<Sicuramente deve essere così. >> Gli risponde lei
volteggiando vicino al volto.
Saturnia con le sue manine piccine cerca di tenergli aperti gli
occhi.
<<Così Niccolò devi tenerli aperti mi raccomando. >>
<<Com’è difficile!>>
<<Ti prego provaci!>>
<<D’accordo Saturnia ci provo. >>
<<Niccolò ti prego non essere così triste tutto si risolverà
per il meglio vedrai. >>
<<Grazie Saturnia non so come avrei fatto senza di te al mio
fianco. >>
Capitolo quarantacinquesimo
In quello stesso momento un alone di mistero cala inatteso in un
altro regno. Sovrapponendosi all’alabastro marmoreo che lo distingue, un raggio
di sole illumina ampiamente il lago Fossae donandole una patina di lustrini
fiabeschi, luogo questo in cui risiedono gli imperatori del regno di Fossae
Papirianae. L’imperatore Zilaocapu robusto simpatico e aitante, dai capelli
neri e gli occhi color cioccolata, tipicamente veste in modo sobrio per essere
agevolato nei movimenti quando è solito andare a caccia da buon
falconiere. Con un farsetto che arriva
fino alle ginocchia, abbottonato sul davanti con bordo inferiore dentellato e
maniche fino al gomito che terminano a imbuto, un mantello corto con cappuccio
e brache aderenti e cintura con appesa la borsa ricamata. Tatya sua imperatrice
minuta e graziosa dai capelli castani chiari, occhi scuri, veste un abito color
dorato con cintura posta molto in alto dalla quale la lunga coda della veste
ricade in ampie pieghe, conferendo lo slancio alla figura, i capelli sono
raccolti in nastri e fili di perle. Il lago di cui ha isolato parzialmente
lagune e acquitrini, si snoda in un intercalare di incomparabile bellezza.
Immerso in un’oasi completamente rigogliosa e rivestita di pregevole prosperità
floristica. Dove l’ibisco, il falasco, lo sfagneto e rare orchidee dominano
l’area circostante. Segue un meraviglioso canneto dotato di una magnifica veduta
che fa da scenario a voli di aironi, falchi, Canareccioni e altri splendidi
volatili, in cui risuonano i loro
vocalizzi che si congedano con il calare del sovrano. La palude eleva la sua
bellezza ingemmata da una figurazione scenica di frassini, pioppi e stupendi
salici. E proprio posta al centro del suo comprensorio dove la palude separa lo
specchio d'acqua dal mare, si mostra ed erge meravigliosa e interamente
costruita sul lago, la Fortezza Papyria degli imperatori. Luogo in cui si
accede attraverso uno spettacolare sistema di camminamenti, costruiti
interamente in alabastro con l’insieme a palafitta. Sulle cui sponde rialzate
dall’acqua di almeno un metro e mezzo, si possono trovare passandovi attraverso
delle piccole nicchie con panchina scolpite all’interno. Piuttosto che fontane
curiose dove appaiono a volte le figurazioni di volatili e altre di
un’originale volpe. Mentre i colonnati che accompagnano il percorso
s’intersecano uno con l’altro a seconda degli stagni, delle lagune, delle isole
con le superfici d’acqua. L’intero complesso si mostra come un tramaglio
incredibile in alabastro fine, regolato in funzione del tempo, congeniato alla
perfezione per salvaguardia. A beneficio dell’avifauna, infatti, consente ogni
volta un sicuro riparo che si schiude all’alba, per favorire la visuale del
paesaggio.
Piuttosto che chiudersi nelle ore del soleggiato sovrano, affinché
ci si ripari dai suoi raggi, e in ultimo si richiuda al crepuscolo. Favorendo
la passeggiata agli imperatori, senza il rischio di raffreddarsi o
eventualmente trovarsi sotto la pioggia battente. Il materiale che ricopre i
porticati di volta in volta, cambia colore e profilo a seconda della stagione e
delle condizioni climatiche, consentendo più protezione in caso di tempo
impervio. Si incontrano percorsi dove scalette, piccole gradinate, addirittura
capitelli e statue stupende di stile imperiale concludono le intersezioni, i
bivi e le confluenze che si snodano su tutta l’area dell’oasi, in un prosieguo
di ponticelli, collegamenti e sopraelevate che uniformano l’insieme ordinato
del luogo rendendo superba la superficie su cui sono posti. Eccellente il passarvi attraverso. Invece a
volte le chiatte che attraversano le paludi sembrano androni di un palazzo, e
come una città sospesa sull’acqua si mostra placida e sinuosa e di notevole
splendore all’occhio dell’osservatore.
L’ulteriore finezza degna di nota che ha voluto applicare l’imperatore
consiste dal fatto, che su ogni chiatta definita da stagno o laguna, ci sia
lavorato in alabastro uno speciale trespolo, dove falchi di ogni genere possano
approdare e soffermarsi sull’oasi a loro piacimento. Sicuri di trovare ogni
bene adeguato alle loro esigenze, senza per questo entrare in conflitto con la
passione e interesse per i volatili del futuro imperatore Tryunur di
Lescanletem che ne conosce alla perfezione tutte le specie. L’alabastro
squisitamente lavorato con lo stile imperiale, rende la compagine di superba
realizzazione, da dove attraverso balconate sospese da terra, poggioli,
balaustre, splendide terrazze sono consentite le osservazioni agli specchi
d’acqua adiacenti. Poi si incontrano gli
aggallati pezzi di palude galleggianti che sottoforma di vere e proprie isole
formate da torba che poggia sui rizomi intrecciati dalle canne si forma uno
specifico tipo di muschio che realizza soffici tappeti che ospitano la pianta
insettivora Drosera Rotundifolia. Mentre regina fra tutte la grande felce
Osmunda Regalis con la sua fronda verde pisello tinteggia tutta la zona con la
sua avvenenza. Un incantevole ponte rialzato si snoda zigzagante terminando a
ridosso della sontuosa fortezza reale Papyria dove si nota lo stile particolare
con i tetti a pagoda che gli conferiscono un aspetto del tutto orientale.
D’impatto la fortezza reale Papyria risulta essere piuttosto
sommessa, solo la torre sovrasta, ma l’area espositiva a partire dall’ingresso
che ne attribuisce l’eleganza con i calchi di bassorilievi splendidi è davvero
gigantesca. Comprende ben dieci sale delle quali non si può dire che manchino
di magnificenza. Si aprono, infatti, dieci scene figurate di soggetto
allegorico dove i falchi ne sono protagonisti. Due rampe di scale conducono al
secondo piano che si affaccia alla sala del trono e si è calati immediatamente
nell’area dedicata all’incontro con i falchi. Poiché il trono stesso è
contornato di un’elegante oasi interna a effetto naturale. Ogni falco scultoreo
è sapientemente posizionato su trespoli in alabastro. In prossimità della
poltrona del trono decorata in rilievo a tema di un falco con l’apertura d’ali
straordinaria c’è il blocco visivo Cahpu incastonato in un podio in alabastro
marmorizzato. L’imperatore Zilaocapu e Tatya sua imperatrice sono famosi nel
circondario per la loro grande dovizia nell’allevare falchi per la caccia. Sono
soliti destinare tutto il loro tempo all’arte della falconeria ormai
consolidata da anni, legata a una passione travolgente, dove il falco con la
sua imponente energia primeggia nei loro cuori. Gli unici del regno di Etruria
a possedere una straordinaria varietà di specie, vantando la nomea di principi
dei falchi poiché ne hanno quantità mai viste altrove e tutte assieme. Il loro
patrimonio in parte soggetto a migrazioni è davvero consistente. Esemplari di
rara bellezza sovrani superbi e indiscussi guardiani del cielo fanno ritorno a
Fossae Papirianae per assaporare le energie dell’oasi unitamente ad altre
varietà. Un vario convegno di creature dell’avifauna. Come per esempio due
splendidi Girfalchi regalatogli dall’imperatore del Giappone, dalla grandezza
di 60 centimetri con un’apertura alare di un metro e cinquanta centimetri,
bianchi con le punte delle ali nere che. Il loro volo è caratteristico,
coraggioso, rapido e velocissimo sia in verticale che in orizzontale, da tempo
pare abbiano conquistato l’amore degli imperatori con i loro grandi e
bellissimi occhi. I quali dopo i primi periodi di addestramento un po’
estenuanti, ora si ritengono fortunati per aver instaurato con le creature una
perfetta intesa. E non mancano di uscire a cavallo per divertirsi insieme alle
creature beneficiando della meravigliosa sensazione di libertà. Talmente si è
radicata l’intesa fra loro che quando si compiacciono delle rocambolesche
virate, i volteggi sicuri, la loro potenza che domina l’area circostante, gli
imperatori acquisiscono la reale sensazione di credersi capaci di volare in
prima persona.
Una vera e propria colonia popola quelle superfici. Dove gli
imperatori vantano per di più della presenza di quattro Falchi Pellegrini
potenti e capaci nel cacciare in volo a incredibili velocità. Poi hanno tre Falchi
Sacri regalatogli dall’imperatore arabo Jazuk, con le loro faccette
simpatiche gli occhi tondi, grandi e vispi bordati di giallo, alcuni hanno il
colore del piumaggio sul grigio e altri bianchi. Sul versante nord ci sono solitamente
tre Falchi Lanario, molto più magri del pellegrino ma non meno
eleganti. Più avanti dall’altro lato
compaiono due Gheppi di colore bruno rossiccio con macchie scure sul
dorso. Gli imperatori Zilaocapu e Tatya dispongono inoltre di una superba Aquila
Nera di Mare, di un metro di lunghezza con l’apertura alare di due metri e
mezzo dal piumaggio bruno scuro, il collo, la testa e la coda di un bianco
giallastro che elegante e maestosa la si vede ogni tanto signoreggiare il cielo
dell’oasi per poi dirigersi compiaciuta a ridosso degli scogli nell’area più
lontana vicina al mare. In prossimità del tramaglio di canali che si
intersecano lungo i camminamenti sono presenti quattro Poiane curiosissime
che per particolarità si distinguono quando sono in calore, perché emettono
grida piangenti la cui coppia poi si innalza in cielo e ridiscende con
rocambolesche e intrepide picchiate, realizzano ampi cerchi ad ali distese e si
rincorrono vigorose per lungo tempo. Lungo il percorso che accompagna il
canneto si mostrano fieri due deliziosi Falchi Smeriglio di trenta
centimetri, dalla colorazione grigia azzurra sul dorso e rossiccia sul ventre,
con le ali corte e la coda abbastanza lunga e nonostante la sua piccola taglia
è un agilissimo volatore capace a catturare le sue prede al volo. Un mondo
intero da percorrere sopra il drappo dell’acqua, dove volteggiano estasiati e
sicuri due Falchi Pecchiaiolo sui cinquanta centimetri con un’apertura
d’ali di circa un metro e trenta, bruno scuro con macchie biancastre striate di
grigio. I pecchiaioli sono curiosi a causa della loro golosità per il miele
quando nidificano sugli alberi e da buon divoratore di insetti li insegue fino
ai nidi, anche sottoterra se capita e addirittura a una profondità di quaranta
centimetri. Vicino ai soffici tappeti di rotundifolia alberga un Falco
Biancone di grosse dimensioni con larghe ali smagliate, pare quasi come
un’aquila reale. La sua bizzarria deriva dal fatto che si nutre quasi
esclusivamente di serpenti, il suo manto è di un banco argenteo, bruno scuro,
esegue volteggi di tale portata da stupire. In prossimità della palude
caracolla felice un Falco Astore dal dorso grigio e il petto bianco con
bande orizzontali più scure. Gli imperatori Zilaocapu e Tatya danno asilo anche
a tre falchi di Palude di grandi dimensioni marrone cioccolato e più scuri sul
dorso con la coda e le ali grigiastre, la testa e il collo di sfumatura più
chiara. Curiosa la loro caccia prevalentemente improntata a pelo d’acqua dove
catturano la loro preda con abilità. Attraversando lo stagno si presentano con
capaci acrobazie due imponenti Nibbio Reale con la loro grande mole allo
stesso tempo aggraziata, vantano di una maestosa apertura alare che arriva al
metro e sessanta, dal capo grigio bianco e la coda color camoscio, occhi e
becco giallo arancio. A ridosso del bosco dimorano due Falchi Cuculo con
curiosi piedi rossi e sottocoda ramata che spicca sul resto del manto colore
ardesia, con una voce stridula e acuta, sono i più crepuscolari poiché si
mostrano verso sera. In lontananza nella zona del querceto alloggia un Falco
Lodolaio piccolo e snello con il dorso grigio metallizzato, con curiosi
mustacchi evidenti sulle guancie bianche, dal petto e il ventre bianco crema
con fitte macchie nere longitudinali dal sottocoda e calzone rosso, primeggia
in aria spensierato. Sul litorale sabbioso dove le dune occupano la zona, ogni
tanto si intravedono due straordinari Sparvieri lunghi circa 35
centimetri, con un’apertura alare di ottanta centimetri, furbi, veloci, tenaci
e instancabili, pur non elevandosi a superbe altezze la velocità
nell’inseguimento della loro preda è strepitosa. Inoltre Zilaocapu e Tatya
possiedono una coppia di magnifici Gufi Reali dotati di un’apertura
alare di un metro e novanta lungo settanta centimetri, dall’occhio dorato e i
due ciuffi di penne erettili. Signoreggiano sicuri e superbi nell’oasi al
crepuscolo, liberi e selvaggi, dove ha inizio la caccia di lepri, conigli,
fagiani e pernici, in cui le possenti zampe gli permettono di stritolare la
preda anche di grosse dimensioni come ad esempio la volpe, rispettati da tutta
la specie alata per la maestosità, potenza e fierezza che li caratterizza. E
per finire danno asilo a due pettegole Civette che si elevano sovrane
indiscusse nella torre. Luogo in cui le civette amano crogiolarsi al sole
incantando gli imperatori, quando emette il … ku - vitt - kuvitt e il lamentoso
kviun …, seguiti da gridolini stridenti che mettono in guardia gli astanti da
eventuali cambiamenti climatici. Un’altra particolarità che contraddistingue
questo regno è che a ogni cambio di stagione la presenza dell’avifauna
nell’oasi, fornisce uno spettacolo del tutto singolare. Di buon mattino con il
sorgere del sovrano esibiscono uno spettacolo unico e di incomparabile
bellezza. Tutte le varietà di volatili presenti si riuniscono e da bravi
dominatori e imperatori della volta celeste, si alternano e si congiungono
riunite tutte le specie volti a una manifestazione di giubilo, dove danno
inizio a uno spettacolo a dir poco sublime. Come in una parata o un corteo, una
sfilata, esibiscono il loro peculiare défilé di razze. Realizzando un turbinio
di volteggi e vortici di piroette spettacolari, giostre di acrobazie
sincronizzate da esaltare a teatro lo scenario. Abili virate e incredibili
planate, generando un tumulto di tale forza da infonderla a chi ne è partecipe.
Per poi concluderlo rappresentando nella volta celeste un’esibizione
mozzafiato. Come lo scenario del nostro tricolore quando esibisce gli aerei in
un disegno ben disposto in cui si librano superbi sincronizzando ogni minimo
volteggio e apertura d’ali, creando una visione solenne e soprannaturale del
tutto esclusiva con un trasporto e unicità da stupire. Tutti, infatti, nel
circondario ogni tanto si deliziano a questo fenomeno, che vede gli imperatori
propensi a invitare i compaesani a prendere visione dello spettacolo per
condividere tale splendore. Senza
contare che a Fossae Papirianae si può notare a volte un vero e proprio
carosello di coleotteri e farfalle variopinte che esaltano la luminosità
dell’intera oasi.
Ecco che …
Matilde giunge a Fossae Papirianae dove si addentra in prossimità
dei salici piangenti e si avvicina alla Fortezza Papyria degli imperatori, che
appare racchiusa in uno scrigno lussureggiante di florida macchia mediterranea.
La donna si presenta con una tunica ornata da bande decorative di color
porpora, sopra di questa un mantello color cremisi ornato di fili dorati e una
coroncina imperlata che le tiene i capelli raccolti. Ha con sé una grossa sacca
dorata a tracolla. Decisa come sempre bussa all’ingresso principale dove il
maggiordomo Nystrion si appresta a verificare chi è giunto alla loro dimora.
<<Buona giornata mia signora, posso sapere con chi ho il
piacere di parlare?>> Le chiede Nystrion tranquillo ammirando la bellezza
della donna.
<<Buongiorno a lei sono Matilde la duchessa di Velx, giunta
fino a voi per conferire con gli imperatori in merito a un esemplare di falco,
che credo loro non abbiano mai visto, e ci tenevo per questo a portarli a conoscenza
della specie. >> Sostiene lei.
<<D’accordo mi dia un attimo, il tempo di avvisarli e sono
da lei, nel frattempo si accomodi. >>
Il maggiordomo già di ritorno dopo due minuti esatti le dice.
<<Venga Matilde la accompagno dagli imperatori. >>
<<Si arrivo. >>
Risponde raccogliendo la sua sacca che all’apparenza sembra pesi anche
molto.
Salgono le due rampe di scale che conducono al secondo piano dove
la sala del trono appare immensa, e la conduce a ridosso del trono dopodiché
Nystrion si congeda.
<<Benvenuta, Matilde il suo nome vero?>> Le dicono
entrambi gli imperatori.
<<Si vostre maestà buon giorno a voi. >>
<<Ci faccia capire per quale motivo ci onora della sua
visita?>>
<<Sapendo la vostra reale passione ho pensato di portarvi a
conoscenza di un’esemplare di falco che magari manca ai vostri saperi. >>
<<Ma certo siamo curiosi di conoscere tale creatura, ebbene
lei come lo ha saputo?>>
<<Beh! Tutti a Etruria conoscono la peculiarità che
distingue il vostro regno, l’ambizione e la passione che segnano i vostri
impegni con la falconeria e di molte altre specie dell’avifauna di cui siete in
possesso. >>
<<Ci mostri allora questo esemplare, ma mi permetta la
domanda banale, dove lo tiene?>>
<<Qui nella mia sacca, vedete?>> Risponde serafica Matilde estraendolo dalla
stessa lentamente per mostrarglielo. <<Eccolo vedete?>>
<<Oh! Meraviglioso, di un’eleganza innata, portamento
distinto e fiero, stupendo esemplare!>> Esclamano entrambi.
<<E di quale razza si tratta?>> Chiede l’imperatrice.
<<È denominato il Falco della Regina, poiché con le ali
lunghe e strette che superano la coda quando sono chiuse è come se cingesse un
manto, oltretutto gli permettono un volo elastico, erratico ed raffinato.
>>
<<Davvero bello, elegante il suo manto color cioccolato.
>> Afferma l’imperatore.
<<Sì e guarda il becco è di colore corno e nero verso la
punta, stupendo. >> Afferma Tatya.
<<Di cosa si nutre?>> Le chiede Zilaocapu.
<<Si nutre di coleotteri, libellule, cavallette, locuste,
cicale che cattura e mangia in volo. >> Risponde Matilde vagliando
l’ilarità degli imperatori felice quindi di estasiarli.
<<Guarda Zilaocapu che occhio gagliardo e acuto possiede.
>> Dice Tatya rivolgendosi all’imperatore con un soave sorriso, facendole
chiaramente capire che vuole tenere con sé quell’esemplare.
<<Si hai ragione mia cara, sarei contento anche io di
tenerlo. >> Le risponde l’imperatore, munito di una sensibilità estrema e
in un’intesa perfetta con l’imperatrice.
<<Posso accarezzarlo?>> Chiede Tatya rivolgendosi a
Matilde.
Matilde d’altro canto non aspettava altro per stringere i tempi di
cattura di conseguenza le rispose.
<<Ma certo, farò di più, glielo porgo sul braccio
imperatrice. >>
<<Oh! Che meraviglia! Grazie. >>
Gli imperatori non immaginavano di poterlo avvicinare così presto
e felici esprimono il loro totale beneplacito alla venuta della creatura. Ed
ecco che nell’attimo in cui la donna sta per poggiare l’esemplare sul dorso del
braccio di Tatya, l’anello di cui era fornito posto nella zampa destra, si
sfila. Generando un turbinio di
evanescenti raggi luminosi che li avvolge entrambi in un vortice di fumo,
avviluppandoli a spirale dentro questa giostra di vapore. Inebetiti e storditi
si lasciano attirare da Matilde che con l’abilità di una volpe li conduce nel
blocco Cahpu dove da lì avrebbero attraversato Xzarlopea lo specchio del tempo
che li condurrà a Urgon Zurhusrna dall’imperatore Zorhobos.
Frattanto nella cella…
<<Niccolò? Niccolò?>> Lo chiama ansiosa Saturnia.
<<Sat…sa…s…>>. Il giovane ormai esanime cerca di pronunciare
il suo nome.
Capitolo quarantaseiesimo
Intanto a Tarxuna Zec Mlax città madre di tutta Etruria unica nel
suo genere, un’invasione silenziosa velata di arcano si insinua fra le lande.
Il borgo sorge su un ampio altopiano in provincia di Castrum Viterbii a Latium
Vetus nel litorale Maremmano, stretto in uno scorcio di prateria adiacente alle
saline di Tarxuna a ridosso di uno sprazzo recondito della riserva naturale.
Dove dimorano ambienti di spiaggia, stagni salati, steppa mediterranea e serena
pineta. Nel luogo in cui la duna costiera è soggetta a erosione marina e la vegetazione muta a
seconda del luogo. Ebbene al suo centro vi è un’estesa radura che ospita in
tutta magnificenza la reggia degli imperatori Zixhjlar e Zilcanea. Reggia
lussureggiante e rigogliosa progettata in modo tale da essere del tutto
speciale per via delle peculiarità singolari dell’imperatrice. Zilcanea ha un
aspetto davvero paradisiaco, si muove sinuosa con la capigliatura color rosso
purpureo, ha le lentiggini sul viso che le donano un aspetto originale e la sua
gracile figura appare luminosa da lasciare stupiti chi la osserva. Tutto
dell’aspetto dell’imperatrice è sublime, dal colore dei capelli, piuttosto che
dalla figura; dalla pelle che oltre alle lentiggini gode di sfumature screziate
di madreperla rendendola celestiale, dagli occhi blu cobalto che creano un
contrasto sconvolgente, alla bocca permeata di un color fucsia che irrompe nel
suo volto delizioso. Zilcanea indossa una tunica di un delicato tessuto a
minutissime pieghe colore avorio, con i lembi allacciati sulle spalle, il
mantello avviluppa il braccio sinistro e scende fino a coprire quasi
completamente la parte inferiore della tunica. Porta i capelli sciolti lasciati
cadere alle spalle e trattenuti con fili di perle e ai piedi calzari semplici
color avorio. A vederla si ha l’impressione che abbia la sembianza di una
bambola di pregiata porcellana. L’imperatore Zixhjlar invece è uomo solare,
allegro è decisamente scrupoloso ed è felice di stare accanto a una perla di
saggezza come sua moglie. Ha conquistato la stima dei suoi sudditi, per aver
reso decisamente dinamico il servizio di divulgazione agli interscambi dei suoi
lussureggianti giardini. Di cui vanta varie specie di piante, alberi e fiori,
che di volta in volta elargisce al suo popolo portandoli a conoscenza dove ce
ne sia l’occasione delle nuove varietà. Gli impegni relativi al suo florido
eden lo tengono occupato per gran parte del tempo, in cui si dedica con
entusiasmo a favore della gioia dell’imperatrice che riempie di doni.
L’imperatore Zixhjlar ha la pelle bronzea forse generata dal fatto che sta
sempre nei rigogliosi giardini all’aria aperta. Ha gli occhi neri e i capelli
alle spalle leggermente ramati tendenti al bruno, due fossette quando ride e
una bocca rubacuori. Veste con una tunica color crema, la cui ricchezza è
contenuta in vita da una cintura, ai piedi calza scarpe con larghi rinforzi di
cuoio aderenti al piede, le brache coprono il ginocchio e indossa un medio
mantello puntato sulla spalla destra che
scende sul dietro, lasciando completamente libere le braccia. La caratteristica
che contraddistingue l’imperatrice Zilcanea è generata dal fatto che ha una
predisposizione insolita e molto particolare. Vale a dire che quando sogna ha
il potere di alzarsi in volo proprio come un fantastico uccello del paradiso.
La cosa incredibile però sta nel fatto che lei è convinta di sognare, al
contrario invece tutto si distingue nella realtà come un vero e proprio
prodigio. Nel vero senso della parola, qualora l’imperatrice avverte un
pericolo incombente e sviluppato in un luogo preciso, o una situazione
particolare, subentra impetuosamente in lei la voglia di alzarsi in volo per
non mettere a repentaglio la sua incolumità. Con l’energia semplicemente
generata da una spinta determinata con il solo pensiero di poterlo fare, lei si
alza appena un poco… ed ecco che come un fenomeno si libra in volo ed è pronta
a sorvolare i cieli della zona circostante. Realizza prodezze non indifferenti
eludendo gli eventuali malfattori o pericoli in corso rivelandosi il giorno
dopo come azioni realmente accadute. Ad
esempio una volta le capitò di sognare che mentre era a Tarxuna a fare
acquisti, la volevano a tutti i costi rapire. Scaturì in lei e senza indugio la
forza della sua difesa particolare, ancor prima che i manigoldi la potessero
toccare, davanti a tutti i borghesi si alza spiccando il volo con tale
semplicità, come fosse una cosa così naturale e fossimo nati con quella
caratteristica. E serafica con stupore di tutti sorvola al di sopra delle loro
teste l’area attigua. Non solo, grazie al fatto che si era alzata in volo si
accorge di una damigella che stava per cadere da un parapetto che aveva ceduto
sotto i suoi piedi e Zilcanea passando proprio di lì la prese e la riposizionò
a ridosso della finestra della sua stanza, lasciando la stessa incredula
all’accaduto. Non sapeva nemmeno se doveva piangere o andare a ringraziare
direttamente l’imperatrice che sa abitare nella reggia più bella del regno di
Etruria. La gente del borgo stupita e meravigliata non poté che sbarrare gli
occhi dinanzi a quella visione, ammirando incredula i volteggi dell’imperatrice
e la sua meravigliosa figura celestiale, quasi invidiandola per quel dono
particolare. Che a quanto pare le è stato concesso unicamente da qualche fonte
di ignota natura o chissà da quale entità. Il fattore principe però è che il
giorno seguente si ritrovava assediata dalla gente del borgo che è solita farsi
preannunciare dall’imperatrice per poterla ringraziare, considerandola una vera
eroina. Poiché c’era a chi aveva salvato la vita, piuttosto che prestato
soccorso ed evitato a un ladro di rapinarlo, o a chi magari il piccolo gattino
si era intrufolato in un tetto e risultava troppo alto per poterlo recuperare.
Di cui azioni l’imperatrice stessa ignorava di averle compiute visto che la sua
è una sindrome che si può quasi definire “sonnambulismo volante”. Di
conseguenza il mattino dopo non può ricordare nulla di quanto accaduto. Quindi
mentre gli astanti si prostrano a lei ringraziandola ne rimane ogni volta
stupita e allo stesso tempo divertita. Li asseconda ascoltandoli dando loro il
benvenuto, accettando i loro doni, che altrimenti avrebbe recato loro offesa
respingendoli. L’effetto era generato da un sonnambulismo specifico dovuto
all’influenza di Cassiopea che le permetteva in stato di sonno-veglia, di
adempiere il suo sogno formulandolo con la facoltà di volare. Ma la peculiarità
più curiosa sta nel fatto che all’insaputa della stessa imperatrice può
generare un effetto domino se solo riesce a trovare la chiave per poterlo
realizzare affinché anche i suoi sudditi possano beneficiare di tale dono. Non
dovette aspettare molto perché si verificasse tale concessione. Poiché durante
un altro sogno capì realmente come doveva fare per donare anche agli altri la
stessa possibilità. Nel sogno successe che il borgo fu assediato da furfanti e
veri malfattori i quali cercavano in tutti i modi di recare danno alla gente
bene del luogo. A quel punto Zilcanea scampata dalle grinfie di un truffaldino,
sorvolando i tetti del delizioso borgo di Tarxuna Zec Mlax inizia a incutere
forza, energia, determinazione e costanza anche a quelli che si trovavano in
momenti di difficoltà. Successe così per caso… quando la si scorgeva
volteggiare in prossimità delle loro abitazioni le chiedevano apertamente.
<<Zilcanea di anche a noi come fare per librarci in aria e
scampare ai pericoli?>>.
Con modi gentili lei proferiva.
<<Dovete credere in voi stessi, al fattore
coraggio che regna all’interno di ognuno, alla forza che vi contraddistingue e
soprattutto dovete essere convinti di poterlo fare, vedrete che anche per voi
come per me, sarà semplice, come bere un bicchiere d’acqua. >>
Zyunha una dama alle prese con un dispotico ammiratore, vuole
mettere in atto i consigli di Zilcanea e ci prova quasi istintivamente e
proprio a causa di questa reazione è possibile che si verifichino i prodigi.
Perciò con un primo balzo e come d’incanto Zyunha si libra il volo sorvolando
al di sopra della testa del dispotico ammiratore e con uno sberleffo, ponendo
il pollice nel naso gli dice marameo! E se ne va felice di esserci riuscita.
<<Sto volando … non ci credo... volo!>> esclama
entusiasta Zyunha. Non ci credo si ripete fra se Zyunha e volteggiando felice
raggiunge Zilcanea che non crede di essere riuscita a infondere coraggio ad
altri per lo stesso fine di eludere le prepotenze. Al che gli abitanti notando
le due donne che volavano come niente fosse al di sopra delle loro teste,
vollero provarci anche loro. Ma non tutti hanno questa possibilità. Solo chi è
mosso da buoni sentimenti, ha il cuore puro e agli scopi di autodifesa può
riuscirci. Chi ha già pensieri reconditi in merito alla possibilità di scopo
lucroso per il fatto di saper volare, può stare certo che rimane ben saldo con
i piedi per terra e di alzarsi in volo non se ne parla proprio. Dopo Zyunha ci
volle provare Thuil un garzone che da anni sopportava le angherie del padrone
che lo sfruttava al massimo e ogni tanto gli faceva subire anche le sue
frustrate. Il giovane Thuil rivolgendo lo sguardo in aria incuriosito più che
mai da questa realtà che permetteva grazie a Zilcanea di librarsi in volo, si
decise dicendosi fra se, ma sì io ci provo. Altresì Thuil spinto da un’energia
senza pari ci prova e come un vero prodigio riesce ad alzarsi in volo e a
raggiungere gioioso le due donne che rallegrandosi con lui lo salutano
carinamente. Lo stupore della gente, nel notare le tre entità del regno di
Tarxuna Zec Mlax volare sopra le loro teste era al culmine dell’entusiasmo.
Dopo di lui volle provarci Ztrisy una damigella bella come il sole, ma rimasta
vittima di un incidente che le ha segnato una gamba quindi zoppicante e per
questo derisa dalle sue coetanee. Decisa a provarci a tutti i costi con
determinazione, esegue alla perfezione i suggerimenti di Zilcanea e
immediatamente con sua grande sorpresa, si ritrova in aria senza nemmeno dover
aspettarsi un’attesa più lunga e come per un fenomeno straordinario, le sue
gambe riprendono a funzionare normalmente come se l’incidente non l’avesse mai fatto.
<<Non ci credo sto veramente volando? E le mie gambe? Sono
tornate come prima? Wow!>> Domanda a Zilcanea.
<<Certamente che stai volando anche tu. Mi felicito con te
per la condizione fisica, te lo meriti poiché hai creduto fortemente nei miei
suggerimenti. >> Le risponde l’imperatrice sorridente e raggiante a quel
carosello di persone svolazzanti che la accompagnavano deliziate dalla
possibilità di volare.
Zilcanea si ritrova in aria con una sorta di dieci, venti persone
motivate dallo stesso fine, cioè potersi
slegare dalle ingiustizie. Felici sorvolano il cielo di Tarxuna Zec Mlax
come un nugolo di rondini repentine che richiedono uno spazio nel mondo più
onesto, di quanto lo abbiano potuto avere fino a quel momento.
<<Meraviglioso!>>. Esclama Zilcanea rivolta a Ztrisy.
<<Si decisamente è da considerarsi un miracolo. >>
Esplode in un impeto di gioia indescrivibile Ztrisy la damigella. Per questo
motivo Tarxuna Zec Mlax è detto il regno dei volanti e conosciuta per la sua
gente rinomata a essere giusta e buona. Poiché da quel momento diminuì la
malignità, la perfidia e tutti cercano di vivere in serenità e delizia,
approfittando di quella prodigiosa possibilità qualora ce ne fosse stato
bisogno. Mentre dettati dall’amore verso la loro imperatrice decretarono a
segno di una nuova rinascita venutasi a creare per il prodigio di Zilcanea la
data che in futuro diverrà ricorrenza da celebrare. L’incanto che domina questo
luogo è inverosimile. A partire dall’estesa radura di cui inizia un processo di
camminamenti condotti per ben trenta metri da un largo itinerario, che porta
alla dimora degli imperatori.
La strada è interamente rivestita di mattonelle smaltate in
alabastro di un delicato color avorio con sfumature salmone, con un profilo
verde e abbellite con figurazioni allegoriche, che rappresentano un centinaio
di aquile alte oltre un metro, con le ali spiegate e dipinte con maestria. Si
passa per il maestoso portale ad arco fiancheggiato da dieci torri rotonde
merlate in alabastro. Interamente rivestite delle stesse mattonelle di cui
figurazioni si improntano su animali alati, leoni e tigri. Si snoda in seguito
in una sorta di paradiso sospeso, la sontuosa veduta dove sulla parte inferiore
si scorge il palazzo reale munito di incomparabile splendore. Questa
straordinaria compagine è stata fatta erigere dall’imperatore, per la moglie
che è incline a questa stranezza del volare. Per dar luogo a un posto di
eccellente bellezza qualora si libri in volo. Con una struttura a gradoni a
dieci piani sovrapposti che vanno restringendosi a forma di piramide.
Le terrazze sopraelevate, formano una specie di altura che si va
restringendo man mano, dove l’ultima si pone a trenta metri di altezza dal
suolo. Guarnita di rigogliosi alberi e piante di ogni specie, di cui un efficace
sistema di drenaggio a catena combinato a un grande congegno ideato a tale
scopo caratterizzato da recipienti che si intersecano tra di loro, procedono
sinuosamente all’irrigazione. Sfruttando l’acqua dei fiumi Marta e Mignone.
L’acqua scendendo forma delle cascatelle, ruscelli, rivoli che scorrono
attraverso i giardini mantenendo la superficie umidificata e rendendo di
sublime stupore la suggestiva visione. Su ogni piano sfoggia una sorta di
loggiato traboccante di piante rare, fiori profumati e alberi da frutto, come
l’albicocco, il melograno, ciliegi, fichi e peschi. Vi sono angoli con
rigogliose fragole che spuntano come corolle in mezzo al verde lussureggiante.
E la compagine singolare trabocca di fulgore. Abituati a percorrere lunghi
tratti di mare per conto degli imperatori, il personale di bordo della galea
Tarxuna ogni volta si prodiga a concludere per loro novità assolute. Come ad
esempio in merito all’ultima escursione l’equipaggio ha portato delle palme da
cocco e banane, cosa che ha suscitato contentezza nei reali, che hanno voluto
premiarli ampliando la flotta del capitano Hjiatak. Sui vari piani dello
splendido complesso dove si mostrano congiunti da gradinate maestose, si può
ammirarne l’incomparabile bellezza che li distingue, contornati da
attraversamenti di pilastri, archi e colonne ornate. Un carosello di scale
intervallate da superbe statue; capitelli, panchette, sedili, altalene in
alabastro, arricchita da passerelle, pedane, canali e mura irrobustite emerge
splendente, dove abbarbicato su se stesso incastonato come un gioiello e posto
al centro vi erge lo splendido palazzo. Di cui si snodano meravigliose siepi
esibendosi in una parata di figure mitologiche etrusche e stupendi animali,
magistralmente realizzate da sapienti maestri nell’arte della potatura.
Successivamente appare possente il cuore del palazzo, dove domina il grande
mastio decorato in alabastro e piastrellato a tema come il resto
dell’articolato. L’accesso è percorso da camminamenti fino ad arrivare al
fossato dell’ingresso dove si ritirano i difensori quando il resto del castello
cade in mano al nemico. Gli arieti, le catapulte, persino gli incendi possono
essere causa di irruzione, per questa ragione hanno all’ingresso un foro dal
quale gettare l’acqua in caso di incendio. Il palazzo è dotato di un ponte
levatoio decorato raffinatamente per oltrepassare il fossato che circonda la
fortezza, attorniato da una cinta muraria splendida e merlata, composta da
tratti di mura intervallate da torri rotonde.
Lesta e determinata Matilde giunge a Tarxuna Zec Mlax. Arriva
all’ingresso luogo più vulnerabile del palazzo, a causa che esiste la
possibilità che chiunque possa entrare per acquisire l’energia
dell’imperatrice.
Il corpo di guardia deve fronteggiare una miriade di minacce e
stare all’erta, nonostante si viva in un clima di serenità. Si appresta a
battere al portone per farsi annunciare dagli imperatori con aria solerte,
vestita con una semplice tunica lunga blu, con mantello di un colore più scuro
in leggero tessuto che la copre fino a metà, con piacevoli effetti prodotti da
fermagli decorativi, che trattengono la ricca stola decorata con fili dorati
sulle spalle e sulle braccia, mentre porta i capelli raccolti con una coroncina
di fine bellezza.
<<Chi va là?>>. Chiede Fabrizio il capo delle guardie.
<<Sono Matilde duchessa di Velx. >>
<<Cosa la porta qui?>>
<<Vengo a conferire con gli imperatori per far dono di un
pregevole sistema di irrigazione che vorrei annoverare. >>
<<Cosa le fa credere che possa interessare agli imperatori?>>
<<Per il semplice motivo che darò modo all’imperatore di
rinnovare il sistema che risulta essere si efficiente, ma piuttosto retrogrado.
>> Rispose lei sicura come al solito.
<<Matilde mi dia il tempo di avvisare gli imperatori se sono
interessati alla cosa, poi tornerò da lei con la risposta. >> Rispose la
guardia
<<D’accordo. >> Confermò.
Matilde mentre aspettava il ritorno della guardia, si limita a
guardare la facciata del palazzo che altissima appare imponente costruita in
mattoni, travertino e alabastro. Dove un cornicione inghirlanda il
frontespizio, composto da una larga fascia di fiori di loto e orchidee,
sottraendo alla vista completamente il tetto. Leggiadre si mostrano due logge
al primo piano, circondate da quattro colonne in verde antico, in cui sono
inseriti particolari decorati in rilievo. Da dove spiccano gigli scultorei, che
sbordano in rialzo e ai lati due scudi a forma di foglia che si alzano
imponenti. La donna dentro la sua tracolla tiene un marchingegno grande poco
più di trenta centimetri, munito di un meccanismo elaboratissimo a
intersecazioni di raccordi, tubicini, attacchi e giunti, nell’attesa di usarlo
come esca per gli imperatori. È incredibile come la donna riesca a procacciarsi
di volta in volta, particolari di rilievo veramente eccezionali, con l’aiuto
dei poteri conferitale da Zorhobos, per quanto riguarda gli oggetti appropriati
a seconda delle caratteristiche degli imperatori dei reami dissimili, dove a
volte recupera animali, piuttosto che qualsiasi altra cosa, sia inerente alle
loro attitudini.
<<Matilde la prego mi segua la condurrò ora dagli imperatori
che la attendono alla sala del trono. >>
<<D’accordo arrivo. >>
Percorrono due o trecento metri e procedono attraverso il cortile
interno dove fanno sfoggio di se due meravigliosi pozzi ottagonali decorati, un
dondolo raffinato e un delizioso gazebo, il tutto squisitamente lavorato in
alabastro. Il mastio ospita la sala del banchetto e le stanze private degli
imperatori. Dove quella del trono, infatti, è posta sopra un’altura di gradoni
raffinata e delicata. Composta da un diadema arcobaleno dal calco di un fiore
sbocciato dove a ridosso e su un basamento è poggiato il blocco Vohlx
avvoltolato in una corolla di glicine, mentre alle pareti all’interno di due
maestose arcate, si notano dipinti in modo magistrale affreschi dei nobili
della casata in procinto di fare un pic nic in aperta campagna.
<<La prego si accomodi. >> Le dice Zilcanea.
<<Ci racconti allora di quale progetto si tratta. >>
Disse l’imperatore.
<<Ebbene, si tratta di un importante impianto d’irrigazione.
>>
<<Importante?>>.
<<Si ecco… il sistema risulta essere molto più efficiente
rispetto agli altri, poiché permette l’azionamento autonomo a un’ora precisa.
>>
<<Interessante. Prosegua pure. >> Dice l’imperatore.
<<Vede imperatore con questo rimedio non deve più come il
precedente andare due volte al giorno ad azionarlo, poiché è munito di una
precisione tale che permette a chi lo programmi di eseguire magistralmente
l’apertura e chiusura dello stesso. >> Rispose lei serena come di
consueto.
<<Matilde tuttavia è sicura che sia veramente così? Ha avuto
modo di testarlo?>>. Chiese l’imperatore.
<<Si certamente! A Velx assieme a dei collaboratori, lo
abbiamo testato almeno un paio di volte e credo che il risultato sia stato
eccellente, senza paragone, ecco perché sono qui. >> Asserì lei.
<<Allora venga andiamo nelle terrazze così possiamo provarlo
subito. >>. Disse Zixhjlar.
Giunti all’apice delle terrazze sopraelevate a giardino, la donna
estrae l’apparecchio e lo appoggia a ridosso delle condutture dell’acqua e la
realizzazione dell’evento genera immediatamente stupore, nel notare la celerità
di azione. In cui un’acquerugiola si solleva delicata in tutta l’area dei
gradoni di cui ospita i rigogliosi alberi e piante di ogni specie, dove si
generano all'istante cascatelle, rigagnoli e ruscelli, che scorrono animosi
attraverso i giardini permeando la lussureggiante coltura. Zixhjlar e Zilcanea estasiati da tale manifestazione
si incoraggiano a vicenda, dicendosi, ora grazie a questo sistema innovativo ci
potremo concedere un po’ più di tempo per stare insieme. Ma inevitabilmente la
trappola si è innescata. Scatta e sprizza all'istante nell’aria una strana
coltre che emana un odore acre e l’esalazione vellutata ottenebra gli occhi
degli imperatori. Dove si vedono costretti ad appoggiarsi uno con l’altro per
non barcollare e stramazzare a terra, nell’attimo che si congiungono
abbracciati. Ecco … in quello stesso istante Matilde li guarda negli occhi e li
ipnotizza, convogliandoli nella sala del trono, posta sopra l’altura di gradoni
e sul basamento dove è poggiato il blocco Vohlx per integrarli al suo interno.
Nella cella gelida.
<<Svegliati Niccolò!>>. Gli dice Saturnia cercando di
distoglierlo dall’addormentarsi nuovamente.
<<Eccomi Saturnia ma dove siamo?>>.
<<Niccolòo … tutto bene? Quanti sono questi?>>. Gli
domanda Saturnia mostrandogli due dita della sua mano.
<<Eh? Emh… Cosa dici Saturnia?>>. Risponde lui tenendo
a fatica gli occhi aperti.
Nonostante Niccolò cerchi di mettercela tutta, Saturnia capisce
che il freddo sta prendendo il sopravvento su di lui.
<<Niccolò?>>
<<S…s…si…>>
<<Niccolò?>>
<<S…>>
Capitolo quarantasettesimo
Intanto a Velathri Zix che signoreggia solitaria nel cuore della
Tuscania in una posizione determinante, dall’alto delle valli dell’Era e del
fiume Cecina qualcosa si avverte nell’aria. Velathri Zix è circondata da un
panorama di incomparabile bellezza, dove vaste distese, anfratti e
impressionanti dirupi la adornano di rigogliosa vegetazione mediterranea. E sul
ciglio di una voragine elevata e abbarbicata alla roccia vi è la cinta muraria
solida e possente che protegge la città. Poco distante dal centro abitato
attorniata da un vasto territorio coltivato a frutteti, olivi, vigneti e arricchita
da numerose sorgenti naturali che confluiscono in specchi d’acqua, che ospitano
splendide ninfee e pesci, vi è la dimora degli imperatori Hjlarou e Hynoial.
L’imperatore dallo sguardo cortese ha i capelli di un biondo dorato, occhi
grigi azzurri, naso pronunciato e accattivante. È intelligente colto e
appassionato di cultura letteraria, poesia e a tutto quello che l’arte esprime
in tutte le sfaccettature. Si diletta in qualsiasi campo la sua sete di sapere
lo conduca. Veste con una houppelande, una specie di tabarro verde screziato,
la cui ricchezza viene trattenuta in composte pieghe in vita da una cintura,
dove le maniche ricadono abbondanti ai lati. Indossa scarpe leggermente
appuntite e sul capo porta un leggero copricapo verde scuro. Hynoial invece è
molto bella, con capelli lunghi neri corvini. Il dolce sorriso e gli occhi
vivaci le conferiscono un’aria apparentemente leggera, tutt’altro invece è di
sicuro la più colta del circondario. Indossa una ricca veste color giallo
rossiccio, con guarnizioni di pelliccia rialzata per creare la vivacità di
contrasto con la veste sottostante, la cintura segna la vita molto in alto, con
la scollatura a punta, parzialmente coperta da una pettorina ricamata. E
indossa un curioso copricapo a punta dal quale ricade un leggero velo da
sembrare quasi una fatina. Attraverso un antico percorso in mattonelle
finissime, si raggiunge l’ingresso al castello da dove scaturisce l’impeccabile
alabastro, mentre si rimane sorpresi dalla cura dei dettagli come a sembrare la
cancellata che si apre a sipario a un paese da fiaba. Fiancheggiato da due
colonne stile imperiale, di cui sopra vi poggia due statue di rara bellezza,
rappresentanti due putti che accolgono il visitatore quasi con un inchino, di
cui uno tiene in mano un liuto e l’altro un libro. Proseguendo si ammira la
lavorazione dell’arcata che rappresenta probabilmente il gonfalone degli
imperatori, sulla cui cima al centro si erge la riproduzione scultorea in
alabastro delle muse ispiratrici. Come Urania musa dell’astronomia raffigurata
con il mappamondo. Talìa che ispira alla commedia e poesia, allegra e giocosa è
riprodotta con una maschera. Clio colei che ispira alla storia raffigurata con
un rotolo in mano.
A fare da cornice a tale
sfarzo un grande sole a significare la luce, il sogno, la bellezza, la vita e
l’arte. Infatti, il castello si presenta come un’imponente figura significativa
dove raccoglie tutte le possibili espressioni umane dedicate all’arte e
comprende una vasta area con strutture create per gli eventuali obiettivi.
Come la poesia, la commedia, la pittura; la scultura, la
letteratura, la musica, il canto, la danza, il teatro, l’architettura, l’arte
tessile, la profumeria e applicazioni alla scienza, riuniti in una
straordinaria compagine da lasciare sbalorditi.
La dimensione del castello è a dir poco possente, sembra quasi un
piccolo borgo assestante.
Dove l’imperatrice Hynoial dona il meglio di se nell’ala est della
pittura, realizzata in un vasto salone dove al termine vi sono ampie balconate
da cui può trarre il paesaggio circostante. Provvista di cavalletti disposti
nei punti luce dove accolgono tele di svariate misure. Vi sono nicchie poste
ovunque possa interessare l’artista a favorire l’esposizione dei contenitori di
colori, pennelli e quant’altro possa servire ai fini dell’esecuzione delle
opere.
Un paradigma di finestre singolari che creano un gioco di ombre e
luci a favorire la pittura a seconda delle necessità. Affiorano magnificando
l’intera area quattro eleganti nicchie disposte a salottino con dei posti a
sedere in alabastro e un tavolo su cui ci si può fare portare da mangiare qual
ora l’opera ti impegni oltre misura e risulti difficile staccarsi
dall’esecuzione anche solo per consumare il pasto.
Nei quattro angoli del salone poi vi è uno strumento che serve nel
caso i pittori desiderino un sottofondo musicale o dar sfogo alle loro giornate
rallegrandosi anche nel suono.
Sviluppata a incrocio vi è poi la sala per la scultura dove
primeggia la materia prima che ogni volta diversa viene interpretata da abili
maestri di scultura, dove allievi partecipano con entusiasmo alla realizzazione
di opere scultoree meravigliose.
La sala del mappamondo dalle pareti altissime è a dir poco
straordinaria. Dedicata alla poesia. Nel luogo in cui se si desidera elaborare
componimenti in versi, si possa essere del tutto immersi nella fusione fra
natura e incanto, in cui solo contemplare l’ambiente lussureggiante circostante
agevola la composizione.
Si presenta, proprio, con pareti adorne di decori che sfoggiano
tutto in circolo, di cui protagoniste sono le quattro stagioni con il suo
evolversi e al suo centro superbo il punto luce in cui domina il fondo, una
cascata fatta erigere dall’imperatore generando uno scenario insolito e allo
stesso tempo paradisiaco.
C’è da chiedersi come all’interno di un palazzo vi possa essere
tale magnificenza naturale.
Ai lati della cascata si apre allargandosi da parete a parete uno
specchio d’acqua che ospita tartarughe di tutte le dimensioni, luogo in cui un
lussureggiante sviluppo di felci e muschi esalta lo splendore dell’allestimento
scenico, dove caracollano giocosi dei simpatici pesci canarini che adornando la
superficie d’acqua che riflette dorata.
A ogni pannello rappresentato da una stagione vi sono posizionate
delle panche in alabastro poggiate su piattaforme a forma di zona collinare, da
dove si può ammirare tutta l’estensione scenica, in cui il poeta di volta in
volta, può rendere ricco il suo componimento traendo spunto dallo splendore
circostante.
L’imperatrice Hynoial adora recarsi anche nell’ala ovest della
biblioteca a nord della profumeria e a sud della sala della musica, dove il
senso della vita è offerto sublimemente appagando gli stati d'animo e lei può
contare su una serenità che altrove non percepisce, esprimendo al meglio le sue
doti.
Quando si reca all’ala ovest, può gustarsi il fascino di guardare
attentamente la miriade di libri esposti in maniera impeccabile e legge
serafica e motivata dall’ambiente circostante.
Dove la suggestiva realizzazione dello spazio aiuta la
concentrazione. Speciali loggiati ricevono una serie infinita di tipologie di
libri, che a seconda del genere alla parete è raffigurato un tromp, l’oil che
ne evidenzia il significato e la bellezza.
Di cui all’entrata si presenta la facciata accompagnata da una
terrazza fiorita da dove è possibile affacciarsi e godere del meraviglioso
panorama delle valli Maremmane.
Ornano lo spazio adiacente, una serie di poltroncine marmorizzate
accoglienti con i poggiapiedi e un bavero di tavolino accogliendo il lettore
che può permettersi di leggere in tutta tranquillità senza essere disturbato.
Avvolto da una cornice di piante a grappolo che si snodano nei
colonnati sfociando in una piccola sorgente naturale incastonata alle mura,
dove una scultorea gabbia in alabastro racchiude gli usignoli che con il loro
canto deliziano e rasserenano il lettore.
Una prestigiosa arpa domina l’androne, circondata da una balaustra
rotonda su cui unica entrata si può accedere per sedersi ad ascoltarla. A causa
che non si sa comè, l’arpa ha la prodigiosità di attivarsi da sola, come se una
mano invisibile si poggia sui fili d’oro e possa far generare una leggera
brezza che scaturisca il soave suono. Invece è mossa dal solo fatto che chi
entra per dedicarsi alla lettura dimostra una sensibilità grandissima alla vita
in se. Un altro eden primeggia nell’ala nord esaltando lo sguardo, dove
paradisiaci fiori prevalgono disposti a isole su terrazzini e oasi a seconda
della specie, allo scopo di rendere servigio a chi affina l’arte della
profumeria, sperimentando altresì svariate possibilità per sublimare un
particolare profumo.
Hynoial, infatti, vi si reca spesso perché oltre a piacerle il
profumo è alla ricerca di una fragranza particolare, di conseguenza controlla
sovente gli sperimentatori i quali sono subito disposti ad assecondare le sue
richieste.
Fiori di loto, vaniglia, camelia, magnolia, orchidea e gelsomino,
potrebbero presentarsi come la fusione per il suo profumo ideale.
Nell’ala sud vi è in un complesso di elementi abilmente
rappresentati distribuiti in modo impareggiabile, per conferire al luogo una
suggestiva area dedicata al canto, alla musica e alla danza, dove in un
tripudio di eleganza fanno sfoggio i migliori strumenti.
L’interno dell’auditorium presenta le sue funzioni su quattro
ambienti che sfruttano la struttura dell’ala nord e si connettono attraverso
gli archi gotici della grande sala unica, tra parterre e gradinate di cui
contiene collocazioni per ben quattrocento spettatori.
L’area dedicata alla danza è racchiusa in una stupenda cornice
dove la larga sala in marmo bianco è circondata da arcate finemente decorate
contornate di fiori, realizzata in uno spazio a dir poco fantastico.
Dove eccellono calchi marmorizzati che figurano salici piangenti,
felci e glicini squisitamente dipinti di cui magnificenza stupisce
l’osservatore e gli artisti possono realizzare abili esercizi di volteggi e
piroette in un ambiente del tutto magico.
Il luogo dove artisti di teatro avanzano abilmente la professione
del recitare è rappresentato da un incantevole teatro, dove primeggia una
struttura che coglie il palcoscenico a forma di ventaglio madreperlato esteso
su ambi i lati e si chiude a sipario una volta ultimata la rappresentazione.
Nella prestigiosa sala della musica che si affaccia al magnifico
giardino, larga dieci metri per una lunghezza di sei realizzata in mattonelle
di marmo rosa, si può notare la sinuosità dello stile, arredata di sedie,
divani ad angolo, poltroncine e cuscini. Sovrastano maestosi due pianoforti a
coda.
Agli angoli sud e ovest vi sono una loggia per l’orchestra e una
per l’organo a canne che prende tutta la parete. Lo spazio dedicato al canto
alberga nell’area a ridosso della loggia dove un meraviglioso camino
marmorizzato e decorato con motivi floreali impone la sua bellezza. Sul lato
est della parete circostante un meraviglioso trittico con raffigurato un
dipinto a panorama con fontane, esalta lo sguardo dell’osservatore.
Nell’angolo nord della sala uno specchio finemente intarsiato
d’avorio smerlato si apre fino in alto e un basamento rialzato in alabastro
ospita due leggii per i cantori.
Nella sala dei ricevimenti spicca l’enorme tavolo in marmo
massiccio, imponente e lungo almeno otto metri, ai lati due enormi consolle con
specchi, poi attraverso un’apertura particolare schiacciando una mattonella sulle
pareti si accede a una seconda sala con cinque nicchie. Cinque angoli solitari
con tavolo, poltroncine e candelabro, dove si può pranzare comodamente
appartato e circondato da meravigliosi strumenti. In alternanza sulle pareti
che attraversano l’area delle sale si susseguono diversi dipinti meravigliosi.
Ai lati della scala che porta al primo piano sono collocate alcune
pregevoli opere, realizzate a calchi in marmo rappresentanti un putto con il
violino in mano e un altro con il flauto.
La sala del trono invece è situata nell’ala adiacente alla
profumeria. Si erge imponente come a sembrare un complesso di elementi musicali
pronti a essere suonati di cui primeggia centrale il podio del trono. Formato
abilmente da una tastiera di pianoforte a spirale e squisitamente lavorata in
alabastro, dove risalta il nero dei tasti come cuscini, mostrandosi luminoso e
bizzarro al suo centro c’è il blocco Ahrtes.
Nel circondario gli imperatori Hjlarou e Hynoial sono rinomati e
stimati per l’imponenza del palazzo di Velathri Zix, dove al suo interno
racchiude una vasta e ineguagliabile magnificenza volta alle arti, espresse in
tutte le sue forme e sfaccettature. Al punto da essere presa in considerazione
dai reami limitrofi per punti di incontro a stabilire convegni di interscambio,
tavole rotonde, verifica di discipline, compartecipazioni e spettacoli.
Il tempo …
scorre velocemente pertanto Matilde giunge prontamente anche a
Velathri Zix.
Passa attraverso l’antico percorso in mattonelle e raggiunge la
cancellata che si apre a sipario come un paese da favola. Veste un abito rosa
acceso a vita alta con lo strascico, un ampio mantello senza maniche,
impreziosito da festonature e gioielli, l’insieme dell’acconciatura si presenta
con un copricapo a veli trasparenti e leggiadramente colorati. Matilde giunta
all’ingresso si presta a bussare al portone. Sopraggiunge Hyugò il maggiordomo.
<<Buon giorno bella signora?>>.
<<Sono la duchessa Matilde di Velx>>.
<<Mi dica mia signora in cosa posso esserle utile?>>.
Domanda il maggiordomo Hyugò con un sorriso.
<<Buon uomo io sono qui per esporre in dono agli imperatori
Hjlarou e Hynoial una serie di nuovi pigmenti per colorazioni particolari.
Matilde ogni volta si preparava con solerzia di particolari, per
incantare magistralmente gli eventuali malcapitati alla sua attenzione.
<<Cosa intende?>>.
<<Ecco intendo dire che con questi colori si ottengono oltre
a cinque milioni di sfumature diverse, mentre sono sicura che a loro possano
decisamente incuriosire>>.
<<Interessante provo ad avvisarli allora, mi attenda per
favore>>. Le disse Hyugò il maggiordomo.
Hjlarou e Hynoial si vedono disposti a conferire con la donna,
poiché tutto quello che riguarda l’arte e i vari perfezionamenti, per
approfondire le conoscenze della materia li affascina, di conseguenza sono
sempre alla ricerca di nuove soluzioni e propensi alle innovazioni.
<<Accompagnate pure la donna alla sala del trono>>.
Disse l’imperatore Hjlarou al maggiordomo Hyugò.
<<Venga Matilde l’accompagno dagli imperatori>>.
Attraversano così l’area delle sale, per arrivare a quella del
trono.
<<Ci dica Matilde, buon giorno, quali colori vuole farci
vedere>>. Dice l’imperatrice Hynoial.
<<Buon giorno a voi, ecco vedete si tratta di tre colori
specifici detti primari>>.
<<Ebbene?>>.
<<Mescolandoli si ottengono i colori secondari che con
l’aggiunta del bianco e il nero si raggiungono tutte le tinte possibili e
immaginabili>>.
<<Interessante davvero, ma diteci qualcosa di più in merito
a queste colorazioni particolari>>.
<<In dotazione vi lascio anche il cerchio cromatico>>.
<< A cosa serve?>>.
<<Serve per la percezione dei colori:
<<Sembra molto bello con quale materiale è prodotto?>>
<<È realizzato in alabastro con la struttura sferica, come
un ornamento prezioso, decorato e profilato in oro, dove ogni punto del cerchio
rappresenta un colore, ma prima voglio definire la teoria>>.
<<D’accordo vada pure avanti è davvero interessante>>.
Disse Hynoial.
<<È stato sperimentato che la luminosità del sole non è
un’essenza regolare, ma è composta da diversi tipi di luce prodotta dai suoi
raggi, separabili mediante la deviazione che si propaga all’esterno.
<<Oh! Si?>>.
<<E anche che i toni dell’arcobaleno rappresentano lo
spettro base da cui è composta tutta la luce che noi percepiamo>>.
<<A si? Molto interessante, incredibile ma lei come ha
approfondito tutto questo?>>.
<<Non io ma un noto scienziato, (Newton) un caro amico di
famiglia, mi ha concesso il benestare di poter elargire a voi questo dono visto
che ha appreso la vostra predilezione per le arti>>.
<<E quali sono questi colori ditecelo, moriamo dalla voglia
di saperlo?>>.
<<Sono il Giallo, il Magenta e il Ciano>>. Assicurò
Matilde.
<<Solamente con questi tre colori si possono ottenere quelle
quantità infinite di sfumature che ci dice?>> Asserì Hynoial stupita da
quella possibilità.
<<Già, anche molte di più>>. Rispose lei.
<<Incredibile non ci credo, mi faccia capire bene questo
cerchio, come ha detto che si chiama?>> Le chiede Hjlarou interessato.
<<È il cerchio cromatico di Newton, dove sul perimetro dello
stesso sono disposti i colori spettrali, che vanno dal rosso al violetto,
mentre i colori al suo interno, non lo sono, perché ottenuti con la mescolanza
dei primi dove al centro c’è il bianco>>.
<<Spettrali, mescolanza dei primi, non capisco? Mi spieghi
meglio?>>. Asserisce l’imperatore.
<<Allora … se noi mescoliamo il rosso e il violetto a
seconda delle proporzioni, faranno nascere una serie di vari viola, ognuno con
la sfumatura di un tono diversa, nessuna simile al colore spettrale, ma nettamente
differente e appaiono visivamente intermedi tra il rosso e il violetto>>.
<<Capisco! Vede Matilde abbia pazienza. Fino ad ora noi
siamo stati abituati a macinare i colori con olio di noce e di lino,
aggiungendo resine calde come l’ambra, o il copale, che regolano la rapidità di
essicazione dei pigmenti; variando di volta in volta la quantità e qualità dei
diversi oli essenziali con la trementina, per la completa realizzazione delle
opere, con questi pigmenti creiamo le sfumature diverse ma non molteplici come
dice lei>>. Le diede risposta
Hynoial.
<<Ecco vede proprio per questo ci tengo a portarvi a
conoscenza di questa teoria, lo scienziato dice che la luce che vediamo bianca,
in realtà è composta da sette colori dello spettro solare, proprio perché il
nostro occhio percepisce solo una piccola parte delle onde luminose note in
natura>>.
<<Sì! Incredibile! E ci dica quali sono questi colori
allora>>. Le chiede Hjlarou.
<<Sono il violetto, l’indaco, l’azzurro, il verde, il
giallo, l’arancio e il rosso di cui il bianco è la somma di tutti i
colori>>.
<<Proprio interessante>>.
<<Mentre il colore che assorbe tutte le onde tranne il verde
è il nero.
<<Che altro ci dica?>>.
<<Dice anche che il bianco e il nero sono, non colori, cioè
neutri, per il fatto che il bianco è dato dalla somma di tutti i colori e il
nero dall’assenza degli stessi>>. Asserì lei.
<<Senta Matilde a questo punto ci faccia vedere il cerchio
cromatico per la percezione dei colori, crediamo davvero che sia interessante
al punto da attuare tale soluzione>>.
Matilde non attendeva altro, appena lo porse in mano
all’imperatrice Hynoial. Il pregiato monile realizzato in alabastro dalle
policrome sfumature, comincia a roteare girando vorticosamente in un confondere
di multicolori. Mentre si realizza un processo di magnetismo da avviluppare i
due sventurati ipnotizzandoli e rendendoli inermi a qualsiasi reazione
volontaria, dove Matilde come sempre ne approfitta immediatamente per condurli
al blocco Ahrtes.
A Urgon
<<Niccolò tutto bene?>>. Continua premurosa Saturnia
caracollandogli vicino per rincuorarlo.
<<Satur … >>.
<<Niccolò!>>
<<Sì … Saturnia tutto ben … >>.
Matilde sempre determinata a portare a termine la missione,come
ultima destinazione …
sa che deve recarsi al regno del giorno dopo, nel luogo in cui
l’imperatore Krankru e Tjura sua imperatrice vive a Jsveita. Un isolotto
calcareo nel canale di Falesia, a circa otto chilometri dall’isola Argon.
Interamente coperto di macchia di cisto marino e gariga, in una posizione
splendida che domina solitaria e selvaggia l’area che lo preclude circondata
dall’abbraccio del mare. Padroni dell’isola accompagnati da una lussureggiante
e rigogliosa macchia mediterranea, sviluppano i loro interessi rinomati in
tutto il circondario per i progressi che riescono ad apportare a seguito dei
loro studi.
Dove gli astanti si vedono inclini a chiedere pareri o consigli in
merito alle condizioni climatiche. A guardia dell’isolotto vi è Porsjcersjs un
grosso lucertolone blu cobalto, grande quanto un coccodrillo. Che conosce
ciascun angolo, o ciottolo, ogni fiordo, qualunque anfratto, qualsiasi
insenatura dell’isola, ma soprattutto conosce e ama proteggere i suoi padroni
Krankru e Tjura, che si prodigano ogni giorno per procurarle il cibo necessario
al suo nutrimento. Chiunque dimostra intenzioni azzardate nei confronti degli
imperatori devono vedersela con lui, poiché percepisce il pericolo che corrono
e a quel punto Porsjcersjs allunga esternamente la lingua e dall’estremità
della punta viene fuori una sostanza blu, capace di addormentare chiunque.
Cosa che altrimenti non succede se si tratta di baciare la sua
Tjura, nessuna sostanza ne fuoriesce, anzi la lingua diventa delicata come un
petalo di rosa.
L’imperatore Krankru e Tjura sua imperatrice dimorano nel Torrione
formato da quattro vani a cupola sovrapposti, dal fascino riguardoso e
romantico.
Si erge fortificato sulla sua rupe a ridosso di un anfratto, dove al suo centro vi
è un titanico cristallo oculare. Che permettere all’imperatore l’osservazione
del periodo temporale che attraversa le ventiquattro ore, a seguire una
sequenza di fenditure ad arco dove si nota ogni angolazione estesa attorno
all’isola.
La struttura dall’aspetto di un prisma è interamente inglobata
alla roccia, di cui massi ne sono parte integrante, domina l’isola a picco del
faraglione che sbocca direttamente sul mare. Il torrione dal colore dell’iride
è stato concepito con l’intento di agevolare l’imperatore nella sua naturale
attitudine per la meteorologia.
Infatti, ci sono sette piani e a ogni uno fino a salire sulla
guglia, vi sono disposte delle bellissime logge, che si espandono all’esterno a
porticato con colonne per circa tre o quattro metri. La peculiarità che
caratterizza l’insieme ordinato architettonico sta nel fatto che a ogni pilone
vi è un titanico cristallo oculare per l’esplorazione, in cui l’imperatore può
disporre modificando se è necessario il principio di qualsiasi clima.
L’interno si presenta contornato da un eden rigoglioso creato
apposta per suggellare la bellezza anche laddove non sembra possibile che sia
presente.
Dove compaiono nicchie con gabbie dorate con uccelli paradisiaci
all’interno. Oppure altalene legate fra due meravigliose piante dal verde
smeraldo.
Siti scavati direttamente nella roccia di cui all’interno vi è una
sorgente. Meravigliose strutture di fontane e di fianco a queste in una nicchia
direttamente scavata nella parete da cui incastonata al suo interno vi è il
blocco Gyody.
Il palazzo è contornato di sculture realizzate a tema
meteorologico, dove a volte vedi la forma di una saetta, piuttosto che la
figura di Cautha Dio del sole che sovrasta con la sua mole, oppure polle a
forma di sole o luna.
Sopraggiungendo nella sala ovest si erge un imponente struttura
abilmente realizzata da illustri professionisti.
La compagine è perfettamente in grado di simulare attraverso un
procedimento del tutto ingegnoso e particolare, il sublime realizzarsi di un
arcobaleno, piuttosto che l’aurora o il dolce crepuscolo.
Tutti i borghi vicini hanno sperimentato il carisma di Jsveita,
l’isola rinomata per le virtù del suo imperatore Krankru e la bravura di Tjura
sua imperatrice.
Ciò che caratterizza l’imperatore Krankru è quella di anteporre e
precludere il tempo, riesce a prevedere il giorno dopo su che clima è basata la
giornata, favorendo se è possibile gli abitanti del suo regno a seconda delle
necessità.
Influenzando con le sue qualità madre natura che glielo permette,
visto che non intralcia in alcun modo il normale processo del trasformarsi
gradualmente del tempo, anzi le da fervidamente una mano.
Essendo un compito arduo, quello di rispettare il mutare del clima
in funzione delle sue stagioni.
Gli imperatori Krankru e Tjura vivono serenamente, sperimentando
ogni volta il piacere della scoperta, dello studio, della conoscenza attraverso
l’avanzare del tempo conoscendone tutti gli aspetti.
Come le varie trasformazioni in funzione delle stagioni, il mutare
improvviso del clima, i fenomeni eventuali tipo sisma, piuttosto che deflussi o
turbini, bufere.
Nessun clima rimane indefinibile per loro, hanno conoscenza
perfino delle condizioni climatiche coinvolte in altri paesi e che possano
influire su di loro, prevedendone i rischi, di conseguenza riescono a evitarli.
L’imperatore Krankru è un omone grande e grosso, di una simpatia
impressionante, addirittura da richiedere la sua presenza qualora nel
circondario si dovesse tenere un simposio sulle condizioni climatiche. Per
quanto riesce a intrattenere gli astanti in un clima sempre gioviale e
accogliente. Il suo aspetto è dotato di una folta barba, con fossette alle
guancie come Babbo Natale e occhi castani vividi, porta un leggero baschetto in
testa e veste con un farsetto indaco che gli arriva fino alle ginocchia legato
in vita da una cintura, con brache aderenti e calzari a forma di stivaletto.
Tjura invece veste con un abito in leggero tessuto paglierino, aderente nella
parte superiore e molto ricco dalla vita in giù, con le maniche strette che
terminano a imbuto, sboffi all’attaccatura e al gomito, porta i capelli
composti in una reticella intrecciata con fili d’oro, perle e pietre
preziose. L’imperatrice Tjura bensì
ammiri e spalleggi l’arte del suo sposo è dotata di un lodevole senso
dell’espressione. Con gli anni è riuscita a sviluppare un’arte tutta sua e particolare,
che consiste nel creare con l’aiuto delle ricchezze naturali che circondano
l’isola, come pietre, sassi, conchiglie, monili, portafortuna, opere d’arte di
notevole pregio.
Generando stupore allo sguardo dell’osservatore di cui sono
richiamati abitualmente gli abitanti di Etruria alla compravendita, in una
compagine sita in un punto preciso fatto erigere apposta per lei da Krankru
affinché possa sviluppare i contatti con i viandanti interessati alle sue
opere. Visto che Tjura è solita esplorare i fondali marini e recuperare quanto
di più bello il creato possa avere generato, crea oggetti di inestimabile
valore.
Pregiati dal valore inestimabile, che la giovane scopre a partire
dalla perla al corallo, alle stelle marine, alle conchiglie di una bellezza
straordinaria.
Di cui lei è capace a realizzare collane con la conchiglia Patella
Ferruginea collocandole all’interno una pregiata perla. Piuttosto che bracciali
fatti con la Monodonta mutabilis, anelli realizzati con l’Astraea rugosa,
oppure orecchini con la Gibbula magus, di cui ornamenti preziosi ve ne fanno
spesso richiesta le genti di tutta Etruria.
Di preferenza per alcuni invece possono essere ninnoli di natura
straordinaria come le fogge che si estrapolano dai meravigliosi coralli cremisi
o rosa che si presentano a forma e sfaccettatura di volta in volta diversa. I coralli meravigliosi si
presentano a forma di rondelle, cilindri, piuttosto che ovali, di piccoli
globi, a pallini sferici, a tronchetti dritti o a mazzi, dove l’imperatrice
realizza con degli strumenti particolari opere di sicuro rilievo.
Piuttosto che piccoli capolavori realizzati con le stelle marine,
o conchiglie di straordinaria bellezza, pietre pregiate trovate negli anfratti.
Insomma quanto di più bello possa offrire madre natura, lei lo
fregia alla perfezione esaltandone la magnificenza, con un’abilità da fare
invidia ai migliori maestri nell’arte del gioiello, di cui va molto fiero
l’imperatore stesso.
Tjura espone queste rarità in una struttura circolare decisamente
invitante estrapolata da un punto particolare dell’isola. Ricavata da un
anfratto naturale dove una lussureggiante e particolareggiata cascata centrale
sgorga a sorgente dalla roccia stessa imponendosi creando una suggestione
incredibile nell’entrarvi.
Poiché l’ambiente è composto da fini colonnine con mensola e
balaustre decorate a capitello corinzio che si cingono tutte attorno in
alabastro.
Creando un pergolato largo almeno dieci metri, di cui copertura a
pagoda è realizzata in marmo e la gronda in alabastro finemente decorato con
motivi floreali sporge fiera.
All’interno emergono due micro gradinate laterali completamente in
alabastro e avvoltolate a spirale fino a salire a un’altezza di almeno un metro
e mezzo, da dove spiccano collocati in diverse cavità a mò di nicchia i vari
monili da lei creati.
Al centro si mostra il bancone semicircolare lungo otto metri
realizzato in cristallo attorniato da panchetti e tavolini.
Per dar modo di consumare un antipasto offerto dagli imperatori ai
visitatori venuti anche da lontano. Mentre il cuoco Trunzio si dispone a
preparare la specialità tipica dell’isola, Aragosta al mirto, che Thanya
l’ancella con diligenza si prodiga nel farla trovare sempre predisposta, di cui
gli ospiti in tutta tranquillità possono godere beatamente di un attimo di
ristoro per dedicarsi poi nella confortevole quiete ad ammirare le meraviglie
create da Tjura. Invece il guardiano dell’isola Porsjcersjs come sempre ne
approfitta oltre che a fare la guardia anche a farsi coccolare dalla sua Tjura.
Matilde …
si accinge ad avvicinarsi all’ingresso del Torrione ma purtroppo e
per fortuna ad accoglierla vi è Porsjcersjs lo straordinario lucertolone blu il
quale percepisce immediatamente la pericolosità della donna e si para davanti
all’entrata, seriamente intenzionato a impedire il proseguire di Matilde. Il
maggiordomo Khiatoi sente il brusio che normalmente emette Porsjcersjs quando
si ingigantisce per proteggere la dimora da stranieri o malfattori, intuisce
quindi che gli conviene rimanere all’interno del palazzo per rassicurare gli
imperatori.
<<Mi raccomando non uscite>>. Dice il maggiordomo agli
imperatori.
Krankru e Tjura chiedono spiegazioni al maggiordomo in merito al
divieto di uscire visto che normalmente non succede capiti un’evenienza del genere.
<<Come mai non possiamo uscire Khiatoi che cosa sta
succedendo?>>.
<<Porsjcersjs si è posizionato all’entrata della dimora a
segno che c’è qualche visitatore sgradito e pericoloso>>. Risponde
Khiatoi cercando di tranquillizzarli.
<<D’accordo allora Khiatoi cercheremo di non uscire>>.
Risposero loro gli imperatori.
Dal momento in cui Matilde si trova la strada sbarrata da
Porsjcersjs, cerca di trovare la maniera di spiazzarlo. Infuriata cerca
volutamente di ipnotizzarlo. Però l’ubiquità dello stesso e la capacità di
porre attenzione nel riconoscere le persone malvagie, facendo bene la guardia
alla fortezza, si manifesta immediatamente. Laddove percepisce la cattiveria,
non si spende per niente a guardare negli occhi la persona della quale non si
fida, di conseguenza subisce una trasformazione, divenendo ancora più grande in
modo da ostentare la sua imponente figura, dove chiunque al tentativo di
prevaricare su di lui, si ritrova ad avere serie difficoltà. La donna cerca di
opporre resistenza incitandolo ad andarsene, ma non se ne parla, Porsjcersjs
ben deciso alla difesa dei suoi padroni, non demorde e si fa sempre più
guardingo nei confronti della donna. Percependo in anticipo che se la donna
sarebbe entrata avrebbe di sicuro messo in serio pericolo i suoi padroncini. A
quel punto Porsjcersjs allunga esternamente la lingua e dall’estremità della
punta viene fuori una sostanza blu che sta quasi per lambirla. Sennonché la
donna frustrata dal fatto di non riuscire a vincerla sulla bestia, piuttosto di
niente, mossa dalla rivalsa, si accontenta di sgominare a suo modo la
situazione del tutto incresciosa. Se non altro salva la pelle. In un gesto
repentino e convulso, infligge alla creatura una scarica di saette di ghiaccio,
dove è partecipe alla trasformazione, che lo vede ghiacciarsi abbarbicandosi
alla parete dell’ingresso del palazzo, creando un tutt’uno con la struttura,
compattandoli congiuntamente. Rendendo la compagine una scultura imponente,
disarmante, glaciale e con lei gli stessi imperatori sono stati prelevati
comunque, per condurli a Urgon Zurhusrna. Matilde delusa torna sgomenta e
afflitta dalla rabbia a Urgon Zurhusrna, contenta comunque di avere portato a
termine la sua missione e si presta ad avvisare il ministro Tyrhiaminzio il
quale attendeva l’arrivo della donna per conto di Zorhobos con il risultato in
merito agli imperatori di Etruria.
<<Buon giorno Ministro Tyrhiaminzio>>.
<<Buon giorno Matilde>>.
<<Come promesso ho portato a termine la missione datami, vi
sarà pervenuta la consegna degli imperatori di Etruria?>>. Chiede
Matilde.
Si Matilde è sopraggiunta l’imperatrice Haonhace di Caere
Tusna del regno dei cigni.
Poi gli imperatori Fhoroan e Fhyestel di Falesia Pulum Huin
del regno della primavera.
Dopo gli imperatori Thuhjnthial e Teyrha di Lescanletem del
regno della lungimiranza.
In seguito l’imperatore Tyurhamyno pelle di luna di
Manjmarjntyur Portus Scabri del regno della luna.
Più tardi l’imperatrice bambina Zyxzyan di Zelur Tezan Ois
del regno della doppia via dell’acqua.
Successivamente gli imperatori Zilaocapu e Tatya di Fossae
Papirianae del regno dei falchi.
In seguito gli imperatori Zixhjlar e Zilcanea di Tarxuna
Zec Mlax del regno dei volanti.
Infine gli imperatori Hjlarou e Hynoial di Velathri Zix del
regno dell’arte. Le dice Tyrhiaminzio.
<<Ebbene sono contenta. Ministro spero di avere reso un
servigio all’imperatore di sicuro merito?>>.
<<Matilde ma lei non ha del tutto completato la
missione>>. Asserì il ministro.
<<In che senso?>>.
<<Avrebbe dovuto ammaliarli normalmente>>.
<<Si lo so Tyurhamyno ma ho avuto dei problemi a Jsveita nel
regno del giorno dopo di conseguenza ho preferito ghiacciarlo completamente,
come fra l’altro so che ha fatto altrettanto l’imperatore Zorhobos con Aegylon
Zecvers il regno del giusto fuoco non è così?>>.
<<Già è vero è così, ma lui è l’imperatore e può decidere in
ogni momento cosa fare delle sue prede, in ogni caso manca un altro regno, del
quale non è pervenuto nessuno e sinceramente non so se a Zorhobos vada bene
quanto hai eseguito>>.
<<Ministro lo sa anche lei che Ocrasia Ati è praticamente
irraggiungibile, non si sa mai la sua locazione esatta e specialmente quando
possa approdare con la sua compagine a terra, quindi mi rimetto a lei,
augurandomi che ne tenga conto>>. Disse la donna sgomenta.
<<Matilde quello che posso dirti è che ora riferirò a
Zorhobos quanto avvenuto e vedremo il da farsi>>.
<<D’accordo ministro grazie>>. Gli risponde Matilde.
Più tardi nelle prigioni di Urgon Zurhusrna …
<<Sat …>>
<<Niccolò dimmi …>>.
Nonostante le traversie vissute nei vari regni a causa di Matilde
dove nessuno per il momento può farci nulla, Niccolò si vede costretto ad
attendere il momento giusto per agire anche perché ora è completamente inerme,
rinchiuso nelle segrete della fortezza in balia di Zorhobos e della morsa di
ghiaccio che sta via - via impossessandosi di lui. Ciò nonostante l’equipaggio
della galea Aurinia è ancora nascosto nelle nicchie all’interno della torre,
costretti a rimanere lì fino a che le sale non si sarebbero svuotate per
l’allontanamento degli abitanti volti ad andare a dormire. All’improvviso
sgomenti e decisamente turbati, sentono un turbine di freddo che allo stesso
tempo emette una luce cristallina. Prorompendo in tutta la sala.
Successivamente vedono catapultare come un prodigio ai piedi dei quattro
giganteschi Grizzly marmorei a ridosso dell’imponente blocco zirbhas, due
persone accasciate a terra, inermi, indifese e completamente assopite. Si
tratta dell’ultima trasmigrazione scaturita da Xzarlopea di cui ha condotto lì
gli imperatori Hjlarou e Hynoial di Velathri Zix il regno dell’arte. Attoniti
si domandano cosa succeda e quale entità possa generare tale prodigio. Restando
in silenzio e costernati dall’evento si limitano a osservare. Sopraggiungono le
possenti guardie che si prodigano immediatamente a porre ai piedi del blocco
zirbhas i due imperatori, che vengono all'istante risucchiati e incastonati
alla parete, dove gli altri anteposti vi sono già racchiusi. Subito dopo le
guardie attraverso un marchingegno disposto nel blocco zirbhas provvedono a far
richiudere la parete a sipario confinandoli all’interno della stessa.
<<Avete visto che roba!>>. Esclama Martino.
<<Già! È incredibile quello che abbiamo appena visto e
chissà quanta gente è racchiusa all’interno di quella parete>>. Risponde
Adolfo il mozzo rivolgendosi a Martino.
<<Impavidi rematori e prodi assistenti di bordo, dobbiamo
agire in fretta e liberare Niccolò, affinché possa decidere un piano di
rafforzamento, per sgominare questo assurdo imperatore, che tiene un’intera
popolazione alle sue dipendenze incapaci di reagire, amorfi, inetti e del tutto
soggiogati dalla sua dittatura>>. Dichiarò il capitano Saturnino rivolto
a tutti.
<<D’accordo capitano ora sembra il momento propizio che ne
dice?>> Gli domanda il nostromo Michele.
<<Si Michele, direi che è il momento opportuno>>.
E sottovoce quasi a sfiorare l’aria, il capitano si rivolge a loro
amorevolmente incoraggiandoli.
<<Ssst … dobbiamo essere cauti come non lo siamo mai stati,
sinuosi, veloci e prudenti, attuando un’impercettibile movenza, allo scopo di
raggiungere le segrete, senza destare sospetto alcuno, come fosse la sola
brezza che spira nell’aria>>. Asserì Saturnino.
<<D’accordo capitano>>. Dissero tutti.
<<A quest’ora abbiamo la certezza che tutti stiano dormendo,
di conseguenza ogni minimo rumore può suscitare un destarsi delle guardie, ma
se facciamo attenzione riusciremo ad agire per il meglio>>.
<<D’accordo>>.
<<Mi raccomando quando siete vicini al portale d’ingresso
delle segrete, adottate la solita tecnica sperimentata visto che funziona a
dovere>>.
<<Quale tecnica capitano?>>. Domanda Adolfo il mozzo
sempre un po’ sbadato.
<<Adolfo non ricordi? … quella del fazzoletto e valeriana e
non dimenticate di legare mani e piedi per evitare che svegliandosi bruscamente
possano essere pericolosi>>. Disse Saturnino.
<<È vero! Staremo accorti capitano si fidi di noi, non ci
tradiremo>>.
Dopo aver percorso alcuni scalini l’equipaggio della galea Aurinia
deve varcare il portone monumentale chiuso, per addentrarsi fra i cunicoli
delle tenebrose segrete costruite sotto la torre del palazzo, scavate fra
sotterranei.
Capitolo quarantottesimo
Giungono …
al sontuoso portone che si mostra di notevoli dimensioni in legno
massiccio levigato finemente e di grosso spessore.
Al centro del quale è intagliata la sagoma di Nethuns il Dio delle
acque interne e del blocco zirbhas di Zorhobos e al suo centro l’effige di un
bulbo oculare splendente cristallizzato, simbolo dell’ordine “Spirito Delle
Influenze Negative Fonte certa Unica verità” che vi risiede.
Unendo le forze riescono con abile maestria e vari accorgimenti ad
aprirlo, entrando sono subito pervasi dal freddo glaciale dell’ambiente
circostante, dove si concede almeno a essere illuminato tramite torce
perennemente accese, fissate ai lati di un varco breve e buio che porta alle
segrete.
Dove di tanto in tanto lungo le pareti sono presenti altre torce a
illuminare debolmente l’androne adiacente alle prigioni.
Sul lato destro e sinistro tra le torce quattro busti marmorei
appoggiati a colonne d’avorio.
Tali busti rappresentano i quattro punti cardinali dell’ordine,
quali il ghiaccio, l’acqua, il Dio delle piogge e la fonte della verità.
L’equipaggio si presta a valicare una botola attraverso la quale
si scende direttamente alle segrete. Procedendo all’incirca di duecento passi,
s’imbattono nella cella che finalmente custodisce il conte Orsini. Incredibile,
pare non sia nemmeno controllata visto che sicuramente non immaginano qualcuno
si possa addentrare fino a laggiù. La temperatura è polare, sembra rasentare i
30 gradi sotto lo zero. Notano per da lontano che Niccolò è riverso su se
stesso in posizione fetale.
Per contenere il freddo …
Niccolò cerca di mantenersi sveglio ma nonostante gli sforzi di
Saturnia per tenerlo vigile, non ce la fa più. Prima di assopirsi Niccolò
accompagnato dalla sua fedele compagna Saturnia rannicchiata sotto le sue
braccia, ha una percezione velata, una specie di premonizione, le appare come
in sogno la farfalla Aurinia. La quale gli dice che qualora dovesse liberarsi
da quella morsa di ghiaccio, per combattere Zorhobos, la soluzione è
strettamente legata al fatto di recarsi nuovamente alla tomba di Sileno per
prelevare gli oggetti apparsi all’interno delle pietre megalitiche tramite
l’anello che lo renderà possibile.
Niccolò cerca di avvisare Saturnia che le forze gli vengono meno.
<<Satur … >>.
<<Niccolò ti prego resisti>>. Gli dice fedele
Saturnia.
<<Non … c … la … facc … p…Sat… >>. Seguì un attimo di
prolungato silenzio e poi più nulla.
Inevitabilmente Niccolò si lascia andare crollando in un sonno
intorpidito di cui non può più nulla.
<<Oh Niccolò!>>. Pronuncia Saturnia con le lacrime
agli occhi e impotente su quell’evento che segnerà forse la fine anche per lei,
per cui si colloca accanto al suo petto, rassegnata all’idea di finire i suoi
giorni se non altro con la persona che ha amato incondizionatamente.
All’arrivo dei marinai …
la scena che si presenta davanti ai loro occhi è agghiacciante.
La cella è permeata di ghiaccio frastagliato alle pareti e di tanto
in tanto vi è una pozza d’acqua della grandezza di circa dieci centimetri, che
cristallizza una stalagmite di formazione calcarea a colonna.
Che risale direttamente dal pavimento, prodotta dal lento e
incessante gocciolamento dell’acqua che via - via si sta ingigantendo sempre
più.
Invece in corrispondenza vi sono stalattiti che pendono dalla
sommità creando l’effetto opposto, originando un aspetto glaciale e fatale alla
prigione.
Saturnia felicissima dell’arrivo dell’equipaggio con impeto
fulmineo si ridesta e giocosa realizza meravigliosi volteggi, ammirando il
tempismo dei marinai che si attivano immediatamente per salvare il conte, da un
principio di congelamento. Infatti, all’apparenza il conte sembra già in uno
stato avanzato di assideramento, impregnato di uno strato sottile di ghiaccio.
Le labbra tendono al violaceo, lo sguardo cristallino pare smarrito nel vuoto,
ha brividi su tutto il corpo ed è pallido e assoggettato da un torpore che lo
ha totalmente assopito.
Intanto il capitano Saturnino parla sottovoce …
<<Ciurma! … ci si deve sbrigare il conte rischia
l’assideramento>>. Dice Saturnino rivolto a tutti.
A quel punto Michele si posiziona con Maurizio, Massimo, Mariano e
Quintiliano un rematore dotato di una forza del tutto eccezionale, pari a
quella di cinque uomini con un fisico da Ercole, a forzare la grata.
Con una forza grandiosa, nel giro di pochi minuti, riescono
totalmente a sradicare i cardini dell’inferriata e a entrare per prestare
soccorso a Niccolò.
Saturnino immediatamente si accinge ad allentare gli indumenti e a
praticarle una serie di massaggi per riattivare la circolazione.
Svelta Saturnia che grazie al cielo protetta dal calore di Niccolò
non è infreddolita, si sposta leggiadra, volteggiando a lato della zona
d’intervento, lasciando gli uomini liberi di agire per rianimarlo.
Maurizio si prepara a fargli bere una bevanda calda che tiene
sempre nella borraccia, quando scende dalla galea, per andare in esplorazione o
si spostano da qualche parte.
E Quintiliano se lo carica immediatamente in spalla per condurlo
assieme a loro al di fuori della torre diretti alla galea Aurinia.
Con abilità e destrezza da squadra speciale sono riusciti a
lasciarsi alle spalle Urgon Zurhusrna e a procedere velocemente giù per il
pendio riuscendo a oltrepassare l’altro versante. Lì il ghiaccio non era ancora
sopraggiunto. Nonostante l’imperversare della signora della notte che rende più
difficoltoso il muoversi, sanno che ce la faranno a salvare il giovane.
L’equipaggio proteggendo il conte fino a destinazione che riverso e assopito
ciondola sulle spalle e alla custodia di Quintiliano si accorge che proprio, un
momento dopo, Niccolò lentamente comincia a riacquistare i sensi e rimettere in
moto la circolazione. Affrontano con successo il salvataggio riuscendo,
infatti, a salire senza indugio a bordo della galea Aurinia a Cala Scirocco
sull’Isola di Urgon Zurhusrna pronta a prendere il largo. Da sotto il
porticciolo, Firmino leva immediatamente l'ancora per prendere il largo e fare
ritorno a Herbetum. Seppur ancora sgomenti dai fatti intercorsi e con una
sensazione oscura e sinistra che invade i loro cuori.
Difatti ...
nel momento esatto in cui mettono piede sulla galea, succede
all'improvviso che una gettata di scariche gelate gli si scaglia addosso, come
fulmini a ciel sereno. Mentre abili come sempre cercano di scansare le raffiche
gelate se pur a fatica, per evitare di essere presi direttamente dalle saette.
<<Levate gli ormeggi forza>>.
<<Si d’accordo!>>.
<<Sbrigatevi partiamo veloci>>. Enuncia il capitano
Saturnino rivolto a tutti.
<<Svelti, l’ira di Zorhobos si deve essere
risvegliata>>.
Infatti, dal blocco zirbhas come ogni mattina Zorhobos controlla
la zona e l’accesso al palazzo. Con sua grande sorpresa si accorge che gli
uomini del conte Orsini, non si capisce come, sono riusciti a realizzare la sua
fuga. Imbestialito e adirato come non mai, Zorhobos comincia a saettare contro
tutto e su tutti, lanciando dardi e saette di ghiaccio all’impazzata. Le lancia
addosso al pulpito dei ministri. Verso la parete abbarbicata di anime. Contro
l’isola, come a voler fermare con questa furia la fuga di Niccolò.
<<Su, forza miei valorosi marinai, diamoci da fare per
allontanarci al più presto>>. Con aria benevola si rivolse alla ciurma
Saturnino felice di essere riuscito a trarre in salvo il conte Orsini grazie ai
suoi uomini.
Arrabbiato …
e fuori di sé, Zorhobos lancia ancora e a più non posso saette e
dardi contro la galea Aurinia, dove una saetta repentinamente, sta quasi per
prendere Lupus il gatto che beato stava acciambellato sul ponte, da dove
abilmente riesce fortunatamente a sgattaiolare via evitando il pericolo. Un
dardo si sta riversando su Mariano il musico, ma anche lui riesce a scansarlo.
Una folgore arriva a ridosso di Marco il carpentiere che stava abbassandosi per
prendere un attrezzo, ma giusto per quel motivo è riuscito a evitarla.
Incredibilmente la fuga generale mette tutti sugli attenti, ma impavidi come
cavalieri, riescono a sfuggire al pericolo. Il personale di bordo riesce miracolosamente
a salpare. Fintanto che celermente Firmino il prodiere toglie gli ormeggi,
Mauro impugna velocissimo il timone. Quintiliano per primo si mette ai remi
seguito dagli altri rematori e Massimo il commissario di bordo consulta la
bussola per prendere il largo alla volta di Herbetum. Nonostante le scariche di
saette ghiacciate imperversano ancora su di loro, lanciate dall’imperatore di
Urgon Zurhusrna, riescono a prendere il largo, dove la calma piatta delle acque
cristalline li accompagna in un percorso del tutto tranquillo e solcano il
tratto di mare che li separa da Porto Sant’Ercole. Adorni di consapevolezza
sulla forza che riesce scatenare Zorhobos che adesso li preoccupa seriamente
considerando a cosa possa scatenare.
È …
il crepuscolo quando giungono a Herbetum e il giovane Niccolò
aprendo gli occhi lentamente, osserva con stupore il promontorio
dell’Argentarius, meravigliato dalla bellezza che lo contraddistingue e dal
fatto di trovarsi lì. Saturnia la farfalla dorata attendeva il suo risveglio
raggomitolata al suo fianco, gli si avvicina e si posiziona delicatamente sulla
spalla.
<<Ciao Saturnia grazie di essermi vicina>>. Esclama
Niccolò sorpreso di trovarsi sulla galea Aurinia.
<<Niccolò non ti ho abbandonato un minuto ,sono felice di
constatare che stai bene>>. Gli risponde lei.
<<Grazie infinite Saturnia>>.
<<Capitano ma questo è un prodigio, come avete fatto a
liberarmi e più di ogni altra cosa, come siete riusciti>>.
<<A fare?>>
<<Non scherzate … a eludere Zorhobos e le sue guardie
no?>> Chiede commosso Niccolò rivolto a Saturnino.
<<L’importante è che ora sia sano e salvo conte non
crede?>>.
<<Già su questo non ci sono dubbi, grazie>>. Afferma
Niccolò
<<Più di tutto, lo sa che stava rischiando
l’assideramento?>>. Gli dice Saturnino.
<<È vero, lo immagino. Mi avevano chiuso in quella prigione
fredda e triste. Tuttavia come ci siete riusciti? Incredibile! Non posso
crederci. Non saprò mai ringraziarvi abbastanza, per ora mi cingo a darvi
questa borsa piena di monete d’oro, poi di sicuro la prossima volta ci
rimettiamo a pari e vi invito tutti a palazzo, dove terremo un ricevimento in
vostro onore>>. Afferma Niccolò.
<<Non se ne dia pena la prego, per noi è una soddisfazione
saperla di nuovo in forze, ora però è sicuro di farcela a rientrare a
Statonia?>>. Gli chiede il capitano.
<<Sì! Si stia tranquillo, piuttosto vi aspetto puntuali fra
un paio di giorni per tornare sull’isola di Zorhobos e questa volta sgomineremo
le forze delle influenze negative, che si stanno buttando a terra sempre più>>.
<<Si d’accordo ci permetta di andare a casa dalle nostre
famiglie e poi vedrà saremo puntuali fra due giorni, ci incontreremo allo
stesso posto vero?>>.
<<Si! Allora fra due giorni. Mi raccomando allo stesso
posto>>. Rispose Niccolò stringendo la mano con estrema cortesia a tutto
l’equipaggio compreso, un saluto particolare a Lupus il gatto e Frisa la
donnola che nel frattempo aveva stretto un’amicizia particolare con lui visto
che ha percepito che il giovane ama indubbiamente gli animali.
Niccolò …
rinvigorito dopo l’ottimo spuntino offerto da Maurizio si avvia
verso la baia e sopraggiunge a Porto Sant’Ercole. Nel luogo in cui ha lasciato
in custodia il suo destriero alla locanda Pulunza, dove ad accoglierlo trova
l’oste che con solerzia lo accompagna alle scuderie. Il sovrano è ormai sceso e
la volta celeste, avvolta nel suo manto ornato di stelle, si limita a scortare
Niccolò nel cammino che lo riporta finalmente a palazzo Orsini. Saturnia
accoccolata sulla spalla si limita assieme a lui a volgere lo sguardo intorno
al paesaggio, che si prospetta incredibile ai loro occhi durante la cavalcata.
Sebbene fosse buio scorgono quanta devastazione sta sbaragliando nei dintorni
Zorhobos causando una vera e propria desolazione ghiacciata.
A Telamon ai bordi e in riva alle sue acque, chiatte imponenti di
ghiaccio raggiungono livelli sconcertanti.
Il blocco di ghiaccio situato nella piscina naturale d’Aurinia ora
è delle dimensioni di almeno tre metri lineari.
Per di più si percepiscono vere e proprie folate gelate, originate
dal fatto che le acque si presentano a poco a poco quasi del tutto ghiacciate.
Lungo il sentiero che sta attraversando scorge prolungamenti di
roccia tufacea completamente permeate di ghiaccio.
<<Niccolò scorgi anche tu quello che vedo io?>>. Gli
chiede Saturnia.
<<Si Saturnia un leggero e sottile strato di ghiaccio veste
già le acque di Albiniam il fiume che costeggiamo>>.
<<Volteggiando qua e là ho visto che anche il Lente, l’altro
fiume, scorre colmo di una velatura di ghiaccio>>. Disse Saturnia.
<<Impressionante davvero, cercherò di fare presto ad
arrivare a palazzo cosicché io mi possa recare subito dopo alla ricerca degli
elementi per sconfiggere Zorhobos>>.
<<Noi andremo!>>. Ribatte Saturnia fingendosi
arrabbiata per la mancata menzione.
<<Hai davvero ragione scusami, noi due andremo
piccola>>. Le conferma il giovane Niccolò dandole un buffetto.
<<D’accordo ti perdono! Ma adesso ti prego fa attenzione, in
alcuni punti della macchia mediterranea l’ignoto ghiaccio si presenta impervio
e all’improvviso>>. Gli dice Saturnia.
<<D’accordo Saturnia farò attenzione>>.
Lungo il sentiero attraverso la rigogliosa valle della Maremma,
lontano da Urgon e dalle grinfie di Zorhobos, il giovane sa di essere grato di
mostrarsi ancora vivo. Si sente comunque in armonia con il luogo che si
presenta, nonostante le avversità, in ogni modo straordinario, dove non può
credere che succedano simili stranezze. Gli viene alla mente l’isola di Aegylon
Zecvers dove ha visto l’imperatrice Xunerya, di cui sorvegliante Valente gli ha
spiegato la sua storia e rimane ancora basito dal pensiero che l’isola è stata
completamente resa una compagine gelida. Niccolò prosegue ascoltando il
gorgheggiamento dell’acqua che si presenta in un modo del tutto nuovo, dettato
dal fatto forse in parte è ghiacciata, sente il frullo delle ali di Saturnia
che si diverte a volteggiarle leggiadra intorno. Da un versante del Monte
Amiata si sente il segnale del falco che in lontananza richiama la sua
compagna. Un vento leggero fa smuovere le foglie tra gli alberi e il frinire
dei grilli e cicale accompagna il loro percorso.
Un fruscio improvviso …
lo fa desistere dal proseguire. Infatti, una coltre di ghiaccio a
forma di propaggini aggrovigliate gli sbarra la strada riversandosi interamente
contro di lui. Costretto a quel punto a bloccarsi per non rimanerne
avvinghiato.
Si è formata repentinamente una barriera titanica.
È partita fulmineamente dal basso, per srotolarsi rapidamente fino
al cielo, come un innalzamento comandato elettronicamente.
Il fatto è che cominciano a fuoriuscire dardi di ghiaccio alla
cieca, rendendo vulnerabile il giovane che fatica a schivare i
contraccolpi.
<<Niccolò sta attento mi raccomando>>. Gli dice
Saturnia preoccupata, caracollando vicino a lui.
<<Si! Si! Sta tranquilla mi sono accorto dello sbarramento,
dunque cosa facciamo ora?>>. Riflette Niccolò.
<<Niccolò ricordi come ti sei riuscito a liberare l’altra
volta con lo stesso problema?>> Gli chiede Saturnia.
<<Sì! È vero, allora un attimo, … già Xhonil la spilla>>.
<<Non appena la tocca … la stessa si adopera subito a
ridargli la via, spargendo un fascio di diffusione luminosa che lo sbroglia dal
viluppo di ghiaccio, svincolandolo completamente dallo sbarramento e
indicandogli la strada giusta da percorrere per uscire indenne da quella
situazione.
<<Uh! … Per fortuna Niccolò>>. Sostiene felice
Saturnia.
<<Già per fortuna piccola>>. Ripete lui.
Niccolò dopo essersi data una scrollata, rassicurato il cavallo e
Saturnia dello scampato pericolo, rivolto verso il paesaggio, non può credere
di essere libero da quell’ennesima morsa di ghiaccio.
A sera inoltrata …
il giovane finalmente giunge insperatamente all’ingresso del
Palazzo Orsini.
Invece stupito vede che ai lati dell’antico portale sulla sinistra
del frontespizio, c’è un lieve diamantino di cristallo a segno molto
probabilmente che Zorhobos vuole sgominare al più presto anche Statonia.
Inoltre si accorge che non ci sono le guardie a sorvegliare il
palazzo.
<<Saturnia ecco siamo arrivati, speriamo non sia tardi dato
che c’è già quel diamantino di ghiaccio>>.
<<Si lo vedo Niccolò pensi che siamo arrivati troppo tardi
allora>>?
<<Mi auguro vivamente di no altrimenti è grigia temo, sai da
quel diamantino possono generarsi un’intera evoluzione di ghiacci, da ricoprire
interamente il palazzo e i suoi abitanti>>. Le disse Niccolò.
<<Speriamo di no>>. Disse lei volteggiandole vicino.
Passando attraverso il cortile per giungere direttamente al piano
nobile, sente ancora una leggera brezza che lo pervade, colto da un’emozione
fortissima perché teme il peggio, inserisce Xaxat la chiave cardine e come
attraversa l’ingresso si presenta uno scenario singolare. Nota con suo grande
rammarico che effettivamente mancano molte persone e l’area delle sale pare
interamente colmata da un alone cinereo da generare un insieme insolito. Un
silenzio spettrale e traboccante di mistero copre l’area del palazzo. A passi
lenti giunge nella sala dei ricevimenti e finalmente vi trova riuniti tutti,
compresi altri ospiti che lui non conosce. Il maggiordomo Cassio e Tebaldo
increduli a quella presenza, presi dall’entusiasmo gli corrono incontro
esultando.
<<Mah! … Uoh! Conte non ci credo>>. Esclama stupito
Cassio.
<<Cassio buona sera mi davate per disperso è?>>. Gli
dice Niccolò di sottecchi per stemperare gli animi.
Ci fu un attimo di vera esaltazione dove tutti strabiliati
urlavano la gioia di quell’arrivo inaspettato.
<<Il conte! Il conte! Il conte! È tornato!>>.
Esplosero le ancelle sbalordite.
<<Il conte Niccolò! Il conte Niccolò!>>. Urlarono tutti.
<<Siamo compiaciuti di averla ancora qui con noi, la
credevamo ormai disperso o catturato dalle influenze negative che incombono su
Etruria. Incredibile!>>. Esclama Cassio.
Un plauso da parte di tutti i rimanenti si riversa all’improvviso
nel salone, grati per il ritorno graditissimo del conte Orsini di Statonia.
<<Ma ci dica cosa è successo? Come mai è dovuto stare via
così a lungo?>>. Gli chiede Tebaldo.
<< Carissimi! Per tutta una serie di motivi mi è stato
impossibile giungere a palazzo prima di adesso, ma come vede sono vivo e
vegeto>>.
<<Già ed è un vero piacere poterlo constatare, a parte gli
avvenimenti che si sono verificati a palazzo di cui come vede hanno sbaragliato
parte dei castellani>>. Gli dice Cassio.
<<Immagino Cassio e so anche chi ha generato tutte queste
scomparse, ma ditemi chi sono gli ospiti non li avete ancora
presentati?>> Chiede Niccolò.
Ebbene … gli abitanti di Etruria sono consapevoli dell’esistenza
dei dodici regni che governano nel circondario, in piena autonomia.
E anche che sussistono grazie a un equilibrio che va a braccetto
con l’armonia, la concordia, serenità e pace indiscussa.
Ognuno con una propria caratteristica in cui si limitano a vivere
con chiarezza, facendo partecipe i sudditi dei loro saperi o discipline, di
conseguenza per i castellani del palazzo Orsini è normale sapere di aiutarli
qual ora ce ne sia la richiesta, vista la loro disposizione volta alla pace.
<<Ha ragione conte provvedo subito>>. Gli dice Cassio.
<<Grazie. L’ascolto>>.
<<Ecco conte si tratta dell’imperatore Hyon di Caere Tusna
il regno dei cigni e delle sue forze di guardia>>.
<<Bene molto piacere. Come mai si trova qui?>> Gli
chiede amorevolmente Niccolò.
<<L’imperatore Hyon si è visto portare via la sua figliola,
futura imperatrice Haonhace, la quale ha la prerogativa di essere considerata
una luminare per via delle sue virtù. Sa,la giovane riceve gli astanti nel suo
trono a forma di cigno gigante, dove al riparo da altri mediatori, lo stesso si
chiude per permettere a lei di interagire a seconda delle richieste comodamente
racchiusa all’interno>>.
<<Ah! capisco! E quanti anni ha Haonhace?>>. Chiede
Niccolò.
<<È giovanissima ne ha solo diciotto>>.
<<Caspita! Così giovane e già considerata una luminare e
dopo cosa è successo?>>.
<<Sì! infatti, e stimatissima anche. Vede, l’imperatore Hyon
si è fidato di una donna giunta a palazzo che ha chiesto un colloquio con
Haonhace. All’apparenza sembrava mossa da buone intenzioni e certo di questo
fatto, ha lasciato che si chiudesse all’interno del trono assieme alla
figlia>>.
<<Oh! E invece?>>
<<Purtroppo però la futura imperatrice si è ritrovata alle
prese con una cospiratrice, la quale scaltra ne ha approfittato subito per
circuirla facendola sparire dopo averla tratta in inganno>>.
<<Imperatore ricorda il nome di quella donna?>> Gli
chiede Niccolò.
<<Emh! Sì, mi pare si chiamasse Matilde>>. Rispose
l’imperatore Hyon.
<<Acc …! Ancora Matilde! Pazzesco! Quella donna è sempre
stata meschina, ma a quanto pare sta superando i limiti, sembra abbia acquisito
gli stessi poteri di Zorhobos il quale ha intenzioni veramente serie
dopotutto>>.
<<Cosa intendete? Quali intenzioni diteci?>>. Esclamò
il visconte Alderico.
<<Buona sera visconte Alderico che piacere vederla a
palazzo>>.
<<Anche per me è un vero piacere rivederla conte, ma ci
dica>>.
<<Beh! Zorhobos ha intenzione di acquisire il potere
assoluto, sgominando i dodici regni e tutta Etruria, facendo incrementare il
suo e solo impero, all’insegna di un culto davvero assurdo>>. Risponde
Niccolò.
<<Ma voi se è lecito come fate a saperlo?>>. Chiede
Paride.
<<Non potete concepire nemmeno con la fantasia in che luogo
mi trovavo fino a stamattina. Se non fosse stato per l’equipaggio della galea
Aurinia, che fra l’altro ringrazio molto e gliene sarò eternamente grato, che
mi ha salvato, di cui mi sono servito per andare a scovare il nascondiglio di
Zorhobos, non sarei qui a raccontarvelo>>.
<<In che luogo si è nascosto quindi? Diteci conte?>> Gli chiede Fabiana.
<<Sono stato nel suo regno, luogo in cui, la sola presenza
anche per breve tempo, mette i brividi nel vero senso della parola>>.
<<Ci spieghi lo stesso di che luogo si tratta>>.
Continua Fabiana.
Ebbene … dopo aver percorso l’ingresso subito si viene pervasi
dall’ambiente glaciale, dove tutto è assurdo, sconcertante, freddo, amorfo. Dal
palazzo permeato di ghiaccio, alle persone che ci abitano, alle sue assurde
leggi e sopra ogni cosa alla moltitudine di esseri umani che tiene prigioniere,
abbarbicate in gabbie di ghiaccio, che occupano gran parte delle impressionanti
pareti del palazzo, dove sono riuscito a scorgere che tiene prigioniera anche
Aurora>>.
<<Uh! … la nostra Aurora … l’avete vista e come
sta?>>. Chiese Sabrina.
<<Purtroppo non sono riuscito ad avere un contatto con lei,
perché la tengono rinchiusa in una gabbia di ghiaccio che poi richiudono alla
parete con un sistema a sipario che va a scomparire>>.
<<Uh! … deve essere stato terribile averla vista. E sopra
ogni cosa per non aver potuto fare nulla per salvarla?>>. Di rimando
disse Germano il paggio.
<<Indubbiamente sì, è stato desolante, ma ora ditemi
cavalieri vi siete ridotti veramente in pochi? Che cosa è successo
qui?>>. Afferma Niccolò.
<<Purtroppo si Niccolò a seguito delle sparizioni
improvvise, di cui non si è potuti intervenire proprio su nulla, come vedi
siamo rimasti in pochi>>. Gli dice Davide sconfortato.
<<Chi manca?>>.
<<Per quanto riguarda l’ordine dei cavalieri sono spariti,
Benedetto, Flaviano, Andrea, Goffredo e Ludovico. Siamo rimasti in otto me
compreso, Lanfranco, Eligio, Callisto, Clemente,
Cornelio, Bartolomeo e Maurilio>>.
<<Perdinciribaulina! Pazzesco>> Esclama Niccolò.
<<E per quanto riguarda gli abitanti del castello
invece?>> Domanda il conte.
<<A palazzo sono rimasti Demetra, Cassio, Tebaldo, Egidio,
Fabiana, Sabrina, Dafne, Elena, Brunilde, il paggio Germano, Enrico il
compositore, gli ospiti di Velx Paride, Amanda la contessa, il Visconte
Alderico, l’imperatore Hyon e le sue forze di guardia>>. Rispose Davide.
<<A dispetto di
quanto sta succedendo, dobbiamo ritenerci fortunati, tutto sommato non siamo
nemmeno pochi. Soprattutto ora che si sono congiunti a noi l’imperatore Hyon e
le sue forze di guardia, che saranno circa una ventina mi sembra no?>>
Chiede Niccolò.
<<Si conte è vero sono esattamente ventidue>>. Risponde
Davide.
<<Bene! Imperatore Hyon è certo di volersi alleare con noi?
È consapevole che siamo a rischio? Non si è sicuri di impedire alle forze delle
influenze negative di sovrastare inesorabili su Etruria?>>. Domanda
Niccolò.
<<Sì! Si! Si! Conte
sono del tutto sicuro. Una volta unificate le forze vedrà contrasteremo le
influenze negative>>. Gli dice gentile l’imperatore Hyon.
<<D’accordo allora prepariamoci a fare un piano d’azione,
Cassio riunisca tutti alla sala ricevimenti>>.
<<Si conte subito>>. Rispose serafico e felice del
ritorno di Niccolò il maggiordomo.
<<Allora ascoltatemi bene>>… dice Niccolò rivolto a
Demetra, Fabiana, Sabrina, Dafne, Elena, Brunilde, il paggio Germano, Enrico il
compositore, i loro ospiti di Velx Paride, Amanda la contessa e il Visconte
Alderico, Egidio il cuoco, i cavalieri presenti rimasti, Davide, Lanfranco, Eligio, Callisto, Clemente,
Cornelio, Bartolomeo e Maurilio, L’imperatore Hyon e le sue forze di
guardia.
<<Siamo giunti allo stremo delle presenze e questo comporta
un rischio non indifferente è giunta l’ora di darsi da fare per recuperare i
nostri conterranei>>.
<<Si hai ragione Niccolò>>. Disse Germano con enfasi
sentendosi al sicuro al fianco di Niccolò contento di saperlo lì.
<<Già Germano e per fare questo c’è bisogno di energia,
vigore e determinazione, con il beneficio di tutti>>.
<<È vero>>. Risposero in coro.
<<Vi chiedo però di pazientare ancora un po’.
<<In che senso?>>.
Bè … a causa del mio
partire un'altra volta per un breve lasso di tempo>>.
<< Ancora devi assentarti?>>. Ribatté Alderico.
<<Certo Si! Mi rimetto anche ora a voi. Confido sul vostro
supporto, per il solo fatto di sapervi in attesa ad aspettarmi serenamente.
<<Nonostante questo lo sa che può contare su tutti
noi?>>.
<<Allora parti subito?>>. Gli domanda Davide.
<<Per forza di cose. Avrò modo di recuperare gli elementi
che consentiranno di fare crollare le forze delle influenze negative>>.
Disse Niccolò.
<<Si va bene conte, saremo lieti di attenderla, ma diteci
nel frattempo cosa dobbiamo fare?>>. Chiese Davide.
<<Grazie! Voi cavalieri per esempio al mio rientro dovete
semplicemente essere pronti a partire assieme a me per Urgon Zurhusrna, mentre
gli altri resteranno a custodia del palazzo per impedire che qualunque entità
si possa insinuare>>.
<<D’accordo!>>.
<<Le guardie rimarranno unite a quelle di Caere Tusna,
mentre l’imperatore Hyon verrà con noi perché capisco che voglia partecipare in
prima persona alla rappresaglia qualora ritrovassimo sua figlia>>.
Enunciò Niccolò.
<<Lei possiede una lodevole sensibilità grazie. Certo che
verrò anche io>>. Asserì Hyon. <<Grazie per la comprensione conte
sarà per me un onore unirmi a voi per il recupero dei prigionieri>>.
Confermò l’imperatore Hyon.
<<Orbene adesso vi lascio, ringrazio tutti per l’indulgenza
e mi dirigo a recuperare questi elementi di vitale importanza>>.
<<D’accordo conte faccia molta attenzione!>>. Gli dice
Bartolomeo.
<<Certo!>>.
<<Non vedo l’ora che tutta questa storia sia finita Niccolò
per comporre per lei un minuetto di rivalsa, faccia buon viaggio>>. Gli
proferì Enrico.
<<Grazie Enrico che dire … cominci la stesura in ogni
modo>>.
<<D’accordo!>>.
<<Ora saluto tutti voi con un ultimo avvertimento. Mi
raccomando fidatevi l’un l’altro e cercate di stare sempre vicini e non guardate
nessuno che non sia di vostra conoscenza nei bulbi oculari>>.
<<D’accordo conte grazie, lo faremo, ci vediamo, a presto
allora e stia molto attento>>. Disse il cavalier Davide.
<<Sì! Davide sia pronto al mio arrivo mi raccomando>>.
<<Sì certo d’accordo>>.
Ci fu un attimo di silenzio e all’improvviso Niccolò si sente
tirare leggermente il bavero. È Saturnia che giocosa come sempre cerca di
comunicare con lui in maniera del tutto confidenziale. Niccolò a quel punto si
sposta nella sala adiacente alla loggia per parlare in tutta tranquillità con
la farfalla guida, che pare abbia da comunicarle qualcosa di immediato.
<<Dimmi Saturnia cosa c’è che ti preoccupa?>>. Chiede
lui.
<<Niccolò ti sei dimenticato di dire a tutti che Etruria ha
bisogno di un re per contrastare sul serio le forze delle influenze
negative>>.
<<Hai ragione me ne sono proprio scordato>>. Afferma
lui.
<<Devi dare una spiegazione esauriente, affinché loro
possano divulgare la notizia, che bisogna decretare un nuovo re al più
presto>>.
<<Hai ragione!>>.
<<In questo modo mentre tu esegui la missione, si avrà modo
di riscontrare il parere di tutti i regni e i borghi confinanti, in merito alla
tua proclamazione, ai fini di un nuovo impero contraddistinto dall’armonia e
pace sicura>>. Gli enuncia lei con dolcezza.
<<Non immaginavo di renderli partecipi già da ora, mi
emoziona sapere che dovrò diventare re e ancora di più di avere la benevolenza
di tutti>>.
<<Non temere Niccolò, l’importante è che i cavalieri abbiano
modo di divulgare la funzione importante della quale tu ti stai per addentrare in nome del reame>>.
<<Dici?>>
<<La gente di Etruria sarà ben lieta di designare a te la
predisposizione per divenire lucumone>>.
<<D’accordo allora, se mi parli così, voglio credere che le
cose possano andare in questo modo, grazie>>.
<<Sì, Niccolò, cosicché nel frattempo che tu sarai occupato
alla ricerca degli elementi, loro siano già in grado di esprimere l’opinione
concorde>>.
<<D’accordo Saturnia lo faccio subito>>.
<<Un momento Niccolò! … devi anche dire che gli elementi che
andrai a recuperare ti serviranno altresì per l’investitura a lucumone re di
Etruria>>.
<<Ah! si?>>.
<<Sì è quello il loro scopo!>>.
<<Ecco svelato finalmente il mistero degli elementi>>.
<<Prima di recarti a Urgon Zurhusrna devi essere in possesso
di tali elementi e una volta conquistato il favore di tutti si potrà concludere
l’investitura a lucumone di Etruria>>.
<<Va bene Saturnia ora gliene parlo subito, anche se devo
dichiararti che mi sembra di imporre loro una presenza forzata, una specie di
autoritarismo, non mi sento il diritto di prevaricare su tutto, non è nel mio
carattere>>. Asserì il giovane un po’ confuso dal fatto di doversi
imporre e quasi nominare da solo a lucumone.
<<Carissimo Niccolò qui non si tratta di imporsi sugli
altri, il fatto è che Etruria ha bisogno di un respiro puro, non preoccuparti
il tuo cuore pulito traspare attraverso lo sguardo e la gente lo ha appreso,
riesce a percepire che sei clemente e non un tiranno>>. Gli conferma lei.
<<Ne sei certa!>>.
<<Certo! E poi non dimenticare che tu sei stato scelto per
questa funzione, direttamente dalle forze indiscusse di Cassiopea>>.
<<D’accordo! D’accordo! … Mi hai convinto ora vado e
speriamo bene>>.
<<Andrà tutto bene vedrai>>.
Gioconda e felice volteggia nuovamente al di sotto del bavero del
farsetto di Niccolò, il quale rincuorato da lei si addentra nella sala dei
ricevimenti, per mettere al corrente tutti dell’avvenimento prossimo.
Capitolo quarantanovesimo
Nel frattempo …
proprio in quel preciso istante … dal cielo permeato di colori
plumbei si vede arrivare come per un prodigio Thetrys il meraviglioso
“Microraptor Gui” di sei metri di lunghezza con l’apertura alare di tre metri.
Si leva in aria concentrato a sorvolare i cieli di Statonia, ospitando sul
dorso il suo nuovo amico Tryunur figlio degli imperatori Thuhjnthial e Teyrha.
Il Microraptor Gui Esegue volteggi mirabolanti, conducendo
il futuro imperatore dirimpetto all’ingresso del palazzo Orsini, dove sa che
potrà trovare sostegno per la ricerca dei suoi genitori.
Un silenzio curioso cala fra la gente del borgo che stupita nel
notare tale creatura rimane a bocca aperta immobile, nella posizione in cui
erano prima del suo arrivo.
Dopodiché Thetrys fa chiaramente capire a Tryunur che per invocare
la sua presenza di nuovo, basta che lui pronunci il suo nome e all'istante si
sarebbe catapultato in suo aiuto.
La creatura e il giovane futuro imperatore si guardano negli occhi
con un’intesa sorprendente e si congedano ricambiando un buffetto sul dorso
della testa.
Thetrys maestoso e imponente con delicata eleganza che lo
contraddistingue si dissolve nel cielo svolazzando raggiante verso l’altura
della valle Maremmana.
Tryunur bussa al portale di palazzo Orsini dove ad accoglierlo
trova il solerte maggiordomo Cassio che lo accoglie vivamente. Cassio spiega a
Niccolò il motivo per cui il futuro imperatore di Falesia Pulum Huin si è
condotto lì, mentre lui si rende partecipe ad accoglierlo con tutti gli onori.
<<Benvenuto futuro imperatore Tryunur è un piacere sapere
che si vuole unire a noi>>.
<<Grazie a voi per l’accoglienza>>.
<<Ora miei audaci e fidi castellani, per fortuna vi trovo
ancora tutti qui. Ho da dirvi cosa molto importante e inoltre vi presento il
futuro imperatore di Falesia Pulum Huin. Lui è Tryunur il quale si trova qui,
per la ragione che anche a lui a causa di Zorhobos, sono stati rapiti con
l’inganno i suoi genitori, e con piacere si unisce a noi per lo stesso
fine>>.
<<Siamo lieti di fare la sua conoscenza e onorati di averlo
con noi>>. Risposero tutti.
<<Vi ringrazio infinitamente>>. Pronunciò Tryunur.
<<Ebbene … dovete sapere che per sconfiggere definitivamente
Zorhobos, bisogna che ci sia un re.
<<Un re?>>. Esplose curiosa Dafne.
<<Si insomma … un
lucumone che domini l’impero di Etruria a regime unico in equilibrio e
pace>>.
<<Sì! Niccolò e come facciamo a trovarne uno?>> Chiede
Egidio il cuoco.
Gli astanti si concedono un attimo di silenzio con lo scopo di
porre maggior attenzione.
<<Dunque, … Egidio e tutti voi ascoltatemi bene, … non mi
sarei mai sognato di avvicinarmi a questa onorevole carica, ma voi sapete che
mi trovo qui per un motivo inequivocabile, dove tra l’altro mi è stato
insignito questo compito>>.
<<Sì, lo abbiamo compreso e gradito>>.
<<Tuttavia mettiamo il caso che dovessi ottenere il favore
di tutti i sudditi di Etruria … >>.
<<Di sicuro già ce l’hai>>. Rispose Davide.
<<Emh! Ecco … tale parere si può ottenere solamente se
riuscirete a diffonderete fra le genti il motivo per cui svolgo tale missione
vitale, per il regno.
<<Certo lo faremo più che volentieri>>.
<<In questo modo avrò allora la possibilità di raggiungere
l’incombenza di divenire il prossimo lucumone del regno di Etruria se anche voi
siete d’accordo ?>>.
<<Ma certo! Niccolò sarà nostra premura cercare di avvisare
più gente possibile e avrai il nostro consenso a pieni voti felici di saperti
re>>. Disse Davide.
<<Grazie Davide! Grazie anche a tutti voi per la
comprensione. Nelle prossime ore sarò quindi occupato alla ricerca di questi
elementi, i quali sono importanti ai fini della mia investitura a lucumone re
di Etruria, dove prima di recarmi a Urgon Zurhusrna, se avrò conquistato il
favore di tutti potrete realizzare la proclamazione>>.
<<D’accordo Niccolò va pure tranquillo penseremo noi a far
divulgare la notizia>>. Gli disse sicuro Davide.
<<Sapevo di potermi fidare di tutti voi, e soprattutto è
importante sapere, che per primi voi mi riteniate persona giusta>>.
<<Sì, in effetti, noi ti consideriamo già come nostro fidato
e stimato re>>. Rispose il maggiordomo.
<<Non fatemi arrossire ora!>>
<<No dai non la
vogliamo mettere in imbarazzo, però sappia che da quando è qui la nostra
permanenza a Etruria è sempre stata vigilata dalla sua presenza, all’insegna
della comprensione e generosità, quindi sta sereno e va a cercare gli elementi>>.
Gli disse Cassio.
<<Grazie Cassio! Grazie a tutti voi, ci vediamo presto
allora e mi raccomando occhi aperti>>. Rispose lui grato di avere i suoi
castellani così fidati e complici.
Poco dopo …
in groppa al suo destriero assistito da Saturnia che come al
solito si è collocata antistante al suo farsetto, parte alla volta della
necropoli di Sileno per la ricerca degli elementi per l’incoronazione. Niccolò
imbocca la strada bianca per recarsi a Sileno dove proseguendo incontrerà le
pietre megalitiche interamente create su roccia nel luogo in cui all’interno ci
sono gli elementi.
Xritrio (ciondolo dorato), Xaxsyda (la corona australe), Xlonhe
(il blasone), Xyarho (mantello prezioso), Xydha (fionda dorata), Xyuynya
(giornea).
La giornata si è schiusa all’insegna di un quadro a tinte avio -
bianche - azzurre, dove il sovrano della volta celeste poggia sicuro incuneato
nella rientranza della valle Maremmana e il chiarore evidenzia il paesaggio che
luminoso si è risvegliato accompagnato da un nugolo di splendidi volatili che
sorvolano l’area con energia e vigore. Niccolò percorre il sentiero che conduce
alla porta della rocca e dopo circa duecento metri giunge alla necropoli del
Monte Rosello. Da lì cammina lungo il viottolo destro che sale sulla collina,
incontrando le numerose tombe, giunge al bivio e prende il sentiero di sinistra
che attraversa il ruscello.
L’imperatore di Urgon Zurhusrna
anche se è ben consapevole che non può contrastare più di tanto le
forze che guidano il prescelto, cerca in tutti i modi di rendergli difficoltoso
il suo proseguire.
<<Guarda Niccolò! … >>. Gli dice Saturnia.
<<Cosa c’è Saturnia?>>. Chiede lui.
<<Guarda! … Un brillantino di ghiaccio accompagnato da una
nuvola di vapore sulfureo poggiato su quel versante roccioso>>. Gli dice
lei preoccupata.
<<È vero, per fortuna sembra contenuto solo in quello
spazio>>.
<<No! Purtroppo ti sbagli Niccolò si allarga in tutta la
zona guarda>>.
<<L’area che circonda il percorso che conduce alla tomba di
Sileno appare tutta incorniciata da un estendersi di cristalli luminosi seguiti
da nuvole di vapore>>.
<<Osserva Niccolò!>>. Esclama la farfalla.
<<Cosa c’è ancora cara dimmi Saturnia>>.
<<Niccolò i brillantini generano una serie di percorsi
intricati, guarda>>. Gli dice lei.
<<Ops! … caspiterina! È vero, sarà difficile
oltrepassarlo>>. Attesta il giovane stupito.
<<Già anche secondo me, però credimi possiedi un’energia che
ti permette di tentare anche l’imprevedibile, quindi Niccolò, non ci rimane
altro da fare che provare>>. Gli risponde Saturnia cercando di
infondergli coraggio.
I brillantini di cristallo ghiacciato in un turbinio di movimenti
si espandono in altezza. Generando spruzzi alti quanto una via cava, di cui
alcuni addirittura il loro percorso crea un girotondo di volute da realizzare
una spirale di incroci glaciali, che si snodano e si muovono repentinamente.
Pertanto Niccolò nonostante la titubanza si arma del solito coraggio prova a
passarvi attraverso.
<<Saturnia ora tieniti ben salda>>.
<<Sì! Si! Niccolò>>. Rispose lei calma.
Si inoltra in quell’angusto passaggio, e nemmeno il tempo di fare
due passi che un fascio di ghiaccio gli si avvinghia addosso, ghermendole la
spalla, dove a momenti lo stesso prende in pieno Saturnia.
<<Accidenti! … ora riprovo piccola tieniti ben salda>>.
<<Si riproviamo>>. Gli risponde lei incoraggiandolo.
Il freddo che genera quell’area è a dir poco insostenibile. Il
giovane Niccolò muove un altro passo però sventuratamente l’eventualità di
riuscire a superare quella soglia senza rimanerne avvolti è ardua. Sia per il
freddo che sviluppano questi getti, sia per la consistenza degli spruzzi che
risulta davvero portentosa. A quanto
pare se si tenta di oltrepassare quella limite ti si abbarbicano addosso
raggelandoti a passo a passo e all’istante.
<<Oh! … Niccolò cosa facciamo adesso?>>. Gli chiede
Saturnia preoccupata.
<<Saturnia sai cosa ti dico … a questo punto, confido sulla
probabilità che Xharax possa generare come al solito un valido
portento>>.
<<Magari!>>
Ebbene se pur preso dal freddo Niccolò è mosso dalla necessità di
sopravvivenza e ansioso dall’aiutare Etruria, si accinge così a toccare
l’anello e come al solito spera in un suo sostegno.
Incredibile …
Xharax genera all'istante un impetuoso fascio di luce costituito
da risonanti effetti acustici da cui fa scaturire una possibile spaccatura
della coltre di ghiaccio. Con il risultato che il percorso di brillantini di
ghiaccio si sfalda e lo sviluppo del fascio di luce, si estende rotante
protendendosi interamente sul versante roccioso, al punto da delimitare la zona
e creare un varco in cui i due impavidi possono passarvi attraverso senza
correre il rischio di essere intaccati dal ghiaccio.
<<Wow! … Meraviglioso>>. Esclama Saturnia incuriosita
dall’espandersi del prodigio.
Niccolò si rianima, scrolla gli abiti di dosso che erano stati
aggrediti dal ghiaccio, si dà una ravvivata con le mani ai capelli e si
assicura che la sua fida Saturnia stia bene>>.
<<Come va? Stai bene piccola Saturnia?>>
<<Si! Si! sto benone.
Tutto apposto>>.
Il giovane si guarda attorno, per vedere se l’accesso alla tomba
sia praticabile e di possibile raggiungibilità e considera che dopo lo spavento
preso, sia semplicemente stupefatto del corso degli eventi. Tuttavia ringrazia
Aurinia per avergli donato Xharax che in quell’istante stava concludendo
l’emissione di luce e chiudere il simbolo del leone intarsiato d’oro inserito
al suo interno.
<<Saturnia come stai davvero è tutto apposto?>>.
<<Sì! Niccolò tranquillo è tutto apposto>>.
<<Bene! Proseguiamo allora prima di avere le vie di accesso
bloccate>>. Dichiara.
<<Si andiamo>>. Gli dice Saturnia accovacciata più che
mai sulle sue spalle.
Giungono a ridosso dell’ingresso della tomba di Sileno dove
sinceramente il giovane sperava allo stesso tempo di trovare Aurinia, ma
purtroppo non la vede. Muove il primo passo e tutto magicamente si illumina a
giorno, di un colore dorato, splendente, da far risaltare ogni cosa, ciascun
rientrante, qualsiasi anfratto, soprattutto quelle cavità con incastonato al
suo centro gli elementi.
<<Non c’è!>>. Esclama a voce alta Niccolò.
<<Chi non c’è>>. Gli chiede Saturnia.
<<Aurinia, … speravo di trovarla>>.
<<È improbabile poiché quando la presenza di una farfalla
dorata dell’ordine di Cassiopea è insieme al prescelto, l’altra deve rimanere
abbarbicata alla roccia Xzarlopea>>.
<<Ah! Ho capito>>. Esclama Niccolò.
<<Non possiamo interagire, sfumerebbe il prodigio di ognuna,
annullandosi a vicenda, di conseguenza se sei seguito da me, lei non può
comparire per non rischiare di sopprimere la propria energia>>.
<<Straordinario! Capisco, va bene Saturnia grazie per la
spiegazione>>.
<<Niente figurati! Mi auguro solo che tu sia comunque
contento della mia presenza>>.
<<Ma certo ci mancherebbe altro>>.
In ogni specifica rientranza ora si riesce a vedere bene cosa vi
sia racchiuso al suo interno, dove a quanto pare gli elementi questa volta non
svaniscono al suo passaggio.
Eccolo il ciondolo con sopra la soprascritta Xritrio,
con raffigurato il simbolo araldico
degli Orsini, dove attorno allo stesso, colori bronzei sfavillano, lasciando
sprigionare una luce intensa e dorata e un alone circolare che lo avvolge,
creando l’effetto evanescente al centro della pietra.
Ebbene il giovane Niccolò ora accenna ad avvicinarsi cercando di
toccarlo. E l’oggetto questa volta si svincola da solo dalla parete rocciosa e
si consegna a lui, alzandosi in aria direttamente, emettendo una brillantissima
luce evanescente, andandosi a collocare come per un prodigio nel suo collo
agganciato a una catenina dorata.
In seguito circa dieci passi dal lato opposto al centro di
un’altra pietra, incastonato a lei c’è la Corona dorata ingemmata di
pietre preziose, di cui soprascritta è Xaxsyda. Il giovane la tocca lievemente e con la
stessa aura del prodigio appena passato, gli si posiziona direttamente sul capo
brillando vivacemente.
Subito dopo si sposta alla sua destra dove Xydha la bella Fionda
dorata e pregiata è posizionata sopra un piedistallo di cristallo dorato.
Appena lui cerca di prenderla, questa prontamente si solleva in
aria e con un giro vorticoso si dirige verso la sua cintura congiungendosi
energicamente.
<<Incredibile hai visto Saturnia, quale incantesimo è così
potente da rendere possibile tutto questo?>>.
<<Beh, vedi Niccolò le forze indiscusse di Cassiopea
concretizzano tutto questo come dici tu e si muovono a tuo favore>>.
<<Splendido>>. Esclama lui nuovamente.
Due tre passi avanti e dall’altro lato del muro, al centro di
un’altra pietra compare il Mantello raffinato di cui mostra la scritta Xyarho. Nell’istante in cui si avvicina senza neppure
ci sia il bisogno di toccare nulla, il mantello si libra in aria e si va a
posizionare alle sue spalle, chiudendo il bavero con il prezioso brillante
profilato in oro come allacciatura a gemma.
La stessa cosa succede due o tre passi avanti nell’altro lato,
dove si trova questa volta il blasone di cui scritta è Xlonhe rappresentante
lo stemma degli Orsini di Statonia di cui protagonista figurato è un leone
rampante, metà dello stemma è bordata di rosso, argento, con fregi in oro sopra
l’anguilla e nel capo una rosetta rossa in fondo argenteo.
Il simbolo araldico degli Orsini Xlonhe è costituito dalla
riproduzione di un piccolo scudo che si va a collocare scomponendosi e
materializzandosi sulla schiena del mantello incastonandosi a esso come simbolo
reale.
In seguito percorrendo altri quattro o cinque passi dal lato
opposto, al centro e incastonato a un’altra pietra c’è la casacca con la
scritta Xyuynya che si mostra in tutto il suo splendore. Il giovane si avvicina e la blusa completamente
dorata genera un meraviglioso apparato scenico, dove prende piede un arabesco
di vapore che avvolge Niccolò in un crescendo, fra sfolgorio e movimento da
farlo volteggiare su se stesso più volte, dove avviene la fusione tra la
blusa, il mantello, il simbolo araldico, la fionda, il ciondolo, la corona, che
splendenti in un tutt’uno, di perfezione, esaltano del tutto il fascino
perfettamente indossato a lui.
<<Per mille farfalle!
Ma sei bellissimo. Sostiene con enfasi Saturnia.
<<Non essere così cortese Saturnia mi fai
emozionare>>. Le sussurra lui.
<<Non lo affermo così tanto per dire, è la verità>>. disse lei.
<<Va bene adorabile Saturnia>>. Le risponde Niccolò
dandole un piccolissimo buffetto sulle ali.
<<Che ne dici Niccolò ora è tutto pronto?>>.
<<Si direi che è giunta l’ora di rientrare, potremo renderci
conto se i cavalieri e gli altri sono riusciti a indagare sul parere di
eleggermi lucumone di Etruria>>.
<<D’accordo!>>.
Nello stesso tempo …
i dimoranti a palazzo Orsini tengono un contegno che rasenta un
chiaro segno di agitazione, per il ritorno sia di Niccolò, sia di Germano il
paggio, Paride e il Visconte Alderico di Velx, l’imperatore Hyon e le sue forze
di guardia, che si sono recati nel circondario per richiedere i favori del
popolo. E quindi attendono il responso della gente del borgo, i rioni
confinanti e dei dodici regni, in merito all’eventuale proclamazione di re
Niccolò.
Cassandra …
nel frattempo è stata preclusa a Urgon Zurhusrna poiché Matilde
vuole essere certa che sia l’unica prescelta da Zorhobos e cogliendola di
sorpresa l’ha ipnotizzata e condotta sull’isola. L’imperatore Hyon con le sue
guardie e assieme ai cavalieri della farfalla dorata, nel tempo che il conte
era in cerca degli elementi, si è recato per le vie dei dintorni cercando di
contattare quante più persone possibili volte ad appoggiare la proclamazione a
lucumone di Niccolò. Trovando di volta in volta un assenso alla sua ascesa al
trono, come sovrano indiscusso nel reame di Etruria, poiché consapevoli che
altrimenti siano perduti.
L’opinione fra le genti in merito al manto di ghiaccio che si sta
riversando a Etruria è univoca e quindi intuisce che bisogna affidarsi a
qualcuno per porre fine a questo misfatto, di conseguenza ripone pienamente la
fiducia in Niccolò. Zorhobos ha già sparso fin troppo timore dal blocco zirbhas
dove imperterrito e senza scrupoli ha condotto la sua ira lungo i margini
meridionali del monte dell’Uccellinia.
In realtà … dove sorge l’antico borgo sul litorale splendente di Telamon
la gente sgomenta, è corsa verso casa costretta a ritirarsi per via
dell’estendersi di ghiaccio. Quindi è propizia all’incoronazione di Niccolò
affinché si faccia luce sulla questione al più presto.
Alla rocca e all’intero borgo con la sua propaggine sul
promontorio roccioso, proseguendo ai bordi e in riva alle sue acque smerlate,
le chiatte di ghiaccio raggiungono livelli sconcertanti. La gente quindi già
spaventata di per sé appare favorevole a eleggere Niccolò volentieri.
Ad Aurinia felici di poter contare su un’amabile persona si
vedono d’accordo alla sua incoronazione.
Ugualmente sono favorevoli all’incoronazione i dimoranti di Caletra,
Curtum, Cusium, Faesulae, Falesia, Herbetum, Herculem, Lacum Prilem
trovandosi pienamente d’accordo.
Si mostrano elettrizzati dalla novità, alla quale sono chiamati a
far parte e ad approvare a pieno gli abitanti di Perusia, Popluna, Portus
Scabri, Rusallae; Samprugnano, Sena Iulia, Statonia, Suana, Tarxuna Vada,
Velathri, Velx, Castrum Viterbii.
I cavalieri e il suo seguito recandosi a Caere Tusna il
regno dei cigni, consapevoli che gli abitanti sono sconcertati della scomparsa
di Haonhace rapita da Matilde, spiegano in ogni caso agli abitanti la necessità
di proclamare Niccolò re. Pertanto e per fortuna trovano il loro consenso a
proseguire per l’incoronazione a pieno titolo.
Altresì a Falesia Pulum Huin il regno della primavera dove
gli imperatori Fhoroan e Fhyestel sono stati raggirati dopo che Matilde donando
loro un incanto di fiore potente e affascinante li ha ipnotizzati, beh
considerano che la gente sia pienamente consapevoli che ci voglia un
cambiamento. Davide domanda loro cosa ne pensano per la proclamazione a re di
Niccolò e di tutta risposta, si sente replicare che accettano benevoli il nuovo
lucumone.
Per quanto riguarda Lescanletem il regno della lungimiranza
dove gli imperatori Thuhjnthial e Teyrha sono stati circuiti da Matilde dopo il
dono di un colibrì, Davide si sente dire dalle persone del posto che comunque
il figlio Tryunur farà luce in tutta la faccenda, assieme alle forze che
dimorano a Statonia e nello stesso tempo si dimostrano felici di accogliere il
nuovo re.
Anche a Manjmarjntyur
Portus Scabri il regno della luna, l’imperatore Tyurhamyno fu rapito da
Matilde dopo averle fatto dono del ritrovato lunare, gli abitanti sono propensi
a far eleggere Niccolò nuovo lucumone, poiché il loro imperatore gli manca
moltissimo e sperano quindi di poterlo rivedere al più presto.
Giunti a Zelur Tezan Ois il regno della doppia via
dell’acqua, dove Zyxzyan l’imperatrice bambina è stata circuita da Matilde
attraverso il dono del cercatore di stelle, dunque anche qui dopo le dovute
spiegazioni di Davide appartenente all’ordine dei cavalieri della farfalla
dorata, gli abitanti sono pienamente
favorevoli all’incoronazione di Niccolò.
A Fossae Papirianae il regno dei falchi, dove gli
imperatori Zilaocapu e Tatya sono stati raggirati dopo il dono dell’esemplare
falco della regina, la gente del posto rilascia il beneplacito
all’incoronazione.
A Tarxuna Zec Mlax il regno dei volanti dove gli imperatori
Zixhjlar e Zilcanea sono caduti nella trappola di Matilde in seguito all’aver
ricevuto in dono il sistema di irrigazione. La gente si è vista costretta ad
adottare il sistema di Zilcanea, librandosi in volo alla ricerca della verità
diretti chissà dove. Infatti, al loro arrivo non vi trovano nessuno, mentre con
stupore li scrutano svolazzare in cielo.
<<Chissà dove si sono diretti>>. Si chiede Davide.
Proseguendo per il borgo di Tarxuna Zec Mlax ai fianchi di un
viottolo trovano una nonnina appoggiata alla balconata della sua casa che
serafica sentiva l'odore della fragranza del gelsomino spargersi nell’aria
circostante. Rimasta sola nel borgo. Con un viso dolce e l’aspetto grazioso, si
mostra del tutto pensierosa. Si era trattenuta lì perché da quando il suo
defunto marito è andato a miglior vita lasciandola sola, non se la sente di
lasciare nemmeno per un minuto la sua casa. Purtroppo è non vedente, per lei è
praticamente impossibile muoversi liberamente in aria. Oltretutto ignara di
quanto stava accadendo, non si è spostata.
Molto probabilmente dalla fretta, gli abitanti si sono
completamente scordati di lei, visto che solitamente è sempre disponibile e
prodigo nell’offrire un aiuto per le necessità alle quali la nonnina non può
adempiere da sola.
<<Buon giorno Lisa>>. le dice l’imperatore Hyon
conoscendola attraverso la sua storia.
Lisa, infatti, un giorno, si era recata da Haonhace per farsi
predire gli eventi dei quali l’imperatrice era riuscita a prevedere se pur
disastrosi e dannosi per la donna, dove a seguito di un evento increscioso ha
perduto la vista. Successe che rimase implicata in una sventura ai bordi di un
precipizio da dove lei salvando la vita a un giovane ne ha subite le
conseguenze. Un’avversità del tutto imprevista a causa di una pianta misteriosa
che rilascia un’essenza velenosa che le è penetrata negli occhi. Lisa fu
costretta ad accettare il fatto di non vedere più. Ecco perché stimata e amata
da tutti perché a seguito di quell’episodio fu considerata un’eroina.
<<Mah! … questa voce appartiene all’Imperatore Hyon?>>
Esclama la donna stupita di sentirne la voce.
<<Si cara Lisa sono io>>.
<<Dolcissimo imperatore Hyon buon giorno. Qual buon vento la
porta da queste parti?>>.
<<Graziosa Lisa come sta?>>.
<<La prego si avvicini imperatore>>. Gli dice la
nonnina con una voce flebile.
L’imperatore Hyon uomo di cuore e benevolo verso tutti si avvicina
a Lisa delicatamente. Come l’imperatore si avvicina la donna allunga la mano
rivolta al suo volto e gli porge un amabile carezza.
<<Volevo sentire la sua presenza imperatore e accertarmi che
fosse veramente lei. Con piacere confermo che la sua amabile persona anche se
non ho la possibilità di vederla, lascia trasparire un’aura di benevolenza che
non lascia dubbi sull’identità>>.
<<Ma mi dica cosa sta accadendo percepisco nell’aria un
brusio di disagio>>. Sostenne l’amabile Lisa.
<<Siamo qui dolce Lisa per chiedere agli abitanti di Tarxuna
Zec Mlax se è d’accordo all’incoronazione a lucumone per regnare a Etruria a
favore del conte Orsini di Statonia, per contrastare la venuta dello spirito
delle influenze negative>>.
<<Oh! Sì, ne ho sentito parlare, credo fermamente che siano
tutti d’accordo in proposito, li avete incontrati già e informandoli vi hanno
risposto di si vero?>>. Gli domanda la nonnina.
L’imperatore per non recare inquietudine alla donna le fa capire
che ha già sentito tutti e le risponde che hanno dato il consenso, sperando in
cuor suo che anticipandolo sia il giusto volere di Tarxuna Zec Mlax.
<<Si certo! Tuttavia Lisa la prego di unirsi a noi, la
porteremo a palazzo Orsini per l’incoronazione>>. Le dice l’imperatore
Hyon.
<<Non per contraddirla imperatore … ma deve sicuramente
venire a prendermi la damigella Ztrisy che di solito si occupa di me>>.
Rispose Lisa.
<<Lisa devo comunicarle che l’ancella Ztrisy si è dovuta
assentare per andare dai suoi genitori, pertanto si fidi di me, la condurrò
volentieri a palazzo d’accordo>>. Assicura l’imperatore Hyon cercando di
non far trapelare la verità.
<<Va bene allora! Mi fido di lei imperatore>>. Rispose
serena la nonnina.
Il gruppo si sposta ora sperando di incontrare presto la gente di Tarxuna Zec Mlax per il riscontro, sperando almeno che non siano in pericolo.
Capitolo cinquantesimo
Con il prodigio …
che Zilcanea ha donato al suo popolo, di librarsi in volo nelle
situazioni di pericolo qualora ve ne fosse l’esigenza, era certa che
l’avrebbero seguita in quella decisione. In poche parole li ha incoraggiati a
schierarsi per la giustizia. All’unisono determinati e coraggiosi si sono convogliati
a raggiungere il palazzo Orsini, alla ricerca della verità. Decisi a
collaborare per la cattura dello spirito delle influenze negative assieme al
conte e ai cavalieri. Ed ecco che il popolo di Tarxuna Zec Mlax giunge a
palazzo dove ad accoglierli c’è il fido maggiordomo Cassio che come sempre si
accinge a fare gli onori di casa.
Nello stesso momento …
Il gruppo disposto a fare l’indagine per le approvazioni giunge
poi A Velathri Zix il regno dell’arte, degli imperatori Hjlarou e Hynoial
raggirati da Matilde con il dono del disco cromatico. E notano che vi è lo sgomento della sua gente dove non si
da pace e non sa più che fare, di conseguenza con l’arrivo dei cavalieri della
farfalla dorata sentendosi protetti si vedono in dovere di appoggiare l’elezione
di Niccolò.
Un trionfo di suggestione unita a un sentimento comune di rivalsa
sul male ha coinvolto tutta la gente di Etruria a dare il consenso
all’incoronazione di Niccolò. I cavalieri e il seguito che hanno preso parte
alla missione si vedono soddisfatti. Dopo aver invitato i componenti dei vari
regni a palazzo per l’incoronazione che si terrà l’indomani al sorgere del sole
a Statonia, se ne tornano contenti a palazzo per attendere l’arrivo di Niccolò.
Nel frattempo Zorhobos …
esulta, finalmente il suo piano sta avanzando dilagando a più non
posso l’estesa di ghiaccio, al più presto vuole ottenere il suo scopo. Di
conseguenza fa portare davanti a se gli imperatori e le donne racchiuse in
gabbie cristallizzate di ghiaccio, compresa Aurora.
Ridigulfo vr tzeito dh ipaicre hul cixntro Tyrhiaminzio.
Ridigulfo va subito a chiamare il ministro Tyrhiaminzio.
Gli dice Zorhobos.
Tzeito.
Subito.
Gli risponde Ridigulfo.
Amche naho tatre.
Eccomi mio signore.
Risponde Tyrhiaminzio.
Tyrhiaminzio screnga matnten el leitione hegirnat.
Tyrhiaminzio esponga nuovamente la situazione aggiornata.
Trequea limaprente Zorhobos, neque dhaitam na mutro cuhpset ell
limaprinci Xunerya, Fhyestel, Zyxzyan, Teyrha, Tatya, Zilcanea, Hynoial c sc hul varto uchun xelitatio Tjura e
Haonhace, dis
shitno nigrda zli limaprent plieice dhaitam Fhoroan, Thuhjnthial,
Tyurhamyno, Zilaocapu, Zixhjlar, Hjlarou c sc hul varto uchun xelitatio
Krankru.
D’accordo imperatore Zorhobos. Allora abbiamo al nostro cospetto
le imperatrici Xunerya, Fhyestel, Zyxzyan, Teyrha, Tatya, Zilcanea, Hynoial e
con il loro regno ghiacciato Tjura e Haonhace.
Per quanto riguarda gli imperatori invece abbiamo Fhoroan,
Thuhjnthial, Tyurhamyno, Zilaocapu, Zixhjlar, Hjlarou e con il regno ghiacciato
Krankru.
Aix tan snro qittai Tyrhiaminzio menreco zli limaprent Ximohmlax, Xhyla, Tryunur e Hyon, ic
ania?
Ma non sono tutti Tyrhiaminzio mancano gli imperatori Ximohmlax,
Xhyla, Tryunur e Hyon, come mai?
Amch vror snolom limaprente shauto, Ocrasia Ati net limbrael tr
slarger hi scaneiza uchreare zli limaprent
Ximohmlax e Xhyla, Hyon e Tryunur plieice ein ta muh doch taino.
Ecco vede sommo imperatore assoluto, Ocrasia Ati è improbabile da
scorgere di conseguenza recuperare gli imperatori Ximohmlax e Xhyla, Hyon e
Tryunur invece non si sa dove siano
A quel punto Zorhobos si adombra e irritato più che mai sente un
forte senso di collera che lo pervade, conducendolo ad accendere fulmineamente
la sua ira all'istante, distribuendo a destra e a manca ordini in merito al
procedere per dare un significato concreto alla sua ascesa.
L’uomo per metà di ghiaccio si reca al blocco zirbhas e comincia a
sfoderare quanta più forza ha in corpo, per invalidare di ghiaccio tutto quello
che può nel giro di poco tempo.
Le imperatrici … Xunerya, Fhyestel, Zyxzyan, Teyrha, Tatya,
Zilcanea, Hynoial, Tjura e Haonhace, vengono immediatamente piazzate in un apposito contenitore
cilindrico, serrato ermeticamente privo di uscita, per realizzare le intenzioni
di Zorhobos qualora lo desideri.
Deciderà poi l’imperatore se farlo riempire di acqua e congelare
lentamente la persona che vi è all’interno. Lo scenario a suo dire è al massimo
del divertimento. Poiché fa posizionare tali contenitori in circolo nella sala
del trono, in modo che tutti possano vedere la lenta e patita trasformazione.
Vale a dire come dallo stato di visibile bellezza, si possa passare a una
condizione eterea, del tutto ineffabile e glaciale, in una totale evoluzione
vitale dove si diviene elevatissimi fautori di Urgon Zurhusrna.
Ogni imperatore invece viene collocato all’interno di globi di
ghiaccio chiusi ermeticamente, posizionati sopra un piedistallo, dove basta la
minima inclinazione per dare il via a un meccanismo di distruzione a effetto
domino, di cui il ghiaccio diverrà autorevole protagonista di una
rappresentazione a comando che ha davvero dell’inverosimile.
Qual ora il malcapitato si dovesse muovere anche solo di
pochissimo, genera immediatamente un’espandersi di ghiaccio che si connette fra
tutti i globi adiacenti, da cui basta un soffio, una qualsiasi mossa, per
generare la realizzazione finale di completo congelamento degli stessi. I
poveri imperatori sono sistemati a gambe e braccia aperte, per fare in modo che
il momento della stanchezza fisica sia più favorevole all’accrescere di
ghiaccio. Di conseguenza possa avere luogo in breve tempo e incida su di loro
velocemente, indotti quindi loro malgrado, a tenere un portamento rigido e del
tutto immobilizzato per evitare che ciò accada. Tutto si cristallizza in breve
tempo.
Contemporaneamente …
minutissimi cristalli gelidi si materializzano e scompongono per
riunirsi in tutto il regno di Etruria. Sembra siano impossibili da quantificare
e vedere dove vanno a posizionarsi.
Un tonante fragore sta per permeare interamente di ghiaccio tutto
il territorio. La lastra di ghiaccio che ricopre i fiumi, forma una solida
coltre cristallina a pelo dell’acqua.
I borghi e le case stanno lentamente prendendo le sembianze di un
paese volto all’innaturale, dove una patina screziata avanza serpeggiando
imperterrita, impregnando tutto ciò che incontra trasformandolo in un flagello
di ghiaccio del tutto spaventoso.
Sembra tutto perduto!
Fintanto che …
Niccolò motivato e fiero della nuova tenuta accompagnato dalla
fedele Saturnia è costretto a divincolarsi fra labirinti di ghiaccio e impervi
percorsi dove a volte pare non ci sia via di uscita. Durante il tempo in cui a
quanto pare non gli rimangono altro da fare che cercare di superare ugualmente
quei percorsi, con l’aiuto del suo amabile destriero, che capace come sempre
riesce a trovare la via del ritorno nonostante gli impedimenti.
Sopraggiungendo
nuovamente a palazzo spera di trovare l’assenso dei regnanti di
Etruria alla sua ascesa a lucumone. Avvolto in un’aura dorata che sfolgora al
di sopra di lui, Niccolò si addentra a palazzo, dove nel vederlo tutti
rimangono a bocca aperta.
La giornea dorata, il mantello con il simbolo araldico, la fionda,
il ciondolo, la corona, che indossa da vero re, si mettono in evidenza,
risplendendo in un fascio luminoso dorato, dove al solo muoversi si genera
accanto alla sua figura un alone da creare un tutt’uno di perfezione
esaltandone del tutto il suo influsso perfettamente sinuoso e incantevole.
<<Per mille farfalle ma li vedi come ti guardano, sembrano
incantati?>>. Gli dice Saturnia.
<<Si! Si! Sono emozionato non lo nego. Lo vedo Saturnia, non
essere sciocca a sottolinearlo mi fai arrossire>>. Gli dice il giovane
dandole un curioso buffetto.
<<Sai che io scherzo>>. Gli dice caracollandole vicino
raggiante.
Ad accoglierlo, infatti, ci sono oltre i castellani e i cavalieri
della farfalla dorata rimasti, anche Paride, il Visconte Alderico di Velx,
Tryunur del regno di Lescanletem,
Lisa di Tarxuna Zec Mlax, l’imperatore Hyon e le sue forze di guardia con il
responso della gente del borgo dei rioni confinanti e dei dodici regni.
<<Buon giorno a tutti voi mi fa piacere rivedervi>>.
Dice Niccolò emozionato
<<Oh! … Maestà … anche noi siamo felici per il suo ritorno
buon giorno Niccolò>>. Rispondono in coro estasiati.
<<Su! Non tenetemi sulle spine ditemi vi prego come è
andata?>>. Chiede rivolto a Davide.
<<Ecco … Niccolò, dato che a Telamon la gente è sgomenta
dell’estendersi di ghiaccio è tuttavia propizia alla tua incoronazione affinché
si faccia luce sulla faccenda al più presto>>.
<<Bene>>.
<<Ad Aurinia sono soddisfatti di poter contare su un’amabile
persona, quindi si vedono d’accordo>>.
<<Sono felice non credevo la gente dei borghi mi
conoscesse>>. Asserisce Niccolò.
<<E invece ti devi ricredere poiché sono favorevoli alla tua
incoronazione anche i dimoranti di Caletra, Curtum, Cusium, Faesulae, Falesia,
Herbetum, Herculem, Lacum Prilem, di Perusia, Popluna, Portus Scabri, Rusallae,
Samprugnano, Sena Iulia, Statonia, Suana, Tarxuna,Vada, Velathri, Velx, Castrum
Viterbii>>.
<<Davvero straordinario! Incredibile non ci credo>>.
Pronuncia Niccolò
<<E invece è tutto vero>>. Gli dice Cassio il
maggiordomo.
<<Per quanto riguarda i dodici regni piuttosto?>>.
Chiede ancora il giovane.
<<Beh! Per quanto riguarda Caere Tusna il regno dei cigni
per fortuna ha dato il loro consenso a proseguire nell’incoronazione a pieno
titolo.
<<Oh! Bene>>.
<<Anche a Falesia Pulum Huin il regno della primavera,
considera che la gente sia consapevole che ci voglia un cambiamento>>.
<<Bene>>.
<<Per quanto riguarda Lescanletem il regno della lungimiranza, la gente si dimostra contenta di
accogliere il nuovo re>>.
<<Incredibile e invece a Manjmarjntyur Portus Scabri il
regno della luna come l’hanno presa?>> Chiede Niccolò rivolto al
cavaliere che gli stava dando un’illustrazione dettagliata in merito alle
adesioni della gente del circondario.
<<Beh, gli abitanti di Manjmarjntyur Portus Scabri sono
propensi a farti eleggere nuovo lucumone>>.
<<Pazzesco!>>.
E invece a Zelur Tezan Ois il regno della doppia via dell’acqua,
gli abitanti sono favorevoli?>>.
<<Si Niccolò>>.
<<A Jsveita invece?>>. Chiede Niccolò.
<<Beh, Niccolò il regno del giorno dopo è stato ghiacciato
completamente, come fra l’altro so che ha fatto altrettanto con Aegylon Zecvers
il regno del giusto fuoco, l’imperatore Zorhobos. Mentre lo sa anche lei che
Ocrasia Ati è praticamente irraggiungibile, non si sa mai la sua locazione
esatta e in modo particolare in quale tempo possa approdare con la sua
compagine a terra e dove>>.
<<Bene. Ho capito>>. Dice Niccolò pensieroso.
<<A Fossae Papirianae il regno dei falchi, la gente del
posto rilascia il beneplacito all’incoronazione>>.
<<Oh! Bene>>. E ditemi … la gente del regno di Tarxuna
Zec Mlax?>> Chiede Niccolò.
<<Beh, ecco la sorpresa, i Tarxunesi, il regno dei volanti
adottando il sistema di Zilcanea librandosi in volo, sono pervenuti a palazzo
Orsini dove al momento si vedono radunati nei nostri sotterranei>>.
<<Spettacolo! Bene così siamo veramente in tanti a
osteggiare le forze delle influenze negative, voi non sapete nemmeno che
energia mi state donando>>. Disse Niccolò.
<<Lo sappiamo. Lo sappiamo Niccolò anche per noi è una
gioia>>. Rispose Davide.
<<Anche a Velathri Zix il regno dell’arte, appoggia la tua
proclamazione>>.
<<Perfetto … sono entusiasta ed emozionato allo stesso
tempo>>.
<<Un vero plebiscito Niccolò. la gente di Etruria
all’unanimità appoggia la tua ascesa e come vedi non esiste nessun impedimento
affinché non si possa realizzare la tua incoronazione a lucumone>>. Disse
Davide.
<<Sono elettrizzato da tanta partecipazione e allo stesso
tempo felice di avere ottenuto la piena approvazione alla mia ascesa da re, vi
ringrazio tutti e spero vivamente di farvi onore con i poteri che mi
assegnerete>>.
<<Miei prodi cavalieri, nobili e saggi presenti vi porto a
conoscenza che questa notte ci ritireremo alla veglia prima dell’investitura a
re del conte Niccolò>>. Disse Davide
<<Si! Si! E cosa si farà di preciso?>>. Chiese
Lanfranco.
<<Ci dedicheremo alla meditazione dove Niccolò considererà
le gioie e le incombenze che gli converranno dal momento dell’accettazione a
divenire re>>.
<<Bene Davide. A che ora dobbiamo presentarci
domani>>. Domandò Lanfranco contemporaneamente a Cassio interessato
all’eventuale sveglia di ognuno.
<<Guardi Cassio disponga prima di tutto dei preparativi,
affinché sia tutto apposto ai fini della solennità in atto e in seguito
l’orario della cerimonia è previsto per le nove del mattino>>.
<<D’accordo Davide sarà fatto>>.
Ed ecco …
giunto il giorno dell’incoronazione inaugurato con il rintocco
delle campane, che con il loro segnale danno rilievo al momento regale, che sta
per aver luogo presentandosi di estrema importanza per il regno di Etruria.
Tutto il paese è in fermento ...
la gente è felice di accogliere il futuro re e con giubilo elogia
la sua persona a essere leale, fida e giusta in un percorso di accoglienza di
tutto rispetto.
Il borgo di fatto appare attorniato da una luce fulgente e vivace.
Mostra le sue vie adorne e ingentilite di fregi, corone di fiori e decorazioni.
I vicoli, le stradine rifulgono di ghirlande di ginestre appese
alle finestre, mentre splendide corolle dalle molteplici colorazioni spargono
profumazioni aromatiche.
Pregiati nastri di tessuto colorato, decorano il tratto di strada
che dovrà percorrere il re con il suo seguito in un alternarsi di letizia.
Mentre …
addirittura in alcuni vicoli vi sono posti in ogni angolo piccole
banchine adorne di fiori, con ogni prelibatezza
per consentire agli astanti che non riusciranno a entrare a palazzo, di
beneficiare comunque di un ristoro a lode del re.
Lungo la strada si incrociano antichi viandanti, si odono
vocalizzi e musiche, i paesi confinanti saranno partecipi con giubilo a questa
solenne cerimonia.
Le viuzze le strade, le vie, si fanno vedere ospitate da cavalli,
da ambulanti con abilità di antichi mestieri, da musicanti che producono note
carezzevoli, da danzatori che mostrano gioiosi balletti, da attori che nei
cortili rivelano ai bambini, storie di nobili valorosi.
Gli astanti giunti da ogni dove si raccolgono nella stupenda
Cattedrale dalla facciata barocca, fiancheggiata sulla sinistra dal campanile
dalla lavorazione finemente generata dal tufo.
Un raggruppamento di elettori è sopraggiunto a Statonia perfino da
Laurentius. Un piccolo borgo medievale situato in mezzo al verde rigoglioso, in
una posizione da cui è possibile osservare interamente le stupende colline
Pisane che si estendono sulla valle, da cui fiume Tora domina il territorio.
Sono giunti fin qui per rendere omaggio al re portandogli in dono
prodotti tipici come Ricotta di pecora
Toscana – Pancetta arrotolata e Cinghiale speziato.
Gente di Favulia un lieto borgo che sorge sulle colline Pisane a
sinistra del fiume Era porta alacremente una scultura di legno di rara bellezza
per porgerla in dono al re.
È giunta la plebe e nobiltà di Arisa in provincia di Castrum
Viterbii, una cittadina ridente collocata su un’altura che domina la valle da
cui fiume Paglia muove le sue acque, dove si può notare la torre dell’orologio
che spicca all’esterno della cinta craterica del lago di Bolsena a cavallo fra
il Lazio e la Toscana. Ricolma di luoghi interessanti. Vista l’abilità nella
lavorazione, i suoi abitanti portano in dono al nuovo re delle bellissime
ceramiche.
La gente di Aquilam porta al suo re reperti archeologici di gran
valore.
Gli abitanti di Arretium gradevole cittadina sviluppata nei
dintorni di un pendio collinare accerchiato da un bassopiano, porta in dono dei
metalli preziosi.
I residenti del borgo di Biturgia città natale del pittore Piero
della Francesca, estende il suo territorio al confine sud-orientale della
Toscana, portano cesti di ghiottonerie di ogni tipo.
I dimoranti di Chamars da dove il suo lago ai confini fra Sena
Iulia e Perusia si mostra circondato da basse colline di un verde rigoglioso,
portano dell’ottimo pesce.
Gli abitanti di Mutianum Castrum dove il ponte del diavolo mostra
una spettacolare visione da cui domina la valle sulla strada in cui Fiume
Serchio a Luca, si accingono a porgere in dono al re canestri ricolmi di
castagne.
I cittadini di un piccolo paese sulle splendide colline di
Herculem immerso nel verde della macchia mediterranea di nome Piscinas, porta
in dono per il nuovo re dei barili di pregiato olio.
Si è presentata a Statonia una frotta di gente proveniente dalle
“Strade del Vino” di Etruria.
Dove incantevoli itinerari si snodano attraverso il territorio
Toscano da cui vanta una caratteristica particolare e pregiata.
Questi paesi emergono, di fatto, nella produzione di ottimo vino,
grazie alle sue terre denominate dolci colline, nelle quali numerosi vigneti
producono vini bianchi e rossi dal gusto singolare e pregiato.
Terre immerse in scorci di panorama incontaminato e borghi
medievali di rara bellezza, esaltando ognuno il loro squisito prodotto
vinicolo.
In realtà, le quattordici strade del vino nelle terre di Lunigiana
ricche di storia e bellezza partono da Ponte Tremulus fino a arrivare a
Vaccareccia.
Ponte Tremulus località posizionata a ridosso tra la Liguria e
l’Emilia in cui sorge ai piedi dell’Appennino tra montagne che rasentano i
duemila metri, al centro di una conca che abbraccia l’ampio territorio delle
valli su cui scorre Fiume Magra e dei torrenti Verde e Gordana.
Si collega alle regioni confinanti tramite i passi della Cisa, del
Bratello, Cirone e del Rastrello, considerata città del libro, per via dei
baratti fra librai alle fiere dove l’evento stesso in un breve lasso di tempo
assunse caratteristiche vistose e di sicuro prestigio, divenendo un luogo
determinato di scambio e divulgazione davvero significativa per tutto il
territorio.
Ecco che Ponte Tremulus considerata la chiave e porta della
Toscana, designa l’itinerario delle strade del vino di cui si passa attraverso
Fosdinovo per giungere a Montignoso.
Per mezzo di messaggeri portavoce la sua gente si è riunita per
giungere fino a Niccolò re di Etruria percorrendo congiuntamente tale tragitto
con i doni relativi alle loro terre.
Invece si incontrano borghesi di Filattiera che si prodigano a
offrire al re la spalla cotta dal color rosa e dal profumo speziato.
Giungono a Statonia i borghesi di Capanne portando del miele.
Spettatori di Carrara con orgoglio donano marmi pregiati.
Gente di Castelpoggio paese che sorge sulle pendici delle Alpi
Apuane, porta testaroli e salsicce.
Gente di Castiglione e di Ceserano, giunge entusiasta di donare a
Niccolò re di Etruria prodotti tipici.
I cittadini di Gragnana splendido paese circondato da boschi di
castagne, porta in regalo le erbe selvatiche dal grande valore medico e
nutrizionale.
I borghesi di Merizzo cittadina ridente situata nelle terre di
Lunigiana in una posizione soleggiata al centro della valle, da cui primeggia
con i suoi accessi a volta di collegamento interno tra le sue case di pietra.
Posta a ridosso delle terre confinanti Villafranca, nel luogo in
cui si dice che esista la quercia detta Morian dal fascino misterioso, di cui
si proferisce che è un punto di ritrovo insediato da ammaliatrici protette
dagli spiriti della notte che girovagano sottoforma di draghi, serpenti e
figure fantastiche.
I suoi cittadini onorano il nuovo re con un tripudio di canestri
ricolmi di fragole, primizie di bosco e olio extra vergine di oliva dal
retrogusto piccante e leggermente amaro decisamente pronunciato.
I cittadini provenienti da Mirteto piccolo borgo adagiato sui
monti Pisani porta in dono il prezioso mirto.
Altrimenti gli abitanti di Quercia un borgo che sorge lungo la
strada per Olivola, dove a Gennaio dal campanile della chiesa scende la calza
della befana più grande del mondo, portano contenti la conchiglia del
pellegrino al nuovo re.
I cittadini provenienti da Ulmeta un paese che ospita
l’insediamento fortificato da cui primeggia la torre di forma rettangolare a
difesa del borgo, custodita nella sua selva del bosco sacro, hanno ritrovato
molte statue e con piacere ne portano in dono al re due e altrettanti oggetti
realizzati in vimine intrecciato come ceste e gerle.
I castellani di S. Terenzo un borgo marinaro situato tra le due
insenature limpide della Venere Azzurra e della baia Blu. Circondato da colline
lussureggianti da cui si erge su uno sperone roccioso attorniato da angoli di
paradiso mostrando litorali coste e lidi di magnifico splendore. In cui dimora
la pace incontrastata custodita e vegliata costantemente dal mar ligure. Si
spingono felici a Statonia portando in regalo pesci prelibati.
Gli abitanti del luogo definito per eccellenza il golfo dei poeti
per la splendida facciata suggestiva che regala La Spezia, considerato rifugio
ideale per scrittori, romanzieri, studiosi e artisti.
I signori del castello portano in dono bouquet di freschissime e
deliziose rose in un carosello di rappresentazioni floreali tanto da esaltarne
l’ammirazione da parte degli spettatori, grazie ai colori seguiti dalla deliziosa
fragranza che spargono.
Fra gli astanti ci sono anche borghesi di Solegnanum cittadina
circondata da boschi rigogliosi sul crinale del Monte d’Arma che allegri
portano in omaggio dell’ottimo vino derivato dai loro vigneti.
I cittadini di Turano in provincia di Massa Carrara portano in
regalo in un’esplosione di ceste di vimine con funghi e frutti di bosco.
I borghesi di Vaccareccia portano in omaggio con entusiasmo i
miceti del loro territorio.
E per ultimo ma non per incanto ci sono i rappresentanti dei regni
di Etruria riuniti per presentare i loro encomi al nuovo re.
Precisamente, gli abitanti di Caere Tusna offrono al re un
meraviglioso esemplare di cigno.
I residenti di Falesia Pulum Huin portano fieri meravigliosi
bouquet di fiori di una bellezza indescrivibile.
La gente di Fossae Papirianae porta su trespoli due esemplari di
falchi pellegrini.
La gente di Lescanletem regala al re l’Uccello del Paradiso della
Nuova Guinea.
La moltitudine di persone di Rasenna Manjmarjntyur - Portus Scabri
dà in dono il cerchio della luna, uno strumento di pregiato valore per
percepire ogni fase lunare.
Gli abitanti di Tarxuna Zec Mlax hanno pensato di portare
dell’ottimo miele.
I cittadini di Velathri Zix sono fieri di regalare al re i libri
delle acquisizioni di nozioni.
I borghesi di Zelur Tezan Ois porta in dono un astrolabio per
avere sempre sotto osservazione la posizione dei corpi celesti.
Gli astanti tutti si predispongono a mettersi vicino alla
cattedrale con lo spirito ricolmo di giubilo felice di esultare per il nuovo
re. Lo stile barocco che determina l’interno della cattedrale si mostra del
tutto misurato e la navata unica con cappelle laterali esibisce varie opere
d’arte di sicuro rilievo.
Ecco …
che da ultimo giungono in processione a cavallo gli elettori e i
loro invitati marciando davanti al futuro re che procede sotto un baldacchino
portato da dieci scelti di Statonia.
Di fronte
il quale i cavalieri della farfalla dorata cavalcano con la spada
custodendo il ciondolo, lo scettro e la corona. Lo segue … la corte, … il corpo
di guardia, … gli accompagnatori del sovrano … e gli elettori.
La giornata si mostra permeata di una luce del tutto fulgente, di
cui sovrano del cielo si presta a espandere il suo brio nella valle Maremma a
coronamento dell’evento. Invece la processione giunge raccolta davanti alla
Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, colma di elettori che benediranno il
futuro re.
Ed ecco che …
Niccolò dunque entra in chiesa accompagnato dalla corte che si
mostra sorvegliata da guardie impettite con l’uniforme da cerimonia. A quel
punto gli elettori conducono il futuro re all’altare. Il giovane
emozionatissimo appare estasiato da tanta considerazione.
Dove c’è chi gli stringe la mano, chi lo acclama, chi vuole una
parola di cuore, sentendosi gli occhi di tutti puntati addosso con benevolenza
e ammirazione, non può fare a meno di considerare la gradevole situazione che
si è venuta a creare.
Saturnia sorpresa di tanto giubilo gli si è posizionata a ridosso
del farsetto nella parte centrale per ammirare tutto quanto al meglio.
<<Hai visto che moltitudine di persone volte a renderti
omaggio Niccolò?>> Gli chiede Saturnia con un sorriso.
<<Si Saturnia è davvero incredibile>>. Gli risponde
lui accarezzandogli leggermente le ali.
A un certo punto fra la folla Niccolò si accorge di un paio di
occhietti vispi che trepidano un suo sguardo e si avvicina. Si tratta di
Cirillo il piccolo paggio nominato da Niccolò che con stupore guarda ammirato
il conte che sta per essere eletto re. Niccolò si blocca e con lui tutto il
seguito, si inginocchia lentamente e avvicinandosi a Cirillo gli parla.
<<Buon giorno cavalier Cirillo come stai?>>. Gli dice
affettuoso Niccolò con un buffetto sulla guancia.
<<Acc … C … c … onte …emh! … re … buon giorno … ma lei mi ha
riconosciuto?>>. Rispose facendo un attimo di pausa, emozionatissimo
Cirillo.
<<Certo Cirillo>>.
<<Sto bene grazie>>.
<<Devi sapere Cirillo che difficilmente dimentico un amico e
i tuoi occhi mi facevano chiaramente capire che avresti voluto conferire con me
o mi sbaglio?>>.
<<Ha visto giusto come al solito e la ringrazio per questa
sensibilità. Sono contento che lei si sia fermato ho da dirgli cosa
importante?>>. Gli dice il bimbo con occhietti vispi e brillanti.
<<Dimmi allora Cirillo ti ascolto come sempre con piacere lo
sai>>.
<<Ecco emh! … conte … anzi … no … re … di Etruria … volevo
semplicemente dire che i cavalieri mi hanno insignito l’incarico di eseguire in
nome dell’ordine della farfalla dorata e davanti al pulpito, un poema di buon
auspicio in suo onore, ma volevo essere sicuro di non mancarle di
rispetto>>.
<<oh! Bene ma cosa dici Cirillo perché mai dovresti mancarmi
di rispetto?>>.
<<Ecco vede … perché ora lei diverrà re e so che ricoprirà
una carica importantissima>>.
<<Cirillo guarda che anche se diverrò re sono lo stesso
amico che incontrasti quel giorno, anzi sono io che devo ringraziare te. Sono
onorato della premura che dimostri e per l’opportunità che dai a tutti noi di
beneficiarne rendendo lode al momento con il tuo poema mio giovane cavaliere>>.
Gli disse dolcemente Niccolò accarezzandogli la capigliatura affettuosamente.
<<Grazie! Evviva! Grazie!>>. Con occhi di giubilo ed
entusiasta come nessuno, Cirillo ringrazia il suo futuro re, felice di
compiacerlo e sgattaiola a ridosso del pulpito per posizionarsi correttamente
nell’attesa del suo momento.
Il futuro re …
si inginocchia presso l’inginocchiatoio a lui destinato e si mette
con diligenza a pregare. Dove il massimo esponente degli elettori di nome
Venanzio inizia a porgli delle domande.
<<In nome del popolo di Etruria esporrò una serie di domande
a cui lei mi dovrà a breve dare risposta d’accordo?>>.
<<Si mi dica cominci pure Venanzio>>.
<<È disposto in qualità di futuro re a essere garante della
giustizia?>>.
<<Si sono disposto a garantire per la giustizia>>.
Risponde sicuro Niccolò.
<<È disposto a essere difensore delle vedove?>>
<<Si lo sono>>.
<<È disposto a proteggere gli orfani, gli oppressi e a
essere di sostegno per tutta Etruria?>>.
<<Si sono disposto a impegnarmi in tutto questo>>.
Replica Niccolò.
<<Bene ora cedo volentieri la parola al piccolo paggio
dell’ordine dei cavalieri della farfalla dorata Cirillo>>. Dichiara
Venanzio.
Ecco che si presta a salire sull’altare Cirillo impettito e
vestito di tutto punto per l’occasione, pronto a divulgare il poema destinato
al re.
Il nostro re Niccolò sarà l’artefice di un’Etruria giusta e felice
Regnerà con coraggio e amore, dando ascolto al suo cuore
Sarà saggio e competente, verrà amato dalla gente
La giustizia regnerà, nessun altro lo impedirà
Per volontà della nazione, ci sarà questa designazione
Attraverso Niccolò grande amante della pace, auspichiamo che il
nostro regno possa essere felice
Sovrano e imperatore di Etruria, a te glorifichiamo pace sicura
Vita e vittoria al re! Vita e vittoria al re!
<<Viva! Cirillo!>>. Acclama Niccolò. Iniziando a
distribuire un plauso per ringraziare il bimbo dove tutti si uniscono
all’unisono applaudendo sia per Cirillo sia per il nuovo futuro re.
Venanzio prosegue chiedendo ai presenti se lo accettano come
imperatore.
<<Allora siete d’accordo affinché Niccolò sia il nostro
nuovo re di Etruria?
<<Sia re>>.
Risposero tutti all’unisono.
Il futuro re quindi viene spogliato da tutto, compresi i preziosi,
fino a rimanere con una sorta di sottoveste e attraverso aperture volutamente
praticate nella stoffa, l’arcivescovo Paolo lo unge sul capo, sul petto, sulla
nuca, sul gomito sinistro, sul palmo destro fra le scapole e sul braccio destro
con le parole
Ti ungo o re … nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo.
L’olio venne poi asciugato dai vescovi con mollica e cotone.
Dopodiché tre incaricati lo rivestono con i pantaloni e le scarpe,
altri inviati lo vestono nuovamente della Xyuynya giornea preziosa, gli porgono
la cintura che il re stesso cinge, un ultimo elettore gli porge Xyarho il
mantello prezioso con incluso Xlonhe il blasone.
Passano poi di nuovo in chiesa dove fra preghiere di vescovi e
altri elettori giunge la fionda dorata Xydha che viene tenuta dall’elettore
sopra un cuscino di fine velluto color avorio fino alla fine della preghiera.
Il futuro re indossa i guanti, mette Xharax l’anello imperiale
profilato in oro con il leone intarsiato, dove lo stesso emette bagliori del
tutto fulgenti.
Stringe lo scettro nella destra e indossa Xritrio il ciondolo
dorato.
A quel punto l’elettore che ha in custodia Xydha la consegna al
vescovo Giovanni di Popluna che la appoggia vicino all’altare per poterla
benedire.
Il vescovo esegue quindi l’incoronazione accompagnato da tre
ministri che pongono sul capo di Niccolò inginocchiato Xaxsyda la corona,
l’emblema simbolo rappresentativo di un’Etruria unita.
Il vescovo Giovanni nel frattempo rende noto agli astanti
dell’evento importante a cui stanno per prendere parte con la donazione della
regalia dove a seguire vi sarà il giuramento.
Cirillo consegna al vescovo Giovanni che a sua volta dona al re un
orbe cesellato in oro e preziosi,
sormontato da una croce a segno che il re è il vicario di Dio nel
governare un gran popolo e che ha ricevuto da lui la Grazia di amministrare
questo dominio.
Niccolò ora in piedi sulla navata centrale, bello come il sole e
agghindato con abiti regali si appresta a ricevere i doni dell’investitura a
re.
L’arcivescovo Paolo dona al nuovo re la chiave dorata a simbolo
che apre e chiude ogni atto di volontà del re, cioè indica, che nulla può
essere fatto senza il consenso del sovrano imperatore del regno.
I cavalieri della farfalla dorata donano al re la piccola spada
ricoperta d'oro e smeraldi con il fodero e l’elsa rivestita di velluto bordò,
realizzata apposta per il re, nonostante sia risaputa la tendenza a odiare le
armi, ma a segno evidente che in ogni caso il sovrano difenderà i buoni e
punirà i malvagi.
Per ultimi si avvicinano tre esponenti degli elettori per consegnare al sovrano Xydha datale in consegna dal vescovo Giovanni di Popluna una volta conferita gli ordini, affinché il popolo stesso sia garante e partecipe delle sue virtù e possa saperla in mani audaci e fedeli.
<<E ora si accomodi sui gradini dell’altare nostro re e
lucumone di Etruria dove avranno luogo i giuramenti>>. Disse il vescovo
Giovanni.
<<D’accordo>>.
Si avvicina così al trono dove scortato da Cirillo e dalla sua
amata Saturnia si inginocchia nuovamente per giurare fedeltà alla corona.
Saturnia con solerzia e fiducia caracollante vicino al suo Niccolò cerca in
tutti i modi di rendersi utile e in questo caso più che mai per donargli il
giusto valore necessario di energia.
<<Ora Niccolò ci dica cosa è disposto a fare per il suo
regno?>>. Gli domanda con voce diplomatica il vescovo.
<<Niccolò giura di difendere Etruria?>>
<<Giuro di difendere lo stato e di proteggere con energia i
sudditi di Etruria con la grazia di Dio e il volere della nazione>>.
<<In nome di chi giura?>>.
<<Giuro in nome
della corona simbolo della dignità e onore regale e dello scettro simbolo del
potere secolare del re e del diritto divino di governare e giudicare il suo
popolo con intransigenza rigorosa>>.
<<Vita e vittoria a re Niccolò pacifico imperatore lucumone
insignito di poteri assoluti, mediatore degli uomini di Etruria e incoronato da
Dio>>.
Acclama il vescovo Giovanni a voce piena ed entusiasta.
<<Vita e vittoria al re! Vita e vittoria al re!>>.
Acclamarono tutti all’unisono. In un’esplosione trionfante volta a un fragoroso
e sonoro battito di mani.
Il re viene fatto poi collocare sul trono fabbricato apposta su
una pedana, qui assiste alle salve dei cannoni e al suono festoso delle campane
e riceve gli auguri degli elettori. Il nuovo re Niccolò lascia quindi la chiesa
e va alla loggia del palazzo Orsini da cui si affaccia per ricevere le
acclamazioni del suo popolo che come un incanto pare felicissimo di
quell’incoronazione.
Subito dopo ebbe inizio la cerimonia del banchetto, che a detta di
tutti fu memorabile poiché il cuoco Egidio ha dato veramente il meglio di se.
Con scenografie da lasciare senza fiato nei salotti del palazzo Orsini.
Dove gli invitati sono posizionati a
ridosso del podio a sei gradini fatto erigere per la locazione del nuovo re. Lo
sfarzo che mostra la disposizione dei tavoli con i pregiati tessuti impiegati
per le tovaglie, permette di cogliere l’allestimento scenico nel suo insieme,
particolarmente sontuoso.
È stato subito preparato dal pittore di corte un’ambientazione
alle pareti che simula un eden immerso nella natura davvero suggestiva.
Cassio diede disposizione di sistemare i tavoli alle pareti in uno
schema particolare dove permette di avere l’attenzione al posto privilegiato
del re al suo centro.
Come artifizio a ridosso di ogni tavolo è disposto un basamento
con una fontana che zampilla acqua profumata e durante la fuoriuscita degli
spruzzi prorompono lievi petali di rosa che come coriandoli deliziano lo
sguardo.
Il re viene accolto sulle note carezzevoli di flauti, trombe e
tamburi.
<<Evviva! Evviva!
Viva il re! Viva il re! Viva il re! >>. Acclamarono tutti.
Sebbene Niccolò fosse rattristato per il fatto della mancanza di
Aurora e di tutti gli altri rapiti da Zorhobos, motivo per cui lo indurrebbe a
non desiderare di celebrare i festeggiamenti. Ha cognizione che è riconoscente
verso i suoi sudditi, che in qualunque modo confidano in lui, pertanto si
lascia accompagnare dal loro giubilo con assoluta dedizione.
La musica primeggia e domina il banchetto annunciando le portate
evidenziate da strumenti dissimili.
I tavoli si presentano ornati di sculture zuccherate di
sorprendente realizzazione interamente progettate da Egidio.
Su un tavolo la scultura riproduce due voragini a forma vulcanica
da cui zampilla lo spumante che si canalizza nei calici.
Un'altra scultura mostra il re Niccolò a cavallo fra due leoni
adorno di sudditi che lo acclamano.
La statua collocata nel tavolo a destra dell’ingresso, mostra un
fulgore di cascate che sfociano la loro linfa lungo un rivoletto che conduce al
vassoio dei dolci.
In un altro tavolo si mostrano animali di ogni sorta intenti a
porre il saluto ai commensali, rivolti quindi in posizioni da cerimoniale.
Un’altra scultura presenta corolle di fiori bellissimi e palme
seducenti.
In conclusione delle figurazioni di zucchero, mostra Etruria con
tutte le sue terre che srotolano lungo tutta l’estensione del tavolo, dove lo
zucchero si confonde con nuvole di panna.
Più avanti le trombe introducono salse, confetture e marmellate.
Pasticcini e pinoli posti su piatti d’argento e oro spuntano al
suono delle arpe.
Dopo una zuppa di latte e piatti di portata che esibiscono teste
di capriolo, maiale e pernici, si
immettono i tromboni che annunciano cinquanta portate di polli in salse
multicolori, rappresentati ognuno con una figurazione diversa.
Le portate degli arrosti e dei fagiani presentano una lavorazione
magistrale dove il risalto delle penne viene evidenziato da gocce tempestate
d’oro oscillanti che volteggiano nel salone sull’armonia delle viole.
All’ingresso del dolce creato con
panna montata, marzapane, cioccolato con scorza di limone e muschio,
seguono le danze di una giovane danzatrice del ventre.
Intanto che al passaggio dei bacili di acqua profumata per gli
ospiti affinché si detergano le mani, … si libra in aria un carosello di
colibrì svolazzanti rallegrando alacremente il momento, suggestionati dalle
note di uno zufolo.
Ceramiche, maioliche, argenti e cristalli vengono esposti con
rigorosa perizia, contornati di fluorescenze che irradiano i pregiati fiori
posti a regola d’arte.
Le portate vengono per prime presentate al re e a tutti gli
elettori ognuno al loro tavolo, che felici si congratulano con lo stesso.
I cibi raccontati come mostre artistiche, lasciano interdetti i
presenti per la magnificenza che ne risulta, dove ornati di polvere di
lapislazzuli, foglie d’oro e argento ne completano la figurazione. Un tripudio.
<<Vogliamo sederci e onorare le portate di Egidio il cuoco
per eccellenza?>>. Esclama il nuovo re.
<<Si nostro re e buon appetito>>.
<<Anche a voi signori tutti buon appetito>>.
<<Nessun regno può nascere alle spalle degli oppressi di
conseguenza siamo grati che tu sia qui>>. Disse Davide sollevando il
calice a un brindisi in nome di tutti.
<<Già! Brindiamo miei sudditi, alla rivalsa degli oppressi>>.
<<Si brindiamo>>. Pronunciarono tutti.
<<Tuttavia dovete sapere che è un onore per me far parte di
questo regno come figura emblematica>>.
<<Anche tutti noi si è felici di avere come re … una persona
fida come te, capace di leggere nel cuore della gente>>.
<<Che la pace imperi sicura e indiscussa su tutta
Etruria>>. Esclamò Niccolò.
<<Pace!>>. Acclamarono.
<<Viva il nostro re Niccolò>>. Lodarono tutti.
<<Viva il re>>. Enunciò Saturnia caracollandogli sulla
spalla.
<<Viva il re>>. Si accodarono all’unisono gli astanti.
Osservando la magnificenza che lo circonda Niccolò si blocca un
attimo per una breve pausa.
Bensì subito dopo si ritrova incantato a riflettere a occhi
aperti. Prende atto che da questa incantevole prospettiva seducente, non si
vorrebbe per nulla risvegliare.
Nel luogo in cui fra l’altro trova il senso di appartenenza che
gli infonde sani principi.
Accusa il sapore dell’energia. Prende parte a un disegno comune,
riuscendo a specchiarsi in una visuale della vita, di cui al fine di tutte le
ostilità è utile comprendere di essere capace a viverla
in pace e serenità. Dove la ricchezza trabocca di bellezza naturale, di arte,
di musica e danza.
Un luogo in cui tutti avranno l’opportunità di mettere a frutto il
loro talento, la possibilità di espandere la conoscenza, fruire di una
locazione con adiacente oasi dove coltivare la passione per la natura ricolma
di meraviglie.
Sarebbe bello risiedere in un castello e avere notizia che a
regnare sia un sovrano con ideali volti alla giustizia, all’equità e all’amore.
Si dice pronto a essere onesto e solidale restituendo valore al
suo popolo, di cui opportunità siano disposte a svilupparsi equamente in tutta
Etruria e i suoi regni custoditi all’interno.
Per uno scopo collettivo volto a un superbo modo di vivere.
Capitolo Cinquantunesimo
Sospendendo al momento queste considerazioni, Niccolò si risveglia
dallo stato di sopore e divenuto ormai re si alza e decreta che a fine festa,
gli ospiti si possano congedare per tornare alle loro abitazioni.
<<Miei sudditi siamo fiduciosi e domani avrò l’onere di
sgominare le forze delle influenze negative. Quindi è mia premura congedarmi al
più presto, affinché possa studiare gli ultimi profili di questo incarico così
importante>>.
<<D’accordo nostro re>>.
<<Vita e vittoria al re! Vita e vittoria al re! Vita e
vittoria al re!>> Esaltarono tutti rivolgendosi a lui con affetto.
Dopo aver fatto consegnare tramite le ancelle un particolare
presente a tutti gli astanti, che consiste in un sacchettino di velluto bordò.
Colmo di granelli di spezie e semi di ogni sorta, a segno di buon auspicio. Per
i raccolti affinché rigogliosi germogli si espandano sviluppandosi sul
territorio di Etruria, Niccolò si congeda e assieme ai cavalieri della farfalla
dorata si convoglia nella sala del consiglio.
<<Miei prodi cavalieri è giunto il momento di recarci d a
Urgon Zurhusrna per mettere fine alla sopraffazione di Zorhobos>>.
<<Si Nostro re. A proposito congratulazioni>>.
Risposero tutti.
<<Grazie. In ogni modo partiremo domattina di buonora,
armandoci di tutto il nostro coraggio e porteremo finalmente pace, serenità e
daremo lustro a una nuova Etruria>>.
<<D’accordo. Evviva Niccolò. Evviva il nostro re>>.
Risposero entusiasti.
Nel frattempo …
Zorhobos funesto e adirato più che mai, si è organizzato per dare disposizioni
all’orda di seguaci che avrebbero operato in sua vece. Attraverso l’ampio
territorio di Etruria, seminando sbigottimento, terrore e sconvolgimento fra le
genti.
Prima di ordinare ai corpi racchiusi alla parete presi dalla morsa
di ghiaccio di riemergere sottoforma di sicari. Li ha scongelati mettendoli in
funzione per riprogrammarli.
Intervenendo direttamente dal blocco zirbhas, l’imperatore
Zorhobos li ha indotti come burattini mossi da dei fili a prodigarsi ad agire
per lui. Andranno in giro per i vari territori di Etruria a seminare il panico.
Congelando tutto quello che incontrano e reclutando quante più persone
possibili.
Addirittura i castellani di Statonia una volta liberati dalla
parete ghiacciata, che li teneva racchiusi, appaiono ora del tutto
irriconoscibili. Si stanno facendo largo nel territorio diffondendo panico
glaciale.
Precisamente, Basilio, Galeno, Eberardo, Benedetto, Andrea,
Flaviano, Tarcisio, Agnolo, Ugo, Elfisio, Sigfrido …
Teodorico, Nicodemo, Ferdinando, Gustavo, Ermenegildo, Nestore,
Leopoldo, Placido, Dionisio, Protasio, Goffredo …
Demetrio, Alfonso, Tarquinio, Pericle, Ludovico, allineati in fila
indiana, inconsapevoli di svolgere un compito del tutto opposto alla loro
natura. Si spostano come degli ossessi, come fossero morti viventi.
Del tutto in balia delle forze delle influenze negative, volti a
proseguire in quello che sembra un tragitto di devastazione.
Si avvicendano, infatti, per le vie, accompagnati da un potere
incredibile. Che permette che tutto si addormenti dopo il loro passaggio, e che
qualsiasi cosa si cristallizzi in breve tempo.
Per di più dalla loro figura fuoriescono minutissimi cristalli di
ghiaccio, che si vanno a materializzare lungo i declivi, scomponendosi subito
dopo, per riunirsi nuovamente e poggiandosi in ogni dove.
Fasce di ghiaccio racchiudono pontili, assumono consistenza gelida
le case a sentinella dei borghi. Opere architettoniche si abbandonano
all’ipotermia desolante e gelida.
Piante e animali vengono letteralmente racchiusi in stalattiti e
stalagmiti. L’acqua circostante prende la forma solida e cristallina di una
compagine glaciale, come una sorta di tavolieri
sterili e titanici.
Rocce e anfratti stritolate dalla morsa ghiacciata danno al
territorio un aspetto a dir poco sconcertante.
Una desolazione mai vista …
Lisetta, Isabella, Cecilia, Drusilla, Arianna, Tiziana, Luigina,
Cassandra, le fide ancelle del palazzo Orsini di Statonia si spostano verso
l’uscita del palazzo di Zorhobos.
Dopo il loro andirivieni sono letteralmente investite da un’ondata
di brezza gelida che si catapulta a ridosso del vasto territorio.
Pare tuttavia che non avvertano alcuna sensazione. Dato che sono
del tutto ghermite dal potere di Zorhobos che le rende immuni a qualsiasi
sensazione.
Le ancelle del palazzo Orsini inconsapevoli si vedono nientemeno
camminare sopra il livello dell’acqua che è ora diventata una compagine
ghiacciata. Così come se nulla fosse.
Per di più spargono anche loro tramite la corporatura dei
minutissimi cristalli di ghiaccio, che si concretizzano e smembrano per
riunirsi subito dopo poggiandosi in ogni luogo rendendolo sterile, lindo,
ghiacciato e spettrale.
Aurora come le altre imperatrici dei regni di Etruria vengono
completamente collocate a ridosso del blocco zirbhas. Per essere sottoposte a
durissime prove, dove il sovrano assoluto cerca di impartire loro le generali
regole del suo statuto. Motivandole a restare fedeli a lui e al suo regno.
Ridigulfo vr tzeito dh ipaicre hul cixntro Tyrhiaminzio.
Ridigulfo va subito a chiamare il ministro Tyrhiaminzio.
Gli dice Zorhobos.
Tzeito.
Subito.
Gli risponde Ridigulfo.
Cixntro Tyrhiaminzio acal muh esta in zeva efer.
Ministro Tyrhiaminzio lei sa quello che deve fare.
Gli dice Zorhobos.
Il Ministro Tyrhiaminzio, infatti, sa che deve agire al più presto. Quando l’imperatore si rivolge a lui in quel modo, deve immediatamente far posizionare Zorhobos a ridosso del blocco Xzarlopea. Impartire una serie di parole d’ordine, affinché l’imperatore venga carpito al suo interno. Per poi fuoriuscirne completamente trasformato e capace di esprimersi in lingua moderna. Allo scopo di dare la possibilità a tutti in assoluto di comprenderlo senza remora.
Quhoto Xzarlopea inychio tr tur dh Zorhobos umana rin tmia tr
xintichirie ximom oe lautns nosfah.
Blocco Xzarlopea, chiedo di dare a Zorhobos l’autorità del tempio
di interloquire interamente in lingua moderna.
Ed ecco …
Che in un batter d’occhio Zorhobos si ritrova preso da un vortice
turbinoso e carpito al suo interno. Uscendone subito dopo eccezionalmente
trasformato.
Il suo aspetto
pare maggiormente glaciale. Altero. Scuro. Gli occhi sono permeati di una
velatura luminosa, la sua statura è incredibilmente aumentata probabilmente
tocca ora più di quattro metri. Il suo aspetto è circondato da una patina di
piccolissimi cristalli che gli si turbinano attorno a ogni sua movenza.
Dall’arco e dalla lancia emergono luminosi effetti e il suo
mantello si libra nello spazio emanando incredibili spilli di ghiaccio che si
diffondono in ogni dove.
La sua imponenza
suscita terrore e fa temere il peggio. Poiché si è costretti a credere che
nessuno possa sconfiggere un essere così spaventoso. I sostenitori
dell’imperatore gli stanno a debita distanza aspettando le sue direttive. Tutta
l’area del castello è avvolta da un alone glaciale di mistero, mescolato al
panico che si sarebbe scaturito qualora si rivelasse l’arrivo improvviso del
prescelto. Zorhobos si doveva sbrigare per non dar modo a nessuno di porre
freno alla sua ascesa.
<<E ora sentitemi bene pusillanimi>>. Attestò
Zorhobos.
<<Si l’ascoltiamo sommo imperatore>>.
<<È giunto il tempo che tutti siano riconoscenti a questo
impero. Di conseguenza ordino che si dispongano a collaborare per accrescere il
livello di autorevolezza del regno di Urgon Zurhusrna>>.
<<Sommo imperatore consegni pure le sue disposizioni,
agiranno tutti quanti per suo conto>>. Risposero i ministri consapevoli
che se non acconsentivano al suo volere avrebbero di sicuro fatto una brutta
fine tutti quanti.
<<Bene>>. Rispose. <<Ora vi dividerete in gruppi
di sei uomini, tre dei quali faranno da supporto alla cattura dei nuovi
discepoli che si uniranno al regno, mentre gli altri cercheranno di tributarsi
la vittoria in opposizione al prescelto>>.
<<D’accordo sommo imperatore>>.
<<Non è permesso a nessuno di voi ritornare al castello
senza avere almeno adescato tre persone. Pena … la reclusione alle segrete
ghiacciate da dove poi si butta la chiave>>.
<<Sarà nostro compito
signore e padrone!>>. Risposero tutti intimoriti.
Sul fare del giorno …
quando la luna ha già concluso la sua successione e il sovrano del
cielo si è impossessato della volta. Niccolò accompagnato dai cavalieri
sopraggiunge a Herbetum. Il giovane osserva che il promontorio dell’Argentarius
con le sue alte scogliere a picco sul mare e le bellissime spiagge di sabbia
dorata, hanno subìto un leggero cambiamento, da cui traspare una patina di
ghiaccio che ricopre ogni cosa con uno strato di ghiaccio. Le costruzioni
adorne di stucchi, le statue, le fontane, i portali, gli obelischi e i sentieri
della riserva naturale, giacciono come assopiti dal trascorrere di
quell’intervallo.
I destrieri sembrano irrequieti, pare che avvertano nell’aria il
pericolo imminente.
Sopraggiunti a Porto Sant’Ercole sulla parete scoscesa del colle,
un pontile sembra permeato di ghiaccio e alla porta di accesso della locanda
Pulunza scorgono dei piccoli cristalli qua e là che scintillano.
Niccolò sistema il suo destriero e così tutti gli altri. Per poi
avvicinarsi all’ingresso della locanda e parlare dei particolari con l’oste Evaristo dall’aspetto rubicondo.
Bensì con gran sorpresa si accorgono
che la locanda è completamente desolata. Tutto è rimasto com’era, con la
sola differenza che oltre a non esserci nessuno, alle pareti pareva ci fosse
una ragnatela di ghiaccio che man mano si stava impadronendo di tutto il locale
allargandosi tremolante.
<<Acciderbolina è terrificante quindi cosa facciamo
adesso?>> Esclama il capitano Saturnino.
<<Adesso capitano proseguiamo senza soffermarci altrimenti
ci facciamo sopraffare dagli eventi>>. Gli dice Niccolò.
L’equipaggio si prepara a salpare l’ancora e a sciogliere gli
ormeggi, il prodiere Firmino intonando il suo solito motivetto per
sdrammatizzare il momento, lascia il molo tenendo la galea Aurinia a velocità
ridotta per poi proseguire dirigendo la poppa all’isola prestabilita. Da sfondo
eccelso si presta il cielo visto, l’esibizione che offre il librarsi in volo di
magnifici esemplari di falchi i quali regalano volteggi e acrobazie da veri
protagonisti del palcoscenico azzurro.
I rematori smuovono l’acqua e il silenzio rotto solo
dall’incresparsi delle onde contro la galea Aurinia si fa via, via sempre più
robusto.
Niccolò riflette su Aurora, si augura stia bene e con lei tutti
gli altri, se non altro pensa che almeno siano ancora vivi.
Saturnia appoggiata alla spalla di Niccolò intuisce che è
pensieroso e gli parla con una vocina esile.
<<Non preoccuparti Niccolò vedrai che li ritroveremo tutti
quanti>>.
<<Grazie Saturnia mi riempiono di gioia i tuoi rasserenamenti>>.
Scelta da Aurinia sapendo che il giovane di indole odia le armi,
al farsetto da lucumone che indossa vi è Xydha la fionda dorata ben ancorata
che brilla di un rosso acceso in attesa di sfoggiare un prodigio speciale volto
alla sconfitta dell’imperatore Zorhobos.
In seguito …
Sorpassano l’isola di Artemisia senza aver trovato alcun ostacolo
durante la navigata.
Man mano che la galea Aurinia si allontana, l’acqua da un verde
cristallino, si muta in un azzurro vigoroso, dagli effetti stupendi per poi
convogliarsi in un colore grigio pallido e raggelarsi inesorabilmente.
Nonostante l’amarezza, l’equipaggio della galea Aurinia sta
veleggiando pacificamente, rivolti a un solo pensiero nella mente, lo sfacelo
che attraversa tutta Etruria e trovare il metodo per fermare tutto ciò.
Precedono tutte le altre isole dell’arcipelago notando che in
ognuna di loro si è poggiato un velo statico, permeandole di un alone
misterioso e glaciale.
La sensazione è quella di entrare a far parte di un paese fluttuante intinto nel ghiaccio velato. Come in un sogno. Come l’approssimarsi in una realtà mai vissuta prima, dove ti lascia senza fiato e gelidamente sorpreso.
All’improvviso …
un’onda titanica si alza dietro di loro, libertina e incredibilmente alta, che si
materializza cristallizzandosi al loro passaggio, fermandosi sospesa in aria
come un enorme faraglione verticale.
L’incredulità dell’equipaggio è al limite, non credono ai loro
occhi, attoniti e spaventati si disbrigano ad affrettarsi per condurre la galea
il più presto possibile a Urgon.
Finalmente …
Il capitano Saturnino approda dopo mezzogiorno a Cala Scirocco
sull’Isola di Urgon Zurhusrna.
L’equipaggio questa volta si unisce a Niccolò e ai cavalieri della
Farfalla Dorata, per seguire e osteggiare le forze delle influenze negative,
assieme i pericoli eventuali affinché giungano a destinazione.
Ormai …
Bianca, cristallina e candida cade tutta di un fiato. Traboccando
come un germoglio di cristallo incastonata fra i dirupi e il ghiaccio traditore
permea tutto quello che vi è nelle vicinanze.
E sorpassarla questa volta
dovrebbe risultare di facile operazione, visto che sia Niccolò, sia
l’equipaggio vi ha già provato riuscendo a concludere la traversata.
I cavalieri della farfalla dorata rimangono al momento stupiti
dalla grandiosità della cascata subendo un attimo di smarrimento. E si chiedono se riusciranno mai a scalarla.
Niccolò notando lo stupore degli impavidi li tranquillizza,
dicendo loro che l’equipaggio è addestrato a questa evenienza e ne usciranno
illesi.
Mauro il timoniere ha eseguito alla perfezione un’esemplare
realizzazione di ganci e corde per dare la possibilità a tutti di sentirsi
protetti, rafforzando la cordata, mentre ora possono cominciare sicuri
l’attraversamento. Tuttavia nonostante la sicurezza indiscutibile dovuta alle
corde ben ancorate a ognuno di loro, inevitabilmente un piede in fallo può
significare un disastro imminente.
Difatti non appena comincia l’attraversamento Martino, il
cambusiere dopo aver messo un piede in un punto scivoloso, sta per effettuare
un ruzzolone trascinando con sé e senza scampo tutti gli altri.
<<Ahimè!>>. Esclama Martino.
<<Corpo di mille farfalle!>>. Sbotta il capitano
Saturnino.
<<Non è possibile!>>.
Enuncia Marco il carpentiere.
<<Mantenete la calma>>. Pronuncia subito il re
Niccolò.
<<Si io sono calmo ma stiamo irrimediabilmente
precipitando>>. Esclama nuovamente Martino.
Aiut………….
In quell’istante, Saturnia la piccola farfalla strettamente legata
alle forze benefiche di Aurinia.
Svolazzando di fianco al marinaio con un giro rocambolesco
impedisce la caduta, portando il piede dell’uomo in un punto più stabile del
ghiaccio evitando la caduta.
<<Grazie Saturnia>>.
Le dice Niccolò scambiandole un buffetto.
<<Non devi ringraziarmi l’avrebbero fatto tutti se ne
avessero avuta la possibilità>>.
<<D’accordo comunque grazie di esistere>>.
Dopo momenti di vero panico seguiti dall’affaccendarsi per evitare
a ogni spostamento la catastrofe di caracollare di sotto, si vedono finalmente
svincolati dalla cascata. In quell’attimo
tutti assieme come una sorta di liberazione, si buttano a terra a
braccia aperte, respirando a pieni polmoni con un’esclamazione unanime.
<<Yhoo l’abbiamo fatta franca siamo tutti d’un
pezzo!>>.
Dopo essersi ripresi sbatacchiandosi di dosso il ghiaccio, il
gruppo procede alla ricerca dell’imponente impero di Zorhobos cercando di
tenere gli occhi ben aperti. Cento metri più avanti vi scorgono sovrana la
Torre che emerge brillante, nivea, imprigionata sull’orlo di un dirupo a
strapiombo sul mare, in uno sfolgorante insieme di ghiaccio che la ricopre. Si
leva in alto al cielo in un crescendo di scale a chiocciola che la avvoltolano
del tutto di cristallo ghiacciato in una curiosa coesione mai vista prima. Nel
frattempo un bagliore improvviso invade il territorio. È opera della fitta
nebbiolina formata da minutissimi cristalli che avanza imperterrita. È capace
di un silenzio apparente, custodendo in se la purezza del candore, avvolgendo e
permeando tutto glacialmente in un prosieguo tenace e implacabile. Incede e
avanza nella superficie come una nuvola rapida, sfiorando il terreno e
alzandosi al cielo in un estendersi almeno di dieci metri. Formando pareti
verticali erte e cupe, ottenebrando
glacialmente la bellissima Etruria.
Il territorio che rispondeva a un tepore estivo, aveva ceduto il
passo, all’etereo supremo glaciale, che poggia ora le sue spire cristalline,
ghiacciando tutto ciò che incrocia in ogni dove.
In balia degli eventi l’equipaggio e il seguito del re si
succedono in quella che sembra debba diventare la singolare diatriba. Fra le forze
delle influenze negative e la bontà d’animo che regna sovrana in ognuno di
loro.
Lo scenario …
è a dir poco raggelante da cui trapelano e ostentano orde di
stolti che si muovono stralunati dappertutto …
esseri smorti completamente in balia delle influenze negative, si
spingono in prossimità di qualsiasi
borgo, per impadronirsi di ogni essere vivente che si imbatte in loro.
Sagome esangui e figure
inquietanti si spostano a piedi lungo le vie …
Figure poco tangibili risalgono i fiumi rilasciando vischiosità
raggelate …
Essenze evanescenti s’introducono sorde e con il volto incarnato
nei vari villaggi, a disseminare panico e reclutare adepti …
Anche se tuttavia uomini e donne sbiaditi, mostrano dai globi
oculari un lieve barlume di vitalità, celata dalla rigida tenuta imposta dal
volere dell’imperatore di Urgon Zurhusrna.
Poiché li porta a
essere subordinati a compiere gesta contro la loro volontà, mentre gli stessi
ne sono completamente all'oscuro, pertanto ignari delle azioni che stanno
svolgendo per mano sua. Ogni volta che i vari seguaci raggirano schiere di
persone, c’è subito pronto l’imperatore che le predispone, affinché siano
meccanicamente indirizzate a palazzo. Concentrazioni interminabili di vite …
scendono imperturbabili dalle pendici propagando il gelo. Esseri umani plagiati al volere delle
influenze negative non accusano nemmeno freddo, o caldo, piuttosto che
qualsiasi altra sensazione naturale. Sono semplicemente limitati a esibire la
loro figura amorfa e senza vita, spargendo perle di ghiaccio.
Siccome soggiogati dall’assurdo potere che dona loro l’influenza
negativa di Zorhobos tutti si impiegano a rafforzare il suo impero.
Sono in ogni dove … li vedi spuntare dai rilievi,
… dalle alture, … dalle zone collinari …
e si muovono enigmaticamente rilasciando al loro passaggio
cristalli di ghiaccio e devastazione.
Fintanto che spietati e inumani sottraggono moltitudini di
persone.
Che oltretutto e in via del tutto incredibile assumono
immediatamente le stesse loro sembianze.
Rivelando così una catena umana d’inesorabile grandezza …
che si espande muta e glaciale su tutto il territorio in
brevissimo tempo.
Seguaci! È dir poco.
Non ci sono bambini, persone anziane, uomini o fanciulle che
contrastino questo potere.
Dove in una frazione di secondo si ritrovano glacialmente
coinvolte in questo girone di anime, che si muove nel territorio, come
soldatini di piombo alla ricerca di coinvolgerne altrettante ineluttabilmente.
Un’apocalisse!
Una miriade di persone si convoglia a Urgon Zurhusrna.
Del tutto amorfe e sfibrate si predispongono a seguire alla
lettera ogni riferimento imposto dal loro sovrano Zorhobos.
Concentrandosi a
ridosso delle mura della fortezza dominando la piazza. Obbligate a dirigersi
alle prigioni del castello poste al livello del fossato nei sotterranei del
torrione poiché l’imperatore li deve controllare. Il corpo di guardia
all’ingresso del palazzo si presta a fronteggiare una serie infinita di
difficoltà, dovute al fatto di contenere la moltitudine di soffi vitali per le
ispezioni. Al punto tale da indurre le guardie a non prestare abbastanza
attenzione, al fatto che assieme all’orda di amorfi … vi si siano introdotti a
palazzo anche elementi di tutt’altro genere … senza alcuna complicazione …
passando oltretutto inosservati.
Per il re Niccolò e il suo seguito, infatti, seguendo una linea
strategica ben delineata a semplice, è stato
facile introdursi a palazzo senza smuovere l’esasperato l’imperatore.
Una volta raggiunto il fossato, appunto, gli impavidi
coraggiosi si accovacciano a ridosso dei
cespugli.
Totalmente d’accordo per intervenire con semplicità approfittando
dell’ondata di persone che si sta convogliando implacabilmente alla fortezza.
Semplicemente … ognuno di loro con movenze del tutto magistrali …
si dispone affianco a un seguace, che amorfo non si accorge di nulla,
spostandosi alla loro stessa andatura, cercando di non attrarre l’attenzione su
di se.
Incredibilmente e in men che non si dica, uno dopo l’altro giunge
a ridosso del lato opposto dei pulpiti, che dominano imponenti l’altura della
sala centrale del palazzo. I dieci pannelli di marmo bianco decorati con
divinità Etrusche sito dei ministri suscitano stupore nei cavalieri. Che per la
prima volta si accingono ad ammirare l’imponenza della struttura megalitica.
Che comprende il palazzo dove il complesso di elementi che si prospetta dinanzi
a loro è a dir poco mastodontico. E la sontuosità e lo sfarzo che padroneggia
sono sconvolgenti. Di conseguenza senza dare nell’occhio si girano su se stessi
per ammirarne appunto lo sfarzo.
Le altissime pareti con gradazioni di ghiaccio frastagliato,
appaiono cineree e cristalline e l’avvolgersi a corolla di colonne e pilastri
imperiali che circondano tutta l’area dei saloni ha dell’impressionante.
Le quattro balaustre con nicchia danno dimora a livello smisurato
a uno scenario di sculture a dir poco sorprendenti. E lo stupore dei cavalieri
è in totale aumento.
Oltre a tutto ciò, quello che li colpisce maggiormente è la
singolare moltitudine di persone. Che giace supina o posizionata seduta in un
angolo. In attesa di essere predisposta da Zorhobos.
Saranno migliaia di persone è impossibile quantificarle tutte.
Nella sala del trono si presenta invece una situazione a dir poco
incresciosa. Esposte al centro si vedono le condizioni in cui sono tenute
imprigionate una schiera di creature, che sembra mostrino le donne più belle di
Etruria.
Collocate in un apposito contenitore cilindrico serrato
ermeticamente e privo di uscita, situato a ridosso delle pareti di ghiaccio.
Ciascun imperatore invece è collocato all’interno di globi di
ghiaccio chiusi ermeticamente, posizionati sopra al piedistallo sistemati a
gambe e braccia aperte, costretti a sostenere un portamento inflessibile e del
tutto immobilizzato per evitare sicuramente l’espandersi di ghiaccio.
<<Cosa facciamo adesso mio re?>>. Dice Davide.
Saturnia caracolla lentamente sulla spalla di Niccolò per
stabilire al momento che deve appartarsi con lei per decidere la linea da
adottare cercando di non farsi notare dagli astanti.
Il re e la sua piccola consigliera si dispongono appoggiati a
terra con la schiena rivolta a ridosso di una colonna cercando in quel tumulto
di anime di sviluppare una conversazione. Posta sopra le ginocchia del re
coperta dalla coltre di Xyarho il mantello dorato del re per evitare sguardi
indesiderati Saturnia comincia a parlare.
<<Niccolò purtroppo a minuti Zorhobos verrà a sapere che ci
siamo introdotti a palazzo e andrà su tutte le furie>>.
<<Si lo so Saturnia>>.
<<Beh tieniti pronto a fronteggiarlo con le sole armi che
possiedi>>.
<<Già>>.
<<Si lo so Saturnia ma mi chiedo come possa riuscirci,
guarda in questo momento che moltitudine di adepti è presente a palazzo e che
strutture imponenti tengono serrate le persone catturate>>.
<<Non preoccuparti solo un re del tuo calibro che non pensa
minimamente alla lotta armata può riuscire nell’intento>>.
<<Sei sicura?>>
<<Possiedi tutto il necessario affinché tu possa realizzare
la sua sconfitta, ricorda Xaxsyda la corona, Xharax l’anello, Xlonhe e Xyarho
il mantello con il blasone degli orsini, Xydha la fionda e Xyuynya la giornea
in pelliccia elementi per i quali hai fin dall’inizio capito l’importanza che
ne riguardava, non ti serve altro per sconfiggerlo>>.
<<Già si lo so ma come posso difendere tutta questa
gente?>>.
<<Credimi ci riuscirai abbi fede e poi per ulteriori difese
ci sono i Cavalieri della Farfalla dorata e l’equipaggio del capitano
Saturnino>>.
<<D’accordo Saturnia fornirò prova del mio ardire per la causa
di Etruria e tutta la sua gente>>.
Il gruppo dei dodici ministri del regno di Zorhobos si leva
dall’alto dei pulpiti affinché i suoi sudditi possano udirli come si deve
avendo loro il ruolo determinante di vegliare su Urgon Zurhusrna, impettiti e
sicuri di determinare la vittoria indossano una zimarra con maniche larghe
decorata con fili di cristalli biancastri, con il bavero rialzato che gli
ricopre il collo.
Le ancelle ancestrali in perfetto assetto ai bordi del pulpito e
attorno all’area del trono, sono predisposte all’obbedienza.
Indossando vesti cristalline e marmoree che le fanno sembrare
delle dee.
Il palazzo si mostra gremito e totalmente glaciale.
La moltitudine di persone resta immobile in attesa degli eventi,
mentre i cavalieri, l’equipaggio e il re cercano di stare attenti a non farsi
notare.
L’imperatore a quel punto chiede ai ministri di decretare il loro
trionfo scandagliando anche gli ultimi adepti racchiusi nelle celle affinché
vadano a soggiogare gli ultimi viandanti.
Tuttavia di sorpresa le circostanze prendono una piega
inaspettata, dato che Zorhobos dall’alto del suo trono si accorge di qualcosa
fuori posto a ridosso dei pulpiti.
Mauro, infatti, si era messo a starnutire insofferente molto
probabilmente all’effetto del ghiaccio che li accerchia.
<<Chi è là?>>. Chiede furioso l’imperatore.
Consapevole del fatto che ogni individuo in suo assetto, non può assolutamente
soffrire di alcun male e di conseguenza esibire uno starnuto.
Nel salone cala … un silenzio irreale …
Gli uomini di Niccolò si arrestano immediatamente! …
Non muovono respiro …
Tuttavia la vista acuta di Zorhobos s’indirizza oltre la folla e
ci mette poco ad accorgersi di un gruppo
di uomini che non fa certo parte del suo ordine.
<<Whooh … Whooh … Whooooooooohhhhhh!>>. Rimbomba
gridando come una bestia incollerita sollevando arco e frecce.
In men che non si
dica, alzandosi repentino dal trono, dirigendosi verso il nascondiglio degli
avventati, sfodera con ferocia una serie di saette che si distribuiscono a
cerchio, infilzandosi alla pavimentazione. Riuscendo a recingere l’equipaggio
del capitano Saturnino, che si trovava proprio in un punto debole, dove è stato
facile smascherarli.
Mentre gli stessi incapaci di muoversi ne rimangono confinati
all’interno.
I cavalieri a quel punto si alzano impavidi. Cercando di
controbattere l’attacco di Zorhobos con le loro spade.
Ma fulmineamente
l’imperatore inveisce sproloquiando su di loro, ghermendogli le armi e
collocandoli all’interno di uno spazio cuneiforme racchiuso nelle spire di
ghiaccio. Subito Zorhobos ordina alle guardie di reclutarli e imprigionarli
direttamente nelle segrete. A quel punto prima ancora di fare procedere
l’armata di Zorhobos che stava trasportando nelle segrete i cavalieri, … il re
Niccolò cerca di stabilire una possibile resa interagendo con lui.
Zorhobos se ne accorge poiché il giovane re è spuntato fuori
spavaldamente, e ne conclude che nonostante la fretta per ultimare la sua
ascesa, si vede costretto a frenare per il momento l’avanzata.
Sapendo le potenzialità eventuali del prescelto avendolo
riconosciuto.
E si risiede al trono che ora è divenuto gigantesco, con i
ministri che cercano di calmarlo.
La piccola Saturnia nel frattempo aggrappata al farsetto del suo
re si prepara a eventuali attacchi.
<<Imperatore Zorhobos è il re ora che vi parla>>.
Cerca di attrarre l’attenzione su di lui Niccolò.
<<No! Io non conosco nessun re!>>. Risponde iracondo.
<<Non io bensì la gente di Etruria mi ha nominato
re>>.
<< Nooh! Noooooooooh! Nooh! Io sarò re!>>. Grida
sempre più furioso.
<<Maestà concedetemi
la parola, … voi sapete che non disponete della facoltà per esserlo,
almeno fino a che tutto il popolo non
acclami lei come possibile re>>. Gli proferì con voce gradevole e
persuasiva.
<<Inetto! Come ti permetti? Come osi parlarmi in questo
modo? Io mi sto letteralmente muovendo per avere tutti al mio cospetto,
affinché sia io l’unico detentore del regno di Etruria>>.
<<Si lo vedo! Bensì maestà l’ho notato … ma vede … non è questa la condizione per
diventarlo, … lei lo sa bene … quindi si arrenda>>.
<<Non lo farò mai!>>.
<<Non si ostini imperatore con il cuore in mano, le chiedo
una capitolazione, affinché si possa trovare una giusta tregua rispetto alla
sua propensione assolutistica di potere>>.
<<Brutto saccente … non stabilisco proprio nessuna resa dato
che ha osato profanare le mie prigioni evadendo spudoratamente>>.
<<Beh! Vostra grandezza mi è stata posta la possibilità di
difendermi da una morte certa, mi
permetta di asserire che lei avrebbe fatto lo stesso>>.
<<Forse sì ma ora si deve fare da parte. Dato che ho il
predominio assoluto su tutto il territorio di Etruria e finalmente posso
adempiere i miei obblighi di imperatore universale>>.
<<Quale ragione la spinge a volere la totale supremazia su
tutto e tutti?>>.
<<Eh! Eh! Eh! ... Il potere, … la gloria … la ricchezza …
>>. Risponde sogghignando beffardo.
<<Mah! Sua maestà si rende conto che sarebbe lei solo a
beneficiare di tale grandezza?>>.
<<Solo io? Eh! Eh! Eh! ... Non mi faccia ridere! Sono in
grado di disporre di quante più persone lei stesso non possa
immaginare>>.
<<Certo questo lo so!
Tuttavia se lei nota però … le stesse persone sono amorfe, totalmente
soggiogate da lei, non certo qui per loro volontà, e di sicuro non per la sua
bonarietà>>.
<< Non m’interessa! Mi sono servi in questo modo. Leali
sottomessi e a mio favore. Inoltre non me ne faccio un bel niente della
bontà>>.
<<Eppure imperatore possibile che non si accorga, che in
questo modo la sua vita sarebbe improntata sulla glacialità, senza sbocchi di
felicità, di emozioni, di amore? Contornata dal niente>>.
<<Inetto! Queste cose sono per i più deboli! A me non
servono! Di conseguenza non mi importano. Anzi è quello che desidero
maggiormente … voglio un mondo illimitato e diafano>>. Sostenne con voce
straordinaria.
<<Sua grandiosità non può non tener conto del calore
umano>>.
<<Non c’è nessun calore umano! C’è solo freddo! Questa vita
è attorniata di gelo e basta>>
<<Oh! Come si sbaglia! il mappamondo è contornato dal calore
dell’uomo, che ha il potere in assoluto di riscaldare gli animi, e lo stesso si
sa di questo elemento ne ha bisogno più della stessa aria che respira>>.
<<Non sia insolente. Io posso evidentemente farne a
meno>>.
<<Nessuno
può farne a meno!>>.
<<Basta!>>. Contesta l’imperatore trattenendosi a
stento dall’impugnare l’arco.
<<Mah! …>>.
Mentre i due oppositori si contrastano verbalmente, lo stesso
Zorhobos rilascia nell’atmosfera aculei di ghiaccio impercettibili, che si
propagano nell’ambiente. La gente sconcertata è costretta a stare immobile per non incombere ai rovesci glaciali, che si
infilerebbero eventualmente nella pelle.
Silenzio glaciale …
<<Zitto! … Quello che m’interessa è un regno disposto a
essere superiore, eccelso a tutti gli altri. Anzi la mia sapienza indotta a
culto glaciale sarà determinante per questo. Dove tutto rimarrà come lo decido,
fermo, statico, senza forme e colori ... È questa e sarà per sempre la vera
realtà di vita.
Non me ne faccio niente del calore umano, … niente … niente! …
capisce>>.
<<D’accordo! D’accordo mah! … lei non capisce>>.
<<Uh! Dannazione! … mi ha stancato cosa non
capisco?>>. Inveisce tremante poiché si contiene da esplodere in una
rabbia furente.
<<Non comprende invece che andrebbe incontro a una serie di
vicissitudini, dove nulla potrebbe soddisfare
la sua gloria in un futuro prossimo?>>.
<<Aaah!! Basta! … Non è vero!>> Urla! <<Sarò
gratificato da una serie di eventi a cui darò seguito una volta raggiunto il
potere, quindi credo sia superfluo quanto mi ha appena detto? E poi la sua
insolenza ha raggiunto il limite mi ha davvero stancato>>. Rimbecca
Zorhobos.
<<Pertanto credo ormai sia inutile affrontare un discorso
dove sia possibile un punto di incontro fra le parti?>>. Avvalora il
giovane re Niccolò.
<<Esattamente! Per di più è giunta l’ora anche per lei di
essere messo a tacere e recluso nelle mie prigioni>>.
<<Mah! …>>.
<<Individui del mio culto … prendetelo e buttate la
chiave>>. Ordina adirato Zorhobos alle sue guardie.
<<Va bene … d’accordo mi arrendo … sono pronto a seguire le sue volontà>>.
Disse Niccolò consapevole di avere una potenziale forza che si sarebbe espressa
di lì a breve.
<<Ministri … a voi il merito di vigilare sul re di Statonia.
Esigo che lo facciate nostro prigioniero affinché non sia di alcun ostacolo per
la vittoria di Urgon Zurhusrna>>.
<<D’accordo nostro supremo imperatore>>.
Capitolo cinquantaduesimo
Nel frattempo … Su tutta Etruria il lento ritirarsi delle acque
per dare spazio alle distese di ghiaccio …
si stava evidenziando maggiormente.
Si stanno
verificando episodi di veri e propri cataclismi, dove isolotti e paesi in terra
ferma, si abbandonano completamente all’incessante ghiaccio che avanza. Il
suolo del territorio conobbe per la prima volta il consolidamento del potere di
Zorhobos, che ora sorge fertile di ghiaccio, unificato, ed esteso in tutta
Etruria. Anche Ximohmlax e Xhyla del regno di Ocrasia Ati pur
volendo aiutarli si dovettero bloccare, poiché coinvolti nel processo di
congelamento rimanendone intrappolati all’interno. Purtroppo l’amabile Gigantoraptor
Thetrys si precipita planando
velocemente desideroso di andare in soccorso al giovane futuro imperatore
Tryunur. Sennonché si ritrova a essere sospeso in aria del tutto vincolato alla
parete glaciale formatasi in cielo per
arginare la zona. Gli insediamenti di Zorhobos imperturbabili danno origine a
un succedersi di dolorosi coinvolgimenti. Riversandosi sulla regione in modo
repentino, procurando disastrose calamità naturali, ed eventi Urgoniani che si
protraggono per molte ore. La gente esterrefatta si ritrova a nascondersi nelle
località più disparate. Sperando di farcela a sottrarsi allo sfacelo. Anche
Statonia e i borghi adiacenti ne risentono pienamente rimanendone espugnati.
Mutate quindi le condizioni del paese. … E mutato il governo dove lo stesso luogo
che prima segnava gli albori di Etruria, diviene subito riconosciuto come
l’attuale Urgon Zurhusrna con a capo assoluto Zorhobos che rinasce alla sua
volontà di despota glaciale.
Nel palazzo di Zohrobos. Niccolò preso dalla stretta energica
delle braccia possenti dei ministri medita sul da farsi e con un lampo di genio
interagisce con Saturnia tramite la mente. Lei scaltra come sempre gli dice di
usare Xharax l’anello.
E … il re Niccolò con
una mossa agile e fulminea si appresta a svincolare dall’anulare Xharax l’anello.
Saturnia svelta caracolla vicino a lui e riesce a premere la
pietra preziosa, mentre la stessa da subito rilascia un fascio di luce
potentissimo, che va a scontrarsi immediatamente con il cuore dei due ministri che serravano il giovane re.
Questi immacolati e giulivi, si risvegliano come da un lungo sonno e
intorpiditi si chiedono per quale ragione stavano affrontando i re di Statonia.
Mossi da un’irresistibile voglia di ragionevolezza si mettono a giocare con i
bambini. Che stupiti reagiscono trovando la cosa molto divertente nel vedere
questi due elementi che si ribellano all’imperatore. Gli astanti che
attorniavano le sale del palazzo nel frattempo si domandano cosa stesse
accadendo.
<<Ministri ma non reagite? Uomini indegni di essere considerati
tali!>>. Recrimina senza indugio Zorhobos.
I ministri rimangono ammutoliti senza comprendere l’entità della
faccenda e rispondono a fatica al loro imperatore. Il quale adirato inizia a
sentenziare che avrebbe fatto rinchiudere tutti quanti, compresi loro.
<<Mah! Maestà … non sappiamo con esattezza cosa stia
accadendo. Siamo completamente allo
scuro del motivo per il quale si siano ribellati i due ministri>>.
Risposero gli altri membri del consiglio.
<<Non mi interessa voi dovete tutelare Urgon e i suoi
proseliti. Vi riterrò responsabili!>>. Inveì scagliando contro di loro
una scarica gelata.
<<Acc! … Emh!>>.
<<Sbrigatevi massa di idioti>>.
<<Vv …va bene Ma … maestà?>>.
<<Muovetevi altrimenti farò a meno di voi>>.
<<D’accordo sua maestà>>. Risposero i ministri
addentrandosi a ridosso delle colonne, dove era posizionato il re di Statonia
cercando di frenare la sua improvvisa rivalsa.
Niccolò in quel frangente capì che doveva fare subito qualcosa, se
non voleva di nuovo essere catturato.
E velocemente …
smuove come uno
sventagliare d’ali Xyarho il mantello con il blasone degli orsini
sbalzandolo rapidamente. Mentre lo
stesso come un fenomeno si proietta in
aria a ridosso del punto più alto della volta del palazzo … nel frattempo il re
mosso da una forza incredibile che gli permette di piroettare in aria, si
lancia sopra una balaustra e da lì dirige prontamente lo speciale fascio di
luce emanato da Xharax. Andando a colpire la griglia che teneva racchiusi i
cavalieri, rivelandosi provvidenziale per la loro scarcerazione. Riuscì così
a liberarli da quella morsa che li
vedeva perduti. Fino al momento in cui il mantello scendendo a paracadute,
riesce a delimitare la zona del trono dell’imperatore Zorhobos, confinandolo al
suo interno, divenuto ora compagine a forma di cella prigione. Gli impavidi
cavalieri pronti e arditi si misero subito a contrastare i ministri, lottando
con impeto e dopo averli sgominati li legano alle colonne. La gente nel
frattempo stordita e inerme si era accalcata dirimpetto alla parete ora
ammutolita e impotente, ostentando solo un movimento statico che li induceva a
non sapere come reagire.
Zorhobos accecato dall’ira non conteneva più la sua collera
mordendosi il labbro superiore, per essere stato troppo indulgente con il
prescelto. E inveì su di lui con tale
impeto che quasi il giovane re cadde da quell’altezza.
<<Tu straniero!>>. Inveì lanciando un dardo ghiacciato
così forte che fece tremare le mura del palazzo.
Niccolò con scaltrezza riuscì ad evitarlo clamorosamente con un guizzo
geniale che lo vede convogliarsi sull’altro versante della sala sopra il
parapetto dei pulpiti.
<<Tu incapace! Essere
immondo che non sei altro! Non sei meritevole neppure di esserti addentrato a
palazzo, … muori!>>. Inveì lanciando un altro dardo. E di nuovo un altro ancora. Scagliò un potentissimo fulmine di
ghiaccio da brandirlo a un centimetro dal giovane.
Nel frattempo il
cielo che sovrasta Etruria trascina con sé i colori più funesti mai visti. In
uno scorrere temporale violento, trasportando le nuvole in un succedersi di
sfumature che procedono velocemente. Ampliandosi in tutta l’estensione del
territorio dove si vede un avvicendamento di avifauna che si sta via, via
dirigendo verso il palazzo di Zorhobos, svolazzando ad ali aperte in un seguito
di volteggi repentini e turbinanti. Proseguendo in un vorticare di sequenze che
li vedono protagonisti nell’assedio attorniando il palazzo in segno di fatale
disgrazia che si abbatte sulla regione. Zorhobos si alza in piedi facendo
tremare la pavimentazione, riuscendo grazie
alla forza dei ghiacci a disincagliarsi da quella gabbia prigione di
breve durata e a scagliarsi furente, ancora sul giovane re mandandogli una
scarica di saette raggelate. Niccolò impavidamente riesce a fare fronte anche a
questo colpo infertogli, sgattaiolando da un lato all’altro della sala,
eludendo le possibili collisioni abilmente. Scansandolo magistralmente e con
sua gran sorpresa si manifesta davanti a lui Xlonhe il blasone simbolo degli
Orsini che si trova incorporato a Xyarho il mantello e senza indugio prende
forma ...
Magicamente … si figura un orso dalla coda lunghissima …
provvisto di ali dal pelo dorato, con lo sguardo dolcissimo, mentre si vede
perfettamente che la sua statura sovrasta su quella di Zorhobos. Ebbene è … Xvejxo l’orso prodigio mandato da Cassiopea
per battersi con il gigante al suo pari.
Pertanto Xvejxo
fulmineamente si precipita al suo cospetto recingendolo con la sua lunga coda
immobilizzandolo all’istante. Tutti rimasero a bocca aperta nel notare quella
gigantesca creatura scagliarsi su Zohrobos.
Due colossi a
confronto iniziano a battersi ed è inevitabile notare quanto prevarichi l’orso
in questo momento, poiché inerme l’imperatore a fatica si difende.
<<Corpo di mille farfalle!>>. Esclama il capitano
Saturnino che con il suo equipaggio stava procedendo vicino ai cavalieri della
farfalla dorata per unirsi al conflitto.
Chiarori smisurati …
scintillano in ogni luogo. Un aggrovigliarsi di fumo luminescente
si schiera dappertutto, sconvolgendo i presenti che terrorizzati si ritirano a
ridosso delle fiancate del palazzo. Un effluvio acre, quasi di morte, sovrasta
su tutto, colpa dell’effetto generato tra gelo e fuoco che di volta in volta incide sulla superficie
a causa degli scontri. Il palazzo assume un’aria di arcano mistero che si
rispecchia a ridosso delle anime che spaventate sono lì perdute nel limbo del
non sapere. Ogni qual volta Zorhobos si sentiva oppresso e sul punto di essere
sopraffatto, dava adito a tutta una serie di movimenti rotatori con il solo
sguardo, da scaturire la sua forza disumana. E grazie a questo espediente, il
complesso di elementi che comprendeva la sua dimora veniva rapidamente
trasformato. Infatti, un attimo dopo il gigante con il solo sguardo, smuove la
cinta composta da tratti di mura merlate intervallate da torrioni, lanciandola
verso il cielo, dove immediatamente s’inerpica glacialmente raggiungendo
livelli altissimi. Dopo rimuove le feritoie dalla loro locazione, per spostarle
a calamita facendo fuoriuscire tutta una serie di spuntoni ghiacciati e
appuntiti alle loro estremità. Con una forza sovrumana chiude il ponte levatoio
ermeticamente. Generando una compatta incorporazione ghiacciata, strettamente
legata alle pareti del fortilizio come a racchiuderli all’interno. Successivamente
riempie il fossato di acqua ghiacciata con una gradazione davvero
insostenibile. Da dove addirittura escono nuvole che generano fumo
cristallizzato, giusto per rendere un ulteriore ostacolo rallentando ancora di
più l’avanzamento di eventuali assalitori. Dando alla luce così una vera e
propria posizione fortificata dove il castello si è completamente trasformato
in una base protetta, da dove lui con il solo sguardo può controllare
strategicamente il suolo circostante. Imperterrito Zorhobos sposta lo sguardo
sempre più spietato nella sala del trono, dove sono tenute prigioniere la
schiera di creature più belle di Etruria. E dirige l’apposito contenitore
cilindrico serrato e privo di uscita che le teneva imprigionate, direttamente a
ridosso delle pareti di ghiaccio incastonandole al muro. La gente attonita e
ammutolita si ripara come può, poiché durante queste manifestazioni di rabbia,
Zorhobos scandaglia da tutte le parti masse esorbitanti di ghiaccio repentino.
Poi rivolge lo sguardo ai globi di ghiaccio che racchiudono gli imperatori dei
regni dissimili e innesca il meccanismo glaciale che li vedrà protagonisti del
loro congelamento. La creatura che teneva fra le sue spire Zorhobos nel
frattempo, si accorge che quest’ultimo, spostava continuamente e repentinamente
gli occhi, cercando probabilmente di muovere un nuovo assetto per creare
maggiore disagio in tutto il palazzo. E quindi l’orso gigante con la sua zampa
sinistra, cerca di tappargli gli occhi, ma non ci riesce, poiché la resistenza
che opponeva l’imperatore era troppo potente. Rimbombi e frastuoni si
riflettono in tutta l’estensione, dove rimbeccano folgorazioni dorate,
contrastate da flagelli congelati, che si scagliavano addosso ai due
combattenti. Tuoni, fulmini e saette si concentrano sulle creature, che
combattendo non si rendono conto che si
stanno sfinendo tutti e due. Fra trambusti assordanti, boati e putiferi si
contrastano fra quelle mura, due potenze indiscusse. Dove emerge l’energia del fuoco sparsa da Xvejxo l’orso prodigio, a svantaggio di quella
del gelo dei ghiacci di Zorhobos, durante il tempo in cui generano
un’apocalisse senza confronto. Barlumi e luminescenze titaniche si riflettono
lungo le pareti, intercalate da fuoriuscite di corpuscoli ghiacciati e
infuocati allo stesso tempo, che vanno a scagliarsi contro il popolo di Etruria
che spaventato si trattiene occultato fra busti e sculture, desiderando la fine
di quell’incubo. Niccolò fu preso
immediatamente dal batticuore accusando un dolore così forte nel vedere la sua
Aurora completamente incastonata al muro, da indurlo a essere impavido e
veloce. Infatti, con uno slancio rocambolesco il re dall’alto della balaustra
prende Xaxsyda la corona dorata e la lancia come un frisbee … mentre la stessa
va fortunatamente a posizionarsi proprio al centro del cranio di Zohrobos,
coprendogli interamente gli occhi rendendolo a questo punto quasi inerme.
Il re Niccolò a quel punto … notando che l’orso lo stava
trattenendo a fatica decide di lanciare anche Xyuynya la giornea in
pelliccia … che magicamente riesce … a intrappolare … il gigantesco Zorhobos serrandolo
definitivamente nella sua coltre senza lasciargli alcuna possibilità di fuga.
E …
Come un prodigio … Xyuynya la giornea impellicciata,
smaterializza Zorhobos incastonandone la figura sulla sua coltre.
In un intervallo fulmineo scandito da fulgori di miasma glaciale
che fuoriusciva dalla conformazione di Zorhobos … si vede lo stesso
prosciugarsi del suo respiro corporale, divenendo diradato e sottile fino a
conformarsi divenendo un tutt’uno con il tessuto. Infatti, come una figurazione
già impressa su tessuto, l’imperatore Zorhobos rimase conglobato e impresso in
esso, generando il suo profilo nell’estensione del drappo e … da lì non si
sentì più parlare del gigante delle influenze negative.
L’orso grato per l’aiuto si libra velocemente in aria per
dirigersi dal re Niccolò rimasto ancorato alla balaustra. Lo prende con sé in
un abbraccio, per posarlo delicatamente subito dopo nel salone, dove i
cavalieri e l’equipaggio lo attendevano con gioia elogiandolo per la sua
abilità.
<<Evviva! l’imperatore è sconfitto! Viva il re
Niccolò!>>. Acclamarono all’unisono.
<<Evviva! L’imperatore è sconfitto! Viva il re>>.
<<Viva il re Niccolò!>>.
<<Evviva! Evviva!>>.
L’orso dorato prima di andarsene prese con sé Xyuynya con
racchiuso al suo interno l’imperatore Zohrobos per condurlo al cospetto di
Aurinia a Xzarlopea nel portale di accesso dello specchio del tempo che
convoglia aldilà del tempo chi si oppone direttamente alle forze indiscusse di
Cassiopea.
Niccolò …
A seguito di
quel rocambolesco combattimento, non si
era nemmeno accorto della mancanza di Saturnia la farfalla che lo ha seguito
fino a quel momento, infatti, si era appoggiata alla coda dell’orso dorato per
convogliarsi assieme a lui da Aurinia. A Xzarlopea
Aurinia fu felice di notare che l’impresa
era andata a buon fine. Ringrazia l’orso per avergli consegnato Xyuynya con incastonato al suo interno
Zohrobos e gli dice di posizionarlo direttamente a ridosso di Xzarlopea. Dove
in un attimo dopo ne viene letteralmente
carpito e risucchiato all’interno risultandone alla fine incorporato alla
pietra lasciando che la sua figura ne traspaia come un personaggio primordiale.
E così …
Saturnia si compiace di avere concluso la missione sebbene se ne
dispiaccia allo stesso tempo.
<<Farfallina Saturnia non piangere lo immaginavi che sarebbe
giunto questo momento>>. Le disse Aurinia con voce gradevole provando
malincuore per la stessa che si è adoperata al meglio in tutta questa vicenda.
<<Lo so Aurinia quello che mi dispiace maggiormente è il non
aver potuto ringraziare il re Niccolò che ho potuto conoscere quanto sia
persona adorabile e buona>>.
<<Sai una cosa Saturnia ti do la possibilità di porgergli
l’ultimo saluto in compenso sai quello che devi fare vero?>>.
Grazie all’intervento del prescelto che ha sgominato l’imperatore
Zorhobos si può realizzare la meraviglia
voluta da Cassiopea.
<<Si! Si certo grazie Aurinia>>. Grazie davvero tanto.
Ed ecco che in uno sfavillare repentino, Saturnia … caracolla gioconda al cospetto di
Niccolò, il quale felice di rivederla le
dà all'istante un buffetto sulle ali.
<<Niccolò volevo ringraziarti un ultima volta e dirti quanto
sia stata felice di essermi imbattuta in te, che sei veramente persona leale,
sincera e buona, non potevo andarmene senza dirtelo>>.
<<Carissima piccolina!Grazie! Grazie a te mia Saturnia per
essermi stata vicina in ogni momento e per avermi regalato la tua lealtà. Sei
stata davvero cortese hai anche messo a repentaglio la vita stessa ai fini di
questa causa colmandola in ogni caso con la tua allegria. E i due si scambiano un
affettuoso bacio ravvicinato. A quel punto Saturnia sbatte le ali e si dirige
allegramente verso tutta l’area del castello a ridosso di ogni astante caracollando
vicino a ognuno rilasciando una polverina. Tale polverina schermata di
minutissimi cristalli li dissuade e risveglia dal torpore che li aveva tenuti
prigionieri fino a quel momento, liberandoli definitivamente dalle influenze
negative di Zohrobos. Poi si
dirige verso la sala del trono e passa velocemente nella parete dove sono
imprigionate le donne rilasciando la polverina che risulta benefica ai fini
della loro liberazione dove immediatamente si accasciano a terra, esauste ma
inebriate e felici. Successivamente si indirizza verso i globi di ghiaccio che
racchiudevano gli imperatori dei regni dissimili e svincolata la polverina
libera anche questi dalla morsa di ghiaccio e gli stessi si vedono crollare per
terra sfiniti ma contenti di essere liberi. Saturnia si dirige poi da Matilde
reclusa e immobile nel pulpito dei ministri in attesa della sua sentenza, per
quanto riguardava la sua missione non svoltasi completamente. E in un turbinio
di volteggi le svolazza attorno rimuovendole per sempre il dente avvelenato,
che la rendeva succube di una perfidia assurda accresciuta con il tempo. Subito
dopo finalmente Saturnia si volge delicatamente vicino ad Aurora e con una
leggera movenza d’ali rilasciando la polverina portentosa, le restituisce
risolutivamente la vista, e lo splendore del suo sguardo torna a essere più
vivo che mai. Aurora frastornata non può
credere a quella benedizione che la vedeva partecipe di una visuale del tutto
nuova grata di non essere più cieca. La gente raccolta a terra si rialza benevola
e incredula di essere libera da una situazione che li vedeva legati a un
imperatore che a dirla tutta non li rappresentava nemmeno esultano leggiadri. E
per ultimo la deliziosa Saturnia trasporta e rinvigorisce tutta la gente
amorfa, con un prodigio sfavillante generato dalla polverina, e riunisce tutta
la popolazione negli androni del castello. Nel luogo in cui Aurora e Niccolò
finalmente si corrono incontro increduli, scambiandosi un tenero abbraccio,
dandosi il bacio più sentito che avessero mai sperato di potersi dare. E sia
l’equipaggio sia i cavalieri si stringono a loro con gioia e felicità
acclamando Niccolò loro re eccelso nel regno di Etruria. Dove Aurora sussisterà
al suo fianco come regina. Matilde si
avvicina ad Aurora con il viso bagnato di lacrime e prostrandosi ai suoi piedi
le chiede di perdonarla per tutte le angherie mosse nei suoi confronti
riconoscendo in lei un’anima invasa dalla cattiveria mossa forse già
dall’inizio dalle influenze negative. Aurora si rivolse a lei in una maniera
del tutto soave. Matilde cara leggo ora nei tuoi occhi una luce nuova, diversa,
finalmente svincolata dalla cupidigia
volta a ferire gli altri e capisco che per te non deve essere stato facile dato
che non potevi combatterla, sono felice di accoglierti come sorella prediletta
non sai quanto lo abbia desiderato.
Grazie! Grazie infinite Aurora, sei la sorella che tutti
desidererebbero avere al loro fianco.
E finalmente …
Le due sorelle si strinsero in un abbraccio volto alle lacrime
come mai avrebbero potuto esprimere. Felici di essersi finalmente ritrovate,
fino al momento in cui a conclusione ricongiuntasi alla loro stretta i loro
genitori si resero conto finalmente di quanta gioia potessero esprimere le loro
figlie.
Poco dopo.
Dalle bianche brume che si scagliano fra gli isolotti formatasi
nel cielo da sembrare vere insenature scandite da scogliere, che poggiano sul
mare. Mentre il sovrano del cielo al crepuscolo sfuma il disegno di un
paesaggio sfavillando i colori più belli mai visti … si vedono ancora le
distese ghiacciate generate dagli articolati sistemi di devastazione di
Zohrobos.
Spalancando le porte del palazzo si vede il panorama ancora
glaciale che offre il territorio cadenzato solo dai magnifici colori che
presenta il cielo in quel momento. E … Prima di andarsene Saturnia caracolla
sulla spalla di Niccolò e gli dice con una vocina allegra…
<<Ricordati di Xydha e … cosa ancora più importante … puoi
inoltrarti a rendere manifesto il tuo giubilo con il popolo di Etruria a Bordano,
ricordalo>>.
<<Ah! … d’accordo lo ricorderò>>.
<<Sai … è una località appartenente a te ora. In quanto ti è stata regalata direttamente dai principi
sempiterni di Saturxzarlopea. Di cui mi prodigherò una volta giunti lì a
parlartene … e mi raccomando sii sempre
te stesso>>.
<<D’accordo! Grazie Saturnia grazie davvero arrivederci a
te>>.
Abbracciato alla sua Aurora
il giovane re … seguito dai cavalieri della farfalla dorata … accompagnato dall’equipaggio della galea Aurinia … unito
agli imperatori dei vari regni … e da tutti gli altri astanti di Etruria …
risvegliatosi da quell’incubo appena risolto …
si dirige oltre il ponte
levatoio … che si apre su una spaccatura di valle a dir poco incredibile, da
dove erompe il candore del ghiaccio rilucente a ridosso del panorama.
Raggruppatasi tutti all’esterno …
Niccolò presa
visione della possibilità di mettere in assetto lo schieramento di ghiaccio che
permea tutta Etruria … brandisce la sua Xydha proiettando lontanissimo il
colpo. … Che giunge nel punto più alto del cielo … dove lo stesso si poggia
alle pareti di ghiaccio … dando il via a una rigenerazione diffusa su tutto il
territorio. … Nello stesso momento ha inizio una serie turbinante di fuochi
d’artificio dorati, da dove sgorgano e si proiettano minuscoli proiettili di
cristallo dorato che vanno a incunearsi in tutta Etruria. … Per il tempo in cui
via, via si genera lo sgretolamento di tutti gli anfratti di ghiaccio e in
breve tempo i minutissimi cristalli di ghiacci si smaterializzano e dissolvono,
per rilasciare al loro posto una visione di una rigogliosa vallata piena di
luce e calore. … Le liste di ghiaccio si sbriciolano e la forma solida
cristallina dell’acqua, lascia il posto allo scorrere limpido e celestiale
della sua natura che meravigliosa riprende il suo corso.
Succede l’incredibile …
Lo Xhonil che ha appostato alla giornea, prende a brillare di un’intensità mai vista e
mossa da una forza indiscussa, segna quel momento indelebile. … Infatti, la spilla riflette simultaneamente con quella
corrispondente di Cirillo a Statonia in un folgorante bagliore. … E in un
batter baleno si vedono tutti quanti catapultati a Palazzo Orsini dato che la
spilla del bambino interagisce con quella di Niccolò.
Le spille generano una forza mirabolante, da cui scaturisce
il potere di ricondurre a casa i possessori delle Xhonil e tutta la sua gente,
quando si ritrovano in un succedersi di vicende inquietanti che li ha condotti
lontano.
La città torna a
rinascere e quella che fino a poco prima si era trasformata in un’enorme coltre
di ghiaccio disseminata in tutto il territorio, … ora si scioglie come neve al
sole, rilasciando una sequela di fiori allo sbocciare. Mentre la fragranza ne
esalta la bellezza. In una folgorante brillantezza esaltata da una nebbia
caliginosa si ritrovano nelle sale di quella che sembrava la struttura più
bella mai vista con un’esaltazione generale per l’accaduto, dove tutti si
rivedono a scambiarsi affettuosi saluti di benvenuto.
<<Buon giorno mio benvenuto re>>. Esclama Cirillo
gioioso.
<<Buon giorno Cirillo bravissimo!>>.
<<Oh! Mio re!>>
<<Mi congratulo con te vivamente!>>.
<<Grazie mio re mah! … perché … se non sono
sfacciato?>>.
<<È grazie a te Cirillo sai che siamo giunti qui!>>.
<<Oh! Che bello! Mah! Come?>>.
<<Grazie dunque di avere custodito al meglio lo Xhonil. È
tuo il merito se siamo ritornati a casa sani e salvi, dato che come migliore
cavaliere integerrimo nei suoi compiti hai saputo vegliare su un
importantissimo dono che ti avevo fatto>>.
<<Sono onorato di avere fatto parte del suo ritorno a casa,
ma non mi dia meriti che ancora non ho. Sono ancora piccolo come mi
diceva>>.
<<Certo che li hai invece, se tu non avessi custodito al
meglio lo Xhonil o peggio lo avresti perso non si sarebbe potuto realizzare
questo prodigo non credi?>>
<<Emh! … Si! Sì. D’accordo allora grazie mio re. E grazie
tantissimo di averci liberato da quell’imperatore delle influenze negative che
ci aveva soggiogato tristemente>>.
<<Grazie a te mio piccolo amico e … mi raccomando sii sempre
te stesso>>.
<<D’accordo maestà è un onore per me seguire le sue
disposizioni>>.
E il re saluta il piccolo Cirillo donandogli un bacio e un
abbraccio affettuoso. Mentre tutti a quella scena si commuovono acclamando
nuovamente il loro re portandolo in trionfo per le vie del borgo.
Evviva! Evviva! Evviva! il re. Urrà! Urrà! Urrà!
Urrà! Urrà! Urrà … Evviva! Evviva! Evviva! il re. Urrà! Urrà!
Urrà!
Tutto è sorprendente e sbalorditivo il paese è in totale
subbuglio, la gente si ravviva in un crescendo di emozioni del tutto nuove.
Mentre dai loro occhi traspare una generosa radiosità in un’esplosione di
giubilo
acclamando il loro re all’unisono. A palazzo i castellani
riunitasi tutti anche merito a quest’incantesimo abbracciano felici i loro
salvatori.
<<Corpo di mille farfalle!>>. Esclama Saturnino il
capitano della galea Aurinia rivolto a Niccolò.
<<Che c’è Saturnino?>>. Gli chiede Niccolò.
<<Beh! … Mi sembra incredibile di avere preso parte a
un’impresa tanto epocale da segnare un nuovo inizio per Etruria, all’insegna
della pace e della giustizia. Sono felice>>.
<<Sembra incredibile anche a me e ne sono pienamente
contento allo stesso tempo capitano. Ah! … non è ancora tutto!>>.
<<Mi dica mio …emh mio re>>.
<<Ecco … con i poteri conferitami vi nomino Ammiraglio della
corte reale e al più presto disporrà di una nuova flotta “Aurinia” per solcare
i mari per me lungo rotte sconosciute>>.
<<Oh! … Davvero? Grazie ne sono onorato!>>.
E il nuovo re si accinge a
comunicare a tutto il popolo di Etruria riunito per l’avvenimento di rinascita,
il suo nuovo intento.
<<Miei cari e stimati sudditi … non importa se abbiamo
dovuto affrontare simili prodezze, quel che ora è vitale è che siamo liberi. …
E da qui si può dar seguito alla
leggenda della farfalla dorata Aurinia. Che ha rigenerato con l’aiuto delle
forze indiscusse di Cassiopea l’intera Etruria.
È il tempo in cui tutti potranno trarne sicuri benefici,
ricordando sempre la meravigliosa trasformazione avvenuta>>.
<<Perbacco! È vero Niccolò questa sarà la leggenda da
tramandare ai nostri discendenti>>. Intervenne il cavalier Davide.
<<Certo! Faremo conoscere loro che sussiste la possibilità
di vivere in un regno in perfetta armonia, tra moltitudini di persone qualora
si desideri con zelo. Bensì di essere
allo stesso tempo consapevoli, che esiste anche la possibilità che tutto questo
possa svanire in un istante, se non si tiene accesa l’aspirazione che abbiamo
nel cuore, alla ricerca di pace scandita dall’amore>>.
<<Giusto nostro re … ben detto>>. Afferma il piccolo
Cirillo.
<<Peraltro non c’è nulla di più bello nel vedere attraverso
lo sguardo dei singoli, la felicità che si manifesta attraverso il più grande
sentimento che distingue e scandisce la vita terrena>>.
<<Già l’amore può suscitare fragore anche laddove uno non si
immagina vi possa essere>>. Conferma il capitano Saturnino.
Più tardi.
L’imperatrice Fhyestel regina delle ninfee del regno della
primavera Falesia Pulum Huin si riunisce in un abbraccio caloroso con il
suo imperatore Fhoroan.
Intanto che …
Haonhace l’Imperatrice del
regno dei cigni di Caere Tusna incontra finalmente Hyon … che
correndosi incontro si stringono tra le
braccia teneramente. Felici di avere scampato il pericolo imminente che rendeva
Etruria chiusa in una morsa di ghiaccio.
Nello stesso tempo …
Tjura Imperatrice del regno del giorno dopo
Jsveita ritrova Krankru suo imperatore, accompagnato da
Khiatoi il maggiordomo, Thanya e Trunzio il cuoco. Mentre il loro
lucertolone Porsjcersjs si stringe in un abbraccio con la sua coda
avvolgendoli tutti.
E …
Teyrha l’imperatrice del regno della
lungimiranza Lescanletem si riunisce al suo imperatore Thuhjnthial
e al suo amato figliolo Tryunur accompagnato da Celius l’anatra
tuffatrice inseparabile compagna . … E in quel preciso istante si giunge anche Thetrys
il meraviglioso Microraptor Gui … che li
accoglie nel suo dorso per condurli piacevolmente in un allegro volteggio per
prendere visione del territorio finalmente libero dalla morsa di ghiaccio.
Poi …
Xhyla l’imperatrice del regno dei lupi con
il suo imperatore Ximohmlax giunge al seguito dalla loro compagine
magistrale Ocrasia Ati, scortata da Huin il loro Lupo fedele e si
stringono al nuovo re in un abbraccio caloroso.
Più avanti …
Xunerya imperatrice del regno del fuoco Aegylon
Zecvers stringe esaltata Valente il sorvegliante che l’accarezza.
Felice di rivedere che stia bene. Poi
getta le braccia al collo a Hyhutor il suo maggiordomo che come
un padre la avvolge affettuosamente notando al di sopra delle spalle dello
stesso, uno sguardo puntato su di lei di un giovane di bella presenza che la
scuote in un torpore mai provato, dato che l’età è quella ormai della ragione
d’amore. È Tyurhamyno l’imperatore del regno della luna Rasenna
Manjmarjntyur Portus Scabri che circondato dall’abbraccio del suo
maggiordomo Tyess si è accorto a sua volta dell’incantevole imperatrice Xunerya
della quale non riesce più a staccare gli occhi di dosso.
<<Vai Tyurhamyno ho visto nel tuo cuore l’amore che provi
per lei>>. Gli dice con slancio il maggiordomo Tyess.
<<Emh! … Sei sicuro?>>
<<Ma certo! … vai e lo potrai appurare
personalmente>>.
Come d’incanto, difatti, Tyurhamyno si avvicina all’imperatrice e
con una vocina flebile gli parla.
<<La luna risplende attraverso il tuo sguardo e genera una
luce di amore puro. Mia dolce imperatrice!>>
<<Adulatore!>>. Gli risponde lei fissandolo negli
occhi riscontrando l’indole cordiale del giovane.
E come mossa da
un’attrazione irresistibile, si spinge verso di lui, dove dopo un attimo si
stringono amorevolmente in un abbraccio caloroso, presi da una calamità
incantevole che li ammalia.
Intanto che …
Zixhjlar l’imperatore del regno dei volanti Tarxuna
Zec Mlax rivede con esultanza Zilcanea sua imperatrice. E
scambiandosi un esaltante abbraccio si avvicina anche a Lisa la graziosa
nonnina accompagnata da Ztrisy la fedele damigella avvolgendole in una calorosa
stretta.
Poi ancora …
Zyxzyan l’imperatrice bambina del regno della
doppia via dell’acqua Zelur Tezan Ois stringe Zherinald il suo
fedele maggiordomo, che la prende proteggendola in una stretta affettuosa.
E …
Zilaocapu imperatore capo
falco del regno Fossae Papirianae si riavvicina alla sua amata Tatya
… i due si guardano e … baciandosi all’unisono per una due dieci volte si
dichiarano amore eterno.
Contemporaneamente …
Hjlarou l’imperatore del regno dell’arte Velathri
Zix corre incontro alla sua Hynoial amata sposa. Dando alla luce un
abbraccio a giravolta sprizzante di gioia, seguito da una serie vorticosa di
giri mirabolanti al punto da farla sussultare.
La gioia nel cuore di tutti si manifesta alacremente e il giubilo
generale è sbaragliato a dismisura. Pompeo il giullare è praticamente
entusiasmato da tale letizia che esulta in una delle sue sorprendenti parodie
cantando a squarciagola un motivetto che tutti intonano.
Messer Niccolò convogliato a Statonia dal vento di maestrale
È con nostro piacere che ci compiacciamo che ora sia reale.
Il borgo incantevole scopre ora più che mai i suoi albori
e le dame con lo sguardo si piegano ai loro amori.
Nascerà un'altra volta il richiamo all’arte con i suoi profili
Sostenuta dai suoi modi gentili
Riponiamo i nostri pensieri nello scrigno da lei regalatoci
affinché siano finalmente felici
L’influenza negativa è stata sbaragliata
E la libertà ora è assicurata
Nelle contrade confinanti vi abitano i presenti
che ora si rallegrano ad attimi impensati
Grazie nostro signore dimorante di Statonia
Certi grazie a lei di una serena gloria
Alche Niccolò
dopo aver ascoltato quelle parole ringrazia Pompeo per la sua prontezza di
spirito e la celerità di cogliere l’attimo rendendolo sublime. Tessa e Alfiero
finalmente si possono scambiare tenerezze promettendosi amore infinito. Agenore
il maniscalco Agata e la moglie con gli altri figli si riconcilia, e tutti si
vedono felici di constatare che tutto è tornato come prima. Edoardo il
contadino dell’isola Aegilium si avvicina con il suo amico falco che gli
volteggia dalla parte laterale, felice di rivedere la sua imperatrice che
serena riprende il susseguirsi del tempo in totale serenità. Adele l’ancella
dei genitori di Aurora si avvicina alla stessa la quale riconoscendola la prega
di fermarsi a palazzo Orsini dove avrebbe trovato finalmente la sua locazione
quieta. Alderico il visconte abbraccia serafico la sua amata. E Paride dichiara finalmente a viso aperto il
suo indiscusso amore per Fabiana cingendola in un abbraccio articolato da una
serie di baci amorevoli. Bernardo del borgo di Velx tenuto ingiustamente in
prigione a causa di Matilde viene finalmente scarcerato per non aver commesso
il fatto. Cassio il maggiordomo da immediatamente disposizioni affinché si
potesse svolgere il miglio ricevimento mai visto. Coinvolgendo in un’ilarità
benevola Eberardo il castellano, Egidio il cuoco, Enrico il compositore.
Lucilla come d’incanto si ritrova a gioire assieme a tutti gli altri,
riconoscendosi inconsueta, dotata ora di uno spirito nuovo. Al punto tale da
farle scorgere dei deliziosi occhi puntati su di lei, che provenivano dalla
scalinata di marmo e rimanerne turbata. Enrico il compositore difatti
nutriva per lei un sentimento che non aspettava altro di essere condiviso e a
quanto pare l’occasione era giunta a quel punto. Brunilde si vede raggiungere
dal cavalier Davide il quale dichiarata apertamente la passione che ha per lei,
la bacia con trasporto. Tarcisio il pittore provava simpatia da tempo per Elena
la quale senza nemmeno rendersene conto si lascia andare a sdolcinati sguardi
presa dalla simpatia dello stesso. Eligio cavaliere della farfalla dorata
maldestro e burlone si avvicina immediatamente ad Arianna accarezzandole
dolcemente il volto e scambiando un abbraccio brioso e amorevole, mentre lei
inevitabilmente si riconosce a scambiarle un grande sorriso di assenso generato
dalla sua giocosità. Dafne e Lanfranco si scambiano la mano e arrossiscono al
solo pensiero del bacio che si stanno per scambiare. Benedetto il cavaliere audace raggiunge
Cassandra che finalmente libera con un sottile e velato movimento lo abbraccia
affettuosamente. Flaviano nonostante la sua giovane età si accorge che quello è
il momento propizio per avvicinarsi a Sabrina che lo ha stregato con il suo
visino incantevole e il nasino all’insù e come per magia, attirati come una
calamita si concede un tenero abbraccio da dove affiora un lieve bacio dato con
gran sentimento. Il cavalier Callisto brioso e burlone non manca anche in
questa occasione di essere spavaldo e straripante di simpatia dove prese
immediatamente Adalgisa cingendole la vita con trasporto cortese dandole un
bacio facendola roteare a girotondo e dicendole che il diamante da lui scelto
era lei. Andrea si appoggia accanto a Tiziana abbracciandosi teneramente.
Capitolo cinquantatreesimo
Nel frattempo ...
Niccolò approvando il tumulto di emozioni che regna nel palazzo,
considera bene di parlare al maggiordomo in merito ai festeggiamenti.
<<Cassio per quanto riguarda le disposizioni per il
ricevimento la pregherei per il momento di temporeggiare, dato che ho una
bellissima idea a riguardo che a breve andrò a illustrarvi>>.
<<Ma mio re si svolgerà qui non è vero?>>.
<<No! Cassio in una località straordinaria per concludere in
bellezza l’avvenuta indipendenza di Etruria>>.
<<Ah! Va bene! D’accordo messere allora attendo che mi diate
voi disposizioni sul da farsi?>>.
<<Si certo Cassio>>.
Gli incontri fra le genti di Etruria proseguono in un trionfo di
gioie mescolate allo stupore dell’avvenimento. Goffredo si avvicina
garbatamente a Demetra, la quale si accorge della gioia che regna sovrana
attraverso i commensali e decide finalmente di lasciarsi andare a un trasporto
nuovo dimentica delle sue vicissitudini. Bella delicata, suadente e il sottile
velo di mistero che aleggia attorno a lei pare abbia finalmente abbassato la
guardia mentre il cavaliere si sente pervaso da una nuova emozione che mai
prima lo aveva coinvolto così tanto e accostandosi uno all’altra si smosse una
stretta inesorabile scandita da un bacio impetuoso. Clemente spavaldo come al
solito si precipita da Cecilia baciandola e cingendola a giostra per il giro
vita facendola roteare più di una volta.
Perfino Cornelio ha
riabbracciato la sua Giuditta di Semproniano. E Maurilio ha potuto gettare le braccia
al collo ad Arietta. Ludovico si stringe alla sua Baronessa Eneide
e Bartolomeo alla sua Giulia di Roccalbegna.
Il re Niccolò da disposizioni affinché tutti fossero in grado di
ascoltare quanto aveva loro da dire e si reca alla sala del trono.
<<Miei fidi sudditi.
Popolo di Etruria!>>.
<<Si nostro re>>.
<<Con entusiasmo e sentito affetto ci tengo a esprimere il
mio giubilo in merito a questo avvenimento importante che contraddistinguerà la
storia di Etruria. Da adesso e nei tempi a venire segneremo questa data con la
rivalsa della riacquisita libertà un momento davvero autentico e
memorabile>>.
<<Si! Evviva il nostro re. Evviva!>>.
<<Ed è per questo che ci tengo a dirvi che andremo a
compiere i festeggiamenti in una località che credo dopo averla vista
ammirerete molto>>.
<<Si nostro re si verrà dove tu vorrai>>. Risposero
all’unisono.
<<D’accordo allora preparatevi che avremo un cammino lungo
da percorrere>>.
<<Si nostro sire>>.
Più tardi …
lo scenario del cielo a volte sembra incredibile. Durante il tempo in cui esibisce una serie infinita di rappresentazioni a dir poco sorprendenti, soprattutto se a colmarlo di gaudio vi è tutto il popolo di Etruria. Niccolò nota che Frisa e Lupus gli caracollano vicino, come a ricercare la sua attenzione, per indicargli la strada che conduce alla galea Aurinia, forse a voler far vedere chissà quale realtà oggettiva. Il re e il suo seguito si convoglia a esodo sul litorale, dove li attende una sorpresa fortuita.
Giunti lì …
In un tripudio di giocosità Niveo il piccolo delfino e per conto
dei dimoranti marini, vuole beneficiare il re di uno show straordinario, grati
per avere liberato le acque dal gran gelo sceso su Etruria. Desideroso di
ringraziarlo come si conviene a un re Niveo e il raggruppamento di delfini, si
diletta a scene mirabolanti, generate da volteggi imponenti e allegre
acrobazie, coronate da un trionfo di felicità. A fare da corona protraendosi
nel vasto territorio che determina la costa mediterranea di Etruria vi sono la
compagine di Ocrasia Ati dell’imperatore
Ximohmlax e la sua bella Xhyla.
Che con la loro moltitudine di meraviglie alate genera affiancati all’avifauna
di tutti i regni, il più suggestivo degli spettacoli mai visti. Dove falchi
aquile, gabbiani e quantaltro si uniscono giocondi allo spettacolo. Provocando
l’ilarità del popolo di Etruria che con giubilo encomia a gran battito di mani
il loro re. Il giovane Tryunur futuro imperatore di Lescanletem con l’inseparabile Celius in un esilarante esercizio
acrobatico e sul dorso di Thetrys il Gigantoraptor rapisce Thuhjnthial e
Teyrha suoi genitori. Per condurli volti in aria al di sopra della compagine
per ammirarne la rappresentazione dall’alto. L’imperatrice Haonhace e Hyon si
alternano a una giostra di esercizi acrobatici sul dorso di due esemplari di
cigni splendidi e imponenti, accompagnati da Zilaocapu l’imperatore capo falco
di Fossae Papirianae. Tatya con i meravigliosi esemplari di falchi si
destreggia a mettere in evidenza la sintonia che ha saputo creare nel tempo,
dando origine a un’esibizione brillante. Mentre in conclusione si alzano in
volo Zixhjlar e Zilcanea Imperatori di Tarxuna Zec Mlax con tutti gli abitanti
al seguito, felici di dividere la gioia che traspare da questo istante memorabile
che li vede raggianti per la stessa letizia.
Dall’alto di un dirupo Niccolò parla ancora ...
<<Mio stimato popolo vi ringrazio dell’affetto dimostratami,
inoltre voglio complimentarmi con voi per la mirabile rappresentazione di
gaudio appena svoltasi. Di cui rilucente brillantezza traspariva a gran
voce>>.
<<Grazie a te nostro re!>>
<<Ebbene … ho da chiedervi se confermate di partire con me
per festeggiare in un posto incantevole?>>.
<<Si! Si! Si! Certo
nostro re ti seguiremo dove vorrai>>.
<<Ebbene … allora sarete miei paladini mentre vi condurrò
alle sette valli di Carnia>>.
<<Si! Si! Si!>>.
<<Quando partiamo?>>. Domanda Cirillo.
<<Ora! Ovviamente se siete d’accordo>>.
<<Si siamo tutti d’accordo andiamo pure fido re>>.
E …
Etruria al completo si raccoglie per dare il via all’esodo più
spettacolare si fosse mai visto il territorio,
lungo il tratto che li condurrà alla volta delle sette valli di Carnia a
cavallo dei loro destrieri.
Il cielo sfolgora le sue colorazioni principe, dove a cornice si
distende cromatico e aggraziato di pennellate scarlatte. Spira nell’aria un
gradevole profumo di fragranze portentose, munite all’eccelso potere che
rilascia l’energia di moltitudini di
cuori. La gente sorride a festa e colma di grazia si sposta leggiadra e
contenta di seguire il suo re. Saturnia caracolla gioconda e va ad appoggiarsi
sul farsetto di Niccolò. In orario perfetto per dare l’ultimo saluto e a
segnalare al re di beneficiare dei tesori che sprigiona questa meravigliosa
località, spiegandogli durante il cammino, ogni suo sapere in merito.
<<Devi sapere Niccolò che alle origini delle sette valli
della Carnia terra di pietre lacustri e lussureggianti piante, attraversate da
emissari del fiume Tagliamento ai confini di Corinzia; vi è una terra di sapore
antico esplorata per di più dagli Etruschi ai tempi che furono>>.
<<Che meraviglia! Non metto in dubbio che inoltrandosi sul
territorio vi sia una moltitudine di bellezza da lasciare senza
respiro>>.
<<Già! Infatti, è una
località ridente situata alle pendici del monte San Simeone e il fiume
Tagliamento, dove sorge il villaggio di Bordano che signoreggia fiero mostrando
la sua tipicità. L’aspetto particolare è dovuto alle case del borgo, definite
da splendidi murales in cui affiora e primeggia
il soggetto delle farfalle>>.
<<Oh! … davvero?>>.
<<Già! il borgo si stende su una zona rigogliosa di bellezze
naturali, dove ospita il comprensorio della casa delle farfalle>>.
<<La casa delle farfalle? … Mah è meraviglioso>>.
<<Te ne accorgerai. Devi sapere che è la Dimora dell’ordine
delle farfalle dorate di Cassiopea presieduta da Aurinia, dopo aver concluso la
missione con il prescelto, ha la possibilità di recarsi nel luogo in cui con
orgoglio e prestigio avrà la possibilità di riunire e invitare tutta Etruria>>.
<<Questa dimora di cui parli è a Bordano allora?>>
<<Si! Dimora regalatole in occasione di un suo compleanno
dal suo amato re, del quale era perdutamente innamorata, assassinato a sua
volta da malvagi cospiratori>>.
<<Capisco!>>.
<<Devi sapere che qualche tempo fa era il luogo in cui lei
si recava ogni volta che lo desiderava. Amava recarsi lì. Amava essere
circondata da fragranze e buoni profumi, adorava circondarsi di fine bellezza e
soprattutto godeva di tale serenità. Dedicandosi alla sua ben radicata
passione, vale a dire il mondo straordinario delle farfalle. Di cui questa
valle vanta e si contraddistingue per la gran frequentazione di moltitudini di
tali creature sibilline>>.
<<Chi non lo vorrebbe>>. Ribadì il re felice di tali
rilevazioni.
<<Ora Aurinia appunto in occasione del “Festival del
sentiero delle farfalle” ha desiderato che sia invitata tutta Etruria a
beneficiare di tale piacere.
<<Che meraviglia! Il Festival del sentiero delle farfalle in
cosa consiste?>>.
<<Dunque … il sentiero delle farfalle è sviluppato in
percorsi entomologici tra il lago di Cavazzo e il monte Simeone>>.
<<Così esteso?>>.
<<Certo! È fiorente
di oltre 100 specie di farfalle giornaliere e ben oltre 500 della notte, che si
dilettano a prillare volteggiando leggiadre nel loro ambiente>>.
<<Magnifico!>>.
<<Inoltre durante tale festival tutti potranno prendere
parte alla competizione di figurazione con la pittura, piuttosto che la
scultura, musicale o altro, per realizzare opere di natura diversa purché
ispirati al luogo della casa delle farfalle>>.
<<Oh! Bello! Quindi si svolgono anche competizioni in
merito?>>.
<<Certo! E di solito
vi partecipano moltitudini di genti felici di dilettarsi in tale
percorso>>.
<<Sono molto curioso … e dimmi Saturnia che altro si trova
nel sentiero?>>
<<Ebbene … sono stati ricreati appositamente dei giardini di paesi lontani.
In cui giornalmente si fanno la corte, piuttosto che alimentarsi, anziché
esibirsi in abili acrobazie o a riprodursi … ben oltre 400 tra le più belle
farfalle esistenti al mondo>>.
<<Mah! È semplicemente sbalorditivo!>>.
<<si tale luogo ospita creature divine che sussistono in
tutta libertà in un’oasi di sconfinata grazia, regalando all’osservatore un
tripudio di emozioni volte a un carosello di colori e incomparabile
splendore>>.
<<Deve essere di sublime bellezza>>. Asserisce
Niccolò.
<<Senza alcun dubbio!>>.
<<Tuttavia a fine competizione Aurinia convocherà tutti gli
ospiti alla casa delle farfalle, dove sulla fiancata è stato realizzato un
ciclopico anfiteatro.
<<Un anfiteatro?>>.
<<Si! pensa che è costruito in alabastro contornato di
colonne stile impero e decorato con mattonelle pregiate volte a formare un
trionfo di farfalle di tutte le specie e colori possibili.
<<Splendore! Non vedo l’ora di vederlo>>.
<<Le farfalle avvoltolate al verde dei panorami rigogliosi
si pregiano di beltà>>.
<<Lo immagino>>.
<<Poi ci sono delle pedane che circondano l’area del
complesso che si aprono a ventaglio, per accogliere quanti più ospiti possibili, attorniati da
divanetti e poltroncine di fine lavorazione.
<<Un trionfo!>>.
<<Si! E poi ci sono dei pregiati tavolini, che da sopra una
pedana di marmo a forma di farfalla, ogni tanto si spostano con moto circolare,
cambiando il posto.
<<Che bello come mai?>>.
<<Ecco sono stati creati in quel modo per dare l’impressione
di non stancarsi mai del luogo e poter ammirare con facilità la bellezza delle
farfalle che trapela in ogni dove>>.
<<Incantevole>>.
<<Per ultimo ci sarà il ricevimento>>.
<<Adoro i ricevimenti>>.
<< Sono decisamente piacevoli e in quell’occasione saranno invitati tutti
a concludere un banchetto accompagnato dalle note soavi di una romanza compiuta
da abili musici.
<<Mi sembra giusto! La musica è il fulcro della
gioia>>.
<<E nel frattempo si potranno ammirare le più belle farfalle
mai viste, che prillano giocose in un vorticare danzante. Poi le stesse come damigelle scortano le pietanze
formando una moltitudine di creature sibilline, che si muovono sinuose
esaltando la suggestione del momento>>.
<<Interessante e stupendo allo stesso tempo, non vedo
l’ora>>. Conclude il re.
Etruria giunta a Bordano.
Approdati nella rigogliosa laguna s’indirizzano subito ad ammirare
quanto di più bello il creato possa aver generato, entusiasti e sbalorditi di
fronte a tanta bellezza, scaturita da quella moltitudine di farfalle, custodita
in quell’oasi di pace. I presenti si convogliano poi a ridosso del ciclopico
anfiteatro. Per dar seguito a quello che a detta di tutti, sarà e rimarrà nella
storia, come il leggendario festeggiamento di Aurinia la farfalla dorata che ha
risvegliato gli albori di Etruria tutta. Bensì i signori di Etruria riunitasi
per l’occasione danno sfoggio delle loro capacità artistiche sfoggiando le
capacità eccellenti che li distingue partecipando al concorso. Per finire
gloriosamente a gustare il simposio imponente di Egidio il cuoco, che senza
eccezione ne ha resa elevata l’esposizione. Nello stesso momento gli uomini di
Urgon Zurhusrna si pongono delle domande.
<<Mi chiedo che fine abbia fatto Zorhobos?>>. Domanda
Ridigulfo rivolto al ministro Tyrhiaminzio
<<Non saprei? Per quanto ne so è completamente sparito nel
nulla, dissolto, … quello che conta … è
che ha finito di infliggere il suo furore inflessibile>>.
<<Mah! … pensa che ritornerà>>.
<<No! Penso proprio di no>>.
<<Per fortuna ah … ah … ah … >>. Rispose ilare
Ridigulfo.
<<Quello che posso dire è che mi sento un uomo nato un'altra
volta e libero da ogni costrizione finalmente improntata a vivere una vita
piena di amore e felicità da dove scaturirà la pace indiscussa>>.
risponde il ministro Tyrhiaminzio
<<Ha ragione ministro>>.
<<E … Ridigulfo … la prego … non mi chiami più ministro!
Sono esattamente al pari di tutti gli uomini comuni, felici di essere
finalmente ritornati alla normalità.
<<Ah … ah … ah … d’accordo! ah … ah … ah … Benevolo
Tyrhiaminzio>>. Risponde sorridendo felice Ridigulfo.
E come il ministro Tyrhiaminzio tutti gli altri abitanti di Urgon
Zurhusrna si ritrovano a essere svincolati da ogni asperità, provata fino a
quel momento e indotti a una nuova realtà che li vede finalmente spensierati e
felici.
Il re dà inizio ai festeggiamenti …
Con la gioia nel cuore Aurora è lieta di prenderne parte al suo
fianco beneficiando entrambi di quel gaudio riconquistato che li circonda,
attraverso lo sguardo dei dimoranti di tutti i regni di Etruria. Cirillo in
compagnia dei cavalieri della farfalla dorata, da inizio a una sciarada
incatenata, che implica vari quesiti. Coinvolgendo tutti i suoi coetanei, che
con entusiasmo cercano di risolvere i rebus proposti, cercando di guadagnarsi
un giro a cavallo e lo stemma dell’ordine.
<<La parola che dovete indovinare per determinare il
vincitore che si aggiudicherà il premio è molto semplice basta fondere fra loro
una serie di vocaboli>>. Asserisce Cirillo.
<<Come una serie di vocaboli?>>.
<<Si! Si! Dovete unire fra loro le parole, per dopo cercarne
il significato>>.
<<Ho capito quindi c’è un indizio? Indovinando la parola
questa si unisce quella dopo?>>. Domandano.
<<Ecco … bravi>>.
<<Mah! … dacci un aiutino Cirillo>>. Esclamano tutti
in coro i bambini.
<<Sì! Si state tranquilli ora vi do gli indizi>>.
<<Grazie si!>>.
<<Allora … cercate la parola che racchiude il significato di
- una sostanza adesiva -
Poi … cercate la parola che contiene il senso di
- il vento di Trieste -
e per ultimo cercate il
termine che include
- l’atto che si compie per
fare ogni cosa -.
<<D’accordo! Che bello!>>.
In combutta tutti i bambini si sedettero sui gradini
dell’anfiteatro per cercare di risolvere il quesito.
<<Allora vediamo un po’... >>. Comincia a sollevare
Evaristo di Velx.
<<Si dai mettiamocela tutta … io vorrei davvero conquistare
un giro a cavallo con un cavaliere e avere lo stemma che li distingue>>.
Asserisce Ferdinando di Popluna.
<<Adesiva? …emh! … vediamo potrebbe essere una
sostanza?>>. Afferma Evaristo.
<<Si! Oppure un collante? Ma certo! La colla. La
colla>>. Esclama Gilberto di Herbetum.
<<Bravo! Bravissimo Gilberto la prima parola è
esatta>>. Cadenza felice che tutti gli prestino attenzione Cirillo.
<<Emh! … emh! … vediamo il vento di Trieste … che parola può
contenere? >>.
<<Allora ... Vento? Trieste emh! ... ?>>. Replica
Vladimiro del Borgo di Vetluna.
<<Allora siete riusciti a risolverlo?>>. Chiede
Cirillo ai suoi nuovi amici.
<<Io ci sono credo, …>>.
<<Si! … dicci allora!>>.
<<Ecco … sapete quando tira forte quel vento … come lo si
chiama?>>. Sostiene Evaristo di Velx.
<<Mah! … certo! … la bora. È la bora di Trieste!>>.
Esulta Adamo di Saturnia.
<<Allora … abbiamo … la colla …>>.
<<La colla va bene,
poi abbiamo la parola bora … mi pare?>>. Afferma Adamo.
<<Si! Bora! è l’altra parola è colla>>.
<<Quindi è semplice ora … colla + bora uguale
collabora>>. Dichiara Evaristo di Velx.
<<Bravooo! … Giusto! Giusto! Bravi, ora vi manca l’ultima
parola>>. Asserisce Cirillo.
<<Dicci … dicci l’indizio com’era?>>. Domanda
Gilberto.
<<Quale è la parola che accomuna il significato di un atto
che si compie per fare ogni cosa?>>
<<Emh! … vediamo … emh … quando noi compiamo un’azione …
mah! … eccola! … certo la parola da unire è azione. Esclama Ferdinando.
<<Bravissimi! Quindi si ottiene?>>. Dice Cirillo
contentissimo.
<<Colla - bora – azione … si proprio così
collaborazione>>. Esclamano all’unisono raggianti.
<<Bravissimi! Allora Ferdinando che ha concluso la soluzione
devo dire che si aggiudica il premio>>.
<<Mah … Cirillo noi tutti siamo giunti alla
conclusione>>.
<<Con ordine, cortesi bambini, la vostra bravura ha
decretato la risoluzione unanime>>. Enuncia Davide dopo aver assistito
alla scena.
Poiché tutti voi siete giunti alla sorprendente conclusione vi
aggiudicate il giro a cavallo con un cavaliere a sua scelta>>.
<<Quale diteci>>.
<<Noi cavalieri ci prodigheremo a condurvi tutti a compiere
un giro a cavallo dove ognuno di voi otterrà lo stemma dell’ordine della farfalla
dorata>>.
<<Evviva! Evviva! Evviva! Evviva! Grazie! Grazie. Evviva!
Urrà per i cavalieri della farfalla dorata!
Urrà>>. Esclamarono tutti.
E così …
uniti all’allegria di Callisto e Cornelio simpatici giocherelloni
i cavalieri Flaviano, Eligio, Maurilio, Ludovico, Bartolomeo, Andrea, Clemente,
Benedetto, Lanfranco e Goffredo si distribuiscono a concludere un’escursione a
cavallo lungo il territorio portando con sé ognuno un giovane amico.
Più tardi …
Il banchetto seguito dalle note gradevoli di una romanza si svolge
all’insegna della beatitudine. Durante il’intervallo in cui emergono e prillano
giocose le più belle farfalle mai viste. Si spostano leggiadre scortando di
volta, in volta, le pietanze, in un alternarsi di acrobazie sinuose esaltando
il fascino che caratterizza la festa. Lucilla l’ancella per la quale nutriva un
risentimento di invidia nei confronti di Aurora, vanta ora una nuova luce negli
occhi, svincolata da quel torpore che la rendeva succube alla cattiveria. Si
mostra ora sotto una veste di tenera dolcezza, al punto tale che Terenzio il
giovane conosciuto da Niccolò con i libri a Statonia se ne innamora
perdutamente.
Ecco il tempo …
in cui Saturnia caracolla a fianco del suo re …
<<Grazie per la tua lealtà mia dolce amica>>. Le dice
lui.
<<Grazie a te per avere incrociato il nostro
cammino>>.
E … dopo avergli dato un delizioso buffetto … lo saluta allegramente per poi dileguarsi del
tutto rivolta a est della regione … per ricongiungersi alle sue prodigiose
terre di appartenenza …
Il proseguire della giornata si fa sempre più interessante dove al
“Festival del sentiero delle farfalle” tutti prendendo parte alla gara di
figurazione realizzando opere di gran pregio, sotto la propagazione luminosa
dei giardini esotici ricchi di suggestione. Niccolò al settimo cielo dalla
gioia è raggiante e in un impeto fulmineo prende in braccio Aurora per farla
girare su se stessa. E caracollando a fianco di una felce disgraziatamente va
per errore a sbattere su una pietra. La pietra dorata lo attrae al suo interno
incorporandolo a essa.
Il giovane re è stato per
ultimo convogliato a Xzarlopea tramite il portale di accesso di Etruria.
Shyo si ridesta e scorge Aurinia che lo accoglie con lo sguardo
raggiante felice di rivedere quel giovane che tanto ha fatto per il suo regno.
In uno stato di inconsapevolezza si ravvede nel luogo che lo ha rapito al
principio di questa avventura dove è stato catapultato in un territorio di fine
bellezza come per un prodigio straordinario. In un fluttuare di movenze sibilline
seguite da veli multicolori vede muoversi Aurinia che si ritrasforma in una
piccola bimba.
<<Grazie di quanto hai fatto per me>>. Gli dice la
bimba con una vocina flebile.
<<Dolce Aurinia non ho fatto nulla di così clamoroso.
>>
<<Tu sei riuscito a ridare lustro a Etruria affinché i regni
dissimili possano sussistere fra loro in una semplicità collettiva, portando il
territorio agli albori, in una totale armonia ed equilibrio anche laddove
sembrava impossibile ambire. >>
<<Devo ringraziare te che mi hai fatto conseguire una
splendida avventura. >>
E all’improvviso…
<<Ops! Mah! che cosa succede?>> Dichiara stupito il giovane Shyo che si risveglia a seguito di uno strepitio insinuatasi nell’ambiente. È’ il merlo Rugantino che come sempre ravviva la giornata procurando il suo ciangottio singolare già sovrano sicuro del terrazzo. Shyo apre lentamente gli occhi e si ritrova ad ammirare … una splendida farfalla … la vede caracollare delicatamente di là dal balcone svolazzando raggiante, generando una miriade di acrobazie repentine. All’improvviso il giovane Shyo sente una lieve brezza carezzargli il viso. Che lo risveglia da quel torpore che lo teneva saldo a terra. Allora si guarda in giro ancora mezzo addormentato chiedendosi nuovamente dove fosse. Realizzando subito dopo di avere potuto conseguire un sogno straordinario con novizia di particolari all’insegna dell’avventura.
<<È stato … semplicemente un chimerico e sorprendente
sogno!>> Esclama fra se. Colmato di una lieta e robusta forza.
Pertanto dirimpetto a quella della pietra a forma di losanga, vi
si forma un valico, che viene oltrepassato dalla luce del sole al tramonto del
solstizio d’estate. Proprio in quell’occasione la luce del sovrano del cielo
dopo aver attraversato con i suoi raggi la feritoia della compagine prorompe
vivida. E non par vero riproduce incredibilmente una sagoma luccicante a forma
di “farfalla”. Tale fenomeno realmente si protrae per ben sei giorni. Invece
gli studiosi determinano che la simbologia della farfalla rappresenti la
trasmigrazione dell’anima verso una meta astrale. Inoltre ritengono che risalga
almeno a 6000 anni prima di Cristo e propendono per un’ipotesi sciamanica.
Secondo la quale gli spiriti degli uomini si davano forma presso un insieme di
stelle detta genitrice, che dovrebbe combaciare con la figura della …
costellazione Cassiopea.
E il giovane Shyo pertanto sa di essere fortunato per aver dato
alla luce tale visione. Poiché spinto a perseverare sul suo proposito, vale a
dire seguire le orme della storia, studiandone le faccettature; per divenire un
ottimo critico e curatore del patrimonio storico e artistico dell’umanità, ha
potuto fruire in via indiretta di tali grandezze. Shyo in questa circostanza ha
riscoperto il valore dell’amore che si prova a stare con le persone giuste,
felice di aver preso parte a un rinnovo di pace in un territorio Italiano di
tutto rispetto. Tale sogno Shyo lo terrà ben stretto al cuore. E appena ne avrà
necessità potrà dare origine a uno sgorgare di calore e serenità ricordandone
le ambientazioni. Porgendo maggior attenzione alle pregevolezze dell’arte e della
storia, che prosperano disseminate lungo il sentiero intricato e magnifico del
nostro planisfero. Divenendo uno stimato storico e ricercatore d’arte.
C’è sempre un sogno astratto che alberga nella parte interna di
ognuno di noi. Che non aspetta altro di prendere vita. Sta a noi abbozzarne gli
schizzi affinché questo si realizzi. Mentre quello di poter scegliere con chi
stare, se dalla parte dei prepotenti, o da quella degli onesti è predominante
per il nostro essere. Conquistando un valore incommensurabile qualora
riuscissimo a distinguerlo. Un valore pregiato che genera una vera e propria
ricchezza. Che diviene necessità, bisogno, esigenza. Dove a trarne beneficio
non è solo il nostro cuore, bensì il congegno per eccellenza “il cervello”. Che
assetato di pace si compiace di tali distinzioni. Amare la vita nonostante le
difficoltà che comporta è d’obbligo per l’essere umano. Poiché è un’opportunità
che c’è concessa una sola volta. Contendere il “sonno eterno” fa parte della
vita. Dal momento che ne è parte integrante. E conoscerne tutti gli aspetti
senza averne paura è motivo di intima trasformazione positiva. La sofferenza,
il dolore, il dispiacere, l’amarezza sono paladini della vita. Perché ti
avvertono che sei vivo. L’amore, la gioia, l’affetto ne sono imperatori. Poiché
ti affermano che in ogni caso è incantevole sussistere. Stimare a piccole dosi
le gioie celate negli angoli più remoti della vita, diviene uno straordinario
itinerario di rigore per l’uomo. E come si dice fare di necessità virtù. La
volta celeste tempestata di stelle, con la regina della notte che impavida posa
la sua sfericità sul trono di nuvole dorate; rende noto che in ogni tempo e in
qualsiasi modo, alle prime luci dell’alba c’è sempre lui. Il sovrano del cielo
che solerte elargisce il suo raggiante splendore diffondendo la sua energia,
sempre e comunque.
Una stretta di mano a tutti quelli che si danno coraggio nella
vita nonostante le difficoltà e cercano di continuo di proseguire la corsa
verso l’orizzonte. Una carezza a chi soffre. Un bacio a chi è malato. Una
tenerezza a chi è solo. Una stretta affettuosa a chi durante il tempo che
srotola i suoi passi lungo il percorso intricato dei meandri vitali, ammira
sereno le bellezze di cui siamo adorni. Un sorriso a chi è triste. Un grosso
abbraccio di buona vita a tutti ringraziandovi di esistere. Dal momento che
tutti. Senza rendersene conto, concedono uno straordinario e grande regalo alla
vita. Vale la pena dir loro grazie.
Nome Etrusco |
Nome moderno |
|
|
Aegilium |
Giglio
Isola |
Aegylon |
Capraia
isola |
Albiniam |
Albegna |
Aquilam |
Figline Valdarno |
Argentarius |
Argentario |
Argon |
Elba.
Isola |
Arisa |
Acquapendente |
Arretium |
Arezzo |
Artemisia |
Giannutri
Isola |
Aurinia |
Saturnia |
Biturgia |
San Sepolcro |
Caere |
Cerveteri |
Caletra |
Manciano |
Castrum Viterbii |
Viterbo |
Chamars |
Chiusi |
Cosa |
Ansedonia |
Curtun |
Cortona |
Faesulae |
Fiesole |
Falesia |
Piombino |
Favulia |
Fauglia |
Fossae Papirianae |
Massaciuccoli Viareggio |
Gens antiquissima Italiae Umbri |
Umbria |
Herbetum |
Orbetello |
Herculem |
Livorno |
Jsveita |
Isola di Cerboli |
Lacum Prilem |
Castigliane della Pescaia |
Latium Vetus |
Lazio |
Laurentius |
Lorenzana |
Luca |
Lucca |
Manliana |
Magliano |
Mutianum Castrum |
Borgo a Mozzano |
Ocrasia |
Montecristo
isola |
Perusia |
Perugia |
Piscinas |
Castelnuovo Della Misericordia |
Planasia |
Pianosa
Isola |
Ponte Tremulus |
Pontremoli |
Popluna |
Populonia |
Porto Sant’Ercole |
Porto Ercole |
Portus Scabri |
Scarlino |
Rasenna Marina |
Etrusca Marina |
Roccalbiniam |
Roccalbegna |
Rusallae |
Roselle |
Samprugnano |
Semproniano |
Sena Iulia |
Siena |
Solegnanum |
Sorgnano |
Statonia |
Pitigliano |
Suana |
Sovana di Sorano |
Tarxuna |
Tarquinia |
Telamon |
Talamone |
Tuscania |
Toscana |
Ulmeta |
Rometta |
Urgon |
Gorgona Isola |
Vada |
Cecina |
Velathri |
Volterra |
Velx |
Vulci |
Nome Etrusco |
Significato |
Nome moderno |
Regno |
|
|
|
|
Aegylon Zecvers |
Giusto fuoco |
Isola di Capraia |
Il regno del Fuoco |
Caere Tusna |
Cigni |
Cerveteri |
Il regno dei Cigni |
Falesia Pulum Huin |
Stella di primavera |
Il canale di Piombino |
Il regno della Primavera |
Fossae Papirianae |
Viareggio |
Massaciuccoli |
Il regno dei falchi |
Jsveita |
Giorno seguente |
Isola di Cerboli |
Il regno del giorno dopo |
Lescanletem |
In lungo e in largo |
Isola di Palmaiola |
Il regno lungimiranza |
Ocrasia Ati |
Isola incantata |
Montecristo Madre |
Il regno dei lupi |
Rasenna Manjmarjntyur |
Portus Scabri |
Etrusca Marina |
Il regno della luna |
Tarxuna Zec Mlax |
Giusta e buona |
Tarquinia |
Il regno dei volanti |
Urgon Zurhusrna |
Esercito |
Isola di Gorgona |
Il regno di ghiaccio |
Velathri Zix |
Disegnare dipingere |
Volterra |
Il regno dell’arte |
Zelur Tezan Ois |
Doppia strada acqua |
Le secche Meloria |
Il regno doppia via acqua |
Nome Etrusco |
Significato |
Provenienza |
Ahrtes |
Blocco visivo |
Velathri Zix |
Aqhyx |
Blocco visivo |
Zelur Tezan Ois |
Aurinia |
La farfalla dorata |
Promontorio Caprione |
Auxyry |
Farfalla guida dorata |
Tomba Sileno |
Cahpu |
Blocco visivo |
Fossae Papirianae |
Cynye |
Blocco visivo |
Caere Tusna |
Flhuz |
Blocco visivo |
Aegylon Zecvers |
Gyody |
Blocco visivo |
Jsveita |
Lheygem |
Blocco visivo |
Lescanletem |
Luhx |
Blocco visivo |
Manjmarjntyur Portus S. |
Lyohp |
Blocco visivo |
Ocrasia Ati |
Porsjcersjs |
Pordacis sicula lucertola |
Isola Cerboli |
Prhimx |
Blocco visivo |
Falesia Pulum Huin |
Eberardo |
Re di Etruria marito di Aurinia |
Aurinia -Saturnia |
Saturnia Farfalla |
Pavonia maggiore |
Aurinia - Saturnia |
Thetrys |
Dinosauro Microraptor gui |
Lescanletem |
Vohlx |
Blocco visivo |
Tarxuna Zec Mlax |
Xaxat |
Chiave cardine |
Tomba Sileno |
Xaxsyda |
La corona australe |
Tomba Sileno |
Xharax |
Anello in oro leone intarsiato |
Tomba Sileno |
Xhonil |
Le spille dorate con farfalla |
Tomba Sileno |
Xlonhe |
Blasone |
Tomba Sileno |
Xritrio |
Proteo – ciondolo dorato |
Tomba Sileno |
Xyarho |
Mantello prezioso |
Tomba Sileno |
Xydha. |
Fionda dorata |
Tomba Sileno |
Xyuynya |
Giornea Profilata preziosa |
Tomba Sileno |
Xzarlopea |
Portale di accesso |
regno di Etruria |
Zirbhas |
Blocco visivo |
Urgon Zurhusrna |
Tarsia Saturxzarlopea |
Apertura mosaico che accede a |
Xzarlopea |
Sataury |
Libro a ideogrammi
pregiati. |
Il glossario di Xzarlopea |
Khuazjn |
Piedistallo dorato |
Xzarlopea |
Xaavalla |
Linea comparizione
farfalle |
Saturxzarlopea |
Saturxzarlopea |
villaggio ai confini del
mondo |
Dimora dei principi sempiterni |
Koketzy |
Unità dei villaggi piccoli
abitanti |
|
Kokhet |
Piccoli folletti |
|
Kwaly |
Maggior longevo delle unità |
Koketzy |
Shuri-Jo |
Castello ricoperto
d'oro |
Saturxzarlopea |
Mon |
Spillone ricoperto d’oro |
|
Xyotha |
Mutevole Ciocca Dorata |
|
Omomori |
particolare amuleto |
|
Xhohronte |
custode della linea di
confine |
Xzarlopea |
Korkhy |
Unità Kokhet destinati a
Etruria |
|
Krydoro |
Località rocca pericolante |
|
Mykykho |
Imperatore di Krydoro |
|
Zveyta |
La rocca pericolante a
Krydoro |
|
Xymodo |
Imperatore di Crespadoro |
|
Kykhy |
anziano della stirpe dei Korkhy |
|
Kyushybe |
Korkhy compagna di Kykhy |
|
Krohtnal |
Principe Sovrano Sempiterno |
Di Saturxzarlopea |
Kyrakyky |
Principi sempiterni |
Saturxzarlopea |
Gorgiera magica |
Collare con pietre prodigiose |
Per il cane Jacko |
Khomebispolpy |
Bestia voluta da Kokhe 3 parti |
Bisonte- uomo - piovra |
Albicchea Prunus Mume |
Albicocco Giapponese |
Mezzo di trasporto magico |
Korzyk |
Il torrione di Crespadoro |
alle pendici della gradinata |
Korkhy |
Unità destinata a Etruria |
discendente popolo Koketh |
Hachiko – Shibuya |
Vascello – Farfalla |
Mezzo di trasporto magico |
Daruma |
Portafortuna prodigioso |
Mezzo di trasporto magico |
Carretto |
Dorato prodigioso |
Mezzo di trasporto magico |
Maneki - Neko |
Portafortuna prodigioso |
Mezzo di trasporto magico |
Aurinia |
La galea del capitano Saturnino |
Mezzo di trasporto reale |
Xvejxo |
L’orso prodigio blasone |
|
Nome |
Specie |
Celius |
Anatra tuffatrice |
Frisa |
la donnola |
Huin |
Lupo che ha cresciuto l’imperatore |
Lupus |
Il gatto |
Niveo |
Il delfino |
Pigri |
Falco pellegrino |
Kanton |
Forte, atletico, lavoratore,
simpatico e premuroso |
Kakrer |
Temerario. Impavido, inguaribile
burlone con il nasino all’insù e vigoroso |
Kamrya, |
Timida ma geniale, studiosa, amante degli animali e avvenente |
Kandra |
Canterina e di buon umore sempre, giocherellona e attenta. |
Kaolha |
Passionale bella sentimentale e romantica |
Karhyo |
Gongolante. Ha la testa
sempre per aria e per questo un po’ sbadato, zelante e bello. |
Karisa |
Artista, e pittrice e scultrice amabile e piacevole. |
Katahu |
Timido ma intelligente, volonteroso, amante degli animali e
dell'arte |
Kathay |
Abile ginnasta, amante della natura,
delle donne e del buon cibo |
Katrin, |
Un po’ altezzosa ma buona, perspicace dal nasino all’insù. |
Kehbbe |
Bello, tormentato, sensibile e
amorevole |
Kepphe |
Un po’ presuntuoso ma di cuore, sagace, appassionato e idealista |
Keretr |
Lavoratore eccellente, austero,
tenebroso ma avvenente e fiero |
Kernic |
Canterino e di buon umore sempre, giocherellone, parsimonioso e
vitale |
Kertre |
Simpatico, burlone, affettuoso e avvenente |
Kessha |
Leale, ballerina, dolce e modesta |
Ketrih, |
Sensibile e cara, benvoluta da tutti, data la sua indole dolce. |
Kichae |
Un po’ tondetta ma atletica, amante delle escursioni, bella e
gioviale |
Kiorgia, |
Possiede una straordinaria bellezza, brava, brillante e
sensibile. |
Kleola |
Sfarfaleggiante. sempre per aria e un po’ sbadata, premurosa e
bella. |
Kokhse |
Possiede una straordinaria bellezza, abile, sfavillante e
sensibile |
Kometa |
Stellare come il nome giacché ama l’astrologa, cortese e
amabile. |
Krahna |
Abile persona di fiducia adora le pulizie, seria e molto
garbata. |
Krunho |
Leale, ballerino, gradevole e modesto |
Kruya |
Temeraria, audace, combattente impavida dalla bellezza cerulea,
audace e astuta |
Ksimoe |
Simpatica, burlona, premurosa e disponibile |
Kuahku |
Giocherellone, scherzoso, simpatico e
impavido |
Kuotho |
Musicista, scultore, amabile e simpatico |
Kykhy |
Governatore delle unità Korkhy.
Saggio, audace, sensibile, ama Kyushybe |
Kyushybe |
Compagna fedele di Kykhy equilibrata, saggia, amorevole e molto
bella |
Xella |
Piccola Kokhet ballerina al castello Shuri-Jo |
Cala del Sasso |
Valle di Asiago che ospita la
gradinata |
Cascata Calgera |
Impervia e misteriosa a Durlo di Crespadoro |
Gradinata |
Vanta 4444 gradini-la gradinata
naturale più lunga al mondo |
Sorgente Papalini |
La sorgente da cui prende vita il
torrente Chiampo |
Tolda di Veja |
il ponte naturale di roccia
calcare rosso |
Torrente Chiampo |
torrente chiampo della valle Durlo - Crespadoro. |
Alice |
Timida e Taciturna, perspicace,
risoluta, bella e buona, bionda, occhi castani.
|
Andrea |
Abilissimo fiero, risoluto, capace,
diligente, bello e di cuore. Occhi azzurri, castana chiara la chioma. |
Chiara |
Molto fiera, avvenente, sognatrice,
artista sensibile, piacevole e amabile. Chioma testa di moro occhi nocciola |
Davide |
Incredibilmente geniale, bello,
scaltro, ardimentoso, buono, mattacchione e sicuro artista. Occhi azzurri,
chioma bionda. |
Denise |
Una vera Artista, giocosa,
spensierata, buona, bella e riservata. Chioma nera, occhi color cioccolata. |
Giorgia |
Molto generosa, affascinante,
brillante, giocherellona, amabile simpatica, pazzerellona e buona. Bionda,
occhi mori. |
Irene |
Abile Ballerina, sensibile,
raziocinante, moderata, buona e molto divertente. Chioma nera, occhio marrone
chiaro |
Matteo |
Simpaticissimo, attore, musicista,
cordiale e buono. Biondo, occhi azzurri.
|
Meryan |
La figlia di Edgardo rapita da Kokhe |
Michael |
bello e ardimentoso, giocherellone,
intelligente, astuto, buono, sensibile, e perspicace. Chioma castana occhi
bruni |
Simone |
Simpatico, buono, elegante, capace,
furbetto e avvenente . chioma nera, occhi bruni.
|
Alpenstock |
Bastone da montagna per le escursioni |
Ampolloso |
esagerato |
Antropico |
Concernente all’uomo |
Daruma |
Portafortuna giapponese |
Datejime |
Sciarpa rigida per tenere l’obi in posizione |
Entomi |
Insetti |
Geta |
Sandali |
Gore |
Paludi |
Gragnola |
Grandine |
Hakama |
Ampia gonna pantalone |
Haori |
Soprabito che arriva fino a metà gamba |
Haori-himo |
Corda decorata per stringere l’haori |
Koto |
Strumento giapponese a tredici corde |
Maccha |
Tè verde |
Maneki-neko |
gatto leggenda di Gotoku Naotaka |
Mon |
Simbolo decorato di appartenenza |
Mugliava |
Rombava minacciosa |
Obi |
Cintura di seta satinata o broccata |
Omomori |
Speciale amuleto portafortuna |
Padmasana |
Posizione del loto a gambe incrociate |
Rizomi |
Radici |
Sakura |
Fiore di ciliegio |
Sanshin |
Strumento Giapponese a corde famiglia/liuto |
Shamisen |
Strumento giapponese simile al liuto |
Shibuya |
Tokyo situata la statua di marmo del cane |
Shibuya – Hachiko |
Statua leggenda del cane e fedeltà a Tokyo |
Silofagi |
Parassiti del legno |
Solinghe |
Solitarie |
Stambugio |
Piccolo locale buio e misero |
Yu |
Acqua calda - La via del tè |
Zen |
Filosofia e arte, al di là, delle religioni |
Ciokan |
donna giapponese esile
dagli occhi verde-azzurro |
Fumiko |
Suonatrice del Koto con kimono color rosa antico |
Harumi |
Suonatrice dello Shamisen con il kimono color verde acqua |
Momoko |
Suonatrice del Sanshin con il chimono azzurro chiaro |
Suyko |
donna giapponese eterea |
Yokho |
donna giapponese più
giovane con il kimono dorato |
Nome |
Importanza |
Regno |
|
|
|
Kokhe |
Guardiano tarsia |
|
Krohtnal |
Sovrano Sempiterno |
|
Kyrakyky |
Principi Sempiterni |
|
Saturxzarlopea |
regno sotterraneo |
Al centro della terra |
Xhyho |
Imperatore tempio |
Sotterraneo Xzarlopea a Etruria |
Nome |
Importanza |
Blocco visivo |
Regno |
|
|
|
|
Fhoroan |
Imperatore |
Prhimx |
Falesia Pulum Huin |
Fhyestel |
regina ninfee |
|
Regno della primavera |
Ultimo |
maggiordomo |
|
|
Nome |
Importanza |
Blocco visivo |
Regno |
|
|
|
|
Haonhace |
Imperatrice |
Cynye |
Caere Tusna |
Hyon |
Imperatore |
|
Il regno dei cigni |
Teodoro |
maggiordomo |
|
|
Nome |
Importanza |
Blocco visivo |
Regno |
|
|
|
|
khiatoi |
maggiordomo |
Gyody |
Jsveita |
Krankru |
Imperatore |
|
Il regno del giorno dopo |
Porsjcersjs |
Lucertolone blu |
|
|
Thanya |
ancella |
|
|
Tjura |
Imperatrice |
|
|
Trunzio |
Il cuoco |
|
|
Nome |
Importanza |
Blocco visivo |
Regno |
Celius |
Anatra tuffatrice |
Lheygem |
Lescanletem |
Teyrha |
Imperatrice |
|
Il regno della lungimiranza |
Thetrys |
Microraptor gui |
|
|
Thuhjnthial |
Imperatore |
|
|
Tryunur |
Futuro imperatore |
|
|
Xhyho |
|
|
|
Nome |
Importanza |
Blocco visivo |
Regno |
|
|
|
|
Huin (anima) |
Lupo fedele |
Lyohp |
Ocrasia Ati |
Xhyla |
imperatrice |
|
Il regno dei lupi |
Ximohmlax |
imperatore |
|
|
Nome |
Importanza |
Blocco visivo |
Regno |
|
|
|
|
Hyhutor |
maggiordomo |
Flhuz |
Aegylon Zecvers |
Valente |
Il sorvegliante |
|
Il regno del fuoco |
Xunerya |
Futura imperatrice |
|
|
Xynya |
Imperatrice uccisa |
|
|
Xynyon |
Imperatore ucciso |
|
|
Nome |
Importanza |
Blocco visivo |
Regno |
|
|
|
|
Equipaggio |
|
Vohlx |
Tarxuna Zec Mlax |
Fabrizio |
Capo delle guardie |
|
Il regno dei volanti |
Hjiatak |
capitano galea |
Tarxuna |
|
Lisa |
Graziosa nonnina |
|
|
Thuil |
Un garzone |
|
|
Zilcanea |
imperatrice |
|
|
Zixhjlar |
imperatore |
|
|
Ztrisy |
Una damigella |
|
|
Zyunha |
Una dama |
|
|
Nome |
Importanza |
Blocco visivo |
Regno |
|
|
|
|
Ridigulfo |
maggiordomo |
Zirbhas |
Urgon Zurhusrna |
Tyrhiaminzio |
ministro |
|
Il regno di ghiaccio |
Zorhobos |
imperatore |
|
Urgon Zurhusrna |
Nome |
Importanza |
Blocco visivo |
Regno |
|
|
|
|
Cexana Marni |
Senato Magistratura |
Aqhyx |
Zelur Tezan Ois |
Farozec |
Il faro giusto |
|
Il regno della doppia via dell’acqua |
Maru |
magistrato |
|
|
Torretular |
confine torre |
|
|
Zayta |
Imperatrice uccisi |
|
|
Zherinald |
Il maggiordomo |
|
|
Zlaika Maru |
magistrato |
|
|
Zrechile Maru |
magistrato |
|
|
Ztrifido Maru |
magistrato |
|
|
Zysxur |
Imperatore ucciso |
|
|
Zyxzyan |
Imperatrice bambina |
|
|
Nome |
Importanza |
Blocco visivo |
regno |
|
|
|
|
Tyess |
maggiordomo |
Luhx |
Rasenna Manjmarjntyur Portus Scabri |
Tyurhamyno |
Imperatore |
|
Il regno della luna |
Nome |
Importanza |
Blocco visivo |
Regno |
|
|
|
|
Nystrion |
Il maggiordomo |
Cahpu |
Fossae Papirianae |
Papyria |
Fortezza |
|
Il regno dei falchi |
Tatya |
imperatrice |
|
|
Zilaocapu |
Imperatore capo falco |
|
|
Nome |
Importanza |
Blocco visivo |
Regno |
|
|
|
|
Hjlarou |
imperatore |
Ahrtes |
Velathri Zix |
Hynoial |
imperatrice |
|
Il regno dell’arte |
Hyugò |
maggiordomo |
|
|
Nomi |
Ruolo |
provenienza |
|
|
|
Adolfo |
mozzo |
Herbetum |
Edmundo |
Barbiere - dottore |
Herbetum |
Firmino |
prodiere |
Herbetum |
Frisa |
donnola |
Herbetum |
I rematori n° 12 |
galea Aurinia |
Herbetum |
Lupus |
gatto |
Herbetum |
Marco |
carpentiere |
Herbetum |
Mariano |
musico |
Herbetum |
Martino |
Cambusiere |
Herbetum |
Massimo |
commissario di bordo |
Herbetum |
Maurizio |
cuoco di bordo |
Herbetum |
Mauro |
timoniere |
Herbetum |
Michele |
nostromo |
Herbetum |
Quintiliano |
rematore forza di 5 uomini |
Herbetum |
Saturnino |
Ammiraglio - Capitano |
Herbetum |
Nomi |
Ruolo |
Provenienza |
Adalgisa |
Duchessa moglie di Ottavio |
Borgo di Velx |
Adamo |
Bimbo |
Borgo di Saturnia |
Adele |
Ancella dei genitori di Aurora |
Borgo di Velx |
Alderico |
visconte |
Borgo di Velx |
Aristide |
scudiero |
Borgo di Velx |
Bernardo |
Fabbro Ferraio |
Borgo di Velx |
Demetrio |
Fratello di Uberto |
Borgo di Velx |
Eberardo |
Re di Etruria |
Aurinia Saturnia |
Edoardo |
contadino |
Isola Aegilium |
Ermanno |
soldato |
Borgo di Velx |
Eusebio |
maresciallo |
Borgo di Velx |
Evaristo |
Bimbo |
Borgo di Velx |
Evaristo |
oste |
Porto Ercole |
Ferdinando |
Bimbo |
Borgo di Popluna |
Gilberto |
Bimbo |
Borgo di Herbetum |
Giovanni |
Vescovo |
Borgo di Popluna |
Ignazio |
oste |
Borgo di Velx |
Lapo |
barone |
Borgo di Velx |
Matilde |
Sorella di Aurora |
Borgo di Velx |
Melissa |
Madre di Aurora |
Borgo di Velx |
Niveo |
piccolo delfino |
di Planasia |
Ottavio |
duca |
Borgo di Velx |
Paolo |
Arcivescovo |
Borgo di Statonia |
Paride |
Assistente di bottega |
Borgo di Velx |
Plinio |
Padre di Aurora |
Borgo di Velx |
Tiberio |
visconte |
Borgo di Velx |
Uberto |
domestico assaggiatore |
Borgo di Velx |
Vladimiro |
Bimbo |
Borgo di Vetluna |
Nomi |
Ruolo |
Provenienza |
Agata |
figlia del maniscalco |
Borgo di Statonia |
Agenore |
maniscalco |
Borgo di Statonia |
Albina |
Moglie di Agenore il maniscalco |
Borgo di Statonia |
Aldo |
Mastro cartaio |
Borgo di Statonia |
Alfiero |
Futuro sposo di Tessa |
Borgo di Statonia |
Alvaro |
maggiordomo |
Borgo di Statonia |
Brando |
macellaio |
Borgo di Statonia |
Cirillo |
bimbo |
Borgo di Statonia |
Gianfranco |
conte palatino |
Borgo di Statonia |
Giuditta |
Proprietaria di bottega |
Borgo di Statonia |
Pompeo |
giullare |
Borgo di Statonia |
Severino |
Figlio di Agenore il maniscalco |
Borgo di Statonia |
Terenzio |
Ragazzo con i libri |
Borgo di Statonia |
Tessa |
Futura sposa di Alfiero |
Borgo di Statonia |
Valeria |
Moglie di Gianfranco |
Borgo di Statonia |
Venanzio |
Massimo esponente elettore |
Borgo di Statonia |
Ospiti a palazzo Orsini di Statonia
Dama |
Cavaliere |
Titolo |
Provenienza |
|
|
|
|
Adelaide |
Tiberio |
Visconte |
Castello di Velx |
Amanda |
Alderico |
Visconte |
Castello di Velx |
Benedetta |
Menelao |
Arciduca |
Villa Lante a Bagnaia Viterbo |
Brigida |
Gianni |
Barone |
Castello Ottieri di Sorano |
Daria |
Egidio |
Duca |
Castello di Triana |
Diletta |
Gregorio |
Barone |
Castello di Manciano. |
Dorotea |
Fiorenzo |
Marchese |
Rocca di Telamon. |
Elena |
Guglielmo |
Conte |
Castello di Capalbio. |
Elisabetta |
Tolomeo |
Conte |
Castello di Popluna |
Flavia |
Torquato |
Conte |
Casa degli archi a Statonia |
Giada |
Alfio |
Duca |
Rocca di Sorano |
Giuditta |
Lapo |
Barone |
Castello della badia di Velx |
Irene |
Falco |
Conte |
Castello di Vetluna |
Liliana |
Denis |
Marchese |
Castello di Tarxuna |
Priscilla |
Annibale |
Duca |
Castello di Manciano |
Teresa |
Nestore |
Visconte |
Castello di Vetluna |
Nomi |
Ruolo
castellani |
Provenienza |
|
|
|
Adalgisa |
Aiutante in cucina |
Castello Orsini Statonia |
Agnolo |
diacono |
Castello Orsini Statonia |
Alfonso |
aiuto cuoco |
Castello Orsini Statonia |
Arianna |
Aiutante in cucina |
Castello Orsini Statonia |
Aurora |
consigliera Niccolò |
Castello Orsini Statonia |
Basilio |
stalliere |
Castello Orsini Statonia |
Berenice |
Aiutante in cucina |
Castello Orsini Statonia |
Brunilde |
Ancella |
Castello Orsini Statonia |
Cassandra |
Ancella |
Castello Orsini Statonia |
Cassio |
maggiordomo |
Castello Orsini Statonia |
Cecilia |
guardarobiera |
Castello Orsini Statonia |
Dafne |
Ancella |
Castello Orsini Statonia |
Demetra |
Ancella |
Castello Orsini Statonia |
Demetrio |
Sguattero |
Castello Orsini Statonia |
Dionisio |
Paggio |
Castello Orsini Statonia |
Drusilla |
guardarobiera |
Castello Orsini Statonia |
Eberardo |
castellano |
Castello Orsini Statonia |
Egidio |
cuoco |
Castello Orsini Statonia |
Elena |
Ancella |
Castello Orsini Statonia |
Elfisio |
tesoriere |
Castello Orsini Statonia |
Enrico |
compositore |
Castello Orsini Statonia |
Ermenegildo |
Addetto al granaio |
Castello Orsini Statonia |
Fabiana |
Ancella |
Castello Orsini Statonia |
Ferdinando |
lavandaio |
Castello Orsini Statonia |
Flora |
Aiutante in cucina |
Castello Orsini Statonia |
Galeno |
dottore |
Castello Orsini Statonia |
Germano |
Paggio |
Castello Orsini Statonia |
Gustavo |
fabbroferraio |
Castello Orsini Statonia |
Isabella |
domestica |
Castello Orsini Statonia |
guardie n° 12 |
guardie |
Castello Orsini Statonia |
Leopoldo |
Mastro di caccia |
Castello Orsini Statonia |
Lisetta |
lavandaia |
Castello Orsini Statonia |
Lucilla |
Ancella |
Castello Orsini Statonia |
Luigina |
Sarta madre Cecilia |
Castello Orsini Statonia |
Nestore |
Mastro d’armi |
Castello Orsini Statonia |
Niccolò |
Conte Orsini Statonia |
Lucumone Rasenna di Etruria |
Nicodemo |
sarto |
Castello Orsini Statonia |
Ortensia |
Vice cuoca |
Castello Orsini Statonia |
Pericle |
Sguattero |
Castello Orsini Statonia |
Placido |
muratore |
Castello Orsini Statonia |
Protasio |
Paggio |
Castello Orsini Statonia |
Sabrina |
Ancella |
Castello Orsini Statonia |
Sigfrido |
domestico dei tavoli |
Castello Orsini Statonia |
Tarcisio |
pittore |
Castello Orsini Statonia |
Tarquinio |
Sguattero |
Castello Orsini Statonia |
Tebaldo |
maresciallo di scuderia |
Castello Orsini Statonia |
Teodorico |
assaggiatore |
Castello Orsini Statonia |
Ugo |
falegname |
Castello Orsini Statonia |
Colore |
Specifica |
Aura arancione |
Indica equilibrio, armonia, guarigione, ambizione. |
Aura bianca |
Purezza e verità |
Aura gialla |
Determina l’intelletto e l’energia |
Aura nera |
Indica frustrazione, determina la distruzione. |
Aura rossa |
Vitalità, energia, calore, dinamismo, passione, temperamento |
Aura Verde/indaco |
Crescita, rinnovamento – intuizione e spiritualità |
Aura Viola/blu |
Ottimo sviluppo intellettuale e spirituale - indicano la pace,
la sensibilità e onestà. |
Binocolo di giada |
Protegge dalle disgrazie e malattie |
Bottone di Ambra |
Simbolo d’amore e di virtù |
Bottone di Ametista |
Porta stabilità e senso della giustizia |
Bottone di Corallo |
Rende invincibile |
Bottone di Occhi di tigre |
Porta gioia e letizia |
Bottone di Turchese |
Protegge dagli incidenti |
Bottone di Zircone |
Difende dai pericoli |
Nomi |
Indole |
Provenienza |
|
|
|
Andrea |
Spavaldo - impavido |
Da Samprugnano |
Bartolomeo |
Prudente - gentile |
Da Samprugnano |
Benedetto |
Audace - spiritoso |
Da Samprugnano |
Callisto |
Simpatico - giocherellone |
Da Samprugnano |
Clemente |
Spavaldo - impavido |
Da Samprugnano |
Cornelio |
Scrupoloso - allegrone |
Da Samprugnano |
Davide |
Saggio - valoroso |
Da Samprugnano |
Eligio |
Maldestro - burlone |
Da Samprugnano |
Flaviano |
Giovane - riflessivo |
Da Samprugnano |
Goffredo |
Temerario - affascinante |
Da Samprugnano |
Lanfranco |
Imprudente - sagace |
Da Samprugnano |
Ludovico |
Impetuoso - attraente |
Da Samprugnano |
Maurilio |
Giudizioso - avveduto |
Da Samprugnano |
A |
DH |
ABBIA |
DHAITH |
ABBIAMO |
DHAITAM |
ACQUA |
OIS |
ADDIO |
DREMM |
AFFINCHE’ |
HAPRETHE |
AGOSTO |
ERMIUS |
AI |
HHI |
AL |
NA |
ALL |
HHA |
ALLA |
NAHL |
ALTE |
LATIE |
ALTRIMENTI |
RHILTRE |
AMORE |
AMIN |
ANIMA
|
HUIN |
ANIME |
HINOIAE |
ANNO |
AVIL |
AO-ANTENATO |
NACN |
APPELLARMI
|
HABEREMI |
APRILE |
ABERAS |
ARBITRO |
TEURAT |
AREA SACRA
|
MUNISULE |
ARMA |
SHATMA |
ASCESA |
SHUETA |
ASSOLUTO |
SHAUTO |
ATTACCATO |
SHTACAITO |
ATTIMO |
SHIATMO |
AURORA |
OESAN |
AUTORITA’ |
RIN |
AUTORITA’ |
UMANA-RIN |
AUTORITA’DEL TEMPIO
|
UMANA RIN TMIA |
AVETE |
MNAVTES |
BANDITO |
BHANDUA |
BEH |
BHD |
BENE |
BHADA |
BLOCCO |
QUHOTO |
BROCCA |
QUTUN |
BRONZO |
RUO |
BUONO |
MLAX |
CAMERA |
SCUNA |
CAMPO |
LUO |
CANONI
|
MUNIACA |
CARICA POLITICA |
MULA/MULAUC |
CASA |
PERA |
cavità |
SPEL |
CERCA |
GESARC |
CERCARLA |
GESALAR |
CHE |
IN |
CHI |
IPA |
CHIAMARE |
IPAICRE |
CHIEDO |
INYCHIO |
CIGNO |
TUSNA |
CIMITERO |
NES |
CINQUE |
MACH |
CITTA’ CAPITALE |
MAOLUM |
COLLINA |
MLESIE |
COLPO |
BOTR |
COMANDARE |
TES |
COME |
IC |
COMPLETO |
XURU |
COMPRESA |
XURUIS |
CON |
SC |
CONCEDERE |
SCUN |
CONDUCETELO |
NETEOCOLO |
CONDURLO |
NATES |
CONFINE |
TULAR |
CONSACRAZIONE |
SACNISA |
CONSEGUENZA |
SCANEIZA |
CONTENUTO |
MUX |
CONTO |
RUINA |
COSA |
ETO |
COSI’
|
EO |
COSPETTO |
CUHPSET |
COSTEGGIAVA |
CUHEST |
COSTRUTTORE |
CERU |
CREATIVA |
FOROAN |
CULTO |
PILTU |
CUORE |
PUOLE |
D’ACCORDO |
TREQUEA |
DA |
TR |
DA PARTE |
TRA |
DAI |
TRI |
DARE |
TUR |
DECIDONO |
MLETONO |
DECISO |
MLETHO |
DEDICARE |
MUL |
DEGLI |
MUGLIE |
DEGNATI |
MULUANTI |
DEI |
DNI |
DEL |
DR |
DELLA |
DREA |
DELLO |
DREO |
DENARO |
RUO |
DENTRO
|
HAR |
DESIDERA |
VANASREA |
DESIDERIO |
VANASIRIO |
DESOLATA |
VHENITRA |
DESTINO |
VANO |
DESTRA |
HAMQA |
DETENTIVA |
ZRIUGIUNI |
DEVI
|
ZEVA |
DI
|
HI |
DIA
|
HIDI |
DICHIARAZIONE |
ZUC |
DIECI |
SHAR |
DIMMI |
HECHEBR |
DIMORARE |
MUR |
DIO |
AIS |
DIPINGERE |
ZIX |
DIRETTORE |
TESINO |
DIRITTO
|
TRIOLOGI |
DISCIPLINA |
PAVA |
DISCREZIONE |
ZRICHIONIE |
DISEGNARE |
ZIX |
DISEGNERO IL TUO DESTINO |
ZIX UN VANO |
DISPIACE |
ZIXOUNUO |
DIVINO |
ZICHJUNA |
DIVINO |
AISNA |
DOMANI |
MANISX |
DOMESTICO |
TAMIA |
DONARE |
MULU |
DONO |
CVER |
DONO |
TINSCVIL |
DONO DEGLI DEI |
ALXUVAISERA |
DOPO |
NAC |
DOPO QUELLA DICHIARAZIONE |
NAC ESTA ZUC |
DOPPIO |
ZEL-UR |
DOVE |
DOCH |
DOVERE |
DOCVERX |
DOVUTO |
DOCIASA |
DUE |
ZAL |
DUE VOLTE |
ESL |
DUNQUE |
NEQUE |
DURATA DELLA VITA |
RIL |
E
|
C |
È |
NET |
ECCO |
AMCH |
ECCOMI |
AMCHE |
ELIMINATO |
DELTERTIO |
ELIMINAZIONE |
DELTERREN |
ELLA |
AM |
ENTRO |
AMNR |
EPOCALE |
EPLAC |
EREDE |
CLARUXIE |
EREDE |
ILOCVAV |
ESCE |
HUDESC |
ESERCITO |
HUSRNA |
ESIGUO |
SHUT |
ESITI |
SHITIO |
ESSERE |
SREHRE |
ESSO |
IN |
ESTENSIONE |
SRAN |
ETRUSCO |
RASENNA |
FACCIAMO |
CRIAMO |
FACENDO |
CRENDSO |
FALCO |
CAPU |
FAMIGLIA |
LAUTUN |
FARE |
EFER |
FATTO |
LEIA |
FAVORE |
RI |
FELICE |
HAONA |
FESTA |
MATAN |
FESTE |
ILACVA |
FIGLIA |
SEX |
FIGLIO |
CLAN |
FIGURA |
SREN |
FINO A
|
EPL |
FLAUTISTA |
SUPLU |
FLAUTO |
LIGUN |
FORZA |
FOROAN |
FRATELLO |
RUVA |
FULMINE |
FRONTA |
FUOCO |
VERS |
GARANTE |
NUOANAT |
GATTO - PANTERA |
KRANKRU |
GENIO |
FOROAN |
GHIACCIATO |
XELITATIO |
GHIACCIO |
XELITTO |
GIACCHE |
FREIE |
GIORNO |
TINS |
GIORNO |
TIN |
GIORNO SEGUENTE |
ISVEITA |
GIOVINEZZA |
MEAN |
GIUDIZIO |
ZEXLITO |
GIUGNO |
ACLUS |
GIUSTO |
ZEC |
GLI |
ZLI |
GRADITA |
CATUVA |
GRANDE |
EITVA |
GRANDE |
NACE |
GUARDIE |
TRAGREDE |
HA |
RE |
HAI |
HOV |
HO |
OH |
I |
HHI |
IL |
HUL |
IL DIVINO SOLE |
AISNA USIL |
ILLUDETE |
HILLADAITE |
IMMEDIATAMENTE |
IOMMUNTHU |
IMPERATORE |
LIMAPRENTE |
IMPERATORI |
LIMAPRENT |
IMPERATRICI |
LIMAPRINCI |
IMPROBABILE |
LIMBRAEL |
IN |
OE |
IN LUNGO E IN LARGO
|
LESCAN LETEM |
IN TE PER TE |
UNE MUR |
INCALZARE |
HINGALRASE |
INCASTONARLO |
HINCHIUSA |
INDOLE |
LINSAN |
INFANZIA |
MEAN |
INFERTO |
PILTIN |
INFLUENTE |
PLINTIENE |
INGIUSTIFICABILE |
INPLHSATIE |
INGIUSTIZIA |
INPLHSI |
INSEGNAMENTE |
PAVA |
INSIEME |
STELEO |
INSINDACABILE |
XIMINTARTRE |
INTERAMENTE |
XIMOM |
INTERLOQUIRE |
XINTICHIRIE |
INVECE |
PLIEICE |
IO |
MI |
L’HO |
LIE |
LA |
EL |
LAGO |
NEI TIS |
LASCI |
NESICI |
LE |
ELL |
LEGA |
MEZ |
LEGATO |
MIZTTO |
LEGGE |
LIGA |
LEGGE
|
TESNA |
LEI |
ACAL |
LEONE |
LEU |
LIBERARLA |
LAUTNAOSA |
LIBERTA’ |
LAUTNIOA |
LINGUA |
LAUTNS |
LO |
ELU |
LODE
|
VACIL |
LORO
|
VARTO |
LUCUMONE-RE |
LAUXUM |
LUGLIO |
TRANEUS |
LUI |
LU |
LUNA |
TIUR |
LUSTRO |
BRIOLX |
MA |
AIX |
MADRE |
ATI |
MAGGIO |
AMPILES |
MAGISTRATURA |
MARNI |
MAGNIFICO |
MARGNITO |
MAI |
ANIA |
MANCANO |
MENRECO |
MANCARE |
MENRECHE |
MARRONE |
MARUNUX |
MARZO |
UELCITANUS |
MATTINO |
OESAN |
ME |
AHI |
ME |
HAH |
MEGALITICA |
MASSTAN |
MERITO |
MRITION |
MESE |
TIUR |
MEZZOGIORNO |
USIL |
MI |
AHH |
MIA |
NAH |
MINISTRI |
CIXNISTR |
MINISTRO. |
CIXNTRO |
MIO |
NAHO |
MISFATTO |
NESFATH |
MODERNA |
NOSFAH |
MOGLIE |
PUIA |
MOLTO |
PIUNA |
MONUMENTO |
MANIM |
NEL |
NYL |
NELLA |
NIAH |
NELLE |
NIED |
NEMMENO |
MAMEDL |
NINFA |
LASA |
NIPOTE |
NETFS |
NO |
PA |
NOI |
PAHH |
NOME |
MATAN |
NON |
TAN |
NON
|
EIN |
NONNA |
TETA |
NONNO |
PAPA |
NOSTRO |
MUTR |
NOVE |
MURP |
NUCA |
FRISHEN |
NULLA |
TOMMA |
NUME |
FLERE |
O |
LF |
OFFERTA |
FLER |
OFFRIRE |
MUL |
OGGETTO |
CVER |
OGGI |
CVIUO |
OGNI
|
XIEM |
OLTRE |
ATRAL |
OPERA |
ACIL |
OPERAIO |
TREPU |
ORA |
RAE |
ORDINE |
MUNO |
ORDINI |
MUNOI |
ORNAMENTO |
LURI |
OTTO |
CEZP |
OTTOBRE |
XOF |
PADRE |
APA |
PADRONE |
HILAROU |
PARLANDO |
PEVALDRO |
PATRONO |
PARNIX |
PENA |
DRTHA |
PER |
DIS |
PERCHE |
DRECHSE |
PERIODO |
ILUCU |
PERMETTE |
PREMAM |
PERSONA |
PRIONSA |
PERSUASIONE |
PRIONESSENE |
PICCOLA |
PLICC |
PIENO |
PROTH |
PIETRA |
PRETH |
PIU’ |
OPIO |
PORTA |
CULS |
PORTARE |
ARA |
PORTARMI |
ARAEM |
PORTATELO |
PROSLA |
PORTATO |
ARAHMTO |
PORTERAI |
PROSTREI |
POSSO |
MULUAN |
POSSONO |
MULTONO |
POSTO |
SCUNA |
POTERE
|
PTONZER |
PREFERENDO |
NEREPENO |
PREGHIERA |
NUNA |
PRESENTARSI |
KAEESE |
PRESTIGIOSO |
DRESTIGEO |
PRETORE |
ZILC |
PREVISTI
|
HERPISTIA |
PRIGIONI |
GALSEA |
PRIGIONIERO
|
GALSSETO |
PRIMO |
QU-SNA |
PRINCIPIO |
QUINTIOP |
PROFONDAMENTE |
HILARMENT |
PROPRIETA’ |
HILAR |
PROPRIETA’ |
PERA |
PROPRIO |
EPROI |
PROVVEDEREMO |
TRUOPIEDREM |
PUNIZIONE |
TUPI |
PUOI |
TUROP |
PUPLUNA |
POPULONIA |
QUALE |
SHEL |
QUANTO |
SHITNO |
QUATTRO |
SHA |
QUELLO |
ESTA |
QUESTO |
ECA |
QUI
|
HEN |
QUI
|
OUI |
RAGAZZO |
HUS |
RAGIONE |
MENTIDS |
RAME |
RUO |
RAMETTO |
RAO |
RE |
LAUCHUM |
REAME |
UCHUME |
REGNANTI |
UCHUNTANT |
REGNO |
UCHUN |
RENDE |
NRDA |
REPUTI |
NRTUI |
RICHIEDERVI |
NIRIACHED |
RIGUARDA |
NIGRDA |
RIMEDIARE |
NREMIDA |
RITENETE |
NUEETOR |
RITENGO |
NUETR |
SA |
MUH |
SACRIFICATA |
FLERHIA |
SACRIFICIO |
FLER |
SACRO |
CVER |
SACRO |
MUNICA |
SAPETE |
LANEES |
SAPEVO |
LANDS |
SARA’ |
HAD |
SARAI |
HADJA |
SARCOFAGO |
MUTANA |
SAREBBE |
HUNTA |
SAREI |
HIDS |
SCARAVENTATO |
SLAPCAR |
SCELTO |
SLTOT |
SCHIAVO |
MARIS |
SCORGERE |
SLARGER |
SCRIVERE |
ZICH |
SCRIVERE |
ZIX |
SE |
HN |
SEGRETE |
HUTRGTIE |
SEI |
HUTH |
SENATO |
CEXANA |
SENTIMENTO |
CMEOENTO |
SENTO |
SOATO |
SEQUESTRATO |
RAPTLLATO |
SERVO |
ETERA |
SERVO |
SNENAO |
SETTE |
SEMPH |
SETTEMBRE |
CELIUS |
SFERE |
PUENE |
SI |
TA |
SIGNORE |
TATRE |
SINISTRA |
LAIVA |
SOLA |
USLAH |
SOLE |
USIL |
SOLO |
SNOL |
SOMMO |
SNOLOM |
SONO |
SNRO |
SOPRA |
CEXA |
SOPRA |
SRENC |
SORTE |
VANKA |
SOTTO |
CIPEN |
SPECCHIO |
MALENA |
SPICCO |
MLIGFO |
SPINTO |
MLETO |
SPLENDE |
PULHE |
SPLENDIDO |
PUL |
SPONTANEAMENTE |
SPLENTEMEN |
SPURA |
CITTA’ |
STA |
HHER |
STARE |
HTRERE |
STATE |
HTART |
STATUA |
HERMU |
STELE |
PENONA |
STELLA |
PULUM |
STELLINA |
PULUNZA |
STESSO |
PULTHO |
STRADA |
TEZAN |
STRUMENTO |
TRUSTUENT |
SU |
TUH |
SUA |
TZA |
SUBITO
|
TZEITO |
SUO |
TZO |
SUPREMO |
PUTRUANO |
TALAMONE |
TLAMU |
TARQUINIA |
TARXUNA |
TE |
NHA |
TE |
UN |
TEMPIO |
TMIA |
TERMINE |
TMENERRE |
TERRA |
CEL |
TESTIMONE |
NUOANAT |
TI
|
AH |
TIPO MAGISTRATO |
MARU |
TIPO MAGISTRATO |
ZILACH |
TITOLO |
PLIOTHO |
TOMBA |
SHUTHI |
TORRIONE |
TUGRE |
TRAMITE |
AKAFTIE |
TRAMORTIRLO |
AKAFAN |
TU |
OUI |
TUA
|
QUA |
TUO |
QUO |
TUOI
|
QHUI |
TUTTE |
QITTAE |
TUTTI
|
QITTAI |
UBBIDIRE |
QEMI |
UCCIDERMI |
QUIRMINTIO |
UCCIDIMI |
QUIRMIN |
UN |
INI |
UNA |
FRAD |
UNO |
THU |
URGENZA
|
QUDGERZ |
USARMI |
QUERAMRI |
VA |
VR |
VEDE |
VROR |
VENGO |
VRIOIR |
VENIRE |
VRIER |
VENUTA |
VRARAT |
VERSO
|
PI |
VETULONIA |
VETLUNA |
VI
|
TAI |
VIA |
TEZAN |
VIENI
|
OUI |
VIOLENTO |
NIETTOL |
VISCERE |
NETS |
VISTO |
VIED |
VITA |
TIZIA |
VITALE |
FOROAN |
VOI |
FOIO |
VOLONTA’ |
FLONTARER |
VOSTRA |
NRTVA |
VOSTRE |
NRTVE |
VOTIVO |
TINSCVIL |
VULCI |
VELX |
VUOI
|
VETLO |
Nell’arco vitale tutti si ha bisogno di coccole e io nel mio
piccolo cerco di dispensarle attraverso
le parole. Appunto per questo vi dico che adoro i ringraziamenti. Poiché penso
diano un tocco indelebile nel firmamento della produzione letteraria. È mia
convinzione pertanto che nel corso degli eventi letterari non esista
un’evocazione di gratitudini tanto estesa. In conclusione. Ora preparatevi a
una serie epocale di riconoscenze.
Ringraziamenti
A te Michael. Paladino della tecnologia. Grazie per essere un figlio mirabile e di grande cuore, sei più santo tu che quelli citati nel calendario. Resta sempre così. Ti voglio un mappamondo di bene ti amo mà.
Ringrazio e amo mio marito e genio Maurizio nonché magistrale cultore dell’arte bonsai e di tutto quello che è manuale.
Un ringraziamento di cuore ai miei amati fratelli: Mariano, Simonetta, Massimo, Maristella Polato.
Grazie sorprendenti nipoti: Giorgia e Alice Scomparin – Simone e Denise Polato – Valentina e Michele Carrer e Federica Barca – Alessandro e Mirko Figini –Thomas e Giulia Picerno – Ingrid e Adka Petracin – Davide, Matteo e Andrea Polato – Chiara e Irene Vivarini - le pronipoti benvenuta Gaia, benvenuta Sofia, benvenuta Silvia. Voi siete la forza della vita e della famiglia.
Grazie amabili cognati: Patrizia-Barbara-Cristina-Sonia-Daniele Petracin - Marco Scomparin - Elisa Bonanno -Marco Barca - Laura Bolis - Giorgio Vivarini - Fabrizio Figini .Grazie di esserci. Vi voglio tutti un mondo di bene.
Grazie mamma Albina Fasolato e papà Severino Polato per avermi dato la vita siete scolpiti nel mio cuore. Vi voglio un mondo di bene.
Ringrazio Ernestina Moroni eccezionale fautrice esclusiva che non manca mai di avere un pensiero per noi. Ti voglio bene Tina sei il mio angelo.
Ringrazio Mario Cavazzoni per la sua cordialità e animo nobile x essermi sempre vicino. Ti voglio bene.
Ringrazio Valeriano Parizzi , Savio Urrata, per l a preziosa amicizia nel tempo. Ti voglio bene. Ringrazio Simona Scotti straordinaria fautrice
personale. Ti voglio bene Simona. Edda Centofante mirabile e dolcissima amante
del bello e amabile amica. Ringrazio Luisa Cicala per la sua dolcezza. Ti
voglio bene. Ringrazio Elda Colangione per il suo sorriso sprizzante di
simpatia. Per essere grande fautrice dei miei quadri. Ti voglio bene. Ringrazio
Rosella Nale per la sua preziosa amicizia. Ti voglio bene. Ringrazio Emanuela Graziano cara amica
mirabile spirito artistico e imprenditoriale Ringrazio Barbara Trabattoni per
la sua sempre graditissima amicizia. Ti voglio bene. Ringrazio Denise
Trabattoni. Per la sua forza vitale. Paladina della bellezza. Ringrazio Laura
Bolis per la forza della vita che trasmette. Ti voglio bene. Ringrazio Eva
Vitrano per essere presente continuativamente. Ti voglio bene. Un
ringraziamento particolare va ai miei cari “amici di cuore d’arte” su Facebook
ormai divenuta vetrina sul mondo che unifica conoscenze laddove non immagini.
Francesco Paone. Straordinario scrittore e fotografo. Nonché paladino della sua
Gaeta.
Tributo al mondo forza non mollate mai
Vi prego regie del pianeta cessate le
ostilità in tutto il mondo, stabilite una tregua definitiva con i belligeranti,
decretate attraverso i comandanti supremi delle rispettive forze armate operanti,
una definita trattativa di armistizio, per poter finalmente vivere in pace
tutti quanti.
Un bacio e una carezza a tutti i bambini, vera linfa del globo.
Un grazie a chi fa volontariato.
Una stretta di mano ai cuori coraggiosi.
Un sorriso a chi è triste.
Un riecheggiamento volto ai ragazzi/e di cui scomparsa prematura ha preso la supremazia a causa di morte accidentale.
Un grazie agli attori
Un grazie alle forze dell’ordine.
Un riecheggiamento volto alle persone scomparse misteriosamente.
Un grazie ai cantanti.
Un grazie agli artisti.
Un buffetto a chi sbaglia.
Un grazie alla scienza.
Un grazie ai genitori.
Un grazie ai compositori.
Un riecheggiamento volto alle morti bianche.
Un grazie ai talentuosi.
Un grazie ai sensibili.
Un grazie ai suonatori.
Un girotondo a chi è solo.
Un grazie ai Chirurghi.
Una giostra ai guerrieri della vita.
Un grazie agli studenti.
Un riecheggiamento volto alle persone scomparse a causa di incidenti stradali accidentali o determinati.
Un grazie agli insegnanti.
Un grazie al telefono azzurro.
Un grazie ai nonni.
Un riecheggiamento volto alle persone scomparse a causa di malattia fatale.
Un grazie alla Croce Rossa.
Un grazie alla medicina.
Una carezza a chi è malato.
Un grazie a chi lavora dietro le quinte.
Un cinque a chi è allegro.
Un riecheggiamento volto a tutti i nostri cari, che si trovano nel territorio senza confini dell’altro mondo.
Un grazie ai figli.
Un grazie ai papà
Un grazie alle mamme
un grazie ai chirurghi
Un grazie ai pittori.
Un arcobaleno ai non vedenti.
Un grazie agli scultori.
Un grazie alla scienza tecnologica.
Una girandola ai diversamente abili.
Un grazie ai poeti.
Un grazie a chi si adopera per gli altri.
Un grazie a chi ama.
Un grazie agli addetti ai lavori.
Un grazie agli uomini.
Un grazie a tutto il panorama musicale.
Una luce a chi è isolato. Un grazie ai vigili del fuoco.
Un grazie a chi cerca la verità.
Un grazie a chi non si fa sottomettere a dittatura.
Una Rapsodia a chi non sente.
Un grazie agli scrittori.
Un grazie a chi dona.
Un abbraccio a chi soffre.
Un grazie alle donne.
Un grazie agli autori.
Un grazie ai dottori.
Un grazie ai compositori.
Un grazie agli inventori.
Un grazie ai comici.
Un grazie ai poveri che fanno fatica a tirare non solo alla fine del mese, bensì a metà dello stesso, soprattutto oggi che si è ribaltato il mondo con la pandemia Covid19.
Un grazie a chi è senza lavoro forza guerrieri della vita.
Un’opera a chi non parla.
Un grazie ai nati prematuri che divengono più vigorosi di altri.
Un Arlecchino a chi è timido.
Un Grazie a chi legge il mio scribacchiare.
Un bacio.
Amarsi... nonchè Marisa
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